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La mia allieva affamata

By 2 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Qualche mese fa la mia azienda mi invia a tenere un corso di una settimana sulle potenzialità delle telecomunicazioni nei beni culturali. Il corso era diretto agli studenti dell’ultimo anno della facoltà di Storia dell’Arte.
Il compito per me non era affato semplice. Era come fare un corso di cucina sulla preparazione della carne ad un gruppo di vegetariani.
Ma le mie doti di professore mancato mi fecero comunque sentire a mio agio. Riuscivo a tenere un tono distaccato ma comunque a rendere l’atmosfera piacevole e spiritosa.
Tra gli studenti notai subito una ragazza orientale con un viso veramente bello. La bocca in particolare era disegnata in maniera perfetta. E poi aveva dei capelli scuri lunghissimi e mossi che le davano ancora di più un tocco esotico.
Cercavo di evitare il suo sguardo perch&egrave era davvero carina e non volevo fare il provola. Ma ogni volta che guardavo dalla sua parte immancabilmente lei mi fissava e sorrideva.
Io ero imbarazzato ma anche molto curioso.
Alla fine del primo giorno mi trattenni un pò dopo la lezione per chiacchierare con gli studenti. Con la coda dell’occhio la vidi in disparte che mi guardava ma non le diedi peso.
Il giorno successivo i suoi sguardi si fecero sempre più intensi ma io cercavo sempre più di evitarli.
Il penultimo giorno, dopo la lezione, mi si avvicina e mi porge un bigliettino. “Professore la sua lezione mi sta veramente affascinando. Le vorrei lasciare i miei riferimenti perch&egrave sarei molto, ma proprio molto interessata ad un approfondimento dell’argomento. Eventualmente anche ad uno stage se fosse possibile”. Mentre mi diceva queste parole mi guardava con uno sguardo languido ed irresistibile.
A quel punto come un automa tiro fuori il mio biglietto da visita e glielo porgo: “Signorina farò il possibile in azienda per farle avere un colloquio per uno stage. Abbiamo sicuramente bisogno di persone giovani ed entusiaste come lei”.
Mi sorride si gira e se ne va,
In quel momento mi rendo conto di che fisico perfetto avesse.
‘Peccato che ha 20 anni meno di me’ penso mentre la guardo inebetito allontanarsi.
L’ultimo giorno ad ogni occhiata era sempre più provocante. Mi sorrideva, si sfiorava le labbra con la lingua, protendeva il suo corpo in avanti girandosi leggermente di lato, isomma ogni suo movimento era pieno di sensualità.
Io non potevo fare a meno di notare queste movenze, ma continuavo a scacciare il pensiero dalla mia mente.
Finisce la lezione, mi becco un applauso, poi stretta di mano con tutti gli studenti, auguri di rito e mi avvio verso casa.
Certo il pensiero di quella ragazza così carina non lo avevo lasciato in aula come avrei dovuto, ma pensavo che il pericolo fosse passato visto che i saluti con lei erano stati anche più veloci di quelli con gli altri ragazzi.
Invece non riesco ad arrivare a casa che il cellulare mi vibra per un messaggio: “Professore, voglio farle ancora i complimenti per le sue lezioni estremamente interessanti. E poi, non vorrei approfittare troppo della sua gentilezza, ma se &egrave disponibile la settimana prossima vorrei fare una chiacchierata con lei davanti ad un aperitivo per chiederle dei consigli. Saluti. Aurora”
Ecco. Mi aveva incastrato, Come si fa a dire di no ad una simile delizia?
“Certo Aurora. Ci vediamo mercoledì alle 19 in piazza Mazzini” Le rispondo.

Non penso più a lei fino al mercoledì.
Ci incontiamo. Mi stringe la mano e mi bacia sulle guance. Mentre lo fa mi sfiora con un seno il braccio. Io comincio a non capire più niente. Mi fa delle domande e mentre parlo pende dalle mie labbra, mi guarda intensamente, ogni tanto si sfiora le labbra, ogni tanto mi sfiora casualmente la mano con la sua o la gamba con il piede.
Io non riesco a resistere e comincio ad eccitarmi. La sua voce sensuale faceva il resto. La mia erezione era diventata incontenibile tanto che dovevo nasconderla con la mano.
