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203 . Laura, suo fratello, la sensuale attesa e…

By 14 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Alessandro, la tua voce calda, disturbata dal ronzio monotono dell’auto che viaggia, mi dice che stasera farai tardi, sensuale mi sussurra di non aspettarti sveglia, rammaricata mi annuncia che se riesci arrivi per mezzanotte, con amore mi lascia l’incertezza sublime, la sorpresa ed il desiderio d’attenderlo.

Mi chiamo Laura e di Alessandro sono l’amante segreta.

La sua attesa è sempre dolce, ma in questi frangenti mi coglie la bramosia d’averlo subito mio. Sento la marea salire dentro, l’onda gonfiarsi e rompersi a riva.

Quand’ero bambina e l’estate era lunga, e l’estate era il mare, amavo quei giorni di vento in cui la mamma diceva ‘oggi non andiamo in spiaggia’, ma poi si lasciava convincere, e in spiaggia ci portava lo stesso. Rammento che in cambio lei pretendeva che noi tenessimo la canotta. E poi ci vietava di fare il bagno perché c’era mare grosso e la bandiera rossa sul palo.

Attendo Alessandro e chiudo gli occhi, e prendo il largo, mi lascio scivolare sul divano lanciando le scarpe sul pavimento, il più lontano possibile. Una fa toc mentre colpisce la libreria. L’altra scivola sul pavimento e finisce contro la porta.

Poi la mamma cedeva ancora e ci lascava togliere anche la canotta. Il mio era un petto di bambina quello che liberavo felice, non ancora di donna, ma già allora sentivo forte la gioia d’appartenere al gentil sesso. Tu, mio compagno di giochi da sempre, con il tuo costumino rosso, correvi e poi assieme a me scavavi gallerie nella sabbia, la stessa sabbia che poi mi gettavi addosso e fuggivi via correndo.

Quando insistente frignavo e tediavo la mamma, lei esausta cedeva, ed acconsentiva a farci fare un bagno in quel mare che io anelavo m’avvolgesse. Ma attenta e premurosa lei ci seguiva con apprensione dalla battigia.

‘Non andate troppo al largo!!’

Allora, a pochi metri da lei, giocavamo con le onde, da esse ci facevamo prendere, sollevare e spingere a riva, io con i capelli colanti ed arruffati, intrisi e sbarazzini, e tu con la tua spazzola ispida in testa uscivi stanco per andare a sederti sotto l’ombrellone. La mamma non mi perdeva mai di vista, mentre io con voce squillante, argentina, ridevo di gioia e mi tuffavo di nuovo e di nuovo e poi ancora e ancora, all’infinito, fin quando la mamma veniva a recuperarmi e mi conduceva sull’asciugamani e ci spogliava entrambi avvolgendoci negli asciugamani. Per me il piacere non era mostrare quelle piccole e acerbe montagnole, non era esibire il sederino perfetto, non era l’adulto e ancor lontano pensiero di toccare o farsi stringere dalle mani affamate di un ragazzo, era invece il grande ed innocente piacere, di sentire il vento giocare sulla mia vergine pelle. In quei momenti durante i quali il mio corpo nudo rappresentava la libertà e l’innocenza, mi sentivo felice e avrei voluto che quelle giornate non finissero mai.

Amo da sempre il mare e dentro la mia ‘barca vuota”, dentro a questa casa vuota, in questo momento non c’è Alessandro. La mia zattera è in balia delle onde, quelle onde che spaventano e rendono apprensivi. Alessandro invece rappresenta per me ‘l’onda’ quella buona, quella che mi culla e mi riconduce sulla terra ferma, quella che mi prende, mi avvolge amorevolmente e con passione, quella che dopo la battaglia amorosa mi scompiglia i capelli e mi fa ridere, mi rende serena e, come ai tempi in cui ero una tenera bambina, mi rende estremamente felice.

