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Racconti di DominazioneTradimento

Comportarsi da puttana

By 12 Aprile 2023No Comments

– Barbara, ho pensato a te per il prossimo corso di aggiornamento internazionale che riteniamo molto importante per la nostra azienda. La prima parte sarà residenziale e successivamente in FAD. Pensi di aver problemi a rimanere fuori sede per una settimana? Fra l’altro la location è magnifica e nei momenti di pausa potrai rilassarti. – Così si rivolgeva a me il mio AD all’incirca un mese prima.
– Nessun problema, e anzi sono lusingata e gratificata per la fiducia che riponete in me. Accetto con piacere e mi impegnerò per ottenere le conoscenze utili per un nostro sviluppo.
Barbara, quarantacinque anni, aveva raggiunto un livello molto elevato nella sua azienda ed era molto apprezzata. Coniugata con figli, due bravissimi ragazzi che frequentavano l’università. Sposata molto giovane, con suo marito viveva un rapporto tranquillo, forse troppo tranquillo. Si era convinta perciò che qualche evasione potesse dare una piacevole scossa alla sua routine sessuale, altrimenti, un po’ piatta. Si ero concessa, saltuariamente in verità, qualche scappatella al momento opportuno che non aveva per nessun motivo determinato problemi alla sua unione coniugale che rimaneva solida; si era trattato di andare incontro con grande piacere alla soddisfazione di un’esigenza puramente carnale.
Mentre si preparava alla lezione queste considerazioni le occupavano la mente, rese attuali e sollecitate da un incontro fortuito con Mohammed, un aitante anglo-egiziano decisamente sexy e suo tutor, avvenuto nella palestra dell’albergo di buon mattino prima dell’inizio del le sessioni. Mohammed l’aveva riconosciuta e sorridendo aveva corretto alcuni movimenti sbagliati nell’esecuzione di un esercizio. Non sapeva la donna, se casualmente o meno le avesse toccato il seno, ma questo le aveva provocato una piacevole emozione. Aveva certo notato il fisico muscoloso di John ma sospettava che a quello spettacolare muscolatura corrispondesse un’altrettanto voluminosa massa sotto i pantaloni; la sua fantasia si era accesa e con lei una voglia matta di verificare se le sue supposizioni erano fondate.
Avendo notando poi l’interesse manifestato verso la sua persona era speranzosa di poter soddisfare questa sua lussuriosa curiosità dal vivo.
D’altro canto il professore aveva dai primi momenti apprezzato quella donna decisamente attraente: volto piuttosto bello, fisico armonioso fornito di seni e culo magnifici e che corrispondeva perfettamente all’ideale di donna occidentale – e tanto più italiana – per cui nutriva una vera e propria predilezione.
Alle 8.30 iniziò puntualmente il corso che Barbara seguii con scrupolosa attenzione ma durante la pausa lei rimase in aula, a differenza della quasi totalità dei corsisti, mentre John controllava la serie di slide per la successiva sezione e diede inizio al suo gioco seduttivo.
Allargò e serrò le cosce in un gioco di accavallamento delle gambe, che poteva apparire involontario, casuale. Dosando con sapiente malizia i suoi movimenti, dischiuse sempre di più la radice delle sue cosce dove la sua figa faceva, senza slip, una provocante esibizione di sé, ad uso e consumo esclusivo del docente nell’aula semivuota e distratta. Il prestante docente non si era perso certamente lo spettacolo e dovette fare appello a tutto il suo self control per evitare di esplodere.
Alessandra non era ancora uscita dall’aula, quando le arrivò la notifica di un WhatsApp da parte di Mohammed – non era strano che lui possedesse il suo numero considerato che all’inizio del corso docenti e discenti si erano scambiati i numeri.
– Stasera alle 18 è previsto un giro turistico per i corsisti in pullman nei dintorni fino all’ora di cena. Penso invece che mi rilasserò da solo nella mia camera, al 415.. Se desideri chiarimenti sulla lezione di oggi o semplicemente scambiare qualche parola…
– Alle 18 sarò da te. A presto. – Rispose compiaciuta della piega che stava prendendo la situazione.
