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Racconti di Dominazione

L’accordo – Cap2 – Mistress Eva

By 7 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Era passata una settimana dagli avvenimenti narrati.
La prima cosa che Sabrina aveva fatto, dopo essere rinvenuta, era stata correre alla ASL per verificare se potesse aver preso qualche malattia venerea.
Per fortuna i 3 stupratori erano perfettamente sani, e questo le aveva dato un minimo di sollievo.
Ovviamente Sabrina non aveva più voluto rivolgere la parola a suo marito Giorgio, il quale, per soddisfare un proprio capriccio, la aveva fatto stuprare da i “scagnozzi” di Morte.
Aveva anche scoperto che suo marito aveva speso ben 1500 euro, gli ultimi loro risparmi, per organizzare lo stupro che aveva subito.
Aveva pensato di denunciare sia il marito che l’organizzazione criminale di cui Morte era la boss, ma aveva cambiato idea: un po’ per paura, un po’ per vergogna.
Poi aveva voluto cacciare di casa il marito, ma avevano bisogno di entrambi gli stipendi per vivere.
Alla fine si era limitata a “cacciarlo” nella camera degli ospiti.
Il campanello suonò. Fatto insolito, specie di Sabato Mattina.
Giorgio aprì la porta.
Morte e i suoi 3 scagnozzi erano lì.
“Spostati e fammi entrare” ordinò Morte, con il suo leggere accento tedesco.
Giorgio non fiatò.
Quando Sabrina vide i suoi stupratori entrare a casa sua lanciò un urlo di terrore.
“Accomodatevi” ordinò placidamente Morte, come se fosse lei la padrona di casa.
“Stai tranquilla mogliettina cara, non sono venuta a farvi del male, ma solo a farvi una proposta. Il fato ha voluto che in questi giorni io venissi contatta da due dei miei migliori clienti: un padrone ed una padrona con anni di esperienza nel BDSM. Tra di loro non si conoscono, eppure, mi hanno fatto la stessa identica richiesta: vogliono schiavi inesperti da stuprare e torturare a loro piacimento”
Giorgio e Sabrina la guardarono allibiti. Non potevano credere alle parole che sentivano
“Al che mi sono detta: dove trovo uno schiavo e una schiava privi di esperienza e che sarebbero disposti a tutti? Allora ho dato un’occhiata al vostro estratto conto…”
“Il nostro estratto conto????” tuonò Sabrina “Come hai fatto a ottenerlo?”
“Non tollero di essere interrotta” rispose Morte.
Mentre lo diceva aveva estratto una frusta che portava appesa ai pantaloni alla maniera di Indiana Jones.
Con un colpo secco e deciso colpì il volto di Sabrina centrandola perfettamente sul labbro inferiore.
Sabrina rimase paralizzata dalla paura e dal dolore.
“Dicevo: l’ho chiesto al direttore della vostra banca. C’&egrave tanta gente in città che mi deve dei favori. A quanto pare siete in bancarotta. Entrambe le aziende per cui lavorate stanno per fallire. Avete un mutuo sulla casa che non sapete come pagare.
Vi voglio proporre un lavoro: schiavi in prova per un mese. Finito il quale riceverete un compenso di 2500 euro netti a testa e, cosa anche più importante, io cancellerò il video dello stupro. Se invece rifiuterete il video verrà pubblicato all’istante. Cosa rispondete?”
Giorgio e Sabrina balbettarono parole senza senso.
“Facciamo così, vi portiamo a conoscere i vostri padroni e, dopo aver parlato con loro, deciderete”
“E finito il mese?” chiese timidamente Sabrina, temendo un’altra frustata
“Se dopo il mese, sarete piaciuti ai vostri datori di lavoro, potrete rinnovare il contratto per altri 6 mesi o tornarvene a casa”
Giorgio e Sabrina non accettarono, ma nemmeno rifiutarono. Erano confusi e spaventati.
I 6 uscirono di casa. Sabrina fu caricata in un auto da due degli scagnozzi africani, mentre Giorgio, l’altro stupratore e Morte salirono su un’altra auto.
Partirono per due direzioni opposte e ognuno dei due coniugi vide dal finestrino l’altro allontanarsi.
Giorgio sapeva che era tutta colpa sua. Voleva scappare, pensò anche di aprire lo sportello e saltare dall’auto in corsa ma alla fine prevalse il buon senso e non tentò alcuna azione di fuga.
Dopo un’ora l’auto entrò nel giardino di un’immensa villa di inizio 800. Giorgio era sbalordito da tanta magnificenza. Scese dell’auto.
