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Racconti erotici sull'Incesto

Fattoria paradiso

By 29 Ottobre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

(Heaven Farm)
(Me l’ha raccontata un vecchio, sconosciuto,
nella canteen dell’hotel, a Salt Lake City,
nel mezzo d’una notte dell’inverno,
nell’anno delle Olimpiadi invernali)

Allora era solo ‘West Valley’. City lo &egrave divenuta molto dopo.
I ‘Mormy’, come erano detti, vivevano lì da tempo. Dapprima si era insediato solo Aaron, poi giunsero gli altri, incontrati nelle riunioni presiedute da lui, Aaron, fedele seguace di Joseph Smith, che aveva conosciuto poco prima che Joseph lasciasse prematuramente questa terra, nel 1844.
J.Smith gli aveva regalato ‘The Book of Mormon’, e lo aveva firmato, dedicandolo ad Aaron Murphy, aggiungendo
Il libro era conservato sotto una campana di vetro, dove risaltava anche la scritta in oro su tavola di legno: .
Agli incontri promossi da Aaron partecipava molta gente, sempre più erano gli interessati a quella nuova ‘parola di Dio’ che sembrava proprio adatta per la gente che viveva in quella terra. Ascoltavano anche Barbra, con le figlie Dina e Sarah e la nipote, rimasta orfana, Rachel.
Quando Aaron disse a Barbra che intendeva sposare le due ragazze, Dina e Sarah, Barbra fu d’accordo, ma lei non poteva restare sola, nella piccola scomoda casupola, con Rachel. Quindi, fu deciso che tutti andassero a vivere a Heaven Farm, la fattoria di Aaron.
Orson Pratt aveva già annunciato pubblicamente che la Chiesa praticava il matrimonio plurimo per comandamento di Dio e aveva tenuto un lungo discorso riguardante il matrimonio plurimo dal punto di vista delle Scritture, spiegando che il matrimonio era ordinato da Dio come mezzo tramite il quale gli spiriti potevano acquisire un corpo terreno, e che grazie al matrimonio plurimo i degni detentori del sacerdozio potevano allevare una posterità numerosa e retta per il Signore.
Chiaro, dunque, che Dina e Sarah sarebbero state le mogli di Aaaron, alla quale si aggiunse la bella Rachel, perché non voleva essere l’unica vergine del gruppo.
Non fu affatto spiacevole per Aaron depulzellare le tre belle e floride ragazze, e lo fece in ordine di età, a cominciare dalla più grande Dina, per poi passare a Rachel e finire con l’appena diciottenne Sarah.
Calde, vogliose ed entusiaste, le tre donne superarono, ansiose e sensuali, eccitate e concupiscenti, la insignificante difficoltà della verginità: solo una piccola fitta al momento della lacerazione, peraltro fatta con dolcezza e premura del gagliardo e vigoroso Aaron, ben dotato e avido. Poi la inimmaginabile sensazione dell’orgasmo e il delizioso, voluttuoso relax che il caldo fiotto del seme di Aaron aveva recato nei loro palpitanti grembi.
Aaron era pienamente soddisfatto. Le donne anche di più.
Quelle femmine lo avrebbero ben rallegrato, e presto la casa avrebbe cominciato a riempirsi della tanto decantata posterità ‘numerosa e retta per il Signore’, per la quale aveva accolto le donne nella sua casa.
Era tutto preso dal pensiero del lavoro che la farm richiedeva e della opportunità che un’altra famiglia si aggiungesse alla sua. I suoi propositi erano alquanto giustamente ambiziosi, e con la grazia del Signore avrebbe potuto realizzarli, negli anni, grazie anche all’auspicabile accrescimento delle braccia da lavoro.
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Era entrato nel retro della stalla, e quasi non si era accorto che Barbra, la suocera, era intenta alle sue abluzioni, completamente nuda e chinata in avanti. Veramente un bel corpo quello di sua suocera, del resto aveva da poco superato i quaranta, e si manteneva ben in forma. Tale posizione, poi, era una vera e propria tentazione: le belle natiche sporgenti, e il folto boschetto rossiccio che si vedeva chiaramente tra le gambe, dove si nascondeva l’origine di almeno due delle sue donne.
