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Racconti Erotici Lesbo

Una calda estate

By 16 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Udine è una città del nord, tutti gli italiani lo sanno; quello che pochi sanno però è che d’estate fa caldo, molto caldo, da fare invidia alle città del sud, o meglio dirò che non ha nulla da perdere rispetto al sud Italia.

Oggi a luglio inoltrato ci sono 35 gradi e un vento caldo che non invita ad allontanarsi dal fresco di un condizionatore.

Eppure esco, devo farlo, ho un appuntamento da rispettare e a me non piace “tirare il pacco” e ne fare tardi, quindi eccomi in strada con  questo caldo pazzesco, la testa mi gira e sono in motorino ma non aiuta perché il vento che mi arriva addosso è bollente, probabilmente l’asfalto lo scalda, fatto è che mi gira la testa.

Per fortuna non devo andare lontano, da Udine sud verso la zona ovest, saranno sette od otto chilometri, e dietro viale Venezia ci sta casa tua dove ci incontreremo amore.

Ti ho incontrata per caso mentre ero alla cassa come tutti i giorni; un viso interessante incorniciato da lunghi e lisci capelli castani, un vestito leggero che però non metteva molto in risalto il tuo corpo longilineo, poca gente al supermercato in questo periodo ed ho potuto parlarti, scoprire che vieni da Torino, che non sei friulana ma che sei qui per lavoro, che ti fermerai per un annetto “poi si vedrà”.

E’ una settimana ormai che ci frequentiamo, ti vengo a prendere in motorino, poi insieme andiamo a sederci su una panchina del vicino “parco Moretti” e chiacchieriamo del più e del meno, delle nostre famiglie, della vita insomma; finiamo sempre con l’eccitarci a raccontarci le nostre esperienze passate o quello che ci piacerebbe fare ora; a te non piace l’idea di farlo davanti ad altri ma per me faresti qualsiasi cosa, me l’hai detto così tante volte che ci credo come se l’avessi detto io stessa.

Un giorno, lo ricordo, mi dicesti che ti ecciterebbe sapere che qualcuno ti sta guardando mentre fai sesso con qualcuno, e io ti baciai sulla panchina senza preoccuparmi di chi ci potesse vedere, diventasti rossa in volto ma allo stesso tempo guardando i tuoi occhi compresi che la cosa ti aveva eccitata a dismisura e infatti quel giorno quando facemmo l’amore tu eri davvero su di giri, da quel giorno ti propongo cose sempre più spinte, che mai faremo probabilmente, ma che a te eccitano anche solo immaginare di farle.

Oggi indossi solo una canottiera di un viola prugna con spalline sottili e pantaloncini cortissimi denim su scarpe da ginnastica bianche, ti ricordi che te lo proposi io, e tu accettasti?

Era una delle mie “proposte sconce” come tu stessa le hai chiamate.

Sei uscita di casa così conciata, avrai incrociato persone, sicuramente almeno un conoscente che si sarà soffermato a guardarti, a rimirarti, guardare le tue lunghe gambe o i piccol seni con quei  capezzoli sempre a punta che vogliono dire “eccomi ci sono anche io guardami” e avranno immaginato di toccarli. Eppure amore hai visto? Non è successo nulla, ora sei qui con me sana e salva.

E io ho una maglietta presa “dai cinesi”, ti ricordi che l’abbiamo presa insieme dicendo che mi sarebbe stata benissimo addosso senza reggiseno sotto così da vedere i seni dondolare, ecco amore i miei seni dondolano sotto la stoffa, i capezzoli eccitati dimostrano quanto mi piace farmi guardare così, guardami!

Oggi fa più caldo che mai e su quella panchina dopo esserci scambiae un rapido bacio a sigillo del nostro eterno amore non ci stiamo più, prendiamo il motorino e in due ci dirigiamo verso la campagna a ovest, dopo il cimitero prendo la strada che porta fuori città, ti sento eccitata e me lo sussurri all’orecchio; sento che ti piace e mi eccito anche io, tu dopo un sobbalzo dovuto ad una buca gridi e ti aggrappi ai miei seni che adesso non dondolano più e resti così mentre io guido felice.

