Alla ricerca dell’erotico perduto – prologo

Ho quasi trent’anni, e mi sono accorta che la mia carica erotica è sparita. Fossi stata sola forse non ci avrei fatto caso, ma sono in una bella relazione con un uomo che ammiro più di chiunque altro e che mi piace così tanto che a volte, quando sono con lui, mi viene da ridere e saltare per la felicità, e allora gli prendo le mani e iniziamo a ballare sul posto, anche senza musica.
È perchè sono con lui, che stravede per me e che mi starebbe sempre con le mani addosso, che mi sono accorta che la mia sessualità è sparita. Sì, ok, ogni tanto mi masturbo per dormire più tranquilla, ma in me non c’è più la benchè minima traccia di erotismo. Non so che fare. I porno mi sembrano irritanti e ridicoli, e i racconti un insieme di fantasie tenute assieme da sintassi patetica e stile mediocre – e il fatto che, sotto sotto, la maggior parte della pornografia e dei racconti porno siano effettivamente ridicoli o patetici non aiuta. Sì, sto parlando anche di questo sito, ma tanto lo sappiamo tutti.
Inutile dire che questo, nella relazione, è un problema: piccolo, per fortuna, perché a comunicazione ed empatia abbiamo forti, e perché comunque il sesso non è che mi faccia schifo, ma la mia totale assenza di erotismo, di gusto nel fare l’amore o anche solo nello scopare, è sparita. Da un mese all’altro, direi.

E così eccomi nel mio primo capitolo di ricerca dell’erotismo perduto. Le cose che mi piacevano prima non sembrano più interessarmi: avrò cambiato gusti? Forse dovrei provare altro? O magari ho solo altri pensieri, e dovrei semplicemente dedicare più spazio mentale alla sessualità. Chissà.
A questo punto posso fare due cose: preoccuparmi e chiedere aiuto ad un medico, oppure decidere che questa è la mia buona occasione per percorrere al contrario la storia della mia sessualità e del mio erotismo. Ricordarmi cosa è successo, cosa pensavo, cosa mi piaceva; cosa sia venuto prima (le influenze esterne o la mia ispirazione interna?) e rileggere tutto con uno sguardo nuovo. Forse ripercorrere i vecchi passi. Non so bene cosa potrà venirne fuori, ma qualcosa mi dice che non me ne pentirò.

E dunque, si va: proverò almeno a cominciare dall’inizio.