SI PARTE
Quell’estate le vacanze sarebbero state un po’ diverse dal solito. Sì, perché non saremmo andati in Sardegna da soli o con il papà di Giulia, ma con Valentina e Marco. Non era mai successo prima e se da una parte sarebbe stata una mancanza di intimità per noi, dall’altra quello che era successo con Valentina aveva cambiato un po’ le carte in tavola.
Certo, non era più successo praticamente niente. Dopo l’incredibile avventura con lei e con Silvia, ci eravamo visto un altro paio di volte, ma non era successo nulla. Ogni tanto ci scrivevamo ancora in chat, ma senza scambiarci grosse novità. Con Silvia mi ero sentito una sola volta e mi aveva detto che era in crisi con il moroso e aveva problemi a casa, ma per il resto stava bene e ricordava ancora volentieri quello che era successo.
Certo, in Sardegna non ci sarebbe stata nemmeno molta possibilità di fare qualcosa, data la quasi totale assenza di posti nascosti o momenti in cui ci si poteva trovare soli, ma comunque ero confidente che sarebbe potuto succedere qualcosa. Per di più, passare una settimana a guardare la sorella della mia ragazza in costume a pochi metri di distanza non avrebbe certo contribuito a non infrangere le regole.
Le cose iniziarono a “mettersi bene” già durante il viaggio. Innanzitutto volle guidare Marco e Giulia si mise accanto a lui. Io e Valentina finimmo dietro, assieme a parecchi bagagli. In particolar modo c’era un trolley infilato sulla cunetta del pavimento tra i sedili, che faceva una sorta di separé con quelli davanti. All’inizio non successe nulla, ma sia io che Valentina continuavamo a lanciarci sguardi oltre le lenti dei nostri occhiali da sole. Il fatto che poi la sorella di Giulia indossasse una t-shirt piuttosto aderente e degli shorts non mi dissuadeva certo da contemplare il suo corpo. Ai piedi, poi, notai che indossava gli stessi sandali che aveva indossato in quello sfrenato pomeriggio di sesso con lei e Silvia e questo non poteva che richiamarmi alla mente quei piacevoli ricordi.
Ad un certo punto notai come Giulia si fosse appisolata sul sedile davanti, mentre Marco, sempre molto preciso ai limiti della paranoia, era completamente concentrato alla guida. In più aveva una call di lavoro proprio in quel momento nell’auricolare, quindi la sua attenzione era da tutt’altra parte.
In quel momento mi feci coraggio e, lentamente, allungai il braccio e la mano finì per arrivare ad accarezzare Valentina tra le gambe. Lei fece quasi un sobbalzo, ma non tolse la mano, anzi, si abbassò leggermente e divaricò un po’ le gambe, mentre le mie dita le slacciavano con calma il bottone degli shorts e si insinuavano dentro. Aveva capito anche lei la situazione e aveva evidentemente deciso di buttarsi in quella cosa rischiosissima, ma anche parecchio eccitante… Sentii il tessuto delle mutandine e scoprii che era parecchio bagnata, segno che fino a quel momento aveva pensato solo a come fare porcate con me senza essere vista. Lentamente, infilai le dita dentro, scostando la stoffa e cominciai una lenta masturbazione. Mi concentravo sul clitoride, perché volevo vedere come sarebbe riuscita a resistere all’orgasmo.
Da davanti non si vedeva nulla, ma colsi il suo sguardo attraverso le lenti e vidi la bocca leggermente aperta. Stava godendo come una matta e la prospettiva di farlo a mezzo metro dal compagno e da sua sorella doveva eccitarla alle stelle.
Dopo una decina di minuti, Vale raggiunse il limite. La vidi sussultare e sentii il suo clitoride diventare durissimo, mentre la bocca si apriva un po’ di più e gli occhi si chiudevano. Cercando di dissimulare, si mise una mano sulla bocca a simulare uno sbadiglio, ma non penso che nessuno si accorse comunque della cosa.
Era stata una cosa eccitantissima e, mentre ritiravo la mano e le facevo vedere come mi leccavo il dito e assaporavo i suoi umori, le sue labbra si schiusero in un silenzioso: “grazie”.
A quel punto speravo che ricambiasse il favore, anche se naturalmente era rischioso: ma la ragazza sembrava intenzionata a fare la sua parte e dopo pochi secondi la sua mano snella si insinuava piano nei miei pantaloni. Per agevolarla, me li ero slacciati e avevo tirato giù la cerniera, piano, oltre a mettermi il giacchino sulle gambe a ulteriore copertura. Non volevo certo che un’occhiata allo specchietto o un improvviso girarsi di Giulia verso di noi notasse il mio pene spuntare dai pantaloni e trastullato dalla mano di Valentina.
La ragazza cominciò una lenta masturbazione, senza fare su e giù per il pene, ma limitandosi a massaggiarmi con le dita la zona del prepuzio. Naturalmente stavo godendo come un matto e cercai di resistere il più a lungo possibile per godere appieno di quella meravigliosa esperienza. Quando stavo avvicinandomi al limite, purtroppo, Marco disse che ci saremmo potuti fermare all’autogrill: mancavano probabilmente 10 secondi al mio orgasmo e il mio pene era durissimo e pulsava, ma Valentina, rispondendogli, tolse quasi di scatto la mano e mi guardò con un’aria a metà tra il deluso e il dispiaciuto.