Mentre il pullman partiva puntuale l’ascensore si apriva al quarto piano dell’albergo. Barbara, con il cuore in tumulto, controllato che il corridoio fosse deserto, bussò lievemente alla porta che si aprì e subito si richiuse dopo il suo ingresso nella stanza.
– Mi fa molto piacere tu sia qui. Gradisci qualcosa da bere?
Non aspettò una sua risposta ma chinatosi baciò Barbara che era decisa ad andare fino in fondo.
Mohammed la condusse per mano fino al letto e la spogliò iniziando dalle scarpe fino a denudarla completamente.
– Sei bellissima, mi sei piaciuta dal primo momento in cui ti ho visto -. Il suono basso profondo della voce dell’uomo le parve far vibrare il suo corpo dall’interno e avvertì l’emozione pervaderla tutta. Le dita brune e grandi dell’uomo affondavano nei morbidi candidi tessuti del corpo della donna in un cromatico contrasto alquanto erotizzante. I suoi denti strinsero i capezzoli di Barbara che svettavano duri ed eretti.
Mohammed esplorate le cavità di quella femmina ormai supina al suo volere, la sollevò con irrisoria facilità e inaspettatamente e bruscamente la scaraventò sul letto. Le divaricò le gambe, affondò il suo faccione fra le cosce della donna e si mise a leccarle la figa. Lei ebbe un sentimento di smarrimento sentendosi in balia di quell’uomo nero di cui – si rendeva conto – non aveva valutato la travolgente impetuosità e il cui comportamento francamente selvaggio la stupiva. Emersero in lei ancestrali e nascoste paure, ma tuttavia era attirata in quel gorgo di lussuria. La lingua lunga larga di John come fosse un osceno serpente, le frugava fra le inguini , la bagnava della sua saliva, allargava le piccole labbra, penetrava potente e instancabile, giocava col suo clitoride fulcro di un immenso piacere. Barbara ansimò mentre lui esplorava eroticamente le sue cavità e odorava come un animale in calore il suo corpo, mugugnava parole di gradimento intenso che risultavano incomprensibili poiché le sue labbra e lingua erano affondate nelle carni intime, fragranti e stillanti della donna.
Per un attimo Barbara ebbe l’istinto di liberarsi da quella stretta ma, constatatane la velleità, desistette e si abbandonò a quel piacere che la stava sopraffacendo.
– Vengooooo Mohammed continua, mi fai impazzire, siiiii insisti.
Mentre giaceva appagata sul letto l’uomo si denudò e agli occhi increduli di Barbara si palesò lo spettacolo di una sontuosa verga priva di prepuzio e due testicoli in proporzione.
– Ti piace, è grosso abbastanza per te puttana italiana? Adesso prendilo in bocca e succhiamelo. – Ora il linguaggio del professore era triviale. Era come se l’educazione, l’aplomb inglese che Mohammed esibiva in pubblico si fosse dissolto: un fragile involucro di buone maniere sgretolatosi rivelava un ribollire di lussuria selvaggia e furiosa.
Ale si inginocchiò davanti all’uomo fissando quel delizioso prodotto della natura: per l’emozione le tremavano le mani quando afferrò il mostro in erezione: lo leccò incredula, ne assaporò con l’olfatto e con la lingua l’afrore di maschio, lo ingoiò, lo risputò lucido della sua saliva, lo riprese di nuovo all’interno della cavità orale percorrendone con la lingua il glande circonciso; si sentiva a tratti soffocare da quel pene che esercitava una pressione considerevole sul suo palato e che ulteriormente lievitato sembrava essere in procinto di esplodere con l’ emissione di sperma..
L’uomo però voleva altro e, spinta la donna di nuovo sul letto, con una mano le immobilizzò le braccia al di sopra della testa e tenendole allargate le cosce si avvicinò con quell’enorme cazzo. Barbara estasiata e preoccupata insieme, esclamò:
– Santo cielo!
