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Una famiglia accogliente – Capitolo 10 – Dinamiche familiari

By 1 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

“Ferma, non muoverti” dissi mentre feci un deciso segno con il pennello.
Lorena era seduta su uno sgabello, di spalle, completamente nuda. Il viso leggermente rivolto verso di me, i capelli raccolti. Uno splendore da rimanere senza fiato.
“Uffa, ma mi annoio a rimanere così” disse sbuffando Lorena.
“Abbiamo cominciato solo da mezzora, non ti puoi già lamentar, dai”.
“Uffi, ma io mi annoio lo stesso”.
“Un altro pò e facciamo pausa” dissi.
“Mi fai vedere come sta venendo?”.
“Nono – risposi – dovrai aspettare che il quadro sia completo”.
Lorena sbuffò, io sorrisi.
Dopo qualche minuto il cellulare di Lorena che era vicino a me cominciò a squillare. Lo presi in mano.
“E’ Roberta” Lorena venne verso di me e prese il cellulare.
“Roby?”.
Roberta rispose qualcosa.
“Davvero?? – rispose Lorena sorpresa – ma che mi stai dicendo? Ma come è successo?” e fece cenno di un attimo.
“Campa cavallo” dissi a bassa voce. Presi la vestaglia e gliela porsi: “Mettitela altrimenti prendi freddo. Prendiamoci un oretta di pausa”.
Lorena sorrise e mi diede un bacio sulle labbra. Si mise la vestaglia, e mi fece cenna, con la linguaccia, di andare via dalla sua stanza.
Presi e uscii. Lorena chiuse la porta a chiave. In quesi casi era capace di stare ore intere a parlare con le amiche. Mi diressi in cucina.
Sonia era sul divano. Erano le 18 passate, ed era da poco tornata da lavoro. Indossava una tuta blu: era seduta con le gambe sul divano, sotto una coperta, a leggere un libro. Occhiali inforcati, capelli raccolti a coda di cavallo.

Appena entrai disse, togliendosi gli occhiali: “Come procede il quadro?”.
“Bene – dissi versandomi un bicchiere d’acqua – il problema è che ora ha chiamato Roberta, quindi abbiamo perso tua figlia per la prossima ora, se ci va bene”.
Sonia rise, rimettendosi gli occhiali e tornando a leggere. Mi avvicinai a lei, da dietro. Mi abbassai, sollevai il suo viso per il mento, e le diedi un bacio.
“Che fai, c’è Lorena di là, ci può scoprire!” disse Sonia tornando a sistemarsi.
Mi sedetti di fianco a lei: “Macchè, si è anche chiusa dentro. Ci potrà anche essere la fine del mondo, e non se ne accorgerebbe”.
Mi avvicinai al suo viso, le diedi un bacio sulla guancia, poi una carezza.
“Che leggi di bello?”.
“Neruda” rispose lei sorridendomi.
Mi alzai dal divano, e girando per la stanza con fare da attore, recitati:
“E’ bello, amore, sentirti vicino a me nella notte – invisibile nel tuo sogno, seriamente notturna – mentr’io districo le mie preoccupazioni – come fossero reti confuse”.
“Dai, le conosci a memoria?” mi chiese Sonia.
“Solo alcune – dissi risedendomi accanto a lei – stupende vero?”.
Sonia annuì sorridendo, mentre riapriva il libro.
“Assente il tuo cuore naviga pei sogni – ma il tuo corpo così abbandonato respira – cercandomi senza vedermi – completando il mio sonno come una pianta che si duplica nell’ombra” le sussurai all’orecchio, mentre con una mano le accarezzavo le gambe.
“Che stai facendo?” disse a bassa voce Sonia.
Chiusi piano il libro, e lo poggiai sul tavolino lì affianco. Con l’altra mano salivo sempre più, fino a portarla tra le sue gambe. Con la lingua le stuzzicai l’orecchio.
“Trasformo le poesie in realtà” strinsi la mano sulla sua figa, Soni ansimò.
“C’è Lorena di là, non possiamo, non puoi…” la interruppi baciandola con una passione selvaggia.
“Facciamo l’amore” le dissi cominciando a stringerle i grandi seni.
“No, non possiamo – ribatte Sonia allontanando le mie mani – Lorena potrebbe scoprirci”.
Mi abbassai ancora di più su di lei, e dissi: “Secondo me, come tua figlia, la cosa non può che eccitarti”.
“Ma no, che dici!” disse abbassando lo sguardo.

