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Racconti Erotici Etero

Correndo si scopa!

By 18 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Verso fine maggio, essendomi scaduto l’abbonamento per la palestra, ho deciso di iniziare una buona abitudine: quella di farmi una corsetta sotto casa ogni tanto, per asciugare il mio fisico in vista dell’estate. Ovviamente i buoni intenti come questo finiscono sempre per essere rimandati, e la mia prima sessione di jogging l’ho data quasi due mesi dopo, quando in città dilagava il caldo che più torrido non c’è.
Quindi, per ovviare al problema di spomparmi sotto quell’afa, ho iniziato a correre di sera, quasi di notte. Il mio orario prediletto adesso è quello tra le nove e mezza e le undici di sera, quando in giro si sentono solo le cicale. Eppure queste ultime non sono le uniche presenze che incontro durante la mia corsetta serale’

Ho infatti scoperto che andando in giro per il mio quartiere residenziale a correre si fanno incontri molto interessanti. Così interessanti che molto spesso quando torno a casa mi ritrovo sudato non per la corsa, ma un per un incontro casuale e avventuroso.
Ci tengo a ribadire che ognuno dei capitoli di questo racconto deriva da episodi REALI, e quindi ogni fatto narrato è realmente accaduto (per fortuna!).

Ammetto che le prime volte nel jogging ero spaesato, e mi stancavo quasi subito sebbene mi ponessi obiettivi molto ambiziosi. Ero concentrato solo sui miei movimenti e sulla corsa, e ovviamente a evitare gli ostacoli. Poi, con il passare del tempo e dell’allenamento, ho potuto rilassarmi durante quell’oretta di esercizio e focalizzare la mia attenzione su altre cose. Ho così potuto notare che in quell’orario giravano da sole più donne di quante mi sarei potuto aspettare: chi correva come me, chi portava a spasso il cane, chi usciva e chi rientrava. Fatto sta che si instaurò in me l’idea di provarci con quelle di loro che trovavo attraenti. Questo perché quando l’estate si avvicina, di solito i miei ormoni mi spingono alla ricerca di qualche partner sessuale.

Non nascondo che i miei primi approcci non si sono rivelati esaltanti; dire che sono stati fallimentari è un eufemismo. Il primo ‘palo’ l’ho ricevuto con una ragazza sulla ventina, forse poco più. Correva anche lei, solo che nel verso opposto al mio. Al momento dell’incrocio, mi sembrò che tra noi ci fosse stato uno scambio di sguardi chimicamente sessuale, quindi feci dietrofront e la seguii per una decina di metri. Poi, appaiatomi a lei, le chiesi se potevamo correre insieme. Mi rispose di sì, ma lo fece in maniera vaga e molto distante. Forse già allora dovevo recepirlo come un segnale; e invece le corsi accanto, sperando che saremmo arrivati prima o poi accanto a casa sua e avrei potuto approcciarla.
Quando invece dopo una mezz’oretta ancora non sembrava né stanca né sul punto di ritornarsene a casa (ed essendolo io, invece), le rivolsi la parola:

– Scusa, ti dispiace se ci fermiamo un attimo? Sono un po’ stanco e vorrei prendermi un po’ di riposo –

– Fai quello che vuoi, io continuo a correre –

Tentando il tutto per tutto anche a causa della sua freddezza, dissi:

– Ok, ma dopo una bella doccia ti andrebbe di bere qualcosa insieme? –

– No, voglio solo correre. Ora smetti di seguirmi, per favore – e allungò il passo per seminarmi.

Il secondo secco rifiuto lo presi due giorni dopo, da una donna abbastanza in età. Era una biondona meshata, e stava rientrando a casa. Avendola notata da poco lontano, catturai la sua attenzione a voce alta. Lei cercò di non farci caso, ma poi mi avvicinai. Le dissi che l’avevo notata e che mi aveva colpito, e le chiesi se voleva continuare l’uscita con me. Fui assolutamente carino e cordiale, ma di tutta risposta mi beccai una sberla e delle male parole, poiché mi rinfacciò di essere una donna sposata.

E a lei seguirono altre tre/quattro rappresentanti del genere femminile, alcune di queste nella stessa sera: vi dico questo per mostrare quanto fosse ferma la mia idea di rimorchiare durante il mio periodo di jogging, sebbene sia difficile per una femmina accettare l’invito di uno sconosciuto tutto sudato, per di più di sera inoltrata. Ma non mi sono mai dato per vinto, e questo ha portato i suoi frutti.
Ma mai avrei pensato che sarei riuscito nel mio intento con una donna matura, una così definibile ‘cougar’, dopo il mio evidente fallimento di qualche sera prima.

