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Racconti erotici sull'IncestoTrio

Complicità con papà

By 31 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Poco dopo i miei diciotto anni iniziai a lavorare per la ditta di mio padre. Iniziai il lavoro con grande entusiasmo, mio e dei colleghi, ma notai subito che a volte vi erano dei momenti bui, dei momenti dove cercavano di evitare il mio sguardo. Non mi feci problemi, in fondo ero il nuovo arrivato. Un giorno mentre ero a fumare una sigaretta notai il mio collega che guardava il cellulare con aria soddisfatta, incuriosito mi misi a chiedergli di fari vedere cosa stava guardando, e anche se mi chiese di desistere continuai iperterrito finche non gli tolsi il cellulare dalle mani. Mi ritrovai a fissare una foto di una donna stesa su un letto a gambe divaricate mentre con la sua mano teneva aperta la sua vagina. Era una di quelle foto con dei puttanoni che danno una scossa ai pantaloni, e la scossa arrivo anche ai miei pantaloni, solo che a guardarla eglio capii che il puttanone che era mia madre. Rimasi basito e subito copresi il perchè di quei momenti di imbarazzo. Per un periodo feci finta di niente, anche chiesi al mio collega di farmi vedere le foto che mio padre inviava in giro.
Provai a far finta di niente anche a casa. Ci provai. Ma non ci riuscii, mia madre ormai la vedevo come una troia dopo averla vista in pose e situazioni a me ipensabili, e verso mio padre iniziai a provare una certa gelosia. Ormai quando dovevo farmi una sega iniziavo a pensare a lei, a come si concedeva a più uomini, a come si era concessa ad alcuni colleghi e a quanto poco mi sembrava materna, ma anzi una vera troia professionista. Anche se imbarazato alla fine mi decisi a parlarne a mio padre, gli dissi che al lavoro avevo scoperto le foto e che non riuscivo più a guardare mamma senza che pensassi a farci sesso. Non seppe cosa dirmi se non di non dire niente a mamma. Pensai che avrei dovuto fare finta di niente, ma dopo qualche giorno dopo mi arrivarò un messaggio da mio padre. C’era mio madre che succhiava un cazzo e mi scriveva se mi piaceva quella foto. Indeciso se dovermi eccitare o dovermi schifare di quello che stava succedendo, il pisello inizio a decidere per me e gli risposi che mi sarebbe piaciuto che quel cazzo fosse il mio. Iniziammo cosi a parlare per messaggio di mia madre, mi inviava foto, alcune perfino in esclusiva, non le avevo mai viste sui telefoni dei miei colleghi, ma di persona non parlavamo mai di niente, anzi sembravamo quasi più distanti. Continuammo cosi per mesi.
Appena i miei rientrarono dalle vacanze, facemmo una solita cena a casa, finito di mangiare mi buttai sul divano e mio padre mi disse che avrebbero dovuto parlarmi. Avevano un aria seria. Preoccupato mi ricomposi, loro si sedetterodavanti a me e mio padre inizio a parlare. Avevo il cuore in gola e penso che le mie guancie non furono mai cosi rosse, mi racconto di come si confido a sua moglie di quella relazione testuale intrapresa con me, di come lei ne fu disgustata ll’inizio e di come prese il suo posto gli ultimi giorni per inviarmi i messaggi. Mi disse che fu molto faticoso ma che i messaggi con le porcate che inviavo la sciolsero un po e convinsero suoa moglie, mia madre a fare il grande passo. Mio padre disse che in futuro avrebbe voluto vederema per ora ci avrebbe lasciato in tranquillità. Fino ad allora non avevo emesso un fiato. Guardai mia madre mentre si mise in ginocchio, un po rigida anche lei, ma con il fare esperto, mi apri la patta mi fece alzare e levare i pantaloncini. Ero nudo. Ma l’emozione mi giocava un brutto scherzo, era moscio. Con fare suadente lo prese in mano e me lo scappello, mi diede qualche bacio sulla cappella, e poi se lo mise tutto in bocca. Quel calore lo risvegliò. Il mio cazzo inizio a diventare duro nella sua gola, e, per istinto, gli tenni la testa contro. Le venne da tossire, a quando lasciai la sua testa, anche se evito di guardarmi, continuo a fare su e giu con la bocca sul mio cazzo. Durai pochissimo, e anche se cercò di evitarlo si prese un bel carico di sborra in faccia; e non fece in tempo a pulirsi che gli colo sul vestito. Continuava a evitare il mio sguardo, e a dire il vero sembrava delusa che avevo gia finito. Mi feci avanti allora, titubante la feci sedere, le alzai le gambe egli sfilai gonna e mutandine, goffo mi misi a gattoni e iniziai a leccarla. Partii dai piedi, salendo a polpaccio e interno coscia, e poi finalmente arrivai alla figa. Iniaziai a leccare come se non avessi mai mangiato per 18 anni e ora mi stavano offrendo il lecca lecca migliore del mondo. E in effetti la sua vagina era il miglio lecca lecca del mondo. Leccavo pasando dalla zona dell’ano a quella della sua figa e mi chiedevo se quell’umidità fossero i suoi umori o la mia saliva. Si mise a tenermi la testa e inizio ad ansimare. Eccitato e con il cazzo più duro di prima mi alzai e glielo misi dentro, la pompai per un po di prepotenza mentre gli strizzavo il seno.Durai un po più che la prima volta, e quando venni mi blocco con le sue gambe in modo che la riempissi la figa di fiotti di sperma. Mentre le sborravo dentro mi fissò negli occhi finalmente, ma, a onor del vero, non mi sembrava più mia madre, ma solo una grande troia, una troia stupenda con il quale condividevo lo stesso tetto e con la quale avrei fatto un mucchio di esperienze.

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