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Sharon va in vacanza

By 7 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Sharon era raggiante!
Una vacanza col suo Thomas, al caldo dell’Egitto, in un posto che si chiama… Marsa… qualcosa… Marsa Alam, ecco! In questa primavera, fasulla e piovosa!
Così i pochi chilometri fino all’aeroporto di Pisa, la noia del check-in, dei controlli di sicurezza mentre fuori la notte fredda ed umida scoloriva a fatica in un’alba poco entusiasmante e poi finalmente l’imbarco sul charter e le ore noiose di volo (ma per fortuna poteva chiacchierare e coccolarsi con Thomas! Unico momento appena sgradevole, quando lei incrociò casualmente lo sguardo con un altro passeggero e Thomas gli grugnì un gelosissimo e seccatissimo ‘Ma cosa guarda, quello? Lo conosci??? Su, avanti, lo conosci???’), su un fitto tappeto di nuvole che solo sul deserto, oltre il Mediterraneo cominciava a sfilacciarsi, a disfarsi, mentre alla fine gli altoparlanti davano il perentorio invito a raddrizzare gli schienali ed ad allacciare le cinture, avendo ormai cominciato il grosso aereo la discesa sull’aeroporto.
Sharon guardò fuori dal finestrino e vide che il terreno brullo del deserto arrivava fino al mare limpido, di un magnifico turchese con inserti smeraldini, con una sottile striscia d’asfalto che seguiva approssimativamente le sinuosità della costa, collegando rare pattuglie di case, che formavano villaggi.
Poi l’aereo, sempre perdendo quota, fece una virata di centottanta gradi e finalmente si posò su una pista incongruamente pulita ed asfaltata in mezzo alla polverosità del deserto; stranamente, vista la vastità dei luoghi, si era stupita nel non vedere una città ‘anche piccola!- in prossimità dell’aeroporto, ma solo una manciata di case.
La solita confusione per scendere dall’aereo e la vampata dell’aria considerevolmente più calda come varcarono il portellone e, quando giunsero in fondo alla scaletta, erano già inzuppati di sudore.
La breve corsa del pullman aeroportuale fino al terminal, poi il controllo documenti col rilascio del documento egiziano provvisorio e poi a salire sul pullman granturismo per raggiungere il villaggio.
L’animatore italiano diede il benvenuto alla comitiva, spiegò che sarebbero arrivati al loro villaggio in poco più di un’ora e che in Egitto l’ora ufficiale era anticipata di un’ora, rispetto all’Italia e che, inoltre, il villaggio usava un’altra ora di anticipo per dar modo agli ospiti di sfruttare al meglio la luce solare; oltre a questo, riassunse brevemente le caratteristiche del resort e le attività possibili sia al villaggio che all’esterno che comprendevano un’escursione in pullman a Luxor, immersioni nella ‘baia dei dudonghi’ (qualunque cosa fossero!) ed escursioni nel deserto sia in sella a cammelli che su più moderni quad.
L’animatore aveva già smesso da un pò il suo discorsetto illustrativo, quando Sharon vide finalmente il cartello che annunciava, in arabo ed in lettere latine, l’inizio di Marsa Alam e già pensava di essere vicina alla fine del trasferimento, mentre il pullman attraversava la cittadina percorrendo una strada di scorrimento veloce con buona velocità e la lasciava poi rapidamente, riprendendo la dignitosa strada costiera, schiacciata tra la costa ed il deserto.
Lei guardava con vaga noia scorrere il territorio arido, pur abbracciata a Thomas, fuori dai finestrini e fu sinceramente contenta quando il grosso pullman abbandonò la strada, percorsa per quasi un’altra ora dopo la cittadina, all’altezza di un villaggio di evidentemente recente costruzione e si diresse in direzione del mare, per poi fermarsi davanti all’ingresso della reception del resort.
Dopo un paio d’ore, preso possesso della loro camera, rinfrancati da una bella doccia ed indossando abiti più adatti al clima caldo e secco del luogo, fecero un breve giro orientativo nel resort, giusto per localizzare il bar, il ristorante, la piccola galleria commerciale e poi arrivarono sulla spiaggia, che si affacciava su una quieta laguna separata dal mar Rosso da una scogliera corallina.
Decisero di restare in spiaggia fino all’ora di cena e lei, nel tempo che venne lasciata sola da Thomas per andarsi ad iscrivere all’immancabile (ed ineludibile!) torneo di calcetto, si accorse che molti ‘mosconi’ ‘qualche ospite, ma sopratutto diversi animatori- le ronzavano intorno, attratti dal suo aspetto: sull’uno e sessantadue di altezza, capelli scuri abbastanza lunghi, occhi scuri, terza abbondante di seno e un bel culetto, ma lei era col suo Thomas, il suo grande amore, il suo fidanzato col quale si sarebbe sposata lì ad un anno e quindi in modo cortese ma fermo riuscì ad allontanarli, anche per evitare che il suo amore, tornando, facesse una delle sue solite scenate di gelosia.
La sera, dopo cena, assistettero allo spettacolino allestito dagli animatori e poi, finalmente!, in camera, da soli, a coccolarsi a fare l’amore.
Era piacevole fare l’amore con Thomas, anche se era convinta che fossero esagerazioni quello che aveva letto ‘di nascosto!- sulla rete riguardo ad orgasmi sfiancanti, sesso fatto per mezz’ora e ben oltre e membri di non meno di venti centimetri! Forse più adatti a donne ‘fatte diverse’: la sua fessurina era giusta per accogliere il ‘piolo’ ‘come lo chiamava lui!- di Thomas e lungo ‘come una volta avevano giocosamente verificato!- ben nove delle sue ditine…
La mattina dopo, andarono in spiaggia dopo la colazione, ma poi Thomas le disse di accompagnarla perché cominciava il torneo di calcetto e lei, inutile nasconderlo, era un pò irritata da questa sua passione per questo sport, che per il suo lui veniva prima di tutto, condizionando le loro vite al punto che avevano persino subito rinunciato alla gita a Luxor perché si sarebbe trattato di partire al mattino e… ‘ma al mattino c’&egrave il Torneo!’ come aveva detto lui, facondo percepire a voce perfino la maiuscola!
Il pomeriggio lo passarono però in spiaggia, ad abbrustolirsi al sole, a nuotare nella cristallina acqua della laguna, a coccolarsi fino alla cena, allo spettacolino dopocena e poi in camera, per il loro quarto d’ora di sesso prima di addormentarsi esausti.
La mattina dopo fu la rassicurante copia della precedente, ma il pomeriggio, per l’insistenza di Sharon, si imbarcarono sul pullman che li avrebbe portati all’escursione in quad nel deserto.
Dopo un’oretta dalla partenza dal resort, avevano raggiunto il luogo di partenza, erano stati assegnati i vari mezzi e Thomas aveva acquisito ‘come gli altri non esperti di quadricicli a motore- abbastanza capacità per poter alla fine partecipare all’escursione e perciò partirono lungo una pista sterrata, in una nuvola di polvere, seguendo le guide che li portarono per prima cosa ad un pozzo nel deserto in quella zona pietroso, spiegando varie cose.
Poi ripartirono e facendo soste circa ogni venti minuti, vennero mostrate altre stranezze del deserto fino ad una tenda dove le donne tessevano con telai a mano tappeti e dove servirono tazzine di t&egrave.
Le guide, quattro-cinque ragazzotti egiziani, si divertirono allora a mostrare la loro abilità nella guida, cominciando a fare salti ed evoluzioni coi quad, mentre i turisti li guardavamo, davvero ammirati.
Poi ripartirono e stavolta Thomas guidava non più disciplinato come prima, ma Sharon vedeva che smaniava per provare i limiti del mezzo accelerando o magari tagliano le curve che la pista faceva nel deserto; gli disse di andare piano, che aveva paura, ma lui rise sarcastico delle sue ansie.
Poi, successe: decise di tagliare una curva e lasciò piuttosto veloce il bordo della pista, saltando lo ‘scalino’ verso il terreno, più basso di una trentina di centimetri.
Il quad, atterrando, dette un contraccolpo che fece perdere la presa a Sharon, facendola cadere sul suolo terroso.
Il mezzo proseguì ed un ruota anteriore scontrò contro un piccolo masso, per cui si impennò da una parte e sbalzò Thomas al suolo.
Per fortuna erano stati obbligati ad indossare dei caschi da motociclista, perché lui, cadendo, andò a dare una testata su una roccia così forte da rompere il guscio di plastica del casco.
Gli accompagnatori andarono subito verso di loro, guardandoli con occhi irati e si resero conto che lei aveva solo delle abrasioni al ginocchio ed al gomito, mentre il suo amore, invece, era svenuto.
Allora, dopo aver irosamente discusso nella loro lingua, uno tirò fuori un telefono satellitare, lo accese e ‘presumibilmente- spiegò l’accaduto.
Poi, finito di parlare, le rivolse un sorriso tirato e, con tono irritato, disse che aveva chiamato un elicottero di soccorso e che ci avrebbe lasciato con uno dei ragazzi, mentre lui faceva continuare l’escursione.
Nel frattempo Thomas ero rinvenuto e, pur stordito e con qualche escoriazione, non sembrava che avesse avuto gravi conseguenze dalla sua bravata.
A farla breve, dopo quasi un’ora sentirono il battito ritmico dell’elicottero, che alla fine si posò ad una cinquantina di metri, sollevando un fitto polverone.
Thomas venne sistemato in una barella spinale, cercando di evitargli il più possibile movimenti e l’elicottero dopo aver imbarcato anche gli infermieri e Sharon, decollò dirigendosi al piccolo ospedale di Marsa Alam.
Alla fine degli esami e delle medicazioni, il medico egiziano spiegò, in un buon italiano, che mentre Sharon poteva essere subito dimessa, vista la non gravità delle escoriazioni che le erano state medicate, Thomas avrebbe dovuto restare quarantottore in osservazione, a causa del trauma cranico.
Sharon quindi, pur piangendo per la separazione, salutò Thomas e lo lasciò per rientrare al villaggio con un’auto guidata da un colossale inserviente egiziano del resort, che era appositamente venuto a prenderla.
L’autista, che parlava un accettabile italiano, si dimostrò gentile, attento e cercò di distrarla nel noioso trasferimento, facendole domande ‘anche sulla sua storia con Thomas, fino a dettagli che lei giudicava, con un vago senso di vergogna, decisamente intimi-, commentando o ridendo alle sue risposte e la ragazza, nonostante il bruciore delle abrasioni e la pena per il suo amore ‘abbandonato’ due giorni in un ospedale all’estero (ma lei non poteva fermarsi nell’ospedale e non aveva la possibilità di trovarsi una sistemazione in città!) si rilassò man mano che i chilometri scorrevano sotto le ruote, tanto che cominciarono a darsi del tu ed a chiamarsi per nome.
Ad un certo punto chiese: ‘Quanto tempo ci vuole ancora, per arrivare?’
Mahoud rifletté brevemente: ‘direi ancora una mezz’oretta’
Lei tacque per un pochino, poi ammise, imbarazzata: ‘Dovrei fare un pochino d’acqua… Non credo di resistere fino al resort…’
L’africano rise: ‘Nessun problema, Sharon! Vedo là un posticino adatto… anche se non &egrave uno dei vostri autogrill!’
Lei sorrise, vagamente infastidita dall’ironia del giovane, mentre lui lasciava la striscia asfaltata per avventurarsi in uno stradello sterrato, fino ad arrivare ad alcuni massi che assicuravano un certa riservatezza nell’aria brulla e pianeggiante.
L’auto non era ancora ferma, che Sharon aveva già aperto la portiera; poi si diresse a passo spedito al riparo dei massi, concentrata unicamente sul motivo della sosta; nel punto che le sembrò adatto si slacciò gli short, li abbassò insieme agli slippini e si accoccolò per svuotare la vescica.
Mentre ad occhi chiusi era intenta a godersi il sollievo di quella essenziale operazione, sentì la voce, vicinissima, dell’autista: ‘che bel triangolino nero e folto che hai!’
Aprì gli occhi e vide il giovane ad un metro da lei che la guardava… anzi: GLIE la guardava e proprio in un momento così intimo!
Inoltre, orrore!, Mahoud aveva tirato fuori il suo piolo… anzi, non era un piolo: era una colonna nera come la pece, perfettamente dura e con una cappella grossa come una prugna.
Lei sgranò gli occhi e lo stupore prese per un attimo il sopravvento sulla vergogna e sull’irritazione, contemplando quel colossale membro che ‘pensava- non potesse davvero esistere in natura e che fosse frutto di fotomontaggi, nelle foto che qualche volta aveva visto su internet!
Poi si riprese, ma ormai l’uomo con un passo le si era avvicinato e la sua durissima cappella era davanti alle su labbra: ‘Dai Sharon, succhiamelo un pochino…’ disse in un tono tra il conciliante e l’autoritario.
Lei cercò di sottrarsi, ma gli short intorno alle caviglie la impacciarono e la fecero cadere a sedere: ‘Ma no! Cosa fai? Dai Piantala! Non voglio, vai via, andiamo via!’
Ma Mahoud aveva allungato una mano e l’aveva afferrata per i capelli, pilotandole la testa verso il suo membro.
Sharon non voleva, le faceva schifo quello splendore di membro e poi lei era innamorata e fedele a Thomas, il suo fidanzato, non voleva!
Ma l’uomo le strinse delicatamente le narici e lei fu costretta ad aprire al bocca per respirare, bocca che venne subito invasa dal durissimo randello.
Tenuta per i capelli, era in pratica scopata in bocca dal giovane e cominciò a versar lacrime dalla vergogna e dalla rabbia ma lui vigliaccamente abbassò la mano libera ad accarezzarle la cosina ed in breve lei si rese conto che si stava… emozionando (eccitando???) come mai le era capitato in vita sua.
Dopo un primo, timido tentativo di chiudere le ginocchia, ormai si era arresa alla volontà dell’egiziano e le sue cosce erano ben divaricate, mentre lui le aveva spinto dentro prima un dito e poi, sentendola inumidirsi, anche un altro, insieme.
Sharon non voleva, perché era fidanzata, perché amava il suo fidanzato, perché quel nero le faceva schifo, perché… però si sentiva eccitata come mai prima e restò quasi delusa quando Mahmoud le sfilò il suo scettro dalla bocca.
Ma l’uomo aveva altre mire e con una piccola spinta la fece cadere supina e poi, prima che lei potesse realizzarlo, le fu sopra, armeggiò con la mano per appoggiare il suo spropositato glande alle sue ninfe e poi lei sentì una spinta potente, che la fece subito torcere dal dolore.
Mahmoud se ne rese conto e scivolò su di lei ‘sempre tenendola per i capelli- fino ad arrivare con la bocca su suo sesso e cominciando a baciarlo, leccarlo, succhiarlo, penetrarlo con le dita e la lingua, massaggiandole il bottoncino con delicati sfioramenti dei polpastrelli e sapienti lappate con la lingua, fino a succhiarlo come fosse un piccolo pene.
Poi riguadagnò la posizione precedente, appoggiò il mostro sulle sue porte del piacere, ormai roride di ciprigno e saliva e con una spinta lenta ma costante, quel mostro le invase la sua più intima intimità, facendole un pochino (‘Solo un pochino!? Ma cosa mi sta succedendo???’) male, ma colmandola tutta, spingendole il collo dell’utero… Oddiooooo! Arrivato in fondo, Mahmoud restò fermo qualche istante, poi cominciò ad uscire lentamente e poi riaffondò dentro di lei, con maggiore velocità e poi cominciò a possederla con sempre maggiori affondi e sempre più veloci e spostando il bacino, in modo da rimescolarla dentro come una polenta e lei ‘che non voleva!- sentì che si stava letteralmente sciogliendo per quell’imprevedibile piacere.
Poi le sembrò che le esplodesse la testa, che cominciasse a veleggiare nell’aria come un palloncino, no: come un fuoco artificiale e gemette il suo piacere, mentre sentiva il membro di Mahmoud ingrossarsi ed ergersi ancora dentro di lei e poi sfilarsi rapidamente, mentre roventi schizzi le cadevano sul pancino.
Chiuse un attimo gli occhi per riprender fiato e godersi quell’inaspettato senso di beatitudine, ma li riaprì subito quando sentì gli scatti del telefonino di Mahmoud, che la stava fotografando senza pietà, scarmigliata, con gli short attorno alle caviglie, la camicetta aperta ed il reggiseno alzato sopra ai seni (che lei ricordava vagamente succhiati dall’uomo) ed il pancino coperto dai copiosi schizzi dell’egiziano e la sua povera passerina martoriata, gonfia, arrossata e socchiusa come mai prima.
‘Ma cosa fai???’ chiese con terrore vero!
Mahmoud rimise con movimenti sicuri il cellulare in tasca: ‘Mi &egrave piaciuto molto fare l’amore con te ed ho voluto assicurarmi che, prima che torni in tuo gelosissimo fidanzato, possa capitare ancora…’
Sharon non voleva credere a quello che stava invece purtroppo comprendendo: ‘Cio&egrave? Dai cancella subito le foto!!!’
‘Rifletti: cosa succederebbe se il tuo Thomas vedesse queste foto?’ Sharon rabbrividì alla prospettiva: un’enorme litigata, magari qualche schiaffone, la rottura del fidanzamento, lo sputtanamento per vendetta e chissà cos’altro…
‘Invece, se ci vediamo ancora qualche volta ‘proseguì implacabile- prima di andarlo a riprendere quando lo dimettono dall’ospedale, io le cancellerò &egrave la cosa resterà solo un piacevole segreto tra noi…
Decidi cosa vuoi fare! Adesso!!!’
Non aveva vie d’uscita: ‘Va bene, come vuoi…’ mormorò con un filo di voce.