Io naturalmente ero piuttosto frustrato dall’essere stato a pochi secondi dall’orgasmo e venire piantato così, ma dato che la macchina stava già uscendo dall’autostrada, mi affrettai a richiudere bottone e cerniera, sfruttando sempre il giacchino messo sulle gambe.
All’arrivo nell’area di servizio, mentre mi accingevo a scendere dalla macchina, Valentina mi trattenne per il braccio e, attendendo che gli altri due fossero scesi parlando tra loro, mi si avvicinò e mi sussurrò brevemente:
“fai più in fretta che puoi all’autogrill e vediamoci fuori”
Non capendo bene le sue intenzioni, visto che non saremmo potuti tornare in macchina prima (Marco aveva le chiavi), annuii e mi affrettai ad entrare.
Sapevo che Marco ci metteva sempre parecchio a causa della scarsa mobilità e anche Giulia era abbastanza lenta. Mi affrettai quindi a raggiungerla, dicendole che in caso ci saremmo visti fuori, visto che dentro c’era casino.
Faticai un po’ a fare pipì, dato che ero ancora molto eccitato e quando mi fiondai fuori dall’autogrill, trovai Valentina che mi aspettava. Guardandosi attorno mi fece cenno di venire con lei e la seguii dietro l’edificio. Lì si trovavano diversi alti cespugli e alcune vecchie cabine telefoniche, una specie di area riparata dove non c’era nessuno e tutti i rumori della stazione erano attutiti.
Senza parlare Vale mi spinse dolcemente contro il muro e, dopo un breve bacio, cominciò a slacciarmi i pantaloni. Per quanto non vedessi l’ora di farmi fare un pompino da lei, cosa che mancava ormai da molti mesi, mi sembrava piuttosto imprudente in quel momento, ma lei sembrò leggermi nel pensiero perché disse:
“non c’è tempo di fare altro, ma voglio finire quello che avevamo iniziato…”
Detto questo, senza neanche abbassarmi i pantaloni, estrasse con una mano il mio pene dalle mutande e cominciò una sega vera e propria. Stare in quella situazione, non so perché, mi imbarazzò un po’ ed ero anche agitato per la paura di venire scoperto da qualcuno che veniva a farsi una sigaretta sul retro. Per fortuna ero ancora eccitatissimo da prima, quindi bastò un minuto di masturbazione per farmi venire. Al momento dell’orgasmo la avvertii e Vale si spostò di lato per evitare il getto di sperma, continuando a masturbarmi con una mano. Anche così, non poté evitare che qualche getto gliela colpisse, ma per fortuna nessuno si sporcò i vestiti.
Mentre mi affrettavo a chiudere i pantaloni lei, guardandomi, leccò via parte dello sperma dalla mano, prima di asciugarsela con un fazzoletto.
La ringraziai con un breve bacio sulla bocca e insieme ci affrettammo a tornare alla macchina, dove ci aspettavano già Giulia e Marco, che per fortuna pensarono che fossimo stati ancora dentro. Poche ore di viaggio e già la sorella della mia ragazza si era ritrovata il mio sperma in bocca. Il viaggio si preannunciava pieno di sorprese.
Arrivammo al porto e salimmo sul traghetto. Sarebbe stato un viaggio notturno, quindi avevamo preso una cabina con quattro letti, due bassi e due sopraelevati. Marco, dati ovviamente i suoi problemi fisici, ne prese uno in basso, mentre Giulia prese l’altro. Io e Valentina, invece, ci accomodammo sui letti superiori. La mia mente pensava al fatto che avrei dormito per la prima volta, a poca distanza, da Valentina, ma ovviamente in una situazione nella quale era impossibile fare qualcosa.
O forse no…
NOTTE IN BIANCO
Andammo a letto abbastanza presto. Marco si addormentò di sasso, com’era sua abitudine e anche Giulia era sicuramente addormentata. Nell’ombra pressoché totale della cabina riuscivo a distinguere i contorni del corpo di Valentina, che era sdraiata su un fianco e rivolta verso di me. Capii che non dormiva perché scostò piano le coperte, fino a mostrarmi maglietta e mutandine (si era spogliata prima di salire sul letto e ne avevo approfittato per dare una bella sbirciata al suo sedere). Sembrava quasi un invito, quindi, con circospezione, le mandai un messaggio sul telefono. Vidi la luce del suo che illuminava il cuscino, poi lei che prontamente la
copriva con la coperta.
“Ti va di divertirti un po’?”
“Dubito si possa fare qualcosa… cosa proponi?”
“Perché non mi fai vedere il tuo splendido corpo, per iniziare?”
A quel punto Valentina mise giù il telefono e si tirò su la maglietta fino al mento, scoprendo il grosso seno. Poi si tirò giù le mutandine, lasciandole ad altezza ginocchia. Essendo semi buio non vedevo perfettamente, ma con gli occhi ora più abituati all’oscurità potevo vedere discretamente il suo bellissimo corpo, sempre girato verso di me.
Poi la vidi prendere il telefono e mi arrivò un altro messaggio.
“Ora tocca a te…”
A quella frase mi tolsi la canotta che portavo e mi tirai giù le mutande, scoprendo il pene già eretto. Mi arrivò subito un messaggio.
“Vedo che l’amico è eccitato, non ti è bastato oggi?”
