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200 – Maria e il suo babbo – Parigi val bene una messa (in culo)

By 23 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Il giorno dopo Maria, mi raccontò del loro secondo incontro. Fu una storia per lei molto strana. A casa lei era abituata ad un certo menage, che in fondo, dopo le prime incertezze, si era dimostrato essere pure abbastanza soddisfacente per entrambi, ma il fare determinate cose in una città straniera e in un letto d’hotel, le sembrò eccitante ancora di più.

Mi raccontò così del viaggio che tutti e due fecero a Parigi’

Con papà due anni fa, in occasione del mio diciottesimo compleanno, andammo una settimana a Parigi. Lui mi disse che c’era stato da giovanissimo e che gli era piaciuta moltissimo. Io, che non mi ero mai mossa da casa, fui entusiasta di questo viaggio e contentissima di questa nuova esperienza.

Così, di mattina presto, partimmo in treno e dopo un viaggio di circa cinque ore arrivammo alla ‘Gare du nord’ e da lì in taxi finalmente in hotel. Ci riposammo un paio d’ore e verso le tredici pranzammo. Al pomeriggio, iniziammo a visitare la città. Mi pareva d’essere in un altro mondo tanto quella città era caotica e brulicante di persone di ogni specie e razza che camminavano per le strade accalcandosi e chiedendo ad ogni passo ‘pardon’.

Non avevo mai visto nessuna grande città ne in Italia e tantomeno all’estero e la ‘Ville Lumiere’ specie la sera, mi trasmise nell’animo un fascino incredibile. Amai Parigi fin dal primo momento, fu veramente amore a prima vista, un subitaneo coup de foudre!!!
Papà mi portò ai piedi della Tour Eiffel e poi salimmo in ascensore fin quasi alla punta. La Senna scorreva sotto di noi come un grosso serpente illuminato dalle luci dei suoi Bateaux.
Centinaia di migliaia di luci si perdevano a vista d’occhio, parevano un tappeto interminabile di stelle luccicanti.

Il giorno seguente partimmo verso le dieci del mattino dall’hotel e ci dirigemmo verso il Louvre, visita guidata e assembramento davanti alla italiana Gioconda. Pensai che i francesi si erano impossessati di uno dei capolavori più importanti della nostra Italia e l’avevano fatto diventare un punto di forza e di grande attrazione di pubblico per il loro più importante museo nazionale.

Dopo, tornammo ancora una volta in albergo e verso le tredici pranzammo. Riposino pomeridiano e stranamente nessun tentativo di approccio da parte del babbo.

La sera verso le otto, salimmo sul Bateaux Mouches, percorremmo un lungo tratto della Senna e nel frattempo cenammo. Papà, come sempre bevve parecchio e si scolò una bottiglia di Bordeaux da solo. Mentre si mangiava scorrevano i vari monumenti illuminati a giorno; da Place de la Concorde al museo del Louvre, per proseguire circumnavigando
‘L’Ile de la cité’ . Vidi scorrere l’imponente cattedrale di ‘Notre Dame’ e dopo qualche decina di minuti lessi sulla guida che quello che vedevo era il ‘Museo d’Orsay’. Mi stavo facendo una cultura di tutto rispetto e ne ero felice veramente. Instancabilmente, i miei occhi vagavano fuori dal battello a cercare di carpire le bellezze di Parigi. Pensai che mi sarebbe piaciuto andarci proprio a vivere per meglio nutrirmi di quanto di meravigliosamente bello ci fosse nella grande Capitale francese. Mentre ci servivano i dessert voltammo ancora verso destra per dirigerci all’imbarcadero, e vedemmo, perla fra le perle, la mastodontica ed imponente ‘Tour Eiffel’ che ci sorvegliava dall’alto anch’essa illuminata a giorno.
Erano all’incirca le ventitre quando scendemmo dalla passerella e tornammo sulla terra ferma. Una bandierina metallica saldamente attaccata ad un palo segnaletico recitava:
7 Arrondissement ‘ Champ de Mars.
Papà era fuso dal Bordeaux e vacillava un po’, lo vidi battere il capo mentre saliva sul taxi e, nel buio dell’auto pubblica, lo osservai lungamente mentre frastornato teneva gli occhi chiusi.
Con il mio francese insicuro dissi all’autista:

‘Secret de Paris, rue de Parme’

Mi rispose’.

‘Oui madmoiselle’

Una volta pagata la tariffa, a dire il vero, abbastanza economica, entrammo nella hall e ci dirigemmo agli ascensori. Papà entrò in camera con me, andò in bagno subito e ne uscì da lì a poco dicendomi’.

