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La sera cenammo non al tavolo di Kemal ma con una coppia di pensionati di Parigi, molto liberi e simpatici, entrammo subito in confidenza e ci raccontarono della loro attività di scambisti dicendoci che si erano permessi perché nel villaggio eravamo conosciute come due zoccole impenitenti. Raccontammo loro qualcuna delle giornate precedenti e non furono sorpresi, ci dissero che sebbene non fossero mai arrivati a quei livelli, durante una vacanza a Cap d’Adge ne avevano viste di simili ed anche di peggiori. Gli raccontammo della frase di come ci aveva lasciato Kemal e loro sorrisero e lei disse “allora forse riuscirete a raggiungere i livelli di quel posto, vi spiacerebbe se fossimo presenti? Non parteciperemo, scoperemo solo fra di noi ma guardandovi”. Rispondemmo a Claudette ed Antoine che per noi non c’era problema ma che avrebbero dovuto chiedere a Kemal perché per noi sarebbe stata una sorpresa.
La giornata dopo trascorse in relax fra piscina e mare, ogni volta che incrociavamo qualcuno degli uomini dello staff sorridevano e ci salutavano con grande calore.
E venne la serata finale. Kemal ci fece trovare due abiti lunghi di garza, trasparenti già da asciutti, se si fossero bagnati sarebbero diventati completamente trasparenti. Il biglietto che accompagnava i vestiti e le solite scarpe in tinta dal tacco vertiginoso ed a stiletto, recitava “venite a cena così, al mio tavolo senza biancheria, il dopo cena non vi lascerà deluse”.
Uscimmo dalla nostra stanza per recarci a cena ed ancora oltre ai saluti calorosi gli uomini che incrociavamo ci squadravano e guardavano come un gatto guarda un topolino.
Cenammo tranquillamente poi Kemal ci prese per mano e ci portò in una specie di capannone. Sembrava una sala bingo e dentro ci aspettava buona parte del personale maschile del villaggio, una trentina di uomini fra i 20 ed i 50 anni seduti ai tavoli con delle cartelle davanti.
Kemal cominciò a spiegarci: “i nostri ragazzi hanno delle cartelle, voi estrarrete i numeri, uno per ciascuna a turno, quando verrà realizzato un ambo quella che ha fatto l’estrazione dovrà fare una sega a chi lo ha realizzato. Per il terno il premio è un pompino, la quaterna vale una scopata e per la cinquina il premio sarà il culo”.
“E per la tombola?” chiesi ingenuamente.
“La tombola vedrà chi la realizza diventare vostro padrone e potrà, a sua insindacabile scelta, coinvolgere nel gioco chi ha fatto le vincite precedenti o chiunque altro compresa quella di voi due che ha estratto il numero. Ogni suo ordine dovrà essere eseguito da chiunque nella stanza”. Per finire Kemal scopri una tenda dietro cui c’erano i nostri mariti Pier e Remo: erano dentro una gabbia, completamente nudi e con una gabbietta sul pisello.
“E’ una loro scelta, ho proposto loro per telefono di esserci per la serata finale per fargli vedere quanto siete vacche, il tutto alla condizione che accettassero di stare dentro la gabbia ed umiliati da chiunque lo volesse fare. Lo avevo capito da tempo che erano aspiranti cornuti e sottomessi. Hanno accettato entrambi senza battere ciglio, spero mi ringrazierete per questo ulteriore regalo. Quando tornerete a casa potrete scopare quanto vi pare senza dovervi preoccupare di menate quali la fedeltà”.
Ero preoccupata per cosa sarebbe successo una volta che Pier avesse scoperto cosa avevo fatto durante la settimana, ora ero molto più rilassata ed avevo perso ogni tipo di inibizione se mai me ne fosse rimasta alcuna. Pier mi aveva sorpreso, credevo fosse difficile per lui accettare che facessi sesso con altri uomini ed invece non solo lo accettava, ma mi incoraggiava e voleva essere sottomesso. Si apriva un portone dentro il quale saremmo passati insieme.
