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amoreepsiche?

By 26 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Tre estranei chiusi in piccole cabine comunicanti, tre persone che hanno scelto il brivido di passare del tempo assieme, senza avere la minima idea di chi siano o di come siano fatte, due uomini ed una donna uniti soltanto da un foro, un foro per parete laterale, un foro utile per poter passare il cazzo dall’altra parte e niente più.
Questi angusti luoghi vengono chiamati ‘Glory Hole’, sono piccole strutture in cui le persone hanno appena lo spazio necessario per muoversi, strutture affascinanti in cui il proprio vicino o la propria vicina, vengono rappresentati unicamente da ciò che di loro si riesce a percepire, quindi un cazzo, una mano, una bocca, o solo una vagina.
La ragazza era al centro, nella cabina più stretta, quella profonda un metro e venti e larga un metro, le misure erano così particolari perché in quella cabina entra il cazzo di entrambe i vicini, sbuca dal foro mostrandosi per essere toccato e se ne sbucano due contemporaneamente, chi &egrave dentro deve avere la possibilità di toccarli contemporaneamente senza incorrere in particolari difficoltà.
Non era la prima volta che entrava li dentro, c’era già stata altre due volte, la prima il giorno del mio compleanno, le avevo chiesto quel particolare regalo e la seconda, il giorno del nostro anniversario di matrimonio.
Si, la ragazza che occupava la cabina centrale era mia moglie, la mia meravigliosa moglie che poco a poco aveva iniziato ad assecondare i miei desideri sessuali più particolari, andando con altri uomini o concedendosi in situazioni più o meno erotiche come quella che stava affrontando quella sera.
Quando la luce rossa indicò l’inizio del gioco alla sua sinistra apparve immediatamente il primo cazzo, era perfettamente eretto, io ero dentro seduto difronte a lei e con piacere notai subito lo sguardo sorpreso che ebbe quando le si presentò davanti.
Contrariamente a ciò che immaginavo quella persona aveva un gran bel cazzo, era abbastanza grosso e largo, ma la cosa che mi colpì di più fu il suo colore pallido, era largo &egrave vero, ma il suo candore lo faceva sembrare evidentemente più grande e quasi tenero, al punto che anche lei prima di allargare le labbra e prenderlo in bocca lo carezzò per qualche secondo, lo baciò anche, delicatamente e lungo tutto il fusto cilindrico, sembrava che lo contemplasse tenendolo sul palmo della mano come fosse un oracolo o qualcosa del genere.
Era così presa che dovetti avvertirla io quando dall’altro foro fece il suo ingresso il secondo cazzo.
Inizialmente sembrò non dargli peso, senza nemmeno guardare portò il palmo dell’altra mano sotto la base della carne, ma quando lo vide, ebbe un brivido lungo tutta la schiena.
Non era un cazzo esagerato, non era neanche tanto diverso da quello che proprio li di fronte si ergeva dritto e duro anzi, se non fosse per il suo pigmento molto più scuro sembrava quasi che fosse lo stesso, però in lei suscitò qualcosa, un emozione, un palpito, un sussulto, al punto che con lo sguardo le chiesi se avesse qualcosa.
Non potevamo parlare li dentro, ma riuscii a farmi capire lo stesso.
Lei a quel punto si lasciò cadere all’indietro poggiandosi alla parte di cartongesso che chiudeva la cabina e continuando ad accarezzarli, mi rispose attraverso uno sguardo intriso di significati, uno sguardo smarrito ma allo stesso tempo coinvolto, come se quei due cazzi rappresentassero qualcosa senza però sapere che cosa.
Per la prima volta immortalai quel momento con una fotografia, non l’avevo mai fatto, ne la prima volta che la vidi li dentro e ne la seconda, ma il suo atteggiamento così perso ed allo stesso tempo turbato, in quell’occasione suscitò in me un fortissimo brivido che attraversò come una scossa tutto il mio corpo, partendo dalla testa ed arrivando fino ai piedi.
Le sorrisi, sentii come un particolare bisogno, il bisogno di doverla tranquillizzare per farla ricominciare.
Nonostante quelle mani non avessero lasciato neanche un solo attimo ciò che stavano stringendo, sentii di doverlo fare ed infatti servì, perché con una grazia quasi infantile si portò nuovamente in avanti per poi baciare uno alla volta la pelle nuda di quei due sessi esposti li solo per lei.
