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Trio

Angeli nel buio

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

“You are my angel / Come from way above / to bring me love…”

Così partivano la mia macchina e la mia serata, allietata da subito coi Massive Attack, mentre andavo al mio primo “appuntamento al buio”. Mentalmente ripercorrevo le tappe che mi avevano portato a vestirmi elegante e accettare una cena con una sconosciuta…

Due giorni fa ero in bar fuori da scuola con una mia compagna di classe che non vedeva l’ora di comunicarmi la notizia: “Cosa fai venerdì sera?” “Non so, credo niente. Perchè?” “Beh, c’è una cena a casa mia…” “Ah sì, chi viene?” “Io, tu, il mio ragazzo, Marina…” attendo gli altri nomi ma intuisco dal sorriso malizoso che non ne usciranno altri dalla sua bocca. Mi focalizzo subito sull’ultimo, prendendola alla larga: “Come mai solo in quattro?” “Veramente si potrebbe dire che è solo per due” fa lei incuriosendomi. “Mi vuoi dare dell’incomodo?” la provoco “Gli incomodi sono due e tu non ne fai parte”. Touchè. Meglio andare al sodo. “E chi sarebbe questa Marina?” “Una mia amica che vorrebbe conoscerti. Ti ha visto in una foto con me e mi ha chiesto chi eri. Non le ho detto cose brutte di te e sapendo che non ha il ragazzo…”. Ma guarda cosa mi deve capitare, anche l’amica dell’amica in caccia. Questa proprio mi mancava. “Senti, la prossima volta devo farti un’autorizzazione scritta prima che tu possa interferire anche minimamente nella mia vita privata, ok?” “E’ inutile che te la tiri tanto, la cena è per farvi conoscere e lei ci tiene tanto…veramente anche io…da quant’è che non esci con una ragazza?”. Ma un mazzetto di cazzi propri fatica a farselo, eh?. “Arianna, senti, primo non sono affari tuoi, secondo non voglio fare brutte figure, e terzo mi spiace proprio per la tua cena, ma” “Allora alle otto e mezza da me, ok? Mettiti qualcosa di carino, devi fare bella impressione. La tua assenza non è contemplata. Ci vediamo venerdì. Ciao!” “Ehi, e domani?” “Vado in marina domani, devo studiare. A venerdì, puntuale!”