Era un giovedì sera, e stavo correndo nei pressi di una fermata proprio mentre il bus accostava. Scese una donna mora, che io dapprima vidi solo da dietro. Portava una gonna bianco-nera a scacchi, e ancheggiava come una modella, o forse come una casalinga anni ’60. Forse sarebbe meglio definire che sculettava da una parte all’altra con movimenti studiati: sul momento mi sovvenne il paragone con la Monica Bellucci del film ‘Malena’. Come già detto, la vidi solo da dietro, ma questo mi bastò a eccitarmi: il suo culone, perfettamente incorniciato dalla gonna, era per me un panorama sufficiente a renderla sensuale, e avrei voluto scoparmela anche se avessi scoperto che da davanti non era appetibile.

Raggiunse sculettando il cartello della fermata, cercando evidentemente di capire dove fosse.
Raggiungendola, le chiesi se aveva bisogno d’aiuto. Dissi che ero della zona, e che avrei sicuramente potuto aiutarla ad orientarsi. Quando si girò verso di me compresi che le mie ipotesi sul suo aspetto anteriore erano infondate: non aveva rughe, ma un aspetto da puttanone vissuto. Bella forse lo sarà stata nei suoi tempi d’oro, fine mai di certo; ma in quel momento vidi una cinquantenne assolutamente appetibile e, perché no, magari propensa a farsi scopare da me senza tanti complimenti.

Capii di aver ragione quando lei mi guardò e sorrise, accettando il mio aiuto. Poi, inarcando le sopracciglia e mordendosi il labbro inferiore, mi prese sottobraccio.

– Tu puoi portarmi dove vuoi. Mi chiamo Patrizia. –

– Piacere, Roberto. So bene dove ti porterei’ –

Momento di pausa.

– Ooops! L’ho forse detto ad alta voce? – continuai io con finto imbarazzo.

– Ragazzo, non c’è bisogno di questi giochetti. Se hai casa qua vicino, portamici il prima possibile. Dovevo incontrarmi con un’amica qua nei pressi, ma penso che alla fine declinerò l’invito –

– Puoi sempre chiamare anche lei – dissi sornione.

– No, non penso che ti piacerebbe. E poi il tuo odore di maschio mi ha fatto eccitare terribilmente, e stanotte non voglio dividerti con nessuna. Andiamo o devo trovarmi un altro corridore sudato? –

E così andammo. Durante il tragitto parlammo di aria fritta, ma si sapeva che entrambi non vedevamo l’ora di scopare l’altro a sangue. Io provai persino a insinuare la mia mano nelle sue mutande e nel reggiseno, ma ogni volta lei me la scansava dicendo che ci saremmo arrivati presto. Così mi misi l’anima in pace e la scortai nel mio appartamento.

Ma là dentro non mi potei più trattenere e le ficcai la lingua in bocca. Nel frattempo la palpeggiavo dappertutto, manco fossi un polpo. La sua smania di scansare le mie mani da lei di prima era ora totalmente svanita, e anzi la maiala contraccambiava stringendomi il pacco.

La passione ci portò prima sul muro, poi sul tavolo della cucina. Con un gesto gettai tutta la roba che ci importunava per terra. Nel frattempo lei, rimasta ormai solo in biancheria, baciandomi continuava a stringere il mio pacco in una morsa di ferro nella mano sinistra. Aiutandosi con la destra, mi tolse finalmente i boxer di dosso, liberando 21 cm di cazzo svettante.

Le mie mani andarono a tentoni, cercando di sfilare gli slip alla panterona. Ci riuscirono al terzo tentativo, rivelando una figa decisamente slabbrata, quasi interamente depilata, esclusa una distratta ricrescita di peletti grigi. Col senno di poi la visione avrebbe dovuto farmi desistere, ma invece sul momento mi parve la cosa più eccitante del mondo. Le piazzai così due dita dentro, mentre con l’altra mano e con la bocca provavo a toglierle di dosso il reggiseno. Perché ci riuscissi fu necessario l’intervento della donna.
Si mostrarono così due zinne di media grandezza, sorprendentemente sode considerando l’età della posseditrice. Mammelle chiare quasi quanto il resto dei seni, qualche smagliatura ai lati.