Ci sedemmo al banco dove c’era il sacchetto per l’estrazione dei numeri, cominciai io. Dopo 10 numeri che non avevano generato nemmeno un ambo, Sofia estrasse il 13, “ambo” la voce era quella di uno degli addetti ai giardini che strofinandosi il cazzo si presentò con la cartella della tombola davanti a Sofia. Lei controllò che i due numeri sulla cartella del vincitore fossero stati effettivamente estratti e confermò. Si alzò in piedi e mise mano all’uccello dell’uomo che nel frattempo lo aveva tirato fuori. Era di dimensioni normali, quattro carezze e fu in tiro. Sofia si accovacciò e cominciò a segarlo lentamente alitandogli sopra senza però mai toccarlo con bocca e lingua che si strofinava sulle labbra guardando l’uomo negli occhi. Non ci mise molto, il risultato furono 4 schizzi che colpirono la mia compare di sesso sul naso, la bocca e la fronte.
“Bene, puoi andare” disse Kemal, fino alla tombola non potrai vincere altro.
Estrassi un altro numero e così, dopo di me Sofia che nel frattempo si era pulita ma sul vestito portava le tracce della sborrata del giardiniere. Dopo altri 5 numeri ancora Sofia fu la protagonista dell’estrazione del terno. Stessa scena dell’ambo, stavolta si presentò un ragazzo che era un giovane istruttore di surf. Mentre il primo non lo avrei mai guardato il secondo me lo sarei fatto volentieri. Fisico statuario, abbronzato e con due occhi verdi da perdercisi dentro ma era di Sofia che sembrava apprezzare quanto me. Sofia gli disse di togliersi la maglia con la scusa di non sporcarla. Quando fu nudo con le sole ciabatte Sofia cominciò a baciarlo sul collo mentre con la mano gli carezzava il cazzo. Passò poi ai capezzoli che pizzicò con la mano libera e morse con la bocca infine scese, sempre baciando la pelle ambrata, fino alle palle che erano completamente depilate così come il pube e tutto il resto. Le leccò per bene poi ne prese una in bocca e la succhiò schiacciandola un pochino con l’intento di far durare di più il ragazzo che però indispettito con una mano prese la testa la levò e con l’altra prese il cazzo e cominciò a schiaffeggiare Sofia sul volto. Lei, invece di essere infastidita, spalancava sempre più la bocca cercando di inghiottire la cappella quando le arrivava a tiro. Ce la fece e le due mani del ragazzo si portarono dietro la nuca di Sofia mentre col bacino ondeggiava avanti indietro di fatto scopandola in bocca. Nel frattempo dalla gabbia si sentì il marito di Sofia che ansimava pesantemente e la apostrofava con un “succhiaglielo bene troia, fammi vedere come sei brava a fare i pompini”. Questa frase liberò la lingua anche al ragazzo che scaricò addosso a Sofia prima una sequela di insulti inneggianti alla sua capacità con la bocca quindi un carico di diversi schizzi di sborra che Sofia non riuscì ad inghiottire e le sgorgarono dai lati della bocca gocciolando poi sul vestito.
Ancora una volta fu dato il tempo a Sofia di pulirsi un poco poi io ripresi ad estrarre, i terni ormai erano molti quando estrassi il 23 e sentii dal fondo della sala un “Quaterna”, il tutto un attimo prima che anche dal primo banco ci fosse la stessa chiamata.
Intervenne Kemal: “il premio non lo si può dividere ma si può condividere, sei stata fortunata ti scoperanno insieme. L’uomo sul fondo era un barista sui 40 molto simpatico ci avevo riso e scherzato più volte al bar della piscina mentre quello in prima fila era un ragazzo giovane, un receptionist che faceva spesso il turno di notte. Si avvicinarono entrambi col cazzo barzotto di fuori. Li presi per i loro piselli e camminando me li portai al centro del palco dove c’era il banco delle estrazioni. Nel portarmeli li segavo così arrivati al centro erano pronti ma non volevo perdermi il gusto dei loro cazzi per cui mi inginocchiai e sempre segandoli alternavo leccate ad entrambi i membri. Li scappellai per bene fino a che il barista non si staccò, si mise in mezzo alle mie cosce e cominciò a leccarmi furiosamente. L’altro intanto mi tolse il vestito lasciandomi con le sole scarpe col tacco alto ed una catenina dorata che mi ero messa in vita. Mi leccò provocandomi dei forti brividi, quando si accorse che ero pronta mi girò e mi infilò. Io intanto non mollavo il cazzo del primo uomo continuando a segarlo e spompinarlo. Il barista mi mise a pecora e cominciò a pomparmi con foga. L’altro si era messo dietro come per aspettare il turno quando Franck (il barista) cambiò posizione sdraiandosi per terra e calandomi di peso sul suo cazzo. Fu a quel punto che vidi avvicinarsi il giovane receptionist, il suo cazzo era bagnato dalla saliva e dal liquido seminale dovuto all’eccitazione. Per un attimo pensai che mi avrebbe inculato ed invece appoggiò la cappella alla passera già colma del primo cazzo