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Racconti di Dominazione

Alessandra e la gara delle Dee

By 5 Luglio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Roberta: ‘Amore, lo sai che sono passati dieci giorni dall’ultima volta che mi hai dato Alessandra?’
Giuliano: ‘Ma se ieri l’altro tu e Sara avete importunato Silvana per un’ora assieme?’
R: ‘Appunto, Silvana, non Alessandra!’ e nel dirlo, un sorrisetto beffardo le si disegnò sul volto.
G: ‘Scusa, non capisco, che vuoi, un premio per aver resistito all’astinenza di Ale per dieci giorni?’
R: ‘No! Vorrei avere la mia schiava senza doverti pregare tanto! Meglio se te la metto così?’
A Giuliano non pareva vero che quella situazione si protraesse da mesi e che stesse prendendo vita propria. Non doveva nemmeno più inventare scuse assurde per chiedere alle ragazze di mettergli i piedi in testa: ora erano loro che lo imploravano ed erano gasatissime all’idea che potevano umiliare le loro rivali o i loro ex senza sospettare che in realtà l’unico ad essere sotto i loro piedi era lui, l’eccitatissimo Giuliano!
Nell’arco di due mesi, la lista delle ragazze che avevano chiesto i suoi servigi era già salita a 3 e sempre più di frequente veniva supplicato di prestarsi ad accontentare le loro richieste.
G: ‘Amore, ogni tuo desiderio &egrave un ordine’ ‘ rispose canzonandola per stuzzicarla ‘ ‘Fammi trovare il telecomando per mettere in pausa il film e ci sistemiamo in camera’.
R: ‘Ma che bisogno c’&egrave di interrompere il film? Te lo dopo e io adesso tenendomi Merda sotto i piedi. No?’
G: ‘Ci hai proprio preso gusto eh? Fammi prendere la pastiglia protettiva e sono da te!’
La realtà non era tanto che Roberta ci avesse preso gusto o meno. Era da due giorni che rifletteva su quanto accaduto con Sara mentre assieme umiliavano Silvana. Il fatto che la sua amica fosse così a suo agio e si divertisse così tanto nell’umiliare il fantoccio l’aveva fatta sentire in secondo piano rispetto a lei. Ecco, sì, era questo il punto: non accettava di essere seconda a nessuno, doveva primeggiare! Non lo avrebbe mai ammesso apertamente ma, con se stessa i conti li poteva fare onestamente.
Durante l’incontro fra lei, la sua amica e la disgraziata di turno, Sara aveva fatto intendere di voler pisciare in bocca alla vittima. Lei non lo aveva ancora fatto ad Alessandra nonostante avesse già avuto diverse occasioni. Invece Sara, appena al primo incontro, era già pronta a farlo. Si sorprese inoltre a pensare che non si era mai trattenuta per riguardo nei confronti di Giuliano. Quello scrupolo era stata la scusa detta a Sara per farla desistere nel suo intento. Il vero motivo era solo che voleva essere lei la prima a farlo!
I suoi pensieri furono interrotti quando Giuliano, di ritorno dalla sua stanza, le disse di essere pronto.
R: ‘Ti metti qui, parallelo al divano così io intanto guardo la TV?’
G: ‘Ok, non distruggerla troppo che domani la devo vedere!’
R: ‘Come sarebbe che la devi vedere? Ancora la frequenti?’
G: ‘No, non la vedo mai ma c’&egrave la festa di compleanno di mio cugino e siamo invitati entrambe così mi ha chiamato per sapere se gli ho già fatto il regalo o se volevamo farlo assieme. Ovviamente le ho detto che non essendo più fidanzati, al massimo lo avrei preso con te il regalo’ Stava palesemente mentendo per farla incazzare pregustandosi la scena che di lì a pochi istanti si sarebbe presentata.
R: ‘Grrr, che troia! Ora me la paga! Hai preso la pastiglia?’
G: ‘Sì, fra quanto torno? Ti bastano 20 minuti?’
R: ‘Eh? No no’ non c’&egrave un modo col quale ti posso dire io quel &egrave il momento migliore per tornare?’
G: ‘Diciamo che normalmente non lo faccio ma’ dai, ti lascio il controllo totale: sarai tu a decidere quando concludere e io non posso tornare nemmeno volendo a meno che tu non dia l’ok.’
R: ‘Sìììì, figo!!! Come si fa?’
G: ‘&egrave molto semplice, per te non cambia nulla eccetto il fatto che sai che non posso tornare all’improvviso e quindi tutta la sessione &egrave molto più riservata ed esclusiva fra te e lei. Quando ti sei stufata, conveniamo un segnale che, una volta messo in atto, farà interrompere il collegamento fra me e Alessandra facendomi tornare. Praticamente tutto come prima tranne che hai il controllo tu sul mio rientro.’
R: ‘Mi piace!!! Come segnale va bene ‘MERDA’?
G: ‘Sì, però appena dici quella parola io torno, metti che tu gliela dica come intercalare e concludiamo tutto subito.’
R: ‘Uhm’ sì, cosa potrei dirle, vediamo”
G: ‘dirle o’ farle’ potresti anche fare qualcosa come segnale. Che ne so, le metti un piede sulla fronte in un certo modo, le dai un calcio in culo”
R: ‘Uhhh sììì che bello’ vediamo’ TROVATO!!! Le schiaccio la gola sotto i talloni. Dopo un minuto, che le sto sulla gola coi talloni, nota bene non con le piante, allora puoi tornare. Che te ne pare?’
G: ‘ogni tanto mi chiedo se sai che il corpo che flagelli &egrave quello del tuo ragazzo”
R: ‘Amore’ scusa ma’ mica ti faccio male. Sei tu che mi hai detto che grazie alla telepatia il dolore lo sente lei e che a te restano solo i segni, Se però non &egrave così dimmelo che cambiamo’.
G: ‘Ma no’ &egrave che ultimamente ti vedo più lanciata”
R: ‘e la cosa ti dispiace?’
G: ‘No, anzi, mi intriga’
R: ‘Ecco, bravo allora vai giù!
Giuliano inscenò per l’ennesima volta la pantomima che ormai conosciamo ma, nel mezzo del processo di ‘trasformazione’, mentre aveva gli occhi chiusi la sua faccia venne schiacciata sotto il sedere nudo di Roberta. Capì che la sua ragazza voleva dare un particolare benvenuto alla sua ex.
Dal canto suo Roberta aveva approfittato del raccoglimento propedeutico di Giuliano per alzarsi dal divano, togliersi pantaloni e mutande e, appena aveva visto il primo segnale di trasformazione (quello in cui Giuliano smetteva di essere cosciente ma non aveva ancora stabilito il contatto con Alessandra) si era seduta sul volto del fantoccio aprendogli con la mano la bocca sotto il suo sedere. L’obbiettivo era far sì che Ale, al suo arrivo, si trovasse nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata la volta precedente. Infatti quando sentì un leggero scossone sotto le sue natiche capì che la serva era arrivata e, senza dire una mezza parola, scoreggiò direttamente nella sua bocca.
R: ‘Leccami il culo troia!’
Alessandra cominciò a far roteare la lingua attorno al buco da cui pochi istanti prima era uscita l’aria che le aveva pervaso i polmoni ma venne rapidamente ripresa dalla sua proprietaria.
R: ‘Ti ho detto di leccarmi il culo, non di farmi il solletico! Lecca al centro, &egrave lì che potrebbe esser sporco, non si sa mai che assieme alla scoreggia che ti ho mollato in gola sia partita un poco di merda! Pulisci!’
Nel parlarle così, Roberta constatava ancora una volta quanto quel linguaggio la eccitasse: stava scoprendo che degradare, offendere e svilire Alessandra da un punto di vista psicologico la appagava come torturarla fisicamente. Si lasciò leccare il culo per qualche minuto e una volta soddisfatta si alzò infilandosi di nuovo i pantaloncini e andando a sedersi sul divano vicino a lei mettendo i piedi ai lati della testa della sua vittima e, appoggiando i gomiti alle ginocchia si porse in avanti a guardare la nullità sotto di lei.
Alessandra: Padrona, non mi aveva avvisato che stava arrivando e mi ha colto di sorpresa”
R: ‘Avvisarti?’ ‘ disse dandole un calcetto col lato del piede su una guancia ‘ ‘Da quando in qua si avvisa il cesso che lo si sta per usare?’ E dicendo questo, rimanendo sporta in avanti sopra la testa della sguattera, svogliatamente fece cadere un grumo di saliva avendo cura di mirare all’occhio destro. Fu un centro perfetto al primo colpo anche se istintivamente la sottomessa chiuse gli occhi.
R: ‘Apri!’ La riprese giustamente la Padrona
Ale ovviamente obbedì ma richiuse l’occhio quasi subito perché la saliva le bruciava le orbite.
A: ‘Padrona, mi fa male!’
R: ‘E a me che me ne fotte? Meglio se ti fa male così mi fai divertire un po’. Su apri e tieni aperto se non vuoi che al posto dello sputo ti ci metta del peperoncino negli occhi!’
La serva sgranò entrambe gli occhi e Roberta si divertì a sputarvici sopra più volte.
R: ‘Sei ridicola lo sai? Se ti potessi vedere da quassù rideresti di te stessa ahahahah, hai gli occhi tutti rossi coperti di saliva e nonostante ciò li tieni aperti solo perché te lo sto ordinando ahahahah che scema che sei! Tira fuori la lingua dai che intanto puoi leccarmi i piedi così ti rendi un po’ utile.’
Finito di parlarle si lasciò andare con la schiena sul divano riprendendo a guardare il suo film e cominciando a passare il piede sopra la lingua della sua serva che dal canto suo cercava di metterci tutto l’impegno possibile per far sì che la sua proprietaria fosse soddisfatta.
Dopo un po’, come prevedibile, la lingua le si seccò.
O Roberta era talmente presa dal film e dai suoi pensieri oppure usare la serva era diventato talmente naturale per lei, fatto sta che, senza degnarla di uno sguardo, in maniera assolutamente naturale e automatica, avvertendo la lingua dell’inferiore troppo asciutta, cominciò a intingere i calcagni sui bulbi oculari precedentemente riempiti di saliva e a porgerli nuovamente alla bocca della serva perché continuasse la sua opera.
Alessandra leccava i piedi della sua dominatrice con buona lena, passava la lingua con devozione soffermandosi da sola dove notava qualche alone di polvere e passando la lingua fra dito e dito quando la padrona si soffermava con la punta del piede sopra la sua bocca.
Il cellulare di Roberta squillò ma non era vicino a lei stava quasi per ordinare alla schiava di andare a prenderglielo quando decise diversamente. Si alzò in piedi direttamente sulla faccia di Alessandra che rimase immobile per non farla cadere. Scese e andò a prendere il telefono sul tavolo. Rispose e cominciò a gironzolare scalza per la stanza.
R: ‘Pronto?’
Sara: ‘Cia Roby, come va? Che fai?’
R: ‘Ma, niente di che’ mi sto guardando un film’
S: ‘Sei con Giuliano?’
R: ‘Uhm’ più o meno”
S: ‘In che senso più’. Ah, ho capito!!! Sei con Silvana?’
R: ‘No’ con quella merda di Alessandra hehe credo che oggi si divertirà”
S: ‘Uffa’ anche io voglio!!! Non &egrave giusto!!!’
R: ‘E va beh dai’ magari in settimana chiediamo a Giuliano se ci fa usare Silvana e ti sfoghi un poco pure tu ahahahah oppure” ‘ un lampo le pervase la mente ‘ ” oppure mi raggiungi e ti sfoghi oggi ihihihihih’
S: ‘Eh magari’ sono presa con le bombe per l’orale’ però se posso dirtelo fra un paio d’ore magari arrivo dopo cena e le porto il ‘dessert’ ahahahah’.
Mentre la telefonata procedeva, Roberta, dopo aver camminato scalza per alcuni minuti, senza degnare Ale di nessuna attenzione, le montò con un piede sulla e calò l’altro coperto di polvere sulla sua bocca. Per quanto il respiro le mancasse, la serva prese a leccarle la pianta con tutta la devozione possibile succhiando di tanto in tanto la pelle per una pulizia più accurata. E mentre la Dea parlava con l’amica, l’inferiore, prossima al soffocamento, continuava a leccare ogni millimetro di pelle della pianta di quel piede tanto bramato da Giuliano e allo stesso tempo temuto da Alessandra.
Dopo qualche minuto di conversazione sopra la serva, Roberta guardò distrattamente sotto di sé e vide che il volto della bestia aveva ormai assunto le sembianze di una melanzana in agosto. Per non rischiare di uccidere il suo ragazzo (ma solo per quello!) scese dalla gola e osservò gli ampi respiri grazie ai quali il volto della parodia umana cercava di riassumere un colore prossimo alla normalità e l’orma bianca che ricalcava la forma del suo piede sulla gola della merda umana che pian piano tornava di color roseo. Avrebbe tanto voluto colmare quella sete d’aria con una sonora scorreggia ma’ non le scappava e poi, dopo tutto era ancora al telefono.
R: ‘Va beh, dai, se poi vuoi passare io sono qui da sola e Giuliano mi ha dato carta bianca”
S: ‘Beh’ la cosa &egrave decisamente interessante! Vedo di sbrigarmi dai, potrei riuscire ad essere da te per le 9 ‘ 9:30. &egrave troppo tardi?’
R: ‘Ma figurati, magari porta tre pizze che mangiamo assieme’
S: ‘Tre?’