Arrivarono al resort giusto in tempo perché Sharon potesse andare in camera, rinfrescarsi, cambiarsi ed andare a cenare prima che il ristorante chiudesse, anche se poi, seduta al tavolo da sola, guardò con un vago senso di nausea il cibo che aveva scelto al buffet: gli eventi di tutta la giornata, dall’incidente, al volo in elicottero, all’ospedale, le preoccupazioni, il viaggio, lo stupro le avevano chiuso lo stomaco e perciò spilluzzicò un pò di cibo, prima di decidersi di ritirarsi in camera per il resto della serata.
Indossò solo la sua vaporosa camicina da notte sopra agli slippini e si buttò sul letto, travolta dalla nostalgia di essere lontanissima dal suo amore e turbata dagli avvenimenti durante la sosta nel deserto.
Riandò con la memoria a tutta la sequenza, da quando lei aveva chiesto di fare quella maledetta fermata sino a quando lei, dopo essersi risistemata e ripulita al meglio, si era di nuovo seduta a fianco di Mahmoud che, per sottolineare il suo possesso, le stuzzicò con un dito la micetta per tutto il resto del tragitto, provocandole ‘Sharon se ne era resa conto con imbarazzato stupore!- piacevolissime sensazioni fisiche.
Esaminò lentamente tutta la sequenza, come se passasse alla moviola ‘un fotogramma per volta- tutta la vicenda.
Quando arrivò a rievocare il momento in cui aveva sento il getto caldo dell’uomo sulla delicata pelle del pancino, realizzò con disgusto che era eccitata e che un suo ditino stava maliziosamente giocando con la sua topina.
Ma cosa le stava succedendo??? Lei amava Thomas ed il suo amore giaceva in un letto d’ospedale ad un’ora di macchina da lì, mentre lei faceva la puttana nel deserto con un egiziano sconosciuto!!!
Dio, quanto le mancava… Come avrebbe voluto averlo lì, accanto a lei, sul letto, col telecomando in mano a saltellare sui canali del satellite a cercare partite di calcio di tutto il mondo, come al solito…
Sentì bussare alla porta; incuriosita si accostò alla soglia e chiese, con voce insicura chi fosse.
‘Servizio, signora: la direzione le manda dei fiori’
Si sentì commossa dall’attenzione della direzione, che evidentemente le mandava dei fiori per consolarla dei brutti eventi (quelli pubblicamente noti, ovviamente!) della giornata.
Assicurò che avrebbe aperto subito, afferrò l’accappatoio dall’appendiabiti del bagno e dopo averne annodato la cintura, aprì la porta con un sorriso.
Un sorriso che si congelò sulle labbra, trovandosi davanti Mahmoud ridacchiante, con una rosa evidentemente stappata da un’aiuola del resort.
L’egiziano approfittò dello sconcerto di lei per entrare prepotentemente in camera e richiudersi la porta dietro.
‘Vattene via o mi metto ad urlare!’ gli sibilò, irritatissima.
Lui fece un’espressione piagnucolosamente offesa, come un bambino al quale fosse negato un gelato: ‘Davvero mi faresti questo? Dimenticando il nostro piccolo accordo? Il villaggio potrebbe volermi licenziare, se non spiegassi PER BENE cosa &egrave accaduto e son sicuro che tu non vorresti che altri vedessero le foto sul mio cellulare, col rischio che ne alludano davanti al tuo fidanzato, vero…?’
Sharon si sentì mancare: era in trappola!
Mahmoud allungò la mano, sciolse la cintura e poi le fece scivolare l’accappatoio giù dalle spalle, lasciando cadere in terra.
Apprezzò con un sorrisetto la camicina da notte leggerissima e praticamente trasparente di Sharon e appoggiandole le mani sui fianchi glie la sfilò alzandogliela sopra la testa e prendendosi un bacio, invadendole la bocca con la sua lunga, grossa lingua umida calda e guizzante.
Lei cercò di negarsi, ma l’occhiata decisa di Mahmoud la convinse a subire ed a farsi spingere contro il letto fino a caderci sopra.
Poi l’uomo, baciandola su viso ed il collo nonostante il suo divincolarsi, cominciò ad abbassarle gli slippini, ma lei muoveva i fianchi e le gambe per impedirglielo.
Allora lui perse la pazienza e tirò, tirò forte, fino a sentire il rumore del leggero tessuto che si lacerava e mostrando poi, nel pugno l’indumento lacerato come un trofeo.
Sharon sobbalzò, quando all’improvviso sentì squillare il telefono della camera; lo guardò perplessa, come se non sapesse cosa fosse, ma poi colse l’occasione del dover rispondere per avere una tregua dal suo assalitore.
Il centralino del resort la mise in comunicazione con quello dell’ospedale di Marsa Alam e sentì ‘pur flebile e disturbata- la voce di Thomas.
‘Ciao cucciola! Questi babbuini mi han fatto impazzire, per poterti telefonare!
Speravo che fossi in camera…. mi sarei incazzato se non ti avessi trovata… avrei potuto pensare che eri andata a ballare, a fare gli occhi dolci a qualche uomo…’
Il tono era fintamente scherzoso, ma Sharon capiva che Thomas non stava per nulla scherzando, nonostante il tono leggero.
‘Ma no, amore… dove vuoi che vada, che cosa vuoi che faccia? Sono senza di te, mi manchi, sono preoccupata per te…
Domani me ne andrò in spiaggia, ma la sera cosa vuoi che faccia? Sto in camera a… guardare la tivu, a pensare a te, a noi, alla nostra casetta, al nostro matrimonio il pross… ehm, il prossimo anno…’
Per parlare al telefono si era girata a pancia sotto sul letto, incrociando le caviglie tenendo serrate le cosce e sperando di essere lasciata in pace, ma Mahmoud le percorreva le spalle la schiena le natiche e le gambe con le sue lievissime dita e la sua lingua guizzante, facendola faticare per conservare la concentrazione e non tradirsi al telefono col suo amore…
Thomas sembrò rilassarsi al telefono, sentendola in camera e così affettuosa e piena di nostalgia per lui, anche se il demone della gelosia continuava a morderlo, diffidandola severamente dall’avere qualunque genere di contatto ‘anche verbale!- con gli animatori o con gli ospiti e Sharon faticò non poco a rassicurarlo… ed a mantenere la concentrazione per farlo, torturata dagli abili toccamenti di Mahmoud, che era riuscito a forza disaccavallarle le caviglie ed a socchiuderle le cosce, percorrendole il solco tra le chiappine con la lingua serpeggiante, che si soffermava sia sull’angolino più basso della sua micetta che sul buchino ed anzi, provando ad entrarci dentro!
Sharon era sudata dalla tensione di dover conservare un tono normale con Thomas, cercare di contrastare l’egiziano nelle sua manovre e non dar segno (ad entrambi!) di quanto queste manovre la turbassero e la sconvolgessero.
Quando dio volle, dopo un profluvio di parole mielose intervallate da tracce della sua terribile gelosia, Thomas decise che quella telefonata gli stava costando un capitale e, dopo un’ultima manciata di ammonimenti ed allusioni vagamente minacciose, chiuse la comunicazione.
La ragazza si ribaltò di scatto sulla schiena per protestare col giovane africano, facendogli notare la situazione difficile -quasi impossibile!- nella quale coi suoi toccamenti l’avesse messa, ma lui non le diede tempo di dire una sola sillaba, baciandola subito e colmandole la bocca con la sua grossa lingua.
Lei provò a liberarsi, perché lei amava Thomas, perché non voleva, perché Mahmoud le faceva schifo, perché… ma dovette soggiacere alla prestante supremazia fisica di lui ed allo stato di forte -ed umido, umidissimo!- turbamento nel quale il suo corpo era precipitato.
Sentì le proprie cosce forzate dal ginocchio dell’uomo e poi si trovò con le ginocchia separate da quelle di lui e la rigida testa di quel mostro, che ben ricordava!, che si appoggiava alla soglia della sua cosina e… con un sospiro rassegnato lo sentì scivolare rapidamente dentro di sé, come un rapido che entri in galleria.
Decise che era sciocco combattere col prestante giovane, perché tanto in quarantott’ore sarebbe stato tutto finito, trascorso, non più replicabile e poi, alla fine, sarebbe tornata a casa e non avrebbe mai -ma mai!!!- più visto il musonero di Mahmoud… che poi le aveva baciato la cosina provocandole sensazioni mai provate (cosa che il suo Thomas non amava fare…) e…
la ragazza si abbandonò alle potenti sensazioni che le venivano date dalle spinte dell’egiziano dentro di lei e si sentiva rimestata, esplorata, colmata dall’incredibile randello nero.
Si sorprese ad essere avvinghiata al corpo dell’uomo, stringendogli le braccia al collo ed incrociando le caviglie sulle sue reni, come per tenerlo, per intrappolarlo, per non farlo mai più andare via…
E restò travolta: travolta dall’onda del piacere che sentì montare inarrestabile dentro di sé, sempre più alta, sempre più impetuosa, che saliva, saliva, saliva come se potesse salire all’infinito, ma poi la cresta di quella potente onda si infranse, l’onda si ripiegò su se stessa e travolse completamente i suoi sensi, lasciandola stordita…
Sharon si crogiolò qualche istante nella sensazione di appagamento, si stiracchiò come una gatta e si scoprì a sorridere: era stata obbligata a tradire il suo amore, obbligata da Mahmoud, ma… beh, insomma… l’esperienza era stata indubbiamente… interessante, ecco!
Si vergognava e si odiava un po’ per aver tratto piacere (tanto piacere!) da quel sesso obbligato… ma… beh, poco-poco!
Come i suoi sensi erano deflagrati in modo così travolgente (ma allora quello che aveva letto era VERO, non erano esagerazioni di autori con troppa fantasia!), si era vagamente resa conto che il suo amante… ops! Voleva dire Mahmoud! ‘ beh, era scivolato fuori di lei e poi giù dal letto e infine aveva percorso i pochi passi fino al bagno.. no, fino alla porta della camera lì accanto… si sarà voluto sgranchire le gambe, forse…
Un po’ preoccupata dalla situazione che avrebbe trovato, portò la mano alla sua cosina ed in effetti stentò a riconoscerla, così gonfia, dilatata, aperta e sopratutto sensibilissima: il più lieve sfioramento le aveva provocato brividi di piacere e si stupì quando, vincendo la paura istintiva, si introdusse il polpastrello, trovando la mucosa liscia, scivolosa e moooolto sensibile!
Mahmoud le sorrise e lei, istintivamente, contraccambiò.
Allora l’uomo si abbassò su di lei per baciarle delicatamente un capezzolo eretto, per poi far scendere la propria lingua giù attraverso lo stomaco piatto, il pancino fremente e poi, costeggiando il suo folto triangolino nero, per insinuarla nella sua micetta fremente e facendola di nuovo tornare a cavalcare l’onda del piacere.
Mentre si godeva quella stupenda variazione che il suo Thomas non amava fare, si rese nebulosamente conto che l’egiziano stava spostando il suo corpo, fino a portarle la sua favolosa mazza davanti al viso; ebbe così la possibilità di osservarlo, di poter apprezzare le vene in rilievo che lo innervavano potentemente, ed il glande più chiaro ma ben più largo del fusto e la sacca coi grossi testicoli, irruvidita da ispidi riccioli neri ed il buchino sulla sommità della cappella luccicante dei suoi umori, che sembrava guardarla come un malizioso occhietto, come se la implorasse per avere un bacetto… e lei non seppe resistere a quella muta richiesta e posò un tenero bacio su quel glande vibrante e poi… poi cominciò a leccarlo ed a leccare l’asta arrivando fino a percorrere la pelle dello scroto che si raggrinzì immediatamente e poi risalì, fino in cima, fino ad accogliere la cappella tutta in bocca e poi, con cautela, spingendola più dentro, sempre più dentro e stringendo le labbra intorno all’asta e scoprendo il nuovo gioco di massaggiare il tutto all’interno della bocca, con la linguetta.
Il giovane dopo un pochino, si sdraiò sulla schiena e toccandola, spingendola e tirandola dolcemente, la fece mettere sopra di sé e poi armeggiò per appoggiarglielo alla topina; lei trattenne in respiro, mentre l’uomo -tenendola ferma con le grandi mani sull’attaccatura delle cosce- la spingeva in giù, colmandola con suo membro svettante.
Come fu arrivato in fondo -e Sharon sentiva la ruvidità dei riccioli del pube dell’egiziano stuzzicarle il bottoncino diventato sensibilissimo!- cominciò lentamente ad inarcarsi sotto di lei, facendo scorrere ognuno dei millimetri della sua incredibile dotazione dentro e fuori dalla sua natura.
La ragazza sentiva l’onda che, dentro di sé, ricominciava a montare e si abbandonò alle sensazioni che le sconvolgevano la mente -e la fica!- e notò appena che Mahmoud aveva allungato la mano sul proprio cellulare… Probabilmente -pensò- voleva solo accertarsi che fosse dove lo aveva posato…
Poi sentì le mani dell’uomo accarezzarle i fianchi, posarsi sulle reni e poi allacciarsi tirandola in giù, verso di lei, verso la sua bocca, per un dolce e sensualissimo bacio…
Si abbandonò al torbido fascino di quel congiungimento sessuale (che, doveva continuamente ricordarsi!, le era imposto, perché lei amava il suo Thomas!!!) ed assecondò la lingua del giovane, che le percorse le labbra e poi le esplorò ogni angolo della bocca.
Sentiva di essere prossima all’incresparsi dell’onda del piacere e si godeva la dolce pressione delle mani allacciate di Mahmoud sulle reni e delle deliziose carezze sulle sue belle chiappine e delle dita che la accarezzavano da sopra al buchino fino all’angolino della micetta, indiscrete…
E intanto la costante pressione delle sue mani allacciate, a tenerla ben aderente al corpo di Mahmoud… Ma un momento!!!
Emerse dal languore nel quale la sua mente stava annegando e gettò un’occhiata alle sue spalle: c’era un altro uomo, lì con loro, un altro nero, che la toccava, ghignante!!! Sharon guardò allarmata il nuovo arrivato (non nero come il nubiano, ma più olivastro, meno prestante e meno bello) e poi l’uomo che stava cavalcando, con il viso che esprimeva chiaramente la sorpresa e le mille domande che, turbinandole nella mente, non riuscivano ad arrivare alla bocca e Mahmoud la guardò con un sorrisetto a metà strada tra l’affettuoso e lo sprezzante, mentre con le sue grandi mani la teneva intrappolata sopra ed intorno a sé: ‘Sai, Ahmed ti ha desiderata dal primo momento, appena ti ha vista nel deserto, coi quad e considerando che quello sfasciato dal tuo ragazzo era suo, mi sembrava un modo carino col quale poteste in qualche modo risarcirlo…’
Sharon ebbe un moto di stizza, di rifiuto (lei amava il suo fidanzato, che il prossimo anno sarebbe diventato suo marito! E non voleva avere a che fare con Ahmed… anche con Ahmed! e… e sentiva il grosso membro di Mahmoud che si muoveva in modo suadente dentro la sua natura e che la illanguidiva…. Lei non voleva -no, proprio no!- ma si rendeva conto che quel lento movimento all’interno di sé le levava ogni forza, ogni volontà di lottare, di liberarsi, di rifiutarsi, di fuggire…
Il nubiano si inarcò sotto di lei, che sentì subito tutto il suo favoloso scettro colmarla completamente ed arrivare alla cervice e… e si rilassò: come poteva ormai sottrarsi? Tanto, mal che andasse, le sarebbe toccata la stessa sorte l’indomani (provò uno strano languore, al pensiero!) e poi Thomas, il SUO Thomas, l’amore della sua vita, il suo fidanzato sarebbe stato dimesso da quell’accidente di ospedale del cavolo! E lei che doveva pagare le conseguenze della sua imbecillità, per giunta!!!
Si rilassò e decise di collaborare coi due maschi: prima fossero soddisfatti, prima se ne sarebbero andati!, però le vennero in mente le foto sul telefonino: ‘Mi dispiace che Thomas abbia scassato il quad, ma io non ne ho colpa… -capì all’istante che per i due questo argomento era solo un pretesto- ‘ ma se vuoi che continuiamo, cancella subito le foto!’
Mahmoud si fermò e la guardò con un sorriso divertito e sorpreso al contempo: ‘va bene, principessa, come chiedi…’ e prese l’apparecchio dal comodino, mentre Sharon venne improvvisamente travolta dalla consapevolezza di ciò che aveva appena detto: che le andava bene, salvo il misero dettaglio delle foto, essere in camera a farsi…. sbattere (Oddio!!! come una puttana!) da due sconosciuti africani.
Il sorrisetto e l’arrendevolezza di Mahmoud le suonarono sospetti: ‘Aspetta, dammi il cellu che le cancello io!’
L’uomo le consegnò il telefonino e lei si trovò a contemplare gli scatti: per un attimo le dispiacque cancellare le foto (erano davvero eccitanti!), ma doveva far finire quel ricatto e quindi, una dopo l’altra, vide svanire le immagini che la riguardavano.
La foto successiva sul telefonino dell’egiziano, mostrava quattro africani di diverse sfumature di nero della pelle, nudi, che stavano ridendo affiancati, con le mani sulle spalle degli altri come una squadra di calcetto (appunto!) ma fu colpita da quello al centro: nero come la notte, con un fisico scolpito di rara bellezza e… oddio!!! con un membro stupendo, eretto, di dimensioni spaventose, che gli arrivava ben sopra l’ombelico.
Comunque anche gli altri tre avevano dotazioni ben superiori di quelle misere (Misere? Ho davvero pensato misere? Beh… sì! di Thomas ed anche del ragazzo che aveva avuto prima di lui!
‘E questo, chi &egrave?’ le scappò di bocca.
Mahmoud guardò la foto e poi rise: ‘Quello &egrave Jamal, un mio amico… Ti piace?’ chiese perfidamente.
Lei capì di essersi tradita: ‘no, così….’ ma poi Mahmoud ricominciò il suo andirivieni dentro di lei, mentre Sharon pensava che la mostruosa proboscide di Jamal l’avrebbe sicuramente squartata e che MAI avrebbe accettato di conoscerlo -ma allora, perché sentiva bagnarsi ancora di più la cosina???- ed il languore la travolse.
Si rese appena conto che Ahmed le girava la testa da una parte per offrirle il membro da succhiare e si stupì per la naturalezza con la quale eseguiva questa pratica, che raramente il suo povero amore le aveva richiesto.
Ahmed aveva un cazzo –Ops! Si chiama membro! Stava cominciando a pensare come una baldr… unadiquelle!– meno lungo e più sottile dell’amico, ma comunque anche in questo confronto il suo Thomas ne usciva sconfitto…
Dopo averlo leccato succhiato ed insalivato per bene, l’uomo glie lo tolse dalla bocca, mentre Mahmoud continuava a vangarle la fic… uhm…. la cosina!
Sentì la lingua del nuovo arrivato che le percorreva le chiappine, che le scivolava nel solco fino alla piegolina oltre il quale stantuffava il membro di Mahmoud e poi che si soffermava sul suo buchino –dio, che vergogna! Sarò pulita???– e poi che provava a forzarglielo –Uhmmmm… Però, che shiiiifo…– spingendola dentro, mentre col le mani le divaricava al massimo.
Poi Sharon capì che Ahmed si era inginocchiato alle sue spalle, a cavallo delle possenti cosce di Mahmoud e che oddio!!! glie lo stava appoggiando proprio LI’!
‘No! No! Non voglio!!! Non l’ho mai fatto, non voglio!!!!’
Ma sentiva le mani dei due uomini a bloccarle ogni movimento e quel… coso, quella… cappella forzava il suo buchino e cercava di farsi strada dentro di lei.
Lei non voleva, provava ad opporsi e contrasse al massimo lo sfintere, ma fu amichevolmente ammonita da Mahmoud: ‘Se fai resistenza, sentirai più male! Prova invece a spingere, come se volessi farla…’
Macchesschifo!!! e se poi mi scappa davvero???, ma poi cominciò a sentire un pochino di male e -non sapeva neanche lei perché!- seguì il suggerimento dell’uomo.
Una fitta bruciante, come fuoco e provò a scappare via, ma i due uomini si erano immobilizzati e la teneva bloccata: ‘Aspetta: se stai ferma, passa in un minuto… poi ti piacerà, vedrai!’
Non sapeva neanche lei perché, ma seguì il consiglio ed in effetti, dopo un minuto o due, sentì smorzarsi il fuoco che le era avvampato nel cu… culetto.
Sentendola rilassarsi, i due uomini ricominciarono lentamente a stantuffarla e lei senti che, superato l’iniziale dolore, l’onda si stava nuovamente formando, dentro di lei, stavolta più grande, possente, che si preannunciava inarrestabile, travolgente… Ecco, si increspa, oddio, adesso si piega esplode… Ohhh…
Si ritrovò sdraiata su Mahmoud, con Ahmed abbandonato sulla sua schiena e sentì i due mem… cazzi, accidenti! che si stavano rimpicciolendo dentro di lei.
Non era stato come aveva letto… era stato molto meglio! Si era sentita sparata in aria come un fuoco artificiale che poi era esploso in un tripudio di botti, di colori… Si era ritrovata a chiedersi dov’era e sentiva la gola che le bruciava, come se avesse urlato il suo grande piacere… Anzi, si rese conto, con grande vergogna, che doveva essere quello che aveva davvero fatto, ma onestamente non aveva ricordi…
I due uomini, con un piccolo movimento, fecero scivolare fuori di lei le loro appendici, ormai inflaccidite e lei si sentiva piena, piena del succo dei due uomini che nel momento culminante le avevano riversato dentro.
Mahmoud la attirò dolcemente a lui e la baciò in modo sensuale ma tenero, appagato: quel bacio era un ringraziamento e lei rispose, con le stesse motivazioni.
Anche Ahmed la baciò e lei non ci trovò nulla di strano, nel ringraziarlo con un bacio per averle fatto scoprire il piacere anale… ad essere… inculata, si disse con esplicita durezza dentro di sé.
Suonò il telefono della camera ed i due uomini la liberarono della loro dolce stretta e si alzarono, mentre lei rispondeva.
‘Ciao Sharon, sono io!’ Di nuovo Thomas!
‘Ciao amore… come ti senti?’
‘Mi fa sempre male la testa e queste scimmie non mi vogliono mollare… Hai la voce strana…’
‘Uh… &egrave che stavo dormendo, scusami… Sai amore mio: qui da sola, senza di te mi annoio e così stasera son andata a dormire presto…’
‘Eh… sì, hai fatto bene, scusami… Ma… sei sola lì????’
‘Maccerto, amore, con chi vuoi che sia? -disse, mentre rispondeva con la mano al silenzioso Ciao! che i due egiziani le rivolsero mentre silenziosamente scivolavano fuori dalla stanza- io ti amo, amo solo te e son qui, che ti desidero e mi manchi da morire, amore mio!’ La mattina dopo, Sharon si svegliò stiracchiandosi.
Ricordò di essersi addormentata subito dopo la fine della lunga telefonata del suo Thomas, la solita telefonata piena di tenere nuvolette e di lampi e fulmini di gelosia.
Lei si era dovuta impegnare molto a giurarle il suo amore, la sua devozione, la sua assoluta fedeltà e per un momento, ascoltandolo nei suoi contorti ragionamenti, venne quasi visitata dal dubbio di essere stata lei a provocare in qualche modo l’incidente, in modo farlo tenere in ospedale per qualche giorno in modo che lei potesse darsi alla pazza gioia…
Evidentemente era ancora sconvolto dalla botta, povero il suo amore…
Che poi, rifletté, in effetti sembrava che lei si fosse davvero data alla pazza gioia… ma lei era caduta nella trappola di Mahmoud, era stata imbrogliata era stata… violentata, da suo amico -nel culo, che vergogna!- e da lui ben due volte in un giorno, con suo grosso, durissimo stupendo arnese…
Maccosa sto facendo??? Levò di scatto la mano dalla sua cosina, dove un suo ditino aveva cominciato a giocherellare, aumentando ancora l’umidore che aveva prima ed il languore che la stava pervadendo…
Decise di darsi una smossa, di alzarsi dal letto (che conservava ancora l’odore del sesso fatto poche ore prima… e per la prima volta, con due uomini! E anche dietro, mai fatto prima! Uhmmm…), farsi una bella doccia, andare a fare colazione e poi in spiaggia, con un buon libro… E magari trovare anche il modo di dissuadere Mahmoud dal pretendere altri incontri, visto che ieri sera lei stessa aveva cancellato la foto!
Si stava asciugando i capelli, quando suono il telefono della camera: era -prevedibilissimamente!- Thomas che la tenne bloccata per oltre un quarto d’ora, con lamentazioni sull’ospedale, disperate dichiarazioni di quanto le mancasse -ricambiate con entusiasmo non del tutto sincero-, informazioni sul suo programma per la giornata, e soliti deliri di gelosia e diffide varie. Lei giurò che sarebbe stata in spiaggia tutto il giorno ad abbronzarsi, rigorosamente da sola, che avrebbe fatto la brava, che gli mancava, che non vedeva l’ora che lo dimettessero e che la raggiungesse e quant’altro.

