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Il mio capo

By 16 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

“Giada, vieni nel mio ufficio!” Il mio capo. Così sicuro, così perentorio…

“Eccomi” alza appena lo sguardo per guardarmi velocemente. “Sotto la scrivania!”

Sorrido, oggi sarà una bella giornata.

Mi inginocchio ai suoi piedi, slaccio la cintura e apro i pantaloni. Da quando gli ho regalato quei boxer con il bottone davanti, ne ha comprato uno stock per facilitarmi. Infatti li apro con la stessa facilità con cui apro i pantaloni… e così non corro nemmeno il rischio di sporcarglieli, con il rossetto, con la saliva o con qualche altro liquido più o meno denso…

Mi trovo davanti un bel sesso eretto, ora che l’ho liberato si staglia contro la camicia bianca. Potente e in attesa. Non resisto mai davanti a questa visione: devo leccare… mordo piano la base, e appoggio la lingua, con la mano appoggiata sul lato opposto a spingerlo leggermente verso di me.

Su, su fino alla punta. Arrivo in cima e imbocco piano… solo il glande.

Come risposta sento un sospiro e una mano si appoggia sulla mia testa, a farmi capire che va bene quello che sto facendo. Quindi ripeto.

“Paola? Venga nel mio ufficio!”

Stesso tono perentorio. Perché ha chiamato Paola? Gli do un morso un po’ più forte.

“Mi dica?”

“Mi dica un cazzo!”  alza la voce il mio capo…  “Mi dica lei piuttosto, cos’è questa cosa? È così che le avevo chiesto di fare il lavoro? Questo rendiconto è quello ufficiale che dobbiamo presentare all’amministratore! È così che le era stato detto di compilarlo?”

Sorrido sotto la scrivania. La sta cazziando. Paola. La più stronza dell’ufficio. Alta, altissima, magrissima, bionda, capelli lunghi, occhi nocciola, ciglia da cerbiatto… eppoi, ce l’ha solo lei. Altezzosa, antipatica e con la puzza sotto il naso. E nemmeno lavora bene. Pensa di avere ragione sempre lei e di essere più brava in tutto, e fa di testa sua anche le cose che vanno fatte secondo una certa regola… come il rendiconto…

Per premiare il mio capo per la cazziata torno alla punta e ingoio lentamente scendendo lungo l’asta. Sospira. Mi piacerebbe vedere la faccia di lei…

“Allora, non risponde? Non le avevo detto di chiedere a Giada come doveva compilarlo?”

“Sì, ma Giada non ha voluto spiegarmi chiaramente come andava fatto, lei non è disponibile a insegnarmi niente!” lo dice con quella vocetta da vittima tipica delle bionde.

Eh, no! Cazzo! Che stronza! Mordo piano i lati dell’asta. Non mi sta bene quello che sta stronza sta dicendo, lui deve capirlo!

“Conosco Giada. Precisa com’è le avrà spiegato tutto nei minimi dettagli. Tra l’altro, com’è che mi presenta il rendiconto oggi, quando doveva consegnarlo già 3 giorni fa? Lo sa che Giada lo stesso lavoro che lei ha impiegato 4 giorni a svolgerlo, e male, lo fa in 1 giorno solo?!?”

“Io…”

“Io cosa??? Vuole ancora lavorare per me? Vuole finalmente imparare ad essere all’altezza di Giada? Giada ha delle abilità che lei neanche immagina!”con un tono di voce vagamente troppo alto, ho appena calato la bocca a ingoiare completamente tutta la sua ingombrante erezione…

Adoro il mio capo! Il suo sesso nella mia bocca viene dolcemente succhiato e spinto, la mano alla base aiuta il movimento della bocca sulla punta… sono eccitata al pensiero di essere esaltata in questo modo dal mio capo. Forse ci scappa un premio.

“Venga al di qua della scrivania!” di nuovo il tono perentorio. Czzz, mi vedrà…

Sento incertezza nei passi di Paola.

Alzo lo sguardo, mentre la mia lingua è arrivata di nuovo fino alla punta. In quel momento lei mi vede. È incerta, titubante. Non capisce, ma forse sta iniziando a realizzare cosa intendeva il capo quando diceva che Giada ha delle abilità che lei neanche immagina… non si riferiva solo al lavoro.

