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Racconti erotici sull'Incesto

io e te per sempre insieme …

By 21 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Elena, sono la secondogenita di una famiglia abbastanza benestante e felice. Ho un fratello che si chiama Renzo, è più grande di me di due anni. I miei genitori erano due persone molto unite e felici, mamma era anche una bravissima cuoca che mi ha insegnato tante cose. Con mio fratello ho un rapporto speciale, lui è tutto per me. Da quando mi ricordo, ho sempre sentito mamma dire a mio fratello: stai attento a tua sorella, gioca con tua sorella, tieni d’occhio tua sorella, abbi cura di tua sorella. Ovvio con un simile contesto io, sono cresciuta tranquilla e protetta. Crescendo sono diventata per lui nell’ordine, la paperotta, la patatina, e in fine la sua principessa. Appena adolescente lui ha iniziato a praticare come sport le arti marziali, il judo per la precisione, e con durissimi allenamenti ne ha ricavato, nel tempo, un fisico davvero bello. Muscoli forti, ben scolpiti, e tanta sicurezza in se. Io invece con mamma ho praticato, senza troppi allori il nuoto, e a parte il fisco ben modellato non è stato sufficiente a vincere la tremenda timidezza che associata a un carattere tendenzialmente chiuso ha fatto di me una ragazza, timida, schiva e sempre in disparte. Renzo invece col tempo si è creato una cerchia di amici e ragazze che lo ammiravano e lui era sempre la centro di scherzi, risate e divertimenti vari. Al passaggio dei miei sedici anni, diciotto per lui, mi sono resa conto che ne ero profondamente innamorata. Lui era l’unica persona al mondo che mi capiva con un semplice sguardo, mi sentivo sempre sicura con lui, amata, protetta e felice. Lui però da qualche tempo aveva iniziato una storia con una bella ragazza. Monica, era la sua copia esatta al femminile, allegra, bella estroversa e sempre pronta ad assecondarlo in tutto. Io ne ero tremendamente gelosa!. Certo, ero consapevole che era la donna giusta per lui, ma se questo mi faceva piacere dall’altro, mi faceva, rodere il fegato di gelosia. Per ovviare a questo stato che mi uccideva, da un po di tempo cercavo di trovarmi un ragazzo per me, almeno mi sarei tolto lui dalla testa. Una sera, durante le vacanze natalizie, a una festa con tutti gli amici, ho ritrovato un ragazzo che da un certo periodo frequentavo, era dolce, carino, simpatico, mi sembrava che le cose con lui potessero filare. Mi sono ritrovata un poco in disparte, i baci, le sue carezze erano sempre più audaci, ed io quasi ero convinta a lasciarmi andare. A un tratto la sua mano ha preso a risalire in mezzo alle mie cosce, mi sono sentita a disagio, non volevo, ero tremendamente impaurita.
‘no!..ti prego no!!..fermati non voglio! …ti prego lasciami…’ – gli ho detto con un filo di voce terrorizzata.
‘..e no cazzo! .. che dici che non vuoi?..prima mi fai arrapare e poi mi lasci così? ..e no bella ora si scopa!!…e non fare storie che io ne ho voglia!!!…’ – mi ha detto con l’aria incazzata.
A quelle parole ho cercato di divincolarmi, ma lui era più forte, mi ha afferrato le braccia, bloccandomi.
‘ ..e no troietta, ora almeno me lo succhi e mi fai godere..altrimenti m’incazzo di brutto!!!!’
Detto questo. mi ha fatto piegare e mi ha infilato in gola il suo cazzo duro. Istintivamente ho serrato le labbra, ma il risultato è stato un sonoro schiaffo in faccia.
‘ …piccola toietta apri questa cazzo di bocca, e stringi con le labbra e non con i denti… e dai .. non sai nemmeno fare un bocchino decente sei una deficiente.. stai ferma.’

Mi ha afferrato il capo con entrambe le mani e ha cominciato a pomparmelo in bocca spingendolo sempre più giù in gola. Ero immobile, terrorizzata, sentivo che avrei vomitato da un momento all’altro e intanto lui si muoveva sempre più velocemente dentro la mia bocca, fin quando ha goduto schizzandomi in gola la sua sborra.