Dopo aver fatto colazione, mise in essere il placido programma balneare, rifiutando con un sorriso le attività che i vari animatori le venivano festosamente a proporre, ma non riusciva a concentrarsi sul libro: la sua mente continuava a tornare sugli accadimenti del giorno prima, sulla… violenza -sì, violenza: pur dolce ed alla fine non sgradevole, ma era pur sempre stata violentata!- subita da Mahmoud e dal suo amico Ahmed, che l’aveva per giunta sodomizzata! No, decisamente doveva trovare il modo per…
‘Hai un’aria tristissima…’ disse la voce gentile, accanto a lei, facendola sobbalzare.
Alzò gli occhi sull’uomo che riconobbe in quello che aveva capito che fosse il capo degli animatori, un bel ragazzo di pochi anni più anziano di lei, con quella sicurezza che il rendersi conto di avere un bell’aspetto curato e con un buon lavoro fatto con passione poteva donare.
Secondo le ferree direttive del suo Thomas, avrebbe dovuto troncare la conversazione e chiedere di rimanere sola, ma sentiva impellente la necessità di parlare con qualcuno, di sfogarsi, anche senza entrare -ovviamente!- in dettagli, nel sentire una voce amica, visto che Thomas, con la sua bravata da ragazzino era finito in ospedale… e già buono che non si fosse fatto nulla di serio, mannaggiallui!, e che lei -totalmente innocente!- se la fosse cavata solo con poche escoriazioni!
Così rispose allo sfolgorante sorriso dell’uomo (‘Cristian, ma SENZA la acca!’ spiegò ridendo) e rimase come ipnotizzata dai suoi occhi verdi spruzzati di pagliuzze dorate.
Gli narrò dell’incidente, di Thomas e di lei, dei loro progetti di sposarsi l’anno seguente, della sua passione per il calcetto (e di quanto a lui rodesse che stando in ‘sto cazzo di ospedaletto dimmerda!’ non potesse continuare il torneo di calcetto lì al villaggio!) e poi arrivò fino a raccontargli che l’egiziano che la era venuta a prendere all’ospedale… ci aveva provato (E mica poteva raccontargli tutto, no? Cos’avrebbe pensato, di lei???).
Il tono tranquillo, la voce calda e suadente di Cristian, il lampeggiare dei suoi occhi e denti nel viso abbronzato ed incorniciato dai capelli biondi la facevano stare bene, rassicurata, cullata, protetta… Era anche molto carino e con un fisico tonico ed armonioso… ma lei amava Thomas!, sennò…
Si rendeva conto che coi suoi modi, il giovane era riuscito ad ottenere la sua fiducia e che i suoi commenti sereni e sensati e le sue garbate domande l’avevano portata ad aprirsi più di quanto avrebbe voluto…. ma chissenefrega!
Alla fine c’era una buona simpatia reciproca e lui accennò, con dispiacere, che il pomeriggio sarebbe stato impegnato: avrebbe dovuto pilotare il piccolo battello ‘ lo indicò col dito, ancorato in fondo alla spiaggia del resort- per accompagnare alcuni ospiti in una zona dove si sarebbero immersi con le bombole per esplorare la barriera corallina…
‘E’ una cosa noiosissima, stare sul battello da solo per le quasi due ore della loro immersione con l’istruttore…
Senti: ma perché non vieni anche tu? Dai, per stare qui al sole, vieni in barca e lo prendi uguale…. e almeno ho una persona simpatica con cui fare due parole!!!
Sharon rifiutò, dapprima, anche e la proposta non era per nulla malvagia, ma non stava bene e poi, cos’avrebbe detto Thomas??
Però Cristian insisté ancora, coi suoi occhioni e un’espressione da cucciolo abbandonato…. alla fine accettò e si accordarono per vedersi alle due, dalla barca. Dopo aver pranzato, fece una scappata in camera per prendersi un cappello: in barca sarebbe stata esposta al sole quasi tropicale e senza la provvidenziale ombra, nel caso, degli ombrelloni di paglia della spiaggia…
Stava entrando in camera, quando il telefono cominciò a squillare imperiosamente, con una frenesia che le faceva intuire la frenetica rabbia di Thomas (chi altri le avrebbe telefonato, lì?).
Stava per rispondere, ma vide che mancava un quarto d’ora all’appuntamento con Cristian ed i subacquei… Le costò fatica, una fatica tremenda, ma riuscì a non rispondere, nonostante le ‘migliaia’ di squilli che si susseguivano frenetici! Se avesse risposto, il suo fidanzato l’avrebbe tenuta al telefono una vita, probabilmente insultandola per non essere stata in camera quando aveva cominciato a chiamarla (ma era LUI che aveva avuto l’incidente, per SUA unica responsabilità, mica lei!) ed a lei la gita in barca ci teneva davvero a farla, visto che a stare i spiaggia da sola si annoiava così tanto!
Sentendosi un po’ una traditrice, quindi, prese il cappello e richiuse la porta della camera, mentre il telefono ricominciava imperiosamente a squillare.
Gli avrebbe detto che aveva passato la giornata tra la spiaggia ed il ristorante, eccheccazzo! Così imparava a fare l’idiota, il ragazzino immaturo con i quad!!! Che non erano neanche i suoi, poi! Tanto che aveva dovuto LEI risarcire il proprietario… Ops!
Si sentì inumidire la passerina, al solo pensiero…

