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*LA VOCE**

By 9 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Quattro di Agosto, giorno del mio compleanno e ‘festa del mare’ per la piccola città Ligure dove sono in vacanza; dalla grande terrazza sul mare ammiro, insieme ai miei rumorosi , alticci e in parte ‘fumati’ invitati, le stelle e gli enormi fiori multicolori dei fuochi artificiali che si aprono nel cielo.
Qualcuno, dall’interno della casa, mi avvisa che al telefono c’&egrave un tizio ‘ che parla strano’ e che mi cerca.
Intuisco immediatamente di chi si tratta.
– Sì?-
-Sono io, scusami, non dovevo chiamare, lo so, ma oggi &egrave il tuo compleanno…e il cellulare non va…non c’&egrave campo…-

La linea &egrave disturbata, ma non importa, mi pare che tu stia parlando da qui, da sotto il mio portone, invece che da quella fredda città inglese di pietra grigia.
E intanto penso , sì, non dovevi, non era questo l’accordo, ma nello stesso tempo vorrei urlare dalla gioia, perché almeno posso sentire la tua voce, almeno quella..
-Che cosa vuoi- rispondo, volutamente sgarbata- non capisci che &egrave peggio?-
-Non resistevo più , dovevo almeno sentirti, io continuo a vederti nelle altre donne, ti penso in continuazione, faccio l’amore con lei e lo faccio con te, non posso continuare così…-
-Sì che puoi, non abbiamo altra possibilità; e il rivederci il mese scorso &egrave stato un errore, ho sbagliato, non dovevo cercarti… Ma ora che hai chiamato , ora che sei qui, al mio orecchio, parliamo, di quello che vuoi, ma parliamo, purché non si tratti di amore e falsi sogni…-

Inizi un discorso che neppure ascolto, stai parlando del tempo, freddo, acqua, quello che sento &egrave invece la tua voce farsi più calda, lenta, scendere di tono, fino a diventare quasi rauca.
Imbocca un registro diverso, un tono sensuale e forte, anche se stai parlando del più e del meno.
E io modulo istintivamente la mia, il mio respiro sul tuo, mentre nella mente passano immagini di noi a letto insieme, il tuo corpo forte farsi strada nel mio, arrendevole e morbido; ti risento, mentre le bocche si divorano a vicenda, mormorare, nel tuo buffo italiano:
-Quanto tempo &egrave passato, amore mio, come ho fatto, come ho potuto essere un uomo senza di te, per tutto questo tempo…-
E io:
-Non lo so, non lo so, continua così, non mi lasciare più, non mi lasciare, nessuno come te, nessuno…- e già sapevo che poco dopo sarebbe di nuovo finito tutto.

Seguitiamo a parlare , mentre le nostre parole :
Sì, il lavoro va bene, sto bene, andrò al mare- si traducono simultaneamente in ben altre:
– Ti desidero, ti voglio qui, sotto di me, sopra di me, dentro di me….-.

Poi la voce si abbassa ancora di tono, le parole si spezzano, si confondono.
Capisco che stiamo vivendo lo stesso ricordo, rivediamo, come in un film le immagini del nostro ultimo incontro.

Ho la gola stretta , il battito accellerato, il cuore in tumulto, mentre le cosce inavvertitamente si disciudono come le valve di un mollusco nell’atto del respirare.

Tu continui a parlare e anche io, ma quello che ci diciamo non ha più importanza.
La tua voce, i tuoi sussurri mi accarezzano il ventre , mi percorrono tutta attraverso il filo telefonico, come se fossero le tue mani su di me.
Io dirigo quelle parole dove più caldo, più forte, più umido batte il mio cuore di femmina.
Me le stendo addosso, come carezze, le guido avanti e indietro dentro di me finché tutto il mio corpo non &egrave che un unico, acceso strumento che vibra al suono della tua voce, ne accompagna l’inseguirsi dei gemiti, delle parole frantumate, delle fantasie, dei ricordi sempre più arditi , premendo il ricevitore, balbettando, finché dall’altra parte non sento provenire un grido spezzato e un gemito soffocato che diventano anche il mio grido : per tutti e due un’implorazione di pace, di acqua dopo tanto fuoco.
-Dormi bene, amore mio- mormoro, dopo qualche secondo.
-Anche tu, ma, ascolta…-
Interrompo la comunicazione e stacco il telefono.
Fuori, sulla terrazza, gli invitati mi reclamano…


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