“Punizione o prova?”

“Punizione??” un lampo attraversa i miei occhi. La mia bocca cala sul suo sesso.

Lui la fa piegare sulla scrivania e inizia a sculacciarla, mentre io continuo a dedicarmi a questa fenomenale erezione. Lei tra una sculacciata e l’altra, respira affannosa e dopo la quarta dice “Basta, basta, per favore… forse meglio la prova!”

Io mi sposto un po’ sempre continuando a dedicarmi al suo cazzo, leccandolo e mordendolo, e con una mano prendo la mano di Paola per tirarla giù in ginocchio vicino a me.

Lei mi guarda, si avvicina, io sollevo lo sguardo e con la lingua spingo leggermente il bel cazzo del capo verso di lei, porgendoglielo.

Lei tira fuori la lingua e parte dalla base a leccare fino alla punta, dove trova la mia lingua ad aspettarla e così ci sono 2 lingue che girano intorno alla cappella, scambiandosi umori, gusti, sensazioni…

Ma io ormai, so già dove toccare per far godere il mio capo, quindi mi allontano per vedere lei come si comporta. Ma sbaglia l’atteggiamento, infatti mi guarda mentre ancora la sua lingua è sulla punta e un attimo dopo con lo sguardo di chi la sa lunga ingoia tutta la tua lunghezza.

Vuole dimostrare che sa spompinare meglio di me… ma quando si tratta del cazzo del mio capo non ho rivali… lui però la lascia fare…

“Brava Paola … vedo che ti stai impegnano… ma anche nei pompini Giada ti supera. Sarai anche strafiga ma quando si tratta di prendere un cazzo in bocca non vali un granché. Quindi la tua prova sta miseramente fallendo. Allora adesso Giada decide una punizione per te. E tu subirai senza reagire se vuoi ancora lavorare!”

Mi sento bene, adesso, veramente bene.

Mi alzo in piedi, alzo la gonna. Come da desiderio del capo non porto mai gli slip e sono perfettamente depilata. Forse Paola sta iniziando a capire. È ancora in ginocchio tra le sue gambe. Io mi giro di schiena, avvicinandomi alla sedia, la scavalco. Il mio sesso è sopra quello del mio capo. Lei è davanti a entrambi.

“Lecca” le dico “dalle palle al clitoride”

Mi guarda furiosa. Ma esegue. Il capo approva. Una sua mano è sul mio seno, l’altra dal fianco, si allunga verso il mio clitoride, tormenta un po’, mi strappa un gemito e poi allarga le labbra… su questo segnale mi calo lentamente sul suo sesso. Lei è in prima fila… guarda rapita, ipnotizzata. Io gemo. E inizio a muovermi su di lui.

La mano di lui va sulla testa di Paola e la spinge verso i nostri sessi uniti. Lei vinta dall’eccitazione si mette a leccare, succhiare, baciare, mordicchiare tutto quello che riesce, ora l’asta di lui, ora le mie labbra, ora il mio clitoride… impazzita dalla confusione sessuale che si trova davanti, fa di tutto per appagare se stessa e appagare noi…

Con un ruggito e uno sconquasso l’orgasmo sgorga dalle mie labbra e si ripercuote con forti contrazioni sull’asta del mio capo, che un attimo dopo mi sfila di colpo per venire con tutto il suo orgasmo sul viso di Paola…

Lei, sconvolta, si allontana da noi. Riprendo fiato toccandomi un attimo il calore umido tra le gambe.

Mi giro leggermente su me stessa bacio il capo e sussurro “E’ stata brava… se si impegna può riuscire. La teniamo?”

Sorride. Il mio capo ha un sorriso che stende! Ha già capito cos’ho in mente per il futuro di Paola…

“Va bene, Giada, la teniamo.”