Arrivò all’appuntamento con un paio di minuti di ritardo, ma comunque un paio di amici che volevano partecipare all’immersione stavano ancora arrancando sull’arenile dietro di lei, gravati dal peso delle attrezzature.
Tempo una decina di minuti, il borbottante diesel spinse quasi riluttante l’antiquato dhong verso sud, verso il varco della barriera corallina, in modo da poter guadagnare il mare aperto.
Sharon apprezzava il vento della corsa sul corpo, sul viso, che le scompigliava i capelli e guardò i suoi compagni a bordo: l’istruttore/guida italiano -che stava controllando accuratamente le bombole e gli erogatori di tutti, i quattro uomini e l’unica donna che si sarebbero immersi con lui e poi Cristian, ai comandi dell’imbarcazione, nella minuscola timoneria.
L’istruttore cercò dei riferimenti a terra, fece segno di rallentare un pochino e di virare di pochi gradi verso il largo; dopo qualche minuto, da prua dov’era lei, smise di fissare le rocce sul fondo, si girò verso la timoneria a poppa, incrociò gli avambracci e subito il borbottio del motore tacque, facendo sentire il fruscio della prua che procedeva ancora, d’inerzia.
Cristian calò un ancorotto, per forse una decina di metri al massimo, e poi diede la volta alla cima, per fissarlo alla barca, mentre i subacquei finivano di indossare bombole, pesi, maschere e pinne
L’istruttore disse qualcosa alla comitiva, poi si sedette sul bordo e si lasciò cadere nel mare cristallino all’indietro, tenendosi la maschera con la mano ed il boccaglio tra i denti, subito imitato dagli altri.
Come furono soli, Cristian sgombrò il centro del piancito della barca dall’attrezzatura e poi le propose di sdraiarsi a prendere il sole, su un materassino che sapeva un po’ di pesce; Sharon apprezzò la cortesia, si slegò il pareo da dietro la nuca e si distese a crogiolarsi al sole.
‘Beh, qui però non ti vede nessuno… potresti anche levarti il costume…’ propose l’animatore, con tono accomodante.
‘Ma non ci penso neanche!!!’ Poi capì che poteva essere interpretata come una scortesia nei confronti dell’uomo e quindi spiegò: ‘Cio&egrave… mi piacerebbe molto, anche se non l’ho mai fatto… ma il mio fidanzato &egrave gelosissimo e domani sera, quando sarà tornato, vedrebbe che sono abbronzata un pochino anche… lì e mi farebbe una scenata!’
Sentiva il dhong dondolare, mentre Cristian si muoveva alle sue spalle e poi lui parlò di nuovo: ‘Ah, ho capito… beh, in effetti &egrave meglio che non sappia neanche che sei venuta qui… d’accordo!
Ti spiace se invece io lo prendo integrale?’
Era contenta della ragionevolezza del nuovo amico, perciò si voltò verso di lui, puntando un gomito e sorridendo: ‘Ma figurati! La barca in fondo…’
Vedere il corpo muscoloso e totalmente abbronzato dell’animatore, che si era levato la polo ed i bermuda d’ordinanza, la lasciarono col sorriso rappreso sulle labbra e la parola strozzata in gola: apprezzò le spalle larghe, l’ampio torace che si rastremava fino alla vita stretta ed al ventre compatto e solido, le natiche muscolose che guizzavano sotto la pelle, le gambe toniche da atleta e… e quello che meglio celava sotto i bermuda: un… batacchio che già così, non ancora al massimo della sua erezione, era comunque di dimensioni ragguardevoli, di un bel colore bronzeo (non nero-notte come quello di Mahmoud, ma comunque nella stessa categoria di… taglia!).
Riuscì a distogliere gli occhi ed a farli risalire fino al volto di lui, che aveva un vago sorrisino sulle labbra e lampi di malizia negli occhi.
Troppo tardi per il suo decoro, si ricordò di chiudere la bocca, rimasta aperta davanti alla visione.
‘Mi fai un pochino di posto? Così mi sdraio anch’io…’
‘Sì, sì, certo… figurati.. ecco, va bene così?’ disse lei tumultuosamente, mentre si faceva precipitosamente da una parte.
‘Perfetto, grazie Sharon…’ disse, con un tono voce basso, profondo che la fece involontariamente fremere; poi, con gesti lenti e sicuri da grosso felino, si allungò accanto a lei, abbassò la visiera del berrettino sugli occhi e sembrò appisolarsi.
Lei da una parte era sollevata dal non doversi difendere dalle sue avances… in fondo era fidanzata con Thomas e si sarebbero sposati il prossimo anno!… Però sentì anche una strana fitta di… delusione, forse?… per essere stata ignorata così da Cristian.
Ma poi pensò al suo amore, in un letto d’ospedale in un paese straniero, a quanto si amavano e beh… si rassegnò.
Dopo una decina di minuti, Cristian si mosse lievemente, come nel sonno; si girò sul fianco verso di lei, appoggiandole il ginocchio contro la coscia e la sua mano gli scivolò dal fianco, finendo col dorso contro il suo costato e le dita piegate le che appoggiavano pigramente sul braccio.
Lei sentì come una scossa elettrica partire dai punti dove l’uomo era in contatto col suo corpo, ma decise di non scostarsi, di restare immobile.
Dopo un pochino, l’animatore si mosse ancora e lei sentì il suo membro contro il fianco ed il grosso glande che le gravava sul polso.
Mosse il braccio e ruotò la mano subito sentì la cappella le appoggiava al centro del palmo… e che stava anche prendendo… vita!
Si disse che non era giusto, che non doveva, che si sarebbe sposata l’anno prossimo con Thomas… Ma adesso non era ancora sposata ed un’occasione così quando cazzo le sarebbe capitata di nuovo???
Afferrò il grosso arnese dell’animatore, mentre si girava e piegava e dopo pochi secondi cominciò a spompinarlo, mentre quel grosso affare le si ingigantiva in bocca!
La mano di Cristian sulla testa le suggeriva i movimenti ed il ritmo e lei trovò a bearsi di quel torrido pompino fatto sotto il sole caldo del Mar Rosso! Cristian si gustò il pompino della ragazza: glie lo aveva preso tutto di colpo in bocca, fino in gola!, poi lo aveva fatto uscire, lo aveva osservato attentamente dandogli piccoli baci e leccatine, percorrendolo tutto e lappandogli deliziosamente anche lo scroto.
Allungò la mano e le scostò la mutandina del bikini, costeggiando il suo boschetto lungo l’attaccatura della coscia, fino a sfiorarle lo spacco, che sentì subito rovente e bagnatissimo.
Le calò lo slippino e manovrò per per andarle sopra, ma senza distoglierla dall’attività alla quale lei si stava dedicando con evidente passione…
Finalmente, se la trovò a due dita dal viso e la osservò attentamente, sua piccola passione segreta: il monte di venere bombato, coperto da corti riccioli neri e le grandi labbra gonfie, che sembrava una pesca di quelle che si spaccano a metà…
Sharon aveva aperto la massimo le cosce e lui, allargando le grandi labbra coi pollici, poté bearsi delle sue ninfe: rosa acceso, con la piegolina che circondava il suo bottoncino sottile, le labbrine socchiuse dall’eccitazione, già invitanti e pronte ad essere penetrate; le tirò coi polpastrelli e vide la sua fica luccicante di umori e ià con la cremina bianca: la tipa era davvero arrapata!
Sorridendo tra sé e sé, cominciò a leccarla, prima percorrendo la piega tra le grandi e le piccola labbra, lentamente, una per volta, poi succhiandole il clito, che spuntava eccitato e luccicante e infine, con la lingua larga, scorrendo tra le labbrine, fino a sprofondare dentro di lei, trovandola molto capiente, più di quanto pensasse…
Sharon succhiava come un’ossessa e lui la privò dl cazzo: voleva fotterla, ma se non si fosse liberato dalla sua bocca, sarebbe venuto così, per quel fantastico pompino assatanato.
Così le andò sopra, corresse la mira della sua cappella con due dita e poi, con una spinta lenta e costante, la penetrò fino a sentire il solletico dei ricciolo di lei contro lo scroto.
Sentiva i muscoli della vagina stringersi sul cazzo, mungendolo mentre scorreva avanti ed indietro, piacevolmente; la ragazza gemeva, si agitava, ma lui non si accontentava di quello, voleva incularla.
Come capì che lei aveva raggiunto il piacere, le scivolò fuori e poi a fianco; la fece inginocchiare e poi cominciò a fotterla da dietro; dopo un pochino la giovane era di nuovo a cavalcare la prossima onda di piacere e lui si sfilò, bagnò furtivamente di saliva due dita e l spennellò le crespe del culo; poi appoggiò la cappella e, tenendola per i fianchi, la penetrò anche dietro.
La ragazza aveva blandamente protestato, ma Cristian sapeva che la strada era già aperta e quindi le forzò la nerchia nel culo.
Lei aveva urlato ed, in effetti, lui sentì lo sfintere ancora non sufficientemente allargato per un calibro (‘Signor calibro!’ pensò sorridendo) come il suo.
La giovane donna però si adattò alla sua stazza in un tempo ragionevolmente breve e cominciò ad assecondare i suoi movimenti, le sue spinte, strozzandogli il cazzo contraendo lo sfintere.
Sentì che stava per venire e volle aiutare Sharon, mettendole di colpo tre dita nella fica, che era spalancata e incredibilmente bagnata; ancora pochi colpi e poi sentì ergersi ancora di più il suo possente arnese e si scaricò nelle profondità del culo della giovane.
Mentre si tuffava per rinfrescarsi e darsi una sciacquata, dopo aver ringraziato e coccolato per un pochino Sharon, che faceva le fusa come un gatta e che stava per immergersi cautamente anche lei, sorrise tra s&egrave, prendendo nota di dover ringraziare Mahmoud per la dritta e per le foto che gli aveva mandato via cellu.. ‘Maccerto che ti amo, amoremio!” ‘Sì, te l’ho detto… son stata in spiaggia tutto il giorno’… ‘Certo, da sola! Leggevo e facevo il bagno’… ‘Sì, si avvicinano, ma li mando via, dicendo che senza di te non ho voglia di far nulla’… ‘Ma certo che &egrave la verità!’… ‘Dai, se dio vuole domani ti dimettono… Ho voglia di stare con te’… ‘Sì, tanto, anch’io!’… ‘No, non so come sta andando il torneo di calcetto’… ‘No, non ho visto nessuno, del torneo; non conosco nessuno!’… ‘Va bene amoremio, mi informo!’… ‘Mi spiace che &egrave tutto il giono che diventi matto a trovare un telefono, che poi quando mi chiami non mi trovi mai e che non rispondo, ma…’… ‘Ma avremmo dovuto essere in vacanza, qui!’… ‘Lo so e mi dispiace che tu sia lì, ma io non posso stare murata viva in camera, di giorno, in attesa che tu torni’… ‘No, adesso vado a cena e poi vengo in camera a leggere ed a guardare la tivu satellitare’… ‘Sì amore mio, anche tu mi manchi’… ‘Sì, a dopo, ciao, un bacio’
Sharon posò la cornetta e sbuffò: Thomas sapeva essere assillante, con la sua gelosia morbosa!
Sentì le guance avvampare: in effetti, se Thomas avesse mai saputo di quel pomeriggio, avrebbe avuto ogni motivo per essere geloso, dopo che era caduta nella trappola di Cristian!
Sentì inumidirsi gli slippini: al solo ricordo del momento di follia sul dhong, la eccitava…
Per verificarlo, se li toccò ed in effetti c’era una grossa chiazza d’umidore… Le lampeggiarono nella mente i particolari della gita in barca… e della sera precedente, in camera… e nel deserto, con Mahmoud… Doveva darsi sollievo e si masturbò appassionatamente prima di scendere a cena.
Finito di cenare, avrebbe voluto fare due passi, ma un’occhiata all’orologio la convinse ad affrettarsi a tornare in camera.
Già da fuori dell’alloggio, sentì il telefono che suonava imperiosamente: le sembrava la voce di Thomas che la chiamava, sempre a voce più alta, sempre più imperiosamente!
Si precipitò a rispondere, affannata.
‘Dov’eri?? E’ mezz’ora che ti chiamo! Questi musineri fanno un sacco di storie, a farmi telefonare!!!’
‘Scusami, amore mio, ma ho cenato e poi ho fatto due passi per il villaggio, per digerire prima di venirmene buonina in camera…’
‘Seh! Chissà con chi li hai fatti, i due passi!!!’
‘Ma no, amore, ti gggiuro!!! da sola!!!
Mi manchi da morire e sai che senza di te non ho voglia di fare nulla!!!’
‘Va beh… Senti, ti sei mica informata per il calcetto?’
‘No, amore mio, non ho ancora avuto modo…. Ma ti prometto che domani mi informo, così ti aggiorno…’
‘Ecco, brava… -sembrò placarsi- ‘ Sai, domani dovrebbero alla fine dimettermi… Mi verrai a prendere?’
‘Beh, sì; non so come il resort organizzerà la cosa, ma se mandano un’auto da qui, ovviamente verrò anch’io…’
Dopo altri dieci minuti di lepidezze, finalmente Sharon riuscì a posare la cornetta, benedicendo dentro di sé la scelta di aver lasciato i cellulari a casa ‘…tanto siamo insieme! Cosa ce ne facciamo, dei cellu… ed a dover fare il roaming internazionale laggiù, poi???’
Quella vacanza, con i suoi inaspettati eventi, le stavano facendo scoprire molte cose su Thomas, su di lei e sulla sua sessualità.
Pensò alle scopatine frettolose con Thomas e rifletté che alcune cose che, nelle ultime ventiquattro ore, aveva scoperto quanto le piacessero, con lui non le faceva; non perché lui… ‘non ci arrivasse’ ma, se ne rendeva conto con un provvidenziale flash back, perché ricordava i discorsi ‘tra uomini’ fatti al bar, dove qualcuno affermava, tra i pensosi assensi degli altri, che ‘… certe cose non si fanno con la propria fidanzata o moglie… Al limite, se proprio a uno ‘scappa’ di farle, le può fare con una troia… o un’amante!’
D’altra parte, lei aveva sempre avuto la… sensazione che ‘la magia del sesso’ non si limitasse alle due toccatine, alla scopatina da dieci minuti e poi ‘buonanotte-buonanotte!’.
A lei piaceva prenderlo in bocca e -lo aveva appena scoperto!- le piaceva anche il sapore dello sperma, ma Thomas, una volta che non era riuscito a sfilarglielo in tempo per svuotarsi nella mano e le aveva lasciato uno schizzetto sull’angolo delle labbra, si era molto preoccupato -manco fosse velenoso!- Ripulendola subito col dito e profondendosi in scuse!
Invece, con Mahmoud, Ahmed e Cristian, aveva capito -anche se non pienamente volontaria!- quanto piacere le desse fare… pompini, farsi scopare in bocca…. ed anche farselo… mettere ‘lì’… farsi inculare, insomma!!!
Cheppalle! In fondo, lei non era meno perbene se almeno chiamava -tra sé, ovviamente!- le cose col loro nome, senza doversi vergognare di pensare i termini espliciti, diretti, di quello che le piaceva, senza giri di parole da beghina!
E quindi: lei amava fare pompini, farsi inculare e fasi fottere da cazzi! Anzi: da bei cazzi, grossi come quelli assaggiati lì in Egitto, non col cosinobuffo di Thomas!
Stava completando questa riflessione, quando sentì bussare e mormorare ‘Sono Mahmoud…’
‘Un attimo!’ si guardò nell’ampio specchio: Indossava ancora l’abitino col quale era andata a cena…
Se lo sfilò rapidamente e indossò il babydoll che era ripiegato sotto al cuscino, lasciandosi gli slippini; poi andò ad aprire la porta. Mahmoud entrò in camera, sorridendole; le si avvicinò, le prese delicatamente la testa tra le mani e le alzò il viso, baciandola dolcemente.
Sharon tentò -per pura proforma!- di rifiutarsi, ma dopo una decina di secondi la sua lingua già lottava con quella del nubiano, avvinte come due serpenti.
Lui, senza dire un parola, la fece arretrare e poi cadere sul letto continuando sempre a baciarla, mentre con la mano libera le aveva scostato gli slippini, facendole sprofondare due dita nella fica rorida di eccitazione, tanto che la sua pelliccetta era parecchio inumidita.
Le palpò il culetto, alto e pieno, assolutamente delizioso e, dopo averle slacciato il babydoll, si dedicò ai suoi bei seni, leccandole le belle areole rosate e poi stuzzicandole con labbra e denti i capezzolini, che si inturgidirono ancora di più di quanto già fossero: gli piaceva quella italiana, ancora più troia della media delle sue connazionali!
Giovane e vacca, non come le sfiorite quarantenni che facevano di tutto per farsi trombare da lui!
Che poi, anzi, averla in qualche modo costretta -anche se aveva dovuto forzarla ben poco!- era una cosa ancora più eccitante del solito: si rendeva conto che lei era in sua balìa (o comunque si comportava come se lo fosse, con la poca personalità che aveva!) e lui poteva giocarci come meglio credeva, anche condividendola con gli amici…
Dopo averle sfilato gli slippini, cominciò a baciargliela e la sentiva fremere, già prossima al piacere, mentre lui cominciò a scivolarle sopra, baciandola dal pancino ai seni, alla spalla, al collo, alle labbra, fino a stendersi si di lei e, con pochi movimenti, allineare la sua cappella congestionata alle ninfe della ragazza.
La guardò in viso: più nessun imbarazzo, solo un desiderio muto che le colmava gli occhi ed il viso: ‘Fottimi!’
E lui, con una spinta lenta e possente, le colmò la fica con la sua nerchia nerissima, fino a urtarle l’utero.
Al contatto, Sharon si scosse, come per una piccola crisi epilettica, ma subito gli incrociò le caviglie sulle reni e gli serrò le braccia al collo, assecondando col bacino i suoi movimenti e le sue spinte dentro di lei.
Sharon aveva cominciato ad avere un orgasmo e lui, senza pietà, continuò instancabile per fargliene raggiungere un altro al più presto: la voleva fuori controllo, pronta a tutto ed una furtiva occhiata al suo orologio da polso gli confermò che era in orario perfetto.
Dopo la seconda esplosione di piacere della giovane, si sfilò, la fece mettere alla pecorina e gli reinfilò il randello di colpo nella fica, fino ai possenti coglioni, senza trovare alcuna resistenza, spalancata com’era dal recente uso e dalla voglia ancora pressante.
Sentì un lieve scalpiccio alle sue spalle e un rapido movimento della testa lo informò che i suoi amici erano arrivati.