Barbra sembrava non essersi accorta della presenta di Aaron, seguitava a lavarsi i piedi.
Aaron fu subito eccitato, e lo stimolo gli suggerì di tentare subito di aggiungere anche Barbra al gruppo delle sue ‘donne da letto’. Si denudò completamente e, col fallo prepotentemente eretto, si avvicinò a quel magnifico deretano, a quel cespuglio che sembrava, ora, visto da vicino, quasi un fuoco. ‘Il roveto ardente’, pensò lui, e senza indugio, vi avvicinò il glande e lo spinse’ Era caldo, turgido, rorido. Sentì che Barbra si era protesa verso lui, per accoglierlo, ingorda. Allungò le mani, le ghermì entrambe le mammelle, titillò i capezzoli ora ben eretti, e cominciò un inebriante e voluttuoso andirivieni cadenzato dalle spinte di Barbra e dal suo incalzante gemito roco, che si trasformò quasi in un urlo liberatorio quando fu travolta da un irrefrenabile e travolgente orgasmo che raggiunse sussulti incontenibili nel momento in cui intese spargersi nella sua assetata e bramosa vagina il torrente del seme di lui.
Aaron sentì mungersi avidamente, e ciò manteneva ben salda la sua erezione.
Rimasero così a lungo. Quando ritrasse il membro dal grembo di lei, Barbra si voltò, gli prese il volto tra le mani e lo baciò voracemente, strofinandosi a lui.
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Brian e le sue donne, Naomi, Darby e Susan, accettarono la proposta di Aaron, e si trasferirono nella sua grande casa in attesa di costruirsene una tutta loro, non molto lontana.
Brian era un giovane molto attraente, cordiale, e mostrava un corpo atletico, ben proporzionato. Le femmine lo guardavano con evidente interesse.
La prima fu Rachel a chiedersi se anche il ‘resto” di quel corpo fosse adeguato alle caratteristiche visibili, e si riserbò di domandarlo, cautamente a una delle mogli di Brian. Ne parlò anche con Dina e Rachel. Fecero gradi risate e dissero che, però, sarebbe stato molto più appagante accertarsene di persona.
Intanto, Barbra seguitava le sue ingorde mungiture, tanto che il’. succo di Aaron cominciò presto a fermentare nel suo grembo!
La più ‘curiosa’ era Dina.
Quel giorno Aaron era andato nella vicina città, le donne erano alle prese col loro lavoro quotidiano, Barbra aveva bisogno di un po’ di riposo. Brian, nel piccolo workshop, era intento ad affilare le falci.
Sedeva sul largo e comodo sgabello, con le gambe un po’ allargate, ed era ben visibile il ‘fagotto’ che le sue brache racchiudevano. Su quello stuzzicante rigonfiamento si posarono subito gli occhi di Dina che girovagava annoiata.
‘Hello, Brian!’
‘Hello Dina!’
La donna sedette sulla bassa panca, di fronte.
Brian la guardò sorridendo.
‘Posso esserti utile, Dina?’
‘Si, grazie, mi chiedevo se fosse possibile mettere delle piccole lastre metalliche sotto le scarpe per non farle consumare in fretta. Vedi’ sono molto logore”
Così dicendo alzò la gamba, tirando su la gonna, molto di più di quanto fosse necessario.
Lo sguardo di Brian s’intrufolò, rapido, sotto la gonna, scorse il candore della coscia e lui immaginò il resto.
Qualcosa si agitò nel suo ‘fagotto’.
Dina se ne accorse subito. Spinse il piede e lo fece poggiare proprio su quel malloppo. Lui prese il piede ma solo per giustificare lo scorrere della mano sul polpaccio della donna, ed anche più su’ .