Denudata ormai anche la porcona, stabilii che il tempo dei preliminari era finito, nonostante si possa dire che non fosse neanche tecnicamente cominciato. Sfilai le due dita che avevano svolto il loro lavoro di costante trapanatura durante il bacio focoso, e le sostituii con il mio glande purpureo. Ero entrato davvero per un pezzo irrilevante quando lei cominciò a gemere invocandomi ed esaltandomi. E sì che a me sembrò che neanche ci fosse contatto fra i nostri sessi data la larghezza disarmante della sua fregna!

Quindi, avendo interpretato la sua come una palese finzione, presi a sfondarla senza nessun limite di veemenza. Dovevo punirla ma anche farle veramente sentire la mia presenza dentro di lei, così che, se voleva urlare, almeno ne avesse motivo. E il motivo iniziava ad averlo: avevo preso un ritmo bestiale, e le stavo allargando sempre di più la vagina consumata. Le spostai le gambe sulla mia spalla, strinsi forte ogni suo seno in una delle mie mani e ripresi a limonarla, sempre continuando a stantuffare incessantemente.

La porca sembrava una panterona in calore, e mi implorava di fotterla sempre più forte. Io non mi feci pregare. Giunto ormai quasi al culmine, la sollevai dal tavolo e me la caricai di peso, sempre penetrandola. La sbattei nuovamente al muro, e la scopavo mentre lei stringeva le gambe attorno alle mie natiche.
Quando raggiunsi il limite, le venni dentro senza troppi complimenti: in fondo era in età da menopausa e, se non lo era, beh, problemi suoi. Continuai a baciarla stretto a lei mentre fiotti di caldo sperma le inondavano l’utero. Persistei a rimanere dentro di lei anche quando mi era ritornato moscio, poi mi distaccai.

Pensai che in quel momento volevo stare da solo a riposarmi, ma non avevo cuore di cacciarla, dopo aver approfittato di lei. Fortunatamente fu proprio la zozzona a rivestirsi in fretta e furia e a salutarmi, e poi uscì di casa mia. Usò come scusa quella dell’appuntamento ancora valido con l’amica, anche se entrambi sapevamo che era una palese fandonia. In ogni caso non mi offesi, e l’accompagnai alla porta.

Quella scopata mi aveva riportato alla vita dopo tutti quei rifiuti presi di seguito, e forse fu proprio quella a darmi rinnovata determinazione a continuare nel mio operato. E continuò ad andarmi sempre meglio, visto che questa serie di racconti è tutt’altro che terminata’
Luglio inoltrato, e la mia voglia di scopare non si era certo attenuata dopo la mia avventura riuscita con la tardona di pochi giorni prima, anzi; i miei tentativi con le passanti erano notevolmente aumentati, e i miei standard e i freni inibitori erano calati. Così mi vidi rifiutato da ragazze belle, ragazze magre, ragazze alte e ragazze basse, donne mature e non, madri, figlie, single e maritate.

Ma non mi perdevo d’animo: sapevo che prima o poi l’avrei spuntata, dovevo solo aspettare. Ero sicuro che il gioco valesse la candela, e quando incontrai Magda sapevo di aver avuto ragione.
Ovviamente Magda non è il suo vero nome, ma lei ne ha uno simile, un nome che non nasconde le sue attitudini da puttanone vissuto. Eh sì, anche lei è una cougar: può sembrare una strana coincidenza, ma in realtà ho scoperto per esperienza che sono le donne mature quelle più propense a farsi abbordare da uno sconosciuto per una botta e via.

La vidi una volta che mi ero allontanato dal mio percorso abituale, per esplorare un po’ meglio la zona e, perché no, per vedere se magari là avrei trovato prede più accondiscendenti. La vidi mentre veniva nella mia direzione: aveva i capelli corti, sicuramente freschi di parrucchiere, a metà tra il biondo ed il castano. Sembrava la classica donna matura mangiauomini e perciò non mi lasciai sfuggire l’occasione e l’abbordai. La prima cosa che notai appena fu un po’ più vicina furono le sue labbra da pompinara. La seconda, ma decisamente più appariscente, furono le tette: due globi straripanti e poco nascosti, ma soprattutto lucidi come se li avesse cosparsi di olio per massaggi. Faticai a distogliere lo sguardo, ma riuscii comunque ad avvicinarla:

– Buona sera signora! Mi scusi se la disturbo, ma stavo facendo jogging e credo di essermi perso’ –

– Innanzitutto se mi chiami ‘signora’ mi offendo, perché mi fai sentire vecchia. Ti sembro vecchia? –

– Assolutamente no! –

– Ecco. Allora chiamami Magda. Tu invece sei’? –

– Roberto –

– Bene, Roberto. Ora, tornando al tema principale, non mi disturbi affatto. Anzi, devo dire che un bel ragazzotto come te che mi fa compagnia quando fuori è così buio non mi dispiace affatto’ Non si sa mai chi si potrebbe incontrare in giro di sera – e mi fece l’occhiolino.