Sharon era stupita di quanto piacere potesse provare a farsi…. montare (sì: quel porco di Mahmoud la stava montando, come una vacca, una cagna schifosa!) da quel… quel… quel porco di Mahmoud; teneva gli occhi serrati per potersi meglio concentrare sulle sensazioni incredibili e sconvolgenti che il suo corpo provava.
Sentiva ogni millimetro della mazza di lui che le sprofondava nella fica, mentre la sua calda bocca le baciava la nuca e le sue mani le stringevano i seni, arrotolandole i capezzolini tra le dita e le mani che le accarezzavano il pancino, le palpavano il culo, le sondavano il buchetto, le sfioravano le spalle e le le cosce…
Ma un momento!!!!
Sbarrò gli occhi e si rese conto che le molte mani che le stavano regalando quelle magnifiche sensazioni tutte insieme, appartenevano -logicamente!- a diverse persone: le sembrò quasi normale riconoscere Ahmed; fu invece un pochino stupita nel riconoscere Cristian (ma quindi si conoscevano?) e poi, l’altro… il viso gli diceva qualcosa (se solo Mahmoud si fosse fermato un attimo dalla sua frenetica chiavata, per farle riordinare le idee!) Poi capì chi era: Jahmal, l’amico del nubiano che aveva visto sul suo cellulare, quello…. quello col cazzo colossale!
Provò a divincolarsi, anche se senza eccessiva convinzione, ma sentì la voce di Mahmoud: ‘Visto che domani tornerà il tuo fidanzato, mi sembrava carino organizzarti una festa d’addio… L’unico che ti devo presentare &egrave il mio amico Jahmal; gli altri credo che tu li abbia già conosciuti…’ concluse, con un briciolo di perfidia.
I tre nuovi arrivati si spogliarono rapidamente ed il nuovo aggiunto le si avvicinò e lei si trovò, con gli occhi strabuzzati!, a contemplare quel capolavoro della natura, quel pilastro rivestito di pelle serica e nerissima… Non credendo ai propri occhi, allungò una mano, ma si rese conto che avrebbe dovuto divaricare al massimo i pollici ed i mignoli di ENTRAMBE le mani per poterlo cingere tutto!!!
Lui glie lo appoggiò alle labbra e lei, come ipnotizzata, aprì la massimo la mascella, ma le entrava solo metà della enorme cappella affusolata. Sharon si dedicò a Jahmal e la sua stupefacente appendice e, come la sacerdotessa di un rito pagano, venerò la divinità priapesca che lui gli aveva appoggiato alle labbra.
Mahmoud, Ahmed e Cristian usarono il suo corpo, ma lei era concentrata sul fisico scultoreo del nuovo aggiunto e sopratutto sul suo favoloso, incredibile cazzo.
Ne era affascinata, ma anche terrorizzata: quell’affare l’avrebbe spaccata in due e ne avrebbe potuto prendere solo un terzo, per non farsi sfondare la fica!
Di prenderlo nel culo, poi, neanche a parlarne, nonostante Mahmoud, in quel preciso momento, glie lo stesse vangando scrupolosamente!
Jahmal non le parlava, la guardava e basta con l’orgoglio di chi &egrave consapevole di essere perfetto e con un piccolo, condiscendente sorriso.
Sharon aveva cominciato ad inanellare ondate di piacere, una dopo l’altra ed ormai era una cosa, una bambola nelle mani della cazzuta compagnia: la prendevano, la giravano, la mettevano così o cosà e poi aveva sempre almeno un cazzo che la scavava in profondità.
Lei si era abbandonata al piacere che il quartetto sapeva darle con le nerchie, le labbra, le lingue, le mani, e dita, anche i denti!, mentre la esploravano, frugavano, colmavano in una giostra di piacere senza pause.
Capiva dal tono e dalle risatine che gli egiziani -ed anche Cristian!- facevano commenti in arabo su di lei, probabilmente commenti non lusinghieri -se non veri e propri insulti!- ma non le fregava nulla: era un ben piccolo prezzo che doveva pagare per poter provare quelle inimmaginabili sensazioni, quel piacere sconfinato!
Poi venne IL momento: Jahmal era steso sul letto, di schiena e lei venne presa di peso da Mahmoud e Ahmed, con le mani sotto le cosce e tenendole gli avambracci, con la stessa postura che avrebbe avuto se fosse stata seduta; e così seduta, fecero appoggiare il mostruoso glande di Jahmal alla sua fica, fradicia e dilatata, con la sua folta pelliccetta inzuppata dei suoi umori.
Lei resto in equilibrio sui piedi, tenendosi agli avambracci dei due e poi, con moooolta cautela, provò ad accogliere dentro di sé quella colonna nera.
Si sentì allargare fin quasi alla lacerazione, ma rifletté che una cosa del genere non le sarebbe mai più capitata nella vita e perciò stoicamente non si sottrasse.
Jahmal le aveva appoggiato le mani sulle cosce ed, a un certo punto, premette forte e lei sentì la sua favolosa appendice che la allargava, la scavava, la colmava completamente, arrivando ad urtarle la cervice e dandole una sferzata di piacere immenso!
L’uomo adesso l’aveva afferrata per l’attaccatura delle cosce e la stava mandando su e giù, come fosse una bambola : coi ‘su’ arrivava a sfilarle il cazzo completamente, facendole desiderare di essere nuovamente riempita e coi ‘giù’, invece, sprofondava sempre più dentro di lei, sempre più a fondo, sempre più rimescolandola: quando sì sentì totalmente piena, invasa da quello smisurato cazzo, gettò uno sguardo verso la sua micetta: restò quasi sconfortata, perché pensava di averlo ormai preso quasi tutto ed invece ancora circa metà di quel tronco di carne era ancora fuori, luccicante delle sue secrezioni che non smettevano di allagarle la fica!
Solo il rendersi conto di quello, la portò ad esplodere in un orgasmo travolgente ed, a quel punto, il suo corpo pretese un attimo di requie e quindi si lasciò cadere sul letto, esausta.
Evidentemente, i suoi quattro (!!!) amanti compresero e decisero di farle riprender fiato…
Dopo qualche minuto, decise che si era ripresa a sufficienza e, dopo un’accidentale occhiata all’orologio che la informò quanto fosse ormai tardi, sì girò verso Jahmal, sorridendogli per fargli capire che era pronta a riprendere da dove aveva interrotto.
In quella, l’imperioso e ripetuto squillare del telefono, li paralizzò tutti, come se fossero stati in una sequenza video e qualcuno avesse premuto il ‘pausa’.
Chiccazzo poteva essere, a quell’ora, se non quel coglione, spaccamaroni, cornuto di Thomas, il suo fidanzato?
Sharon sbuffò, poi li guardò tutti mettendosi un dito sulle labbra per chiedere silenzio -loro annuirono, sorridendo- ed alla fine rispose, facendo la voce assonnata.
Thomas le chiedeva se era in camera (domanda cretina, visto che aveva risposto!), se stava dormendo (‘Sì, amore mio: stavo sognando che eravamo insieme e TU mi hai svegliata….’ facendogli intuire la sua irritazione), se lo amava, se lo pensava, se le mancava eccetera.
Lei con voce sonnolenta ma sempre più irritata, gli diceva di sì, sì, sì, ma voleva fargli capire quanto fosse scocciata per averla interrotta in quello che stava facendo… dormendo, che altro?
Riuscì a pilotare la telefonata verso la fine abbastanza alla svelta, anche perché le mani dei quattro avevano cominciato ad accarezzarla innocentemente ovunque e lei faceva uno sforzo bestiale per restare concentrata e non tradirsi.
Come posò la cornetta, i quattro le balzarono contemporaneamente di nuovo addosso, avidi di nuovo piacere! ‘Grazie…’
Le sembrò il minimo da dire ai quattro, per essere stati in silenzio e non averla provocata, mentre era al telefono con Thomas. Loro le risposero con ampi, indulgenti sorrisi, ma poi si concentrarono ad ottenere il massimo godimento per lei e per loro.
La riposizionarono di peso sulla sulla colonna di Jahmal e Sharon -un po’ per senso ‘sportivo’ di affrontare la sfida, un po’ per ripicca per il suo gelosissimo ed assillante fidanzato- cercò di farselo entrare dentro al massimo e si rendeva conto, in un turbine di piacere e sincero stupore, che a poco a poco riusciva ad ospitarne sempre di più, mentre gli altri le offrivano i loro cazzi da succhiare o la toccavano ovunque -succhiandole e stringendole i capezzolini, ad esempio- o le infilavano uno e poi due dita nel culetto, facendola sentire piena ovunque e, sopratutto, per la prima volta in vita sua, fonte di piacere per altri e principalmente per sé stessa… una vera troia, insomma.

