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Orgia

*Onirica 4: L’Iniziazione**

By 10 Agosto 2006Dicembre 16th, 2019No Comments


Sono nel mio studio, molto più grande che nella realtà, sembra una biblioteca, con ampie scrivanie dove giacciono, alla rinfusa, antichi libri polverosi; su di una parete un grande specchio riflette la mia immagine: una ragazza completamente nuda, a parte una fascia bianca che le avvolge i capelli neri e lucenti; anche la pelle &egrave scura, mediterranea.
Non capisco bene che cosa sto facendo qui, ma so che presto arriverà una persona per condurmi da qualche parte.
Intuisco una presenza dietro di me, mi volto e mi trovo di fronte una strana donna, alta, dai capelli lunghissimi che avvolgono come una fiamma il viso triangolare, a forma di cuore; anche il pube risplende di quell’incredibile colore rosso-dorato, mentre gli occhi verdi con riflessi dorati mi fissano, senza parlare.

Ci voltiamo ambedue verso lo specchio: il mio nero contrasta in modo inquietante con il suo rosso.
“Le rouge et le noir” di Stendhal, penso; intanto la mia compagna,aperto un armadio a muro, ne estrae un indumento bianco che mi porge:
– Ma dove andiamo?- chiedo io; per tutta risposta lei mette un dito alla labbra, intimandomi il silenzio.
Poi inizia a vestirsi, e mi invita a imitarla
Indossiamo tuniche bianche, immacolate e finissime, lunghe fino ai piedi, senza cintura; niente biancheria intima, solo calze bianche fissate sopra il ginocchio con giarrettiere rosse; intorno ai fianchi nudi, a contatto della pelle, un rosario dai grani in ferro, con crocefissi rovesciati; in testa la fascia a stringere i capelli , mentre una maschera bianca di seta ci copre i volti.
Ci cospargiamo di profumo i seni, il ventre e le cosce: &egrave un’essenza fortemente speziata, che mi stordisce.

Ora siamo pronte e la mia nuova amica mi prende per mano; lentamente, affiancate, scendiamo i gradini di uno scalone immenso, per arrivare nell’atrio, dove ci aspetta un lacché in abiti settecenteschi; con lui saliamo su di una carrozza che, a gran velocità, si inoltra per una campagna che mi &egrave completamente sconosciuta.
Allora la Rossa sorride, come a scusarsi, prima di bendarmi gli occhi con una benda di seta nera.
Mi sento inquieta, il buio mi terrorizza, ma taccio, tanto so che dalla mia compagna, non avrò spiegazioni.
Il viaggio dura a lungo: quando la carrozza si ferma,la benda mi viene tolta. Scendiamo.
Di fronte a me vedo le rovine di un’antico tempio; sinistre statue danneggiate si ergono qua e là, inquietanti guardiani di un mondo misterioso; rabbrividisco, ho paura.
Tenendomi sempre per mano la mia guida si avvicina all’ingresso, una porta seminascosta dall’edera, la cui architrave, in arenaria, &egrave incisa di strani simboli, forse fregi runici, che la fanno apparire come una misteriosa, malefica bocca.
Ora siamo in un atrio dal soffitto a volte: di qui ci inoltriamo in una galleria scavata nella roccia.
Man mano che scendiamo nelle viscere della terra, alla luce di grossi ceri che ardono qua e là in candelabri a muro, il mio sgomento cresce, anche perché da nicchie disseminate nelle pareti sento provenire risate, gemiti, urla, e non riesco a vedere nulla, al di là della fioca luce delle grosse candele.
Finalmente arriviamo in un enorme salone, al cui centro &egrave apparecchiata una grande tavola per sette ; cinque convitati sono già presenti (nel sogno so che sono uomini), indossano una tunica e maschera identica alla nostra, ma nera; quindi gli altri due posti ci sono riservati.
Su di uno spesso tappeto che ricopre la mensa sono allineati vassoi con ogni genere di cibo, dalle carni al pesce, ai dolci; i piatti e le posate sono d’argento, i calici di cristallo; bottiglie di vino raro, in parte iniziate, sono sparse tra i commensali.
Mi avvicino a una delle due sedie vuote e faccio per sedermi, ma quello che pare il Capo, alzatosi in piedi,ordina:
-No, mangerai e berrai con noi dopo, prima devi essere iniziata-