ed approfittò ad infilarsi mentre il barista si tirava indietro senza però uscire. Avevo due cazzi in figa davanti ad una platea di decine di uomini che già se lo menavano un poco ma soprattutto davanti a mio marito che mi stava guardando per nulla incazzato ma che vedevo eccitatissimo nonostante la gabbietta ne impedisse l’erezione. I due uomini dentro di me presero il ritmo alternando l’affondo e facendomi bagnare abbondantemente e godere fino all’orgasmo. Dopo il primo orgasmo ripresi un po’ il controllo e l’iniziativa. Feci uscire il barista e lo presi in bocca ingoiandone più possibile almeno così mi parve visto che mi prese la testa a due mani scopandomi in bocca e riempiendomi di sborra. L’altro venne un paio di minuti dopo tirando fuori il cazzo dalla figa e riempiendomi culo e schiena con potenti schizzi che arrivarono fino ai capelli sul collo. Così sporca ancheggiai fino alla gabbia dove c’era mio marito ed attraverso le sbarre gli misi la lingua in bocca passandogli una buona dose di sborra. Quando ebbi finito di limonarlo gli dissi: “ti è piaciuto cornuto?”
Lui eccitatissimo e con la bocca piena fece cenno di sì allora mi girai spingendolo con le mani in ginocchio quindi misi la schiena contro le sbarre e gli intimai di ripulirmi con la lingua. Non se lo fece dire due volte, ingoiò la prima dose di sperma e partì all’attacco della seconda. Pochi secondi e fui ripulita, almeno sommariamente. Mi girai e lo ringraziai per il servizio. “Bravo cornutone, da oggi la sborra degli altri uomini diventerà parte del tuo menù”. Kemal mi dominava ed io a mia volta dominavo Pier ma gli volevo bene, sessualmente sarebbe stato il mio schiavo ma fuori dal letto il mio amore.
Tornai verso il banco e mi asciugai un po’ con un telo che c’era li quindi Sofia estrasse un nuovo numero, i due che avevano fatto quaterna fecero anche cinquina ma non era contemplato premio per loro così i cinque numeri fortunati uscirono per l’elettricista del villaggio. Il numero era il 47 e l’uomo era un gigante. Due metri per 120 chili ed il cazzo, scoprii dopo, era proporzionato al corpo. Era veramente asinino e mi preoccupai per il mio buco del culo che avrebbe fatto ben fatica ad accoglierlo. Mi venne in soccorso Kemal che mi spruzzò abbondantemente il culo e l’ano in particolare di un gel molto delicato e profumato. Mohamed, così si chiamava, mi sollevò di peso dal tavolo dove si estraevano i numeri e tenendomi in braccio come si può tenere un sacchetto con del pane, mi portò in mezzo alla sala. Si calò i pantaloni e lì scoprii un cazzo che a riposo passava i 20 centimetri. Con una delle sue manone mi fece mettere in ginocchio davanti a lui e mi disse qualcosa nella sua lingua che per me era incomprensibile ma mi fu chiaro dal gesto che mimò con l’altra mano. Voleva che gli succhiassi l’uccello, cominciai dalle palle grosse come due mandarini. Era molto peloso per cui leccandolo i suoi peli mi costringevano a fermarmi per sputarli. La cosa lo infastidì tanto che in un momento in cui mi ero fermata mi tappò il naso costringendomi ad aprire la bocca e ci infilò la cappella dandomi un colpo come per scoparmi. Provò a spingere dentro un po’ di più ma non ce la facevo, la cappella, grossa come un uovo, riempiva già a sufficienza la mia bocca per quanto provassi a spalancare di più. Desistette solo dopo che Kemal gli fece un gesto di non forzare ulteriormente. Ripresi fiato ed intanto lui mi girò dietro sollevandomi, poi si sedette e mi sdraiò sopra le sue gambe con le chiappe rivolte verso il cielo. Iniziò ad infilare i suoi ditoni uno alla volta, già dal secondo sentii dolore che si attenuò dopo che aveva fatto un po’ di avanti ed indietro con le sue dita. Poi, quando infilò anche il pollice, seppure molto unta sentii una fitta fortissima tanto da lanciare un urlo. Intanto il pubblico dei dipendenti del resort si era avvicinato e ritmava degli incitamenti che non capivo. Mi ero irrigidita per le tre dita e Mohamed si fermò lasciandomele dentro. Mi sentivo strapiena e non vedevo l’ora che il tutto finisse. Tenendomi due dita nel culo mi girò mettendomi di nuovo l cappella a portata di bocca. Pur di non farlo indispettire cominciai a leccarla come si lecca un gelato molto gustoso ed il mostro raggiunse, dopo 5 minuti, dimensioni a me ignote. Mi risollevò e mi portò ad una panca che aveva due bracciali per bloccare le mani. Da dove venisse non lo sapevo, non c’era quando avevamo cominciato, evidentemente era tutto pianificato. La panca era incrostata di residui biancastri, facile immaginare cosa fosse la sostanza, si vedeva che era stata pulita ma molto sommariamente. Mi legarono le mani agli estremi e così col busto appoggiato sul ripiano imbottito ero in ginocchio col culo ben esposto.