R: ‘Sì dai, anche le merde mangiano, no?’ E nel dirlo calò il piede sinistro sulla fronte della serva divertendosi a farle girare il capo a destra e a sinistra facendo cadere un po’ di saliva con l’intento di centrarle gli occhi mentre la testa girava sotto i suoi piedi e, al contempo, ascoltava l’amica risponderle.
S: ” non so cosa tu abbia in mente comunque, come le chiami tu, le merde possono mangiare qualcosa di meno costoso di una pizza ahahahah’
R: ‘Tu non ti preoccupare che ci divertiremo! Dai, ti aspetto, a dopo!’
S: ‘Ok, a dopo!’
R: ‘Hai sentito Brutta Troia? Forse Sara verrà a trovarci più tardi, non farmi fare figuracce, siamo i padroni di casa, dobbiamo ricevere gli ospiti come si deve!’ disse appena riagganciato il telefono.
A: Co’ cosa bisogna fare Padrona?’
R: ‘Bene, per prima cosa bisogna pulire il bagno, non vorrai che lo trovi sporco, no?’
A: ‘Provvedo subito, prendo i detersivi e vado all’istan”
Ma di nuovo il 38 curatissimo della sua proprietaria le impedì di alzarsi appoggiandosi laddove avrebbe dovuto avere il seno. Roberta salì sul corpo a lei sottostante reggendosi su una sola gamba con tutto il peso e divertendosi a far ondeggiare l’altro davanti al volto di Alessandra.
‘Guarda!’ l’apostrofò ‘Guarda la tua ragione di vita! Vedi cara” usando un tono simile a quello che si usa con un figlio per spiegargli le cose importanti della vita cercando di renderle semplici ma senza riuscire a nasconderle il tono canzonatorio che le stava riservando ”nella Società ogni singolo individuo &egrave importante. Persino tu! Ognuno ha un compito e grazie a questo, la grande macchina &egrave efficiente e non si inceppa. Tutti abbiamo un compito; anche io, cosa credi? Anche io ho dei doveri e delle responsabilità, proprio come te! Beh, forse non proprio come te: il mio compito &egrave studiare, diventare una persona responsabile che col proprio lavoro renderà migliore il mondo in cui vive. Il tuo – di compito – &egrave altrettanto importante. Forse apparente meno affascinante ma, sicuramente fondamentale. Il tuo dovere &egrave soddisfare la mia persona, essere il mio oggetto, grazie a te io mi devo poter liberare di ogni stress. Il motivo per cui esisti &egrave fare in modo che io viva nel migliore dei modi per compiere, a mia volta, al meglio il mio dovere. Insomma, il tuo ruolo nella Società consiste nel farmi divertire, nel descrivermi i lati più fetidi della natura umana di cui tu fai parte per ricordarmi quanto io sia migliore di te e quindi, in sintesi, devi occuparti di ogni mio bisogno e’. e’.’ Si interruppe perché stava per perdere l’equilibrio e andò a sedersi sul divano. Mettendo un piede sulla gola e uno sulla fronte della serva riprese: ‘e’ a proposito di bisogni’. forse hai proprio l’occasione di adempiere al tuo dovere proprio ora, sai?’
Giuliano stava capendo tutto al volo e nascondeva sotto ai jeans una potente erezione. Stava molto attento a non tenere le mani in tasca per non rischiare di permettere a tutta quell’eccitazione di scappargli di dosso facendo scomparire quel mondo incantato nel quale era improvvisamente piovuto. Continuò quindi a recitare la parte di Alessandra in maniera impeccabile.
A: ‘In che senso Padrona?’
R: ‘Nel senso che non conviene pulire il cesso se bisogna usarlo ancora, non ti pare?’
A: ‘Ok, allora andrò a pulirlo dopo, vada pure con comodo!’
R: ‘Che fai Troia, mi dai il permesso di andare al cesso? Mi dai degli ordini? A Casa mia? SEI TU IL MIO CESSO sordida manifestazione subumana, la tua massima aspirazione &egrave vivere solo grazie alle escrezioni del mio corpo!’ E, come a voler ribadire il concetto, raccolse in bocca quanta più saliva poté avendo cura di raschiare dalla gola tutto l’eventuale catarro e sputò con violenza in faccia alla sottomessa. Poi, con gran sorpresa di Giuliano, si alzò dal divano calpestandogli la gola e scomparve in cucina.
A: ‘Padrona mi perdoni, non intendevo assolutamente mancarLe di rispetto! Volevo solo ribadire che” Ma, mentre parlava, capì che stava solo perdendo fiato: Roberta non la stava ascoltando. Persino Giuliano si trovò per la prima volta spiazzato. Aveva chiaro nella testa cosa sarebbe successo di lì a poco e la cosa lo stava facendo impazzire di desiderio ma, al contempo, non era più così sicuro che avrebbe retto. Che sarebbe riuscito ad obbedire. Come avrebbe potuto riprendere la vita di tutti i giorni una volta spogliatosi delle vesti di Alessandra? Roberta gli credeva ma quanto sarebbe riuscito a mantenere la recita? E poi’ lui sapeva che era tutta finzione! Si sarebbe sentito un cesso? Cosa sarebbe potuto succedere il giorno in cui Roberta, ancora assieme a lui o magari dopo che si fossero lasciati, avesse scoperto la verità? Cosa’
Tutti questi pensieri furono interrotti dalla visione di Roberta che fece la sua ricomparsa nell’ampio soggiorno con un imbuto in mano e un sorrisetto stampato nel volto che non prometteva nulla di buono.
R: ‘Dato che non ti &egrave chiaro il concetto di ruolo sociale, ho deciso di aiutarti a capire”
A:’ Cosa? No no no no Padrona, no, la prego!!!’
R: ‘ahahahah ma vedo che capisci al volo, brava Alessandra!’
A: ‘Padrona, glielo giuro, faccio tutto quello che vuole ma non”
Roberta saltò a piedi uniti sulla pancia del fantoccio che, per l’impatto si dimenò sotto i suoi piedi alzando gambe, bacino e volto.
R: ‘Zitta! Apri la bocca!’ Disse abbassandole la testa ansimante col piede e avvicinando l’imbuto al suo volto. Poi, considerando quanto la serva aveva appena detto ‘ma tanto fai già tutto quello che voglio ahahahah, cosa ci guadagno a non farlo scusa?’
A: ‘Giuro che ho capito qual &egrave il mio posto nella Società! Non ho bisogno della lezione’
R: ‘Ma, vedi cara’ il bisogno ce l’ho io’ non sto sprecando tempo a spiegarti le cose, sto solo per usarti! Avanti, spalanca quel cesso di bocca’
A: ‘Padronaaaaa’
Un severo e doveroso pestone dato di calcagno le colpì l’ombelico spezzandole nuovamente il fiato. ‘Adesso taci o giuro com’&egrave vero Dio che ti ci cago in quella cazzo di bocca!’
Alessandra sgranò gli occhi per il terrore e obbedì seduta stante. Spalancò la bocca e accolse la punta dell’imbuto che la Padrona chinandosi le porgeva. Nel rialzarsi Roberta, rimanendo in equilibrio sulla pancia del fantoccio si portò le mani dietro la nuca ad aggiustarsi i capelli e sorrise nel godersi quello spettacolo: la ragazza che il suo ragazzo aveva avuto prima di lei e che continuava a provarci con lui era accovacciata sotto ai suoi piedi e stava per bere il suo piscio. Non avrebbe potuto sentirsi più gratificata. Oltre a ciò era anche riuscita ad evitare che Silvana le rubasse il record.
Con una calma decisamente studiata, Roberta scese dallo stomaco sotto i suoi piedi e si mise a girare attorno a quella testa per terra su cui si ergeva, un po’ traballante, un imbuto bianco che spuntava dalla bocca come un fungo vicino ad una radice ai piedi di un albero.
R: ‘Lo sai vero cosa sto per farti?’
A: ‘Sì padrona’
R: ‘Dimmelo allora’
A: ‘Sta per fare la pipì’
R: ‘Uhm’ io la vedo diversamente, chiamerei le cose col loro nome evitando di minimizzare”
A: ‘Sta per pisciare’ Sta per pisciarmi in bocca’
R: ‘Ohhh! E ci voleva tanto? Sì Alessandra, sto per pisciarti in bocca e tu stai per bere il mio piscio! &egrave interessante vederla sia dalla mia parte che dalla tua, non trovi? Dalla MIA che piscio, evacuo, espello e dalla TUA che bevi, ingurgiti, ingerisci ahahah. Sai, non ho mai pisciato in bocca ad una mia coetanea. Per la verità non ho nemmeno mai pisciato addosso a nessuno. Sono felice che tu sia la mia latrina. Hai notato che da qualche minuto ti sto di nuovo chiamando col tuo nome? Lo faccio apposta, sai? Non vorrei mai che a furia di sentirti chiamare Merda, Latrina, Parodia, Cesso, Brutta Troia ecc’ tu ti sentissi già svilita al punto da non capire il degrado a cui ti sto per sottoporre. Stai per diventare un cesso mia cara, il mio cesso! Quindi &egrave bene che tu ti renda perfettamente conto che sei una ragazza, potenzialmente carina e mia coetanea. Sei forse anche intelligente. Sei la ex del mio ragazzo e IO sto per pisciarti in gola e TU, cara Alessandra, TU stai per bere il MIO piscio senza opporre alcuna resistenza.’ E dicendo questo coi piedi ai lati della testa e il viso rivolto a tutto il corpo disteso a terra, Roberta sbottonò il primo bottone dei pantaloni. ‘Ma basta parlare, non ho mai intrattenuto una conversazione con la ceramica del water. Eeee oppsss, mi si &egrave slacciato un altro bottone” fece deridendola. ‘Opppssss’ nel sbottonare il terzo. ‘Eeee’.. Ops! Mannaggia, sbottonati tutti! Che faccio ora?’
Abbassò i pantaloni alle ginocchia e rimase in slip.
Giuliano chiuse gli occhi per non vedere il resto. Avrebbe capito quando sarebbe stato il momento fatidico nel sentire il liquido tiepido bagnargli la punta della lingua che teneva prontamente incollata all’imboccatura dell’imbuto per tapparlo impedendone l’uscita del liquido che sarebbe di lì a poco fuoriuscito.
Roberta cominciò ad accovacciarsi proprio come quando si fanno i propri bisogni in un bosco. Messasi in posizione si accorse che la serva aveva gli occhi chiusi.
R: ‘Apri gli occhi Alessandra! Voglio che tu mi guardi bene in faccia mentre la bevi! Sei pronta?’
Giuliano lì sotto era completamente spiazzato: doveva recitare la parte di Alessandra trasmettendo l’immagine della serva fedele ma disgustata ma, al contempo, provava anche una contraddizione nel suo animo. Stava davvero per bere della pipì! Non l’aveva mai assaggiata in vita sua. E per giunta era la pipì della sua ragazza; sarebbe più riuscito a tornare indietro? Sarebbe riuscito a ingoiarla?
Ancora una volta tutti i suoi pensieri vennero interrotti. Questa volta a farlo fu il sibilo prodotto dal liquido che usciva dalla vagina di Roberta e che, gorgogliando, riempiva l’imbuto andando tiepidamente a bussare alla punta della sua lingua. Il momento era arrivato.
R: ‘Ale, non fare la timida! Stappa l’imbuto o si riempirà e tracimerà bagnandoti tutto il viso di piscio.’
Giuliano si fece coraggio. Cercando come poteva di reggere lo sguardo della sua ragazza/padrona, staccò la lingua dall’imboccatura dell’imbuto proprio mentre Roberta (più per non sporcare per terra che per paura di imbrattare lui) interruppe il getto. Iniziò a trangugiare il piscio che gli entrava in bocca a grandi sorsi cercando di non testarne il sapore. Uno, due, tre sorsi e l’imbuto rapidamente si svuotava. Nel vederlo la Padrona riprese a fissare la serva negli occhi e, raccolto un grumo di saliva le sputò in faccia.
R: ‘Fai proprio schifo’ Commentò guardandola con disprezzo e, proprio mentre stava per riprendere la sua minzione venne interrotta.
Giuliano aveva decisamente sopravvalutato la sua capacità di dominare i suoi conati. Quel gusto acre e nauseabondo aveva riempito le pareti del suo palato e del suo esofago. Se era riuscito a svuotare l’imbuto era stato solo grazie ai profondi sorsi che si era imposto di ingoiare senza assaporare. Ma una volta deglutito l’ultimo goccio del nettare divino il gusto iniziò a bussare ai suoi sensi cominciando dalla bocca dello stomaco riempiendo rapidamente tutto l’esofago la faringe uscendo dalla bocca e riecheggiando persino nel naso. Il sapore, l’odore la nausea, alimentati dal pensiero, iniziarono a trasformanti in spasmodici conati. Giuliano sapeva che era una questione di secondi e, con incredibile lucidità interruppe la sovrana accovacciata sopra di lui che si stava apprestando ad offrirgli un secondo drink.
Alzandosi di scatto (facendo istintivamente alzare anche Roberta) chiese: ‘Padrona, non capisco cosa mi succeda! Dov’&egrave il bagno?’
Miracolosamente Roberta capì e glielo indicò. Giuliano raggiunse il water ‘ quello vero ‘ appena in tempo per scaricarvici dentro tutto il liquido appena ingerito. Si aspettava che Roberta gli chiedesse delucidazioni per non essere riuscito a bere senza vomitare e stava già pensando a come giustificarsi quando avvertì una forte pressione sulla nuca. Era il piede di Roberta che la stava calando infondo alla tazza quasi a toccare con le labbra ed il naso il suo stesso vomito.