L’aperitivo stava finendo ed io ero estremamente in imbarazzo al pensiero che dovevo alzarmi in piedi per salutarla. Quindi mentre lei continuava a parlare io mi metto a pensare alle cose più brutte che mi vengono in mente.
Riesco a tranquillizzarmi, quindi pago e faccio per salutarla. Volevo che la tortura finisse al più presto.
“Professore, posso essere proprio sfacciata? me lo darebbe uno strappo a casa? sa a quest’ora &egrave un pò pericoloso prendere i mezzi”.
‘Czz? dico fra me. ‘Ancora tortura”.
“Ma certo Aurora. Nessun problema”.
Lei mi si lancia addosso dandomi un bacio sulla guancia sfiorandomi ancora una volta con il seno. “Professore lei &egrave davvero un angelo”.
La mia erezione ritorna ad essere quella di prima…. Questa volta non la potevo nascondere.
Mi avvio verso la macchina e la faccio entrare.
Mi siedo e lei si volta dalla mia parte avvicinandomisi. La gonnelinna con il bordo di pizzo già corta si era casualmente tirata ancora più su. La mia erezione era sempre più evidente. Lei me la guarda e sorride. Poi mi sfiora la gamba con la mano e mi fa: “Professore lei oltre ad essere in gamba &egrave veramente un uomo affascinante sa?”
“Aurora, lei &egrave un pò biricchina. Ringrazi che &egrave così piccola altrimenti non la passerebbe liscia”. le dico. Appena finisco la frase realizzo di essermi infilato in un vicolo cieco.
“Perch&egrave se fossi più grande che mi farebbe?” mi risponde sorridendo,
Io accosto la macchina. Eravamo in una strada abbastanza buia e poco trafficata.
Le infilo una mano tra le cosce e la trovo in un lago.
Lei sorride e continua ad accarezzarsi le labbra con la lingua.
Le salto addosso. Le sposto il perizoma e con un colpo secco la penetro. Continuo a scoparla brutalmente senza dire una parola godendomi la freschezza della sua fighetta e i suoi gemiti di piacere.
Dopo un orgasmo di un’intensità che non ricordavo da tempo, riprendo a guidare senza dire nemmeno una parola. Ogni tanto la guardavo. Lei mi guardava con sguardo estremamente soddisfatto.
Arriviamo sotto casa sua.
“Aurora, lei lo sa che non bisogna provocare gli uomini così più grandi di Lei vero? Buona notte e faccia la brava da ora in avanti”.
Lei mi da un bacio sulla guancia ed esce senza dire una parola.
Quella sera avevo ceduto! Speravo che averla scopata così brutalmente in macchina appena un’ora dopo averla incontrata le avrebbe fatto capire che non sta bene stuzzicare troppo gli uomini grandi.
Mi ero sacrificato per il suo bene anche se devo dire che avere quel corpicino così perfetto, sensuale, morbido e sodo tra le mani era stata un’esperienza che mi aveva toccato!
E per di più quello che mi aveva affascinato era stato il suo modo di fare.
Casta ma disinibita.
Pudica ma provocante.
Ragazzina ma donna sensuale.
Sbarazzina ma ammaliante.
Non ci avevo dormito una notte a ripensare a quei contatti fugaci mentre prendavamo l’aperitivo e poi alla sensazione di quelle labbra carnose che si avviluppavano alle mie, che mi mordicchiavano il collo e il lobo dell’orecchio.
E poi! Quella fighetta meravigliosa che si era aperta fradicia di umori senza nessuna resistenza ma che aveva saputo avviluppare il mio membro completamente e farlo sentire in paradiso massaggiandolo con paziente e saggia lentezza fino a portarlo all’estasi totale.
Continuavo a ripetere a me stesso che non dovevo più pensare a quanto mi piaceva quella ragazzina impertinente.

Ma non avevo saputo dirle di no.
Mi aveva invitato nuovamente a prendere un aperitivo ed io avevo ceduto.
Le sue labbra mentre beveva quel campari orange mi facevano pensare ad una morbida rosa che si sarebbe schiusa per me. E io mi mordevo le mie.
La vedevo muoversi sensuale su quella sedia. Ogni movimento che faceva per me era uno stimolo sessuale. Il mio membro stava impazzendo dentro i pantaloni.
Altri cinque minuti e le sarei saltato addosso. Quindi butto giù il mio Mojito mi alzo, le do un bacio sulla guancia e vado via.