“Difficile che mi basti, vedendo un corpo così…”
La lusinga dovette farle piacere, perché mi arrivò questa risposta:
“allora vediamo se ti fa piacere questo”.
A quel punto Valentina mise una mano tra le gambe, divaricandole leggermente, mentre con l’altra si stuzzicava uno dei capezzoli. Non l’avevo mai vista masturbarsi e il fatto che fosse un metro sopra il suo compagno e io fossi sopra sua sorella rese la situazione ancora più elettrizzante.
Non potei resistere a quello spettacolo e presi a masturbarmi anch’io, girandomi in maniera tale da farglielo vedere bene. Eravamo attenti a non fare rumore, ma bisognava anche tenere conto che in traghetto c’era sempre un grosso ronzio di sottofondo dovuto ai motori e al fruscio forte dell’aria condizionata sul tetto. Continuammo così per un po’, ma un piano si stava formando nella mia testa. Sarebbe stata la cosa più rischiosa tentata fino a quel momento e senza possibilità di scampo. Ma morivo dalla voglia ed ero sicuro che anche lei si immaginasse in quel momento di essere ben più vicina a me.
Così mi decisi e ripresi in mano il telefono.
“Quanto vorrei essere fisicamente lì da te”
“Anch’io… ma non è possibile, accontentiamoci così”
“E se ti dicessi che potrei venire lì?”
“Sei pazzo? È impossibile e poi ci sentirebbero comunque”
“Io scommetto di no… con questo casino, se mi muovo piano, non ci sente nessuno”.
“Assolutamente no! Abbiamo già passato il limite troppe volte!”
A quel punto rimasi un attimo indeciso, poi deicidi di forzare la mano.
“Io adesso vengo da te, se non mi vuoi mettiti a urlare e sveglia tutti”
Invece di rispondermi, Valentina spense il telefono e con le mani mi fece platealmente il gesto di rimanere lì. Io però ero deciso a giocarmi il tutto per tutto e, con il cuore in gola, mi accorsi a scendere dal letto. La prima parte era facile, perché se anche fossi stato scoperto in mezzo alla camera, avrei sempre potuto sostenere di stare andando in bagno. Il problema sarebbe stato una volta sull’altro letto, ma confidavo nel sonno pesante degli altri due, nell’oscurità e nel rumore del traghetto. In realtà, ci sarebbe voluta sfortuna per essere beccati, quindi feci quello che mi ero prefisso. Scesi piano dalla scaletta in fondo al letto, mi fermai per accertarmi che Giulia e Marco dormissero (per di più erano girati contro la parete… perfetto) e mi accostai a quella di Valentina. Alzando lo sguardo non la vidi, quindi immaginai che fosse rimasta sdraiata per non rischiare di far cigolare il letto. Con cautela, cominciai a salire i pioli del suo letto, cercando di non fare rumore. Sapevo per esperienza che quei letti erano molto massicci e non cigolavano mai, avendo anche dormito (e scopato) con Giulia su di loro diverse volte. Arrivai in cima alle scale e vidi Valentina seduta che mi guardava. Si era rimessa a posto maglietta e mutande e aveva un’espressione a metà tra l’adirato e lo spaventato, ma non mosse un muscolo mentre mi issavo definitivamente e mi chinavo verso di lei.
“Che cazzo fai!” Mi sussurrò all’orecchio. “Così ci beccano subito, scendi!”
“Non prima di essermi divertito un po’ con te” le sussurrai di rimando.
“Scendi subito ho detto”, ribatté lei.
“Dovevi pensarci prima di masturbarti davanti a me”, le risposi, approfittando per leccarle l’orecchio e scendere subito lungo il collo.
La sentii chiaramente ansimare, mentre le sue mani, che prima sembravano respingermi, allentavano la presa. Sapevo che non avrebbe resistito e quando scendendo arrivai a darle una leccata a un capezzolo eccitato attraverso la maglietta, mi prese la testa tra le mani e si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi:
“… cosa vuoi fare?”
“Non possiamo farlo, sarebbe troppo incasinato”, le risposi. “Mettiamoci a 69”.
“Ok…” replicò lei, un po’ indecisa. Non l’avevamo mai fatto assieme, ma l’avevo vista in quella posizione proprio con Silvia e ora volevo provarla direttamente.
Mi distesi piano sul letto, badando a far frusciare il meno possibile le coperte. Con cautela le spostai di lato, ammucchiandole in maniera tale da fare una sorta di “barriera” visiva, casomai qualcuno desse un’occhiata. Indossavo solo le mutande, perché la canotta l’avevo lasciata nel mio letto, quindi me ne liberai rapidamente, mentre Valentina si toglieva maglietta e mutandine e si posizionava, a rovescio, su di me.
Mi ritrovai in bocca la sua bella vagina depilata e mi diedi subito da fare con la lingua, mentre con le mani ne approfittavo per stringerle le natiche sode e accarezzarle le cosce. Sentii la sua bocca calda avvolgermi il pene e cominciare un pompino lento e profondo, mentre vedevo (e sentivo) le sue grandi tette morbide premermi addosso.
Quello fu sicuramente il punto più basso raggiunto fino a quel momento. Stavamo tradendo (per l’ennesima volta) i nostri partner leccandoci a vicenda proprio sopra di loro.
