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Racconti di Dominazione

Aurora 7 e 8 Finale

By 30 Dicembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Cap 7
Il momento in qui Elviria e Rocsana prendono il caff&egrave dopo la cena rilassate sul divano &egrave il momento della mia supplica quotidiana, almeno una volta al giorno devo inginocchiarmi davanti a loro con la fronte appoggiata per terra e pregarle di tenermi al loro servizio.
Quella sera seduta a fianco alle mie padrone che prendevano il caff&egrave con loro vi era anche la signora Mariagrazia del sesto piano e Giulia del secondo.
Inginocchiata a terra nella mia stessa posizione c’era Caterina la cameriera della signora Mriagrazia.
-Dobbiamo fare qualcosa, altrimenti queste due passano il tempo a chiacchierare fra di loro invece di lavorare. Disse la mia padrona Rocsana.
-Ah io a Caterina la mando alla trattoria qui a fianco a fare la lavapiatti da mezzogiorno alle tre, tanto io a quell’ora non ci sono, cosi la tengo impegnata.
Disse la signora Mariagrazia.
-Ottima idea. Ribadì la mia padrona mentre si guardava lo splendido anello con un grosso diamante incastonato che portava al dito.
Fu Giulia ad accorgersene.
-Ma &egrave nuovo che splendore.
-Si me lo ha regalato Gianpiero ed &egrave l’anello di fidanzamento.
In quel momento nessuno se ne accorse,anche per via della posizione in qui eravamo, solo io notai che dagli occhi di Caterina spuntò una piccola lacrima.

Giampiero abitava al terzo piano, era un affascinate trentenne di famiglia molto ricca, si era laureato a Boston e dirigeva una delle aziende di loro proprietà, da un paio di mesi usciva con Rocsana, innumerevoli erano le ragazze che aveva avuto per lo più modelle, Caterina era sempre stata segretamente innamorata lo immaginava come il principe azzurro che un giorno sarebbe arrivato a salvarla e l’avrebbe sposata rendendola ricca e felice.
-Ti ha chiesto di sposarlo? Chiese ancora Giulia un po’ contrariata, anche lei aveva mire su di lui.
-Certo ieri sera al ristorante si &egrave messo in ginocchio in mezzo alla sala e me lo ha chiesto.
-E tu hai accettato.
-Accetterò, tra un po’ per adesso lo tengo sulle spine. E tutte si misero a ridere.
Si noto chiaramente lo sguardo di invidia di Giulia, mentre la signora Mariagrazia si dimostrò veramente contenta per Rocsana.

-Va bene allora per tenere impegnata Aurora se Giulia &egrave d’accordo può andare due giorni a settimana a fargli le pulizie a casa, naturalmente a titolo gratuito per l’amicizia che c’&egrave tra lei e me, ovviamente oltre alla pulizia delle scale e poi si occuperà del piccolo giardinetto del condominio. Rocsana aveva calcato la mano come potevo fare tutto mi domandavo impaurita tra me e me.
Caterina andò a baciare i piedi alla signora Mariagrazia, io feci lo stesso con la signora Elviria e con la mia padrona Rocsana, la quale mi ordinò secca
-Bacia subito i piedi alle altre due signore qui presenti.
-Anche tu Caterina bacia i piedi elle altre signore. Disse la signora Mariagrazia.
Io e Caterina ubbidimmo velocemente sena fiatare.
-Bene io vado a prepararmi che stasera esco con Gianpiero. Disse la mia padrona.
Le signore si alzarono e Giulia disse
-Allora se tu non hai bisogno avrei un lavoretto per Aurora.
-Prendila pure, tanto per stasera non mi serve.