Mentre li masturbava ogni tanto avvicinava il viso alla loro estremità per sentirne l’odore, a mia moglie l’odore del cazzo &egrave sempre piaciuto, certe volte quando guardiamo la televisione si poggia con la testa in mezzo alle mie gambe e lo tira fuori per poterlo sentire, non fa nient’altro, se lo tiene vicino la bocca e respira intensamente e con loro faceva lo stesso.
Credo che con loro lo facesse per cercare di capire come fossero.
Il cazzo pallido era il cazzo di un giovane come me, un uomo di trenta, trentacinque anni al massimo, mentre quello scuro era certamente più grande, maturo, un uomo che forse di anni ne aveva addirittura sessanta.
Per lei l’odore del cazzo racconta quasi tutto della persona che ha davanti, per questo senza alcuna difficoltà capì che uno dei due non era affatto un ragazzo giovane, anzi, probabilmente era un uomo maturo o meglio ancora anziano, ma decise di non fermarsi e per la prima volta in vita sua aprì la bocca e lo succhiò, come fosse il mio o quello di un uomo molto più giovane.
In passato avevamo già discusso sulla faccenda, lei non amava gli uomini maturi, mi diceva che le facevano schifo e che erano viscidi, ma sapevo che era solo paura di essere giudicata, come tutte le donne, tutte le donne che per chissà quale motivo hanno fatto dell’uomo maturo uno stereotipo dello squallore più assoluto, ma invece no, non &egrave così, una giovane donna ed un uomo maturo esprimono poesia, esprimono passione, lussuria, gioia ed immaginare mia moglie in caldo ed appassionato bacio con uno di loro &egrave il massimo che io possa chiedere.
Infatti in quella piccola cabina si lasciò andare, non ad un bacio, non avrebbe potuto, ma ad un sensuale rito orale con il quale dimostrò a se stessa che in fondo era comunque bello, che il vigore di quel pene era lo stesso vigore di un qualsiasi altro pene più giovane, tanto che si ritrovò immersa in quel piacere con gli occhi chiusi e l’espressione estasiata, come era stato per l’altro, quello che comunque continuava a stringere a masturbare e ad accarezzare.
Quei due cazzi continuavano comunque a farla palpitare, quei due cazzi così diversi ma allo stesso tempo così simili tra loro continuavano a turbarla, non quando ne succhiava uno, ma quando spostandosi dall’uno all’altro era costretta a guardarli assieme, forse perché per la prima volta erano entrambi vigorosi, forse perché nessuno dei due era meglio dell’altro, non capiva, non lo sapeva neanche lei ma chiese ad entrambi con l’ausilio delle sue dita, di mostrarle anche i testicoli.
In un altra occasione non l’avrebbe fatto, nelle occasioni precedenti non lo fece, eppure quella volta sentì questo bisogno di avere tutto davanti a se e così accadde, dal foro i loro grossi testicoli scesero liberi e pendenti come scolpiti nella parete.
Grandi ed entrambe virili, proprio come se li immaginava.
Li raccolse tutti e due con il palmo delle mani praticando una carezza molto simile ad un massaggio, un caldo massaggio appassionato, una specie di gesto che sembrava esprimere amore e gratitudine, stima ed ammirazione, proprio come quando nella vita di tutti i giorni si sente la necessità di ringraziare qualcuno ma non si riesce a trovare il coraggio per dirgli ti voglio bene.
Raccolsi quell’istante con un altro scatto fotografico, il bisogno di poter rivedere quelle espressioni era talmente forte che non riuscii a trattenermi, era quasi più intenso del piacere che provavo nel vedere quei grandi testicoli adagiati e sorretti nelle sue piccole mani.
Naturalmente li avvicinò alle labbra, si avvicinò a quei batuffoli nemmeno troppo villosi e con la lingua li accarezzò, una, due, tre volte per poi fare lo stesso con quelli dell’altro uomo, il giovane dagli splendidi testicoli bianchi come la neve.
Guardandomi dritto negli occhi prese un profilattico nella piccola cesta che giaceva proprio sotto il suo sgabello, non l’avevo mai vista così, aveva uno sguardo deciso, sicuro, non la solita espressione di chi se pur in preda ai sensi, aspetta che qualcuno le dia il consenso per poter agire e così, sorridendole le fermai la mano per farle capire che ciò che avrebbe voluto, l’avrebbe potuto prendere anche senza l’ausilio dell’anticoncezionale.
Fece un sospiro e mi baciò sulle labbra, delicatamente, dolcemente, lei l’avrebbe fatto, avrebbe avuto la forza ed il coraggio di alzarsi ed offrire a quei due uomini il suo frutto senza chiedermi il permesso, ma io avevo fatto di più, le avevo dato l’opportunità di unirsi carne con carne e non carne e barriere artificiali.
