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La passeggiata in montagna

By 21 Agosto 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Era il classico caldo di agosto…eravamo partiti di buon ora, io ed il mio compagno, per non affrontare il percorso in piena arsura.
Da che avevo conosciuto il mio master, mi ero abituata sempre più strane alle sue esigenze.
Vero, ero la sua slave, e ne godevo, ma per me era diventato sempre più impegnativo accontentarlo. Avevo sempre paura di non soddisfarlo e questo mi impauriva ben più che essere il suo oggetto di sfizio e piacere.
Il mio nome, Camilla, ed il mio aspetto esile ma con “la carne al posto giusto” , invogliava nei maschietti questo senso di onnipotenza, ed io certo non mi tiravo indietro, anzi…sapere che in loro stimolavo le fantasie più sadiche mi faceva bagnare. Di tanto in tanto tiravo qualche pizzicotto al culo dei miei compagni per vedere come rispondevano, ma rimanevo sempre delusa…mai uno che me lo rendesse forte, ancor più forte.
Cercavo sempre di buttare l’esca per vedere se beccavo quello giusto…del resto i maschi “pensano solo a scopare”….ed io poi rimbalzavo. Quindi poi mi toccava soddisfarmi da sola, nei modi e nei posti più strani, ma di questo ne parlerò in un altro racconto.
Poi trovai lui, divino, muscoloso, sicuro di se, ma, sopratutto, con la voglia di avere non una compagnia, ma una slave.
Me ne innamorai subito, e mi ripromisi di non deluderlo mai.
Ogni sua richiesta era un ordine, ogni ordine andava rispettato.
E venne il giorno della gita.
Mi fece preparare già la sera prima, mi disse:
“domani ti farò assaggiare qualcosa di diverso, prepara lo zaino…mettici dentro un paio di mutandine e quanto ci servirà per la passeggiata, al mio ci penso io….”
Questa ultima frase mi sconvolse e mi fece bagnare….”ci penso io”…
Come tutte le sere, ormai da molto tempo, prima di andare a dormire mi sottopose ad una serie di frustate direttamente sulla fica, per ricordarmi chi comanda. Poi controllava scrupolosamente i segni che aveva lasciato, questo mentre io immobile ed in piedi.
Poi mi accarezzava e mi faceva coricare in terra, legata ad un guinzaglio.
Non potevo nemmeno toccarmi, guai se avesse saputo che mi masturbavo….la mia fichetta pulsava ma dovevo calmarmi, non potevo tradire il mio master.
Ore 4.30, suona la sveglia, si fa colazione e si parte.
Dopo due ore di percorso eccoci alla piazzola….di li parte un sentiero particolarmente facile, non fosse che spesso partono piccole deviazioni che portano all’interno della fitta boscaglia. Da quanto mi hanno raccontato &egrave meta di tante coppiette clandestine, non so se dedite, come me ed il mio master, a puro e semplice BDSM.
Il percorso era in salita, e sudavo copiosamente…. La fatica si faceva sentire, il sudore mi irritava il sesso…Come da ordini ricevuti al momento della partenza, ero senza reggiseno e senza mutandine…il mio maser voleva, pretendeva, che lo sfregare dei vestiti mi irritasse il più possibile…infatti dopo qualche tempo il mio sesso era ormai rovente ed i miei capezzoli svettano sotto la fruit.” Che puttana innamorata sono” mi dicevo….e dentro di me un piacere incredibile.
Finalmente lui mi dice di fermarmi, prende la cartina e si sincera della posizione.
“Camilla”, dice, “fermati qui ! ”
io prontamente obbedii sentendo il cuore che ormai andava a mille, e non solo per lo sforzo…cosa avrà ideato per me il mio master ?—
non dovetti aspettare molto per scoprirlo…era dietro a me….lo sentivo armeggiare nel suo zaino.
Improvvisamente uno schiaffo….era il segnale che da quel momento non avrei potuto più rifiatare ma solo obbedire. Soffrire ed obbedire.