– Con me sei in buone mani, Magda – ricambiai l’occhiolino – e, se ti senti più sicura, posso accompagnarti a casa –

– Ma non ti eri perso? –

– Sì, forse’ Ma non ti preoccupare per me –

– Ottimo mio caro Roberto, ottimo. Allora penso proprio che accetterò la tua offerta –

La accompagnai effettivamente a casa, che distava sì e no sessanta metri. Mi propose ovviamente di salire, e io non feci stupidi complimenti. A che sarebbero serviti, se entrambi sapevamo dove volevamo andare a parare? Una volta entrati, le dissi che mi sentivo un po’ a disagio, sporco e sudato nella sua casa linda e pinta.

– Puoi farti una doccia, se vuoi –

– Davvero? Sicura che non è un problema? –

– Certo che no! Vieni, ti accompagno in bagno e ti do un asciugamano. Fa’ come se fossi a casa tua. Io intanto prendo qualcosa da bere –

La doccia durò una decina di minuti, durante i quali indugiai spesso sul mio cazzo per massaggiarlo e tenerlo pronto per qualsiasi evenienza. Poi tornai in salone, fasciandomi la vita con l’asciugamano, dal quale si intravvedeva la forma del mio membro barzotto.

Lei era seduta sul tavolo, che sorseggiava qualcosa da un bicchiere. Vicino ce n’era uno pieno, probabilmente preparato per me.

Chissà perché credevo che l’avrei trovata ad aspettarmi già nuda ed in atteggiamenti porconi, in attesa solo di succhiarmi l’uccello. Che ingenuo. Lei voleva allungare ancora di più l’attesa.

– Stai meglio, dopo questa doccia? –

– Mooolto meglio, sento che potrei fare qualsiasi cosa, anche una maratona – dissi allusivo.

– Macché maratona, intanto siediti qua e fammi compagnia. Spero che ti piaccia la tequila’ –

– La adoro! – Assolutamente falso.

– E allora bevi, non farti pregare. Quanti anni hai? –

– Ventitré –

– Davvero, solo? Pensavo un po’ di più’ E cosa fai, oltre a correre la sera? –

– Sono uno studente universitario. Adesso ho un periodo libero, quindi ho deciso di sfruttarlo per tenermi in forma come posso –

– Fai bene, fai bene’ Sei fidanzato? –

– Al momento no –

– E come mai? Un bel ragazzo come te farà strage di cuori –

– In realtà non sono proprio un tipo da lunghe relazioni, almeno per ora –

– E che tipo sei? –

– Il tipo a cui piacciono le belle donne che sanno cosa vogliono –

Pensavo che fossimo arrivati finalmente al punto culminante e avevo spinto sull’acceleratore.

Mi sbagliavo: Magda restava in argomento ma riusciva nel contempo a rimanere sfuggente, sempre flirtando. Continuammo a conversare in quel modo per un tempo che a me parve un’eternità da quanto ero arrapato, ma che in realtà sarà stato un quarto d’ora. Poi prese l’iniziativa.

– Vedo che continui a riempirmi il bicchiere. Perché mi vuoi brilla? –

– Eh, io te lo riempio ma tu reggi bene l’alcol! Ti voglio brilla perché così ti lasci un po’ andare –

– Solo questo? Bastava chiederlo! E poi vedo che anche il tuo amichetto si è lasciato andare’ – disse alludendo al mio cazzo in evidente stato di eccitazione, ancora costretto nell’asciugamano. – Vediamo di liberarlo dalle sue sofferenze –

Sciolse il telo e liberò la mia verga svettante, iniziando quel pompino che tanto avevo agognato fino a quel momento. E Dio solo sa se valeva aspettare!