Quella strega della Giulia mi ha fatto stirare una montagna di roba fino quasi a mezzanotte poi mi ha chiamato dal salotto dove era seduta sul divano.
-Quando vieni a lavorare da me devi mettere questi appena entri in casa. Mi disse indicando un grembiulone rosso di gomma e un altro grembiule di tela bianco, appoggiati su una sedia.
-Uno sopra l’altro?, signora Giulia. Chiesi.
-Certo in oltre devi portare sempre il fazzoletto in testa, ci tengo molto. Capito serva?.
-si signora Giulia.

Poi si tolse camicetta e reggiseno
-ti piacciono le mie tette? Mi disse.
-Sono bellissime signora Giulia.
-Baciamele, te lo ordino
Piazzai la testa tra i suoi grossi seni e cominciai a baciarla selvaggiamente, lei apprezzò e con una mano mi alzò la gonna mi abbassò le mutandine e cominciò a massaggiarmi la vagina, dopo un po’ mi infilò un dito nel sedere, mentre con l’altra mano le sue dita scivolavano nella mia vulva bagnata, per un tempo che mi &egrave sembrato lunghissimo finché venimmo travolte da una pulsione sessuale sublime, gemevo di piacere mentre Giulia scese dolcemente verso il mio sesso bagnato e con le mani mi accarezzava delicatamente le cosce, mi infilò la testa tra le gambe e iniziò a leccarmi la figa con calma la lingua si infilava in profondità delle mie parti intime, ad un certo punto sentii un forte calore salirmi dentro, poi ancora mi infilò con un colpo deciso due dita nella figa e un altra nel culo, riuscii a trattenermi a stento dal urlare, non so per quanto tempo non ho capito più niente, poi tornai in me quando sentii l’inconfondibile rombo della Jaguar di Gianpiero entrare nel cortile per andare nei garage sotterranei.

-Sta ritornando a casa la mia Padrona signora Giulia, posso andare da lei, di solito ha bisogno di me, la devo aiutare e struccarsi e spogliarsi.
-Si vai. Mi rispose fredda.
Sono rientrata in casa proprio mentre la mia padrona e il fascinoso Giampiero si stavano dirigendo in camera da letto.
-Aurora svegliaci domani mattina alle otto mi con la colazione. Disse la mia padrona mentre chiudeva la porta dietro di se, non mi restava che ritirami nello sgabuzzino a sdraiarmi sulla mia brandina.

Cap 8
Padrona Elviria si era svegliata male, era nervosa, alle 7 in punto entrando in camera sua per portarle la tazza di caff&egrave come ogni mattina, notai subito il suo sguardo particolarmente arcigno.
Appena posato il vassoio sul comodino, al improvviso mi rifilò due violenti schiaffoni in pieno viso che mi fecero barcollare fino quasi a cadere a terra, padrona Elviria ha le mani molto pesanti e i suoi schiaffi sono come treni che arrivano in pieno volto, un secondo dopo il mio viso era completamente rosso, a fatica trattenni le lacrime, mi era stato proibito piangere e se lo avessi fatto avrei dovuto subire dure punizioni.
-Tu stupida serva, mia figlia troppo buona con t&egrave, io insegnerò a te come si serve Signora, perché tu non avere testa coperta con fazzoletto?
-Ohh mi perdoni padrona nella fretta mi sono dimenticata.
Un altro sberlone mi arrivò violento, poi con calma la signora Elviria si mise a sorseggiare il caff&egrave, come mi era stato insegnato mi inginocchiai in attesa che avesse finito.
Una volta finito, scese dal letto e mi prese per l’orecchio sinistro, mi trascinò fino in cucina obbligandomi a camminare quasi piegata, prese uno strofinaccio di quelli che si usano per asciugare i piatti appeso al muro, quindi non pulito in quanto era già stato usato e mi obbligò a metterlo in testa come se fosse il fazzoletto legandolo dietro sulla nuca.
-Mai più voglio vedere te senza questo in testa, capito stupida sguattera schifosa.
-Si padrona, come comanda. Risposi con tono umile.
-Adesso tu baciare i piedi di tua padrona. Ordinò.
In quel momento apparve sulla porta della cucina padrona Rocsana.
Vedendola le feci l’usuale inchino di riverenza e mi arrivò un altro sberlone da parte di Elviria.
-Inginocchiati davanti a tua padrona. Urlò, velocemente ubbidii.
-Che cos’&egrave tutta questa confusione, mi avete svegliato e se continuate sveglierete anche Gianpiero.
-Questa serva non ha messo fazzoletto in testa. Disse Elviria.
-Vedo che lo strofinaccio da cucina le sta bene, da oggi in poi dovrà mettere sempre quello, anche quando esce a fare la spesa o ci accompagna in giro per il paese.
Solo a sentirlo dire già mi vergognavo e il mio viso divenne paonazzo.