Kemal si avvicinò davanti e mi disse: “ti starò vicino, qui non violentiamo nessuno ma tutti devono essere decisi e contenti per cui se vuoi che si fermi tutto, in qualsiasi momento ricordati che la parola di salvataggio che hai scelto è koala”. Feci cenno di si con la testa. Volevo essere umiliata e scopata e nei giorni precedenti era successo abbondantemente ma in quel momento stavo superando ogni mia più fervida immaginazione. Avevo letto e visto il film del trittico 50 sfumature ma in confronto a quello che avevo fatto era qualcosa per educande pruriginose.
Kemal estrasse il suo bel cazzo che era barzotto e cominciò a strofinarlo sul mio volto dandomi anche qualche colpo come se mi stesse schiaffeggiando per umiliarmi un po’, la cosa mi fece scorrere un brivido e mi bagnai ma l’obbiettivo era il mio culo. Mohamed estrasse le dita dal mio orifizio che mi accorsi che restò dilatato, prese una bottiglietta di liquido lubrificante con spruzzatore e mi unse nuovamente ancora più abbondantemente. Le dita, che scorrevano dentro e fuori anche due alla volta, erano diventate piacevoli, speravo me ne mettesse almeno una anche in figa perché desideravo essere riempita. Kemal si accorse dal mio volto che la cosa stava cominciando a piacermi e fece un cenno a Mohamed che cominciò a penetrarmi entrambi i buchi con le dita, poi di colpo sentii la sua cappella farsi spazio in figa mentre avevo due sue dita nel culo. Mi sentivo come potrebbe sentirsi un tacchino in America il giorno del ringraziamento, farcita a dismisura e cominciai ad uggiolare come una cagnetta n calore. Il cazzo di Mohamed in figa, quello di Kemal in bocca entrambi ormai completamente in erezione, mi pompavano così come le due dita in culo. Di colpo mentre stavo per godere Mohamed estrasse il membro dalla figa, appoggiò la cappella al buco del culo e diede un colpo secco. Entrò provocandomi un po’ di dolore ma nulla di terribile. Il più era fatto. Si assestò per un paio di minuti facendo solo piccoli movimenti poi cominciò a guadagnare un centimetro alla volta. Quando ne furono entrati una decina estrasse tutto quello che aveva guadagnato in un colpo solo lasciando solo la cappella dentro. Poi partì l’affondo, rimise tutto dentro guadagnando almeno altri due centimetri. Ripeté l’operazione altre tre volte fino a che non ci stava più nulla, restavano fuori ancora almeno più di 5 centimetri. Sempre con il cazzo ben piantato nel mio culo fece cenno a Kemal di liberarmi cosa che il capo villaggio fece subito. Cominciò a girare in mezzo al pubblico mostrandomi come un trofeo saldamente piantato con l’ano attorno al suo mostruoso membro. Passavo vicino a uomini del villaggio, alcuni mi avevano già scopato altri non li avevo nemmeno mai visti, aiuto cuochi sguatteri operai giardinieri ognuno quando passavo vicino loro mi palpeggiava o mi strofinava il cazzo addosso. Arrivò davanti alla gabbia dove c’erano Pier e Remo e vidi che entrambi si stavano menando l’uccello ben dritto senza più le gabbiette sui cazzi. “Sei fantastica tesoro, ti amo continua così non vedo l’ora di vederti nell’orgia finale”. Non ero la sola ad aver perso ogni inibizione. Il ritorno a casa avrebbe cambiato le cose dal punto di vista sessuale, avrei deciso io se e quando avrebbe potuto scoparmi, gli piaceva essere umiliato e lo avrei accontentato. Gli risposi “sei un gran cornuto e vedo che ti piace, quando torneremo a casa ti sistemerò per bene, ho già qualche idea di cazzi che mi vogliono scopare da un sacco di tempo, me li farò tutti davanti a te”. A queste parole Pier venne sborrando copiosamente e, con un filo di voce mi disse semplicemente grazie.