R: ‘Che succede? Chi sei?’ (forse il dubbio che si fosse interrotto il collegamento fra Alessandra e Giuliano le aveva attraversato la testa ma non abbastanza da rinunciare a dominare il fantoccio).
Giuliano, dal canto suo, sentendosi trattato in quel modo, decise di tentare di portare avanti la recita e di non interrompere la sessione anche perché, dopo tutto ormai aveva vomitato e peggio di così non credeva potesse andare.
A: ‘Sono Alessandra Padrona, non so cosa succeda’ una forza a me sconosciuta mi ha costretta ad alzarmi’
Roberta immaginò che il corpo di Giuliano, sebbene immunizzato dalla pastiglia, non avesse retto al disgusto provato mentalmente da Alessandra e avesse reagito in quel modo. Credeva ancora quindi che Giuliano fosse totalmente protetto e che si trattasse solo di abituare la larva umana al gusto dell’urina. Tirò l’acqua mantenendole col piede la testa nel water e quando le permise di risollevarsi la trovò col viso tutto bagnato.
R: ‘ahahahah che buffa che sei! Ma almeno sei pulita! Sai, non sopporto i cessi sporchi. Avanti sdraiati che non ho ancora finito con te!’
A: ‘Non’ non ha finito? Ma Padrona, non ce la faccio’ ho appena’
Senza darle il tempo di finire la frase, Roberta riabbassò le braghe e le mutande e le si sedette direttamente sulla bocca interrompendo la sua lamentela.
R: ‘Ora taci e bevi! Tieni la bocca aperta e deglutisci ogni volta che mi fermo!’
Giuliano tremava, era paralizzato dall’eccitazione e dalla sorpresa. Il piscio prese a cadere dentro la sua cavità orale e, accumulandosi, iniziò a risuonarvici.
R: ‘Ma sai che sei proprio come i cessi tradizionali? Fai lo stesso rumore della pipì che cade nell’acqua ma tu sei meglio; sei ecologica! Tu non sprechi l’acqua, usi solo il piscio ahahahah.’ E finendo la frase interruppe il getto. Senza dire un’ulteriore parola la guardò negli occhi per farle capire che era venuto il momento di deglutire e per condire al meglio il drink iniziò a giocare facendo scivolare un poco di saliva dalle sue labbra e ritirandola su un paio di volte. Alla terza volta lo sputo cadde dentro alla bocca ancora spalancata della serva andando a mescolarsi col piscio che vi ci ristagnava. ‘Avanti Ale, da brava butta giù!’
Giuliano, questa volta con più calma e meno spavalderia deglutì a piccoli sorsi la boccata di liquido tuttavia, in meno di un minuto bevve tutto.
Per sua fortuna la Padrona si ritenne soddisfatta e regalò al water tradizionale il resto. Avrebbe voluto usarla come zerbino ma era ancora tutta bagnata di acqua e probabilmente piscio così le disse: ‘Merda, apri il cesto degli sporchi lì infondo. Ci trovi l’asciugamano da bidet della settimana scorsa che ho buttato a lavare ieri. Per te &egrave anche troppo. Come ti dicevo, abbiamo ospiti e dobbiamo pulire il bagno quindi: lavati e cerca di renderti presentabile ahahahah!’
Era successo! La barriera era stata infranta. La dignità decisamente compromessa, se già prima sarebbe stato complicato tornare indietro, ora sarebbe stato impossibile. Non era più schiavo per gioco, era schiavo del gioco.

R: ‘E non startene lì imbambolata! Lavati, mettiti del dentifricio sul dito e sciacquati bene la bocca che non voglio sentirti con la bocca pisciosa!’ Dicendo questo Roberta finì di far pipì seduta sul water e si ripulì. Poi, rivestitasi, prese un boccettino dall’armadietto dello specchio e sparì in cucina lasciando Alessandra ai suoi pensieri.
Dal canto suo Giuliano era in uno stato di confusione senza precedenti: Roberta si stava manifestando una padrona sopra ogni aspettativa. La perfidia e la sottile ironia che riservava alla sguattera nell’umiliarla anche psicologicamente erano aspetti che non aveva mai provato quando anni addietro, con banalissime scuse, era riuscito a stare sotto i piedi di qualche amica. A confondere Giuliano però erano le contraddizioni che non aveva previsto. Se da un lato Roberta era fantastica, dall’altro, quando era solo dopo aver raggiunto vette di umiliazione, si sentiva fuori luogo. Come se il suo orgoglio gli battesse ad una spalla chiedendogli ‘Oh, che fai?’. A quella domanda Giuliano non sapeva cosa rispondere. Sapeva per certo che se avesse permesso alla sua eccitazione di sfogarsi si sarebbe poi categoricamente rifiutato di continuare la sessione inventandosi qualche scusa per giustificarsi con Roberta. Ma sarebbe stato un peccato dato che Sara sarebbe arrivata di lì ad un’ora e si prospettava una lunga serata di dominazione a due. Decise di approfittare dell’assenza della compagna per farsi un bidet freddo in modo da bloccare ogni rischio di esplosione indesiderata.
Fece giusto in tempo a finire l’operazione prima che la Padrona facesse nuovamente capolino nel bagno in cui l’aveva lasciato. ‘Ancora lì sei? Hai finito di levarti il piscio di dosso?’
A: ‘Sì Padrona’ disse Giuliano riprendendo i panni di Alessandra e passandosi sul viso l’asciugamano sporco datole dall’aguzzina poco prima ‘attendo Sue indicazioni’
R: ‘Addirittura? Mamma mia, stai diventando quasi brava come sguattera’ un po’ pallosa forse ma’ educata. Dai sdraiati a terra che finiamo la pulizia del bagno!’
Con suo stupore, Giuliano vide che da dietro la schiena Roberta estrasse una boccetta di Anitra WC (quello con il beccuccio ricurvo normalmente impiegato per pulire il water nei suoi lati più ostici e immaginò che volesse usarlo per pulire veramente il bagno e usare lei come zerbino da lavandino. Ma si sbagliava.
Chinandosi leggermente verso di lei e portando il flacone vicino al suo volto le disse: ‘Apri bocca!’
A: ‘Padrona’ il detersivo non posso berlo, corroderebbe il mio intestino, non”
R: ‘Ti ho detto di alzare la tavol’ ehm scusa, di aprire la bocca, non di darmi una lezione di medicina e tossicologia. Il water va pulito! Se ti dico di aprire la bocca tu la apri o vuoi farmi incazzare?’
Alessandra si rassegnò e aprì la bocca mentre, con un sorriso beffardo Roberta svitò il tappo dell’Anitra WC e si preparò a versarne il contenuto dentro le fauci della Latrina.
Il gettò partì forte contro le gengive e i bordi del palato e delle guance ma Giuliano realizzò che invece di avere una consistenza viscosa e un sapore disgustoso come si sarebbe aspettato, il liquido nella sua bocca sapeva di menta e non era disgustoso. Poi capì: Roberta, uscendo dal bagno dopo aver fatto pipì aveva preso qualcosa dal mobiletto dello specchio. Non ci aveva fatto caso ma era palese che avesse riempito la bottiglia di detersivo col colluttorio. L’umiliante inganno era riuscito.
R: ‘Coraggio Cesso, ora tira l’acqua’
Ale capì al volo la metafora e deglutì. Il gusto del colluttorio, una volta deglutito, era decisamente diverso dal sapore che aveva in bocca e quasi i conati ripartirono ma riuscì a controllarli in tempo. Che diamine, era riuscito a bere il piscio e crollava col colluttorio? Avrebbe dato alla sua proprietaria la possibilità di deriderlo e dargli da bere altro piscio se avesse vomitato la versione alleggerita dell’Anitra WC e, in quel momento, non voleva altre umiliazioni.
R: ‘Ohhh, finalmente! Ora però pulisci questa stanza sul serio; fra una cosa e l’altra mi hai fatto fare un gran casino qui dentro. Ti aspetto di là. Devi migliorare le tue capacità di cesso umano, non puoi farmi perdere mezz’ora per una pisciata ma sono fiduciosa che col tempo e con un buon tirocinio imparerai a reggere il piscio e allora i drink non ti faranno così schifo ahahah’. E se ne andò lasciandola sola a ripulire.
Quando ebbe finito Alessandra raggiunse la Padrona in soggiorno. Non la trovò.
Giuliano sapeva bene come trovarla, conosceva la casa ma non poteva correre il rischio di tradirsi: Alessandra non era mai stata a casa di Roberta. Decise di stendersi ai piedi del divano attendendo il suo ritorno. Fece bene, la sua eccitazione cominciò a scemare e al contempo ebbe il tempo di pensare all’accaduto e a quello che sarebbe potuto succedere nel corso della serata dopo che Sara fosse arrivata.
Si sorprese a pensare anche quanto facilmente Roberta facesse a meno della sua presenza: era passata più di un’ora da quando le aveva dato la serva e non accennava a volerla lasciar andar via. Si trovò ad essere geloso della sua stessa fantasia. La sua ragazza preferiva passare il tempo ad umiliare la sua ex piuttosto che trascorrerlo con lui. Che fosse il caso di fermare la giostra? Di alzarsi da terra e abbracciare la propria ragazza e farci l’amore? Proprio mentre stava per farlo sentì la voce dell’amata deridere Alessandra: ‘Ma bravo il mio zerbino, già pronto all’uso!’ e si interruppe per bere del t&egrave freddo direttamente dalla bottiglia ‘Brava, era proprio lì che ti volevo trovare, al tuo posto. Tuttavia alzati, Sara sta arrivando e voglio che tu vada nel frigo giù in taverna a prendere altre due bottiglie di t&egrave da offrire alla nostra ospite, poi c’&egrave da mettere in ordine qui vicino al divano e magari preparare la tavola per due ovviamente. Tu mangerai per terra ai nostri piedi. Non farmi fare brutta figura: quando andremo a tavola tu ci farai accomodare e servirai le pizze a me e a Sara. La terza la lasci al centro della tavola che ce la dividiamo io e lei. Fatto questo ci versi da bere, attendi eventuali ordini e, se non ti daremo diverse indicazioni, chiederai il permesso di sdraiarti per terra sotto al tavolo a farci da tappeto mentre mangiamo. Tutto chiaro?’
A: ‘Sì padrona, chiarissimo’.
R: ‘Molto bene! Ora spicciati che ti voglio per terra sulla soglia di casa quando Sara arriva. Io vado in camera mia, di sopra al primo piano; vieni lì quando avrai finito.’ E senza attendere risposta dall’inferiore, le girò le spalle e se ne andò.
A: ‘Sì Padrona’ disse comunque la serva cominciando a sbattere i cuscini del divano per ridar loro forma e eliminare ogni traccia d’uso.
Dopo aver sistemato tutto, scese in taverna a prendere le bottiglie di t&egrave e le portò nel frigorifero in cucina, apparecchiò e arieggiò un poco gli ambienti. Erano le 9 di sera quando richiuse le finestre e si presentò in camera al cospetto della Padrona.
R: ‘Hai finito?’
A: ‘Sì, ho fatto tutto come mi ha detto, ho preso il t&egrave freddo e l’ho messo in frigo, ho rassettato il soggiorno, apparecchiato in cucina e dato anche aria alle stanze.’
R: ‘Bene, scendi in taverna ancora e vammi a prendere un’altra bottiglia di te che questa l’ho già finita e le altre le beviamo quando arriva Sara.’
Giuliano scese di nuovo a prendere la bottiglia. Aveva capito bene cosa stava facendo sua morosa e non sapeva ancora chiaramente se la cosa lo avrebbe eccitato o se, dopo due ore in quella situazione, ne avrebbe avuto abbastanza ma non poteva fare altro che assecondare gli eventi.
Proprio mentre stava risalendo gli ultimi gradini per tornare alla camera della Dea, il campanello squillò.
R: ‘Bene Merda, lascia la bottiglia sulla mia scrivania e precipitati sulla soglia di casa. Per terra ovviamente.’
Alessandra aprì la porta principale che dava sul giardino di casa della sua proprietaria e si distese sulla soglia come ordinatole. Pochi istanti dopo Roberta le montò con un piede sulla gola adagiando la punta dell’altro sulle sue labbra incrociando le gambe e appoggiandosi col fianco sinistro allo stipite della porta. Alessandra, intendendo l’implicita richiesta della dea, prese a leccare la punta del piede sopra le sue labbra.
Quando Sara fece la sua comparsa dal viottolo privato attraversando il cancelletto del giardino per arrivare a casa dell’amica vide quest’ultima che l’attendeva nel modo descritto e che giocherellava facendo girare una ciocca di capelli attorno all’indice della sua mano destra e, sapendo che l’amica non sarebbe scesa da quella posizione finché lei non fosse entrata in casa, rallentò l’andatura per prolungare l’agonia della derelitta.
R: ‘Oooohhhh era ora, ti aspettavamo!’
S: ‘Ciao Roby, ho fatto prima che ho potuto ma in pizzeria c’era coda anche per il semplice asporto, vedo che ti sei messa comoda.’
R: ‘Beh, insomma, purtroppo respira e i suoi rantolii li sento sotto la pianta del piede e non sono piacevolissimi però se non respirasse non sarebbe utile quindi meglio che resti viva per ora.’ Ed enfatizzò quel ‘per ora’ facendo un piccolo saltino col calcagno sulla gola del fantoccio che iniziò a tossire.
A complicare la situazione rendendo la sua respirazione ancora più difficile ci pensò subito Sara che le montò senza troppi complimenti sulla pancia.
