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Racconti di Dominazione

Ripetizioni di belle arti

By 16 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Non amo fare ripetizioni, non ho pazienza; ho accettato di aiutare la figlia di Carlo solo perché mi sento in debito con lui per quella consulenza tributaria. Sandra, così si chiama la ragazza, deve rimediare un brutto voto in Educazione Artistica e, secondo il padre, saranno sufficienti una o due lezioni di tecnica. Mi infastidisce che Carlo chieda a me la tecnica, sono un pittore non un professore, la tecnica l’ho imparata da me. Sandra arriva puntuale alle 17:00; ha quasi 20 anni, con un taglio sbarazzino, corto, sul rosso e due occhi di un intenso castano. Potrebbe essere una buona modella per una mio quadro. La lezione scivola via per una mezz’ora buona; Sandra non ha manualità, si impegna, è simpatica, ma il risultato è abbastanza deludente ed io, dentro di me, inizio a maledire Carlo per avermi incastrato in questa cosa che, risulterà molto più lunga del previsto. Almeno 10 lezioni.
Inizio, allora, ormai sfiduciato, ad abbozzare un albero. Mentre tenevo la matita in mano, devo essermi assorto ed ho immaginato che quella ragazza fosse una mia schiava e che d’un tratto la sbattevo sul tavolo, sollevandole il vestitino. Tutto mi sembrava un sogno e, forse, lo era.
Eccola, dunque, Sandra ai miei voleri. Sotto avevi un paio di mutandine sgambate e viola che iniziavo a sfregare contro la tua figa, in un attimo si bagnavano mostrando una vistosa macchia di umido. Le tolgo lentamente tirandoti a me e sfilandole. Butto le mutande e tengo le caviglie ben salde, per poi spalancarti le gambe eccedendo un po’ nella foga e provocandoti una fitta all’inguine, quasi spaccato. Ad un dolore secco rispondi con un urlo acuto e breve. La figa rasata di fresco. E’ uno spettacolo. Hai voglia di fare l’amore e spontaneamente avvicini la mano verso i pantaloni per estrarre Il mio cazzo che noti visibilmente eccitato, infatti ti aspetti, a quel punto, che io infilassi il cazzo, magari d’un colpo, senza neanche bagnarlo, ma, invece, mi vedi afferrare la matita che usavo per disegnare ed infilarla lentamente dentro la tua figa bagnatissima. Sei contratta e per rilassarti ti concedo quattro sonori ceffoni proprio sulle labbra ed il clitoride. La tua figa pulsa per qualche secondo e poi si rilassa completamente. Spingo la matita fino in fondo, poi afferro l’astuccio e estraggo un pennarello ed infilo anche quello dopo avertelo fatto bagnare di saliva. Sei atterrita perché hai intuito quali sono le mie intenzioni, ma non osi dire niente. SAI CHE SAREBBE MOLTO PEGGIO!!! Mi vedi prendere ad uno ad uno i pennarelli e, dopo averteli avvicinati alla bocca infilarli, con attenzione, ma inesorabilmente, dentro. Dopo il quinto, pensi che possa bastare, ma io continuo. Ti pizzico i capezzoli e ti tocco la clitoride per distrarti, ma continuo… sei… sette… otto… dieci… tredici… quattordici. Mugugni per la tensione, è la stessa delle pareti della tua figa. Muovo lentamente il malloppo di pennarelli e dopo un po’ di attrito inizia a scivolare facilmente, riprendo ad infilare pennarelli raccontandoti di quanto siano livide le piccole labbra, ti do anche due schiaffi sul viso perché accenni a trattenere il pennarello con i denti… hai paura! Infilo imperterrito altri quattro pennarelli, sei dilatata come non mai e speri che abbia finito, ma invece ti scosto le gambe ed inizio a puntare un pennarello proprio all’ingresso del tuo culo, lo infilo, non c’è spazio, ma con un po’ di sforzo riesco ad infilarlo. Senti tutti i diciotto pennarelli nella figa, ma quello solo nel culo ti sembra grossissimo, quasi fossero tre. Appena ti accorgi che, tranquillizzandoti, ti avvicino il giallo ed il verde alla bocca per la rituale lubrificazione la tua reazione è di terrore. Ai tre riesco ad aggiungerne altri tre. Mantieni la bocca spalancata respirando affannosamente e i tuoi occhi sono quasi rivoltati all’indietro… HAI VENTIQUATTRO PENNARELLI INFILATI NELLA FIGA E NEL CULO ed è questo ad eccitarti, ti senti piena, non riesci quasi a muoverti. Non servirebbe