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Racconti Trans

Stefano

By 4 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Come tutte le sere tornato a casa dal lavoro, tolti gli abiti maschili, indossai un leggero vestito da casa rosso a pois, dopo una cena molto frugale mi misi al computer per controllare la posta, avevo messo un annuncio su vari siti allegando una foto nella quale avevo messo in evidenza la curva delle natiche e le gambe snelle rese ancora più femminili dalla scarpe con il tacco, ‘Fisico straordinario, travolgente, femminile, liscia, fisico e culetto da sballo, molto porcellina ma anche molto timida, cerca per il suo culo un bel cazzo che ci apra le porte del piacere, sono brava anche con la bocca e amo farmi venire dentro e sulla faccia, amo essere conteggiata e poi sottomessa, baci Stephany. Ogni sera controllavo se qualcuno aveva risposto, fra le solite risposte volgari ne trovai una garbata e semplice ‘ Sono curioso, ma ho timore, vorrei conoscerti’. Esitai ma poi quella breve frase mi incuriosì, risposi che se voleva potevamo incontrarci, che mi contattasse. Stavo per chiudere la posta quando arrivò tempestiva la risposta, voleva incontrami per conoscermi, ma in un luogo pubblico, gli risposi che ci potevamo vedere per prendere un caff&egrave, logicamente io non sarei potuto andare con l’abbigliamento con il quale mi aveva visto nella foto. Decidemmo divederci l’indomani in un bar a breve distanza dal mio luogo di lavoro, lui avrebbe indossato un giubbino rosso. Il pomeriggio successivo, uscendo dal lavoro, mi avvia verso il bar che avevamo individuato, passai sul marciapiede opposto, vidi un ragazzone biondo con il giubbino rosso che passeggiava davanti al bar, si capiva che era nervoso da come si guardava intorno furtivo, attraversai la strada e mi avvicinai, nessuno avrebbe sospettata la mia indole nel vedermi con il severo abito grigio scura, la cravatta regimental e la cartella porta documenti di pelle. Mi avvicinai e gli mormorai ‘Sono Stephany’ lui imbarazzato mi tese la mano, gli chiesi se voleva che sedessimo per prendere un caff&egrave e parlare ma lui non volle, preferì parlare camminando, gli dissi subito che mi piaceva, in effetti era un bel ragazzo, sui 25 anni, ben piantato, il giubbotto non riusciva a nascondere le spalle ampie ed io ventre piatto, la cosa che mi impressionò favorevolmente furono le mani, rilassate, le dita grandi, le nocche pronunciate, le unghie spesse e lucide, erano mani forti, sembravano appartenere ad un operaio, ma erano curate, prive di calli, si muovevano con calma a sottolineare le sue parole, sotto la luce del tramonto sembravano grandi e animate. Alla fine concordammo di vederci da me la sera successiva, mi disse che lavorava e non poteva prima delle dieci, gli diedi il mio indirizzo. Appena tornato dal lavoro feci un lungo bagno rilassante con i sali profumati, durante il bagno ritoccai la mia depilazione, indossai un reggicalze nero di pizzo, con delle calze color perla, un completino mutandine e reggiseno imbottito nero anch’essi di pizzo, un completo gonna e giacca di un rosso tendente al ruggine sotto cui faceva capolino una camicetta di un bianco opaco. Applicai le unghie finte poi lo smalto che era in tinta con il rossetto di un colore violento che rasentava il porpora, alla fine un trucco accurato del viso, ombretto, mascara, fondo tinta, i capelli castani racconti all’indietro in una pettinatura semplice e pratica, indossai delle sabot nere lucide con un tacco molto alto, molto eleganti. Avevo appena finito che lui suono al citofono, gli diedi le indicazioni per venire da me. Quando aprii la porta, vidi il suo viso stupito, non sapeva cosa fare, gli porsi il volto, lui mi baciò sulle guance mormorando ‘Sei molto bella’, gli chiesi se voleva bere qualche cosa, mi chiese solo dell’acqua, mi seguì in cucina, prese il bicchiere e bevve un lungo sorso, posò il bicchiere sul tavolo ed io avvicinai il viso al suo, posai le labbra sulle sue, senza forzare, le sentii calde ma rigide. Lo presi per la mano e l’accompagnai in sala, lo feci sedere sul divano e rimasi davanti a lui, allungò la mano carezzandomi la coscia inguainata