Intanto il movimento sull’asta di Mohamed, anche se probabilmente non troppo comodo lo aveva portato avanti, io avevo avuto un orgasmo e sentivo il calore che stava salendo per un altro. Si fermò davanti alla gabbia, mi mise a pecorina e cominciò a pomparmi in culo con foga che preannunciava la sborrata. Era attaccato alle mie tette che stava strapazzando provocandomi brividi di piacere e di dolore. Sentii la cappella crescere ancora e fremere e poi 4/5 fiotti si sborra che mi riempirono il culo. Mohamed estrasse il pene dal buco, non era più al massimo dell’erezione ovviamente ma era ancora bello duro. Me lo mise davanti alla bocca e con un italiano stentato mi intimò di pulirlo. A me mancava poco al secondo orgasmo così mentre con una mano mi masturbavo con l’altra tenevo il cazzone e lo leccavo. Kemal si avvicinò a noi col cazzo dritto e mi sborrò in faccia e sulle tette mischiando i residui di sborra attaccati al cazzo di Mohamed con i suoi. Poi aprì la gabbia, prese Pier per un orecchio e lo fece inginocchiare vicino a me: “aiuta quella vacca di tua moglie, pulisci tutta la sborra che generosamente le ho regalato e gustati anche tu un po’ del cazzo di Mohamed”.
Sembrava che Pier non aspettasse altro. In genere dopo che aveva sborrato il desiderio calava. Evidentemente la situazione gli piaceva, cominciò dal basso delle mie tette e ripulì con la lingua ogni goccia che trovava. Poi Kemal gli tappò il naso e lui inghiottì quanto aveva raccolto. Passò quindi ad aiutarmi a pulire il cazzone che nel frattempo si era un po’ ammosciato. Mentre io ripulivo la cappella lui partì dal basso leccando con voluttà le palle e risalendo, ci incrociammo a metà dell’asta e ci scambiammo fluidi in n bacio appassionato. Vidi che mio marito aveva il cazzo di nuovo in completa erezione e gli dissi che era un gran porco cornuto e che a casa, quando saremmo tornati, non lo avrei mai lasciato senza sborra da ripulire. Gli comparve un sorriso sulle labbra ed ancora mi ringraziò.
Ma non era finita lì, il mio culo completamente spanato, cominciava a far uscire la sborra con cui Mohamed lo aveva riempito. Pier si sdraiò per terra e mi fece cenno di accovacciarmi sopra di lui mettendogli il culo a pochi centimetri dal volto. Cominciò ripulendo lo sperma che colava da una gamba e raggiunse il buco del culo ingoiando tutto. Poi tutta l’aria che Mohamed mi aveva pompato dentro cominciò ad uscire portandosi appresso copiose dosi di sborra finendo a coprire il volto di Pier che si ripuliva ingoiando ad ogni spruzzo.
Quando terminammo le pulizie Kemal rimise Pier in gabbia, mi diede un asciugamano con il quale mi ripulii e tornai a sedermi al tavolo delle estrazioni in attesa della tombola. Estraemmo un po’ di numeri, io ero disfatta e col culo che bruciava come mai mi era successo, avevo anche l’impressione che non si fosse completamente chiuso. Chiesi a Sofia come era e mi rispose che si, in parte si era chiuso ma era rimasto allargato con il diametro di una moneta da 2 euro. La tombola si completò ed il vincitore, con il numero 44 estratto da Sofia, era Raul che avevo già ben conosciuto e provato nei giorni precedenti. Il suo cazzone sebbene di dimensioni notevoli non poteva competere con quello di Mohamed che però era nel frattempo scomparso. Raul chiamo altri 5 ragazzi, tutti giovani e con fisici palestrati.