Mi ordino di togliermi le scarpe, da li avrei dovuto camminare a piedi scalzi….tentai un “ti prego, no,….” ma le parole mi vennero ricacciate in bocca quando mi strinte un capezzolo fra pollice ed indice mentre con l’altra mano mi faceva chiaro segnale di starmene in silenzio. Non me lo feci ripetere due volte.
Quindi mi tolsi le scarpe…il dolore sotto le piante dei piedi era incredibile, ed ancora non avevo mosso un passo…ma non volevo deludere il mio master.
Il mio master mise le mie scarpe nel suo zaino, non prima di aver tirato fuori quello che lui chiama “il kit da viaggio”.
Si trattava di una piccola borsa con diversi attrezzi che lui avrebbe usato per infierire su di me lungo il percorso e poi nel luogo da lui prescelto dove mi avrebbe fatta impazzire di piacere e di dolore.
Fra i vari attrezzi vi era una temibile fune…era un cavo tipo quelli elettrici…un cavetto fine che faceva malissimo quando raggiungeva le mie zone intime…tante volte aveva segnato il mio culetto…
Prima di fare i primi passi mi mormoro in un orecchio “Camilla, sei pronta ? lo sai che poi ti dovrò far del male, vero ? ” Accennai un si con la mia testa…del resto era quello che desideravo io…fin dalle mie prime esperienze era il mio scopo…si, mi piaceva scopare, ma tutto si esauriva li….invece con la disciplina che solo in seguito ho scoperto i miei tempi ed i miei orgasmi avevano raggiunto dei livelli incredibili.
Quindi ci si avvio verso il più fitto angolo dei boschi.

FINE PRIMA PARTE
Con i piedi scalzi ed il cuore in gola, e mille emozioni che mi attanagliavano, mi avviai su per il sentiero preceduta dal mio compagno.
Di tanto in tanto mi strattonava con il guinzaglio, rendendo maledettamente più difficoltosa la mia salita.
Il sentiero si faceva sempre più fitto, e questo un poco mi preoccupava’ma che intenzioni aveva ? non ho mai dubitato della mia incolumità’.di lui mi sono sempre fidata ciecamente.
Dopo venti minuti di camminata, erano ormai quasi le 10 del mattino, mi apparve davanti una vecchia baita diroccata, mancava la porta e parte del tetto’quattro mura e non so cosa dentro.
Con forza mi tirò fin davanti a quel buconel muro che una volta era un ingresso con porta’ mi fece inginocchiare e mi disse in un orecchio:
‘cara mia’ora siamo davvero lontani dalla civiltà, questo sentiero non &egrave segnato sulle mappe’nessuno passa di qui, credimi che sei davvero messa male” lui pronuncio con piacere queste parole, sapeva di farmi spaventare e allo stesso tempo eccitare da pazzi ‘ora da brava cagna che sei ti farai ancor più obbediente’vedrai che da qui a stasera ti faccio capire chi comanda e come ci si deve comportare!’.
Nel dir questo mi sferzo ancora una volta con il cavo che aveva in mano’.un dolore lancinante mi attraversò dal collo in giù’
Poi mi calzo sulla testa una pesante maschera che mi copriva gli occhi.. ‘guai a te se provi a levartela” .
Quindi mi fece rialzare. Barcollavo sul pavimento sconnesso’prima di farmi entrare mi sfilo completamente la maglia mettendo completamente a nudo il mio seno”no, pensai, qui completamente nuda no’.ho paura”.ma non azzardai una parola. Stessa fine fecero i pantaloncini che indossavo’erano intrisi di sudore ed umori’.appena tolti il fresco sulla mia passerina depilata mi fece quasi tremare’.mi scappava la pipi’.’padrone’ dissi ‘ devo fare pipi’ti prego’
Lui non rispose immediatamente’mi guardava contorcere mentre cercavo di trattenere l’urina’.poi acconsenti. Mi fece nuovamente accovacciare; Un sollievo straordinario liberare la vescica’.non so quanta pipì feci’mi sembro non finisse mai.
‘hai finito stronza ?…’ ‘muoviti ! non abbiamo tutto il giorno’ e cosi, nuda e bendata, mi fece entrare all’interno del rudere.
Una volta dentro intuì che sicuramene stava per incularmi’iniziava sempre cosi’era la cosa che preferiva fare.