S: ‘Tesoro, hai la tosse? Adesso ci pensa mamma Sara a fartela passare, anche tu come Roby mi aspettavi con impazienza vero?’
Roberta scese dal suo zerbino entrando in casa dicendo alla schiava: ‘Stasera non avrai una padrona, ne avrai due. Guai a te se esiterai ad esaudire un ordine della mia amica: venir meno ad una sua richiesta sarebbe come mancare ad un mio desiderio. &egrave chiaro?’
A: ‘S.. sì Padrona’.
S: ‘Mamma mia come sei monotona ‘ padrona di qua padrona di là, guarda che puoi anche annuire e basta. Il Lei e la deferenza mi fanno sentire più vecchia e mi sa che sono pure più giovane di te!’
R: ‘Ahi ahi ahi, Alessandra, cominciamo malissimo’ stai già facendo incazzare la nostra ospite e non &egrave ancora entrata in casa” poi, dandole una pedata non troppo forte sulla guancia si rivolse all’amica ‘dai entra che si freddano le pizze. Dalle a sta merda umana che prepara tutto mentre noi ci facciamo un aperitivo in salotto.’
Le due ragazze si sedettero sul divano e Alessandra si mise in cucina a scaldare le pizze e preparare tutto affinché le sue aguzzine potessero trascorrere la migliore delle serate possibili. Dopo aver messo in forno le pizze si affrettò a preparare due spritz e degli stuzzichini. In meno di cinque minuti la sguatterà arrivò in soggiorno con l’aperitivo.
R: ‘Lombrico, perché solo due spritz? Non ti fai un drink con noi? Non siamo degne della tua compagnia?’
A: ‘Pa’ padrona, no, assolutamente, sono io che ritenevo stupidamente di non avere il diritto di poter solo pensare di disturbarvi ulteriormente con la mia presenza”
S: ”di disturbarvi ulteriormente con la mia presenza’ sentila com’&egrave paracula sta cagna’ ahahah, ci sa fare però’ disse servendosi dal vassoio che le veniva sporto dalla serva e rivolgendosi all’amica che stava già assaggiando il suo spritz.
R: ‘Che fai Troia, mi paraculi?’
A: ‘No Padrona, non potrei mai ma taccio per non contraddirLa, decida Lei cosa &egrave giusto’ disse guardando per terra per non incrociare il loro sguardo.
S: ‘Non c’&egrave che dire, la stai addestrando proprio bene, dovremmo educare così anche Silvana, non credi?’
R: ‘Eh’ sì, sta cagnetta qui &egrave indisciplinata ma almeno sta imparando qual &egrave il suo ruolo’ allora, non bevi con noi? Non hai più sete? Perché non lo racconti a Sara perché non hai più sete?’
Giuliano capiva perfettamente la situazione. Poco prima che Sara arrivasse, Roberta gli aveva pisciato in bocca perché voleva essere la prima a farlo, non voleva cedere quel primato alla sua amica e adesso voleva godersi il merito e poi condividere l’esperienza con Sara. Così si affrettò a continuare ad interpretare la parte nei panni di Alessandra: ‘Padrona Roberta mi ha già offerto un aperitivo poco prima che Lei arrivasse Padrona Sara’.
R: ‘Cosa fai? Lesini sui particolari? Non essere timida, racconta, su”
A: ‘La’la padrona mi ha pisciato in bocca e ho bevuto tutto poco prima che Lei arrivasse, Padrona Sara’
Roberta sorrise e si girò verso l’amica per godesi la reazione che non tardò ad arrivare.
S: ‘ahahahah e ha fatto benissimo’ poi rivolgendosi all’amica ‘Sul serio??? Ahahah, e ha bevuto?’
R: ‘ha avuto qualche difficoltà e c’&egrave stato un incidente di percorso ma’ &egrave ufficialmente una tirocinante e imparerà alla svelta! Ahahahah’
S: ‘Ma bene’ immagino che abbia bisogno di più insegnanti in questa importante e nobilitante disciplina”
R: ‘E sì’ cosa vuoi, io amo insegnarle ma’ non bastano i miei sforzi, se te la senti, lei sarà sicuramente felice di farti da cesso, vero Ale?’
A: ” s’ sì padrona’
S: ‘Tesoro, non sprecarti con l’entusiasmo ahahahah, comunque per ora stai tranquilla, non mi scappa, magari con altri due o tre drink”
R: ‘Non preoccuparti Sara, ho 4 bottiglie di estath&egrave in fresca che so che ami molto e che sono molto diuretiche ahahahah’.
Il timer del forno suonò avvisando che le pizze dovevano ormai essere calde.
A: ‘Col vostro permesso, padrone andrei a prepararvi il tavolo. Fra due minuti sarà pronto se vorrete cenare.’
R: ‘Vai vai parodia umana, vai e non rompere i coglioni’
Quando Giuliano chiamò le ragazze a tavola, quelle arrivarono e trovarono tutto pronto. Fece accomodare l’ospite e poi la padrona di casa, versò loro da bere e servì le pizze. Poi, dato che c’erano tre pizze e lei aveva apparecchiato per due, chiese: ‘Cosa preferite che faccia con la pizza che avanza, la tengo in caldo se desiderate il bis?’
Sara guardò Roberta con aria interrogativa e questa rispose: ‘Tu non ti preoccupare, ora lasciaci in pace e vatti a sistemare al posto tuo!’
Senza fiatare, Giuliano si andò a stendere sotto il tavolo ai piedi delle due ragazze. Roberta, per dovere di ospitalità lasciò che Sara appoggiasse i piedi sulla faccia del fantoccio mentre lei si accontentò di appoggiarli sullo stomaco.
S: ‘Merda, toglimi le scarpe finch&egrave mangio che così mi rilasso meglio e fai lo stesso anche con quelle di Roby. ‘
Giuliano slacciò con devozione le scarpe della nuova aguzzina e appena ebbe liberato entrambe i piedi dagli anfibi (che per l’occasione erano stati calzati rigorosamente senza calze, Sara calò entrambe le sue estremità sul viso della sottomessa schiacciandola a terra.
A: ‘Pad’padrona, se mi schiaccia a terra come posso finire di eseguire i suoi ordini?’ Non riesco a slacciare i sandali della sua amica’
S: ‘E questo sarebbe un problema mio? Cazzi tuoi, muoviti però ad eseguire se non vuoi che ti faccia strisciare per la cucina lucidando tutto il pavimento con la lingua! Ah, a proposito di lingua’ ‘ proseguì dopo aver addentato un pezzo di pizza e parlando con la bocca piena ‘ ‘leccami la pianta dei piedi e passa bene fra le dita che con sto caldo li ho tutti sudati’
R: ‘Sì ma spicciati che io ho ancora i sandalì su” E nel dirlo diede un violento pestone col piede destro sulla pancia della serva che, per reazione istintiva sollevò le gambe e la testa ansimando sotto i piedi di Sara che con forza le impediva di alzare la testa tenendogliela ben schiacciata contro il pavimento.
S: ‘ahahah che figo!!! Ho sentito l’aria uscirle dalla bocca quando le hai dato il pestone e la sua lingua &egrave uscita più in fuori di qualche centimetro’ ahahah mi piace, dagliene un altro!!!’
Roberta accontentò subito l’amica ma Giuliano, per istinto contrasse gli addominali e il pestone, per quanto violento e doloroso, non ebbe lo stesso effetto del primo.
S: ‘Uffa’ ‘ fece Sarah con tono piagnucoloso come una bimba a cui hanno rotto il giocattolo ‘ ‘non butta più fuori l’aria come prima’ bisogna farglielo di sorpresa se no si prepara”
R: ‘Lurida troia, questa me la paghi, giuro che me la paghi! Vedrai
E mentre Sara si stava divertendo ad infilare il suo piede quanto più possibile in profondità in bocca alla schiava, lei con le mani cercava di sfilare i sandali di Roberta ma le dita del piede dell’ospite le solleticarono troppo l’ugola facendole venire dei conati di vomito e facendola di nuovo sobbalzare. Ovviamente Sara, per nulla impietosita, continuava a schiacciarle la fronte impedendole di rialzarsi e, un nuovo pestone all’altezza dell’ombelico (questa volta dato inaspettatamente) fece letteralmente agonizzare Giuliano che perà continuava a respirare male a causa dell’altro piede ancora conficcato in bocca da Sara.
S: ‘Roby, dovresti provare, &egrave divertente sentire la bestia che ansima e il suo dolore si trasforma in divertenti afflati sul piede ahahah, vuoi favorire?’
R: ‘No, non ora’ piuttosto, Merda, abbiamo finito la prima bottiglia di t&egrave freddo, mettici in tavola l’altra!’
S: ‘Fa presto che il pavimento &egrave freddo e impolverato e non voglio rimanere col piede a terra’
Ale uscì da sotto il tavolo e fece per rialzarsi quando Roberta la trattenne per la spalla e le fece segno di girarsi e aprire la bocca. Uno sputo con tanto di pizza masticata la centrò in bocca.
R: ‘Ingoia!’
La serva ubbidì. ‘Ora puoi prendere il t&egrave’ Proseguì la padroncina.
Ale, ancora sofferente e col respiro non ancora regolare, avanzò verso il frigo e ne estrasse una bottiglia fresca. Nel portarla in tavola, venne fermata da Sara. ‘Dai Schitto, appoggia la bottiglia sul tavolo, inginocchiati e metti le mani a terra guarda verso l’alto con la bocca spalancata’
La serva obbedì e prima di appoggiare la bottiglia la aprì e la adagiò sul tavolo avendo cura di riempire i bicchieri delle sue proprietarie. Poi eseguì le indicazioni di Sara.
Appena la serva fu nella posizione indicatake a fianco della sua sedia, Sara appoggiò i piedi sulla mani della derelitta e vi salì sopra. Il viso della schiava le arrivava a malapena alle ginocchia e le smorfie di dolore che cercava di trattenere la divertivano già senza quello che aveva in serbo per lei.
S: ‘Dunque cara, io sono stata educata che sta male mangiare e non offrire alla servitù. Quindi, mi pare giusto che anche tu, in quanto essere vivente, abbia diritto ad essere nutrita.’
Roberta intanto si alzò e raggiunse la scena per prendervi parte; era da troppo in secondo piano e la cosa la irritava.
R: ‘Vedi cara, abbiamo preso tre pizze perché abbiamo pensato anche a te’ come dice Sara, anche tu devi mangiare’ però purtroppo siamo state golose’ abbiamo mangiato noi il cuore delle tre pizze. Sai, ci siamo dette, ogni volta si butta via la crosta della pizza e così, Sara ed io ci siamo mangiate i tre centri. A te lasciamo le tre croste. Insomma, non ti va nemmeno male’
S: ‘Sì però’ non siamo poi così stronze’ La interruppe Sara ‘vogliamo che anche tu possa avere la farcitura e così te le farciremo a nostro piacimento’ e nel dire questo cominciò a masticare un primo pezzo di crosta di pizza. Quando ne ebbe fatto una bella poltiglia bevve un sorso di estat&egrave e vomitò il tutto in bocca al fantoccio.
R: ‘Aspetta, non deglutire!’ Roberta si chinò verso quella bocca spalancata e, tappandosi una narice per volta, si soffiò il naso direttamente al suo interno. ‘ahahaha pizza alle caccole!!! Puoi ingoiare ora’
S: ‘Vedo che stiamo facendo una competizione qui cara Roby’ ok, lo ammetto, 1 a 0 per te’
R: ‘Eheh’ &egrave solo l’inizio’ vediamo’ la concudiamo a chi arriva prima a 3?’
S: ‘Eh’ troppo comodo’ sei già a uno’ facciamo a chi arriva a 5 così ho tempo di rifarmi?
S: ‘Ci sto!’ E dicendo così, si alzò in piedi calcando tutto il peso sui calcagni sopra le mani del fantoccio che cacciò un urletto di dolore. ‘Eh cara’ cosa pretendevi’ mi hai fatto passare in svantaggio con la mia amica’ ora sono cazzi amari per te” e prendendo un altro pezzo dal piatto gettò una crosta sul pavimento. ‘Dai, valla a prendere!’ Ma non accennò a smuoversi dai palmi della serva che quindi rimaneva ancorata ai piedi di Sara
S: ‘Roby, fammi un bene, la puoi aiutare? Ti conviene rimettere un sandalo, non credi?’
Roberta capì al volo, ‘Ufff’ tutto mi tocca fare’ e infilando un sandalo solo per la punta, si alzò con un piede così calzato e l’altro scalzo. Arrivata in prossimità del pezzo di pizza guardò Ale, poi il pezzo a terra e poi di nuovo Ale, ‘Lo vuoi?’ ‘Sì Padrona’ disse ovviamente la sottomessa. Roberta sputò un copioso grumolo di saliva a terra vicino al pezzo di cibo e, con il sandalo spostò la crosta sullo sputo avendo cura di farlo ben bene rollare sotto la suola impolverata del suo sandalo che, grazie anche alla saliva, cominciò a rilasciare un colore scuro e grovigli di polvere sulla pizza che pian piano si stava schiacciando sotto il peso della dominatrice. Una volta ridotto il tutto a poltiglia, portò sotto la suola il prelibato boccone vicino ad Alessandra che però era ancora con le mani schiacciate sotto i calcagni di Sara. ‘To Merda, sfamati!’ Disse Sara centrando con uno sputo il pranzo della sottomessa. Questa ovviamente per poter mangiare quanto le era stato generosamente offerto dovette chinarsi ancora di più e portare la bocca al pavimento leccando il cibo direttamnete da terra. Mentre stava raccogliendo la pietanza sentì il piede nudo di Roberta calarglisi sulla nuca e schiacciarle il folto sulle piastrelle del pavimento. ‘Allora cagna, di chi &egrave il punto? Mio o di Sara? Io dico che &egrave mio perché la cosa peggiore te l’ho fatta io ma’ sono sicura che la mia amica avrà da ridire perché &egrave stata lei ad architettare il tutto’ quindi, eccezionalmente, a te la scelta: a chi va assegnato questo punto?’