‘ …aaahhh uummm…ssiii manda giù..sborroooo!!
Ho sentito lo schizzo direttamente in gola. L’ho spinto indietro con tutte le mie forze, poi gli ho vomitato direttamente sul cazzo, sui pantaloni, sporcandolo tutto.
‘..brutta stupida deficiente che cazzo fai????..mi hai sporcato tutto sei proprio una scema incapace!!!!’ – mi ha urlato contro mollandomi un’altra sberla.
Alcune persone che avevano visto la scena sono corse a chiamare mio fratello. Un attimo dopo è scoppiato un casino, ho dovuto faticare sette camicie per impedire che lo riempisse di botte. Da quel giorno le cose sono radicalmente cambiate. Ha ripreso a occuparsi di me a tempo pieno. Mi portava sempre con se, studiava con me. Se dentro di me ero dispiaciuta per lui che aveva anche litigato con Monica proprio per colpa mia, di riflesso ero al settimo cielo, aveva di nuovo tutta la sua attenzione. Circa un anno dopo questo episodio avvenne il dramma, mamma e papà rimasero uccisi in un drammatico incidente stradale provocato da un banco di nebbia. Il giorno del funerale fu tremendo, sia per il nostro profondo dolore, sia per tutti i parenti e amici che continuavano a compatirci come due poveri dementi che da li in poi sarebbero morti per l’incapacità di vivere senza genitori. Enzo già lavorava in banca, mentre io ero a pochi mesi dal diploma, e di risorse i nostri genitori avevano gia provveduto a destinarci a ognuno di noi una discreta somma con la quale il futuro non ci sembrava tanto nero. Per tutto il giorno fu un susseguirsi di pacche abbracci e gente che ci definiva ‘poverini,’ uno strazio nello strazio. Io e lui ci scambiavamo occhiate di conforto, sostenendoci a vicenda. Alla fine ci ritrovammo soli. Lui seduto sul divano, mentre io ero distesa con le spalle appoggiate al suo petto, come amavo stare quando guardavamo insieme qualche programma televisivo. Immobili, in silenzio, con tutto il nostro dolore. Improvvisamente mi sono girata, l’ho guardato dritto negli occhi arrossati dal pianto, l’ho abbracciato e lui ha abbracciato me, in silenzio, immobili, con lo sguardo che diceva tutto e niente, ho appoggiato le mie labbra alle sue, in un timido bacio, quasi una follia che lui ha condiviso con me rispondendo al mio bacio. La sua lingua si è insinuata nella mia bocca e insieme hanno incominciato una danza erotica che ci ha travolti di passione. Non era più un bacio, era un sigillo che sanciva il nostro stato, io e lui soli e solo noi. Lungo, interminabilmente ricco di passione. Avrei voluto non staccarmi mai.
‘ andiamo a letto. ‘ – mi ha detto alzandosi.
L’ho preso per mano, e siamo entrati in camere mia. Lo volevo. Volevo essere sua, ma era indiscutibile che questo non fosse il momento giusto. Avrei avuto altre occasioni, ma non questa sera, ora volevo stare solo nelle sue braccia. Ci siamo spogliati e siamo entrati nel mio letto che è a una piazza e mezzo, ottimo per due che vogliono stare stretti. Mi sono girata di spalle distesa sul lato ho sentito lui che in silenzio, ha infilando le sue braccia sotto le mie ascelle. Ho afferrato le sue mani e le ho strette alle mie, era tutto quello che volevo, mi sentivo al sicuro e mi sono addormentata. Da quel giorno siamo diventati una coppia. Nessuno dei due ha più parlato di quel bacio, ma vivevamo come due coniugi. Sveglia la mattina, colazione insieme, un bacio, e via, lui la lavoro io a scuola. Al mio ritorno, sistemavo la casa e poi studiavo, in fine preparavo la cena per lui che tornava stanco, poi insieme distesi sul divano a raccontarci la vita quotidiana. Poteva sembrare noiosa, ma non lo era, anzi erano momenti di assoluta tenerezza senza che nessuno di noi due andasse oltre. Il giorno del suo ventesimo compleanno, ho deciso di renderlo indimenticabile, sia per lui che per me. Ho preparato una bella cena a lume di candela, poi l’ho pregato di avvertirmi quando era in prossimità di casa.