“La padrona ti aspetta nell’atrio” disse Morte, un attimo prima che l’auto ripartisse.
Giorgio entrò.
L’atrio era decisamente spoglio: una poltrona svettava nel mezzo: vi era seduta una bellissima ragazza, con le braccia appogiate ai braccioli e la testa allo schienale.
Indossava un corpetto rosso fuoco, scollatissimo e aperto nel mezzo. I due lembi erano separati da sottili laccetti. Il seno, già grande al naturale, appariva ancora più maestoso stretto in quel modo.
Sotto portava una minigonna bianca cortissima, appena un paio di centimetri sotto la linea delle natiche.
Ai piedi calzava degli stivali neri di cuoio che le coprivano, oltre che i polpacci, i 3/4 delle coscie.
Tra la minigonna e l’orlo degli stivali c’erano meno una decina di centimentri.
Giorgio fu folgorato dalla bellezza e dall’eleganza della ragazza lì seduta.
“Ciao Hubby. Non ti offendi se ti chiamo Hubby, vero? Vuol dire maritino”
“No, non mi offendo” rispose timidamente
“Io mi chiamo Mistress Eva. Morte mi ha parlato di te e del regalo che hai fatto a tua moglie. Davvero pensavi le sarebbe piaciuto. Rispondi sinceramente, non mi piacciono le menzogne”
“Sì, all’inizio pensavo che le sarebbe piaciuto” ammise Hubby “poi, mentre le cose avvenivano, mi sono reso conto che non lo avrebbe mai perdonato”
Mistress Eva scoppiò a ridere.
“Sai, all’inizio non ci potevo credere, un marito che spende 1500 euro per far stuprare la moglie da 3 africani con un cazzo enorme. Poi ho ripensato alla storia e un dettaglio mi ha colpito: hai chiesto a Morte di avere un vibratore acceso nel culo, dico bene?”
“Sì, &egrave così” dovette ammettere
“Bene, bene. E perch&egrave uno dovrebbe chiedere una cosa del genere? Semplice: perché ha bisogno di essere stuprato ma non può farlo da solo. C’&egrave una piccola minoranza di persone a questo mondo che ha bisogno di essere stuprata e torturata. E io credo tu ne faccia parte. E’ corretto?”
Hubby non voleva ammetterlo. Non avrebbe mai potuto ammettere di desiderare di essere trattato a quel modo.
Provò una risposta parziale: “Io, io…Io non vorrei mai essere stuprato da 3 africani”
“Certo che no! E invece essere da una ragazza? Essere stuprato da me?”
“Forse” bisbiglio. Sapeva che la risposta giusta sarebbe stata “sì” ma i suoi freni inibitori gli impedivano di darla.
“Spogliati Hubby. Butta pure i tuoi vestiti per terra”.
Hubby eseguì. Tolse i vestiti e li ripose per terra, impilati l’uno sull’altro.
“Non sei ne particolarmente bello, ne particolarmente brutto. Meno male, temevo di peggio. Però non accetto che tu stia in mia presenza con il cazzo piccolo e moscio….vediamo cosa posso fare”
Mistress Eva spalancò le gambe per poi richiuderle meno di un secondo dopo.
Eppure quell’infinitesimo lasso di tempo era bastato ad Hubby per notare una cosa: Mistress Eva non portava le mutande sotto la gonna.
Il suo occhio allenato aveva subito visto le sue labbra perfette appena la stoffa scoprendosi le aveva rilevate.
Aveva visto, anche solo per un frangente, il clitoride della sua Mistress, svettare fiero sopra le grandi labbra.
E l’erezione era stata fulminea. Da 5 cm di lunghezza era passato a 20, e da 1 di diametro a 4.
Mistress Eva sorrideva, orgogliosa del potere della sua fica.
“Ti riperto la domanda. Vuoi essere violentato e torturato? ”
“Sì, Mistress. Ne ho bisogno”
“Ti rispiego la proposta allora. 30 giorni a casa mia, 24 ore su 24. Finiti i quali potrai decidere di rimanere o andartene. E guadagnerai anche 2500 euro, accetti?’
‘Accetto Mistress”
‘E’ inaccettabile che uno schiavo sia così peloso. Procediamo con la ceretta. Seguimi’
La Mistress portò il suo nuovo schiavo in un’altra stanza. Lo fece sdraiare su un lettino rialzato, come quelli degli studi medici.