Quel bacio non rappresentò la sua gratitudine nei miei confronti, non lo fece perché io, da marito, le avevo accordato il permesso di fare l’amore, mi baciò perché le avevo suggerito un alternativa migliore rispetto a quella pensata da lei, ma fu quel tipo di riconoscenza.
Sono sicuro che se le avessi detto di no l’avrebbe fatto lo stesso, lo desiderava, lo voleva, lo esigeva, esattamente al contrario delle volte precedenti, quando solo dopo mia insistenza si lasciò prendere da uno solo dei quattro che in due precedenti e distinte occasioni incontrò.
Il cazzo che prese per primo fu quello più giovane, alzò su la gonna ed abbassò le mutandine e poi, chinandosi leggermente in avanti e piegandosi appena sulle ginocchia gli rivolse le spalle e lo cercò direttamente con la fica.
Il ragazzo riconobbe subito le grandi labbra, forse attraverso il calore emanato dalle secrezioni ma comunque, tenne il suo cazzo dritto proprio davanti all’ingresso della vagina di mia moglie.
A lei bastò fare una piccola pressione sotto il frenulo e si ritrovarono l’uno dentro l’altra, in un incontro che paradossalmente, sembrava fosse stato fissato più che da noi comuni mortali, dal destino stesso, l’unione di quel pene con la sua vagina risultò perfetta, sembravano essere nati per stare insieme, per incastrarsi in una naturale armonia.
Mia moglie era senza fiato, nonostante fossero immobili il suo viso appariva quello di una donna stordita sotto i colpi eccitati del suo uomo, non l’avevo mai vista così, ogni piccolo movimento del suo corpo le si ripercuoteva direttamente dentro la vagina, come amplificato da chissà quale marchingegno, al punto che quando si chinò per arrivare al cazzo dell’altro uomo il volto mostrò la tensione di uno sforzo sovrumano, lo sforzo che cercava di trattenerla dal non venire.
Ci riusci adagiando delicatamente l’altro cazzo nella sua bocca, sorreggendo con quella sua insolita premura i grandi ed oscuri coglioni, gli stessi che aveva leccato, gli stessi che aveva baciato, gli stessi che anche in quel momento sembravano farle luccicare gli occhi.
Finalmente in quello spazio angusto era riuscita ad avere entrambe gli uomini per se, piegata in avanti aveva un cazzo nella fica ed uno nella bocca e così, sentii la necessità di liberarle il seno dalla scollatura del vestito.
Quasi non se ne accorse, continuò a prenderlo e a succhiarlo mostrandomi le areole ed i capezzoli ormai turgidi, capezzoli così sensibili che anche l’aria stessa suscitava in lei una strana emozione, un emozione che la faceva sentire libera come una bambina, la stessa infantile bambina che come in un capriccio, decise di dover lasciare all’altro la possibilità di penetrarla come solo ad uno solo di loro era stato concesso.
Con fare placido e delicato si girò dall’altra parte ma in tutto questo, fece in modo che accadde senza togliere neanche un briciolo enfasi al loro strano modo di fare l’amore, invertì la posizione con la stessa grazia e facilità di un piccolo angelo e lasciò così che l’uomo maturo le penetrasse la vagina e le facesse provare le stesse meravigliose sensazione del ragazzo dall’altra parte, ed infatti, anche in quel caso percepì la stessa identica idea di perfezione che aveva percepito con la penetrazione precedente.
Anche in quel caso, le pareti della vagina aderirono perfettamente alla forma naturale del pene dello sconosciuto, uno sconosciuto strano, uno che l’aveva fatta ricredere sulla bellezza ed il fascino degli uomini maturi e che permetteva a me di poter assistere a qualcosa di unico.
Guardarla così era un emozione devastante, era da sempre che sognavo di vederla scopata in quella maniera, da sempre speravo si lasciasse andare a penetrazioni libere e così intense, a rapporti orali sentiti, desiderati, a carezze genitali, mancava solo ciò per cui avevo sempre sperato invano, un rapporto anale, una chiusura perfetta in un momento di magica ed estasiante passione.
Mi alzai in piedi e non le dissi nulla, le poggiai una mano sul sedere, lo carezzai un po’, ed infine le feci entrare un dito nel buco del culo.
Non disse nulla, ne durante e ne dopo, nemmeno quando cominciai a far scorrere il mio dito avanti e indietro nel retto caldo e liscio.