Infatti, mi fece piegare in avanti, le mie braccia si appoggiarono al muro, e poi con delle sberle secche sulle cosce mi costrinse ad allargare le gambe per accoglierlo. Ero completamente esposta al mio padrone, e mi eccitavo sempre più.
Il padrone si accorse di questa cosa, e , infilate due dita nella passerina, inizio a muoverle avanti e indietro dicendomi ‘ti piace troietta ? senti come sei bagnata! , zoccola!’
Estrasse i diti umidi dalla fica, me li passo in mezzo al solco delle chiappe e poi mi violo il culetto’lo senti entrare con un dito, poi due’infine ci infilo il suo cazzo.
Stantuffava ed ansimava, ogni colpo io andavo in avanti per poi ritornare indietro. Il suo cazzo, che ormai avevo già preso più di una volta aveva una dimensione notevole’sapevo già che per qualche giorno mi sarebbe frizzato il culo’.ma era il padrone, ed il secondo canale era il suo preferito.
Del resto era un tacito accordo’.lui faceva di me quello che voleva, ed io potevo godere delle sue attenzioni.
Venne, improvvisamente, con un rauco rantolo’ poi estrasse il suo membro e per qualche istante mi lascio li’la sua sborra era rimasta dentro e lentamente mi sarebbe colata lungo la gamba.
Mi ordino di mantenere quella posizione. Lo senti armeggiare fra la sua roba’.estrasse prima delle manette con le quali mi assicuro al muro, poi delle cavigliere che mi mise alle gambe.
Con l’aiuto di qualche corda mi fece allargare ancora di più le gambe, tanto da rendere precario il mio equilibrio, poi le lego, aperte, esponendo bene il culetto e la passerina’.non potevo muovermi, mi aveva messo in tensione..
Il mio corpo era piegato ancora in avanti e teso al massimo.
Il mio padrone quindi usci dalla baita’cosa cercava fuori ?…spero’.spero non quello che penso io !
Una volta mi aveva frustata con dell’edera, i segni ed il fastidio mi sono rimasti per giorni’speriamo di no’
Rientrò dentro dopo qualche minuto… sembrava soddisfatto da come sghignazzava’
Prima di avvicinarsi a me prese dalla sua borsa una pallina di quelle da mettere in bocca con le cinghie.
Mi face spalancare la bocca e la infilo dentro, assicurandola stretta.
Ora la mia voce altro non era che un mugolio indistinto.
Mi disse: ‘nessuno passa mai da queste parti’ma le tue urla potrebbero echeggiare per la valle’meglio evitare, e Camilla ? dai’indovina un po’! ‘oggi tutta natura! S’inizia con quella che tu preferisci’.ti ho trovato un bel mazzo di edera !!’
Subito mi agitai ma inutilmente’avrei peggiorato la mia situazione’non mi resto che stringere forse i denti sulla pallina ed aspettare il primo colpo’che non tardò ad arrivare.
Mi si parò dietro, ed inizio a colpirmi. Prima con colpi leggeri, poi via via sempre più forti.
I colpi andavano dal basso verso l’alto, la pianta e le sue piccole asperità s’inoltravano dentro la fica , nel solco del culo’.ben presto il prurito ed il bruciore divennero insopportabili’.più che mi dimenavo e più che lui insisteva.
CIAF CIAFCIAF’.
Lacrimavo come una fontana’.piangevo, cercavo di dire basta’ma la mia voce era indistinguibile, e lui godeva in tutto questo. A volte sembrava rallentare per prendere meglio la mira, o, magari, per capire dove ancora poteva infierire’.era diabolico.
Poi finalmente smise’ormai la pianta era un inutile arbusto tutto sfatto.
Mi aveva sodomizzata ed umiliata’cosa altro poteva mai avere in mente ? ‘non era ancora soddisfatto ?
Prima di liberarmi per farmi cambiare posizione senti che scattava delle foto’gli piaceva mostrarmi i ricordini che mi aveva lasciato. Gli piacevano i dettagli, in alta definizione.
