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L’ARRIVO DELLA PRIMAVERA

By 2 Giugno 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una giornata caldissima, una primavera in anticipo. La
mattina, quando ho preso l’autobus che
mi ha portata in città, era abbastanza fresco e stavo bene con
i jeans e il maglioncino, ma già
quando ho percorso quelle poche centinaia di metri dalla
fermata fino all’università, ho cominciato
a sudare leggermente. Così, terminate le lezioni, sono andata
fra i banchi del mercato per
comprarmi una camicetta, che ho indossata subito, legandomi il
maglioncino alla vita. Girando fra i
banchi, mi era venuta fame e mi sono fermata a mangiare un
tramezzino con insalata, pomodoro e
mozzarella. Ero soddisfatta dell’acquisto che mi stava
piuttosto bene, valorizzando il mio busto
snello, ma fornito di un paio di seni di quarta misura,
piuttosto sodi, per la gioia di Luca, il mio
ragazzo, che adora carezzarli e baciarmeli, leccandomi i
capezzoli, cosa che mi fa impazzire. Anche
le occhiate dei ragazzi che incrociavo mi confermavano che si
trattava di un acquisto indovinato, e
in particolare, quelli di un gruppetto di tre che mi era
sembrato che mi seguissero per un po’ dato
che li ho persi di vista solo alla fermata dell’autobus.
Giunta alla mia fermata (abito in una piccola
frazione, con i miei), non avevo più né fame né voglia di
andare a casa e mi sono avviata per un
sentiero che porta al “laghetto”, come lo chiamiamo
enfaticamente, dato che si tratta poco di più che
di una pozza, circondata da macchie di cespugli a qualche
albero. Avevo voglia di chiudere gli
occhi e sdraiarmi un po’ al sole. Era veramente molto caldo e
così ho deciso di togliermi scarpe,
calze e jeans e cercare di dare un po’ di abbronzatura alle
mie gambe, sempre troppo chiare! Sentivo
la calda carezza del sole sulle gambe, fino all’inguine, dato
che indossavo un perizoma piuttosto
ridotto, cosa che non mi preoccupava dato che quel posto era
frequentato solo da poche coppie di
anatre. Stavo per assopirmi quando il silenzio è stato rotto
dallo starnazzare gracchiante di un’anatra
rincorsa da tre maschi, che, a turno, raggiungendola, le
salivano sopra acchiappandola per il collo
con il becco e scopandola. Mi sono sorpresa a chiedermi se
quello starnazzamento e il gracchiare
fossero un richiamo che indicava ai maschi che era in calore,
o se fossero una forma di ribellione
allo stupro di gruppo. Con un sorriso ho detto a me stessa
che, comunque, i tre maschi si sbrigavano
troppo velocemente perché lei potesse averne un piacere o un
danno! Decisamente i miei pensieri
stavano prendendo una piega che mi meravigliava e, sdraiatami
di nuovo, ad occhi chiusi ho preso a
ricordare il rapporto sessuale della sera precedente, con
Luca, in macchina. Quei rapporti, pur
essendo completi, mi lasciano sempre un po’ insoddisfatta, nel
senso che pur riuscendo a
raggiungere il mio orgasmo, alla fine, avrei voglia di
continuare, anziché andarcene ognuno a casa
propria. Ogni volta arrivo fin sul punto di dirglielo ma
finisce che non ne faccio di niente, un po’
per vergogna e anche perché non vorrei offenderlo, facendogli
pensare che non lo considero
all’altezza di soddisfarmi pienamente, anche perché non ho
avuto precedentemente altre esperienze
per controprova.
Immersa in questi pensieri cominciavo ad avvertire quella
tensione che mi fa capire di aver voglia
di masturbarmi. Mi è bastato scostare leggermente il perizoma
e le mie dita hanno cominciato a
darmi quel piacere che stavo desiderando. Ero ormai vicina a
provocarmi l’orgasmo,
completamente concentrata sui movimenti delle dita e sulle
risposte della vagina, quando una mano
forte e decisa ha spostato la mia e mi ha sostituita nella
masturbazione. Spalancati gli occhi di botto,
ho visto il ragazzo accucciato davanti alle mie gambe
divaricate, che si sono richiuse di colpo,
automaticamente, mentre scattavo seduta. “Ma dai, non vorrai
continuare a far tutto da sola?!” La
voce però non era di quel ragazzo, ma proveniva da dietro di
me. Giratami, ho visto gli altri due e
mi è parso di riconoscere quelli che mi avevano seguita fino
all’autobus, senza salire, ma che mi
avevano evidentemente seguita in auto e successivamente in
tutte le mie mosse. Provavo una
sensazione di paura e di eccitazione incredibili e non
riuscivo neppure ad aprire la bocca per far
uscire la voce. Finalmente, in un specie di gorgoglio, mi uscì
dalla bocca un “nooo!”, accolto da una
gran risata dai ragazzi, che evidentemente lo avevano
interpretato come un’accettazione della loro
implicita proposta, seguito poi da un “per favore, no!”, così
debole che nessuno di loro prese
minimamente sul serio, tanto è che avvicinandosi, e
prendendomi per le ginocchia me le fecero
allargare, permettendo all’altro di riprendere la
masturbazione, mugolando un compiaciuto: “brava,
vedrai che bello!”. In ginocchio accanto a me, con una mano mi
tenevano premute a terra le spalle,
mentre con l’altra mi divaricavano le gambe, lasciando la
vagina spalancata alla penetrazione delle
dita dell’altro. La mia opposizione fu di breve durata e
d’intensità del tutto trascurabile, perché il
piacere dell’orgasmo che avevo già quasi raggiunto da sola
precedentemente mi stordì
immediatamente e non appena il ragazzo affondò il viso tra le
grandi labbra aperte, leccandomi il
clito, pur proseguendo la penetrazione col dito, rimasi io
stessa stupefatta, sentendomi emettere un
sospiro di piacere animalesco. Ormai si erano convinti che non
avrei più fatto alcuna resistenza ed
avevano completamente ragione, infatti quando tolsero le mani
dalle mie spalle e dalle ginocchia
per aprire gli zip dei loro jeans, estraendo i cazzi, che
svettarono fuori già duri e dritti dal desiderio,,
io rimasi immobile aspettando. Ognuno di loro prese una mia
mano e la portò ad afferrare quei
membri che sentivo umidicci per il caldo ed il desiderio,
pulsare e fremere nella stretta.