Non so di che si tratta, ma l’eccitazione della novità comincia a farsi sentire.
La Rossa , con una sola mossa, slaccia la mia tunica e io resto lì, in piedi, di fronte ai cinque uomini, con il rosso delle giarrettiere che spicca sul bianco delle calze. Le scarpe con il tacco altissimo rendono il mio equilibrio precario.
Vengo invitata a salire sul tavolo e a sdraiarmi.
-Mariana, preparala -&egrave di nuovo la voce del capo a parlare: una voce splendida,calda,carezzevole; mi volto verso di lui e vedo che si &egrave alzato in piedi: la tunica &egrave aperta sul davanti e dall’apertura posso scorgere il fallo eretto.
Mariana esegue l’ordine: accovacciata su di me comincia a leccarmi tra le cosce , prima dolcemente, esplorandomi con sapienza, penetrandomi, poi insistendo sul clitoride, &egrave un vento di piacere la sua lingua, non capisco più dove sono, sto per venire, anche perché gli occhi di quegli uomini fissi su di noi aumentano la mia eccitazione; grido, l’uomo che ha parlato si accorge che non riesco più a controllarmi e
-Basta, Mariana- ordina ‘alzati.
-No- imploro io-no…-
Allora Lui si adagia su di me e lentamente mi penetra, facendomi l’amore con dolcezza, a lungo, fino a morirmi dentro con un gemito liberatorio.
Si alza e io resto lì, a gambe aperte,mentre dalla vagina il seme cola sul tavolo,
come da una bocca che ha ben mangiato.
-Posso padrone?- &egrave la voce di Mariana, questa.
-Si, te lo concedo ma per poco tempo, poi tocca agli altri-
E ora sono le labbra di Mariana che mi ripuliscono con attenzione.
Intuisco che la donna &egrave avida di passare dove Lui &egrave passato; la sua bocca ora &egrave sui miei seni,la sua lingua dentro la mia bocca e ci baciamo, mentre con le dita sottili mi solletica il clitoride: sono di nuovo eccitata.
Sta per scivolarmi sopra, per strusciare il suo sesso contro il mio, ma la solita voce la ferma :
-Dopo sarà il tuo turno, ora tocca ai Fratelli ‘
E’il mio udito distorto oppure mi pare di sentire un ringhio? mi sembra di vedere su di me il bellissimo viso di Mariana trasformato in una orribile maschera d’odio; ma &egrave solo un attimo; svelta scende dal tavolo e io non so che mi capiterà, la lingua della donna mi ha lasciata sull’orlo di un piacere già pregustato.
Ora il secondo uomo si mette a cavalcioni su di me e mi afferra i seni pesanti con mani fameliche, quasi a tastarne la consistenza; lo vedo estrarre il pene rigido, e appoggiarlo nel solco tra le mammelle sode; poi inizia a strusciarlo tra di loro, dopo averle di nuovo avvinghiate con le forti mani.
-Hai un gran bel viso, ragazza, chissà come sarà con il mio sperma addosso, dimmi che lo vuoi, dimmelo e ti bagno, hai delle tette favolose, ma forse laggiù ti senti un po’ sola ,vero, aspetta, ti accontento-
Detto questo, scende sul mio corpo e mi penetra con violenza, ma so che non &egrave sua intenzione venire dentro di me: mi sta facendo male , ma il grido di dolore a un tratto si trasforma in gemiti di piacere.
-Godi, ragazza , devo uscire, non riesco a trattenermi…-
E mentre io volo nel piacere assoluto il suo sesso &egrave sul mio viso, sulle mie labbra semiaperte: l’uomo si sta masturbando violentemente, fino a che il suo seme mi inonda la faccia: con la lingua ne lecco qualche goccia; poi ,esausta, mi abbandono sul tavolo
-Mariana, ho sete- mormoro.
Lei si avvicina, mi solleva la testa e mi porge un calice di vino rosso, o almeno penso che sia vino, dopo avermi ripulito il viso con un morbido, profumato panno con cui mi tampona anche il corpo sudato.
Dopo avermi baciato leggermente le labbra, la rossa mi fa voltare bocconi e mi sistema sotto il ventre due alti cuscini rivestiti di seta multicolore: ora il mio sedere &egrave esposto allo sguardo eccitato degli uomini, che nel frattempo hanno continuato a bere e a mangiare, godendosi lo spettacolo.
Il terzo di loro si alza -capisco che vanno per ordine, forse per anzianità di appartenenza a una setta?- ma non mi interessa e non lo voglio sapere.