Poi mi liberò da quella posizione, ero tutto un dolore. Le mie braccia erano pesantissime e le gambe tremavano per lo sforzo, per non parlare dell’irritazione che circondava il mio sesso’avevo le labbra della fica che mi bruciavano da morire.
Mi consenti di stare qualche istante in piedi, questo mi fece rilassare le braccia, meno male perché mi facevano davvero molto male.
Mentre stavo in attesa come una slave &egrave tenuta a fare, senti che armeggiava con qualcosa che cigolava’scopri che era una carrucola.
Probabilmente l’aveva agganciata a qualche trave di legno che attraversava la stanza da parete a parete.
Torno ad occuparsi di me.. mi mise delle polsiere che poi aggancio alla fune che proveniva dalla carrucola.
Lentamente inizio a tirare il cavo finche i miei piedi quasi non toccavano terra.
Mi guardo soddisfatto’la sua preda appesa come carne da macello.
La passerina gonfia, il culetto in fiamme’temevo le sue prossime mosse’
Sapevo che avrei poi avuto il mio orgasmo’che voglia che avevo’nonostante tutto ero eccitatissima.
La mia conchiglia secerneva umori, e lui se ne rendeva conto.
Se ne andò nuovamente.
Ed io rimasi sola e completamente indifesa’
Nella mia testa fantasie di un estraneo che passando di li dava un occhiata dentro’e se era fosse stato un maniaco, magari mi avrebbe uccisa’.i brividi scossero il mio corpo’ma era una delle sensazioni che meglio conoscevo’ansia, dolore, paura…piacere.
Non so da quanto tempo ero appesa a quella fune.
Il silenzio della foresta intorno a me era interrotto solo dal vento fra le foglie e qualche uccellino.
Un silenzio assordante, ogni rumore mi inquietava.
Senti dei passi.
Subito mi allarmai’non capivo se era il mio master o qualcun altro’erano diversi, forse più di una persona..
Entrò qualcuno, anzi’si, erano due persone.
Si fermarono a guardarmi, sentivo i loro occhi su di me’la mia nudità ora più che mai mi metteva a disagio.
Ripensavo a quando mi ero rimirata nello specchio’le mie curve erano allettanti, le mie tettine piccole e sode, i miei capezzoli che svettavano’ed il mio sesso’glabro, eccitante’ dovevo essere proprio eccitante’
Una voce femminile ruppe il silenzio :
‘dove la metto lo strumento ? ‘ disse, e il mio master rispose ‘mettila accanto a Camilla tanto fra poco ti serve’.
Senti appoggiare qualcosa vicino a me.
Non mi chiedevo cosa fosse lo strumento ma chi fosse lei’.erano sempre state azioni fra me e lui..Mi piaceva fare queste cose, mi facevano godere’ma erano private. Qualche volta mi aveva chiesto se volta avessi voluto farlo con in tre, ma io avevo sempre posto rifiuto, ero sua, e solamente sua.
Ora non potevo certo protestare. Ancora con la pallina in bocca e con la maschera che mi impediva di vedere’ed appesa come un salame da stagionare’cosa avrei potuto fare ?
La tipa quindi mi giro intorno esaminandomi con attenzione , e via via si rivolgeva al mio master’
‘vedo che hai utilizzato l’edera’gli &egrave piaciuta ? ‘e si, per qualche giorno i segni saranno fastidiosi” ‘ma che bella passerina rasata’, sembri una bimbetta’.’ Quindi le sue mani mi toccarono sopra il sesso, sulla montagna di venere’ poi le sue dita mi allargarono le grandi labbra ispezionando l’interno della mia topina’questo tocco mi fece nuovamente eccitare’e si vedeva sicuramente, mi sentivo tutta bagnata. Continuando ad indugiare con le dita di una mano dentro la passerina , con l’altra mano inizio a sfiorarmi un capezzolo, e poi tutto il seno. ‘hum, tettine piccine e belle sode. Le mie preferite’ cosi dicendo strinse il capezzolo ed inizio a torcerlo prima in un senso poi nell’altro”brava, cosi, zitta’altrimenti continuo ‘.’ Passo all’altra tettina’si divertiva a stuzzicarmi sopra e sotto”vedo che resisti piuttosto bene..meglio così’.