Sara per intimorire Alessandra iniziò ad oscillare coi piedi cui suoi palmi e Roberta continuava a premere sulla sua nuca.
La serva, con la faccia spiaccicata sul pavimento, per tutta risposta disse: ‘Padrone, siete state eccezionali tutte e due, il punto va ad entrambe, a Padrona Sara per il dolore, a padrona Roberta per l’astuzia. Propongo 2 a 1.
‘Molto bene’ disse Sara ‘quindi io non ti sembro sufficientemente astuta? Ora te la mostro io l’astuzia’
‘E io non ti faccio abbastanza male?’ Rincarò Roberta ‘Ti sei messa in un mare di guai e la sfida &egrave appena iniziata ahahah’

S: ‘Molto bene, dato che, a tuo dire, Roberta &egrave debole e io sono scema, dovremo esercitarci a vicenda per migliorarci nei nostri punti deboli’ che ne dici Roby?’
R: ‘Eh per forza cara, per forza”
S: ‘Dunque, visto che sono la scema del gruppo, sta a me darmi da fare per cercare di trovare qualcosa di astuto da fare e di doloroso da far eseguire a te Roby’ vediamo’ cosa potremmo fare? Beh’ lasciaci finire la cena va’ tornatene sotto al tavolo e leccaci i piedi intanto!’
Le padrone si rimisero al tavolo commentando quanto appena successo e discutendo sul risultato di 2:1 assegnatole dalla serva. Qualche pedata data dall’una o dall’altra nei vari punti del corpo di Giuliano manifestavano il loro disappunto ma poi la loro conversazione riprese naturale fra risate e pettegolezzi sulle loro ormai ex compagne di classe e sull’imminente Esame di Stato. Sembravano ormai essersi dimenticate di quell’essere nato solo per servirle che se ne stava lì, inerme ai loro piedi quando Sara all’improvviso scrollando il suo petto con un piede le disse ‘Ehi, sei viva? Hai finito di dormire lì sotto?’ e proprio come si farebbe con un cane a casa di amici, infrangendo il divieto di dargli da mangiare mentre si &egrave a tavola, Sara gettò una pallina bianca per terra sotto al tavolo. Giuliano capì che voleva che la mangiasse. Ci si avvicinò e senza troppo pensarci la leccò dal pavimento. Era lo scarto masticato del grasso del prosciutto con cui evidentemente era stata farcita una delle tre pizze che le ragazze avevano messo da parte per non ingrassare non avevano voluto mangiare. ‘Hai visto Roby, che pattumiera ecologica che abbiamo? Mentre parlavamo mi chiedevo dove avremmo poi buttato tutti gli avanzi e da lì la mia mente limitata (e nel dirlo diede un pestone sul collo di Ale che tossì immediatamente sotto la pianta del suo piede) &egrave andata col pensiero a quelle montagne di rifiuti che intasano le nostre discariche. Allora mi sono detta: ‘Perché invece di incrementare quelle discariche non nutriamo altri esseri inferiori con i nostri scarti?’
R: ‘Uh Sara, che bell’idea, &egrave molto corretto e nobile pensare all’ecosistema e al nutrimento degli esseri meno abbienti! Ti fa bene essere stimolata lo sai? Ahahahah’
S: ‘Eh sì, &egrave vero’ pensavo ora che, per estensione, anche le fogne sono congestionate’ pensa quanto più sano sarebbe un mondo in cui anche i rifiuti corporei di esseri superiori come noi, prima di essere materia da concime fossero riciclati come alimenti da esseri miserabili come quello che abbiamo qui sotto? Anche qui risolveremmo due problemi con una soluzione sola, non trovi?’
R: ‘Ma’ forse potresti risolvere in parte il problema della penuria d’acqua dato che sicuramente potresti dissetare ste parodie umane ma’ per quanto riguarda il problema della fame nel mondo’ non lo so’ credo che la merda resti merda’ voglio dire, per quanto di esseri superiori’ sempre merda &egrave’ credo sia comunque tossica anche per palati meno raffinati”
S: ‘Non so’ sai’ non sono intelligente ma’ credo che prima o poi bisognerebbe provare a vedere ahahah’
Nel finire la frase, padrona Sara sporse dal tavolo un cartone della pizza proprio come si fa con un animale domestico quando si sta per dargli da mangiare: ‘Aleeeee’ picio picio picioooo’ arriva la pappa’ e così dicendo calò a terra il cartone.
Alessandra nel vedere il contenuto guardò la sua proprietaria con aria dubbiosa. Davanti ai suoi occhi lì sul pavimento c’erano gli avanzi masticati e sputati da tutte e due le ragazze. Dovevano essere stati masticati parecchio perché la poltiglia era piuttosto sottile e liquida.
Mentre guardava la ‘pappa’ vide che del liquido ci stava colando sopra. Era Sara che seduta sulla sua sedia, con le mani che le fermavano i capelli per non bagnarseli, stava sputando sul suo pranzo. Poi col piede sinistro prese ad accarezzarle la nuca calandola delicatamente verso la sua cena e con dolcezza le diceva: ‘buon appetito cara, mangia e non fare complimenti, ne abbiamo ancora qui sopra”
Giuliano, uscendo con mezzo corpo da sotto il tavolo, cominciò a mangiare e leccare quegli avanzi così gentilmente offerti. Era incredibile ‘ pensava ‘ poche ore prima aveva addirittura bevuto la pipì della sua ragazza ed ora, mangiare quella poltiglia (decisamente meno disgustosa dell’urina) lo schifava. Per mangiare tutto gli fu molto d’aiuto pensare che c’era la saliva della sua ragazza in mezzo a quella poltiglia e cercò di mettere da parte il fatto che vi era anche quella di Sara.
Mentre era intento a portare a termine il suo compito Sara, che evidentemente si era rimessa un anfibio senza che lui se ne accorgesse mentre mangiava, cominciò a calpestare la poltiglia. ‘Sai, credo che condita con gli aromi della strada, polvere, piscio di animale, schitti e quant’altro, sia più buona la pizza e poi così mi pulisci anche le suole” e così dicendo porse la suola ad Ale che, decisamente schifata, ebbe difficoltà a cominciare a leccare. Sotto la suola della padrona, la poltiglia si era incastrata fra gli interstizi di gomma della tomaia e in alcuni punti aveva addirittura costituito una montagnola di cibo.
S: ‘Muoviti, che facciamo Natale? Dai, limona la mia suola come se fosse il tuo principe Azzurro su, vediamo come baci!’
A Giuliano non restò altra scelta se non quella di far vedere quanto Ale fosse schifata ma sottomessa. Così prese coraggio e cominciò a leccare e succhiare quella suola ripulendola da cima a fondo.’
S: ‘Sai Roby, ho scoperto che mi piace ottimizzare: nutrire e salvaguardare il pianeta, sfamare e pulire le scarpe’ credo che la soluzione di tutto sia questa: ottimizzare, che ne pensi?’
R: ‘Non ci avevo mai pensato, Potresti aver ragione’ sai? Infondo dovrebbero darti il Nobel per l’ecologia ahahah’
S: ‘Hai sentito Merda?’ allontanando per un attimo la suola dalla lingua ‘Tu dici che sono scema ed invece ho già una nomination al Nobel”
A: ‘Mi sono espressa male Padrona, comunque, sicuramente &egrave un 2: 2’
S: ‘Sentito il nostro arbitro? Siamo Pari cara mia”
R: ‘Sì, ho sentito’ vedremo per quanto mia cara’ vedremo per quanto’ Piuttosto, perché non ce ne andiamo in salotto e lasciamo un attimo sta troia a sistemare? Possiamo vederci un film o guardare un film se ti va’
S: ‘Sì’ buona idea’ Troia, abbiamo finito anche questa bottiglia di t&egrave’ ce ne sono ancora?’
A: ‘Ovviamente Padrona Roberta ha pensato a tutto, ce ne sono quante ne desidera Padrona. Gliene prendo subito una bottiglia’
R: ‘Non ti disturbare cara Ale, stai ancora mangiando. Finisci con tuo comodo che poi hai anche il secondo’ prendo io il t&egrave per Sara’
Qualcosa non tornava’ Cosa aveva in serbo la sua ragazza per la sua ex? Perché si scomodava per’ i suoi pensieri furono interrotti da un dolore improvviso. La testa gli si stava schiacciando contro il pavimento, la vista era offuscata da improvvisi puntini neri che macchiavano la visuale e qualcosa gli doleva all’orecchio.
Era Roberta che, mentre Sara e Ale stavano parlando delle teorie ecologiste per salvare il pianeta, si era rimessa velocemente i sandali e ora, con entrambe le suole in cuoio era montata sul fianco sinistro del volto della schiava. Il dolore all’orecchio avvertito da Giuliano era dovuto allo spessore del tacco (per fortuna non a spillo) che gli premeva contro e lei, la Dea, per assicurarsi che la Merda sotto di lei soffrisse al meglio, aveva preso a saltellare leggermente su quei tacchi.
Senza scendere da quella posizione aprì il frigo e si sporse a prendere la bottiglia richiesta dall’amica. Per farlo, con gran sollievo di Giuliano, dovette sbilanciarsi in avanti dando pace al tormentato orecchio e tutto il peso della padrona gravò sulle punte e quindi sulla guancia del fantoccio. Poco male, lì poteva resistere a lungo’ Ma la pace durò poco. Appena Roberta chiuse il frigo, tornò a spostare tutto il suo peso sui talloni divertendosi a sollevare le punte dei piedi. I mugolii di dolore furono apprezzati da entrambe le padrone con risa e sfottò. Sarà approfittò per riempire quella bocca spalancata dal dolore di cibo masticato spostandolo al suo interno col piede. Nel frattempo, Roberta, sempre sopra l’orecchio della serva, stappò la bottiglia e cominciò comodamente a bere a collo.
Bevve parecchio e con tutta la calma e naturalezza possibile. Sembrava non le importasse che il semplice suo peso procurasse tanto dolore ad una creatura sotto di lei. Bevve come si beve sopra ad una piastrella o ad un parquet.
S: Sareste da fotografare ahahah, tu in alto che bevi e lei sotto i tuoi piedi che mangia’ ahahah’
Neanche a mettersi d’accordo, appena la serva finì tutto il cibo sul cartone (gentilmente aiutata da Sara che glielo metteva in bocca con la scarpa) Roberta scese dalla sua posizione e sporse la bottiglia di t&egrave all’amica.
S: ‘Ammazza, avevi sete? Hai fatto fuori quasi mezza bottiglia!’
R: ‘Eehhhh sta a guardà el capello ahahahah’
S: ‘Guarda Roby, guardale l’orecchio, ha una riga netta rossa proprio dove avevi il tacco!’
Un velo di preoccupazione si posò sul volto della ragazza: ‘che resti e che faccia male a Giù?’ chiese più a se stessa che all’amica. ‘Ma va’ rispose comunque quella ‘Il dolore lo sente sta scrofa’ tutt’al più basta non far tornare Giù finché il segno non si riassorbe”
A: Pa’ padrona’grazie per essere scesa ma mi &egrave montata su una mano”
R: ‘ E con ciò? &egrave un problema mio? Taci, non disturbarmi per ste cazzate, non lo vedi che sto parlando?’
A: ‘Scusi, comunque &egrave punto suo’ 3:2 per padrona Roberta, un 3 a 2 molto’ doloroso”
R: ‘Ohhh ahahahah cara, a te la palla ora. Ma ribadisco che ci conviene andare di la e metterci comode.’
Sara, vedendo che la suola era stata completamente ripulita ordinò alla serva di togliergliela perché preferiva restare scalza. Poi, sputandole in faccia (forse arrabbiata per il punto appena assegnato all’amica) si alzò e seguì l’amica in soggiorno mentre la serva si rialzava per rassettare la cucina.
A: ‘Padrone, cosa volete che faccia delle croste di pizza che restano?’
R: ‘mettile in una ciotola’ &egrave il tuo secondo, ma non mangiarlo finché non saremo noi a dartelo!’
A: ‘Come desidera’
Ci fu un momento di relax per Giuliano. Mentre caricava la lavapiatti e buttava via i cartoni delle pizze si portava la mano all’orecchio. Sangue non ne usciva. Sentiva il cuore pulsare nell’orecchio e un gran calore attorno all’area indolenzita. Temeva solo che il segno ci mettesse due o tre giorni ad andarsene. Come lo avrebbe giustificato? Che caratterino che aveva sua morosa’ amava quei piedi freschi e giovani, calzati in quei sandali che li lasciavano vedere e non vedere. Che eccitazione che continuava a provare. Doveva stare molto attento a non permettere a quell’eccitazione di trovare la via d’uscita altrimenti tutto si sarebbe rovinato.
Si rinfrescò sciacquandosi la faccia nell’acquaio e finì di mettere in ordine.
Quando si presentò al cospetto delle sue aguzzine queste lo accolsero con entusiasmo.