Mentalmente, non riuscivo ad evitare il confronto con quello
di Luca e questi due mi sembravano di
taglia decisamente maggiore. Ero affascinata da quelle
cappelle rosee e turgide che andavo
scoprendo lentamente e ritmicamente, mentre ormai il mio
orgasmo, sotto la lingua dell’altro, era
prossimo ad esplodere. Inarcai la schiena spingendo il ventre
in avanti per farmi penetrare ancora
più profondamente ed esplosi con un grido animalesco che non
conoscevo, ansimando a lungo,
mentre stringevo forsennatamente i due cazzi, nelle mani.
“Visto, che avevamo ragione?”,
commentarono insieme e, ancora ansimante, mi spogliarono del
tutto, imbranandosi, purtroppo,
nello sbottonarmi la camicetta che si strappò, e dopo avermi
girata in ginocchio, mi ripresentarono i
due cazzi davanti alla faccia, strusciandoli contro la bocca,
che io aprii docilmente, spostando
alternativamente la testa dall’uno all’altro e iniziando un
doppio pompino a quattro zampe. Quello
che mi aveva masturbata fin’ora, posizionato dietro di me
appoggiò la cappella contro la mia vagina
lubrificatissima, penetrandomi con grande facilità ma
lentamente, quasi volesse centellinare
l’ingresso del suo membro, che giudicai più o meno delle
dimensioni degli altri due, pur senza
averlo visto. Il ritmo delle sue penetrazioni da lento che era
inizialmente, si affrettava gradualmente,
facendomi capire, come il piacere stesse per giungere anche
per lui al suo culmine, ma i suoi
affondi non perdevano mai di profondità facendomi sempre
sentire, ogni volta, il contatto del suo
pube peloso contro le natiche e dandomi un piacere intenso fin
nel profondo della vagina. In quel
momento pensai: “meno male che mi sono fatta convincere da
Luca a prendere la pillola!” e subito
dopo i fiotti impetuosi e caldi del suo orgasmo m’inondarono,
mescolandosi ad un mio nuovo
orgasmo. Senza neppure attendere un secondo, uno dei ragazzi
che spompinavo, che evidentemente
stava attendendo il suo turno, si portò dietro di me,
penetrandomi la vagina allagata, e affondando
dei colpi che provocavano un osceno rumore, un “ciac ciac” che
mi sembrava si dovesse sentire fin
da lontano, tanto mi assordava le orecchie, ma senza impedirmi
di continuare con veemenza e
passione il pompino dell’altro che, ormai all’estremo, mi
infilava il suo cazzo fin quasi in gola,
costringendomi a stringerlo fra la lingua ed il palato per non
farmi soffocare ed evitare di essere
presa da un conato di vomito o di tosse, finché stringendomi
la testa bloccata fra le mani, mi riversò
in bocca tutto il suo sperma caldissimo, che cercai d’ingoiare
completamente, anche se da quanto
era abbondante, un rivolo mi era scivolato dall’angolo della
bocca e lo sentivo scorrere sul mento.
Poi anche l’altro ragazzo, mi riempì la vagina del suo sperma
ma ancora dopo l’orgasmo,
continuava a stantuffarmi dentro, mentre il suo membro ormai
perdeva durezza e dimensione,
finché anch’io venni di nuovo. Mi sorpresi, mentre ansimavo
ancora, a chiedermi sa anche l’anatra
avesse provato qualcosa di simile con i tre anatroccoli.
Restammo in silenzio per qualche minuto,
poi i ragazzi , parlando lentamente, come imbarazzati e
desiderosi di farsi perdonare di tutto
quello che era successo, mi dissero che a qualsiasi costo,
volevano comprarmi una camicetta per
rimediare al danno che avevano provocato e che se ci
sbrigavamo a raggiungere la loro macchina,
avremmo potuto arrivare in tempo, prima della chiusura dei
negozi in città. Il mio cervello era come
intorpidito e cominciai a rivestirmi come un automa,
disponendomi, incoscientemente a seguirli.

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