“Vamos a divertirnos con estas dos zorras” disse ai 5 uomini prescelti. Sebbene non parlassi spagnolo capii che ci aveva dato delle troie, come dargli torto viste le circostanze. Guardai Sofia e le dissi “gran finale, sono dei fusti mica male”. Lei mi rispose “speriamo che i cazzi siano all’altezza dei fisici” e scoppiammo in una risata. Gi uomini si divisero in due gruppetti da tre; dopo essersi completamente denudati mostrando uccelli ben sopra la media, si sedettero su un grande divano angolare tre per lato. Ci inginocchiammo e cominciammo a servirli con le mani e con le bocche fino a che non furono completamente dritti. Il primo passò dietro di me, mi diede un paio di minuti di leccate facendomi fremere e poi infilò il suo bel cazzo nella mia figa. Con la coda dell’occhio vidi che anche Sofia veniva trattata allo stesso modo ansimando pesantemente. I due poi ci penetrarono mentre io stavo strofinando le cappelle dei due rimasti seduti leccandole per bene con la lingua. I due uomini quando era il loro turno di essere leccati mi prendevano la testa con le due mani guidandola per ottenere il massimo piacere. Mentre facevamo questo i 6 uomini si scambiavano opinioni sulle nostre abilità e sulla poca morigeratezza che mostravamo, apprezzando il nostro impegno. Fu una mezz’ora molto intensa. Dopo aver preso Mohamed nessun cazzo mi faceva paura per cui mi strofinai chiedendo di essere inculata e la cosa eccitò moltissimo i mei tra cazzoni. Ad un certo punto due uomini si sedettero sul divano guidarono Sofia e me a succhiare i loro cazzi esponendoci alla pecorina.
Fu un attimo e uno dei cazzi me lo trovai nel culo e l’altro pure. Non era una posizione comoda ma il passaggio precedente di Mohamed e tutto il liquido lubrificante a cui era stata aggiunta ulteriore dose, fecero sì che riuscirono a pomparmi introducendo una buona parte degli uccelli insieme. Sofia invece li aveva ricevuti in figa con un poco di difficoltà li aveva accolti e sembrava si stesse divertendo. Dopo un paio di minuti Raul si stese sul divano e gli altri due di peso mi calarono su di lui. Ero bella piena viste le dimensioni generose dell’uccello del maestro di tango. Uno dei due si mise davanti porgendomi il cazzo da succhiare ed il terzo da dietro me lo mise nel culo. Trovammo una buona sincronizzazione e mi pomparono con gusto ed ebbi un ulteriore orgasmo. Ormai avevo perso il conto sia delle umiliazioni che avevo subito dai cazzi che avevo preso che degli orgasmi che avevo avuto. Quello che era nel culo probabilmente non sentiva molto perché dopo non molto decise che voleva entrare anche lui in figa e così appoggiò la cappella, mise due dita per farsi spazio e mentre Raul era tutto dentro e stava fermo cominciò a farsi spazio. Riuscì a mettere la sola cappella ed io, sebbene molto aperta, sentivo un po’ di dolore. Dopo poco per scomodità o poco piacere decise con disappunto e lanciandomi altri insulti in spagnolo (capii dal tono ma non il significato), di mettesi davanti dandosi il cambio con quello che stavo succhiando che mi ritrovai nel culo. Entrò senza fatica anche lui, il mio culo ormai era una autostrada. Ripresero a pomparmi e quello che era in culo mi sborrò riempiendomi le viscere copiosamente. Sentivo Raul crescere e si sfilò, ancora una volta mi fecero mettere in ginocchio e Raul, puntandomi la cappella a 5 centimetri dal volto si segò facendomi una maschera di bellezza di 6 schizzi. Al quinto schizzo sentii che anche l’altro stava sborrando indirizzando però la sua sborrata sulle tette. Gli schizzi furono solo 3 ma molto abbondanti. Quando i tre uomini si ritirarono mi girai disfatta verso Sofia. Avevo perso il contatto per cui non sapevo a che punto stava Mi accorsi che non c’era più. Kemal mi prese per mano e mi portò con sé fuori dal capannone fino alle docce all’aperto e li vidi Sofia che veniva ripulita dalla sborra da suo marito Remo il tutto mentre una decina di ragazzotti si segavano aggiungendo continuamente altra sborra. Erano in fila per due ed appena eiaculavano sulla mia amica si spostavano per lasciare il posto ad altri. Kemal mi fece andare nella doccia