Ho sempre adorato il suo ano, l’ho sempre leccato per ore ed ore ma non l’avevo mai penetrato, ne con un dito ne tanto meno col mio cazzo, solo la lingua si era insinuata dentro ma non ero mai potuto arrivare così in profondità, non avevo mai sentito come fossero soffici e lisce le pareti del suo retto.
Il corpo di mia moglie &egrave mio &egrave vero, ma il suo ano no, il suo ano voglio che sia degli altri, di altri uomini, più giovani o più vecchi non mi interessa, l’importante &egrave che l’afferrino e che la prendano come una femmina della specie, come se fosse nata solo per adempire a questo unico ed importante compito.
A me piaceva ma vedevo che piaceva anche a lei, vedevo che quel dito se pur sottile la stuzzicava facendola vibrare e così, non volendo esagerare di quella mia libertà, tolsi la mano e le strinsi una spalla, come per dirle di andare, di fare presto nel far uscire il cazzo dalla sua vagina e farlo entrare una volta per tutte nel suo didietro.
Lo fece, sfilò il grosso fallo da dentro il ventre e lo lasciò salire fino a sentirselo davanti all’ingresso del retto, si portò leggermente indietro e non riuscendo a farlo entrare si voltò verso di me guardandomi con occhi lucidi e teneri, occhi che senza poter parlare mi avevano fatto chiaramente capire di cosa avevano bisogno.
Annuii, capii perfettamente e le allargai le natiche, dilatando quanto necessario la pelle per permetterle al suo corpo di lasciarselo sparire dentro, nel retto, nell’ano, nel suo buco di culo.
Il vecchio lo capì, il vecchio lo sentì che quel corridoio stretto ed angusto non era più il placido ed accogliente letto della sua vagina e così rimanendo immobile cominciò a pompare sangue al cazzo per farle capire che doveva accostarsi alla parete, che doveva appoggiarsi, che a spingere adesso sarebbe stato lui e non più lei.
Quando mia moglie si lasciò andare alla parete l’uomo cominciò immediatamente a fare avanti e indietro, a muoversi in avanti e poi indietro facendo entrare ed uscire sempre più centimetri di carne scura e dura come il marmo.
Non potevo vederlo ma sentivo lo sentivo scivolare dentro e fuori dentro e fuori come una musica, un suono delizioso che stava tramutando il rapporto orale che aveva con l’altro cazzo in una vero e proprio rapporto sessuale, non solo si stava facendo inculare, ma stava facendo entrare il cazzo del ragazzo dietro la parete fin dove le rimaneva possibile, come se avesse voluto far incontrare entrambe i sessi al centro esatto del suo corpo, come se volesse farsi trafiggere da quegli sconosciuti così particolari ed eccitanti.
Quando il vecchio sembrò essere vicino all’orgasmo tolsero il cazzo dall’ano per farlo entrare immediatamente dentro la fica, non ho idea di come abbiano fatto, non sono riuscito a capire come abbiano potuto avere lo stesso pensiero nello stesso momento ma come nelle migliori favole, riuscirono a scrivere assieme il loro ‘vissero felici e contenti’ terminando con un orgasmo intenso e quasi simultaneo.
Il vecchio le venne dentro, dentro la pancia, dentro il sacro ventre della mia Vergine Maria, la mia Vergine adorata, la mia martire che in quel momento aveva concesso ad un anziano sconosciuto la libertà di fecondarla senza provare nemmeno ad opporsi, sacrificando se stessa a tutte le conseguenze che ne sarebbero potute derivare.
L’ho sempre adorata per questo.
Gemiti strozzati provenivano dalla cabina dell’uomo che era appena venuto, erano suoni sordi e trattenuti, erano l’unica alternativa al rumore del gocciolio di sperma che dalla vagina di mia moglie veniva giù sotto forma di piccole gocce perlate, gocce che una dopo l’altra si stampavano nel pavimento formando una minuscola pozzanghera di colore bianco.
Quando lasciò uscire il cazzo da dentro il suo corpo, voltandosi a favore del giovane, vide il pene che pochi minuti prima l’aveva fecondata, quella carne un tempo vigorosa ed ora assopita sembrò come ipnotizzarla.
Dovetti intervenire io a ricordarle che ancora non aveva finito, sfiorandole un capezzolo, facendole sentire quel brivido che chi era dietro di lei doveva ancora completamente sfogare.
Sorridendomi e mordendosi un labbro si poggiò con le mani sulle ginocchia e senza nemmeno doverlo toccare, lasciò che il cazzo le scivolasse nella vagina per l’ennesima volta.
