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Saa, Irina e Mia – Collana Il Dravor Vol. 3

By 18 Febbraio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Prologo

La storia è nota. Nel 2030 ci fu una catastrofe nucleare di proporzioni mondiali e scomparve la maggior parte del vecchio mondo civilizzato. Solo alcune zone del pianeta si salvarono e tra queste l’Africa quasi per intero. Anche in Africa i morti furono decine di milioni, conseguenza delle radiazioni e poi delle guerre per bande che si scatenarono per più di dieci anni. Presto la tecnologia sparì, sparirono l’uso della corrente elettrica e delle macchine. Le armi tuonarono fino a che non furono sparati gli ultimi colpi, poi si ritornò all’uso di quelle più primitive, come le spade e le lance o le frecce e le balestre. Ne venne fuori una civiltà del tutto diversa ed arretrata, si ritornò alla schiavitù. E’ impossibile trovare una motivazione a quanto successe, anche perché se al nord gli scontri furono essenzialmente religiosi e nel centro del continente tribali, nel sud, dove la nostra storia si svolge, la guerra per bande si scatenò prima per impadronirsi delle ricchezze del paese e poi per dividersi quel poco che un paese devastato poteva fornire per non morire di fame. Ma non ci fu solo la guerra. Le atomiche produssero disastri inimmaginabili, nei primi mesi che seguirono le esplosioni piovve continuamente e le inondazioni fecero più vittime delle diverse guerre, quando poi smise di piovere ci fu siccità per diversi anni e così perirono diversi altri milioni di uomini. Il risultato fu che dopo cinque anni, tra guerre, carestie, inondazioni e quant’altro il continente regredì rapidamente di secoli. Alla guerra per bande parteciparono anche le donne che per sopravvivere diventarono dure come e più degli uomini. Divennero le compagne dei guerrieri e guerriere loro stesse. La necessità di avere degli schiavi in quelle condizioni fu immediata. Le bande diventavano sempre più grandi ed ormai assomigliavano sempre più ad eserciti di diverse migliaia di persone. In quella situazione ci volevano donne ed uomini che si prendessero cura di chi combatteva e lavorassero per loro. Come sempre, accadde che gli schiavi vennero utilizzati anche sessualmente ed anche in questo caso le donne guerriere non rimasero indietro. Rapidamente caddero le inibizioni e le amazzoni si presero il loro spasso, anche quando avevano dei compagni, che dovettero smettere presto di essere gelosi. Mentre le città venivano rase al suolo le bande iniziarono ad impadronirsi di un territorio ed in modo primitivo lo difesero e si organizzarono. Chi era fuori da queste bande o morì o fu reso schiavo, ciò capitò spesso anche a cittadini, a quel tempo, ricchi e potenti. La carestia fece una strage epocale, solo i più duri sopravvissero, sia tra gli schiavi che tra i guerrieri. Ci vollero dieci anni per raggiungere un equilibrio ed un nuovo ordine. Quando nel sud dell’Africa, le bande, che all’inizio erano migliaia si ridussero ad un centinaio di eserciti, fu possibile arrivare ad un accordo e fu fondato il Dravor. Nessuno ci avrebbe scommesso un tozzo di pane che sarebbe durato, ed invece funzionò. I contrari furono sterminati. Koss fu uno dei fautori dell’accordo. Intanto la popolazione si era ridotta da alcune centinaia di milioni a pochi milioni, una stima diceva che gli abitanti del Dravor erano ormai solo poco più di otto milioni, ed ormai due terzi dei sopravvissuti erano schiavi. L’accordo era necessario se non volevano morire tutti e nonostante le devastazioni c’erano grandi ricchezze e tanto potere da dividere su un territorio immenso che era tutta l’Africa australe.

Tutto era distrutto, bisognava inventare tutto di nuovo. Il modello scelto fu semplice. Prima di tutto c’erano i dravoriani, ovvero i cittadini del Dravor, e poi gli schiavi. Tra i dravoriani c’erano i guerrieri e coloro che a vario titolo avevano fatto parte delle bande che avevano vinto e costituito l’impero. Quindi si dovette provvedere ad un minimo di organizzazione imperiale, con cariche di ogni tipo e quindi una conseguente burocrazia che però non divenne mai molto pesante. Tutti i guerrieri che c’erano al momento dell’accordo non erano poi necessari, ma ne servivano sempre tanti per sorvegliare tutti gli schiavi e venne così costituita una polizia, la guardia imperiale, e un esercito per difendere le frontiere, l’esercito imperiale. Altri guerrieri ritornarono ai loro vecchi mestieri, quelli che nelle condizioni attuali erano possibili, lavori artigianali e commerciali. Le terre, ve ne erano in abbondanza per tutti, furono divise tra i guerrieri, naturalmente i capi si presero estensioni enormi, grandi quanto provincie, ma anche i cens semplici ebbero il loro appezzamento, dopo questa divisione il 90% del territorio era ancora libero e tornava a diventare selvaggio e vivo come secoli prima. Anche gli schiavi furono divisi di conseguenza, la grande maggioranza finì nei campi, ma altri furono mandati a servire la borghesia commerciale ed artigianale che si raccolse nei villaggi e nelle poche città che sorsero, altri ancora furono mandati a svolgere i lavori più umili, ma qualcuno tra i più capaci ebbe importanti incarichi nell’amministrazione anche se mai decisionali.