‘OOOhhhhh’ fecero in coro’ ‘Era ora che ti muovessi! Sentivamo proprio’. Il bisogno di te!!!’ disse Roberta.
S: ‘Beh’ non so se proprio di lei’ diciamo che sentiamo un bisogno”
R: ‘Beh ma lei &egrave una cara amica e le amiche ci sono sempre nel momento del bisogno, no?’
S: ‘Hai proprio ragione’ sai, con tutto quel t&egrave che ho bevuto ora ho proprio bisogno che tu ci sia cara Ale”
Giuliano guardò terrorizzato Roberta. Per un attimo quasi stava per uscire dalla parte. Fino a poche ore prima non aveva mai assaggiato la pipì, nemmeno la sua. Poi Roberta gli aveva fatto bere il suo. Bere il piscio già era stato difficile ma almeno era quello della donna che amava. Lo aveva sicuramente eccitato ma’ dai’ non poteva diventare la latrina delle sue amiche’ Si ricompose e fece pronunciare ad Alessandra le proprie perplessità: ‘Pa..Padrona’ non so se’.’
Roberta per tutta risposta la guardò negli occhi e le disse: ‘Prima di tutto non farci l’abitudine a parlarmi stando in piedi ma, dato che stiamo per trasferirci in bagno, farò un’eccezione. Poi, dei tuoi scrupoli a farci da cesso me ne sbatto! Rispondi solo con un sì o un no ad una semplice domanda. Guarda che se frigni o rispondi con una qualsiasi parola che non sia un si o un no giuro che ti faccio pentire di essere nata. Ti faccio cucire al tappeto della mia camera e non ti muoverai da lì per un mese! Dunque cara, la domanda &egrave molto semplice e credo avrà una risposta affermativa dato che l’hai già fatto poco fa: Sei autorizzata a bere il piscio oppure non lo sei? TI aiuto: rispondi ‘Sì’ per dire che lo sei e ‘NO’ per dire che non lo sei. Sappi che scopro se menti’. Rispondi
Roberta lo aveva incastrato. Giuliano non era pronto a bere ancora la pipì in così poco tempo dalla prima volta e soprattutto non era pronto ad essere il cesso di una sua amica ma non aveva scelta: o si contraddiceva negando la sua disponibilità a proseguire oppure doveva accettare. E quindi fu costretto a pronunciare il fatidico ‘Sì’.
‘EVVIVAAAAA!!!!’ disse Sara battendo le mani mentre Roberta, mordendosi il labbro superiore disse semplicemente: ‘Molto bene Alessandra, andiamo in bagno che ci scappa!’
Giuliano sapeva il perché la sua ragazza aveva smesso di chiamarla con nomignoli dispregiativi. Esattamente come era successo nel pomeriggio, voleva semplicemente riumanizzarla affinché si rendesse conto di quanto degradante fosse il ruolo che si accingeva a ricoprire.
Arrivarono in bagno dove Giuliano rimase sbigottito.
Evidentemente, mentre lui era affaccendato a eseguire gli ordini datigli da Roberta prima che arrivasse Sara, la diabolica padrona di casa aveva predisposto tutto. Davanti agli occhi sbigottiti di Giuliano, compiaciuti di Roberta ed eccitatissimi di Sara si ergeva la sedia-cesso.
Nei mesi in cui aveva frequentato la casa della morosa, Giuliano si era accorto che attorno al tavolo della cucina c’erano 5 sedie di legno rosso col sedile impagliato. Si era anche chiesto che fine avesse fatto la sesta ma ovviamente non ci diede importanza.
Ecco che la sua curiosità stava per essere soddisfatta.
R: ‘Sai Sara, a proposito del tuo discorso sull’ecologia’ cosa ne pensi di questa attività di riciclo? Vedi, questa sedia l’ha rovinata Chicco, il mio gatto. Aveva sempre l’abitudine di farsi le unghie sul sedile di questa sedia e nonostante mio padre lo sgridasse, prima di imparare ad usare l’apposito tronchetto che gli avevamo comprato, ha distrutto questa sedia facendo un buco fuori per fuori sulla paglia. Così mi sono detta, perché non riutilizzarla? Ho allargato il buco sul sedile, messo un canovaccio attorno alla paglia rimasta perché non ci irriti la pelle quando ci sediamo. Ne &egrave risultata una sedia comodissima dalla quale possiamo fare tutti i nostri bisogni senza stare in posizioni da campeggio! Ovviamente, se vogliamo che la Merd’ Ops, scusa, che Alessandra assapori il tutto direttamente dalla fonte oppure se ci va bene che la riceva a pavimento basterà darle disposizioni circa la distanza da tenere per rapporto alla nostra seduta. Cosa te ne pare?’
S: ‘Cosa me ne pare? &egrave geniale! Posso provare subito? Non ce la faccio più a tenerla!!!’
R: ‘Ahahah, accomodati, e tu Ale, mettiti in posizione e chiedi a Sara a che altezza ti vuole. Ah, aspetta, mettiti a petto nudo, non voglio che rischi di sporcarti i vestiti”
Giuliano era sconvolto, il pacco era gonfio come mai era stato in vita sua. Temeva esplodesse e che l’erezione fosse visibile dall’esterno. Per fortuna aveva i jeans ma doveva stare attento a non mettere troppo in mostra i ‘gioielli di famiglia’. Era consapevole che gli sarebbe stato sufficiente che una delle due ragazze gli sfiorasse il pisello con un piede che sarebbe venuto come mai prima. Mentre si toglieva la camicia, cercò di pensare al funerale di sua nonna, alla suora che gli impartiva le lezioni di catechismo o a baciare un uomo. Funzionò, si cominciava a calmare.
S: ‘Dai Latrina, muoviti che devo dissetarti e non resisto oltre. Sbrigati se non vuoi berla dal bidet!’
Giuliano si sistemò sul pavimento sotto la sedia con la faccia perpendicolare al foro nella paglia.
Sara fece la sua comparsa attraverso il buco e lo guardava dall’alto in basso. ‘Devi aprire la bocca Merda. Tienila spalancata.’ Appena il fantoccio spalancò la bocca Sara vi fece scivolare all’interno una copiosa quantità di saliva. ‘Così, giusto per disinfettare il water prima di usarlo ahahahah’ disse prima di girarsi e sedersi sul comodo cesso messo a disposizione dall’ingegnosa Roberta.
R: ‘Io esco, vi lascio la vostra intimità”
S: ‘Come vuoi’ se vuoi puoi restare”
R: ‘Grazie ma’ la prima volta &egrave speciale, va assaporata. Quando le ho pisciato in bocca io la prima volta ero sola e’ anche se siamo amicissime, &egrave incredibile il legame esclusivo che si crea con Alessandra in questo frangente. Tu per lei diventi Dio, sei la sua fonte di nutrimento’ Il liquido che esce come scarto dalla tua vescica diventa prezioso nettare per il suo organismo prima di riempire anche la sua di vescica. &egrave una cosa unica, va assaporata. Vi lascio soli’ E strizzandole l’occhio chiuse la porta alle sue spalle lasciando Giuliano e l’amica soli.
Sara era eccitatissima. Le cose appena dette da Sara l’avevano eccitata e ora voleva godersi il momento. Era sorpresa che una simile esperienza potesse eccitarla in quel senso’ Ora non voleva pisciare subito in bocca alla serva. Voleva quasi che questa la desiderasse. Voleva che la sottomessa la pregasse di poter bere il suo piscio. Voleva quasi che gliela leccasse via’ Poi per un attimo, al posto di Alessandra pensò a Giuliano’ immaginò che a leccarle la passera e a bersi il piscio ci fosse Giuliano. Beh’ perché no? &egrave un bel ragazzo, il suo corpo &egrave qui e io sono sola con lui. Lui manco se lo ricorderà’ potrei ordinare ad Alessandra di slacciarsi i pantaloni e leccarmi contemporaneamente. Sentì chiaramente che si stava bagnando tutta’ Decise di lasciar perdere quei pensieri e di non tradire la fiducia della sua amica approfittando della sua buona fede e del suo ragazzo. Così, all’improvviso, senza nemmeno guardare sotto di sé, diede un colpetto col piede al petto del fantoccio ‘Sei pronta Latrina? Alzati e mettiti con la bocca a 5 centimetri dalla mia fica. Mi scappa molto e non voglio fare il lago. Quando avrai la bocca piena, prima di far tracimare tutto, dammi un segno così posso interrompere e lasciarti il tempo di ingoiare. Dai muoviti
Era il momento. Di nuovo! Giuliano alzò la testa e portò la bocca a pochi centimetri sotto il sesso di Sara e si appoggiò coi palmi delle mani per mantenere la posizione che comunque non era comodissima.
Nonostante le scappasse molto, Sara aveva un momento di esitazione, non riusciva a svuotare la vescica. Forse il sentirsi osservata da un essere sotto si lei che non sapeva nemmeno se fosse un uomo o una donna, forse l’eccitazione, forse che si era trattenuta a lungo e quindi aveva dominato lo stimolo, fatto sta che ora quasi non le scappava più. Poi, il sentire il respiro caldo del fantoccio che le sfiorava i peli della vagina, sentire il soffio leggero che le scaldava le labbra di sotto, la eccitò e, con l’eccitazione, lo stimolo tornò.
Dal canto suo Giuliano ormai sperava che la pipì arrivasse alla svelta. Quell’attesa era straziante. Senza contare che l’odore era fastidioso. Sara non era fresca come Roberta qualche ora fa. Si vede che era in giro da tutto il giorno e che non si era rinfrescata nelle ultime ore.
Tutte le sue congetture si interruppero nel momento esatto in cui uno zampillo caldo gli lambì il mento, poi il labbro. Per non sporcarsi tutto fu lui a spostare la bocca in modo che il liquido la centrasse al meglio. L’attesa era finita, per la seconda volta in vita sua (e in un solo giorno per giunta!) stava bevendo piscio, Sara gli stava pisciando in bocca!
S: ‘Ahahah, che buffa che sei, lo sai? Sento fin quassù il rumore dello zampillo che fa il mio getto sul piscio che ti ristagna in bocca. Sembri proprio un gabinetto vero”
Giuliano pensò che questa cosa doveva divertirle molto. Anche Roberta aveva fatto la stessa osservazione. Poi si accorse di avere la bocca completamente piena e cominciò a far gorgogliare il liquido per far capire alla sua proprietaria di interrompere la sua minzione.
S: ‘Che bello sentirti fare i gargarismi col mio piscio’ disse intuendo il segnale ed interrompendo il getto. ‘aspetta a deglutire che voglio provare a vedere se riesco a sentire coi piedi che deglutisci.’ Dicendo così appoggiò i piedi sul busto della latrina sotto di sé. Ne mise uno avendo cura di posizionare il calcagno sulla trachea che sporgeva da sotto la sedia e la pianta lungo l’alto busto fra le costole; l’altro piede lo mise subito dopo con la punta sopra l’ombelico. ‘Sono scomoda così ma vorrei accompagnare personalmente il mio piscio nel tuo stomaco ahahahah. Vai, butta giù’ e così dicendo si sporse in avanti in modo da gravare col suo peso sui suoi piedi pur rimanendo seduta sulla sedia-cesso.
Giuliano, memore dell’errore pomeridiano costatogli la vomitata fece attenzione a deglutire molto lentamente ma, per sua fortuna, si accorse che quella pipì non aveva un gusto troppo forte, era pungente ma non fetida come quella di sua morosa. Riuscì a deglutire il primo timido assaggio e poté ingurgitare il resto con sorsate più abbondanti.
S: ‘Aaaahhhhh che bello!!!! Sento che deglutisci, sento una vibrazione leggerissima sotto i piedi ogni volta che il mio piscio viene ingerito dalla tua fogna e passa sotto le mie piante’ Dai dai, continuiamo, apri la bocca!’
Nemmeno il tempo di prepararsi psicologicamente che un nuovo getto gli colpì il palato con pressione decisamente maggiore ed insistente. La bocca gli si riempì in pochissimi secondi. ‘Bevi bevi che ce n’&egrave ancora quanta ne vuoi’ mamma mia, tutto quel te freddo”
Giuliano stava diventando un cesso provetto in pochissimo tempo. Con due sorsi deglutì tutto.
A: ‘Eccomi padrona’ disse semplicemente e Sara poté riprendere.
Sara pisciava proprio come fosse su un cesso normale pareva non farsi alcun riguardo per l’essere vivente che aveva sotto di se. Che ci fosse un pezzo di ceramica a raccogliere i suoi scarti o un palato di carne, quello non era un suo problema. Di nuovo interruppe il getto e di nuovo Alessandra deglutì.
Per ben altre nove volte la sovrana colmò la sua bocca e per altrettante la serva ingoiò tutto.
Finito di pisciare, Sara si pulì con la carta che Roberta le aveva lasciato vicino. ‘Sai, userei te ma’ hai la lingua sporca di piscio e rischia di fare più schifo a me che a te’ Tieni, ingoia la carta va che non mi va di sprecare l’acqua dello sciacquone per un lembo di carta igienica.’
Giuliano aveva la pancia piena e avrebbe voluto alzarsi ma la padrona non accennava a farlo e poi non avrebbe avuto l’autorizzazione a lasciare il suo posto.
‘Robyyyyy, ho finito’ Sentì Sara urlare.
Dopo pochi secondi, Roberta varcò la porta. ‘Allora? Com’&egrave stato? Bella sensazione vero?’
‘&egrave fantastico!! Lo sai? Se gli tieni i piedi scalzi sullo stomaco puoi sentire il piscio che scende giù”
Mi piace sta cosa, mi piace da impazzire!!’