Avevo decisamente ragione quando avevo associato le sue labbra a quelle di una pompinara professionista. Mio Dio, che porcona! Le strusciava su tutta l’asta, a quel punto interamente irrigidita, inumidendola ogni tanto con la lingua. Per tutto il tempo iniziale non fece mai visita alla cappella, quasi a voler fare un preliminare del preliminare. Stava costantemente in ricerca di miei fremiti, e fu accontentata ben più di una volta. Non potevo venire perché non sfiorava mai la parte più sensibile del mio membro, ma godevo assai perché sapeva bene dove colpire, le zone più erogene del tronco, tenendomi in quel limbo di eccitazione. Provai qualche volta a spostarle la testa verso la cappella, avevo decisamente voglia di venire, ma la reazione era sempre la stessa: opponeva resistenza e tornava sull’asta. L’ultima volta mi disse:

– Che c’è, bimbo, ti basta un lavoretto di bocca e poi te ne vai? Guarda che a me non sta bene, poi devi ricambiare il favore! –

– Certo, ma così mi stai facendo impazzire! Voglio sborrare su quelle tue belle labbra! –

– Mi dispiace, ma non andrà così. O almeno non adesso; forse è il momento che ci scambiamo i ruoli –

Si sdraiò sul divano, sfilandosi la gonna. Divelse le gambe, spostandosi lo slip verso destra, e tenendo ben aperte le grandi labbra con le dita. – Ora lecca, da bravo! –

Che donna! Mi stava dominando, anche se non me ne accorgevo. O meglio, mi accorgevo che non voleva darmi ciò che volevo, e anche che voleva farmi obbedire ai suoi ordini; ma, da bravo allupato, la cosa non mi diede fastidio. E quindi, come un cagnolino obbediente, mi avvicinai e lappai la sua figona.
Smisi solo quando me lo chiese lei, o meglio quando me lo impose perché voleva che la sfondassi col mio cazzo. Fui ben felice di accontentarla, e la ingroppai come la vacca che era.
Continuava a godere, urlando e incitandomi, chiamandomi spesso con appellativi come ‘bimbo’, ‘figliolo’, ‘moccioso’ e simili: generalmente mi avrebbe dato fastidio, ma in quell’occasione ero così arrapato ed in trance agonistica che quasi non ci feci caso.

Lei ebbe qualche orgasmo, io non venivo. Anzi, non volevo venire: ancora mi immaginavo il lieto fine di inondarle la gola e soprattutto le labbra da pompinara. E, perché no, anche con una panoramica sulle tettone. Col senno di poi, considerando la sua esperienza, magari il trucchetto sul bocchino iniziale aveva l’obiettivo di regalarle una scopata ininterrotta. Se davvero fosse stato così, non solo non la biasimo, ma devo anche complimentarmi con lei perché l’escamotage funzionò.

Ad ogni modo, ad un certo punto mi imposi io, quando ormai vedevo solo lei godere mentre io continuavo a pomparla sognando l’eden. Quindi dissi:
– Ora basta. Mi sembra che tu abbia goduto ampiamente, giusto? Quindi mi aspetto che sia tu a fare quello che avevi iniziato –

– Hai le palle, mi piace! Bene, credo che tu abbia ragione – e mi prese in mano il cazzo.

Riappoggiò le labbra sul mio cazzo, con un’attenzione quasi sacrale. Stavolta, a differenza di prima, sembrava volermi far godere: dedicò la maggior parte del suo interessa alla mia cappella violacea. Spesso serrava le sue labbra attorno ad essa e aspirava, aspirava, raggiungendo una sorta di sottovuoto. La cosa durava anche parecchi secondi. Quando a quest’azione iniziò a combinare anche un sapiente utilizzo della lingua, capii che stavo per esplodere. Mi allontanai e lei si mise a disposizione di ricevere il mio seme: il primo schizzo, come sognavo, le finì sulle labbra; il secondo sulle tette; il terzo la costrinsi ad ingoiarlo.

Come spesso capita in queste occasioni da una botta e via con donne mature (oddio ‘spesso’, mi è capitato due volte su due, ma non è che sia un campione così vasto), non rimasi molto a lungo con la donna dopo aver terminato la scopata e me ne andai da casa sua; però questa volta, a differenza della precedente, avevo voglia di rifarlo, e le lasciai il mio numero. Sarò sincero: all’epoca non mi aspettavo che mi avrebbe chiamato, ma valeva la pena fare un tentativo. Invece lei si è fatta sentire dopo non molto tempo e, ora che sono passati parecchi mesi da quella prima volta, io e Magda ci siamo visti altre quattro volte per del sesso flash.

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