dalle calze, gli carezzai io capo invitandolo a togliere la maglietta, la feci scorrere lungo il capo, lui si sistemò con la mano i capelli scomposti mente io gli carezzavo la spalla. Sedetti accanto a lui, gli offrii la bocca e le nostre labbra si incontrarono di nuovo, attesi, e sentii la sua lingua deliziosamente ruvida entrare nella mia bocca, mentre la sua mano indugiava sul mio ginocchio. Gli carezzai l’inguine, sentii la sua erezione, cercai di aprire la cinta dei pantaloni ‘Alzati, tesoro, spogliati’ a quelle parole, lui si alzò in piedi, scalciò via i mocassini e si tolse i pantaloni, gli abbassai gli anacronistici boxer celesti, e ai mie occhi si fece avanti il bel cazzo già quasi turgido ‘Sdraiati tesoro’ gli dissi, lui obbedì, mi sedetti sul bordo del divano, presi in mano in mano la lunga asta che stava diventando di ferro, presi a masturbarlo con il viso vicino a lui, aspirandone l’odore dolce e intenso, la mia mano scorreva su e giù con dolcezza, abbassai io capo e poggiai le labbra sulla cappella, lui allungò una delle sue mani deliziose, mi carezzò il viso ‘No continua con la mano, così ti prego’ bagnai l’asta con la saliva e continuai a masturbarlo, alternando la violenza alla dolcezza, cercai di abbassare di nuovo il capo in tentativo di pompino, ma lui di nuovo mi fermò, allora continuai a masturbarlo con dolcezza, sentii il suo respiro aumentare sempre più roco e alla fine il cazzo mi esplose in mano un grosso getto di sperma si alzò in alto ricadendo sul suo ventre e sulle mia mani, poi ancora tra le mie dita che erano piacevolmente viscide, lo lascia e guardandolo in viso mi leccai le dita assaporando il suo sperma dolce, chinai il capo e baciai la cappella, lui mi carezzo di nuovo il viso,mormorandomi un grazie assurdo. Si rialzò e cominciò a rivestirsi ‘Ma che fai?’ ‘ ‘Basta Stephany, basta, per oggi basta sei bravissima’, lo guardai mentre si rivestiva, tutta la mia preparazione per una sega ma che sega, forse era l’inizio di una bella storia ‘ Perché vai via, ti volevo, perché, torni a trovarmi ?’ ‘Certo che torno sei bravissima, mi hai fatto impazzire’ ‘Ti voglio tutto, ti voglio tutto dentro di me’ ‘ Si torno non ti preoccupare torno, sei grande’ Lo accompagnai alla porta sculettando sui tacchi alti, protesi il viso verso di lui, sentii la sua bocca sulla mia, la lingua stavolta violenta che ruotava dentro la mia bocca, chiusi gli occhi e lo assaporai, carezzandogli il torace duro e muscoloso, poi si stacco dicendomi ‘Come faccio a contattarti?’ di corsa presi un foglietto e ci scrissi il mio cell. ‘Sono qui quando vuoi, avvisami prima ti farò felice, ma non so nemmeno come ti chiami’ ‘Stefano’ .
Il mattino successivo appena arrivato al lavoro misi il cellulare sulla scrivania sperando che Stefano mi telefonasse, la sera prima era stato un incontro strano praticamente non era accaduto nulla, ma ricordare il calore della sua carne fra le mie dita mi dava una eccitazione indescrivibile, la sua reazione quando era venuta mi aveva fatto capire che gli piacevo. Trascorse tutta la giornata senza che il telefono squillasse, quando uscii dal lavoro andai a passeggiare davanti al bar dove ci eravamo incontrati sperando di vederlo ma lui non c’era. A casa trascorsi una serata triste, sbocconcellai un trancio di pizza facendo zapping sui canali televisivi, andai a letto presto e passai una notte agitata. Anche il mattino successivo al lavoro prima di accendere il PC misi il telefono sulla scrivania, verso l’ora di pranzo il telefono squillò, lo attivai, al mio pronto seguì un attimo di silenzio imbarazzante, poi la sua voce timida ‘Sono Stefano, se vuoi stasera potrei passare da te’ non attendevo altro, mi disse che sarebbe passato da me verso le otto. Il pomeriggio non passava mai, finalmente venne l’ora d’uscita, avevo solo due ore, scappai a casa, mi spogliai, passai la ceretta alle gambe, feci una doccia, volevo essere seducente, scelsi di non indossare le calze, misi lo smalto alle unghie dei piedi, indossai un perizoma color perla ed un reggiseno imbottito coordinato, una gonna fucsia sopra al ginocchio ed un maglioncino di filo bianco con il collo alto e senza maniche, un paio di