‘Di solito lego gli schiavi, ma sono più che certa che con te non servirà. Tu vuoi che io ti strappo i peli. E siccome hai tanto bisogno del dolore, strapperò molto lentamente. D’ora in avanti assaporerai ogni goccia di dolore che ti farò sopportare’.e dal fatto che il tuo cazzo &egrave ancora rigido deduco che questa promessa ti piace. Iniziamo dal punto più interessante’
Mistress Eva ricoprì le palle del suo Hubby di cera liquida caldissima, dopodiché le avvolse con le strisce depilatorie. Il solo contatto della mano della sua Mistress sul suo scroto, anche se con uno strato di carta e di cera, fu per lo schiavo una gioia immensa.
Quando poi iniziò lentamente a tirare un lembo della carta, piccole fitte di dolore partirono dalla pelle del suo scroto, mentre i peli venivano con crudeltà estirpati.
Una volta ripulite le palle, Mistress Eva applicò lo stesso trattamento al pube e al cazzo del suo Hubby il quale scoppiò a piangere come un bambino smarrito.
Vedere quelle lacrime rese la Mistress ancora più vogliosa di farlo gemere dal dolore per godere dei suoi lamenti.
Ricoprì tutto il suo petto, le sue braccia e le sue gambe di cera e iniziò a tirare contemporaneamente tutte le strisce che gli applicava.
Hubby piangeva ma non implorava di smettere come fa la maggior parte degli schiavi perché sapeva di avere dentro di sé bisogno di quel doloroso trattamento.
Quando Mistress Eva ebbe finito il corpo del suo schiavo era liscio come la seta e il suo cazzo ancora duro come il marmo.
‘Grazie” mormorò con un filo di voce
La Mistress, sentendosi ringraziare, sorrise compiaciuta.
‘Sei uno schiavo ben educato. Ti meriti un premio’
La Mistress fece una cosa davvero inaspettata. Diede un sonoro bacio alla cappella del suo schiavo. Dopodiché tornò a fissare negli occhi il suo Hubby.
‘Molti uomini a questo punto vorrebbero una pompa. Altri proverebbero a scoparmi. Altri avrebbero paura e scapperebbero. Ma io credo di sapere cosa tu voglia. Non devi fare altro che chiedere’
‘Ti prego Mistress, puniscimi’ fu la naturale risposta
‘E in quale parte del colpo hai più bisogno di essere punito? Rispondi sinceramente’
‘La punta del cazzo, mia Mistress. Se vuoi farmi veramente male, devi colpirmi lì.’
Mistress Eva aprì un cassetto di un mobile lì vicino ed estrasse un cucchiaio di legno di quelli che si usano in cucina per fare il minestrone. Spesso e resistente, di un legno duro e inflessibile.
‘Conta’ ordinò lei.
Lo colpì sulla punta come un giocatore di golf avrebbe colpito la prima palla della partita.
Per il colpo il cazzo si piegò di 90′ gradi verso destra, prima di ritornare nella posizione centrale.
‘Uno’ contò
Il secondo colpo invece lo fece andare verso sinistra.
Il terzo colpo arrivò dall’alto. Con il quarto colpì il buchino dell’uretra con il lato del cucchiaio.
Intanto Hubby contava. E piangeva. E singhiozzava. Ma non si lamentava.
Accettava stoicamente quel dolore genitale di cui, una parte molto strana di sé, aveva bisogno.
Perché mescolato al dolore, ogni colpo portava anche un a piccola scarica di piacere.
E anche se il dolore era sempre più forte del piacere, quando la sua Mistress raggiunse i 30 colpi il piacere che ognuno di essi aveva portato era tale che, sotto al dolore, Hubby era in estasi.
‘Ne ho avuto tanti di schiavi. Nessuno però &egrave mai stato così contento di essere punito sulla cappella. Sai, mi piace lasciare sempre un margine di possibilità di scelta. Cosa preferiresti adesso, che io andassi a prenderti del ghiaccio per lenire il dolore che stai provando o che ti dessi altri 30 colpi, però stavolta sulle palle?’
Hubby ispirò. Ed espirò. Ispirò di nuovo.
Era combattuto sulla decisione di prendere. Il ghiaccio per lenire non sarebbe stato male, inoltre i colpi alle palle sono i più dolorosi che un uomo possa mai provare.
Guardò la sua Mistress negli occhi. Lei ricambiò lo sguardo. Lui si strinse al lettino, affondandoci dentro le unghie. Lentamente spalancò le gambe.
‘Ho tanta paura Mistress. So che soffrirò. Ma so di avere bisogno di quei 30 colpi nelle palle’
Chiuse gli occhi. La Mistress colpì.
””’.continua

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