Uno degli artefici del nuovo ordine fu Koss, capo di una delle bande più numerose e potenti.

Koss dovette scappare dal Dravor, infatti durante una missione al nord aveva scoperto, in presenza di un gran numero di testimoni, di avere generato, fino a quel momento non lo sapeva, un figlio con la sua schiava Saa di cui, doveva ammetterlo, era sempre stato innamorato. Nur era il nome di questo figlio generato con Saa.. In quelle condizioni, Koss sapeva di non poter ritornare a casa, per lui nel Dravor ci sarebbe stato l’ostracismo. Sul luogo della tragedia era presente, oltre allo stesso Leao, l’amante di Koss, Zuna. Mentre Koss rimase in quelle lande desolate con Saa, il figlio fino ad allora sconosciuto Nur ed altri schiavi, Zuna e Leao tornarono nel Dravor.

In quelle terre Koss iniziò a costruire una nuova società. territori liberi e senza più schiavi, ma le trame contro di lui e contro i territori liberi erano continue. Il Dravor non poteva ammettere che esistessero territori liberi. Il primo tentativo affidato a Kira, la prima amante di Koss, la padrona che aveva addestrato Saa a diventare una kalsna, e Zuna, l’ultima amante di Koss, era fallito. Era stato un tentativo di riappacificazione, ma Koss non l’aveva voluto, ora sarebbe stata guerra senza quartiere.