sandali neri con il tacco di sei centimetri allacciati alla caviglia, mi truccai, un ombretto tendente al viola, fondo tinta delicato, mascara, mi applicai la parrucca castana, alla fine incollai le unghie finte passandoci lo stesso smalto che avevo applicato a quelle dei piedi, una lieve traccia di rossetto rosa acceso completò il trucco. Ero ansioso, mi versai un scherry, finalmente suonò. Aprii la porta e me lo trovai davanti, era vestito come al solito, un paio di jeans sdruciti, una maglietta bianca e mocassini senza calzini,il ciuffo di capelli scomposti che gli ricadevano sulla fronte, lo presi per le mani e lo trascinai dentro, chiusi la porta e sporsi il viso verso di lui lasciandogli intravedere la lingua bramosa, sentii le sue labbra calde contro le mie, le bocche si schiusero e le lingue si toccarono, affondarono ora dentro l’una ora dentro l’altra bocca, si avvinghiarono guizzando, leccandosi a vicenda, sentii le sue mani stringere il mio corpo, un brivido mi percorse, sentii un vampata di calore pervadere tutto il corpo, strinsi le natiche in un impulso di desiderio, chiusi gli occhi e mi lasciai andare. Dopo il lungo bacio ci staccammo ansanti, mai un uomo mi aveva baciato così. Gli offrii qualcosa da bere, mi chiese solo un bicchiere d’acqua, mi seguì in cucina, mentre versavo l’acqua lo sentii dietro le spalle, sentii le mani sotto la leggera maglietta, mentre il ventre premeva contro le natiche facendomi sentire una già imponente erezione, le sue mani si insinuarono sotto il reggiseno a sentire un seno che non c’era, ma le sue dita pizzicarono i capezzoli che si rizzarono impazziti, gemetti mentre mi baciava il collo sotto i capelli, mi svincolai dal suo abbraccio, mi voltai, lo baciai sulla bocca, sollevandogli la maglietta sul torace, gliela sfilai dal capo, le mie labbra lasciarono le sue, gli leccai il collo, la mia lingua scese lungo il suo torace gustando il sapore acre della pelle, le mie mani erano sul bottone dei jeans, lo slacciai e abbassai la lampo, mi inginocchiai davanti a lui, i pantaloni scivolarono al ginocchio, abbassai i boxer azzurri, il pene mi sgusciò davanti al viso, lo aiutai a scalciare via le scarpe poi i pantaloni ed i boxer, gli carezzai il ventre, la mia bocca si avvicinò al pene eretto, lo tenni sollevato con le mani e lo leccai, poi le labbra scesero ai testicoli gonfi e pelosi, li morsi lievemente, li succhiai in bocca uno alla volta, sempre tenendo il pene tra le mani, poi leccai l’asta, fino alla cappella che liberai del cappuccio, la succhiai in bocca riempiendomela con gusto, sollevai lo sguardo verso di lui, aveva gli occhi chiusi e godeva della mia bocca, lo succhia lentamente tutto dentro, lui spinse con il ventre, rimasi fermo con il capo, le sue mani sulla testa, mentre muoveva il ventre simulando un amplesso, era quello che avevo desiderato da quando lo avevo conosciuto qualche sera prima. Le mie labbra lo stringevano, con la lingua lo leccavo e lo seguivo nel movimento dentro la bocca, un rivolo di saliva mi scendeva lungo il mento, le mie dita lo stringevano masturbandolo, a volte mi soffocava perché spingeva troppo in fondo spingendo con le mani la testa verso di se ma mi piaceva e lo lasciavo fare, a volte lo facevo uscire e lo leccavo con forza, gli feci sentire i denti lungo il tronco in una leggera carezza, lui gemette di piacere. Non so quanto tempo passò, le labbra erano sempre strette sul bollente tronco di carne, la lingua che lo leccava ossessivamente ma non volevo che mi venisse in bocca, doveva essere una serata speciale, il culo fremeva aspettando il dono di quella carne calda. Lo allontanai con le mani sul ventre lui resisteva ma io lo fermai ancora ‘Vuoi mettermelo nel culo? ti prego, lo voglio nel culo vieni’ mi alzai, lo presi per mano e lo portai vicino al divano, mi inginocchiai, sollevai la gonna sulla schiena, tirai da un lato le mutandine mostrandogli le natiche che allargai con le mani protese indietro offrendole al suo sguardo ‘Mettimelo dentro, non aspettare ti prego, mettimelo in culo’ lui mi accarezzo le cosce poi la schiena ‘ Si, ti voglio inculare, ma &egrave la prima volta aiutami, ‘ ‘Vieni, vieni non aver paura’ impacciato