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Trio

*DIARIO DI UN AMORE PROIBITO**

By 20 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi accarezzi lentamente una spalla mormorandomi all’orecchio:
-Devo andare, tra due ore parte il mio aereo-
Poi, allontanando il piumone, e accarezzandomi dalla schiena fino alle caviglie continui:
-Voglio ricordarti così, visto che per un mese dovrò fare a meno di te; ma ti telefonerò spessissimo, amo anche la tua voce, mi fa pensare al letto…-
Io viaggio nel beato dormiveglia languoroso del ‘dopo amore’; abbiamo passato il pomeriggio tra le lenzuola , visitando i porti di ogni fantasia erotica possibile.
Dentro ho un sole che illumina e riscalda: faccio le fusa come una gatta.
Non son preparata a quello che succede ora; mi afferri una mano e la porti sul tuo sesso, di nuovo pronto, poi ti sposti sopra di me e mi sollevi le natiche; passi velocemente una mano a taglio tra di loro, poi mi prendi, da dietro, con un colpo solo, in silenzio, ripercorrendo una via appena esplorata e ancora bagnata di te.
-Ecco il maschio che fino all’ultimo vuol marchiare la sua femmina- penso io, adattandomi subito alle tue spinte, eccitata dal tuo desiderio, ancora così impetuoso nonostante i nostri molteplici giochi pomeridiani.
Mi tocco tra le gambe, bagnate del tuo seme: ma tu allontani la mia mano per sostituirla con la tua che scava, preme, accarezza senza sosta.
E poi vieni, gemendo, quasi una sofferenza, riempiendomi di nuovo.
Ansimanti ci abbandoniamo sulle lenzuola, impregnate dell’odore dolciastro del sesso che &egrave poi quello della nascita, come scrisse Miller.
-Non sei venuta , vero? perdonami, non ce l’ho fatto a trattenermi, io…-
-Non importa, forse sono troppo stanca anche per un altro orgasmo. Vai ora, che io mi rimetto a dormire…-
Mi baci una guancia, i capelli, mi risistemi addosso il piumone e te ne vai.
Io scivolo nel sonno, ma per breve tempo.
All’improvviso mi sveglia il sibilar del vento che soffia forte sul lago e frusta senza pietà i rami dei salici e dei pioppi e le vecchie finestre della grande casa.
Fuori fa molto freddo, mentre all’interno la temperatura &egrave fin troppo alta.
Ho sete, mi alzo per scender in cucina a bere.
Trovo la tua camicia abbandonata in fondo al letto e me la infilo.
Scalza, apprezzo il contatto dei piedi sulla folta moquette che riveste anche le scale: qui ci proteggiamo bene dal freddo.
Arrivo in cucina, mi verso un bicchiere d’acqua e guardo il lago, al di là dell’ampia finestra.
Gli alberi si piegan sotto il vento del nord, le acque si agitano e nel buio di questa serata invernale le luci sulla riva opposta paiono gemme cadute alla rinfusa dal cielo.
Mi accomodo sul davanzale interno, che mi permette di guardar fuori stando seduta, le gambe raccolte e rialzate contro il ventre.
La posizione &egrave precaria, la vista splendida.

Allora, improvvisamente, come un lampo in un cielo sgombro da nubi, il pensiero corre a te, a te, che non incontro da mesi, ma che ora’vedo’ al di là della vetrata, i tratti del viso netti, come se fossi davvero qui, i capelli scuri agitati dal vento e quegli occhi azzurro cupo che san sorridere prima della bocca.
Sei il mio uomo proibito, quello di cui non si può parlare, di cui nessuno deve sapere,
quello che non starà mai con me: e non &egrave forse ciò che non si può avere che spesso diventa una ragione di vita?
Gli inguini mi dolgono per tutto l’amore appena fatto, ho addosso l’odore- e non solo- di lui … eppure ora &egrave te che desidero come non mai.
Stringo forte le cosce, un crampo mi contrae il ventre mentre inizio a muover
le labbra, in una silenziosa profana supplica:
-Ma dimmi, perché non posso… averti,ora, subito?
Non so se &egrave amore quello che provo per te, in questo momento, ma se non lo &egrave gli assomiglia molto.
Quando ci incontriamo e ci sbraniamo a vicenda nel tentativo di placar una lussuriosa antica fame mi ripeti che nessuna &egrave come me, che sarà per sempre così.
Allora vorrei sapere se, una volta tornato nella tua lontana città di pietra, ti capita di desiderarmi come ti vorrei io adesso, nonostante il mio uomo mi abbia appena lasciata…
Perché se &egrave così, allora…
Amore mio, non &egrave assurdo, inconcepibile, che tu non sia qui, vicino a me, che in questo momento non ti possa baciare, accarezzare, eccitare ed eccitarmi con il tuo odore, che non ti possa prendere in bocca per saziarmi di te?
Che non ti possa permettere di saccheggiare tutto il mio corpo, dai seni, al sesso,al sedere, in modo che possa saziarti della mia carne, quanto e come vuoi?
Perch&egrave non c’&egrave la tua lingua dentro di me, quando tanto disperatamente la voglio a penetrarmi con perizia, facendomi sussultare dal piacere?
E le tue mani , dalle dita lunghe e snelle, perché non sono sui miei seni a racchiuderli mentre accarezzano i capezzoli eretti come piccoli soldati?-