Rusy e Kur

Rusy era molto giovane, ventitré anni, ma era una schiava già navigata, una kalsna della scuola di Kira, che Koss, a suo tempo, aveva acquistato per Zuna, la sua amante dell’epoca. Era passato poco più di un anno, ma sembrava essere passato un secolo. Rusy era di pelle nera, ma non molto scura, evidentemente c’era stato un certo rimescolamento. Si trovava in una piazzetta di Kuanta ed aspettava pazientemente la sua padrona che invece era seduta ad un tavolo all’aperto di una elegante taverna e discuteva animatamente con un row (il più alto grado dell’esercito del Dravor). Zuna dopo la sua missione al nord, che però non aveva avuto il successo sperato, era stata reintegrata nell’esercito del Dravor come karsna (un alto grado dell’esercito equivalente al maggiore). Rusy era davvero bella. Aveva tette grosse, morbide e piene. Le cosce erano forti, il corpo giovane sodo e muscoloso, ma allo stesso tempo tornito e cremoso. Portava i capelli corti e gli occhi erano neri come i capelli. Accanto a lei aspettava lo schiavo del row.
Era un bell’uomo sui quaranta, di colorito olivastro, di razza bianca, ma con qualche tratto arabo, i capelli neri con qualche filo grigio, gli occhi erano anch’essi neri e profondi, alto e ben piantato, mani molto belle e curate. Aveva un atteggiamento umile e rispettoso, come si conviene ad uno schiavo, ma nell’insieme era molto dignitoso. Indossava pantaloni di lino ben tagliati ed una elegante sahariana. Per il Row svolgeva la funzione di segretario, quindi, malgrado fosse uno schiavo, era una persona importante; non solo tra quelli della sua condizione, ma anche tra i dravoriani, guadagnava molto più della maggior parte di loro e sia pure attraverso il suo padrone esercitava nel Dravor un potere che pochi avevano, naturalmente doveva stare attento a rimanere al suo posto, come nell’occasione. Non era nato schiavo, lo era diventato a vent’anni, quando altri suoi coetanei diventavano padroni. Lui fu fatto prigioniero appunto dal suo padrone, il row Quath, che da allora ne aveva sfruttato ampiamente le capacità. Kur disponeva di una mente acuta e di grande valore, ciò l’aveva salvato dal dover finire per fare qualche lavoro umiliante o peggio nella miseria più nera. Quando aveva capito che non aveva scelta si era messo al servizio di Quath ed ora se la passava molto bene, ma schiavo era e schiavo rimaneva, di ciò ne era perfettamente consapevole. Per questo sentiva particolarmente l’umiliazione di dover aspettare lì, in piedi, il suo padrone che stava discutendo con la padrona di quella schiava piena di sé, che con lui faceva la sostenuta e neanche lo guardava. Non poteva negare che però era molto bella, ma doveva avere il cervello di una gallina, d’altra parte era una kalsna.
La sua padrona l’aveva presentata come una serva, ma tutto di lei, la sua bellezza, i vestiti costosi ed eleganti, il trucco e soprattutto il suo modo di muoversi dicevano che era una kalsna. L’unico valore di una kalsna, pensava lo schiavo, era nella bellezza e nelle sue capacità amatorie. Ne aveva conosciuta qualcuna, di solito erano schiave al servizio del suo padrone o di suoi amici, doveva ammettere che a letto erano fenomenali, ma quanto ad altro era meglio lasciar perdere. Le più giovani, quelle nate schiave o che lo erano diventate da piccole, poi erano convinte di essere delle gran dame, ormai solo le sue coetanee, molte delle quali avevano concluso quell’attività o stavano per farlo, sapevano quello che erano, delle puttane di uomini e donne importanti o ricchi. Puttane trattate molto bene, ma quella era la loro funzione.
In una generazione il Dravor, pensava lo schiavo, aveva imposto il suo modo di pensare, la schiavitù era diventata una cosa normale ed accettata dagli stessi schiavi. Questa forse era peggio, non sapeva neanche riconoscere l’importanza del suo ruolo, probabilmente sapeva appena leggere e scrivere. Più per darsi un tono che per altro, nell’attesa, le rivolse la parola. – Sei molto bella Rusy, ti trovi bene con la tua padrona? – Intorno a loro passeggiavano distesi i dravoriani più agiati, altri invece andavano di fretta. C’erano in giro anche parecchi schiavi che svolgevano commissioni per i loro padroni e schiave, per lo più in giro per conto delle loro padrone, a fare spese per conto loro. Rusy si girò lentamente verso l’interlocutore ed educatamente, ma senza alcuna partecipazione, gli rispose. – Grazie per il complimento Kur. Sì, la mia padrona è molto buona con me, e tu che lavoro svolgi? – Gli schiavi tra di loro, soprattutto se servivano personaggi importanti, dovevano mantenere un atteggiamento distaccato, ma educato. Gli approcci erano consentiti, i rapporti tra gli schiavi erano liberi, tranne per le kalsna o per gli schiavi di piacere. La sessualità di questi schiavi era completamente controllata dai loro padroni. In ogni caso e per tutti gli schiavi, le unioni formali dovevano essere autorizzate dai padroni.
Che oca, pensò Kur, ma è un’oca molto bella e forse neanche tanto stupida. Quindi rispose.
– Sono il segretario del row, l’uomo che sta parlando con la tua padrona. Il row è il comandante della regione meridionale dell’esercito del Dravor. – Poi maliziosamente aggiunse: – è anche il capo della tua padrona. –
Rusy arrossì, solo ora si rendeva conto che lo schiavo che aveva di fronte svolgeva un ruolo importante e che oltretutto era affascinante. Non molto giovane, ma sicuramente prestante. Si trovò a pensare, chi sa se la sua padrona se lo porta a letto. Rusy si trovò a balbettare qualcosa. – Vivi con il tuo padrone? –
Kur le sorrise per incoraggiarla, quindi le rispose. – No. Vivo in una casetta tutta mia nel quartiere est degli schiavi. Una vecchia schiava mi tiene in ordine la casa, di giorno vado in ufficio o dove comanda il mio padrone. Perché non vieni a trovarmi qualche sera? Potremmo cenare insieme e poi ti riaccompagnerei a casa dalla tua padrona. –
Rusy arrossì di nuovo. Che sfacciato pensò, non sa che una kalsna ha doveri verso la sua padrona ben superiori di quelli di una normale schiava. Poi rispose all’uomo che la guardava sogghignante mentre si dibatteva nel suo dilemma.
– Non so se posso. Di sera c’è il coprifuoco per gli schiavi e poi la mia padrona…, capisci… è molto gelosa. –
Kur scrollò le spalle ed intanto si domandava come mai il suo padrone aveva incontrato la karsna, così per strada invece che nel suo ufficio, l’incontro non era casuale, anche se sembrava tale, poi si rivolse a Zuna. – Devi essere tu a convincerla. – Le diede l’indirizzo, poi si interruppe, i loro padroni si erano alzati e stavano venendo verso di loro. Si salutarono ed ognuno di loro andò per la propria strada.