 

 

“Mentre qui invece devi compilare…”  “Ma sì, ma sì! Ho capito! Non serve che me lo ripeti ancora una volta!”  “Non è che…”  Bzzzzzzzzzz

“Giada? Tu e Paola nel mio ufficio!” click

Sembra un po’ contrariato…

“Eccoci” Eh, sì, è proprio contrariato. Gli si è formata quella rughetta in mezzo alla fronte… speriamo bene.

“Vorrei capire cosa è successo alla mia agenda!”

“Ho pensato di apportare delle modifiche, spero non le dispiaccia, così è più organica, esteticamente più bella e…” “Basta così! Giada, le hai dato tu il permesso?”

“No, capo, è stata una sua iniziativa. Io le avevo spiegato come doveva essere fatto.”

“E perché non hai seguito le istruzioni di Giada, di grazia?”  Ahi, questo tono non mi piace nemmeno un po’… l’ultima volta che l’ho sperimentato mi faceva male sedermi per 4 giorni…

“Io credevo… pensavo… nell’ottica di ammodernamento dell’ufficio che stiamo tenendo…”

“Zitta!” Ora è veramente furioso. “Giada, tu avevi la responsabilità di supervisionare il lavoro di Paola. Lei ha sbagliato. Ma hai sbagliato anche tu. Lo sai vero?”

“Sì, capo. Non ho scusanti. Avevo già messo in agenda la punizione.”

“?!? L’hai già messa in agenda?”

“Sì, alle 17.30: IPS.”  “Già, vedo, infatti volevo chiederti cosa diavolo fosse questo impegno che hai segnato come importante e improrogabile”

“Infliggere Punizione Segretarie… o schiave, come vuoi tu…”

Gli si allarga un sorriso… quel sorriso che ogni volta che è dedicato a me mi fa sentire bene, su un altro pianeta.

“Sei la migliore segretaria che io possa desiderare, Giada! E sei anche una brava schiava… Meriti un premio…” Nel dirlo si alza dalla scrivania e si dirige al divano. Dietro al divano.

“Vieni qui. Appoggia la pancia allo schienale.”  Sbottona i pantaloni. Slaccia i boxer.

Solleva la mia gonna. Sono un fiume di lava. Già solo quando ha sorriso ho iniziato ad eccitarmi, auspicandomi che stesse per arrivare qualcosa… sono fortunata. Lui sa cosa mi piace. E sa come darmelo. E sa come prenderselo. La sua mano si infila tra le mie gambe. Un dito nella mia vulva. Mi scappa un gemito.

“Sei fradicia, Giada… troppo fradicia! Paola! Asciugala! Usa la lingua!”

Paola si aspettava di venire punita, quindi stava dondolando nervosa da un piede all’altro in attesa. Penserà che la punizione sia tutta qui, ma conosco il mio capo. Conosco quello sguardo. Ha sicuramente in serbo qualcosa.

Lei si inginocchia dietro di me. Imbarazzata afferra le mie chiappe e si inclina per fare quanto ordinato dal capo. Non sono stronza. Cerco di aiutarla nel suo dovere. Quindi apro un po’ di più le gambe e giro il bacino verso dietro, così da offrirle meglio la mia umidità. Una lingua incerta si avvicina al mio clitoride e passa alla fessura. Cerca di asciugare, asportare l’umidità, succhiare. Il suo impegno però, come è ovvio, non viene ripagato… mi bagno ancora di più, a causa dell’involontaria stimolazione. E inizio a gemere.

“Basta così, Paola! Che diavolo! Ti ho detto di asciugarla, non di farla godere!”

Afferra Paola per i capelli e la adagia con facilità sullo schienale del divano alla mia destra e le alza la gonna vino alla vita. Per fortuna per una volta ha fatto come le avevo detto: si è depilata completamente ed è senza slip. “Resta ferma e non ti muovere! Mani sul cuscino davanti a te. Guarda Giada, questa è la posizione che devi assumere quando sei con la pancia sul divano!”

Paola mi guarda, lo sguardo a metà tra spaventato ed eccitato… esattamente quello che piace a lui.