‘Be careful, Brian, può venire qualcuno”
Brian allungò il piede, dette un calcio alla pesante porta di legno che si chiuse e lasciò cadere il paletto che si infilò nel foro sul suolo. Poi tese la mano a Dina, la fece alzare, la fece avvicinare a sé. Ella restava impietrita, stregata da quella improvvisa e imprevista manovra. Lui, imperterrito, teneva sempre stretta la mano della donna e con l’altra si era sbottonato il pantalone. Come robusto e palpitante obelisco di carne, ne svettò il sesso, in tutta la sua imponenza.
‘Vieni!’
Quello scettro vivente l’ammaliava’ Non fece altro che allargare le gambe e mettersi a cavallo dell’uomo. Non indossava pants, i suoi folti riccioli, del pube e intorno alle turgide grandi labbra sembravano muoversi di vita propria, arruffarsi, la vagina palpitava, calda e umida’ prese quella clava carnosa e vi si infilo lentamente, rabbrividendo per tutto il corpo.
Brian le aveva sbottonato il bustino, ed erano balzate fuori due rigogliose e sode tette, coi capezzoli scuri ben eretti, che lui prese a succhiare avidamente: ora l’uno ora l’altro.
Dina conduceva la sua inebriante cavalcata con impeto sempre maggiore, col respiro che andava affannandosi e si sentì invadere da un orgasmo di inimmaginabile vigore, cercava di non perdere il controllo perché doveva alzarsi al momento opportuno’. Eccolo’ si avvicinava rapidamente’.
Brian l’afferrò con forze, la strinse a sé, inarcò il bacino, e i fiotti si sparsero dovunque, in lei, che quasi perse conoscenza per il piacere’
Rimasero stretti per un po’, poi lei, con un velo di sgomento negli occhi, lo guardò interrogativamente’ Brian avvicinò le sue labbra all’orecchio di Dina.
‘Se il seme cade per terra non dà posterità, e ciò non &egrave gradito al Signore’ ricordi la genesi? Onan? E tu, vorresti farmi morire?’
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Aaron era ordinatissimo, teneva aggiornato il ‘Family Book’, dove annotava gli eventi che accadevano nella farm.
‘Aaron accoglie le sue donne: Dina, Sarah’ subito dopo aggiunse Rachel e annotò, in seguito, che anche Barbra poteva essere considerata nel gruppo.
‘Oggi sono entrati a far parte della Mormy Family, Brian e le sue femmine: Naomi, Darby, Susan’.
E da allora registrò le nascite e le altre ‘entrate’
David s’era offerto di aiutare nei lavori dei campi. Non poteva, però, essere ammesso nella ‘family’ se non accompagnato almeno da una moglie. Allora si presentò con Hanna, molto giovane, e Arlene, che aveva appena compiuto i diciotto anni.
Tutto riportato nel FB.
Barbra, attenta e cupida come sempre, s’era silenziosamente e cautamente attribuita il compito di ‘supervisor’ cercando, con garbo e astuzia, di rendersi sempre utile e riuscendo, grazie alla sua esperienza, ad essere spesso consultata dagli altri in merito ai quotidiani problemi e alle normali piccole crisi di convivenza.
Aveva assistito alle prime nascite, poi lei stessa aveva dato alla luce una splendida bambina, riusciva a fare ciò che lei desiderava senza sollevare gelosie o contestazione da parte di chicchessia.
David aveva certamente ‘conosciuto’ le sue donne ma Barbra era sicura che in proposito non aveva esperienza sufficiente per soddisfare del tutto le necessità di una femmina. Lo guardò sorridendo, e decise che sarebbe stata lei la ‘nave scuola’ il ‘training ship’ del gagliardo ragazzo.
La vita ad Heaven Farm era improntata al massimo naturalismo, senza infingimenti, e quel comportamento, affermava Aaron, seguiva le indicazioni del Signore. A conferma di ciò lesse la Genesi:
E i Mormy ce la mettevano tutta per osservare la volontà di Dio.
Ormai, nessuno più si chiedeva chi fosse il padre della nuova creatura venuta al mondo. Ed era andata sempre più espandendosi l’abitudine di non interessarsi troppo sull’essere vestiti o meno.