Zuna si affrettò verso casa sua, ora che era stata reintegrata nei ranghi viveva per conto suo. Il suo rapporto con Leao era sempre in piedi, ma si era raffreddato. Zuna era chiara di carnagione, i capelli erano corvini e lunghi fino alla spalla, era robusta e non molto alta. Era una donna di carattere ed aveva un corpo provocante e pieno di contrasti. Aveva occhi grandi e neri, con un seno grande e sodo, il corpo era allo stesso tempo muscoloso e sinuoso. Muscolose erano le gambe, in particolare i polpacci, ma aveva le cosce ben tornite, la schiena dritta, ma il petto era generoso, e se il viso era spigoloso la bocca era carnosa.
Come soprappensiero si rivolse alla sua schiava. – Cosa voleva da te il segretario del row? – Rusy capì che quell’uomo era importante anche per la sua padrona, lo capì da come ne aveva parlato. La sua padrona non aveva detto: cosa voleva lo schiavo, ma cosa voleva il segretario del row. Raccolse le idee e poi cercò di essere evasiva, ma non del tutto. – Abbiamo parlato del più e del meno. Chiacchiere tra schiavi. Mi ha fatto dei complimenti e spudoratamente mi ha invitato a cena a casa sua. –
Zuna sorrise, ma senza esagerare, intanto pensava rapidamente. – E tu? –
Rusy arrossì di nuovo. – Padrona io sono la vostra kalsna. Non posso andare ad appuntamenti con uomini senza la vostra autorizzazione. –
Zuna sorrise ancora, Rusy non era pudica come Loa, anzi ogni volta che vedeva un padrone che le piaceva ci provava sempre, molti suoi amici le avevano chiesto di poterne approfittare e la schiava si era prestata con gioia. Zuna doveva sempre controllarla, ma con gli schiavi non ci aveva mai provato. Questo era il primo, ed era stato lui ad abbordarla, lei l’aveva osservata e aveva visto che Rusy all’inizio si era mostrata altezzosa, poi un po’ si era sciolta. – Mettiamo che io te lo conceda. Tu ci andresti volentieri? –
Rusy non se l’aspettava, perché la sua padrona voleva che avesse una relazione con uno schiavo che neanche conosceva? Un conto erano i suoi amici o altri padroni da cui la karsna voleva ottenere qualche favore, ma uno schiavo? Però Rusy avendo ripensato a Kur l’aveva rivalutato, era uno schiavo importante e distinto, educato e colto; anche fisicamente non era male, alto, forte, e con lei si era comportato cordialmente. Esitante rispose alla padrona.
– Non saprei padrona, è molto più grande di me, ma mi è sembrato gentile, voi che dite? –
Porcella pensò Zuna, poi con altre parole incoraggiò la schiava. – Ho qualche esperienza con uomini di quell’età. Ti posso assicurare che sono i migliori. Vacci e divertiti, ma non prendere impegni. Sei ancora molto giovane per le decisioni importanti. –

Le aveva offerto una cena squisita, avevano conversato amabilmente e senza che Rusy se ne accorgesse aveva avuto numerose conferme di quello che sapeva già, più qualche dettaglio che non conosceva. Poi se l’era portata a letto e aveva avuto altre conferme. Ovvero che quella kalsna era deliziosa, una delle schiave più belle in circolazione ed un amante sublime, molto ingenua, infatti lui l’aveva raggirata come voleva ottenendo tutte le informazioni che gli servivano, ma non completamente stupida.