Il vento continua a soffiare, implacabile; e io, all’improvviso, sono disperata.
Niente mi pare abbia più valore, forse neppure la mia vita.
Fino a cinque minuti fa ero una giovane donna sicura di sé che si sentiva bella, intelligente, in carriera, con accanto un uomo altrettanto giovane e innamorato e ora, che ci fai tu qui, tra le mie cosce, tu che non fai parte della mia vita, ma che ne entri ed esci a tuo piacimento?
Con la mente piena di questi pensieri che ormai non riesco più a governare &egrave fatale che la mia mano scenda ad accarezzare il sesso ; intanto guardo fuori sul lago: il vento &egrave cessato, sta nevicando.
Voglio te , solo te, e non ti avrò mai: dolore, rabbia e rassegnazione, mi piegano in un orgasmo violento, acuto, che &egrave piacere e dolore insieme.
Ma se la carne &egrave momentaneamente placata, i pensieri si affannano ancor più.
E la mia preghiera continua:
-Perché non mi é possibile offrirti il buchetto tra le colline gemelle delle natiche affinché tu lo penetri e mi cosparga di seme anche lì, per poi stare distesi,vicini, a parlare di qualsiasi cosa anche degli angeli con naturale confidenza, mentre ti accarezzo il sesso, piccolo e indifeso, giusto così, per un eccesso di vitalità?
Perch&egrave non ti posso stendere sulla schiena e mordicchiarti i capezzoli e leccarti l’ombelico e prenderti in bocca fino a farti mugolare per l’eccitazione?
E salirti sopra per permetterti di scivolare dentro di me e accarezzarti con le pareti contratte della vagina, per poi farti uscire e leccare con ingordigia i miei stessi umori?
Perch&egrave non posso farti finire nella mia bocca, in modo che il tuo sapore penetrante mi rimanga sulla lingua, e qualunque cosa mangi per un pò sappia di te?

Perch&egrave non posso appoggiarti le gambe sulle spalle e lasciarmi guardare da te, aperta, in modo freddo, distaccato, scostando le mie labbra di femmina, e tu sei talmente vicino che ne avverto il respiro e vengo senza neanche aver bisogno della tua lingua?
Come &egrave successo a Venezia, nel piccolo appartamento di calle della Màndola, ti ricordi? dicesti che non avevi mai conosciuto una donna calda come me.
Che forse ero una strega, una banshee…
Perch&egrave non sei qui, per mettermi a pancia in giù e disegnarmi con le unghie sulle natiche decorazioni simili a quelle delle uova pasquali, fino a farne zampillare piccole gocce di sangue?
Perch&egrave non posso far l’amore con te usando tutte le parole morbose e volgari che conosciamo solo noi due, parole che riempiono la bocca, per poi prenderci con pudore, quasi timidamente?
Perch&egrave non posso svegliarmi accanto a te, prepararti, nuda, una opulenta colazione, sventolando le tette sopra le tazze di cioccolato caldo e il pane tostato, per poi, seduti vicini, occhiaie gloriose a testimoniare una notte memorabile, parlare stancamente di golosità, quanto &egrave buona la sacher, come la divoreremmo volentieri e alla fine, sazi, guardarci negli occhi, scoppiare a ridere e ricominciare a far l’amore…?
Un far l’amore che dura a lungo, questa volta, ma non &egrave faticoso, perché non siamo mai stati vicini come ora, i nostri corpi si toccano così intimamente da lasciare tra noi uno spazio tanto esiguo da non riuscire a farci passare una mano per accarezzarci, un far l’amore in cui si insinuano movimenti convulsi solo poco prima di raggiungere il piacere.
Perch&egrave, perch&egrave, perch&egrave… ‘

Sono stanca di pensare, potrei masturbarmi di nuovo, ma non voglio far l’amore da sola, io voglio te e le tue dita non le mie, voglio la tua lingua e il tuo sesso e da questo desiderio le mie mani non riusciranno davvero a liberarmi.
Domattina avrò di nuovo tutto sotto controllo, certo sarà un lunga notte, ma la capacità di avvertire in ogni centimetro di pelle il folle desiderio di te mi fa sentire viva come non mai.
E mi devo dar pace, perch&egrave la fica, a volte, &egrave un organo davvero selettivo.

Ma lei, che a quest’ora dorme accanto a te, in quella fredda e grigia città di pietra, lo sa questo?

Raccolta di racconti erotici- Copyright ‘ 2007 Morgause


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