Siamo due pazze, quarant’anni e non accorgersi che sono arrivati…

 

… Siamo due pazze, quarant’anni e non accorgersi che sono arrivati …

Siamo nel solito posto, in mezzo ad un campo di mais, così alto e fitto che non ci possono vedere né dalla strada e né dall’alto se avessero l’elicottero.

Io mi spoglio completamente e uso i pochi vestiti per coprire una piccola zona che abbiamo allargato per poterci sdraiare e fare i nostri comodi, poi ti spoglio, ti sfilo subito la canottierina tirandola su dalla pancia, ogni poco ti bacio la pelle e quando sono all’ombelico ti stuzzico con la lingua e tu ti ritrai respingendomi, so che soffri il solletico, e continuo a baciarti alzandoti sempre più la canottiera.

Ora che sto giocando con i tuoi seni non mi respingi più, la mia lingua segue il contorno dei tuoi seni piccoli, duri, piacevoli al tatto anche se sudati, anzi meglio, sento il tuo sapore e mi piace, come mi piace giocare con i tuoi capezzoli, sentirli duri sotto la lingua, stuzzicarli e sentire i tuoi gemiti di piacere.

Ma è un attimo, stronza come sono, ti sfilo la canottierina e la lancio; lo so tu speravi che continuassi a baciarti il collo ma invece no, mi ritraggo con la tua canottiera in mano e la lancio sopra il mais.

Oramai siamo partite per la tangente, ridiamo e scherziamo, io ho solo le scarpe da ginnastica, tu i pantaloncini che tento in ogni modo di sfilarti, gridi e grido anch’io, facciamo un casino del diavolo tanto chi ci sente.

Ci sente il figlio del contadino, che come nella peggior commedia all’italiana appare all’improvviso con la canottiera in mano chiedendo di chi sia, noi ci fermiamo a guardarlo raggelate per un attimo, ma è solo un attimo appunto, chi ci ferma dal ridere.

Io nuda mi metto in piedi in una posa di sfida e di rimando gli faccio: “juste in chel e rivaa la vuardie – adesso è arrivato il vigile”, lui ride e mi risponde di rimando al che gli dico sempre in furlan: “no sta a domandami a mi, o soi l’ultim arivat – non domandarmi a me, io sono l’ultima arrivata”.

Ovviamente tu non ci hai capito nulla, ti difendi soltanto nascondendoti dietro di me che me la rido con una posa di sfida, poi piano esci fuori e timidamente chiedi di poter parlare in italiano perché non ci stai capendo nulla.

Lui ti guarda e ti dice, sempre in marilenghe che se non sai il friulano non ci puoi stare su questa terra e allora io mi incazzo!

Primo, gli dico, devi ancora dimostrarmi che questa terra è tua, poi mi devi dire cosa ci facevi tu qui, stavi a spiarci? E poi, rincaro, non trattare male la mia amica se no te la vedi con me!

Lui mi guarda beffardo e poi si mette a ridere e allora rido pure io lasciando la mia posa di sfida, poi ridendo tutti e due ci giriamo verso di te e finalmente ti vedo bene, anche tu sei nuda dalle ginocchia in su però, infatti sono stata interrotta proprio mentre cercavo di sfilarti i pantaloncini che ora sono a mezz’asta e giù a ridere tutti e tre e lui che ti dice che hai la bandiera a mezz’sta e che forse è perché ti è morta la gatta!

Io ti prendo per le gambe abbracciandoti da dietro e allargandoti le labbra della figa ci butto un occhio, quindi guardando il contadino gli dico, no credo sia ancora viva ma avrà sicuramente bisogno di un piccolo aiuto, che so una respirazione bocca figa, che ne dici sei capace? Te la senti? O devo aiutarti io?

Non so se ne sei davvero capace di far godere una donna con la tua lingua ma vedo comunque che non ti stai tirando indietro, infatti ti avvicini e ti tuffi in mezzo a quel ben di dio mentre io continuo a tenere scostate le labbra esponendo anche il clitoride che vedo bello gonfio, segno che di tutto questo nostro gioco, del fatto che ti stia usando per il mio godimento e quello del contadino senza chiederti nemmeno il permesso, ti piace.