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La trama

Il bordello degli schiavi si trovava in una delle vie più squallide del quartiere est degli schiavi, in verità era costituito da un insieme di bordelli, almeno dieci, che sorgevano su entrambi i lati e ne occupavano praticamente tutta la via. I padroni dei bordelli erano tutti dravoriani che però raramente ci venivano in visita lasciando tutta la gestione degli affari a degli schiavi fidati. All’ingresso della via a sfondo cieco c’erano sempre alcuni miliziani che avevano il compito di far passare solo schiavi e schiave alla ricerca di qualche prestazione a pagamento e, di notte, con il necessario permesso che consentiva loro di circolare. Per gli schiavi che vivevano in quel quartiere il permesso non era necessario. Alcuni di loro arrivavano sul luogo in calesse o a cavallo, la maggior parte a piedi. Nel quartiere si poteva trovare di tutto, ovviamente puttane, la maggior parte non molto giovani e neanche molto belle, anche se vi erano delle eccezioni, poi prostituti per le schiave che bisognavano di quelle prestazioni, questi erano di solito giovani e prestanti e ad essi, ma non in quel luogo, non di raro ricorrevano anche molte dravoriane, infine checche, lesbiche, travestiti e transessuali. Di questi ultimi, alcuni erano stati obbligati a quel ruolo, ma la maggior parte vi si era ritrovato con piacere. Gli avventori erano schiavi di tutti i tipi, in genere però non abitavano con i padroni, erano per lo più maschi, ma c’era una bella fetta di femmine. Ci andava anche chi non aveva alcun interesse per le prestazioni sessuali solo per il fatto che lì dentro era impossibile trovare un dravoriano, e quindi si poteva godere di una certa libertà.
Kur si trovava nel migliore dei bordelli, era diretto da una vecchia puttana che a suo tempo l’aveva sverginato e gli aveva insegnato diversi trucchi, allora era molto giovane e Kur era solo un ragazzo, la vecchia fiamma era una cicciona nera con la quale ancora di tanto in tanto rinverdiva le vecchie passioni. Kur nel bordello di Moa ci stava bene, ci andava almeno un paio di volte alla settimana, lì poteva condurre i suoi intrighi con una certa sicurezza, le ragazze, erano le migliori della zona e lo adoravano, i travestiti anche. Il bordello era una palazzina a più piani con diverse sale e molte camere. Kur passava la maggior parte del tempo in una saletta al secondo piano che Moa gli riservava quasi in esclusiva. Al contrario di come si presentava dal di fuori, quel bordello dentro era pulito e dignitoso. Nella saletta insieme a Kur c’erano altri due schiavi ed avventori, un medico un po’ più anziano di Kur ed un operaio. Con loro c’era anche la kalsna, Ara, del padrone di Kur che quella sera il suo padrone aveva lasciato libera ed era andata a trovare Kur e con lui era arrivata al bordello di Moa.
Li serviva un giovane travestito che sculettava portando dolci e birre e che si faceva palpare con evidente piacere. Il giovane travestito di razza bianca, in quel momento indossava una generosa minigonna che copriva ben poco delle belle gambe e del culetto stupendo. Il medico anche lui di razza bianca lo attirò a sé e lo fece sedere sulle sue gambe. Continuando a chiacchierare con i suoi amici il medico accarezzava le cosce del travestito e gli stava tirando giù le mutandine. Mirt aveva il viso liscio e vistosamente truccato, gli occhi celesti incantevoli, esaltati da ciglia e sopracciglia lunghissime e curate, una dentatura perfetta ed una bocca imbronciata che reclamava baci. Aveva i capelli lunghi e castani che gli ricadevano sulle spalle, il culo pieno ed alto, non era robusto, ma aveva un corpo tenero e flessuoso, molto aggraziato. Bello come una femminuccia, si muoveva con grazia. Kur non capiva come mai fosse finito in quel bordello e non in uno per dravoriani. Mirt quella sera era felice di poter servire schiavi importanti e raffinati come Kur ed i suoi amici, di solito gliene capitavano di rozzi e puzzolenti che lo trattavano male e lo deridevano. Questi invece sapevano apprezzare le sue qualità e lo trattavano bene, anche la kalsna lo guardava con simpatia. Ara era magra ed alta, ma aveva due belle tette, grosse e succulente, le cosce lunghe ed il ventre piatto, i capelli erano corvini, lunghi e leggermente arricciati, ora li portava sciolti e le ricadevano sulle spalle, era di pelle scura, una mezzosangue di circa trent’anni molto apprezzata dal suo padrone. Mentre il medico stava allargando le natiche del travestito Ara si era spogliata, il suo era un corpo stupendo, statuario, senza un filo di grasso, ma con tante curve e un seno notevole. La kalsna si era chinata tra le gambe del travestito e gli aveva preso il cazzetto in bocca. Mirt per poco, dalla gioia e dal piacere non svenne e non gridò come un indemoniato, il medico intanto lo aveva inculato e lui godeva come un matto da entrambi i lati. Vizioso, il travestito si era messo un dito in bocca e se lo succhiava ossessivamente. L’operaio, un nero, alto e robusto, si era sbottonato la patta. Il cazzo era corto e tozzo, molto grosso. Si avvicinò a Mirt, gli levò il dito dalla bocca e gli diede altro e di più grosso da ciucciare. Il ragazzo accettò volentieri lo scambio, quasi si slogò la mascella per accoglierlo tutto. Anche Kur si sbottonò la patta e si chinò dietro Ara. La conosceva già molto bene, si poteva dire che fossero amanti, anche se non l’aveva mai reso ufficiale, difficilmente il padrone avrebbe acconsentito all’unione e soprattutto al fatto che la kalsna andasse a vivere fuori di casa sua. Kur l’accarezzò sulle natiche e lei si dispose ad accoglierlo senza smettere di succhiare Mirt che ormai stava per raggiungere l’acme. Il ragazzo si dimenava sul cazzo del medico senza smettere di succhiare quello del nero. Kurt si alloggiò dentro Ara e la baciò sulle spalle accarezzandola sul seno generoso. Il medico baciava il collo di Mirt e gli stropicciava le tette piccole e morbide. Fu impossibile capire chi venne prima e quante volte Mirt sollecitato da più parti raggiunse l’orgasmo. Al termine il travestito giaceva a terra molle e svuotato di ogni energia. Fu Kur che lo sollecitò con gentili colpi del piede sui fianchi. – Sparisci – gli disse, – e dì alla tua padrona che abbiamo bisogno di lei. –