comunque. Mi implori di smettere! Non ti accorgi però che io ho afferrato dal cassetto un vibratore, quello rosso, che da solo è grosso come quattro pennarelli o forse di più… lo lascio spento e te lo infilo in bocca fino in fondo, la posizione non ti aiuta e quasi soffochi, strabuzzando gli occhi, allora dopo averlo tolto ancora grondante di quella saliva collosa e fluida che si trova in gola lo avvicino al centro di quella massa informe e colorata e invito la punta ad entrare, tu scuoti convulsamente la testa urlando di non farlo. Basta far entrare la punta poi, con calma, anche il resto arriva a toccarti l’utero… non smetto di guardarti. Lo accendo…! Immagina quanto quella vibrazione possa amplificarsi per la tensione dei tuoi orifizi. Sento rumori in lontananza, ovattati, un attimo, poi più nulla. Ti lascio per un po’ lì, sul tavolo, senza toccarti, ti guardo e vedo che i tuoi movimenti sono minimi, anche se tradisci come un mare sta crescendo in te. Sei scossa da quella vibrazione, costante, che lentamente e inesorabilmente ti sta portando all’orgasmo. Io mi abbasso i pantaloni e mi tocco un pochino per ribadire l’erezione già fortissima, mi metto alle tue spalle ed afferrandoti i capezzoli con forza inizio a sfregare il mio cazzo sul tuo viso, meccanicamente estrai la lingua per leccarlo. Salgo sul tavolo e, accovacciato sul tuo viso, ti permetto di leccarmi il culo per un po’. Poi, rivolgo il mio cazzo verso il basso e te lo infilo in gola dandoti quella spinta di eccitazione che ti permetterebbe di arrivare all’orgasmo, ma lo tolgo per tempo e salto giù dal tavolo. Anche per me è traumatico ritirarmi dalla tua bocca fantastica, ma questo, dovrà essere un orgasmo memorabile. Sei ad un passo dal venire, sono in sintonia col tuo piacere e sento come una vibrazione telepatica. Soffio delicatamente sulla tua figa che ormai e arrossata per la dilatazione e per il sangue accumulato. Estraggo sogghignando e con metodo i pennarelli, lo faccio con ritmo regolare, prima due dalla figa e poi uno dal culo, li estraggo lentamente in modo che sfreghino sulle pareti ipersensibili… è strano come ogni pennarello incontri la stessa resistenza. Tu mi implori di farti venire, basterebbe sfiorarti il clitoride per accontentarti. Il culo svuotato quasi mi saluta… e la figa si raccoglie attorno a quel maledetto vibratore, che estraggo di colpo per metterlo dietro prima che si richiuda. Tu stai per impazzire di piacere! A questo punto ti infilo il mio cazzo davanti superando la strettezza e godendo della vibrazione che quel siluro rosso continua a concederti diligentemente. C’è solo una sottilissima parete di pelle che mi separa dal mio ‘complice’. Una volta dentro mi rilasso un po’ ed urino liberamente, quel liquido caldo che senti riempirti ti da il colpo di grazia e inizi a venire appena io accenno un movimento che è subito rapidissimo e forte. Il tuo orgasmo liberatorio dura più di due minuti, scuotendoti come un’invasata, il suono del tuo piacere è un alternarsi di suoni gutturali e profondi e di un:” vengo…..!!” che va in crescendo, diventando quasi un urlo. Ne conto una decina e poi mi tolgo, scatto sul tuo viso scavalcando il tuo corpo completamente immobile, sembri svenuta, la bocca è aperta ed ansimi. Anche io allora vengo copiosamente sul tuo viso e in bocca. Urlo e vengo! Tardi un po’ ad ingoiare, come se non ci riuscissi o lo volessi gustare, poi esplodi in una sonora risata isterica e liberatoria, quasi come un ritorno alla realtà. Io ti spalmo sul viso il mio sperma ancora caldo fino a seccarsi come una maschera di bellezza.
Sento il mio nome in lontananza, mi sento come risucchiato in un vortice che mi riporta alla realtà; era Sandra che mi chiamava, dice che sono stato assente per più di dieci minuti e che mi chiamava, ma non rispondevo. Ho bisogno di quasi un quarto d’ora per riprendermi, poi le do un buffetto su una guancia rimproverandole bonariamente di non aver ancora colorato quel bell’albero che, con perizia, prima avevo disegnato per lei. Dopotutto ‘usare’ i pennarelli non è difficile’

evoman@libero.it

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