Non so quanto durò il 69, ma nonostante non avessimo concordato nulla, entrambi ci prendemmo tutto il tempo per godere e far godere. Sentivo la sua saliva che colava lungo il pene per il continuo su e giù, mentre la sua vagina era fradicia e il clitoride pulsava e si gonfiava sempre di più. Il mio sogno, naturalmente, sarebbe stato venire insieme a lei, ma credo che in un 69 sia praticamente impossibile. E comunque la sentii bloccarsi di colpo, scossa da un forte orgasmo, mentre sentivo la schiena tendersi e il respiro bloccarsi e lei si sforzava di tenere in bocca il mio pene senza morderlo inavvertitamente. Sentii distintamente quasi un getto di liquido schizzare fuori dalla vagina e bagnarmi le labbra, probabilmente il più forte orgasmo che avesse mai provato. La cosa andò avanti per cinque o sei secondi, con Vale che continuava ad essere scossa da scatti sempre più deboli e da contrazioni della vagina, che sentivo distintamente avendo ancora un dito infilato dentro. Con la coda dell’occhio continuavo a controllare il bordo del letto e sotto di noi, con la continua paura che qualcuno si svegliasse.
Non successe nulla e mi preparavo a godermi un orgasmo liberatorio nella bocca della ragazza, quando Valentina, improvvisamente, smise di succhiarmelo e si tirò su. Per non colpirmi in quello scarso spazio, alzò una gamba e ruotò su se stessa, finendo in ginocchio accanto a me, che mi accostai al suo volto. Nonostante la scarsa luce sembrava quasi trasfigurata, come se l’orgasmo l’avesse trasformata, per un attimo, in un’altra persona.
Leggermente deluso per non aver concluso, le sussurrai:
“quindi basta così?”
“chi l’ha detto?”
“beh, hai smesso di fare quello che stavi facendo…”
“questo perché voglio fare altro…”
Dopo queste parole, Valentina si accinse a scendere dalla scaletta. Io non sapevo cosa pensare, poi la vidi arrivare sul pavimento e accostarsi alla porta del bagno. A quel punto mi fece segno con la mano di seguirla.
Adesso era veramente un grosso rischio. Innanzitutto eravamo tutti e due completamente nudi, poi chiunque si sarebbe potuto alzare e andare in bagno… dopo questo pensiero, cominciai comunque a scendere dalla scaletta, con prudenza, mentre Valentina apriva piano la porta del bagno e vi entrava, senza accendere la luce.
Una volta sul pavimento, la seguii rapidamente per togliermi alla possibile vista dai letti e mi ritrovai a chiudere pianissimo la porta del bagno. Una volta fatto, cercai a tentoni l’interruttore della luce e l’accesi. Rimasi un attimo abbagliato dopo il buio della camera e girandomi, vidi la sorella della mia ragazza appoggiata al lavello, di spalle, che inarcava il suo bel sedere verso di me, mentre la sua espressione allo specchio era fin troppo eloquente.
Mi avvicinai, cominciando a masturbarmi con una mano, anche se la vista di lei in quella posa mi aveva già rieccitato e le dissi piano:
“dimmi cosa vuoi che faccia”
“non è chiaro?”
“dimmelo”
“ok… voglio farlo…”
“troppo generico…”
“ma che cazzo… ti diverti?”
“più che altro mi ecciti tantissimo”
“ok… allora voglio che mi scopi”
“agli ordini”
Detto questo mi misi dietro di lei e la penetrai con un colpo secco. Valentina represse un gemito e cominciò ad abbandonarsi ai miei colpi, mentre il seno sussultava a ogni affondo. La penetravo sempre più forte e veloce e a un certo punto, con una mano, le afferrai i capelli, costringendola a inarcare la testa, mentre intensificavo ancora i colpi. Quando lo feci vidi la sua espressione stupita e forse un po’ indignata dal vetro, ma non accennò ad alcun gesto per fermare quella sottomissione. La stavo montando in maniera quasi animale, mentre il sedere si contraeva a ogni colpo e le grosse tette sobbalzavano. Quella cavalcata selvaggia non poteva durare a lungo: infatti, dopo pochi minuti, le scaricai tutto il mio orgasmo dentro, tirandole ancora più indietro la testa e affondando le dita dell’altra mano in uno dei seni. Una volta svuotato del tutto, uscii da Valentina e mi affrettai a porle della carta igienica per asciugarsi. Era madida di sudore, il volto ancora trasfigurato, ma un’espressione un po’ severa.
“Mi hai trattato come… una puttana”
Io mi avvicinai fino a far aderire i nostri corpi, lei sembrò quasi ritrarsi, premendo con il sedere contro il lavello del bagno, poi rimase ferma così, mentre i grandi seni aderivano al mio petto e i nostri bacini si toccavano. Mi avvicinai e le sussurrai all’orecchio:
“Ti ho trattato come la donna incredibile che sei e so che nessuno ti ha mai fatta godere così”.
A queste parole la sentii sussultare leggermente, mentre la tensione di poco prima sembrò svanire. Allargò le braccia e mi abbracciò, appoggiando brevemente la testa contro la mia spalla. Rimanemmo così solo qualche istante, poi ci separammo e decidemmo di tornare nei rispettivi letti. Prima di uscire da bagno, a luce già spenta, mi prese la faccia con le mani e mi diede ancora un lungo bacio, voglioso, simile a quello che, mesi prima, mi aveva dato seduti sul letto di sua sorella. Poi mi sussurrò: “buonanotte” e insieme uscimmo per tornare in camera a dormire.