La vedo guardarmi molto perplessa mentre mi si stringeva il cuore sempre di più ad ogni passo che facevo.
Pensavo che non mi avesse più cercato. E invece mi sbagliavo.
Il giorno dopo mi scrive che aveva capito e che tra noi ci sarebbe stata solo amicizia.
Così continuammo per un pò a sentirci e a scriverci facendo i vaghi anche se era innegabile che ogni dialogo trasudava stimoli sessuali impliciti.
Un bel giorno mi dice che era sola a casa e aveva un prblema con una tapparella che non si chiudeva e che in questo periodo estivo non c’era nessuno che potesse darle una mano.
Molto titubante mi avvio sapendo che mi stavo avventurando nelle sabbie mobili.
Salgo a casa sua e la trovo in short e canotta.
Che gambe! e che culo!
No non dovevo pensare a quello!!!
Che tettine meravigliose! le avrei succhiate per ore!
“Nooo!” mi ripeto! “non pensarci”.
Non finisco di dirlo che lei mi si lancia al collo e mi spara un bacio appassionatissimo. La sua lingua scopa la mia bocca mentre le sue labbra seducono le mie!
Non ci vedo più!
Le afferro le mani e gliele blocco dietro la schiena!
Mi siedo sul divano e la metto in ginocchio sulle mie gambe!
Le tiro giù gli short e tiro fuori quel culetto meraviglioso.
Quindi comincio a sculacciarla!
“Non devi più importunare gli uomini più grandi di te” comincio a ripeterle ad ogni sculacciata.
Ma più la sculacciavo e più il suo perizoma diventava fradicio!
La cura stava avendo gli effetti contrari.
Ad ogni colpo lei inarcava la schiena mostrandomi la sua fighetta ancora più aperta.
Il perizoma era ormai scomparso tra le sue grandi labbra.
Allora la afferro e la sbatto sul letto.
La spoglio completamente e la lego ai quattro angoli con delle corde.
Comincio allora ad accarezzarla con una piuma che era uscita da un cuscino del divano.
Le mani, le braccia, le ascelle, i fianchi. Poi la pancia fin quasi al pube.
Poi su nel solco tra i seni. Quindi il collo. Poi di nuovo giù a girare intorno ai capezzoli.
Poi di nuovo i fianchi, le cosce, di lato fino ai piedi.
Poi salendo su all’interno fino quasi a sfiorare la patatina.
Pensavo che almeno questo la facesse calmare.
Invece i suoi capezzoli sempre più turgidi, la sua patatina sempre più bagnata e i suoi sospiri di godimento erano di segno decisamente contrariio.
Allora comincio a schiaffeggiarle le tette!
Ma niente! sempre più turgidi, sempre più bagnata.
Ad un certo punto perdo il lume della ragione.
Mi ritrovo su di lei a leccarla con un impeto selvagggio. Prima le tette, poi il collo, poi di nuovo le tette e giù nell’ombelico.
E infine comincio a leccarle con voracità la patatina. La apro, la penetro con la lingua, tiro fuori il clitoride e comincio a leccarlo e succhiarlo.
Sento che viene!
A quel punto le slego i piedi.
Mi metto in ginocchio sul letto e metto i suoi piedi sulle mie spalle.
Il mio cazzo &egrave ormai fuori.
Lo punto sul suo buchino. La vedo sorridere.
La sento rilassarsi. Il mio cazzo spinge piano. Il buchino cede.
Lo scalino sta per entrare. Mi fermo e mi godo il momento.
Le afferro i capezzoli con le due mani.
Mentre il mio cazzo ricomincia a spingere con le mani tiro i capezzoli.
Lei sorride e gira gli occhi indietro.
Entro con lo scalino e mi fermo di nuovo. Sento che le piace essere penetrata con forza e io quindi rallento per farle dispetto. Mi fermo a giocare con lo scalino facendo avanti e indietro sul suo buchino. Per me &egrave un massaggio meraviglioso.
Mentre faccio questo con la mano sinistra continuo a tirarle il capezzolo destro e con la destra le afferro il piede. Me lo avvicino alla bocca. Afferro il pollice tra i denti e comincio a giocarci con la lingua. Stacco la mano. L’unica cosa che sorregge il piede sono i miei denti. Lei sa che una mossa falsa può farle seri danni al dito.
Improvvisamente sento il buchino stringersi e il mio cazzo urlare di piacere.