Eccomi qui allora, alle otto e ventinove precise, suonare il campanello. Mi apre la padrona di casa. “Ehi, avevo detto qualcosa di carino, non è un matrimonio…Entra dai, tanto lei non è ancora arrivata”. Mi accomodo, saluto Francesco, il suo ragazzo, aspettando con trepidazione e timore. Sarà carina, passabile, oca, grassa, magra, come? Che parte di me devo tirare fuori? Mah, speriamo che l’alcool dia una mano. Mi accendo una cicca, mentre Francesco mi tedia con uno dei suoi interminabili aneddoti. Interviene il campanello. Arianna apre e dietro di lei scorgo appena una gonna lunga, marrone. Bleah. Già mi smono, ma poco dopo la porta si richiude. Ha rinunciato? No, era solo sua madre che la doveva avvisare di non so cosa. L’aneddoto sta per concludersi quando l’odiato campanello suona ancora. Stavolta entrano un paio di scarpe nere sormontate da due robusti polpacci, mentre il resto delle gambe si nasconde sotto una splendida gonna nera con disegnato un ideogramma sul fianco. Il mio sguardo segue quel corpo, notando una camicia bianca con scollatura a V senza maniche e una collana a sferette di legno adagiata sulla pelle nuda. Il mento è morbido, le labbra piccole, gli occhi orlati di matita nera risaltano nel loro azzurro intenso. La frangia castana cade sulla fronte e il resto dei capelli si posa delicato sulle spalle. Il polso destro riluce di un sottile braccialetto d’argento con inciso il nome in corsivo: “Marina”, mentre la mano dalle dita affusolate si infila nella borsetta per estrarne un accendino. Lo porge ad Arianna, si volta verso di me, mi bacia sulle guance, inebriandomi col suo profumo. Nessuno spreco di convenevoli o presentazioni, e siamo a tavola. “Scommetto che Ari ti ha parlato male di me…” scherza, lanciandomi un’occhiata. “Veramente mi ha lasciato totalmente all’oscuro. E poi, perchè avrebbe dovuto?” “Perchè è fatta così. Mi vuole troppo bene. Come ti ha convinto a venire?” Sto per rispondere ma Arianna interviene: ” Non è stato difficile: ha accettato subito…” Sì, certo, come no. “Probabilmente ero solo curioso. E’ stata tutt’altro che una pessima decisione, comunque” rispondo decidendo di giocare la carta dell’adulazione. Continuiamo coi botta e risposta e capisco di piacerle. Non solo fisicamente, spero, anche se la cosa già di per sè è strana. Mi chiedo se non sia tutto uno scherzo architettato da Arianna. Archivio definitivamente quest’ipotesi quando capisco che alcuni dei suoi sguardi sono per me e basta e non tradiscono null’altro. Galvanizzato ma impaurito dalla cosa devo decidere sul da farsi: conoscerla pian piano o approfittare della situazione? La cena dissipa in parte i dubbi spostando i miei neuroni su discorsi più futili. Lei è simpatica, semplice e, cosa che mi colpisce, ha una bella voce. Mi incanta quando apre bocca, con il suo tono calmo e forte. Se sorride, poi, le pieghette sulle guance sottolineano le sue labbra minute che fanno risaltare la perfetta dentatura. E proprio mentre i suoi denti bianchi cominciano a mordere il cono gelato preso sotto casa di Arianna io mi accendo una Lucky rimanendo ad osservare la rigida fiamma dello Zippo che a sua volta sembra scrutarmi. La fiamma si muove come per indicarmi la presenza di qualcuno al mio fianco. Mi volto lentamente e scorgo il braccialetto. Poi la sua voce: “Vuoi un morso?” “No grazie, il gelato non mi fa molto bene dopo mangiato” “E cosa ti fa bene?” “Una sigaretta…” “Oh, Francesco va via…” Proprio lui si avvicina e ci saluta, perchè domani ha non so cosa e deve alzarsi presto la mattina. Dà un bacio ad Arianna, poi saliamo in casa tutti e tre. Ci sediamo di nuovo, parliamo di scuola, di politica, il fumo crea una strana atmosfera, sospeso sopra le nostre teste. Ho caldo, mi tolgo la giacca e la cravatta. All’improvviso, nella sonnolenza generale, Arianna propone di giocare. “A nascondino, dai, qui in casa.” Marina annuisce ed io rimango sorpreso. “A te va?” mi domanda Marina. “Certo, perchè no?” Arianna propone anche una variante: “Facciamolo a luci spente, così è più difficile…ok, si conta fino a cento partendo dalla stanza più buia che è…la mia camera. Conti tu, Andrea?” Divertito, osservo le due ragazze spegnere le luci, mentre entro nella camera buia. Rumore di persiane che scendono. “Tutto a posto. Quando vuoi inizia a contare! E non sbirciare!”, mi ordina la voce di Arianna. Mi copro il viso con le braccia, appoggiato al muro, come da bambino. “Vado!”. 1,2,3…fruscii…15,16,17…rumore di passi…35,36,37…qualcosa cade…61,62,63…bisbigli…78,79,80…ancora fruscii…94,95,96…qualcosa mi sfiora…100! “Via!” Silenzio. Buio totale. Ticchettio dell’orologio appeso alla mia destra. Comincio a camminare per la stanza. Mi blocco. C’è un corpo davanti a me. Mi prende le mani. Nero più nero. Soffio sul collo. Due labbra sfiorano le mie. Le mani vengono guidate sui fianchi. Pelle, calda. La bocca si apre, partecipo al bacio, chiudo gli occhi istintivamente. Indietreggio. Le mani salgono, le mie con le sue. Sento il calore, l’ardore. La sua lingua intreccia la mia. Le mani si staccano, mi sbottonano la camicia. La sua bocca ora scende sul mento, fino al collo. Ho un brivido lungo la schiena, la stringo. I seni piccoli e sodi premono contro il mio petto ormai nudo. Le bacio il collo, lo sfioro con la lingua…continuo a indietreggiare, mi fermo. Due mani fredde e affilate mi cingono, una lingua umida sta seguendo la mia colonna vertebrale. Le mie mani tremano per il piacere, scendono verso i fianchi, il bacino, il pube. Sfiorano i riccioli, si bloccano…calore di due corpi stretti a me. Marina, davanti, mi bacia in bocca con vigore. Arianna, dietro, assapora il collo lentamente. Ormai sono solo un giocattolo per loro. Arianna fa cadere i miei pantaloni, io li sfilo del tutto. I boxer li seguono poco dopo sul pavimento. Sento la peluria di Arianna solleticarmi le natiche, mentre Marina si abbassa e prende il mio fallo eretto in bocca. Ci gioca e poi comincia a fare sul serio. Dietro di me sento lo sfregamento dei capezzoli di Arianna sulla schiena e il loro progressivo turgore. Non sono capace di muovermi, mi sento in preda a un intenso piacere, un attimo da vivere così com’è, spettatore e protagonista al tempo stesso. L’abilità e la delicatezza di Marina producono gli effetti sperati caricandomi di godimento. Penso di averne avuto abbastanza, ora tocca anche a loro. Adagio Marina sul tappeto e mi chino sul suo corpo. Arianna intanto si sdraia sotto di me, in attesa. Stuzzico le grandi labbra, divaricandole un poco. Trovo il suo organo di piacere piacevolmente eretto e lo accolgo con la punta della mia lingua, muovendola sempre più velocemente, facendola roteare, assaporando di tanto in tanto il suo acidulo succo. Finisco l’opera con le dita, lasciandola in preda al piacere. Mi abbasso su Arianna, scivolando sul suo corpo e fissandola negli occhi. Sguardo intenso, coinvolto, emozionato, istintivo. Le nostre lingue si toccano per un attimo, prima di impegnare la mia con i suoi capezzoli. Sento una sua mano cercare il mio pene ancora turgido. Lo guida con saggezza all’interno di sè, non lasciandomi altra scelta che assecondarla. Sollevo il busto per aumentare in lei il piacere e spingere più a fondo. Lei solleva leggermente le gambe, contrae i muscoli per aumentare il mio. Per un attimo i nostri occhi si incontrano in un’intesa anmalesca. Poi lei esplode in un orgasmo chiudendomi in sè. Poco dopo la seguo con meno enfasi. Il sudore mi imperla la fronte. Sollevo la testa e vedo davanti a me l’umida peluria e la calda vagina di Marina. Comincio a seguire le sue pieghe con la lingua mentre scivolo fuori Arianna che accorgendosi dell’affanno del mio membro lo accarezza e lo succhia amorevolmente. Dopo poco sono di nuovo pronto e lascio a metà l’appagamento orale per dedicarmi a qualcosa di più concreto. In piedi davanti a Marina, mi adagio dentro di lei con poco sforzo, seguendo i suoi movimenti. Lei si aggrappa ai miei fianchi con le guance ed io la reggo di peso. Furibondo per l’eccitazione, controllo i miei e i suoi movimenti con cieca furia, portando entrambi allo spasmo. Un caldo bacio suggella l’incontro. Sento un sospiro, mi volto ed un’altro incontro di labbra firma un tradimento. La razionalità non si è ancora impossessata di me e osservo come in un sogno le due ragazze andare verso il bagno per lavarsi. Lasciano la porta socchiusa. Mi siedo in terra, umido, sudato ma ancora incredulo. Sento uno scrosciar di doccia. Mi alzo come d’istinto, apro la porta del bagno, osservo incuriosito e timoroso. Dietro al fumoso separè distinguo appena le sagome dei due corpi che si mondano a vicenda…scorgo le mani sfocate scivolare sui fianchi, insaponare il seno l’una dell’altra, scivolare tra le gambe, sulle cosce…D’un tratto una voce mi fa trasalire: “Che fai lì, dai, vieni qui anche tu, ci stringiamo…”. Sentendomi ingenuo scosto il fumèè e mi infilo nella vasca. L’intreccio di mani e gambe mi accoglie sciogliendosi e riallacciandosi, l’acqua scorre sul mio petto, sulle mie gambe, sulle mie braccia, sul mio viso, una mano mi accarezza una spalla, un’altra la schiena, un’altra ancora scorre sul mio sterno…Mi sento purificato e coccolato, eccitato e rassicurato…chiudo gli occhi mentre il turgore assale il mio membro. Le due ninfe ne approfittano a loro modo, confondendo gli umori, l’acqua e il sapone. Il calore passa da un corpo all’altro, da un gemito a un sospiro, da un labbro all’altro. Le bocche si beano vicendevolmente in quello spazio angusto…Mi sembra di stare in paradiso…Purtroppo il tutto termina di lì a poco, dopo infinite carezze e sussulti.