Il divano cigola, mentre mi giro a pancia in giù, le mie gambe dischiuse la mano destra infilata sotto al mio corpo, le mie dita che incontrano i setosi riccioli. La fantasia mi regala la sensazione piacevole di percepire Alessandro dietro di me. Lo sento deciso, sicuro. Lo voglio. Lo desidero follemente dentro, nel corpo e nella mente, assoluto, determinato, intuitivo. La mia mano spinge la voglia lungo la pancia, la concentra in un gorgo, nel profondo delle pieghe nascoste della mia intima pelle. L’onda mi scuote, mi solleva la canotta a costine scoprendomi il seno divenuto ormai grande, da donna; eccitato struscia e si lascia accarezzare dai morbidi cuscini. Le dolci fragoline irrigidite si gonfiano ancora, sento caldo. Poi l’onda mi afferra i fianchi, mi solleva il bacino e le mie delicate mani abbassano freneticamente il piccolo slip e lo calano fino alle caviglie. Un attimo e con i piedi lo sfilo e lo scalcio via a raggiungere le scarpe. Tengo il sedere sollevato, maliziosamente esposto. Lo vedo il mio Alessandro, rigido ed eretto dietro di me, ammaliato dal mio tondo culetto. Mi sento avvolta ancora una volta dall’onda sensuale di lui. Lo aspiro, lo bramo e lo sento come una piovra che con i suoi tentacoli mi circonda da ogni lato, sono una piccolissima isola attorniata dal mare. Un fiordo solitario. La mia mano appoggia il palmo sul monte, lo preme, le dita si intrufolano dove non è mai semplice smettere, dove è difficile tornare indietro. Poi onde, onde che mi scuotono, che mi fanno fremere e tremare, che mi squassano e che mi rendono per lunghi attimi incosciente. Poi la quiete, la marea si ritira, il ventre si abbatte sul divano, la mano rimane prigioniera, artigliata fra le cosce serrate e lentamente le sensazioni primordiali svaniscono e tutto diventa realtà, tutto esce dal mare e dalla mia fervida fantasia.

Alessandro e io siamo tutt’uno, un solo corpo e una sola anima. Noi assieme, noi uniti senza confini e senza pregiudizi o inutili parole. Un punto senza dimensioni. Con lui mi lascio portare anche nel mare in burrasca dove tutto è possibile, dove a stento si galleggia, dove si può anche affondare, dove mi manca il respiro, che sempre diventa affannoso, dove ansiti di piccole urla, fan comprendere a lui la mia soddisfazione ed il mio intenso piacere. Allora lui mi aiuta a respirare, a spalancare la bocca affamata d’aria e soprattutto affamata di lui. Nella mente in burrasca ogni fantasia è realtà ed ogni realtà diventa fantasia. Il piacere perfetto che più tardi mi offrirà mi farà vivere intensamente ogni dettaglio, mi farà godere ogni variante. Alessandro mi ha detto di non aspettarlo. Non l’ho aspettato, l’ho desiderato troppo e il mio corpo non ha saputo attendere.
Mi guardo allo specchio, ho il viso accaldato, gli occhi ancora colmi della recente passione e, come da bambina, i capelli arruffati.
Sento l’auto parcheggiare in cortile. La chiave girare nella toppa. Abbasso la canotta sul seno, raccolgo e indosso le mutandine a coprirmi il pube da poco tempo sfiorato. Mi sdraio sul letto e appoggio la testa sul cuscino. Recito la parte di chi dorme, dentro di me sorrido, un nuovo tuffo in mare mi aspetta. Ancora l’onda forte e potente del mio principe pirata, del mio marinaio, del mio comandante, mi squasserà, mi porterà al largo tra i flutti imperscrutabili, ma poi mi riporterà ancora una volta felicemente a riva. Nella sua barca, in mezzo al suo mare, a volte calmo ed a volte in tempesta. Sarà ancora vita. Sono pronta. Eccolo, le sue dita sfiorano le mie spalle, un brivido percorre il mio corpo, socchiudo gli occhi da finta dormiente, mi sorride mentre le sue mani si adoperano ad aprirsi la camicia, mi bacia sulle labbra, il desiderio nuovamente mi pervade, felice io attendo il momento in cui sarò ancora profondamente sua.

‘Ciao Alessandro, fratello mio, sangue del mio sangue, prendimi, voglio essere ancora tua, per sempre tua, solamente tua.’

‘Eccomi Laura, il tuo fratellino premuroso è qui, pronto per te. Amo te e amo soprattutto l’incesto con te.’

Le sue mani su di me, scoprono il mio corpo liberandolo dalle mutandine appena indossate, la sua bocca si disseta della mia bagnatissima vagina, poi il suo caldo albero impennato si infila nei miei anfratti ed io inizio a godere e ad urlare al mondo il mio infinito piacere ….

By ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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