DIVERTIMENTO IN SPIAGGIA…
I giorni scorrevano lenti e tranquilli in vacanza. Ci si alzava, si andava a fare un bagno, in spiaggia o un giro. Non sempre andavamo assieme a Valentina e Marco, anzi, spesso tenevamo dei ritmi diversi. Loro si alzavano più tardi di noi e spesso andavano a letto prima. Sapevo, perché me l’aveva detto Valentina, che loro non facevano mai sesso in barca, visto che c’erano altri e lo spazio era stretto. Io e Giulia non ci facevamo questo problema e, anche se il più silenziosamente possibile, ci davamo dentro alla sera, prima di andare a dormire. Non so cosa pensasse Valentina dei fruscii e dei sospiri che sentiva. A differenza di Marco, lei aveva sempre fatto molta fatica a dormire e aveva il sonno molto leggero. Immagino ci invidiasse e fosse anche un po’ gelosa della sorella, nonostante le cose orribili che le aveva fatto (assieme a me) e penso fosse anche per questo che sentivo una certa tensione sessuale tra noi.
Le occasioni erano praticamente inesistenti. Durante i pasti, che consumavano assieme, io e Valentina eravamo seduti accanto, a un lato del tavolo, quindi capitava che le nostre gambe fossero a contatto o ci fosse qualche fugace stretta di mano, anche se lei sembrava molto inibita.
Per il resto del giorno, avevo la fortuna di vederla in costume, con le sue forme piuttosto evidenti, mentre quando ci si lavava mi capitava di vederla parzialmente nuda mentre faceva il bagno in pozzetto, anche se era raro, dato che aspettava che andassimo fuori dalla barca per farlo.
Anch’io avrei voluto fare qualcosa con lei, ma devo dire che ero soddisfatto già di tutto quello che facevo con Giulia e non vedevo il motivo di rischiare un disastro per così poco.
Sua sorella non doveva vederla così, perché mi accorsi che la tensione sessuale si faceva sempre maggiore. Man mano che passavano i giorni, in una vacanza in cui ovviamente solo due facevano sesso e gli altri no, Valentina diventava sempre più insofferente. Non l’avevo mai considerata una ragazza particolarmente passionale, ma avendo scoperto quello che faceva con Silvia e avendo notato diverse volte come cambiava quando facevano cose “più spinte”, ero giunto alla conclusione che avesse un grande potenziale continuamente frustrato dalla sua scarsa vita sessuale.
Detto questo, comunque, una sera fece una sorta di litigata con il compagno e decise di andare a fare due passi da sola. Io e Giulia eravamo rimasti un po’ da parte imbarazzati, ma con mia grande sorpresa mi disse di provare ad andarle dietro e vedere se riuscivo a tranquillizzarla. Era una richiesta insolita, dato che lei era la sorella, ma Giulia mi disse che tra loro non c’era mai stato tanto dialogo sulle questioni di coppia e poi sapeva che Valentina sarebbe rimasta silenziosa e musona per giorni e non voleva rovinarsi la vacanza, tanto più che il giorno dopo saremmo dovuti andare a fare un lungo giro e un bagno in una spiaggia un po’ distante. Lei poi doveva preparare la cena e ci sarebbe voluto un po’.
Acconsentii, mostrando noncuranza, ma in realtà vedendo un’improvvisa occasione. Uscii dalla barca e la cercai. Era partita solo da qualche minuto, quindi non poteva essere andata lontana. Mi incamminai verso la capitaneria e la trovai seduta sul muretto dietro, riparata dal porto, che comunque era totalmente deserto. Mi sedetti accanto a lei e vidi che stava piangendo. Le misi un braccio attorno alle spalle e, dopo un attimo in cui sembrò volermi respingere, si abbandonò con la testa sul mio petto, singhiozzando piano.
Parlammo un po’ di quello che era successo e le spiegai perché ero lì.
“Mi sento così frustrata… vi sento fare sesso, divertirvi, mentre noi niente…”
“Beh, in barca non c’è molta intimità…”
“è lui che non vuole fare nulla! Con te ho scopato nel bagno del traghetto!”
A quelle parole calò un silenzio un po’ imbarazzato. Eravamo sempre stati attenti a non mischiare quello che facevamo con le nostre situazioni personali, ma ora sembrava che queste “due vite” cominciassero ad essere un problema. Dando un’occhiata all’orologio, le dissi:
“è meglio se andiamo, è quasi ora di cena”.
Lei si riscosse, poi si girò verso di me e disse:
“ok, ma prima voglio ringraziarti per essere venuto a consolarmi”.
Detto questo si avvicinò a me e cominciammo a baciarci. Era un bacio dolce, ma che ben presto diventò sempre più passionale, fino a che le mie mani non cominciarono ad accarezzarle la schiena nuda sotto la maglietta e a risalire verso il seno.
Lei però si interruppe e, guardandomi quasi trasognata, cominciò a slacciarmi i pantaloni. Prima che potessi dire qualcosa, aveva estratto il mio pene anche dalle mutande e si era chinata su di me, cominciando a succhiarlo.
Anche se non sembrava esserci nessuno, eravamo pur sempre dietro un edificio in un parcheggio nel centro del paese, quindi era comunque piuttosto rischioso. Chiunque fosse venuto nel piazzalino avrebbe visto un ragazzo seduto su un muretto e una ragazza seduta accanto, ma chinata su di lui in maniera un po’ sospetta. Se poi avesse finito di fare il giro, avrebbe visto la testa della ragazza fare su e giù tra le gambe del ragazzo.