Mentre l’amica raccontava tutto per filo e per segno, Roberta, con una calma degna di una principessa guardò la latrina umana dal buco sulla paglia. Sorrise alla creatura poi si girò su se stessa e montò con tutto il suo peso sul petto del fantoccio.
Giuliano se l’era dimenticato’ non era finita! Anche Roberta doveva pisciare. Di nuovo! Doveva bere ancora e aveva la pancia gonfia. Non sapeva a che santo votarsi.
Roberta, chiacchierando amabilmente con Sara, si slacciò i pantaloncini e fece scendere le mutande alle caviglie rimanendo in equilibrio sul petto del corpo del suo ragazzo. Poi, con noncuranza e naturalezza, senza dare alcuna importanza alla serva, si sedette sulla sedia.
S: ‘Vuoi che esca?’
R: ‘Eh? Ah no.. no, resta pure se non ti dà fastidio’ non &egrave la prima volta e mi pare di umiliarla di più se c’&egrave un pubblico ahahah’
Dato che non le era stata data alcuna indicazione, Alessandra rimase con la testa adagiata sul pavimento. Roberta senza alcun riguardo prese a far pipì con tutta la disinvoltura con cui l’avrebbe fatta su un gabinetto normale. Lo schizzo gli le colpì gli occhi facendole sentire una forte sensazione di bruciore. Ma subito Roberta interruppe la sua pipì. ‘Ah che scema che sono! Ale, lecca il piscio che &egrave caduto a terra e pulisci tutto. Sara, fammi una cortesia, mi passi il sacchetto vicino al lavandino?’
Sara prese il sacchetto e lo passò all’amica. Roby ne estrasse un’altra sua prodezza. Nel pomeriggio aveva evidentemente preparato tutto nei minimi dettagli perché ciò che mostrò all’amica era un’opera di alta manifattura. Un imbuto sapientemente collegato ad una cannetta di plastica.
R: ‘Con questa ho pensato che potrò e potremo pisciare senza dover interrompere il getto. La merda sotto di noi dovrà arrangiarsi per non far tracimare l’imbuto ma avrà abbastanza tempo per inghiottire senza disturbare noi. Che te ne pare?’
S: ‘Roby’ sei diabolica!!!Voglio pisciare di nuovo ahahahah’
Si sollevò di nuovo sul petto della schiava, fece passare il tubicino attraverso il buco della sedia e senza dire una parola lo appoggiò alla bocca della derelitta. Roberta, guardando negli occhi Alessandra le diede una leggera pedata sul mento e aprì la bocca per far capire alla latrina di fare lo stesso.
Giuliano prese in bocca il tubo e lo tenne fra i denti.
R: ‘Brava!’ Disse solo Roberta adagiando l’imbuto sul buco nella paglia. (doveva aver pensato proprio a tutto perché il diametro del buco combaciava perfettamente con quello del grande imbuto). Si girò di nuovo e si risedette.
S: ‘Oh, comunque sta cosa che Giuliano può trasformarsi e far sognare quello che vuole &egrave fantastica!!! Sai che le ho cacciato una pisciata lunghissima in gola? Avrò avuto due litri di roba in corpo ahahah’
R: ‘Eh sì, pensa a quanto berrà stasera sta poveraccia ahahah’ e nel dirlo cominciò a pisciare anche lei.
Mentre la conversazione fra le due padrone proseguiva, Giuliano smise di ascoltare. Roberta non dava alcuna importanza al fatto che gli stava pisciando direttamente in bocca. Sembrava presa dal discorso con la sua amica. Dall’imbuto un fiotto caldo cominciava a scendere lungo il tubo di plastica trasparente. Cominciò a deglutire. Si sorprese a pensare che il sapore non era poi così cattivo. E improvvisamente, continuando a ingurgitare, si chiese se il sapore fosse solo poco cattivo o quasi piacevole. Subito dopo constatò che &egrave proprio vero che ci si può abituare a tutto con il tempo. In realtà poi comprese che, probabilmente a differenza di Sara che magari non faceva pipì da più tempo di Roberta, la pipì della sua ragazza non poteva essere troppo acida in quanto l’ultima l’aveva bevuta poche ora prima e da allora la sua Dea aveva bevuto più dii tre litri di t&egrave. Ora che ci pensava, riusciva a sentire un retrogusto di t&egrave freddo in quella pipì’
S: ‘Madò Roby, ma stai ancora pisciando???’ Guarda che la anneghi se continui così”
R: ‘Eh, che ti devo dire? Se scappa scappa, cazzi suoi se muore’ sai che morte di merda morire annegati nel piscio?’
S: ‘Ahahaha c’&egrave solo una fine peggiore e più coerente ma ahahah non mi scappa’
Ancora una volta Sara rilanciava e Roberta era seconda nell’alzare l’asticella dei limiti. Decise di non cogliere la provocazione e rise semplicemente per tagliare corto. Poi guardò sotto di sé e vide che la pancia del fantoccio era gonfissimo e lei stava ancora pisciandovici dentro’ ‘Guarda Sara, guarda che pancia gonfia che ha la nostra Latrina.’ Poi appoggiò i piedi sul costato della serva.
S: ‘Madonna ahahahah &egrave una mongolfiera. Secondo te, se ci salgo sopra scoppia?’
R: ‘Boh’ c’&egrave solo un modo per saperlo’
Giuliano stava morendo, sentiva che non resisteva più ma Roberta continuava a pisciare senza dar cenno di terminare. Sentiva che la pancia non voleva più saperne di ricevere altro liquido ma doveva continuare. Ora aveva sentito che Sara stava per montargli sulla pancia e cercò di opporvisi con un mugolio ma, ovviamente non poteva parlare dato che aveva una canna in bocca ed era per di più stracolmo di piscio nel palato. Sentendo il latrato Sara rise di gusto e Roberta gli diede una pedata di calcagno contro il mento. ‘Zitto cesso e bevi!’ Guardando sopra di sé Giuliano vedeva che dall’imbuto continuava a scendere il liquido giallognolo e che tutta la cannula ne era colma. Sperava di vedere presto della trasparenza segno che l’imbuto almeno era vuoto. Il non sapere quanta ce ne fosse ancora nella coppa e soprattutto nella vescica padronale lo sconfortava. Non sapeva per quanto ancora doveva resistere. In quella avvertì un primo debole conato che proveniva non tanto dal disgusto quanto piuttosto dalla sazietà.
Purtroppo, contemporaneamente Sara gli montò sulla pancia gonfia e i suoi sforzi per non vomitare triplicarono.
S: ‘Ma stai ancora pisciando? Saranno due minuti che non smetti’ non &egrave normale’ Ale, sei viva? Ahahah Chissà se man mano che beve e la pancia si gonfia io mi accorgo che mi alzo sopra di lei”
Giuliano ormai stava per cedere, avrebbe dovuto interrompere la sessione drasticamente. Si sarebbe occupato dopo di mettervi una pezza giustificando il motivo. Non gli importava. Non poteva lasciarci le penne e annegare davvero nel piscio oppure nel suo stesso vomito. Così cominciò a sputare su per la canna il piscio che aveva in bocca ma, per miracolo, un istante prima di sputare, gli parve di vedere giusto sotto l’imboccatura dell’imbuto, uno spiraglio di luce, l’agognata trasparenza. Così riprese in bocca il piscio che aveva appena sputato e’ sì, la trasparenza c’era. La padrona aveva finito la sua minzione. Ora si trattava di finire la pipì rimasta nel tubo. Tappò con la lingua l’uscita e deglutì quanto aveva in bocca. Avrebbe aspettato un secondo prima di finire. Aveva bisogno di riprendere fiato. Senza contare che Sara sulla sua pancia gli stava complicando la vita.
Una nuova improvvisa pressione sul collo gli tolse quel poco d’aria che riusciva a respirare. Era Roberta che, finito di pisciare, si stava alzando dal ‘water’ avendo ovviamente cura di usare la sua gola come tappetino.
Alzandosi, la Dea volle valutare a che punto fosse la serva con la deglutizione e reggendosi all’armadietto al suo fianco, con tutto il peso sul piede che aveva sul collo della schiava disse ‘Ma che brava, hai quasi bevuto tutto’ Sei proprio nata per farci da cesso!’ E pulendosi con un poco di carta igienica gettò il tutto per terrà alle spalle della serva. ‘Quando hai finito mangiati anche questo. Ah, l’ho passato anche sul culo ma non temere, &egrave pulito da quel punto di vista, era solo sudore dovuto alla calura estiva” Poi rivolgendosi all’amica disse: ‘Che dici, lasciamo sta latrina e torniamo di là?’
S: ‘Sì dai però prima vorrei sapere il nostro punteggio”
R: ‘Uh sì, hai ragione, Allora Merda’ come siamo andate?’
A: ‘Padrone… &egrave ovviamente un altro pareggio’ mi avete distrutta tutte e due”
S: ‘Sì beh… in effetti ci sta’ quindi ora sei in vantaggio verso la fine’ 4 a 3′ o rimonto o soccombo’
R: ‘eh eh’ sì ma io parto agevolata’ ce l’ho spesso e sono abituata e comunque controllerò che la Merda non mi attribuisca la vittoria troppo facilmente per evitarsi lo spareggio’ sai, bisogna essere imparziali”
Sia Giuliano che Sara se avessero potuto si sarebbero guardati in quel momento. Roberta non poteva sapere che parallelamente loro due stavano portando avanti un’altra serie di sessioni in cui Sara stava facendo ben di tutto alle sue vittime. Ma entrambe ovviamente non dissero nulla.
E ci mancherebbe che sta troia mi boicottasse! La userei come cesso per i prossimi sei mesi se solo ci provasse. Dicendo questo scese dalla pancia del fantoccio senza dimenticarsi di dargli un calcio sul fianco. Lo stesso fece Roberta ma gli risparmiò la pedata. Uscirono dal bagno lasciandolo solo a finire e riordinare.
Giuliano si alzò, ovviamente non ingurgitò il pezzo di carta e al contrario si andò a mettere a vicino al water e, cacciandosi un dito in gola vomitò quanto più gli fu possibile. Riuscì a vomitare tre volte e vomitò molto. Per sua fortuna le padrone non si accorsero di nulla. Si alzò, pisciò anche lui. Gettò la carta igienica di Roberta nel cesso e tirò l’acqua. Si lavò le mani, la faccia e con del dentifricio e lo spazzolino che aveva lasciato lì per quando si fermava a dormire, si lavò la bocca. Approfittò anche per controllare la situazione ai ‘piani bassi’ e per calmare gli spiriti e impedirsi di venire si fece un bidet ghiacciato. Mise tutto in ordine e, 5 minuti dopo tornò dalle padrone.
Le trovò in soggiorno che chiacchieravano delle prodezze appena fatte alle sue spalle e vide, con un certo timore, che stavano ancora bevendo il t&egrave freddo. La bottiglia nuova che aveva dato loro prima che andassero tutti in bagno era quasi finita ed infatti Roberta gli disse: ‘Ce ne hai messo di tempo eh Brutta Troia? Cos’&egrave non ti reggi in piedi con tutto quel piscio che hai in corpo? Prima di venire a leccarci i piedi, va in cucina e portaci altro t&egrave freddo. Anzi, porta anche del Baileys’ che sto t&egrave freddo ha pure rotto il cazzo”
S: ‘Eh’ sì da che così ci sciogliamo un po” che finora siam state calme calme ahahah! Pensavo, sai se la obbligassimo a bere il piscio che piscerà lei dopo’ sarebbe piscio al quadrato ahahahah’
R: ‘ahahah Sara, ti darei il pareggio solo per l’idea’. Ti piace l’idea Merda?’
Giuliano, disgustato dall’idea si confortò pensando che aveva appena vomitato la maggior parte delle schifezze ingerite e per sua fortuna aveva anche appena pisciato e quindi, per quella sera avrebbe evitato il problema.
A: ‘Non moltissimo Padrona” e andò in cucina a prendere il t&egrave e il Beilys fra le risate delle due.
Tornò in soggiorno con un vassoio con le bottiglie e i bicchieri.
R: ‘Sevi da bere e sdraiati ai nostri piedi. Dammi la faccia che voglio che mi lecchi fra le dita’ poi rivolgendosi a Sara ‘Non ti spiace vero se per un po’ la tengo io?’
S: ‘Ci mancherebbe’ anzi, sono io che ti ringrazio”
Continuarono a bere e chiacchierare per più di un’ora. Durante tutto questo tempo Alessandra dovette leccare ininterrottamente i piedi di Roberta passando con attenzione fra le sue dita. Di tanto in tanto, in una pausa fra i loro discorsi, a turno si divertivano a sputarle in bocca.
Ci fu anche una gara a chi faceva il centro migliore nella sua bocca o su un occhio stando in piedi sopra di lei. La gara fu vinta da Sara e, su proposta di Roberta si concordò che questa vittoria assegnasse di diritto il pareggio alla sua amica.
La situazione quindi era ora nuovamente di pareggio. Restava la prova finale per assegnare la vittoria a una delle due aguzzine. Le bottiglie erano ormai entrambe vuote e infatti entrambe erano molto più disinibite.
S: ‘Oh, che facciamo per concludere la nostra ‘querelle’?’
R: ‘Uhm’ non saprei’ anzi.. scusa, ho un’idea…’ Poi guardò a terra la sua schiava fino a incrociare il suo sguardo attraverso le piante dei suoi piedi. ‘Tesoro, non mi hai più ricordato che devi ancora finire di mangiare’ Hai il tuo secondo da finire.’