Alle nove le padrone e Giampiero stavano facendo la colazione sul terrazzo di casa, Rocsana era eccitata, la sera avrebbe dato una cena con qualche amico per annunciare il suo imminente matrimonio con lo scapolo d’oro, l’uomo più sognato da tutte le ragazze in cerca di marito, appunto Giampiero.
Rocsana a 27 anni ormai era una donna ricca, grazie al pollo del mio ex marito, al quale aveva tolto tutto,
Gianpiero era ricco di famiglia e sembrava proprio che i due si amassero, in precedenza ogni suo amante mi aveva usato sessualmente per volere della mia padrona, Giampiero mai.
-Oggi grandi pulizie, per tutto il giorno. Annunciò padrona Rocsana.
-Controlla tu per piacere che la serva faccia le cose fatte bene. Disse ad Elviria, alla quale già brillavano gli occhi, vedermi sgobbare come un mulo la soma la eccitava.

Elviria era incontentabile il pavimento del salone me lo ha fatto rilavare tre volte, poi la spesa al supermercato, camminando con lo sguardo basso, dietro di lei, carica come un mulo delle buste della spesa con in dosso uno sgraziato grembiule da fatica, quello giallo di gomma ormai logoro e quello strofinaccio messo come se fosse un fazzoletto legato dietro la nuca, provocavano in me un forte senso di vergogna.
Una volta tornate a casa, mi ha mandato subito in cucina a preparare il pranzo per la sera, lei era sempre dietro a controllare e comandare, finché si &egrave seduta su di una sedia della cucina.
-Serva venire subito a leccare mia figa. Ordinò.
Mi sono inginocchiata davanti a lei e ho conciato a lappare la sua vulva un po’ spelacchiata, lei ha aperto le sue cosce perché potessi infilare meglio la testa fra le sue gambe e la lingua fino infondo alla figa, credo di essere andata avanti per quasi mezzora la mia faccia era piena di secrezioni ma i suoi contini sussulti mi facevano capire che padrona Elvira gradiva molto, ad un tratto raggiunse l’orgasmo lungo e violento mentre io la leccavo con ancora più passione.
-Datti da fare serva, lecca tua padrona. La sentii mugugnare mentre raggiungeva l’apice del piacere, ho continuato e continuato fino al ultimo spasimo e poi ancora per ripulirla completamente, non sentivo più la lingua e le ginocchia erano informicolate dalla scomoda posizione tenuta cosi a lungo.

-Tu in ritardo con la cena, datti da fare per recuperare, anche un solo minuto di ritardo nel servire cena ti costerà punizione.
Elviria, un secondo dopo aver goduto selvaggiamente aveva già ripreso la sua normale espressione dura in volto.
La mia vita ormai era questa, duro lavoro e umiliazioni continue da parte delle padrone, non avevo più una vita privata ne un amica, nel quartiere tutti sapevano del dominio totale delle mie padrone su di me che una volta ero la signora Aurora e adesso solo la serva delle Rumene, come tanti mi chiamavano, un incubo o un sogno dal quale però non volevo svegliarmi perche mi piaceva terribilmente.

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