Valentina succhiava sempre più forte, mentre con una mano mi masturbava l’asta del pene. Inutile dire che il tutto durò cinque minuti, poi gemendo le scaricai in bocca tutto il mio sperma.
Tirandosi su e pulendosi le labbra, mi sorrise e poi disse:
“adesso torniamo pure in barca e spero stasera di avere ancora in bocca il tuo sapore, quando andrò a dormire”.
Il giorno dopo salimmo in macchina per andare in una spiaggia un po’ lontana. Saremmo stati fuori tutta la mattina, ma Marco non sarebbe venuto con noi. Aveva una call di lavoro e poi un po’ male alle gambe, quindi partimmo in tre. Non mi immaginavo di poter approfittare dell’assenza del compagno di Valentina, ma comunque ero contento di passare la mattinata con le due sorelle, ammirando le forme che sporgevano dai costumi e ripensando a tutto quello che avevo fatto con loro e i loro corpi.
Arrivammo alla spiaggia e ci mettemmo in un posto riparato: essendo bassa stagione, la spiaggia era completamente deserta, eccezion fatta per l’angolo opposto, dove iniziava un paesino e c’era un bar. Data l’ampiezza, però, le poche figure presenti si vedevano a stento.
Il mare era bellissimo e decidemmo di fare subito un bagno. L’acqua era piuttosto fredda e questo fece sì che i capezzoli delle due ragazze sporgessero ancora di più. Inutile dire che mi venne un’erezione, ma che riuscii a dissimulare abbastanza, anche se notai come Valentina mi guardava di sottecchi divertita.
Dopo un po’ decisi di tornare alla spiaggia e anche le due sorelle mi seguirono. Giulia, da sempre appassionata di snorkeling, prese pinne, boccaglio e maschera e tornò in acqua, con l’intenzione di andare a vedere un gruppo di scogli che sporgeva leggermente al largo, subito dopo la curva della spiaggia. Da dove eravamo non si vedevano, ma erano chiaramente visibili se si andava in acqua.
La salutammo e ci stendemmo al sole ad asciugarci: Valentina indossava un costume rosso, in due pezzi, con una coulotte abbastanza castigata e un pezzo sopra elegante, ma non troppo striminzito, anche se le sue grandi tette tendevano la stoffa e sporgevano dai lati.
Inutile dire che, non appena la sagoma di Giulia fu scomparsa in acqua, mi spostai dal mio asciugamano per andare a sedermi di fianco a Valentina.
Lei sorrise e si sganciò con un movimento fluido il reggiseno, esponendo le splendide tette e dicendo: “così mi abbronzo un po’ anche lì”.
“Non posso che essere d’accordo” dissi, facendole notare come apprezzassi la cosa a livello costume.
Se ne accorse ovviamente anche lei, che allungando la mano, tastò il mio pene eretto attraverso il costume.
“Vedo che siamo contenti”
“E lo saremmo ancora di più se si andasse avanti”
“A fare cosa?”
“Adesso te lo spiego bene”
Detto questo, mi misi davanti a lei e, con delicatezza, le sfilai la parte sotto del costume. Lei non disse nulla, ma mi lasciò fare, anche se vedevo che lanciava occhiate ansiose al mare.
“Cosa vuoi fare?”
“Voglio farti godere…”
Misi la testa tra le sue gambe e cominciai a leccarla. Il suo sapore misto alla salsedine del mare era quasi inebriante e mi misi veramente d’impegno per regalarle un grande orgasmo. Quando alla fine venne (e ci mise pochi minuti), stringendomi il capo con una mano, mi tirai su e le diedi un lungo bacio.
“Spero di aver allentato un po’ la tua tensione”
“Mi hai solo fatto venire più voglia”
“Sarebbe bello, ma non so tra quanto tornerà Giulia”
“Allora facciamo in modo di guardare verso il mare”
Capii l’antifona al volo e mi tolsi subito il costume. Valentina si sporse e lo prese in bocca, anche se ero già completamente eccitato. Il tempo di un paio di leccate, mentre le accarezzavo le tette e i capezzoli turgidi e mi invitò a stendermi. Non appena lo feci, la ragazza si girò e si mise a cavalcioni su di me, prendendo con una mano il pene e infilandoselo dentro. Cominciò allora una bellissima cavalcata, con lei che si alzava e si abbassava mentre guardava il mare e io che ne approfittavo per godermi la sua schiena e il suo sedere a portata di mano. Vale si teneva con le mani sulle mie caviglie per accelerare il ritmo e, dato che eravamo soli, non si preoccupava di mascherare i gemiti e i sospiri. Ad un certo punto però si bloccò:
“mi sembra di vedere un boccaglio giallo… sta tornando!”
Fece per alzarsi, ma la trattenni sopra di me, notando comunque che non opponeva molta resistenza.
“quanto è lontana?”
“un po’, ma magari riesce a vederci, tra poco”
Fece di nuovo per alzarsi, ma la trattenni ancora.
“Voglio venire dentro di te!”
“Stiamo rischiando troppo!”