Anche qui, Aaron aveva trovato il punto della Scrittura che dimostrava giusta e naturale la nudità. La Genesi aveva sempre pronta una risposta. E Aaron, ancora una volta, spiegava che le parole ‘non provavano vergogna’ indicano una particolare pienezza di coscienza e di esperienza, soprattutto la pienezza di comprensione del significato del corpo, non ‘mancanza di vergogna’, ovverosia impudicizia.
Era naturale, dunque, che, specie allorché il clima lo consentiva, si gironzolasse così come li aveva fatti il Signore che, se li avesse voluti vestiti, non li avrebbe fatti venire al mondo nudi.
Fuori casa si cercava di indossare qualcosa che, poi, specie se si volesse fare un tuffo nel limpido ‘Hut Lake’, alimentato da un rivo che si distaccava dal Main River, si lasciava subito nella baracca, la ‘hut’, da loro costruita e che loro avevano scelto come nome del lago.
Nella ‘hut’ si ricoverava la piccola barca, si conservavano gli attrezzi per la pesca, e in essa si poteva anche fare un riposino, dopo la nuotata, sul giaciglio formato dal grosso involucro di cotone grezzo riempito di foglie secche di mais.
Era un ‘creak-bed’. Proprio così, un letto cricchiante, perché le foglie secche crepitavano al minimo muoversi di chi si adagiava su quel saccone.
Quel giorno, stanca per la lunghissima nuotata, sul pagliericcio stava sdraiata Barbra, addormentata, con le gambe bel divaricate, e il folto viluppo villoso intorno al sesso provocatoriamente spalancato.
David entrò, per lasciare le brache, e rimase paralizzato di fronte a quella visione che gli provocò una immediata e irrefrenabile eccitazione. Ben visibile.
David cadde in ginocchio, ammaliato. Si, aveva visto le sue donne abbastanza da vicino, e aveva avuto spesso occasione di sbirciare tra le cosce nude delle altre femmine di casa, ma quello spettacolo aveva qualcosa di straordinario. L’attrattiva irresistibile di qualcosa di proibito. Ma precluso perché? Si domandava Davide, era tutta grazia di dio offerta all’uomo per il reciproco piacere e per dare nuovi cristiani al mondo.
Aveva avvicinato il volto a quella visione incantevole. Gli sembrava percepire effluvi deliziosi e sconosciuti, qualcosa di selvatico e delicato nel contempo, ecco, pensò. Si, sweet-and-sour, agrodolce. Comunque, del tutto diverso e ben più voluttuosamente attraente e seducente di ciò che percepiva annusando il sesso di Hanna e Arlene.
D’improvviso, mentre era così, chino in muta ammirazione e adorazione, inebriato da quell’effluvio, sentì stringersi la testa tra le gambe di Barbra che lo attirava a sé, con forza.
‘Bacia, Davide, bacia, falle sentire la tua lingua’.’
Riuscì con difficoltà a farfugliare.
‘La lingua?’
‘Si Davy, la tua lingua calda e umida, non vedi come fanno i cani?’
Quasi timorosamente, tirò fuori la lingua, l’avvicino alle grandi labbra di Barbra, le lambì. Avevano sapore lievemente acidulo, ma piacevole.
Barbra lo stringeva.
La lingua si fece strada in lei, penetrò timidamente e curiosamente nella vagina, che la accolse palpitante.
Il bacino della donna si agitava, sussultava, e la lingua di lui aveva preso a carezzarla sempre più decisamente. Sobbalzi sempre più energici, un lungo gemito, quasi un grido di vittoria, e Barbra fu in preda a un orgasmo che lasciò sbalordito e sempre più eccitato il volonteroso e diligente giovane.