Moa arrivò qualche minuto più tardi, quando ormai tutti si erano ricomposti ed erano di nuovo concentrati su quello che avevano da fare. Moa nonostante l’età, era sui cinquanta, e nonostante la ciccia era ancora agile e piacente. Si accomodò su una poltrona della saletta e disse – un giorno o l’altro ci impiccheranno tutti. –
Kur la guardò sorridente, quello di Moa era un modo come un altro per esorcizzare i pericoli che correvano. – Ora vi racconto quello che so e poi vedremo cosa fare. – Kur riordinò i suoi pensieri e poi raccontò quello che sapeva. – Al nord c’&egrave una ribellione in corso. Quel Koss, che era stato Mirv della guerra, ha ormai rotto con il Dravor ed ha costituito una zona libera. L’esercito del Dravor si sta preparando ad invadere quei territori. Lo so per il mio ruolo e ne ho avuto conferma dalla kalsna di una karsna che farà parte di questo esercito. Il mio row sarà a capo di questo esercito ed io probabilmente andrò con lui. Questo &egrave un bene perché potrò manovrare per ottenere il fallimento di quella missione. Probabilmente anche Ara seguirà il suo row e mi potrà dare una mano. –
Kur fece una pausa, ora venivano le cose più importanti. – Potremo avere successo, se anche in altre zone del Dravor ci saranno ribellioni che distrarranno l’esercito imperiale dall’unico obiettivo che oggi ha. Non mi aspetto grandi cose, ma la giusta tensione perché non siano tranquilli e non solo qui a Kuanta, ma dovunque &egrave possibile. I ribelli poi dovranno cercare di scappare verso il confine e mettersi in salvo nei Territori Liberi di Koss. A questo dovrete pensarci voi che rimanete qui. – Il medico, l’operaio e Moa assentirono. Kur riprese a parlare. – Purtroppo non ho idea di come entrare in contatto con Koss, in quella zona non abbiamo membri della nostra organizzazione e se ci sono ribelli non li conosciamo. – Kur sospirò, ora doveva dare un’informazione delicata. – E’ possibile, ma non &egrave sicuro, che Kira dravna della regione dei Grandi Laghi sia in combutta con Koss. Kira era l’amante di Koss, ma chi accusa Kira &egrave un’altra sua ex amante e non ne &egrave sicura neanche lei. – Kur fece un’altra pausa. – Se fosse così sarebbe molto importante, dobbiamo accertarcene, a quel punto attraverso Kira potrei parlare con Koss e potremmo riuscire ad allargare i Territori Liberi a quelle regioni. –
La discussione durò tutta la notte. Ogni tanto chiamavano Mirt perché portasse da bere, il problema che non trovava soluzione era quello relativo a come contattare Kira, su tutto il resto avevano trovato il modo di organizzare le faccende. Mirt nonostante l’ora tarda era sempre fresco e provocante. Kur nonostante la stanchezza ci stava facendo un pensierino, da quel pensierino venne l’idea. – Il tuo padrone non capisce niente – disse rivolgendosi a Moa. – E cosa c’entra questo con quello che stiamo esaminando? – rispose piccata la nera.
– Quel ragazzo – fece capire che si riferiva a Mirt, – in questo bordello &egrave sprecato. Con adeguata preparazione potrebbe diventare un travestito che potrebbe rendere dieci volte di più di oggi. –
Il viso di Moa si aprì in un grande sorriso. – E Kira ha la migliore scuola di kalsna del Dravor. – Ara fece una smorfia disgustata, lei non era una kalsna di quella scuola, ma non si sentiva seconda a nessuna, poi però fece l’osservazione che tutti si aspettavano. – Mirt non fa parte della nostra organizzazione, non ne sa niente, come potremmo contare su di lui? Sempre ammesso che si riesca a spedirlo da Kira e che lei lo accetti. –
– Oh, la donna &egrave venale, se la paghi accetterà e Mirt &egrave proprio un bel ragazzino perché non dovrebbe accettarlo. In quanto a spedirlo, convincerò io il nostro comune padrone che Mirt può rendergli molto di più. Lui si fida di me e fa tutto quello che gli dico e Mirt ne sarà felice, dopo potrà andrà a lavorare in un bordello di prestigio e guadagnare molti più tel di quanto ne guadagna qui. – Moa era raggiante delle sue idee.
Kur concluse la riunione. – Non c’&egrave bisogno che Mirt sappia cosa va a fare lassù, anzi sarà convinto di fare tutto il contrario. Io dirò al mio row che Mirt &egrave una nostra spia e che per sicurezza farò io da tramite con il travestito. –
– Geniale – applaudirono tutti.