‘ sto arrivando, e sei sicura che debba suonare, perche non devo usare le chiavi?’
Quando ha suonato, l’ho fatto entrare, mi sono nascosta dietro alla porta nuda, con solo un accappatoio.
‘ non ti girare, lasciati bendare e poi spogliati.’ – gli ho ordinato bendandolo.
Lui ha eseguito tutto. Vederlo nudo, mi ha eccitato da morire, bello come un dio greco, moro, con i muscoli tremendamente scolpiti e tesi, ho ammirato il suo cazzo appena turgido, bello, lo avrei preso in bocca anche senza nessuna esperienza, ma dovevo pazientare, se il mio piano funzionava, lo avrei avuto tutto dentro di me. Si è lasciato prendere per mano e condurre in bagno, dove avevo in precedenza acceso delle candele profumate e preparato la vasca con acqua tiepida, sali e oli profumati. L’ho aiutato a entrare, poi velocemente mi sono denudata e sono entrata dietro di lui invitandolo a sedersi.
‘ma Elena che fai? ‘. – mi ha chiesto quando l’ho sbendato e lui si è reso conto che stavamo seduti nudi dentro la vasca.
‘ ssshhhh…stai zitto!..rilassati come facevano mamma e papà che una volta a settimana si dedicavano un bagno così.’ – gli ho sussurrato nell’orecchio.
Ho appoggiando il mio seno contro le sue spalle. Sentivo i miei capezzoli duri premere contro di lui, mi dava un piacere sottile, intenso. Ho cominciato a praticargli un massaggio sul collo, lentamente lui si è rilassato. Ha appoggiato il capo contro la mia spalla e ha lasciato che continuassi quel massaggio che ora lo faceva eccitare. Con gli occhi chiusi gemeva, mentre io mi stavo eccitando da morire, lo desideravo, ma dovevo essere cauta, non volevo rischiare un insuccesso. Lo massaggiavo piano, scendendo lentamente, sia sul torace frizionando un po, i capezzoli facendolo gemere, poi lentamente sono scesa lungo le cosce appena inarcate. Vedevo ora il suo meraviglioso palo ergersi dritto a pelo d’acqua, bello, invitante, ma esitavo, ero tremendamente indecisa. Lui ha sollevato le braccia, ha portato le sue mani lungo le mie cosce, accarezzandole piano. Ero eccitata, sentivo le sue carezze lungo le gambe, mentre ruotava lentamente il bacino sfregando la sua schiena sui miei capezzoli così duri che mi facevano male. Non ho resistito. Ho afferrato il suo durissimo cazzo. Una mano sopra l’altra e tanto non riuscivo a coprire tutta la sua lunghezza, ci sarebbe voluta un’altra mano. Ho preso a segarlo con calma, io inesperta temevo di fargli male. Lui ha cominciato a godere.
‘….uuuuuuummmmhhhuummmm…
Un lungo interminabile gemito. Ero pazza di felicità. Stavo facendo una sega al mio adorato fratello e lui ne godeva!. Improvvisamente si è fermato, si è sollevato e preso un telo se ne andato.
‘ fermati ti prego. Che stiamo facendo! ‘ – mi ha detto uscendo dal bagno.

Immobile, sconvolta, terrorizzata dal pensiero di aver rovinato tutto. Per un tempo che ha me è sembrato eterno sono rimasta immobile seduta nell’acqua a riflettere, quando la porta si è aperta, lui è entrato vestito con una tuta e con un sorriso ha perso il mio accappatoio e l’ha aperto davanti a me.
‘ Dai esci che voglio mangiare, ho fame. ‘ – mi ha detto sorridendo.