Poi, la mano che mi violava il sesso si avvio verso il mio viso, indugiò con il dito vicino alla mia bocca, poi mi scosto la pallina e mi penetrò dentro. Mi piaceva questa sua intrusione. Il sapore sulle dita, il mio sapore, era pungente ed eccitante. Varie volte il suo dito usci ed entrò forzandomi le labbra.
Purtroppo durò poco, infatti lei si scostò da me allontanandosi.
Disse al mio master ‘che faccio, posso iniziare ?’ il mio master disse ‘ si…io ora sto a guardare’fammi vedere cosa sai fare!’
La ragazza quindi torno verso di me e mise in moto un qualcosa di meccanico’sembrava una pompetta elettrica’mi appoggio su un seno una coppa di plastica; Immediatamente senti che la carne veniva risucchiata, il mio capezzolo indurirsi strizzato’sembrava volersi strappare. Inizialmente non era poi doloroso, ma dopo qualche istante la pressione era davvero insopportabile. La pressione era quasi insopportabile.
Stessa sorte tocco all’altro seno’.mi sembrava di essere munta come una vacca’.mi immaginavo le mie tettine strizzate dentro queste coppette’non doveva essere uno spettacolo bello da vedere.
Infine, con tocco esperto, la senti aprirmi al massimo le grandi labbra e scoprire il mio clitoride. Vi applico un’altra pompetta che ben presto, aperta la valvola, inizio a stirare dolorosamente il clitoride come a volerlo staccare dal mio sesso.
Questa macchinetta infernale emetteva un ronzio costante, era l’unico rumore che spezzava il silenzio.
Mi ricordo che si sentiva solo il ronzio ed i miei lamenti soffocati.
Andò avanti per molti minuti’mi stiro al massimo il clitoride ed i seni’forse poi soddisfatta spense la macchina e le coppette caddero giù.
Lei pimpante esclamo al mio master ‘ hei, guarda che tettine, ora si che sono pronte per il trattamento”’hai preso quello che ti avevo chiesto ?’, lui annui ‘si, &egrave li, vediamo come la utilizzi”.
Quindi la ragazza si allontanò di qualche passo e poi torno nuovamente da me. Mi disse ‘Camilla, se resisti poi ti farò avere l’orgasmo che meriti’sei pronta ? ”resistere ? pronta ? a cosa, mi chiesi’che ha in mente questa qui ?
Si sposto al mio fianco, e subito senti sibilare qualcosa’.
Il master si era procurato un rametto acerbo, flessibile, doloroso.
La ragazza inizio a colpirmi su i seni’.forte , sempre più forte, spostandosi da una parte all’altra, cadenzava i suoi colpi con maestria’mi faceva riprendere fiato e poi un’altra sferzata’inizio poi ad alternare i colpi sull’addome, subito sopra il sesso’.mi bruciava tutta la pelle.
I miei seni ed il monte di venere erano tutti striati da segni rossi.
Ando avanti a lungo, con calma, finche non si ritenne soddisfatta.
Mi disse ”.sei stata bravissima, ora ti leverò la pallina dalla bocca e ti riabbasso, se mi fai qualche scherzo ti finisco di botte, hai capito ?’ io con la testa annui’.volevo rilassarmi.
Lei fu di parola. Non solo mi tolse la pallina, ma mi tolse anche la maschera.
Finalmente la luce.
Quando i miei occhi si furono riabituati detti un’occhiata in giro: la stanza era come l’avevo immaginata’tutta di pietra grezza, al tetto mancava qualche tegola, un pavimento sconnesso, solo in un angolo una vecchia botte di legno coricata in terra. E noi 3.
Lei era una ragazza mora, sulla quarantina, carina e con un viso piacevole. un corpo tonico, capelli raccolti in una crocchia, due belle poppe che facevano invidia. A vederla cosi non la si poteva immaginare una sadica .
Poi c’era lui, il mio master, che silenziosamente guardava toccandosi il pacco’sicuramente si era eccitato a vedere questa scena. Magari non vedeva l’ora di sborrare su di noi.