Era stato lo sperma a guidare i loro sessi, era stata la natura stessa ad unirli senza l’ausilio di alcun aiuto ma il ragazzo non voleva quello, voleva qualcosa in più, voleva quel qualcosa che secondo me gli spettava di diritto, a lui come a qualsiasi altro uomo che cammina per la strada, perché in fondo era loro, era del giovane che la stava prendendo come dell’estraneo in capo al mondo, indifferentemente, avrebbero dovuto solo chiederlo, solo dirle di abbassare i pantaloni o di alzare la gonna o comunque di togliere le mutandine e poi l’avrebbero potuta prendere, dietro, nel retto, nel culo.
Il ragazzo lo fece, sfilò il suo cazzo bianco dalla vagina di mia moglie e lo puntò dritto nel buco del suo culo, una piccolissima stellina marrone capace di allargarsi a tal punto da far entrare anche un cazzo come quello.
Anche con lui si poggiò alla parete, si poggiò alla parete e trattenne il fiato sotto i colpi del suo grosso manganello di carne, ma li anche io sentii il bisogno di fare qualcosa, di sfiorarle i capezzoli, così mi alzai in piedi e mi misi difronte ai suoi seni nudi e tondi e con la punta delle dita, cominciai a disegnare cerchi invisibili con la sua pelle grossa e sensibile.
Mentre la sfioravo vedevo le sue gambe muoversi, i muscoli contrarsi, non solo era vicino all’orgasmo, ma stava cercando con tutte le sue forze di stringere il più possibile le cavità anali per poter poter sentire ancora di più, più dolore ad ogni singolo colpo che il ragazzo le infieriva e in questa combinazione, tutti e due finirono per raggiungere ognuno il proprio orgasmo, intenso, grande e liberatorio orgasmo.
In quella cabina rimanemmo io e lei, i due estranei uno alla volta vennero fatti uscire, il primo dopo cinque minuti, il secondo dopo dieci, tutti quanti sapevano che non si sarebbero dovuti incontrare.
Anche mia moglie scoprì mai con chi aveva avuto a che fare quella sera, per lei era solo un Glory Hole, un incontro casuale, ma non se ne convinse del tutto, aveva provato sensazioni diverse forti, sicuramente il fatto che fosse la sua terza esperienza l’aveva in qualche maniera aiutata, ma non sentiva di poter attribuire tutto solo a quello, c’era qualcosa di più.
Aveva ragione, il loro incontro l’avevo organizzato io, le tre persone nelle cabine se pur a loro totale insaputa le conoscevo e ancora di più, tra loro si conoscevano benissimo.
Nessuno sapeva chi fosse l’altro, i due uomini non sapevano nemmeno della presenza dell’altro, ma tutti e tre in passato avevano avuto qualcosa a che fare tra di loro.
Anche nelle comunità più unite succede che alla morte del componente fondamentale, del capostipite per intenderci, tutto ciò che egli ha costruito se ne va via con se, successe anche in casa mia, con la morte di mio nonno.
Quando lui morì la famiglia si disgregò, ognuno andò per conto suo, ogni suo figlio prese la propria strada ed i Natali tutti assieme cessarono di esistere dal momento in cui lui cessò di vivere.
Per loro accadde su per giù la stessa cosa, quando l’unica persona capace di tenerli assieme morì, i tre sconosciuti delle piccole cabine di cartongesso se ne andarono ognuno per conto proprio, forse per incompatibilità di carattere, forse perché in un posto in cui non c’&egrave più una figura forte, vogliono comandare tutti senza però esserne all’altezza, forse perché il tempo oltre a far maturare, toglie la forza e la pazienza, non saprei, ma l’unica cosa di cui sono certo &egrave che loro un tempo erano una bellissima famiglia.
Si, i tre sconosciuti che si erano uniti ed incontrati se pur a loro insaputa erano mia moglie, mio suocero e in ultimo mio cognato, un tempo figlia, padre e figlio.
La natura &egrave capace di ogni cosa, anche di mostrarsi grande quando l’uomo si spinge contro di essa, contro la sua forza, per questo l’emozione e quella assurda compatibilità genetica aveva reso il loro incontro un emozionante momento, perché l’uomo può impegnarsi quanto vuole per restare solo ma non ci potrà mai riuscire del tutto, un padre, un fratello ed una sorella si appartengono e la natura lo sa, lo trasmette.
Contro di essa non &egrave possibile fare nulla.

sullacorda@libero.it

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