A quel punto spingo con forza, stringo il dito tra i denti e infilo il mio cazzo fino in fondo.
Le lacrime sui suoi occhi sono il segno che volevo. Mi fermo con il cazzo ben piantato in fondo.
Riprendo il piede con la mano e inizio a spompinarle il pollicione.
Nel frattempo il mio cazzo saldamente in fondo comincia a fare dei piccoli movimenti rotatori.
Mi piace sentirlo che pulsa duro come l’acciaio in fondo ad un culetto. Muoverlo in tondo senza tirarlo ne avanti ne indietro ne aumenta l’erezione e mi aumenta il godimento.
Con il mio pollice le massaggio la pianta del piede mentre le lecco il pollicione.
Il suo culetto sta tornando rilassato. Adesso la mia lingua comincia a scorrere anche sulla pianta, arrivando agli interstizi tra le dita e leccandone uno per volta.
Quanto tutto il piede &egrave stato leccato per bene mi infilo tutte le dita in bocca e pianto con dolcezza e fermezza i denti nel punto in cui si attaccano al resto del piede.
Adesso le mie mani sono libere e posso concentrarmi sui seni.
Il mio cazzo sempre più duro e pulsante continua a muoversi con leggeri movimenti rotatori in fondo al suo culetto.
Comincio ad accarezzarle le braccia ancora ben legate con le corde.
Mi avvicino alle ascelle e gliele attraverso con le dita per arrivare al lato del seno.
Sento il culetto stringere ancora, il piede muoversi, i denti afferrare e il culetto stringere ancora di più.
E sento il mio cazzo diventare ancora più duro.
Comincio a fare dei cerchi con le dita intorno ai seni stringendomi sempre di più fino a toccare il bordo dell’areola, quindi comincio ad allargare di nuovo i cerchi fino ad arrivare nuovamente al bordo del seno e a risalire fino all’ascella.
Il culetto che nel frattempo si era rilassato si contrae di nuovo.
Che massaggio celestiale.
Vado avanti un pò così fino a che comincio a concentrarmi sui capezzoli ormai gonfissimi e rossi.
Li comincio a stuzzicare mentre la mia lingua continua a massaggiare le sue dita dei piedi.
Li titillo, li tiro, li accarezzo, li schiaffeggio. Afferro con forza le sue tette e le stringo come per farli schizzare fuori.
Poi torno ad accarezzarli.
Sento la sua attenzione concentrarsi sui capezzoli e il culetto nuovamente rilassarsi.
Dunque prendo il piede e lo poggio nuovamente sulla spalla non senza aver prima leccato per bene la pianta.
La afferro con le mani alla vita e lentamente sfilo il mio cazzo fino ad arrivare allo scalino. Mi fermo e lentamente lo faccio passare. Quindi con decisione rientro fino in fondo. Mi fermo aspetto qualche secondo e lentamente lo ritiro fuori. Nuovamente con decisione fino in fondo.
Tenere tra le mani quel vitino perfetto e scopare con tanta calma un culetto così divino mi faceva eccitare perfino i capelli.
Il mio ritmo comincia a salire. Inizio a stantuffarla tenendola sempre più stretta alla vita e dando colpi sempre più violenti.
Lei comincia a gemere al ritmo dei miei colpi e io comincio a sudare dallo sforzo. Ma i miei muscoli non sentono nessuna fatica.
La scopo sempre più forte e ritmo sempre più alto. Fino a che non vedo che sta quasi per venire.
Di colpo mi fermo.
Rientro fino in fondo.
Stacco una mano dalla vita e le metto il mio pollice sul clitoride.
Comincio a massaggiarla.
Lei comincia a dimenarsi come una matta. Il mio cazzo nel suo culetto gode come non mai.
Il mio pollice le strapazza il clitoride, il mio cazzo la massaggia da dietro.
La sento urlare, gridare, la vedo strattonare le mani e poi venire con un fiotto di umori che schizza dalla sua patatina.
La contrazione &egrave così forte che il mio cazzo non resiste! e le riempie il culetto di sperma caldo!
Il mio orgasmo &egrave così imponente che devo cominciare a muovermi per favorire l’uscita di tutto lo sperma.
Quindi continuo a scoparla mentre viene. E lei continua ad avere un orgasmo dopo l’altro.
Finite le contrazioni le chiedo: “Qual’&egrave la finestra rotta?”

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