Skip to main content
Orgia

Cinema

By 19 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Con la mia compagna, una volta, ci &egrave successa una cosa abbastanza singolare.
Chiariamo subito che, all’epoca, non eravamo esattamente degli sprovveduti, in fatto di sesso, ma quell’esperienza &egrave stata, per noi, il superare la soglia di un mondo nuovo.
Avevo notato, nella pagina dei cinema sul giornale, che un locale in città proiettava Emmanuelle, un film che quando uscì -era la prima metà degli anni 70- aveva fatto scalpore e scandalo per il contenuto estremamente erotico e per la filosofia che vi veniva illustrata, quella del libero amore. Ero curioso di rivederlo, dopo oltre vent’anni di tempo e circa duecento di evoluzione del pensiero, e perciò raggiunsi il locale con Marina, la mia compagna.
Il cinema aveva conosciuto tempi indubbiamente migliori, era nel sotterraneo di un palazzo ed era abbastanza grande, con la platea discretamente affollata: noi vi prendemmo posto in una delle ultime file, poco più avanti della porta dei servizi.
Mentre le avventure della giovane francese in Tailandia scorrevano sullo schermo, feci scivolare la mia mano sotto la gonna di Marina, notando con piacere che indossava calze autoreggenti, e scostandole le striminzite mutandine, cominciai ad accarezzarle il sesso già inumidito.
Il film era cominciato da poco più di un quarto d’ora, quando un forte impulso mi obbligò a lasciare Marina in sala per raggiungere un orinatoio dei servizi.
Uscendo da questo ambiente, notai la faccia interna della porta riccamente ricoperta di graffiti -testi e disegni- di argomento decisamente erotico e mi persi a leggere gli uni ed osservare gli altri (una mia piccola ed innocua mania!).
Finita la porta principale, decisi di andarmi a… studiare anche le porte dei vari gabinetti e rimasi, anche lì, stupito per la buona qualità della maggioranza dei disegni che raffiguravano intrecci anche complicati con elevata abilità anatomica.
Avevo già lasciato Marina sola in sala per troppo tempo, assorbito dalla lettura delle vanaglorie inserzionistiche dei vari scrittori e dal torbido fascino dell’opera dei graffitisti, perciò tornai in sala, dove trovai che due giovanotti si erano seduti proprio accanto a Marina. Mi risedetti accanto a lei e dopo pochi minuti, feci di nuovo scivolare la mia mano sul ginocchio di Marina; lei mi bloccò la mano, mormorandomi che c’erano quei due tizi proprio accanto e che si vergognava ed io, di buon grado, le misi un braccio intorno alle spalle e mi feci catturare dalla vicenda. Sentivo Marina languida, eccitata e, ogni tanto, il mio braccio avvertiva dei piccoli sussulti della sua persona.
Dopo qualche minuto -al termine di una scena particolarmente avvincente- la singolarità del comportamento di lei fece breccia nella mia mente distratta ed assorbita dalla proiezione e cercai di capire; non mi ci volle molto: il giovanotto accanto a Marina la stava frugando ed anche lei con-traccambiava masturbandolo sotto il sipario discreto di una giacca ripiegata sulle ginocchia. La situazione, devo dire, mi intrigava molto: avevo l’impulso di infilare la mano anch’io tra le cosce di Marina, ma una vocina dentro mi suggeriva di stare solo a guardare cosa succedeva ed assecondare gli eventi. In pochi minuti, in effetti, gli eventi ci furono: dopo aver brevemente mormorato qualcosa all’orecchio della mia donna, il primo tizio fece un cenno al suo amico che si alzò e -lo seguii con la coda dell’occhio- varcò una soglia celata da una pesante tenda sopra alla quale occhieggiava il simbolo luminoso dell’uscita di sicurezza. Mentre tenevo -ancora per un istante- d’occhio quella tenda, vidi varcare la porta dei servizi da due uomini insieme che catalogai sbrigativamente come omosessuali in vena di effusioni. Dopo un paio di minuti, anche il vicino di Marina si alzò e varcò la tenda. Io attesi qualche momento e poi feci scivolare nuovamente la mia mano sulla fichetta di Marina, sentendola zuppa e scivolosa oltre ogni dire. Pochi attimi ancora e poi lei mi mormorò che doveva andare in bagno, si alzò e mi lasciò lì, quietamente seduto; come varcò la porta dei servizi, altri due tizi si alzarono dal loro posto e superarono la fatidica tenda.
Attesi qualche minuto, poi tornai nei bagni per rendermi conto della situazione, che mi aveva incuriosito: pensavo che i due giovani (se avevano dato un appuntamento erotico a Marina) si sarebbero infilati nei servizi, non nel sistema di scale che assicurava le vie di fuga. Nella parte maschile dei servizi non c’era nessuno -neanche i due gay!-; stranamente, anche la parte riservata alle donne era deserta! Ma io avevo visto entrare i due uomini e Marina: non potevano essere svaniti!
Poi vidi una porticina -non più larga di sessanta centimetri e verniciata della stessa tinta delle pareti- con una piccola maniglia fissa: provai a spingerla ed uno scrocco a molla la liberò, facendomi scoprire una stretta scala poco illuminata; la salii il più silenziosamente possibile e mi trovai -così- in un corridoio male illuminato che percorsi fino ad una specie di pianerottolo. Avevo trovato tutti: sia Marina che i sei tizi presenti in sala (compresi i due che avevo valutato gay!).
Erano lì, con la mia dolce compagna che si stava facendo scopare da un tizio e si allargava le natiche con le mani per favorire le manovre del suo vicino di poltrona che cominciò subito ad incularla con passione mentre lei succhiava e menava tutti i cazzi che le passavano a tiro di bocca e mani. Qualcuno aveva buttato un cappotto per terra e quello era il talamo per la mia donna e per i suoi compagni di gioco. La vedevo fremere di godimento, mentre mani sapienti le percorrevano la pelle provocandole brividi di piacere.
Pochi minuti e, con un rauco gemito, il tizio che stava approfittando del calore della sua fica, venne allagandole il ventre di calda sborra vischiosa seguito, a dista di pochi istanti, dal vicino di poltrona.
Mentre i due si rialzavano spossati e si ricomponevano, Marina si mise alla pecorina offrendo tutto il suo corpo ai membri del gruppetto.
In pochi minuti venne ancora inculata (vi avevo detto che la mia donna ha un culo favoloso?) da due dei rimanenti uomini,
mentre uno le sborrava in faccia e l’ultimo sulle reni inarcate, facendo colare i caldi schizzi odorosi sui suoi dolci fianchi.
Mentre Marina giaceva un momento sul cappotto per riprender fiato, uno dei presenti le offrì un fazzoletto pulito che lei utilizzò per detergersi il sudore e -poi- le essenze dei suoi compagni di gioco.
Vidi che cominciava a ricomporre il proprio abbigliamento e percorsi silenziosamente il cammino che mi riportò alle nostre poltrone, in sala.
Dopo pochi minuti lei mi raggiunse, raggiante di felicità; si sedette e mi abbracciò forte. Poi, inaspettatamente, mi chiese: “Hai assistito, vero?”
Non era una domanda, capii subito; perciò risposi “Sì” e la strinsi a me, sorridendo felice.
Lei mi baciò con passione e da quel giorno la nostra vita sessuale ha potuto approdare a ben più vasti orizzonti.

Leave a Reply