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https://www.amazon.it/Koss/e/B06WVH29MD Mirt e Kira

Moa non perse tempo due giorni dopo Mirt era già in partenza, contento e felice, per la scuola di Kira. Ci arrivò una settimana dopo con un pagherò di mille tel e una lettera di richiesta del suo padrone. Kira non c’era. Vasa la sua preferita e factotum alla scuola sospirò e gli disse – non so se la padrona ti vorrà e se i mille tel saranno sufficienti, comunque per ora starai qui e farai da serva, quando la padrona arriverà deciderà. – Mirt la guardò sconsolato, si stava mettendo a piangere, Vasa si impietosì – su non fare quella faccia, penso che ti prenderà, ma molto dipenderà da come ti comporterai in questi giorni e da quello che le dirò io. –

Mirt le sorrise entusiasta. – Farò tutto quello che mi ordinerai. Lo giuro. – Vasa stessa si meravigliava di quanto rinomata fosse la scuola di Kira, ma lei per prima sapeva che era un’ottima scuola e che lei stessa era una delle maestre migliori. Vasa, la favorita di Kira, era una magnifica schiava. Formosa, tutta curve, soffice e morbida. Vasa aveva un viso paffuto ed i capelli lunghi e castani che le scendevano sciolti sulle spalle. Castani, con riflessi dorati, erano anche gli occhi, Mirt ne fu conquistato e decise che l’avrebbe accontentata in ogni suo capriccio.

Kira era una donna di gran carattere e temperamento, alta e formosa lo era sempre stata, con gli anni, ormai ne aveva più di quaranta, il suo corpo era diventato più morbido e abbondante, ma era sempre appetitoso a cominciare dalle gambe lunghe e tornite e dal culo ampio e morbido. I capelli corvini e lisci li portava lunghi fino alle spalle, la pelle era chiara e lucente, gli occhi neri, la bocca sensuale.

Kur seppe la data precisa della partenza da Rusy prima che dal suo padrone.

– Partiremo tra tre giorni – gli disse la kalsna.

– Come sai che ci sarò anch’io e che ci sarai pure tu? –

– Il capo della spedizione è il tuo padrone, la mia padrona comanderà una delle divisioni e naturalmente mi porterà con sé, immagino che altrettanto farà il tuo padrone. So che si porterà la sua kalsna. Com’è? –

– Tu sei molto più bella ed abile – rispose Kur sorridendo, poi la buttò sul letto e smisero di parlare.

Koss aveva superato i quaranta, ma era ancora forte, alto e robusto. I lunghi capelli neri e fini avevano qualche striatura di grigio, ma la vita che aveva condotto, a parte parentesi comode e mondane, era stata randagia ed all’aperto. Aveva ancora le guance scavate e occhi fiammeggianti. Il corpo era un fascio di muscoli e l’uomo appariva terribilmente affascinante.

Koss governava i Territori Liberi, erano grandi quanto una piccola provincia di uno Stravor del Dravor, l’impero del sud di cui era stato uno dei grandi esponenti. Koss governava ormai alcune migliaia di uomini e donne che si erano raccolti in quei territori. Troppo poco per le sue ambizioni, ma quello che gli mancava oltre al potere e più che il potere era la civiltà.