di fianco, mi fece numerose foto mostrandomi come ero concia. Nella doccia completamente nudo e col cazzo dritto mi aspettava Pier in ginocchio. Mi inginocchiai pure io e lui cominciò a ripulirmi baciandomi con traporto scambiandoci le sborrate dei due uomini che mi avevano riempito volto e tette. Quando fui quasi ripulita ecco che anche a noi si avvicinarono una decina di operai del villaggio che segandosi avevano seguito tutte le nostre evoluzioni sessuali. Prendemmo e condividemmo le sborrate dei maschi che in lingue diverse ci insultavano pesantemente. Alla fine ero esausta, amavo Pier e questo suo lato ed ero desiderosa di soddisfare anche lui. Stavo per succhiargli il cazzo quando Kemal mi fermò. “il cornuto deve essere umiliato fino in fondo, si deve fare una sega e mangiarsi la propria sborra, ricordati che siete venuti qui per essere umiliati e questa è l’ultima pietra del suo percorso di cuckold. Quando ve ne andrete tu assumerai il comando e sono certo troverai mille modi per umiliarlo per la sua gioia. Ne ho viste tante di coppie come voi nel corso degli anni da quando ero animatore fino ad oggi che sono direttore del resort”. Gli diedi retta e dissi a Pier: “segati cornuto inutile, sei buono solo per guardare e servirmi mentre mi faccio sbattere dagli altri”. Le parole lo fecero andare in estasi tanto che sborrò velocemente nonostante non fosse la prima della serata. Quando ebbe le mani impiastricciate e l’adrenalina calata non era molto voglioso di ripulirsi succhiando anche la sua sborra allora lo presi per un orecchio con una mano e con l’altra gli guidai la mano sporca verso la bocca. Fu ubbidiente e si ripulì quanto aveva sulla mano, fino all’ultima goccia. “Bravo cornuto, gli ripetei, a casa vedrai che organizzeremo altre serate come questa ed avrai tanta sborra da mangiare”.
Pensavo fosse finita lì ed invece Kemal ci fece segno di restare in ginocchio, Sofia, Remo Pier ed io obbedimmo come avevamo fatto per tutta la serata e tutti gli uomini che ci avevano riempito i buchi o semplicemente si erano strofinati o ci avevano guardati si avvicinarono con gli uccelli di fuori e cominciarono a pisciare. Ci misero 5 minuti ma tutti si svuotarono la vesciac su di noi, alcuni vollero pisciare su tutti e quattro quindi si muovevano per raggiungerci. Aprii la bocca come avevo visto fare in alcuni film porno e la cosa piacque molto, i commenti nelle varie lingue erano chiari come significato. Il giorno dopo saremmo partiti fortunatamente, un conto è farsi sbattere ed un altro girare per il villaggio con tutto il personale che ridacchia e ti indica al passaggio, non ne avevo voglia.
Quando ebbero finito di pisciare tutti Kemal ci porse dei flaconi di shampoo doccia aprì l’acqua delle docce e ci lasciò finalmente soli. Sofia e Remo si lavarono ed altrettanto facemmo noi strofinandoci delicatamente e baciandoci con tenerezza. “Sei stata fantastica” mi disse Pier. “Hai realizzato un sogno che avevo da anni. Non vedo l’ora di riguardarmi i filmati con te a casa. Kemal mi ha promesso che li monteranno e che ci farà avere il tutto. Se lo vogliamo ha anche detto che può darli ad una casa di distribuzione e farci avere i proventi”.
“No, per ora voglio resti una cosa nostra” risposi a Pier e ci baciammo di nuovo. Quando fummo completamente puliti ci asciugammo e tornammo con Sofia e Remo verso le nostre camere ognuno col coniuge. Kemal aveva provveduto a spostare i vestiti e le valige. Dormimmo cinque ore poi, alle 9, dopo aver fatto colazione prendemmo, l’autobus che ci avrebbe portato all’aeroporto. Salutammo e ringraziammo Kemal che ci diede una chiavetta usb. “qui ci sono tutte le performance delle due signore e quelle di voi maschietti nella serata finale. Se cambiate idea e volete che li distribuisca su internet fatemelo sapere. Secondo me se decidete di palesarvi e vi mettete su Onlyfans potete fare una marea di soldi, pensateci”. Lo salutammo ancora una volta e lo baciai sulla guancia. A casa la vita di tutti i giorni avrebbe avuto il sopravvento ma avevamo imparato come rilassarci a dovere.

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