Quando sentì lo scatto della serratura della camera, che si chiudeva alle spalle dei suoi quattro favolosi amanti, si riscosse e decise di lavarsi, lavarsi bene per ripulirsi di tutte le grandi sborrate che il quartetto le aveva regalato.
L’avevano costretta anche ad ingoiare il loro seme, bloccandole la testa perché non potesse sfilarsi e scaricando le loro copiosissime sborrare in gola, costringendola ad ingoiare per non soffocare.
All’inizio non voleva, le faceva schiiiifo, ma poi aveva scoperto che il particolare sapore dello sperma, un misto di vischioso aspro e salmastro, ma che cambiava da uomo ad uomo, non le dispiaceva, anzi: alla fine, raccolse col dito qualche schizzo che Cristian le aveva lasciato sul pancino e poi se lo era portato alla bocca, assaporandolo.
Restata sola, si era messe tre dita nella fica, colmata da una colossale traboccante sborrata di Jahmal e poi le aveva succhiate scrupolosamente, gustando l’intenso sapore del suo colossale amante.
Alla fine, si fece una lavanda vaginale e si stupì ancora di scoprire la sua fica così ampia, così dilatata, tanto da riuscire ad entrarci tranquillamente con quattro dita… Che poi, ‘tranquillamente’ non era il termine adatto: l’ispezione le faceva avvampare ancora i sensi e dovette farsi forza per levare la mano o sarebbe venuta ancora una volta!
Anche il suo culetto, assolutamente intonso fino a pochi giorni prima, era diventato un luogo accogliente e molto piacevole da condividere, rifletté.
Mentre si insaponava con cura, si trovò a riflettere sugli avvenimenti degli ultimi due giorni; lei amava sempre Thomas, il suo fidanzato, e voleva sposarlo lì ad un anno, ma… ma aveva scoperto anche quanto le piacessero i cazzi… i grossi cazzi!, e quindi avrebbe dovuto trovare un accomodamento… No, Thomas era un ragazzo d’oro, ma piuttosto retrogrado e gelosissimo, sopratutto riguardo al sesso… Ora capiva che la sua patologica gelosia era frutto di profonda insicurezza, di vedersi sconfitto nel confronto con altri maschi… E sopratutto ‘lì’ era stato indubbiamente sconfitto: i cazzi che si era goduta in quei due giorni erano già anche solo una festa per gli occhi, in confronto al suo… cazzettino (se lo era detto, alla fine!) e non pensava che gli altri maschi sapessero -tutti!- dedicarsi in così tanti modi e con così tanto entusiasmo a cercare di farle provare piacere, anche se lei, per loro, era solo una occasione da prendere al volo e poi non rivedere mai più nella vita!
No, probabilmente non sarebbe stata una mogliettina fedele…

La mattina seguente, dopo l’immancabile telefonata, Sharon si mise in movimento per andare, con un autista del resort, a prendere Thomas a Marsa, in ospedale.
Sperava che l’autista fosse Mahmoud (od un altro dei suoi nuovi… amici, ma le venne assegnato un altro egiziano, più anziano, un po’ scorbutico e, lo scoprì in pochi chilometri, che non parlava italiano.
Si rassegnò e passò il tempo a guardare fuori dal finestrino, col deserto a sinistra ed il mare che appariva e scompariva sulla destra.
Arrivati che furono all’ospedale, Thomas la accolse con affetto, ma si preoccupò sopratutto di verificare che lei gli avesse portato spazzolino da denti, rasoio e gli indumenti puliti per potersi cambiare in un gabinetto, in modo da essere presentabile.
Poi tornarono al resort e sembrava che l’unica preoccupazione del suo fidanzato fosse il torneo di calcetto.
Andarono subito in camera, per mettersi i costumi da bagno, ma il corpo nudo di Sharon ricordo ‘qualcosa’ a Thomas ,che ridendo la fece cadere sul letto.
La giovane era esausta, ma rise anche lei per non insospettirlo e, dopo pochissimo, lui glie lo aveva già messo dentro e la stantuffava.
Si fermò un attimo e, sospettosamente, le chiese: ‘Ti sento più larga del solito! Come mai???’
Lei ebbe la prontezza di rispondergli, guardandolo con uno sguardo malizioso: ‘E’ perché mi sei mancato tanto ed ho TANTA voglia di te, amore mio!’ Il sole le accarezzava la pelle col suo bacio caldo e Sharon era torpida sul lettino, a rosolarsi a puntino; la sua abbronzatura stava diventando invidiabile, anche se si dannava l’anima perché i due pezzi del bikini fossero sempre nella stessa posizione, in modo che la ‘tan line’, la riga tra la parte abbronzata e quella bianca, fosse il più nitida possibile.
Che poi, fosse stato per lei, avrebbe voluto andare al largo con una barca, un pattino, anche solo un materassino! e prendere il sole integrale… Era un paio di giorni che ci pensava e questa idea, che prima l’avrebbe sconvolta, stava diventando sempre più un bisogno che sentiva.
L’unica possibilità che aveva per realizzare questo progetto, era coinvolgere Thomas… che sicuramente sarebbe impazzito dalla rabbia e dalla paura che, magari da un aereo che sorvolasse quell’area, magari qualcuno potesse vedere la SUA (sua, in senso di possesso, non di… relatività!) fidanzata nuda, scatenando una furiosa crisi di gelosia.
E adesso, quel fesso, invece di star lì a farle compagnia, era andato ad informarsi sul suo strammaledetto torneo di calcetto…
Sharon riaprì appena gli occhi e… no, eccolo lì, il suo fidanzato, che stava arrivando di buon passo e con l’espressione particolarmente allegra.
Difatti, la ragguagliò immediatamente!, era stato ripreso nella squadra di calcetto, che anche in sua assenza aveva progredito sul tabellone ed il pomeriggio avrebbe giocato la semifinale!
Wow!!!, pensò sarcasticamente Sharon, con un velo di tristezza…
Cominciava a pesarle, questo menage-a-troi: lei, lui ed il calcetto!