E’ vero la civiltà del Dravor si basava sulla schiavitù che lui aveva ripudiato, ma nel Dravor c’erano uomini e donne sofisticati, botteghe, commerci e cibi raffinati, grandi palazzi e belle case, città vive e bei luoghi da frequentare. Non poteva pensare di ricostruire tutto ciò nei Territori Liberi e conquistare il Dravor era impossibile, poteva mettere in campo mille uomini contro i trecentomila dell’esercito del Dravor, che volendo si potevano raddoppiare o triplicare. Anche fomentare la rivolta gli sembrava inverosimile, gli schiavi erano cinque milioni, ma rassegnati e una rivolta probabilmente avrebbe portato l’anarchia nel paese e distrutto tutto quello a cui lui anelava. Doveva giocare d’astuzia, Kira la sua donna di un tempo che era rimasta nel Dravor e che era ancora molto potente l’avrebbe aiutato, ma non bastava. Gli servivano comunque molti più uomini di quanti ne aveva, la soluzione dei suoi problemi era a nord, doveva saperne di più su quell’impero e l’unica che poteva fornirgli qualche informazione era Sulika, la Sarma dei rozi e dei pigmei dei Territori Liberi.

Sulika era una pigmea abbastanza più alta del normale per la sua razza. Sulika era bellissima. La carnagione della pigmea non era nera come quella delle altre pigmee, ma di un colore bruno e tendente al miele. Anche i capelli non erano crespi come quelli della sua razza, ma lisci e lunghi fino alle spalle, gli occhi erano obliqui come quelli delle orientali. Le tette della Sarma erano piccole, ma piene, le cosce snelle, ma tornite e così pure le natiche

Loa era un transessuale, ma ormai era donna anche nell’intimo, ci aveva messo tanto per diventare così. Era alta e bionda, il viso bello e le gambe lunghe, un seno da capogiro che risaltava ancora di più sul corpo snello e delicato, aveva occhi celesti. Aveva un corpo meraviglioso e tenero. Ora stava beata tra Koss e Sulika le due persone che più di tutte amava. Koss la prendeva da dietro e le stringeva le grandi mammelle che Sulika davanti le leccava, mentre sfregava la fica su quella della kalsna. Loa era al settimo cielo e non capiva assolutamente niente di quello che i due si stavano dicendo.

– A nord non c’è un impero come quello da cui vieni e che mi hai descritto: il Dravor. Ci sono tante tribù primitive che si sono spartite il territorio e che per ora non si combattono, i bianchi sono molto pochi e male organizzati, in gran parte del territorio i cavalli e la cacciagione di grosso taglio non esistono, ci deve essere qualcosa nell’aria che a noi non fa niente, ma che uccide quegli animali. –

– Quante tribù? Quanti uomini? – chiese Koss mentre spingeva il cazzo dentro Loa che mugolava felice.

Sulika era intelligente, in quei mesi aveva imparato a contare a leggere e scrivere, era ormai una donna preziosa per i Territori Liberi.

– Migliaia di tribù più o meno grandi, centinaia di migliaia di uomini e donne, perché ti interessa? – disse mentre mordicchiava un capezzolo di Loa.

– Mi serve un grande esercito per poter conquistare il Dravor. Qui ho pochi uomini. –

– E vuoi utilizzare quelli delle tribù dell’impero di centro, ma sono guerrieri poco abili, ci vorranno anni per conquistarli e istruirli. –

– Ho tutto il tempo che serve – disse Koss in modo definitivo.

– E come farai a muoverti in quel territorio immenso senza cavalli? – chiese la Sarma.

– Questo è un problema, non ci avevo pensato, sei sicura che per gli uomini non ci siano pericoli? –

– No, nessun pericolo per gli uomini, io e la mia tribù abbiamo attraversato gran parte dell’impero e siamo qui. Nelle zone dove non ci sono animali vivono poche tribù, utilizzano schiavi e schiave particolari come bestie da soma. –

– Non possono sostituire i cavalli e i muli – disse Koss sorpreso, anche questo non lo sapeva, nel Dravor utilizzare uomini e donne come pony era un semplice piacere sessuale, ormai molto diffuso.

– Si tratta di donne e uomini molto forti, hanno una forza doppia o tripla della nostra, ma non hanno nessuna aggressività. Vivono in una striscia di territorio grande come i nostri territori liberi, sono decine di miglia. Ne sono stati catturati a centinaia, e sono usati come bestie da soma, sono molto forti, alti, resistenti e veloci. Le donne come gli uomini. E’ chiaro che non sono forti come i cavalli, ma possono sostituirli in molti compiti. Molte tribù li attaccano ai carri e in alcune li sellano e li montano come pony. –

Koss era sbalordito. Non si accorse neanche che Loa mugolava soddisfatta dopo l’ennesimo orgasmo.

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