Ho capito che tutto era come prima, mi sono alzata mostrandogli il mio corpo nudo in tutto il suo splendore. I suoi occhi hanno indugiato su di me, mi ammirava soddisfatto, ho notato il gonfiore all’altezza del suo inguine, e questo mi ha reso molto contenta. La cena è stata superba, ci siamo comportati come due innamorati, scambiandoci carezze ed effusioni, piccole attenzioni, io, ero pronta, lo volevo, ma il suo comportamento precedente bloccava ogni mia iniziativa, non avrei accettato un ‘altro rifiuto. Era incredibile, ero quasi certa che anche lui lo volesse, ma se poi mi sbagliavo?, maledetta indecisione. Siamo andati a letto e come tutte le notti passate ho dormito fra le sue braccia, sentendo premere dietro di me quel palo di carne bollente. La mia mente si è chiesta come mai, lui non osava, forse ero troppo brutta per lui?, forse non lo voleva con sua sorella?, allora perche questo comportamento così disorientante?, non ci capivo più nulla, ma l’unica cosa di cui ero certa era che lo volevo. Solo con lui mi sentivo a mio agio, solo le sue mani su di me non mi terrorizzavano, mi sentivo sicura, tranquilla, eccitata, ma non riuscivo a fare una mossa per rompere questa situazione che si era creata. Il mese successivo ho dato gli esami di maturità con ottimi risultati, poi abbiamo dovuto fare una cosa che non si poteva rimandare. Renzo ha ottenuto una promozione, vice direttore di filiale, ma deve trasferirsi in una città molto lontana, quindi abbiamo deciso che io sarei andata con lui. Inoltre una nostra amica incinta cerca una casa più grande, e la nostra sarebbe perfetta, quindi abbiamo deciso di affittargliela, ne avremmo ricavata una rendita sicura. Incominciamo a impacchettare le nostre cose per il trasloco, e dopo aver sistemato le cose di tutte le altre stanze, infine ci decidiamo ad aprire l’ultima che era dei nostri genitori. Dalla loro morte non siamo mai entrati, tutto è come l’hanno lasciata loro, a parte un po di polvere è tutto perfettamente in ordine, tipico di mamma. Insieme costatiamo che in fondo non sappiamo molto di loro, si, ottimi genitori, felici, complici, ma dentro quella camera noi ci siamo sempre entrati poco, mamma ne era un poco gelosa delle sue cose, e si, è vero che noi ci stavamo insieme, ma non avevamo mai curiosato nel suo armadio, dentro un cassetto o il comò. Con molta tristezza e tanta curiosità abbiamo incominciato a esplorare quel luogo. Io e mamma avevamo quasi le stesse misure, lei una taglia in più per effetto del seno, lei una terza piena io al massimo una seconda. Le scarpe invece avevamo lo stesso numero, poi non mi ricordo altro. Apro lentamente l’armadio, le cose di papà piacciono a Renzo che ha lui una misura in più, ma molte cose gli stanno bene e vuole conservarle. Lentamente scopro che mamma era una donna che sapeva scegliere le cose con buon gusto, moltissimi accessori, borse, scarpe, si abbinavano perfettamente fra loro. In un cassetto dell’armadio scopro una vera collezione di bellissime lingerie. Ne avevo viste alcune, ma molte mi erano sconosciute. Tanga, string, e guepiere, bellissime che sicuramente indossava per papà, e calze, auto reggenti dal pizzo bellissimo. Decido di tenere tutto, impacchetto e in cima all’armadio, sotto tre scatole di camicette di seta bellissime, scopro dentro un’anonima scatola, un cofanetto di legno intarsiato chiuso a chiave. Incuriositi, ci sediamo sul letto, cerco la chiave e mi ricordo che mamma ne portava un’appesa al collo con una catenina d’oro. Guardo in una busta che ci hanno consegnato le autorità dopo l’incidente. Dentro ci trovo i loro effetti personali, strano, noi li abbiamo messi in camera loro ancora dentro la busta