La giornata trascorse tranquilla, per il resto e la giovane apprezzò la discrezione di Cristian che, passato lì accanto, si limitò a guardarla un istante ed a socchiudere gli occhi ‘come fanno i gatti!- in segno di saluto, ma senza creare situazioni imbarazzanti col suo fidanzato.
Allo spirare del pomeriggio, raccolsero le loro carabattole e lei le portò in stanza, raggiungendo poi Cristian al campo di calcetto, per assistere doverosamente alla semifinale.
La tribunetta era abbastanza affollata ed anche lei si trovò in piedi ad assistere alla partita, contagiata dalla vena d’entusiasmo del pubblico, esultando per ogni ‘loro’ segnatura o mostrando delusione per i gol avversari.
Mentre stava giusto seguendo la partita, percepì particolarmente una presenza maschile accanto a lei, appena più indietro; muovendosi, si trovò a urtare la cresta iliaca dell’uomo con la parte più esterna della schiena, appena sopra le reni.
Si volse un istante per scusarsi con un sorriso e fece fatica a distogliere lo sguardo dal giovane: un prestante animatore del villaggio, con la pelle del tono del miele d’acacia ed una testa di riccioli biondi, schiariti ancor di più dal sole.
Lui contraccambiò con un sorriso sfolgorante, bianchissimo, ma poi si disinteressò subito di lei, continuando a seguire la partita.
Pur continuando col suo incitamento per Thomas e la sua squadra, Sharon non riusciva a levarsi dalla mente ‘il biondino’ e da quel momento in avanti, cercava di gettargli rapide occhiate, anche se lui sembrava totalmente assorbito dall’incontro.
Il triplice fischio dell’arbitro, sancì la fine del primo tempo e mentre i giocatori rientravano al fresco degli spogliatoi, Sharon decise di andare fino al chiosco bar lì vicino per prendersi un bel bicchiere di t&egrave alla menta freddo.
Mentre godeva la sensazione della fresca bevanda che le scendeva in gola, una voce profonda disse, dietro di lei: ‘Beh, tuo marito Thomas &egrave abbastanza bravo, a giocare!’
Lei si voltò di scatto, imbarazzata di avere in mano quello stupido bicchiere e si perse negli occhi ‘verdi ma screziati da pagliuzze dorate- del ‘biondino’.
‘Uh…. eh…. ehm… &egrave solo il mio fidanzato… ci sposeremo l’anno prossimo…’ si sentì in dovere di precisare, anche se non sapeva esattamente perché.
L’animatore le sorrise ed allungò la mano, per stringere ‘ma in realtà per farla scomparire dentro la sua, enorme!- quella di Sharon e si presentò: ‘Mathias…’
Recuperata ‘seppur a malincuore1- la mano da quella del giovane, lei restò un istante a contemplarlo: almeno uno e novanta, spalle larghe, fisico statuario…
‘Ma Thomas non &egrave geloso, di una fidanzata così bella?’ chiese Mathias, con tono beffardo.
‘Oh, sì! Moltissimo! Però ama molto giocare a calcetto e quindi, almeno durante le partite, non mi… marca troppo strettamente!’
‘E fa male! Conosco persone che farebbero qualunque follia per avere anche solo un semplice bacio da una bella ragazza come te!’ replicò lui, con sicurezza.
Sharon non trovò nulla di meglio che sorridere, sottraendosi così all’obbligo di replicare.
Tornarono subito al campetto; il secondo tempo stava per iniziare e molti spettatori facevano ressa per salire sulla tribunetta.
La ragazza ebbe un piccolo moto di stizza: se non fosse stata sulla tribunetta al rientro in campo delle squadre… sai che pompa gli avrebbe fatto Thomas, con la sua assillante gelosia?
Mathias le toccò la spalla, lei lo guardò e lui, strizzando l’occhio, indicò la ressa: ‘Passiamo di qua…’ e si incamminò verso una porticina.
Seguendolo, Sharon si trovò sotto la tribunetta e l’animatore attese, con la mano sulla maniglia di un’altra porta, che lei si avvicinasse e poi, a tradimento, la tirò dolcemente verso di sé e la baciò.
Era troppo stupita ed affascinata dal giovane per staccarsi immediatamente -come sarebbe stato corretto fare!- e solo quando sentì la sua mano che le accarezzava il culetto si staccò e, con aria sinceramente dispiaciuta, mormorò: ‘La partita…’
Mathias annuì, sorridendo, aprì la porta e si trovarono in un attimo nel loro posto sulla tribunetta, proprio quando le due squadre cominciavano ad uscire dallo spogliatoio.

La partita finì con un perentorio 5-2 per la squadra di Thomas, che quindi avrebbe partecipato alla finale del torneo e lui aveva segnato l’ultima rete, oltre ad aver fatto il passaggio al compagno che poi aveva segnato il terzo gol.
Nel dopopartita, quindi, Thomas si godeva i complimenti e le pacche sulle spalle dei sostenitori e dei compagni di squadra, tronfio come un tacchino; gettava solo raramente occhiate sulla fidanzata, ma esclusivamente per assicurarsi che lei fosse tra gli osannanti e ‘sopratutto!- che non incrociasse sguardi con altri uomini, magari prestanti! Ovviamente, quella sera festeggiarono il raggiungimento della finale facendo l’amore. Dopo meno di un quarto d’ora Thomas venne ‘lasciandola insoddisfatta- e sì addormentò in pochi minuti, stroncato dalla partita ed anche dall’aver fatto all’amore…
Sharon lo guardò dormire, sereno ed innocente come un bambino; si sentiva irrequieta e cercò di immaginre quante volte, dopo aver fatto l’amore, sarebbe rimasta sveglia a guardarlo addormentarsi, nella vita insieme che stavano per affrontare.
Magari con lo stesso languore, con la stessa insoddisfazione che aveva adesso…
Ripensò a tutte le scandalose avventure che le erano capitate negli ultimi giorni, da Mahmoud fino a… Mathias quello stesso pomeriggio e quanto piacere avesse scoperto fosse possibile provare con un uomo… ovviamente ben dotato e se era anche con altri, prestanti come lui!!!
Con Thomas, invece, aveva appena cominciato ad entrare… in temperatura, quando lui era venuto, lasciandola impietosamente per strada, come spesso succedeva.
Cherrabbia! Decise che se domani avesse incontrato di nuovo Mathias… beh, sarebbe successo quello che doveva succedere, ecco!

Era il giorno della finale! Tensione ed eccitazione nell’aria, in attesa dell’incontro nel tardo pomeriggio, nell’ultimo giorno del loro turno di permanenza.
Da quando si era svegliato, Thomas parlava di malavoglia, a monosillabi, cercando di raggiungere la maggior concentrazione possibile in vista dell’incontro; sapeva che il giorno dopo avrebbero avuto solo la mattina al villaggio e poi, dopo pranzo, avrebbero dovuto preparare i bagagli, raggiungere in pullman l’aeroporto, seguire le noiose procedure d’imbarco e poi le quattro ore di volo che, a causa anche del fuso orario, li avrebbero fatti arrivare in Italia nella notte.
Sharon cercava, da parte sua, di godersi quella vacanza al mare fino all’ultimo, segretamente infastidita dalla pretesa di Thomas che la voleva a tutti i costi ad assistere alla partita… per quanto lei avrebbe preferito mille volte restare mollemente abbandonata sul lettino al sole.
Da una parte si vergognava dei suoi propositi nei confronti di Mathias… ma dall’altra trovava l’idea di incontrarlo di nuovo alla partita (e magari baciarlo ancora!) una deliziosa… vendetta alle pretese calcistiche del suo fidanzato!

Erano arrivati al campo di calcetto: Thomas cupo per la concentrazione e lei che si era imposta di essere rilassata, sapendo che tanto fare i musi non sarebbe servito a nulla.
Erano venuti lì direttamente dalla spiaggia e lei indossava il semplice abitino bianco che trovava comodo per andare dalla camera al loro ombrellone.
Passando davanti al chioschetto bar, aveva deciso di prendere un bicchiere di Cocacola, ma la frenesia del fidanzato le aveva impedito di berne più di un sorso e così gli era trottata dietro, sempre col bicchierone di carta in mano.
Adesso gli stava per dare un bacio, prima di dividersi: lei sulla gradinata e lui nello spogliatoio ed erano vicinissimi quando un idiota, passando, aveva urtato Thomas che a sua volta aveva urtato il bicchiere, annaffiando la fidanzata.
Sharon sussultò, sotto l’impressione di gelo della bevanda ghiacciata addosso, mentre l’abitino inzuppato le si incollava addosso.
Lui la guardò, severo: ‘Quel vestito bagnato ti si &egrave appiccicato addosso e ti si vede ancora più che se fossi nuda…. Vatti a cambiare!’
La ragazza restò basita: neanche una parola di scusa, di preoccupazione per come stesse, solo l’ordine i non attirare gli sguardi degli altri maschi!
Fortuna che in Italia non si usa il burqa!!!! In quei momenti lo…. odiava!
Si incamminò verso la camera, passando accanto alla piscina, incavolata a morte, quando sentì una voce dal tono allegramente beffardo: ‘Guarda che la Coca non va bene per farci il bagno: &egrave meglio berla!’
Si girò, inviperita e vide Mathias, più sorridente ed impudente del solito, praticamente dietro di lei.
Fu più forte di lei: gli diede una spinta al centro del petto e lui, che non se lo aspettava, perse l’equilibrio e cercò di fare un passo indietro per non cadere, ma inciampò su un salvagente lasciato da qualcuno e rovinò in piscina, tra grandi spruzzi.
‘Oddio! Cosa ho fatto!’ pensò Sharon, a cui il rimorso fece sbollire istantaneamente l’irritazione.
Si accucciò sul bordo della piscina, tendendo la mano a Mathias per aiutarlo ad uscire, anche perch&egrave sembrava in difficoltà, annaspando come se stesse per annegare.
Lui afferrò solidamente il suo polso e la trascinò in acqua, cominciando a ridere come un matto: ‘Così siamo pari!’ esclamò ridendo ed allontanandosi con due agili bracciate.
Poi le si avvicinò, le sorrise e Sharon contraccambiò, intimamente lieta di quella complicità tra loro.
Mathias uscì agilmente dalla piscina e poi le tese la mano, aiutandola ad uscire a sua volta.
‘Ho visto mister goffaggine come ti ha annaffiata, al campetto…’ disse con uno dei suoi magnetici sorrisi.
‘Sì: mi ha spedito a cambiarmi perch&egrave ha detto che con la coca sul vestito, mi aderiva al corpo e mi si vedeva più che fossi nuda…’ Si rese conto che adesso era completamente inzuppata e quindi prese una posa provocante, con le mani sui fianchi: ‘… Ti sembra che abbia ragione???’ chiese con finta ingenuità.
L’animatore rise di gusto, contemplandone la stupenda figura deliziosamente definita dalla stoffa bagnata.
Scherzarono un poco e poi lui si offrì di accompagnarla fino in camera.
Lei aprì la porta e poi si girò per ringraziarlo, interdetta: da una parte era giusto così, ma dall’altra… era tentata, ma non riusciva a trovare un modo per… Poi lo guardò: l’acqua che gli colava da addosso aveva formato una piccola pozza sul pavimento del corridoio: ‘Dai vieni dentro ad asciugarti un attimo…’
Lo guidò nella stanza da bagno e gli porse un telo di spugna pulito; lui in un attimo si sfilò la maglietta ed i pantaloncini, restando con uno slip da mare e si asciugò rapidamente; poi prese maglietta e calzoncini e li strizzò.
Lei guardava ipnotizzata il suo fisico tonico, abbronzatissimo, ma non riusciva a staccare gli occhi dal voluminoso pacco che indovinava sotto lo slip; lui non la stava guardando, ma le parve che il bozzo diventasse sempre più voluminoso, di secondo in secondo…
Si sfilò l’abitino e lo strizzò, appendendolo poi al vetro del box doccia e seguendo uno strano, lussurioso impulso si tolse anche il reggiseno del bikini per strizzarlo e liberando così il suo magnifico seno.
Anche lei non guardava direttamente Mathias, ma con la coda dell’occhio vide che ‘l’aggeggio’ del giovane era ormai sontuosamente eretto, costretto innaturalmente dal laccetto dello slip da bagno: ‘Vediamo se riesco a farglielo uscire…‘ pensò, perversamente.
Infilò gli indici nella vita del bikini e poi, con una naturalezza che in realtà era molto lontana dal provare, lo fece scendere fino alle ginocchia, lasciandolo poi cadere sul pavimento e ‘casualmente’ si girò verso Mathias, mostrandogli la sua curatissima pelliccetta, luccicante di goccioline d’acqua e lasciando che apprezzasse la sensuale curva dei fianchi, le sue agili e lunghe gambe, le sue spalle salde a cui sembravano solidamente appesi i suoi magnifici seni con le aureole dolcemente rosate ed i capezzoli ritti dall’eccitazione; poi fece una mezza piroetta, mostrandogli anche il suo favoloso culetto, ma tornando subito a guardarlo, dolcemente offerta.
Missione compiuta!‘ pensò con un sorriso, contemplando la grossa cappella congestionata che faceva capolino dal costume dell’uomo.
Mathias si riscosse dalla contemplazione di quel capolavoro di voluttà e le si avvicinò, la abbracciò teneramente e cercò la sua bocca, per un lungo bacio appassionato.