Mi accorgo che &egrave molto giovane, da come inizia a farmi l’amore; si mette dietro di me, mi stringe le mani sui seni, mi fa rialzare, fino a che non sono appoggiata a lui, tutti e due in ginocchio; mi bacia sul collo, e le sue mani vanno dai miei capezzoli al ventre morbido, alla fichetta dai riccioli schiacciati; non preme, accarezza soltanto, ma io sento il suo fallo rigido battere contro le mie terga; mi scioglie i capelli .
-Non dovevi farlo- la solita voce &egrave dura, imperiosa; ma il mio amante non l’ascolta, vi immerge il viso e le mani, e la sue carezze continuano, fino a che le sue dita non mi entrano in bocca: le lecco avidamente.
Poi mi ripiega in avanti e inizia a forzare il mio buchetto con le dita bagnate, lentamente; penso che voglia penetrarmi, ma non &egrave così, il suo compito &egrave un altro
-Apriti bene con le mani- mi dice- che io possa vederti e goderti con lo sguardo-

Non capisco che vuol fare, sento la punta del suo pene appoggiata al mio orifizio; mi volto e lui inizia a masturbarsi, prima lentamente, poi più forte, con gli occhi fissi sul mio buchetto
-Si, guardami- mi dice-guardami ti prego…-
ormai il suo movimento &egrave diventato frenetico
-Sto per venire- ansima.
Nessuno parla intorno a noi, il silenzio &egrave assoluto: guardo negli occhi Mariana , ci vedo dei fuochi, in mezzo a quel mare di verde; il fallo del mio amante si blocca contro il mio buchetto, quasi a voler entrare a forza, poi il suo seme lo bagna, copioso, mentre lui si abbandona su di me, e intanto mi introduce un dito bagnato del suo sperma prima nel retto e poi nella vagina, quasi a voler lasciare nel mio corpo un segno del suo passaggio.

Prima di rialzarsi, mi bacia un orecchio, mormorando:
– Arrivederci-
Ora sono bagnata, eccitata e pronta per il quarto uomo, che, salito sulla tavola a sua volta, bussa alla mia entrata posteriore, con un fallo lungo e sottile.
Lentamente si introduce in me, fino a immergersi completamente nel mio corpo. Non resisto, comincio a masturbarmi , dalla mia fica cola miele, i miei fianchi si muovono sull’onda del nostro piacere.
-Vai, Mariana, bevila-
In un balzo Mariana &egrave sotto di me e sostituisce la lingua alla mia mano, mi penetra, come un piccolo fallo: cos’&egrave la lingua di una donna, nessun uomo la può eguagliare.
Tra le spinte dell’uomo e Mariana che mi sta letteralmente divorando la fica, mi pare di svenire dal piacere; guardo i quattro uomini, vedo che l’ultimo si alza,
per usare della mia bocca, spingendosi fino in fondo alla gola.

All’improvviso il fallo nella mia bocca si ferma, nel suo frenetico va e vieni, e con un’ultima spinta l’uomo viene e io lo ingoio, mentre un orgasmo violento e quasi doloroso mi colpisce all’improvviso, riducendomi a una bambola di pezza sopra Mariana, e tra le mani del terzo uomo, avvinghiate ai miei fianchi, che mi scuotono per placarsi nell’orgasno.
Esce da me e Mariana mi fa stendere sul tavolo, a gambe aperte; poi lentamente mi sale sopra, incolla le sue labbra alle mie, mi apre il sesso con le mani in modo che i nostri due clitoridi sfreghino tra di loro ed inizia a muoversi su di me, mentre mi succhia i capezzoli per poi ritornare a mangiarmi la bocca.
Fino a che non la sento distendersi, finalmente appagata, con un ultimo gemito.
Poi restiamo così, allacciate, i capelli rossi confusi con quelli neri, la sue gambe tra le mie.
Lo specchio enorme, sistemato sul soffitto riflette davvero un magnifico licenzioso quadro…

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