E infatti ti sento ansimare e perciò ti lascio facendoti scivolare piano a terra, mentre mi dedico ai pantaloni del tipo, mi accuccio sotto di lui e mentre gli appoggio la faccia alla patta sentendo il duro pene, gli slaccio la cintura, poi passo alla zip della patta e quindi dopo avergli morso il cazzo da sopra le mutande glielo tiro fuori.

Mi infilo quel bel randello in bocca, abbraccio il suo corpo e spingo il suo cazzo dentro la mia bocca, voglio che mi scopi così in bocca, lui capisce e inizia un lento su e giù nella mia bocca, io non faccio nulla, mi godo solo la sua calda carne che passa attraverso le mie labbra e finisce sulla mia lingua golosa, stimolandomi le ghiandole salivari e dopo un po’ devo sputare fuori saliva se no mi strozzo.

E tu amore mio intanto mugoli di piacere, ti sento, si vede che il lavoretto di lingua che ti sta facendo il contadino ti piace e così mentre mi faccio stuprare la bocca con le mani accarezzo le tue lunghe gambe.

Poi lui si alza, lasciandomi vuota, ci guardiamo poi ti guardiamo e ti chiediamo che è successo? Ma tu di zitto vai verso la faccia di lei e glielo appoggi sulla fronte quindi vieni in una colata di bianco sperma che si mischia alla mia saliva che lo ricopre tutto. Cazzo! Penso, non ho mai visto uno venire così, si è trattenuto dall’orgasmo, è andato verso il suo viso e poi ha sborrato!

Tu hai la faccia sporchissima di sperma e saliva, io ho la saliva che cola dal mento e lui ti gira verso di me e ci ordina di baciarci.

Figuriamoci se me lo faccio ripetere, io non stavo certo aspettando un tuo comando, io non vedevo l’ora di leccarle la faccia e di fare un lingua a lngua di quelli davvero porci, e così che inzizio a leccarti tutta la faccia amore mio, lecco la sborra di lui e la saliva mia, poi anche tu con le dita raccogli la saliva che ancora mi cola dal mento e te la infili in bocca golosa.

E’ un attimo, prendo il tuo viso tra le mani e ti infilo la mia lingua sporca in bocca e tu ti attacchi a ventosa con le labbra alla mia bocca, cazzo, mi piace quando prendi l’iniziativa.

Ti sento alzare, ma no è lui che ti sta alzando le gambe, intuisco che vuole scoparti alla pecorina e infatti dopo poco ti sento sussultare sotto i suoi colpi; sono colpi profondi e potenti quelli che ti sta dando, ti sento già ansimante, cazzo amore penso, devi essere proprio al limite se già godi, mi tolgo dalla posizione e mi faccio sotto di te, voglio vedere il suo cazzo all’opera.

E lo vedo è dentro il tuo culo, spinge forte e la tua figa cola umori sulla mia faccia che io prontamente prendo con le dita e me li porto alla bocca, poi lui esce con il cazzo vibrante e fiero dal tuo culo, io lo voglio leccare ma lui non me ne da il tempo e subito si infila in un colpo secco nella tua figa.

Tu mi infili due o forse no, tre dita, o non lo so quante sono, non capisco più niente, so solo che la mia figa è piena, ti accucci su di me e mi mangi il clitoride mentre le tue dita vanno e vengono dentro di me, io vedo il suo cazzo enrare e uscire da te, mi allungo e ti lecco poi lecco le sue palle, poi la tua figa, poi… è un continuo.

Lui ora è in ginochio dietro di te, i suoi colpi sono serrati, sta per venire e infatti lo sfila da te e me lo mette in bocca e in un attimo mi riempie di calda sborra.

Poi come se niente fosse si alza, si aggiusta la patta e se ne va, senza dire nulla; stronzo penso dentro di me ma non lo dico, ho un orgasmo devastante in corso d’opera che mi scuote, poi tu ti accasci su di me e mi sbatti la tua figa fradicia in faccia, ma io non ho più la forza di fare nulla e ci addormentiamo così.

Ci svegliamo che sta imbrunendo, sono quasi le otto di sera, ci mettiamo sedute sui nostri vestiti e ci guardiamo soddisfatte, poi ci mettiamo a ridere e tu mi chiedi: “ma chi cazzo era?”

E che ne so ti rispondo, però proprio un bel cazzo!

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