Il tempo era volato, la partita sarebbe finita lì ad un quarto d’ora!
Mentre Sharon trotterellava verso il campetto, sorrideva pensando a con quanta dolcezza fosse stato accolto il suo offrirsi da Mathias.
Si erano baciati e dalla bocca erano passati, in deliziosa reciprocità, ad esplorare il corpo dell’altro, fino al punto dove il fiume del piacere scorreva più vorticoso.
Poi lui, dolcemente, le era scivolato dentro e l’aveva colmata completamente, mandandola nuovamente in estasi, mentre lei si impegnava ad offrirsi al massimo al suo nuovo, favoloso amante.
Alla fine, era stata lei stessa a fargli capire che lo voleva ovunque e quindi Thomas aveva cominciato a baciarle la nuca, alzandole i capelli per cominciare proprio dall’attaccatura e poi, con lentezza quasi sadica, era sceso via via sempre più in giù, sino alle reni, fino al suo culetto e ne aveva discostato i semiglobi per baciarla fin nel buchetto, umettandola bene, tanto che dopo un pochino, quando aveva… bussato a quella porta, era scivolato dentro con relativa facilità, con il ritmo lento della risacca di un mare tranquillo.
Erano stati travolti dal piacere contemporaneamente, mentre lei, scavata da dietro dal favolo cazzo di Mathias, era anche deliziosamente rovistata davanti dalle sue impudiche dita.
Capiva di aver avuto l’ultima occasione per trasgredire, in quella vacanza, ed era malignamente soddisfatta di averla sfruttata, per giunta per colpa proprio di Thomas!
Arrivò sulla tribunetta leggermente affannata e si informò subito dell’andamento della gara: fortuna volle che era incocciata in un appassionato che in due-tre minuti la ragguagliò completamente, interrompendosi solo per esultare, insieme a lei!, per un magnifico gol fatto proprio da Thomas, in rovesciata.
Alla fine della partita, la piccola ma festosa cerimonia di premiazione dei vincitori, con Thomas entusiasta per aver segnato proprio il gol che aveva portato la sua squadra a dominare il torneo.
Dopo un passaggio in camera per una rapida doccia ed una sistemata, erano andati a cena e dopo aver guardato lo spettacolo di commiato organizzato dal villaggio, erano tornati in camera.
Sharon stava pensando che quella vacanza le aveva insegnato molte cose sul sesso e su di sé e che -purtroppo per Thomas- aveva avuto modo di fare confronti tra lui e gli altri uomini.
Ma adesso basta, game over! Da quel momento doveva tornare ad essere la bravaragazza che era sempre stata, senza trasgressioni… così si sarebbe guadagnata il Paradiso!
Sorrise tra sé, pensando a quella battuta che aveva letto su Facebook: ‘le brave ragazze vanno in Paradiso; quelle cattive, dove cazzo gli pare!’
Erano in camera da meno di dieci minuti, anche se lei si era già messa il babydoll preferito dal suo amore, quando bussarono; Thomas la guardò sospettosamente e poi si avvicinò alla porta.
‘Chi &egrave?’
‘Servizio in camera, signore’
‘Ma noi non abbiamo chiesto nulla!’
‘Lo so signore; &egrave un omaggio della direzione del villaggio per i vincitori del torneo…’
Il viso di Thomas si illuminò ed aprì la porta quasi quasi con furia, mentre Sharon si avvolgeva rapidamente in una leggera vestaglia.
Spingendo un carrello con sopra una bottiglia di spumante nel cestello del ghiaccio e due flŭtes, entrò in camera Mahmoud, molto formale nella giacca da cameriere che indossava, che compitamente chiese il permesso di servire i signori, senza sguardi particolarmente significativi verso Sharon, perplessa.
‘Essendo libero dal servizio, ho avuto modo di poter assistere alla partita, signore.
Se mi permette, vorrei congratularmi con lei per il magnifico gol che ha segnato’ Disse Mahmoud mentre stappava la bottiglia di spumante; Thomas era tronfio come un tacchino, la baciava, l’abbracciava, sorrideva, felice come un bambino!
Mahmoud si girò verso il carrello, versò lo spumante nei due flŭtes e li porse alla coppia; poi posò il secchiello sul tavolo, fece un breve inchino e portando via il carrello li lasciò soli.
Thomas, entusiasta, pretese il brindisi col triste ‘Cin-cin! A noi due!’
Poi ingollò d’uno colpo lo spumante e subito riempì di nuovo il suo flŭtes, mentre Sharon centellinava il suo, apprezzando la sensazione fresca e frizzante in gola del vino.
La ragazza osservò il fidanzato con un pò di preoccupazione: dopo aver ingollato anche il secondo flŭte di spumante, sembrava torpido, molto più ubriaco di quanto fosse logico aspettarsi; lei stava sorseggiando lo stesso vino e, anche se ne aveva bevuto un terzo di quanto bevuto da lui, non accusava assolutamente alcun sintomo come quelli di lui.
Provò a chiamarlo, a parlargli dolcemente, a chiedergli se voleva mettersi a letto e lui rispose con voce impastata ed un sorriso scemo in faccia che sì, che voleva mettersi a letto.
Sharon non capiva cosa gli fosse preso e cominciava ad essere un pò preoccupata.
Mentre stava pensando a cosa fare, sentì nuovamente bussare alla porta. Era sorpresa.
‘Chi &egrave?’
‘Servizio in camera!’
Eccosadiavolo c’era ancora???
Aprì la porta e questa volta Mahmoud non aveva più l’impersonale maschera da cameriere, ma sfoggiava uno splendente sorriso: ‘Dai Sharon, fammi entrare!’ mormorò, ma pur sempre con la sua voce tonante.
Lei impallidì, si mise l’indice davanti alle labbra per farlo tacere, ma lo fece passare, interdetta.
‘Non preoccuparti… ‘disse il nubiano sorridendo- … il tuo fidanzato &egrave fuori combattimento!’
Lei aggrottò la fronte in una muta domanda.
Lui rise: ‘Il tuo Thomas ha appena preso una dose di quella che in Italia chiamate la ‘droga dello stupro’ nel suo bicchiere di spumante: domattina si sveglierà senza ricordare nulla ed adesso &egrave disposto ad obbedire a qualunque richiesta!’
Sharon sgranò gli occhi, sinceramente stupita: ‘Ma dai…’
‘Guarda!’ Disse l’africano; poi si rivolse al giovane: ‘Thomas, mi senti?’ lui annuì.
‘Sono venuto a fottere quella gran troia della tua fidanzata, ti dispiace?’
Thomas negò scrollando la testa, con un sorriso ebete. Sharon aveva la mano davanti alla bocca aperta, in un misto di orrore e fascinazione.
‘E ti andrebbe se per fargli una bella festa di addio, venisse anche un gruppetto di miei amici, a fotterla in ogni buco insieme a me?’
Thomas sembrò affascinato dal tono amichevole, scherzoso di Mahmoud: ‘Sì, sì… tutto quello che vuoi…’ rispose sorridendo.
‘Ma &egrave incredibile!’ Commentò lei.
L’egiziano rise: ‘Sì, quando me l’hanno raccontato facevo fatica a crederci, finché non ho verificato di persona… Basta chiedere e fa qualunque cosa… E senza ricordarsi nulla, domani!’
‘Non solo gli chiedi ciò che vuoi e lui &egrave sempre d’accordo, ma gli fai fare anche cose???’
Era davvero stupita ed affascinata dagli effetti di quella sostanza.
‘Certo, sta a vedere!
Thomas, me lo succhi un pò?’ chiese al giovane, tirando fuori il suo randello.
Sotto lo sguardo pieno d’orrore della fidanzata, l’uomo si abbassò ed imboccò con sicurezza la grossa cappella del nubiano.
‘Dai, basta….’ Protestò lei, sconvolta dalla visione.
Il nubiano gli fece cenno di aspettare e fece al giovane altre richieste, per cui lei assistette tra lo stupito, il turbato ed il divertito, il suo machissimo fidanzato che leccava oltre all’uccello del suo amante nero, anche i grossi coglioni ed il culo, infilando bene dentro la lingua!, mentre si masturbava furiosamente, fino a venirsi in mano e poi leccare via il proprio sperma, ingoiandolo.
Alla fine, lei chiese di smettere, per quanto quella inaspettata ed incredibile situazione le avesse acceso i sensi in modo esagerato!
Mahmoud obbediente mandò Thomas a sedersi, ansimante, mentre lei chiedeva: ‘Ma perché lo hai fatto?’
‘L’ho già spiegato a lui: perché abbiamo organizzato una festa d’addio per te e l’unica maniera era mettere fuori combattimento il tuo fidanzato. Ti porterò in una camera libera, qui accanto, dove ti aspettano tutti gli amici; lui resterà qui, si farà un bel sonno ristoratore e domattina non ricorderà di aver dormito senza di te.
Potremmo anche scoparti qui, accanto a lui, ma poi potremmo lasciare tracce… e casino!, che potrebbero indurlo a farsi delle domande, domattina’
Sharon era combattuta tra il fascino della proposta massimamente oscena, il dispiacere di fare una cosa così grave al suo amore e la paura che qualcosa non andasse come Mahmoud affermava con sicurezza.
Però alla fine, dopo che il nubiano fece bere al suo fidanzato delle gocce di sonnifero, capì che era l’ultima possibilità di trasgredire -e così tanto, poi!- prima del matrimonio e dopo aver letteralmente ‘messo a letto il pupo’, seguì l’uomo nell’altra camera.
Entrarono baciandosi e la manona dell’uomo stava palpugnando il suo bel culetto.
Qualcuno chiuse la porta dietro di loro e lei si abbandonò, nella stanza quasi buia ma tenendo gli occhi deliberatamente chiusi, alle sensazioni che provava sentendo mani che la spogliavano rapidamente e poi percorrevano il suo corpo, accarezzandole le gambe e le spalle, sfiorandole le braccia ed il collo, percorrendo il suo pancino e la sua schiena, impossessandosi dei suoi seni e scarmigliandole il triangolo di peli della fica, pilotando i suoi movimenti per farle alzare una gamba, allungare le braccia, farle girare la testa per trovare altre bocche da baciare e poi le dita, che le lisciavano i fianchi, che giocavano con le labbrine della fica, sondavano il culetto.
La fecero allungare sul letto e solo allora aprì gli occhi e sorrise riconoscendo anche Cristian e Ahmed e Jahmal e…. toh! Mathias!
Li guardò tutti, lentamente, uno dopo l’altro, sorridendo e pregustando la sua festa d’addio…
Aveva deciso, visto che le aveva dato così tanto piacere essere usata da tutti loro come una troia (ebbene sì: una TROIA!!!), di comportarsi coerentemente: ‘Allora, per cominciare: chi di lor signori vuole essere il primo a farsi fare un bel pompino da me, mentre gli altri giocano con la mia fica e mi preparano il culo per ospitarvi degnamente tutti???’

La notte stava impallidendo, quando Sharon finalmente chiuse la porta della sua stanza dietro di sé.
L’allegra brigata l’aveva fatta godere in modo assolutamente incredibile, ma ora era stravolta di stanchezza e dolorante nella fica e nel culo, irritato: era stato un tormento lavarsi nel bagno della camera dell’orgia, per non dover rischiare facendolo nella camera su e di Christian.
Anche la mascella era indolenzita per i tanti pompini a quei grossissimi cazzi che aveva fatto e lo stomaco gli brontolava, pieno com’era di numerose sborrate.
Era quasi dispiaciuta di trovare Thomas sempre placidamente addormentato in camera; si era creata lo scenario di lui che la aspettava furente in camera e le chiedeva dove cazzo fosse stata fino ad allora: lei aveva deciso che gli avrebbe urlato sul muso che era andata a farsi fottere in bocca, nella fica e nel culo, da un gruppo di veri maschi, che l’avevano davvero fatta godere da impazzire…. non come lui con la sua lumachina a tiro ultrarapido!!!
E poi, sarebbe stato quello che sarebbe stato: non le fregava un cazzo!
Ma adesso, guardandolo, addormentato come un bimbo, venne assalita da un fiume di tenerezza e si sdraiò accanto a lui, abbracciandolo, prima di crollare addormentata.

‘Dai, sveglia, dormigliona! Sono già le otto! Andiamo a fare colazione poi in spiaggia, a goderci questa ultima giornata di vacanza!’
No, non era il caso di ucciderlo, anche se la tentazione era forte!
‘Sì, amore mio, mi alzo e arrivo…’ Poi le balenò alla mente l’immagine di lui che spompinava Mahmoud e le venne quasi naturale chiedergli: ‘Hai dormito bene?’
‘Come un bambino e…. tutta la notte abbracciato a te, amore mio. Ti amo!’

FINE

Nota finale: Devo ringraziare Sharon per avermi chiesto di scrivere questo racconto e per aver voluto che fosse il SUO racconto, rispondendo quindi alle mie domande sul fidanzato, le esperienze davvero vissute e quelle solo sognate e per avermi inviato le sue foto privatissime, fondamentali per un precisa descrizione di lei e delle più deliziose parti del suo splendido corpo.
Come ulteriore aiuto, mi ha sempre confidato quanto si stesse masturbando, sia leggendo le proprie avventure, sia quando gli comunicavo il numero dei lettori che avevano man man letto i vari capitoli e che, presumibilmente, si erano masturbati immaginandola.
So che questa nota la lascerà con le gambe molli, dopo un altro furioso, totalmente inaspettato ditalino…

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