“Sempre tutto da solo devo fare…” Prende un fazzoletto dalla tasca e me lo passa tra le gambe, asciuga la fessura, strofina il clitoride, lo infila nella fighetta… che si intrida bene e asciughi. Poi lo estrae di colpo. Brucia. Non faccio un fiato e mi mordo le labbra. “Ma non dovevo ricevere un premio?” penso… non era esattamente questo che mi aspettavo… ma eccolo il mio premio. Si piazza dietro di me, con le mani su entrambe le chiappe le allarga, e con un unico affondo spinge la sua erezione in fondo alla mia vagina. Non ho alcuna lubrificazione. L’attrito è forte. Non trattengo un piccolo grido.

“Che c’è Giada? Non ti piace il tuo premio?” dice mentre con vigore estrae e infilza la sua spada asciutta dentro di me. No, non mi piace, mi fa un po’ male…

Allo stesso tempo mette il fazzoletto intriso di me nella bocca di Paola. So cosa sta per succedere. Tutto sommato preferisco l’attrito…

La mano aperta del capo. Sulla chiappa candida di Paola. Ha mani grandi, forti, pesanti… ogni sberla è come una pala che atterra su carne morbida. A Paola non piace. L’avevamo già capito. Ma lui sa essere convincente: alterna le sberle a strofinate al clitoride. E intanto io comincio a produrre liquidi… di nuovo troppi liquidi… mi eccita vederla maltrattata, che ci posso fare?

Ogni sberla su di lei un affondo dentro me. Lei soffre, io godo.

Si estrae e strofina lei. Io soffro per l’attrito e lei gode per l’attenzione al clitoride.

Tra gemiti e urletti soffocati l’orgasmo sta montando in tutti e tre.

Ma lei doveva essere punita. Così gli intervalli in cui il clitoride veniva strofinato vengono sospesi. Gli schiaffi non sono più sulle chiappe… sono sulla fessura. In mezzo.

Ho sperimentato già questo genere di schiaffi… fanno godere. Ma poi guai a toccare il clitoride. E se lui è particolarmente eccitato… allora… allora diventa difficile sedersi.

Ha un anello, il mio capo. Sul dito medio. Uno di quegli anelli da uomo, grossi, con una parte centrale sporgente. E ora è eccitato. E furioso…

Si sfila da me.

“Sei troppo bagnata, Giada, così non va bene!” Strappa il fazzoletto dalla bocca di Paola e si accuccia dietro di me per ripetere l’azione di asciugatura. Di nuovo mi strappa un grido sfilando il fazzoletto da dentro di me. Lo ri-infila in bocca a Paola e senza troppo riguardo mi ri-infilza.

“Oh, così va bene… e ora… ora voglio proprio vedere… voglio godere…”

So cosa sta facendo: sta girando l’anello… ha messo la parte sporgente sul palmo.

Mani grandi. Una sberla data sulla fessura tra le chiappe copre tutto. Il clitoride, con la punta del medio. La pressione poi, allarga le chiappe. E l’anello colpisce con forza la zona del perineo… Dolore e piacere in un unico colpo.

Gli occhi di Paola si dilatano, sembrano quasi voler uscire dalle orbite al primo colpo. Le pupille si dilatano. È ancora più bella così… mi fa quasi rabbia.

Intanto io subisco gli affondi asciutti, cercando di convincermi di non bagnarmi perché lui non vuole… ma le lacrime si formano all’angolo degli occhi. E le stesse lacrime ha Paola.

No, con quelle chiappette secche e delicate altro che 4 giorni! Non riuscirà a sedersi per una settimana! Mi fa quasi pena…

Nonostante il dolore, l’orgasmo monta sia dentro di me che dentro Paola.

La stimolazione è molto superiore a una normale penetrazione, e una buona schiava trae piacere da un leggero dolore.

“Brave ragazze… così… oh, Giada, brava, stringi quei muscoli… sto per venire…”

Raggiungo l’orgasmo un attimo prima che il mio capo con un ultimo affondo scarichi tutta la sua eccitazione dentro di me, un attimo prima che Paola chiuda gli occhi gridando un urlo muto al soffitto alzando la testa all’ultimo colpo dell’anello sul perineo, un attimo prima che tutto il mondo si fermi attendendo il nostro orgasmo sincrono…

Adoro il mio capo… anche quando mi fa male…

 

 

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