S: ‘Ah sì’ le croste fredde della pizza avanzate. Saranno dure ormai”
R: ‘Credo che quello sia l’ultimo dei suoi problemi’ ahahah, Vai Ale, vai a prendere la tua pappa e portamela qui!
Ahi, l’aveva chiamata col suo nome e quando questo succedeva non prometteva nulla di buono.’
Quando tornò con la ciotola in mano le padrone non erano più in soggiorno.
A: ‘Padrone, dove siete?’
R: ‘Siamo nella tua cameretta Alessandra, vieni!’ Il tono sarcastico di Roberta proveniva dal bagno dove un’ora e mezza prima aveva bevuto probabilmente due litri e mezzo di pipì. Perché stava tornando lì ora? La risposta era abbastanza scontata’ le padrone avevano bevuto ancora e erano brille’
S: ‘Ohhh eccoti qui, non essere timida, entra. Dopo tutto dovresti sentirti a casa fra le mura di questa stanza ahahahah’
Nell’entrare Giuliano vide che sua morosa era senza mutande a cavalcioni del bidet e Sara stava finendo di mettere tutte le croste di pizza avanzate dentro di esso. Capì subito cosa avevano in mente.
R: ‘Sai, ho pensato che sarebbe scortese farti mangiare del cibo che si &egrave indurito per colpa di una mia dimenticanza e così ho deciso di ammorbidirtelo’ Non sono magnanima?’
A: ‘Grazie Padrona ma non doveva disturbarsi’
R: ‘Non preoccuparti, &egrave un piacere, ora guarda bene cosa faccio al tuo cibo, guarda cosa stai per mangiare’ e così dicendo cominciò un’altra lunga pisciata e lei ebbe cura che il suo getto cadesse proprio sopra al mucchietto di croste nel bidet.
&egrave incredibile quanta pipì possa essere contenuta in una vescica pensò Giuliano. Quando Roberta ebbe terminato, più di mezzo sanitario era stato colmato.
Roberta si alzò dicendo alla serva: ‘Prego, accomodati, il pranzo &egrave servito!’
Timidamente Alessandra si avvicinò al bidet e tentò di dissuadere la sovrana: ‘Padrona, la prego”
Uno sputo in faccia fu la risposta.
Manifestando estrema riluttanza, Alessandra si inginocchiò e fece per prendere quei pezzi di pane che galleggiavano fra la pipì della sua ragazza.
In quell’istante si alzò Sara che sino ad allora era rimasta quasi in disparte in quell’ultima parte della serata. ‘Chi cazzo ti ha detto di usare le mani?’ E dirigendosi verso di lei si sbottonò la gonna e fece per far scendere le mutande. Si mise anche lei a cavalcioni del bidet ma non vi si sedette. ‘Sai, Roberta ha pensato a questo gioco che devo dire ha del geniale ma &egrave molto rischioso. Prima, mentre ti pisciavamo in gola, abbiamo pensato a che morte del cazzo avresti avuto se tu fossi affogata nel nostro piscio. Ecco, questo &egrave lo scopo del nuovo gioco: Riuscirai a mangiare tutto senza soffocare nel piscio?’
‘Che gioco del cazzo!’ pensò ingenuamente Giuliano, ‘Appena non ce la faccio più mi alzo’ e si curvò verso il bidet portando la bocca vicino ai rimasugli di cibo.
Capì subito di aver fatto male i suoi conti perché la sua nuca fu spinta sul fondo del bidet dal peso di Sara che si sedette sopra di essa. A quel punto aveva la bocca e il naso sotto il piscio di Roberta e il liquido gli arrivava alle orecchie’. Doveva sbrigarsi a bere, aveva un quarto di bidet più o meno da trangugiare se voleva sperare di liberare almeno il naso e riavere una boccata di ossigeno in tempo utile per non soffocare. Cominciò a bere.
Ma ancora una volta si accorse di ave fatto i conti senza l’oste. Fra i suoi capelli sentì scivolare un liquido caldo. Era Sara che stava pisciandogli in testa e rendendogli la sopravvivenza più difficile.
Mentre lui annaspava e il piscio delle due dee si mescolava alzandosi minacciosamente di livello, le sentì ridere del modo ridicolo in cui lui stava per morire.
Con la forza della disperazione bevve. Bevve ancora. Continuava a bere. Il cuore gli si riempì di gioia quando sentì che i suoi capelli cominciavano a raffreddarsi. Voleva dire che Sara aveva smesso di pisciare e ora doveva solo finire. Il problema era che il livello della pipì nel bidet era lo stesso di quando la tortura era cominciata. Questo significava che in tutto quel tempo era a mala pena riuscito a bere l’equivalente dell’intera pisciata di Sara. Ora doveva bersi almeno metà di quella di Roberta se voleva evitare l’annegamento.
Dal canto suo Sara non accennava ad alzarsi e a dargli almeno il tempo di una boccata d’aria nonostante i suoi tentativi di far pressione contro il suo sesso. Anzi, la sentì dire: ‘Oh, sentissi come si dimena, mi sta rimbalzando contro la fica ahahahah’
Per fortuna sentì anche Roberta risponderle ‘Sì, Sara, occhio però che mi uccidi il ragazzo. Ti ricordi il discorso sulle cose permanenti vero?’
Non seppe mai il perché ma quel gesto di attenzione gli diede la forza di proseguire, fece ampi sorsi e bocconi e mangiò tutto. Proprio quando le forze stavano per venirgli meno, si accorse che il naso era libero e pot&egrave dare la prima inalata di aria fresca (fresca’ puzzava di piscio ma’).
In pochi minuti finì tutto e Sara si rialzò.
Ale leccò il bidet per non lasciare traccia di sporco sotto lo sguardo compiaciuto della sua padrona. Poi per sbaglio fece un rutto molto forte. Divenne tutta rossa e suscitò l’ilarità delle dee. ‘ahahahah Hai proprio gradito la cena allora!’ Disse Roberta appoggiandole un piede sulla schiena.
Giuliano era imbarazzatissimo, aveva ruttato per aver bevuto troppo’ e lo aveva fatto per del piscio! Davanti a due ragazze! Poi effettivamente si rese conto che era protetto dalla figura di Alessandra e che tutto sommato quella era la minima delle cose di cui eventualmente dover provare imbarazzo’
‘Cazzo, ma &egrave mezzanotte e mezza!!!’ disse all’improvviso Sara ‘io domani devo alzarmi alle 7 per accompagnare mio fratello all’esame di terza media!!’ Devo scappare!
R: ‘Beh’ almeno vediamo chi ha vinto, no?’
S: ‘Ah beh, senza saperlo non me ne vado’ Allora lurida Troia’ a chi spetta il titolo di Reginetta? Ahahah’
A: ‘Padrone, non &egrave giusto darmi questa responsabilità: chiunque di voi dovesse perdere se la prenderà a morte con me! Io’ ecco, insomma”
S: ‘Oh come la fai complicata’ dai non &egrave difficile, chi &egrave stata peggiore in questa ultima prova?’
R: ‘Ah, nel caso ti sfiorasse l’idea, non puoi pronunciarti con un pareggio! Se lo fai andremo ai ‘rigori’ e faremo a gara a chi ti prenderà a calci in culo più forte! Vedi tu”
Non c’era che dire, Roberta gli leggeva nella testa, aveva giusto pensato di fare così per essere il più salomonico possibile e risparmiarsi vendette trasversali. Invece niente, dovette trovare un’altra soluzione.
A: ‘Dunque, per cercare di essere obbiettiva’ Prese tempo ‘devo chiedervi di chi &egrave stata l’idea dell’annegamento nell’urina.’
R: ‘Si chiama piscio’ stavi annegando nel nostro piscio’ e comunque l’idea &egrave stata mia compresa la parte di Sara che doveva annegarti.’
S: ‘Sì però la pisciata aggiuntiva &egrave stata un mio personale contributo fuori programma”
A: ‘Mi perdoni Padrona Sara ma’ sic stanti bus rebus’lil punto &egrave di padrona Roberta”
R: ‘Sìììììì!!!! Ho vinto!!!!!’
S: ‘Maiala maledetta, fai preferenze eh? Io e te abbiamo un conto in sospeso’ vedrai”
Così dicendo le diede un calcio in culo con tutta la forza che aveva in corpo. Poi, rivolgendosi all’amica, ‘comunque vittoria meritatissima, scherzi a parte l’idea era fantastica. Mi concederai la rivincita?’
R: ‘Ahahahah, quando vuoi!! Non vuoi fermarti a dormire?’
S: ‘No, grazie, devo volare a casa. Domani devo accompagnare mio fratello all’esame. Ci vediamo sabato? Senti anche Giuliano, so che viene Claudio da Piacenza e potremmo fare seratone”
R: ‘Ok, ti faccio sapere. Non ti accompagno, faccio fare la doccia a sta merda e vedo di recuperare il fidanzato ahahahah’
S: ‘Tranqui, conosco la strada’ ci sentiamo comunque domani, notte!’
R: ‘Notte Sara’.

Dopo che l’ospite se ne andò, Roberta cacciò in doccia Alessandra con l’ordine tassativo di lavarsi con estrema attenzione in ogni singolo millimetro della sua pelle. Quando ebbe finito la doccia le fece lavare i denti 3 volte ed alla fine le disse: ‘Molto bene Merda’ puoi andar’ ahhh no, aspetta!! Credevi che mi fossi dimenticata? Ti avevo promesso che me l’avresti pagata, ricordi?’
A: ‘No Padrona, per cosa?’
R: ‘Come per cosa, per aver deluso Sara facendo gli addominali e impedendole di divertirsi mentre eravamo a tavola stasera. Ti avevo promesso che te l’avrei fatta pagare”
A: Ma Padrona’ &egrave stato un gesto riflesso, involontario’
R: E io me ne fotto’ sdraiati a terra vicino al cesso che devo cagare!’
Giuliano sbiancò di colpo! Non poteva farcela, La merda gli faceva troppo schifo!
R: ‘ahahahah come sei impallidita Latrina’ Ma non preoccuparti, non ho intenzione di cagarti in bocca’ non ancora, non sei degna della mia merda” E così dicendo si sedette sul water tradizionale ad eppoggiò i piedi sul petto della serva. Mentre attendeva che la natura facesse il suo corso si divertì a giocherellare con la saliva sulla faccia della serva. Era da sempre il suo gioco preferito il far oscillare la saliva davanti agli occhi della derelitta per poi ritirarla a sé. Il gioco per lei consisteva nel sputare addosso ad Ale proprio quando lei non se l’aspettava più. Anche quella sera ci riuscì. Improvvisamente tutte e due sentirono un ‘PLOFF’
R:’ Ale’. Mi sa che &egrave ti &egrave nato un fratellino ahahah’ e così dicendo si alzò dal water. ‘non vuoi vedere che bel fratellino che hai?’
A: ‘No padrona, la prego’
R: ‘Era una domanda retorica, cogliona! Muoviti, metti la testa nel cesso e guarda tuo fratello!’
Ale si alzò e si mise in ginocchio a guardare dentro alla ‘culla’ il neonato.
R:’ Per stavolta ti grazio e ti evito di dare il bacio di benvenuto al tuo nuovo parente”
A: ‘Grazie Padrona!!’
R:’ Aspetta a ringraziarmi, non ho finito! Devi ancora essere punita per la tua mancanza! Vedi, Sara prima ha finito la carta igienica e non so come pulirmi. Tu hai la bocca disinfettata dopo tutti i lavaggi che ti ho fatto fare’ non serve che aggiunga altro, vero?’
Roberta con l’indice destro indicò il suo buchino ma la serva esitava. ‘Muoviti Cagna se non vuoi che ti faccia ingoiare lo stronzo che galleggia nel water!’
Terrorizzato alla sola idea, Giuliano si tuffò fra le natiche della ragazza e cominciò a dare i primi colpetti di lingua.
R: ‘Apri gli occhi, guarda bene cosa stai facendo Ale. Voglio che tu ti renda ben conto che sei diventata una leccaculo che uso come carta igienica. Che sapore ha la merda? Racconta”
L’odore che sentiva fra le natiche padronali era decisamente fastidioso ma per sua fortuna le feci erano molto sode e avevano lasciato quasi intonsa la circonferenza del buco del sedere della Dea. Restava praticamente solo un fastidioso odore. Quasi’ man mano che procedeva a leccare il culo della sua ragazza, Giuliano avvertiva sul palato un retrogusto indefinibile. Non esattamente di merda ma’ di un gusto pungente e vomitevole ma che non avrebbe definito proprio di merda.
A: ‘Padrona’ ha un sapore indefinito’ non sap” Una scorreggia le rimbombò nella cavità orale che ebbe l’effetto di una cassa armonica così forte che fece eco in tutto il bagno. La padrona ne rise di gusto e le disse: ‘Lascia stare, non dire altro, hai il fiato che puzza di merda ahahah finisci di pulirmi il culo, lavati i denti altre tre volte e poi vattene.
Roberta si rivestì ma prima di uscire lasciò un biglietto ripiegato sul marmo del mobiletto del lavandino con su scritto X GIULIANO.
Quando fu uscita Giuliano poté smettere di recitare la parte di Alessandra e si lavò subito i denti. Nel farlo aprì il biglietto. C’era scritto: DOPO LA DOCCIA NON RIVESTIRTI, TI ASPETTO IN CAMERA
Sorrise e pensò che quella poteva essere la sublime conclusione di una giornata tanto sensazionale. Doveva solo resistere e non venire troppo presto. Optò per una doccia ghiacciata.

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