senza mai aprirla. Ci sono i loro orologi, anelli e due braccialetti d’oro con una targhetta con inciso una frase che loro hanno sempre tenuto al polso, ‘io e te per sempre insieme ‘ non se la toglievano mai. Trovo la chiave e apro il cofanetto. Dentro ci sono dei documenti e un ritaglio di giornale di tanti anni fa. Parla di un giovane agente delle forze dell’ordine ucciso mentre cercava di sventare una rapina. Il trafiletto dice che lui morendo ha lasciato una giovanissima donna sposata appena tre mesi prima. Leggo e resto basita, il giovane ha lo stesso cognome di mamma. Con gli altri documenti il quadro si delinea chiaro. Mamma era sposta con il ragazzo morto, nel tempo ha conservato il suo cognome, ma quando siamo nati, noi ci ha dato il suo da nubile che poi era lo stesso di papà poi che era suo fratello! Noi li credevamo marito e moglie, ma si non erano sposati essendo fratello e sorella. In fine comprendiamo anche perche nessuno ha a mai avuto dubbi su di loro: erano venuti dal sud e ora qui in questo luogo non li conosceva nessuno. Lei aveva usato il cognome da sposata, lui portando la barba ben curata mascherava i suoi lineamenti confondendo un’eventuale somiglianza. Io sono bionda come papà, mentre Renzo è moro come mamma, nessuno in tutto questo tempo aveva mai dubitato di loro. Incredibile! Avevano mantenuto il loro segreto per tutto questo tempo. Mi giro, riguardo il braccialetto di mamma, Renzo prende l’altro, comprendiamo la frase, spingo Renzo disteso sul letto e gli sono sopra. Abbasso i pantaloni della tuta e m’impossesso come una furia del suo cazzo quasi turgido, lo infilo in gola, lo voglio!
‘ no fermati!! ‘ Elena, ti prego fermati!!’ – mi dice cercando di staccarmi da lui.
Insito, ho preso il coraggio da quello che ho capito dei miei genitori. Lo tengo in bocca, lo sento crescere, cerco con pochissima esperienza di farlo godere.
‘ ti prego ‘ lo voglio pure io, ma fermati, facciamolo bene.’ – mi dice con voce rotta dall’emozione.
Mi stacco, lo guardo, lui incomincia spogliarsi, io lo imito, in un attimo siamo nudi. Lui mi distende supina, sale su di me, sento il peso meraviglioso del suo corpo premere contro il mio. Mi bacia, insegua la mia lingua, la succhia, mi accarezza i fianchi e le cosce, poi lentamente scende verso il basso incomincio a tremare di piacere. Le sue labbra percorrono ogni centimetro del mio corpo, tremo e mi fa impazzire la sua lentezza, ma anche questo assaporare il piacere così, mi da ulteriore piacere. Succhia i miei capezzoli, li stringe fra i denti, mi fa gemere, lo spingo in basso, lo voglio fra le cosce, ma lui esita.
‘…ddaiii…ti pregoooo…non resistoooo…ti vogliooooo…oraaaa..uhhummmhummm…’
Sono scossa da brividi di autentico piacere che mi stanno facendo arrivare al mio primo vero orgasmo. Lui indugia fra me mie cosce, sento il caldo respiro sfiorare il triangolino di peli che ricoprono la mia fichetta che schiuma da morire. Sento colare i mie copiosi umori, lui affonda di colpo la sua lingua lungo lo spacco e io raggiungo il mio primo orgasmo, schiaccio la sua bocca sul mio clito con le mani sul capo e urlo di piacere.
”.aaaaaah…oraaaaa ‘.amoreeeeee…VENGO!….. oraaa..siiiiiii ‘.vengo!…vengoooo..uuummm…..’
Urlo con tutto il fiato che riesco a far uscire dalla mia gola. Lo afferro per i capelli e lo trascino su di me. Sento la sua bruciante cappella appoggiarsi fra le pieghe della mia fradicia fica, inarco le gambe e mi preparo a riceverlo dentro di me. Indugia ancora un poco poi come un toro scatenato mi spinge dentro il suo meraviglioso palo. Sento premere sull’imene, poi lo sfonda, io urlo ma stringo le cosce, non voglio che esca, lo incito a spingere sempre più a fondo.