D’un balzo, la verga mirabile era fra le sue cosce spalancate e la invase, la massa di carne pulsante entrava nella sua carne e si retraeva per affondare di nuovo in una brutale e intensa penetrazione tesa solo al suo esclusivo piacere e indifferente a quello della donna. Tuttavia anche per Barbara l’eccitazione cresceva, montava come una marea. Mohammed instancabile cambiava la posizione degli amplessi: in particolare parve apprezzarne una in cui afferrati i piedi di Lei e poggiati sulle sue spalle potè spingere ancora più in profondità.
– Mai provato nulla di simile – pensava concitata -, poi urlò: – Riempimi tutta.
Non aveva ormai più pensieri razionali ma si agitava, scuoteva a destra e sinistra il capo posseduta da quel rapporto martellante, senza tregua di quell’uomo brutale le cui voglie apparivano insaziabili.
– È così grosso! Mohammed. Spingi e non fermarti, vienimi dentro.
Finalmente fu la volta dell’uomo che ansimava e muggiva come un toro: il liquido seminale le inondò la figa, caldo e appiccicoso.
Barbara era distesa, priva di forze, abbandonata sul letto dopo l’estasi con le braccia aperte mentre fra le sue gambe divaricate il seme dell’uomo colava sul lenzuolo. Rivoli di sudore scorrevano sulla sue pelle calda.
Mohammed ora era in bagno e dopo aver fatto scorrere l’acqua del rubinetto – probabilmente stava bevendo – lo sentivo armeggiare fra le sue cose. Desiderò farsi una doccia perché le sembrava di essere sporca e puzzare.
– Mettiti prona che voglio farti un bel massaggio – rise fragorosamente.
Quella risata le risuonò beffarda.
Barbara fece come le era chiesto e da quella posizione, sollevando il capo potè scorgere la grossa mano di Mohammed che appoggiava sul piano del comodino un barattolo di olio di mandorle. Sotto l’azione di quelle forti mani che massaggiavamo, sulle spalle, lungo il dorso, i fianchi fino ai piedi, lei si rilassò stanca com’era.
Poi le mani risalirono, scivolando grazie all’olio, fino ai glutei della donna che vennero divaricati: con un sussulto lei avvertì l’introdursi di un dito nell’ano, seguito da un altro che lubrificavano e dilatavano l’orifizio che progressivamente si rilassava.
– Non avrà mica intenzione di….
Il suo pensiero era ancora in fase di formulazione quando Mohammed afferratole i fianchi le sollevò il bacino; compreso tutto provò a divincolarsi, invano. Avvertì il peso dell’uomo sul letto dietro di lei. Non che lei non apprezzasse quella pratica che, rifiutata da suo marito perché ritenuta sordida, aveva appreso qualche mese fa da un giovane stagista con cui aveva trascorso un paio d’incontri bollenti, ma temeva le dimensioni di quel palo. Infine era stanca per oggi di sesso, ma quella bestia lussuriosa sembrava essere insaziabile. Così quando la larga cappella, dilatato l’anello dello sfintere, violò il suo bocciolo, urlò:
– Mi fai male. Mi stai rompendo il culo. Basta ti supplico, lurido animale!
Parole vane.
– Non negare che ti sta piacendo il mio grosso cazzo, tu sei venuta per questo non è vero?
Le piaceva si – lo doveva ammettere – e intendeva proseguire, pur soffrendo.
Il pene si muoveva impetuoso, con affondi e ritirate, deciso a mettere il suo sigillo, lasciare la sua impronta dentro le viscere di Barbara incurante dei lamenti e delle proteste di lei. La donna per attenuare quella sofferenza o per incrementare la sua eccitazione e il suo godimento, che progressivamente diventavano travolgenti, prese a titillarsi sempre più velocemente il clitoride.
Mohammed ansimava rumorosamente dietro di lei e finalmente esplose nel suo orgasmo inondando del suo seme caldo le viscere della donna che, solidale nel tempo, provò un’estasi travolgente.
Finito tutto sdraiati sul letto, lui l’abbracciò e con voce dolce, riprendendo le sue usuali cortesi maniere, le sussurrò:
– Ti ho soddisfatto meravigliosa troietta italiana?
Barbara riconoscendo che era veramente una puttana dentro, sfinita ma appagata, gli sorrise.

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