Quando la stretta delle cosce si allentò, Davide guardò il volto estatico della donna. Lei gli prese il volto tra le mani e lo tirò su’
‘Davide metti quel meraviglioso scettro di carne tra le mie tette’ mettilo”
Il giovane sedette sullo stomaco di Barbra e il manganello vivente prese voluttuosa dimora tra quelle mammelle calde, ancora ben sode, e carezzevoli. Non ci volle molto perché le dighe seminali di Davide cedessero il passo a un torrente viscido di seme. Balzò dappertutto, sul collo, sul seno, sul volto della donna’. Le, con la mano, lo sparse tutto intorno, poi, senza un motivo, si mosse perché lui si spostasse di lato. Barbra si voltò su un fianco, alzò le gambe, quasi le ginocchia sotto il mento.
Davide la guardò stupito. Quelle natiche erano belle e invitanti e nascondevano il nido del piacere. Il suo fallo era di nuovo ben rigido e lui lo infilò delicatamente ma decisamente tra esse. Il glande incontrò subito il palpitare dello sfintere anale. Come se volesse sbaciucchiarlo, ciucciarlo delicatamente. Era umido della linfa stillata dalla vagina di Barbra.
Davide spinse con forza.
La mano di Barbra afferrò l’asta e la allontanò da quel buchetto.
‘Ricorda Sodoma, Davide. Fu distrutta perché’.’
Non la lasciò finire’
‘Perché ciò accadeva tra due uomini”
‘Comunque, non &egrave il posto naturale per il tuo coso”
‘Non lo era neanche lo spazio tra le tue mammelle”
‘No, Davide’ per ora’. Adesso’ insomma’ sai dove metterlo’. Il mio grembo lo attende smanioso e affamato’. Vieni”
Si mise supina, allargò le cosce, attese che Davide si posizionasse tra esse, alzò le gambe e le pose sulle spalle di lui.
Davide prese il glande e lo avvicinò alle piccole labbra rosee e tumide della femmina, certo che, data l’età e l’esperienza, sarebbe entrato con estrema facilità.
Il robusto e impaziente sesso del giovane penetrò appena, e si sentì subito avvolto, stretto, succhiato con movimenti sconosciuti. Seguitò a addentrarsi in lei provando sensazioni sconosciute. Era giunto al fondo.
‘Fermo così”
Barbra aveva la voce roca, profonda.
Lui si fermò, ma non era facile restare senza muoversi naturalmente.
Ecco, il ventre della donna aveva cominciato a ondulare, carezzava l’addome e il pube di Davide, e il moto si ripercuoteva all’interno della vagina, come una mungitrice: dalla base del fallo al glande, e viceversa..
Com’era bello. Altro che Heaven Farm, pensò Davide, il vero paradiso &egrave questo’
‘Ora, Davide, adesso’. anche tu’.’
Pompò ardentemente e a lungo’ lei fu presa da un altro più travolgente orgasmo’ Il giovane non rallentò il ritmo ed ecco che, d’un tratto, il torrente caldo del seme incontrò il terzo e ancor più impetuoso godimento di lei che ansava, gemeva, e voltava il capo qua e là!
Davide crollò su lei. Le gambe di Barbra caddero sul giaciglio.
Rimasero a lungo, così.
Il giovane alzò un po’ il capo, la guardò.
‘Ma tu, femmina inebriante e lasciva, puoi concepire ancora?’
‘ aveva detto Zaccaria, ma Elisabetta gli partorì un figlio! Sia fatta la volontà del Signore!’
Davide annuì, e pensò che aveva ancora molto da imparare dalle donne. E le sue donne avevano anche loro molto da apprendere.
Le sue donne: Hanna e Arlene.
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Hanna aveva inutilmente cercato Davide, lo aveva chiesto anche ad Aaron. Che tutto, ormai, consideravano il Patriarca.
Aaron che era nella sua camera, la invitò e ad entrare. Le sorrise.
‘Vieni, Hanna, intuisco perché cerchi Davide. Davide il giovane’ Vieni qui, dammi la mano’ sei bella, molto bella’ ma certo hai ancora tante esperienze da fare, per impratichirti, perfezionarti’ Vieni qui’ ruba la conoscenza, la saggezza al vecchio Aaron’ Davide te ne sarà grato ed entrambi ne trarrete profitto’ Il Signore ha dato questo compito agli anziani: ammaestrare la gioventù!’