‘Scendo un attimo nella hall, vado a bermi il bicchierino della staffa”

Era Luglio e in camera l’aria condizionata era al massimo. Mi misi a letto sotto le lenzuola ma mi vennero i brividi di freddo. Allora mi alzai, indossai la camicia da notte e poi feci scorrere il pesante vetro della finestra, il flusso del condizionatore si bloccò immediatamente e sentii finalmente un po’ di piacevole calore accarezzarmi il corpo seminudo.
Eravamo al terzo piano e dal balcone di quell’antico palazzo, vedevo ancora una volta migliaia di luci mostrami uno spettacolo incantevole, guardai in basso e vidi l’ingresso dell’Hotel e moltissime persone che entravano ed uscivano.
Una di queste persone era papà, lo vidi alzare un braccio per chiamare un taxi e poi piegarsi appoggiandosi al finestrino e parlare con l’autista. Salì poi sull’auto pubblica che subito si allontanò dal marciapiedi immergendosi nel traffico intenso. Ero sconcertata, anche impaurita, ebbi anche il dubbio che lui mi volesse lasciare ed abbandonare in quella megalopoli sconosciuta. Tornò verso le quattro del mattino, barcollante e sbronzo del tutto. Accesi la luce e lui mi ordinò malamente di spegnerla subito. Una volta sotto le coperte lo sentii ripetere alcune incomprensibili parole.
Lo scossi e lui mi chiamò Geneviève abbracciandomi e baciandomi sul collo. Sentii contro la mia pancia il suo pisellone che spingeva quasi volesse perforarmi la pelle del ventre. Poi mi fu sopra. Io non capivo più nulla, non avevo più freddo, anzi, dal basso ventre mi saliva un gran calore, sentii la mia fighetta bagnarsi copiosamente e poi lui mi allargò le gambe e me lo mise dentro. Cominciò a galopparmi, io ne avevo voglia, tanta voglia. Era ormai diventata una droga farmi scopare da lui. Si muoveva a scatti ed affondava in me con violenza. Come piaceva a me; in trance mi sbatteva e mi chiamava ancora Geneviève’

‘Sono Maria pa’.pà’uuummhhh Ma’riaaa’..’

‘Mariaaa, porca, sei porca Mariaaaa’..’

Cominciò ad ogni spinta a dirmi

‘Salope’ salopeee”’

Venni respirando forte, abbracciata strettamente a lui, mentre dal suo pisello getti violenti di sperma mi inondarono la mia già allagatissima figa.
Poi cadde pesantemente dalla sua parte del letto e nel giro di pochi secondi lo sentii russare.

Era mezzogiorno quando mi svegliai e scossi pure lui. Mi guardò con gli occhi pesti e toccandosi la fronte. Disse che aveva un gran mal di testa e che si sentiva a pezzi.
Gli spiegai la situazione chiedendogli dove era andato la notte precedente’.
Sorrise stringendo gli occhi e con il palmo della mano destra appoggiato sulla fronte mi rispose’

‘A vedere uno spettacolino a ‘Pigalle”’

‘Che tipo di spettacolino???’

‘Una bella donna che faceva lo spogliarello hard”

‘Hard???’

‘Si, dai, si è spogliata e poi si è fatta un bel ditalino davanti agli spettatori, con le cosce aperte e la figa allargata!!!’

‘Poi sei venuto in hotel e hai scopato me!!!’

‘Non me ne ricordo sai???’

‘Mi sei pure venuto dentro, speriamo che non ci resto’.’

‘No, mi fido di Ogino, non sei nel periodo fertile”

‘Non conosco il tuo amico Ogino, ma se lo dice lui”

‘Ma Ogino non è un mio amico, va beh, che ti sto a spiegare”’

Erano trascorsa circa un’ora da quando Maria aveva iniziato la sua confessione e io mi sentivo totalmente immersa nel suo avvincente racconto e nella eccitante atmosfera di Parigi.

‘Poi è tutto finito lì?’

‘No, lui, la sera seguente, dopo la cena in un ristorante in Place Blanche a Pigalle, mi ha portata in un Club Privè. C’erano tante persone, molti maschi e anche qualche femmina.
Luci soffuse, stanze buie ed altre illuminate da luci rosse. Siamo entrati in una di queste dove all’interno c’erano tre uomini e una donna. Lei era sdraiata sul letto e due di loro stavano inginocchiati a fianco del viso di lei. L’altro in mezzo alle gambe le infilava quattro dita nella figa e la scopava.
Sussurrai a papà’.

‘Pà, andiamo via la stanza è occupata’.’