“Fidati, se ci dai dentro come poco fa, ci vorrà poco”
A queste parole stette un attimo in silenzio, poi rimise le mani sulle mie caviglie e ricominciò a fare su e giù, questa volta decisamente più in fretta. Io ero sempre più vicino all’orgasmo e la consapevolezza del rischio che stavamo correndo mi eccitava ancora di più. Ad un certo punto Vale si lasciò sfuggire un gemito di godimento, tendendo ancora di più le natiche sode che sbattevano su di me, così non resistetti e le diedi una bella pacca. La cosa la fece eccitare enormemente, perché ansimò un: “Sì… sì!” e poco dopo si bloccò, perché stavo venendo con un gemito strozzato. Sentivo lo sperma schizzare a fiotti dentro di lei, ma non c’era veramente tempo. Il mio orgasmo non era ancora completamente finito che lei balzava su, afferrando il costume e cominciando a indossarlo. Mentre me lo rimettevo in fretta anch’io e mi spostavo di scatto sull’altro asciugamano, capii che presto ci sarebbe stato un altro problema, dato che il suo costume avrebbe preso presto a gocciolare… Con uno scatto Valentina si diresse verso il mare, mentre ora potevo vedere chiaramente Giulia avvicinarsi a stile libero, anche se sembrava continuamente guardare verso il fondo e non in avanti. Vidi le due sorelle incontrarsi quando Valentina era ormai completamente immersa e fermarsi a parlare un po’. Poi ritornarono entrambe a riva. Sapevo che Valentina aveva sfruttato la cosa per riuscire a darsi una sciacquata, ma mi fece impressione pensare che era stata a pochi metri da sua sorella ancora piena dello sperma del suo ragazzo…
“Tutto bene? Io ho fatto una nuotata bellissima… Vale mi ha detto che non avete fatto altri bagni… non vi siete annoiati?”
Mentre pensavo a sua sorella che mi aveva cavalcato fino a pochi minuti prima, mi stupii nel sentire con quanto candore le rispondessi: “nono”.
… E IN ACQUA!
L’idea del bagno, comunque, mi aveva stuzzicato. Mi sarebbe piaciuto farmi Vale anche in acqua, ma non sapevo veramente come fare. Le occasioni per stare soli erano veramente rarissime, ma con pazienza avrei, forse, trovato il momento giusto.
E quel momento arrivò: un tardo pomeriggio Giulia voleva preparare la pasta con il pesce e aveva bisogno di tempo per pulirlo, mentre Marco doveva lavorare al computer e Vale voleva andare a fare un bagno. Decisi di accompagnarla e dissi che mi sarei dato una rinfrescata anch’io. Data la giornata caldissima, nessuno avrebbe sospettato di nulla, quindi scendemmo insieme dalla barca senza destare sospetti. Non appena a terra Valentina mi rivolse la parola:
“Immagino tu non sia venuto per farti un bagno”
“Veramente sì… però con te”
“Nient’altro?”
“Beh, se ci scappa un po’ di sesso non mi lamento”
“Lo immaginavo… comunque dubito troveremo un posto appartato in spiaggia”
“A quest’ora vanno tutti via… e poi conosco un posto perfetto, ci sono andato diverse volte con Giulia”
“L’avete fatto… in acqua?”
“Tu no?”
“Con Marco? Figurati…”
“Allora vedrai che ti piacerà”
Valentina mi scoccò uno sguardo indagatore e divertito allo stesso tempo, poi ci avviammo alla spiaggia. Arrivati lì, potemmo constatare come fosse quasi deserta e senza indugio la condussi in fondo in una specie di caletta riparata, da dove si poteva vedere tutto il resto della spiaggia e dove ci saremmo accorti con largo anticipo se fosse arrivato qualcuno. Mentre mi toglievo i vestiti, rimanendo in costume, Vale si tolse il pareo e la maglietta che indossava, rivelando un costume intero blu che le risaltava il fisico magro. Le grandi tette lo tendevano sul davanti, mentre dietro la parte sotto del costume faceva risaltare le natiche sode. Inutile dire che mi venne subito duro e non feci nulla per nasconderlo, mentre lei faceva finta di nulla, anche se sapevo che se n’era accorta. Entrammo in acqua, constatando che era molto calda e ci avviamo fino a dove arrivava alle spalle. Lì non persi tempo e mi avvicinai a Vale, cominciando ad accarezzarla sulla schiena. Lei si ritrasse più volte, sorridendo, ma vedevo che con lo sguardo andava sempre alla spiaggia. Sicuramente era preoccupata dal fatto di poter essere vista, ma mi avvicinai e, abbracciandola da dietro, le sussurrai che non ci poteva vedere nessuno. Subito dopo le mie mani risalirono sul davanti fino a stringerle i seni e anche attraverso il costume sentii i capezzoli inturgidirsi. Cominciai a stringere e a leccarle un orecchio, sentendo la sorella della mia ragazza che cominciava ad ansimare e si abbandonava contro di me, mentre il mio pene eretto premeva attraverso il costume contro il solco del suo sedere. Ero veramente eccitatissimo e infilai due dita tra le sue gambe, scostando il tessuto sintetico per arrivare alla vagina, sentendo che, nonostante l’acqua, era bagnatissima. Vale gemette piano e girò la testa per baciarmi appassionatamente; così facendo mi si mise in braccio e, complice anche l’acqua, la sollevai senza alcuno sforzo. La sorella della mia ragazza allargò le gambe e le intrecciò