Aveva attirato a sé Hanna e aveva sciolto il cordone che legava il suo leggero abito di cotone.
La donna lo guardava affascinata e desiderosa di conoscere, interessata, ma anche con un senso di esitazione, perplessità, dubbio.
Il vecchio, doveva confessarlo, l’attraeva, da sempre e, inoltre, se avesse avuto un figlio da lui ne sarebbe stata felice: il bimbo avrebbe ereditato le doti del padre!
‘Vieni, piccola Hanna, sfama il vecchio come le giovani figlie sfamarono il vecchio Lot”
Quella specie di peplo cadde al suolo, e Hanna rifulse in tutta la sua magnificente prosperità. Petto rigoglioso, piccole venuzze azzurrognole istoriavano le mammelle gonfie di latte, i capezzoli scuri erano prepotentemente erette’
‘Vieni’.’
Hanna si avvicinò ad Aaron che seguitava a star seduto sulla sua seggiola. Lui la attirò a sé, e le labbra andarono subito a ciucciare un capezzolo’ ne sgorgò, tiepido e dolciastro, il latte che alimentava il suo primo bambino.
Era dolce quel succhio, incantevole, voluttuoso, eccitante’ e la mano di Aaron che le frugava tra le gambe’ nel folto del cespuglio serico’ oddio com’era bella’ sentiva la sua eccitazione crescere sempre più’ ma com’era il sesso di Aaron al momento dell’accoppiamento? Lei lo aveva visto nudo, più volte, ma sempre in stato di quiete. Com’era?
Quasi Aaron le avesse letto nel pensiero, si sbottonò i calzoni, il fallo svettò bel arzillo.
Senza lasciare il capezzolo, Aaron si alzò, lasciò cadere i pantaloni, li sfilò del tutto, tornò a sedere’ lasciò il capezzolo e cominciò a lambire, con la lingua, lo stomaco di Hanna, il ventre, il pube’ picchierellò tra le grandi labbra, incontrò le piccole, il pulsare della vagina’ Afferrò Hanna per i fianchi e fece sì che si ponesse a cavallo di lui. Prese il fallo tra due dita e lo poggiò nel calore umido della pulsante vagina’ accompagnò il bacino di Hanna per farlo scendere, mentre lei vi si impalava seducentemente fino a poggiare i tondi e sodi glutei sulle gambe dell’uomo.
‘Aaaaaa”
Il gemito le uscì spontaneo dalle labbra, quando sentì invadersi dalla notevole virilità dell’uomo. Forse era solo per dire Aaron!
Lui dette una energica spinta col bacino, ma non ce ne entrava più. Toccava il fondo, lo carezzava.
Hanna iniziò la cavalcata che dal piccolo trotto, grazie anche ai baci e alle carezze di Aaron, al continuo titillare e ciucciare di capezzoli, andò trasformandosi in un travolgente galoppo che rallentò solo quando l’orgasmo prese il sopravvento’ allora fu lui a continuare, trascinante, provetto, mentre con un dito entrava dolcemente nell’ano di lei, il ché, a quanto sembrava, accresceva a dismisura il già intenso piacere che stava rinnovando l’orgasmo’ e in quel preciso momento Hanna si sentì invadere dal potente getto del seme di Aaron che non lasciava né tette né’deretano.
Che cosa meravigliosa, pensò Hanna, chissà se Davide le avrebbe fatto mai provare una delizia del genere.
Aaron la baciò teneramente, la strinse a sé con dolcezza, e quando il corso della natura fece sgusciare la virilità di lui dalla femminilità di lei, le sussurrò in un orecchio che avrebbe gradito che, se nasceva, gli avesse imposto il suo nome:Aaron.
Hanna era lo specchio della felicità rideva e piangeva nello stesso tempo.
Annuì.
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Ancora una volta il sole stava tramontando sulla Fattoria Paradiso.
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