Lui mi rispose’.

‘Vieni, non ti preoccupare’.’

Mi fece sedere su un divano di pelle rossa, o forse il colore era dovuto alle luci. Comunque il babbo cominciò a spogliarmi, io gli dissi che non mi andava fare ste cose davanti ad altri, ma lui mi sollevò la gonna e mi tolse le mutandine. Quando fui nuda, con tutti i miei indumenti buttati su una sedia, si spogliò nudo a sua volta. Mi prese per mano e mi fece alzare, poi mi condusse a fianco del letto. L’uomo che stava fra le cosce della donna, mi sorrise e mi fece segno di avvicinarmi. Mi palpò le tette, mi sfiorò la pelle, mentre la donna con una mano mi toccava fra le gambe. Vidi il cazzone di papà bello duro e lo sentii infilarsi fra le natiche. ”..

‘Lo vuoi nel culetto amore di papà???’

‘Nooo, tu sei mattooo!!!’

‘Dai non fare la stupida, con questo sederino, prima o poi qualcuno te lo sfonda per bene!!!’

Michela, non sapevo cosa fare, in breve mi trovai le mani degli uomini su di me, mi toccavano dappertutto, papà mi stava dietro e mi spingeva con una mano sulla schiena affinché io mi piegassi in avanti. Uno degli sconosciuti si sedette sulla sponda del letto, mi prese per i capelli e mi attirò il viso contro il suo cazzo duro’..

‘Suce ma biteeee’.. suceeee’ suceeee”’

Lo presi in bocca, piegata in avanti a quarantacinque gradi, aveva un cazzo non troppo grosso e mi fu facile prenderglielo in bocca tutto. Mi teneva il capo premuto contro il suo inguine e muoveva appena il bacino. Da dietro papà mi leccava il culo, e mi ficcava le dita nella figa. Poi sentii chiaramente la grossa cappella che conoscevo molto bene, appoggiarsi al mio sfintere e spingere”.

‘Mmmmmmmhhhhh”’

Mi lamentai, ma l’uomo mi spingeva il cazzo in gola ed’era troppo forte per riuscire a liberarmi, il babbo ne approfittava e tenendomi saldamente ferma per i fianchi tentava di forzare la mia strettissima apertura posteriore. Molte altre mani mi accarezzavano, la donna mi chiamava ‘ma petite chatte’ e con delicatezza mi metteva le dita nella figa; vidi uno degli altri due maschi che succhiava il cazzo all’amico. Poi fu la donna che si sostituì al succhiatore e iniziò sapientemente a spompinargli il cazzo. Mi venne in bocca, anzi, mi inondò la gola, mentre papi mi sfondava dolorosamente il culo. Con la bocca finalmente libera urlai a papà’..

‘Smettila ti pregooo, ti pregoooo, mi fai maleeeee, ti pre’goooooo”!!!’

‘Stai zitta zoccola, ce l’hai già dentro e adesso te lo ficco fino in fondo!!!’

Maria, mentre raccontava sembrava soffrire ancora per quella dolorosa e violenta penetrazione anale. La incoraggiai ”’

‘Continua’ e poi??’

Me lo ha spinto ancora e poi ancora, mentre il cazzone che stava in bocca alla donna si piazzò subitamente nella mia. Dopo pochi secondi fu ancora tanta sborra ad invadermi la bocca, poi, l’altro tizio, mentre papà continuava ad insultarmi e a fottermi nel culo, cominciò a sbattermi il suo grosso pitone sulla bocca e sulle guance, poi anche lui si svuotò le palle schizzandomi il viso e gli occhi e quasi accecandomi. Mi sentivo una troia, piena di sperma dappertutto con un grosso cazzo piantato a fondo nel culo. Anche il babbo mi riempì le viscere con il suo cremoso seme ed infine si tirò indietro.
La donna si mise con il viso fra le mie cosce e me la leccò fino a farmi venire. Mi fece cenno di ricambiare e io esaudii il suo desiderio facendola arrivare all’orgasmo.

‘Cara Michela, questa è stata la mia prima orgia ed anche la prima volta che me lo presi in culo!!’

‘Woww Maria, ti ha svezzata bene il nostro caro papà’.’

‘Già, mi da sempre un sacco di ‘latte’ buono e denso da bere e questo fa si che io cresca piena di salute’.’

‘E anche di sborra’.’

Ridemmo entrambe abbracciate e lei mi chiese se ero eccitata, le dissi che in effetti lo ero, e anche parecchio’ Fu allora che lei”.

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
e-mail : alexlaura2620@libero.it

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