‘…aaaaaahhhhhh…..daiiii..non ti fermareee…spingilo tutto dentro….
Dopo un momento di esitazione incomincia a muoversi dentro di me con un movimento deciso, intenso. Affonda tutto il suo arnese, lo estrae con calma per poi infilarlo in fondo di nuovo. Godo vengo e tremo come non mai. Mi fa impazzire, gli graffio la schiena e urlo, godo senza sosta un orgasmo dietro l’altro fin quasi a svenire dall’intenso piace. Si ferma, mi rigira mi mette sopra. Ora sono infilata dall’alto e lo sento tutto fin dentro lo stomaco, mi toglie il respiro, vorrei urlare ancora, ma il fiato mi muore in gola e resta a bocca aperta. Incomincio a muovermi avanti/indietro. A ogni movimento sento che lui esce e rientra sempre più in profondità, mi fa impazzire. Alza le mani, afferra i miei seni e stringe i capezzoli fra le dita in un misto dolore/piacere che mi stordisce, non ho più la forza di gridare i miei orgasmi, lui mi distende di lato, mi rigira e poi dopo aver sollevato la mia gamba, mi penetra da dietro. Lo sento sfondarmi con decisione, mi scopa con movimenti molto veloci, deve essere al culmine anche lui. Lo incito sborrarmi dentro.
‘ amoreee …daiiiii ‘.riempimiiiii …volgio il tuo seme dentro di meee…ssiiiiii …ingravidamiiiiii…….’
Stupita gli urlo queste parole. Lui non lesina altri durissimi colpi poi viene.
‘ ‘.. oraaaa!!!!! …Elenaaaaa …sborroooooo!!!!!! …ssssiiiii …cazzoooo..come vengoooo!!!…’
Esplode dentro di me con getti caldissimi che la mia slabbrata micetta non riesce a contenere. Lo sento colare di lato, sono sfinita e lui come me. Abbiamo il fiatone, ma restiamo abbracciati.
‘Credi che abbaiano avuto dei ripensamenti?, forse il terrore di essere scoperti li ha sempre accompagnati, ma sono convinto che fossero felici della loro scelta, e poi hai visto cosa c’è scritto sulla targhetta del bracciale?, credevo fosse una frase da innamorati, una promessa fra moglie e marito, invece credo che si riferisse alla loro inconsueta unione. Un sigillo che ne ha sancita l’eterna unione, indissolubile, unica come la loro storia.’
Renzo mi ascolta, asseconda le mie parole, poi come illuminato da una idea mi sorride.
‘Andremo a vivere lontano da qui, nessuno ci conosce. I tempi sono cambiati, se tu avessi un figlio senza marito non importerebbe a nessuno, quindi se sei incinta, lo teniamo vero?’
Lo abbraccio forte, lo stringo a me quasi con la paura di perderlo.
‘ Certo che lo teniamo! Anzi che ne dici di insistere, sai non fosse bastata l’innaffiata che mi hai dato, se ti va, potremmo continuare, e così bello sentirti dentro.’
Abbiamo continuato. Sono diventata la sua donna. Mi ha insegnato tante cose e altre le abbiamo imparate insieme. Da quel rapporto, o altri è nato Matteo, dal nome di nostro padre, e poi dopo circa due anni è arrivata anche Carla, come nostra madre. Sono passati già venti anni. Com’era successo a noi due anche Matteo ha vegliato gelosamente su sua sorella, e da un mese ho avuto la certezza, anche se lo sospettavo da sempre, che fra loro due si amano. Quando l’ho detto a Renzo lui ci ha riso su e poi ha accarezzato il bracciale dei nostri genitori, quello con la frase scritta.
‘ Sarà opportuno farne crearne un’altra coppia, credo che anche loro ne avranno bisogno. ‘
Tre giorni dopo li abbiamo volutamente sorpresi insieme. Dopo un iniziale momento d’imbarazzo, io mi sono avvicinata a loro che erano nudi a scopare sul suo letto, e l’ho accarezzata. Forse era giusto così, anche loro hanno il diritto di vivere, se lo vorranno, insieme per sempre.

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