dietro i miei fianchi, mentre continuavamo a baciarci e sentivo il mio pene a contatto con la sua vagina e solo due sottili costumi a dividerci. Ad un certo punto decisi di allentare il mio ed estrassi il pene dall’elastico, scostando anche il suo costume. Senza fatica, la penetrai lentamente, mentre Vale gemeva e continuava a baciarmi, poi le misi le mani dietro e la tenni sollevata stringendole il sedere. Cominciai un lento su e giù, notando con la coda dell’occhio un movimento sul sentiero che sovrastava quel lato di spiaggia. Sapevo che di giorno era abbastanza frequentato, ma non pensavo che ci fosse ancora qualcuno a quell’ora. Con la coda dell’occhio distinsi due figure e, guardando bene, vidi che erano una giovane coppia, vestita da escursione. Erano seduti e seminascosti dalla macchia, ma potevo notare distintamente che lei aveva la mano nei pantaloni di lui, che a sua volta le toccava e accarezzava un seno attraverso la canotta. Normalmente la cosa mi avrebbe infastidito, ma questa volta decisi di rendere più piccante la cosa. Dopo aver fatto ancora un po’ di su e giù, uscii da Vale e le dissi di girarsi. C’era un piccolo scoglio lì vicino, piuttosto liscio e lei si appoggiò con le braccia, mentre la penetravo da dietro. Ora i ragazzi potevano sicuramente vederla meglio, avendola di fronte e speravo che la ragazza non se ne accorgesse, ma in ogni caso avrei fatto finta di non saperlo. Ad un certo punto le sfilai con una mano le bretelle del costume, abbassandole sulle braccia e facendo fuoriuscire i seni. Ora le grandi tette di Valentina sobbalzavano sotto i colpi ed essendo a pelo dell’acqua a tratti si immergevano, schizzando fuori dall’acqua e ricadendo con un piacevole suono. Volevo che anche quei due potessero vedere il ben di Dio che mi stavo scopando e sicuramente ora potevano godersi le tette della sorella della mia ragazza. Si stava facendo tardi e non volevo rischiare di venire beccato da qualcun altro, quindi aumentai il ritmo, facendo gemere ancora di più Valentina e le venni dentro con un suono strozzato. Rimanemmo uno dentro l’altra ancora per qualche istante, ansimando, poi io scivolai indietro, galleggiando, mentre Vale si abbandonava a sua volta nell’acqua, tirandosi su il costume e coprendosi nuovamente i seni. Rimanemmo in acqua qualche minuto, poi uscimmo e ci incamminammo verso la barca. Non vedevo dietro di me i due ragazzi, ma sicuramente avevano gradito lo spettacolino.
Il pomeriggio ebbe un altro piacevole epilogo: dato che c’era un problema con la canna dell’acqua in barca, Valentina e io andammo ai bagni della capitaneria per fare una doccia. Inutile dire che entrammo insieme nello stesso cubicolo, con i bagni fortunatamente deserti, ci spogliammo e insaponammo a vicenda, senza parlare, per poi finire stretti a baciarci sotto il getto d’acqua calda. Avrei voluto volentieri scoparla di nuovo, ma Vale doveva avere altri piani, perché si staccò da me e, guardandomi negli occhi, si inginocchiò e lo prese in bocca. Cominciò un pompino rapido, masturbandomi anche con una mano e mi fece venire in pochi minuti, ingoiando tutto. Tirandosi su e baciandomi delicatamente, premendo le labbra gonfie sulle mie, mi sussurrò:
“questo è per metterti in difficoltà stasera, quando ti scoperai mia sorella”
“mi sottovaluti, potrei fare sesso con te anche ora”
“ti piacerebbe…”
Vedevo che aveva gli occhi che le brillavano, ma era troppo tardi e dovevano terminare la doccia, rivestirci e tornare in barca.
Quella sera, mentre Giulia mi cavalcava silenziosamente nella poca intimità della poppa della barca, pensavo a quanto era bello poter scopare entrambe lo stesso giorno, sentire quanto erano diverse, ma anche simili e venire dentro entrambe. Ero sicuramente una persona fortunata.
Il giorno dopo ci fu un piccolo siparietto divertente, perché uscimmo tutti e quattro a fare un giro e io vidi i due ragazzi del giorno prima in piazza. Ero a braccetto di Giulia e Valentina di Marco e li vidi distintamente sgranare gli occhi nel capire che il giorno prima mi stavo facendo la ragazza di un altro. Gli feci un gran sorriso e notai curiosamente che, mentre lui sembrava sinceramente colpito, lei mi sorrise e mi fece l’occhiolino!
Alla fine anche la vacanza finì. Con Vale non c’erano state altre occasioni intime, eccezion fatta per il viaggio di ritorno (questa volta diurno) in traghetto. C’era stato giusto il tempo per chiudersi in uno dei bagni della nave e baciarsi e toccarsi un po’, ma non si era andati oltre.
Una volta a casa, non ci saremmo visti probabilmente per un po’, ma non vidi traccia di rimorso o volontà di smettere nello sguardo di Valentina, quando ci congedammo per andare a casa.
Egoista.....se ho ben capito la storia di IRENE ti crea "Emozioni" bene , sappi che nn sono finite mancano ancora…
Emozionante......
molto eccitante e, coinvolgente x chi ama il tema Cornuto, ci si può immedesimare alla grande
Ne avevo 22 quando mi son trasferita
Irene sei Super