Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Te lo ricordi che cosa ti avevo ordinato di fare?

By 17 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Ti avevo chiesto di rimanere con le gambe aperte’.
‘Si, mio signore’.
‘E come sono le tue gambe?’
‘Non come il mio signore le desidera’.
‘Giusto. Per questo sarai punita. E te lo ricorderai’.
Ripenso spesso a quel giorno. A come mi sono sentita quando il mio signore mi ha detto che non era fiero di me. Avrei voluto sprofondare. Non osavo alzare gli occhi: continuavo a fissare le doghe di legno del pavimento della mia casa sperando di poter trovare in loro un po’ di sollievo. ‘Voglio che mi guardi’. Tremavo. Per il freddo. Per la paura. Per il desiderio di portare indietro il tempo.
Nuda, in ginocchio davanti a lui, con la testa bassa e il mio collare al collo. Ho sentito la sua mano fra i miei capelli, con una carezza apparentemente dolce e appassionata. E’ stato un secondo sentirlo stringere con violenza. ‘HO DETTO CHE DEVI GUARDARMI’. I miei occhi nei suoi. Le mie mani impacciate. La mia mente, però, pronta a soddisfare i suoi desideri. Il mio corpo disposto ad essere la sua fonte di piacere e di godimento. Tenendomi sempre per i capelli, in maniera tale che la mia testa fosse tesa verso l’alto, mi ha guidata verso il salotto di casa mia. Era buio. Si &egrave accomodato sul divano, allargando leggermente le gambe. Sapevo come dovevo sedermi. Ho appoggiato il mio bacino sulle sue gambe, lasciando il mio sedere esposto verso l’alto. Avrebbe potuto fare qualunque cosa, ero lì. Lì per lui. Quando &egrave arrivato il primo colpo mi &egrave mancato il fiato. E’ stato forte, improvviso, inaspettato. Non avevo la forza di contare, ma sapevo di non poter perdere nemmeno una battuta: avrebbe ricominciato da capo, con ancora più violenza, con ancora più foga. La sua mano indugiava sempre sullo stesso punto: una, due, cinque volte. Mi sembrò un tempo infinito. Eppure’ Eppure la perversa idea che quei colpi lo facessero godere mi eccitava alla follia. Sentivo dentro di me un desiderio salire feroce, un calore espandersi dentro di me che non riuscivo a fermare. Volevo che continuasse. Aspettavo un altro colpo, ma non arrivò. Iniziò ad accarezzare la mia spina dorsale con la punta delle dita, provocandomi dei brividi profondi.
Su e giù’ Su e giù’ ‘Voglio sentire quanto sei bagnata’ Quanto le mie mani ti hanno eccitata’, ed ecco che le dita che prima mi accarezzavano adesso erano dentro di me. Senza che potei obiettare. Senza che potessi fare storie. Si fa strada dentro di me, ruotando le dita e piegandole appena. Lo sento, lo avverto, lo desidero, e non può che sfuggirmi un gemito profondo, gutturale. ‘Ti piace eh’. Lo sento che ti piace’ ‘ E più lui continuava a penetrarmi con le sue dita, più io stavo lottando con me per non esplodere, per non venire in un orgasmo potente e violento.
All’improvviso mi sento svuotata. Le sue mani sono fuori da me. E’ un momento che mi disorienta, ma dura il tempo di un battito di ciglia. E sento un altro colpo. Un altro ancora. Sempre più forte, sempre nello stesso punto. Mi manca il fiato, non ho il tempo di contare. Sono colpi uno dietro l’altro, ravvicinati, alternando forza e passione, delicatezza e potenza. ‘Come devi attendermi?’
La sua voce &egrave tagliente, fende l’attesa come una lama pronta a colpire. ‘Con le gambe aperte, mio signore’. ‘Vedi di non dimenticarlo, la prossima volta. Non amo ripetere le cose’.
Adesso posso tornare a respirare. Le sue mani accarezzano il mio corpo a suo piacimento. Gli piace sentire la mia pelle, quanto sa essere morbida, disponibile. Le sue dita afferrano i miei capezzoli e iniziano a stuzzicare i miei capezzoli. Forse sono io ad essere molto eccitata, visto il ‘trattamento’ ricevuto, forse &egrave solo che amo essere toccata dal mio signore, ma il suo tocco mi provoca delle sensazioni fortissime. Sento la mia pelle trasformarsi sotto le sue mani ed &egrave una sensazione che arriva dritta al cervello. Sento torcere i miei capezzoli, li strizza e vorrei urlare di dolore e di godimento, ma resisto. Resisto sostenendo il suo sguardo che si fa intenso, provocatorio. Lo sto sfidando? Si. E lui lo ha capito.
Mi chiede di inginocchiarmi a terra. Il pavimento &egrave duro e io faccio fatica a rimanere sulle ginocchia. E’ un dolore che non mi piace, un dolore spigoloso, dico io. Afferra il collare e lo strattona. Credo di sapere dove voglia portarmi, ma mi sbagliavo. Arriviamo in camera da letto ed io rimango così. Inginocchiata e pronta a ricevere un nuovo ordine. Ma quello che accade mi sconvolge.
Posa le mani sulle mie spalle. E lo so che capisce che la mia pelle sta vibrando, che i miei nervi sono tesi a mille: dall’eccitazione, dalla paura, dal desiderio. Si avvicina al mio orecchio e mi chiede di alzarmi, e mentre lo faccio, con una dolcezza che oggi mi sembrava abbandonata, mi fa stendere sul letto. Mi guarda, dalla testa ai piedi, sfiorando il mio profilo. E prendendo le mie gambe, le divarica. ‘E’ così che ti voglio’. Quella voce mi entra dentro fin nel midollo, nelle vene. E’ davanti a me e potrebbe fare ogni cosa: io gliela concederei. Appoggia le sue mani sulle mie cosce e si china su di me. Posso sentire il suo respiro sulla mia pelle, sulla mia intimità. E il tocco della sua lingua dentro di me mi porta in un’altra dimensione. E’ fresca e mi colpisce con leggerezza e precisione. Avverto che sente il mio odore, il mio sapore. E per quanto io cerchi di trattenermi, non posso fare altro che lasciarmi andare. Sentirlo dentro di me in quel modo, con una delicatezza e costanza che mai avrei pensato mi sconvolge i sensi. Le sue mani divaricano le mie labbra: vuole vedermi, vuole assaggiarmi, vuole possedermi con tutto quello che ha. Il mio clitoride, rosso e gonfio, &egrave pronto a sprigionare un piacere violento, ma non vuole che siano le sue mani a farlo. E’ la punta della sua lingua, che mi sfiora e mi possiede a farmi urlare. E un umore caldo e copioso esce da me. Non posso più resistere, non posso più frenarmi. E grido. E tremo. E vibro. E sembra non finire mai.
Il mio signore mi guarda, con lo sguardo soddisfatto: ‘vedi che tenere le gambe aperte ha i suoi vantaggi’?

Leave a Reply