Il tempo sembra essere passato lentamente, impossessatosi del nostro piacere. Invece sono solo le 2.00 e c’è tutto il tempo per riflettere sull’accaduto. Mi asciugo i capelli, nudo, mentre le due amiche si scambiano i vestiti e i commenti. Mi sento fuori posto. Mi rivesto in fretta e vado in cucina a fare un caffè. Tutto è successo troppo in fretta. Ho fatto sesso con una persona che cinque ore fa non conoscevo, ho tradito un amico con una ragazza che conosco da cinque anni, e me ne sono a malapena reso conto! Ci vuole una cicca…la accendo mentre il corroborante liquido nero gorgoglia nella moka. Lo verso in tre tazzine mentre compaiono sulla soglia le mie due compagne d’avventura. Assaporiamo in silenzio il caffè, lanciandoci lampi con gli occhi. Marina è accanto a me. Finito il caffè, mi schiocca un aromatico bacio sulle labbra, poi prende la borsetta e se ne va, salutandoci, ringraziandoci e augurandosi di rivedermi. Rimaniamo io e Arianna, l’uno di fronte all’altra, le mani simmetriche nel reggere le sigarette, gli sguardi espressivi. Inspiro il fumo. Sbuffo, poso la cicca, la giro una volta, due volte. Faccio per uscire, Arianna mi blocca, si alza, mormora un flebile buonanotte al mio orecchio. Mentre mi infilo la giacca, scatta lo stereo, cupi battiti sommessi. Esco dalla porta, salutando Arianna, in sottofondo…

“..my angel… / Come from way above / To bring me love…”

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