spinse il cazzo contro lo sfintere, cercò di forzarlo, ma come succede sempre nei momenti di eccitazione, malgrado avessi avuto molti rapporti, mi fece male, glielo dissi ‘Piano, piano mi fai male’ Provò ancora ma non ci riusciva, mi alzai, lo volevo intensamente, corsi in bagno e presi una scatola di crema Nivea che usavo per le mani, ne presi un po’ e mi unsi le mani, presi il cazzo e lo lubrificai bene, gli porsi la scatola ‘Mettine un pò sopra al buchetto vedrai che riuscirai a mettermelo dentro, svelto lo voglio’. Mi lubrificò il buco del culo, mi penetrò con un dito, muovendolo avanti e dietro ‘Così, si così, ma adesso vieni, mettimelo dentro ti voglio’ Lo sentii alle mie spalle riprovare, poggiai la testa contro la spalliera del divano, protesi le mani all’indietro allargandomi le natiche, la cappella forzò lo sfintere, la sentii con uno schiocco superare l’anello, lo sentii spingere, ‘Siiii, così, si ci sei hoooo sei dentro’ mi penetrava nelle viscere lentamente, era stupendo sentirsi aprire così, entrava lentamente sempre più dentro dicendomi ‘Ce l’hai nel culo, ce l’hai tutto nel culo, ti sto inculando’ si fermò solo quando il ventre toccò le natiche e i suoi testicoli sbatterono contro i miei, rimase così ed io lo incitai ‘Adesso muoviti, scopami, scopami, fammelo sentire tutto’ sembrava non aspettare altro perché cominciò a menare forsennati colpi di ventre, lo sentivo scivolare nel mio intestino con violenza causando un piacere inenarrabile ‘Rompimelo, rompimelo, dai, sei grande siiiii !!!!’ ‘Si, sei una troia, si, sei profonda, sei calda’ le sue mani mi stringevano i fianchi il suo ventre sbatteva contro le natiche mentre il cazzo ben lubrificato scivolava nelle mie viscere come un pistone infuocato, fuori, poi dentro violentemente poi ancora fuori come una marea di piacere, con un guizzo schizzò fuori, ma ormai aveva imparato e lo rificco nel mio culo aperto ‘Così, così mi piace’ ai miei incitamenti rispose continuando a sfilarlo e rinfilarlo con forza, facendomi morire di piacere, riprendeva il suo ritmo, prima piano e poi forte, lo strofinio della carne contro la mia mi dava sensazioni stupende, si sentiva il rumore del ventre che sbatteva contro le natiche ed io riuscivo solo ad emettere sospiri e gemiti. Solo dopo molto tempo sentii il suo respiro farsi più veloce e roco, lo sentii quasi urlare quando con un gran colpo di ventre affondo nell’intestino, lo sentii fremere dentro di me e venire con un ruggito, le mani strette alle natiche, lo sperma mi invase caldo e stupendo, anch’io sentii l’orgasmo far vibrare lo sfintere ‘Ohhh vengo anch’io siii siii’. Lo sfilò lasciando il culo con un risucchio, si lasciò andare contro il mio corpo, ansimando mentre lo sperma mi colava fuori dal culo e mi scivolava deliziosamente fra le cosce. Mi sollevai e voltando il capo cercai il suo volto, le sue labbra calde sfiorarono le mie ‘Te l’ho messo nel culo, che bello, ti ho aperto il culo e ti sono venuto dentro, &egrave stato bello!!!’ questa sua gioia mi mandò in estasi, strofinai il culo contro il cazzo che si andava ammosciando, asciugandolo contro la mia pelle ‘Grazie, grazie, sei stato grande, mi hai fatto morire’ nel frattempo la mia mano era andata al mio pene, mi masturbai strofinandomi contro il suo corpo e venni con un sospiro. Ci alzammo, mi sistemai le mutandine, sentivo lo sperma bagnarle e colarmi piacevolmente fra le cosce, lui andò in bagno, quando tornò già vestito gli chiesi se voleva rimanere tutta la notte ma mi disse che non poteva, gli presi le mani e le trattenni fra le mie chiedendogli se sarebbe tornato, mi baciò sulle labbra lievemente e mi rassicurò ‘Come potrei non tornare adesso che so quant’&egrave bello il tuo culo’ . Appena lui andò via mi gettai sul letto completamente vestita, ero distrutta, il culo mi pulsava, lo sperma mi appiccicava le cosce, mi addormentai all’istante ed il mattini successivo non riuscivo a credere che avevo vissuto dei momenti così intensi con un ragazzo che mi aveva fatta sentire completamente donna, rimisi i miei assurdi abiti maschili ed andai al lavoro ma per tutto il giorno pensai a lui.

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