Le diedi un altro bacio, e infilai una mano dentro la sua tuta, tra le gambe. La mutandina era già un pò bagnata. Cominciai ad accarezzare.
“Sei proprio sicura che non ti piacerebbe farlo ora e qui?” dissi.
Sonia si lasciò andare leggermene sul divano, allargando poco le gambe. Emise un piccolo gemito, poi disse: “Niente sesso, Lorena è di là”.
Sfilò la mia mano dalla tuta, e si inginocchiò di fronte a me.
“Non fare troppo rumore” mi sbottonò il jeans, che poi sfilò, lasciandomi nudo.
Il mio cazzo era già duro ovviamente.
Sonia cominciò, con la maestria che compete solo alle donne che lo fanno con amore, e lo fanno con l’esperienza. Dopo aver giochicchiato, con baci, leccate veloci, carezze, lo prese interamente in bocca.
Lo sentivo tutto dentro di lei, mentre si muoveva lenta avvolgendolo con la sua lingua di fiamme.
La presi per i capelli, quasi con forza.
“Mi sembra di impazzire ogni volta che mi fai un pompino!!” ansimai cercando di non alzare troppo la voce.
Sonia dopo qualche secondo tirò fuori dalla sua bocca il mio sesso, e cominciò a leccare le mie palle gonfie. Mi guardava mentre lo faceva.
“Mi piace quando mi guardi, sai?” disse.
Le sorrisi, poi appoggiai la mia testa all’indietro sul divano. Sonia dopo qualche secondo tornò ad usare la sua lingua sul mio cazzo.
“E’ così duro – diceva nei momenti di pausa – così vivo”.
Accelerò il ritmo.
Ero completamente pervaso dal piacere di quei suoi movimenti precisi e perfetti. Mi abbassai su di lei, e le acccarezzai la schiena. La mia mano scese giù, fino al suo culo. Si vedevano le mutandine nere.
“Non so che darei per sbattertelo in quel tuo bel culo!” le dissi.
Mi alza, il cazzo duro che svettava. Sonia era ancora inginocchiata. La presi per i capelli, e con un movimento veloce la portai di nuovo davanti al mio sesso.
“Continua Sonia” dissi.
Sonia ricominciò. Mise le mani sui miei fianchi, per dare maggior slancio al suo movimento. La sua bocca accoglieva tutto il mio cazzo, senza lasciarne niente fuori.
“Ci sono quasi” ansimai.
Sonia continuava senza fermarsi, come una macchina.
Ero vicinissimo all’orgasmo. Tirai fuori il cazzo dall sua bocca, e cominciai a masturbarmi davanti alla sua faccia.
“Apri la bocca” dissi.
Dopo qualche secondo fiotti di sperma caldo colpirono il viso di Sonia. Alcuni finirono nella sua bocca, altri a sfregiare quasi il suo viso. Ansimavo forte, mentre Sonia, con ancora lo sperma in viso, prese il mio cazzo in bocca, pulendolo per benino.

Dopo poco si alzò, e prendendo un fazzoletto si pulì. Mi rivestii, e avvicinandomi a lei dissi: “Grazie mille signora Sonia, lei è sempre il non plus ultra”.
“Ma smettila – disse buttandomi un tovagliolo in faccia – piuttosto la prossima volta cerca di farti venire queste voglie quando non c’è mia figlia”.
“Ma no, perchè dici così – le dissi avvicinandomi e abbracciandola. Le diedi un bacio – in fondo lo so che in questo momento ti piacerebbe che io ti strappassi i vestiti di dosso e che lo facessimo qui sul tavolo della cucina”.
Sonia chiuse gli occhi, poi disse: “Non è vero”.
“Pensa, io pensavo di strapparti quel maledetto reggiseno, e leccarti quelle due tette immense. Dio com’è bello il sapore dei tuoi capezzoli. Poi ti avrei tolto le mutandine, e leccato tutta la figa, per bene, fino a farti venire. Poi ti avrei infilato il mio cazzo dentro, e avrei spinto fino a quando non mi avessi implorato di fermarmi, poi…”.
Sonia si divincolò dal mio abbraccio, e tornò a sedersi sul divano.
“Smettila di tentarmi, e vai a vedere a che punto è Lorena”.
Risi, poi dissi: “Vabbè, vorrà dire che farò tutto quello che ho detto a Lorena”.
Le feci una linguaccia, lei mi rispose altrettanto, e uscii dalla cucina.

Racconto di fantasia -fatti e riferimenti a persone reali sono puramente casuali-

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