Lei mi disse ‘ciao, io sono Paola, ho conosciuto il tuo master on line qualche tempo fa, mi aveva parlato di te e delle tue esigenze..’ ‘avevo insistito tanto per farmi partecipare una volta ad una vostra sessione, ma lui aveva sempre rifiutato. Poi l’ho convinto a ed eccomi qui in cambio di una seduta con lui”so che poi mi riserverà lo stesso trattamento che usa con te’.ma ne &egrave valsa la pena ora che ti ho conosciuta, hai davvero un bel corpo’.’ Cosi dicendo mi bacio più volte vicino ai seni e su i fianchi. Era eccitante.
Non avevo mai avuto un rapporto lesbico’ma in questa situazione era davvero una cosa incredibile.
Il mio corpo era smanioso di sesso’e le sue attenzioni si erano rivelate impossibili da ignorare e non goderne . Purtroppo smise’.
Mi fece quindi riabbassare allentando la fune’i miei piedi finalmente toccarono nuovamente terra.
Fu un sollievo incredibile. Le mie gambe erano stremate da quella posizione.
Prima di liberarmi del tutto Paola prese un unguento da una borsa e cominciò a frizionarmi la pelle, massaggiandola delicatamente, indugiando spesso su i punti che più erano stati seviziati. Ero eccitatissima, un passo dall’orgasmo che lei però teneva ben sotto controllo senza farmelo mai raggiungere. Le sue mani erano espertissime’mi sentivo come una corda di violino pizzicata da un Paganini.
La sua mano passava e ripassava su tutto il mio addome, si soffermava sul sesso, poi lo violava con delicatezza con tutto il dito, poi ne usciva e la sua mano ripartiva a lambirmi tutta. Scivolava su di me con quel ‘non so che’ arrapante’
Non disdegno nemmeno un passaggio dal culetto’.scivolo dentro con facilità’gli piaceva, e piaceva anche a me. Da pazzi.Un dito, poi , forse tre’entrava ed usciva con delicatezza regalandomi un piacere al limite dell’incredibile.
Alla fine sciolse completamente la fune liberandomi.
Aiutandomi mi fece stendere schiena a terra e m’intimo di non muovermi.
Ero stesa in terra con i miei piccoli seni che svettavano, il mio addome steso e liscio, le braccia lungo i fianchi, e le gambe appena dischiuse. Il pavimento sotto di me era duro e quasi freddo, ma sicuramente mi dette sollievo dopo tutto il tempo che ero stata appesa.
Mi disse ‘ prima che io ti faccia godere tu mi devi fare venire con la lingua, te le senti ? sei capace ?’
Io sorrisi, guardandola negli occhi’pregustavo il sapore del suo sesso nella mia bocca’.chissà che gusto ha’.
Lei si spoglio rimanendo completamente nuda, mi venne a cavalcioni sopra la faccia, e con la lingua inizia a leccargli il sesso. Il suo sesso, a differenza del mio, era peloso’pensavo strano che non si fosse mai rasata’era pelosa ed invalicabile’ma mi impegnai al massimo’m’insinuavo in profondità , la sentivo fremere. Sembravo una lesbica navigata, invece era la mia prima volta. Volli fare ancora di più’lentamente le mia mani s’impossessarono dei suoi seni, più belli e più grandi dei miei’e con forza iniziai a stringerli mentre contemporaneamente la mia lingua si faceva più guizzante che mai. In poco tempo lei venne urlando di piacere. M’inondo con i suoi umori’
Scese da sopra di me, e mi si stese accanto’ci rilassammo insieme’
Poi lei tenne fede alle sue promesse’si mise con la testa in mezzo alle mia gambe. Sicuramente lei aveva molta più esperienza di me’Guizzava sul mio clitoride con insistenza. Il mio corpo era sconquassato dal piacere’ e con una rapidità straordinaria mi fece venire ‘.fu un orgasmo lunghissimo’.intenso che mai mi sarei aspettato.
Passo qualche istante ed il master decise che era il momento di continuare la sessione, ma non più solamente su di me, infatti era ben deciso a ‘giocare’ anche con Paola.
Ci diede il tempo di prepararci, poi avremmo proseguito.

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