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Daniela: il tradimento, la vendetta, l’amore (Prologo)

By 31 Marzo 2022No Comments

Due persone tradite e ferite dai rispettivi coniugi condividono il proprio dolore scoprendo di avere in comune molto di più di una matrimonio fallito.
N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti

Ero riuscita a contattarla grazie alle ricerche dell’investigatore privato che avevo assoldato per seguire mia moglie.
“Ho delle foto di tuo marito che ti interessano” – le avevo scritto, dandole appuntamento in un bar di periferia.

Daniela, come concordato, era venuta da sola; aveva parcheggiato la propria auto davanti al bar e, dopo essersi seduta ad uno dei tavolini, mi stava aspettando. Era una bella donna: capelli castani ondulati, una silhouette snella avvolta in un vestito nero aderente, dei sandali con un piccolo tacco mettevano in mostra dei piedi molto curati con dello smalto ocra sulle unghie. Indossava degli occhiali scuri, aveva usato le sue mani ingioiellate e curatissime per tirare fuori dalla borsetta una sigaretta. Se l’era portata alla bocca, l’aveva accesa e aveva iniziato a fumarla nervosamente. Mi avvicinai lentamente al suo tavolo.
“Daniela?” – le avevo chiesto, per sincerarmi che fosse lei.
“Sono io.” – mi aveva risposto spegnendo la sigaretta non ancora completamente consumata nel portacenere.
Buttai sul tavolino le dodici foto che l’investigatore privato mi aveva mandato due giorni prima.
“Cosa vuoi da me?” – mi aveva chiesto senza mostrare alcun interesse per quello che avevo posato sul tavolinetto.
“Posso sedere?” – le chiesi senza mostrare alcuna emozione.
Mi indicò la sedia accanto a lei. Dopo aver preso posto di fianco a lei mi presentai.
“Mi chiamo Giulio. Alcuni mesi fa ho assoldato un investigatore privato per seguire mia moglie perchè sospettavo che mi tradisse.
Due giorni fa l’ha incastrata, fotografandola a letto con un uomo in un motel fuori città.” – avevo detto
“Ma io che c’entro?” – mi chiese, facendo finta di non capire.

Rimasi in silenzio a guardarla. Lei, dopo essersi tolta gli occhiali scuri, decise di prendere in mano le foto. Nella prima si vedeva chiaramente la faccia di mia moglie che si dedicava a succhiare la verga di suo marito. La seconda ritraeva mia moglie a quattro zampe mentre veniva presa da dietro dal marito di Daniela. Nella terza mia moglie messa a smorzacandela su suo marito aveva una espressione tale da poter chiaramente immaginare i gemiti di piacere che stava emettendo. Seguivano poi altre foto da cui si evinceva inequivocabilmente che i due stessero facendo sesso.

“Figlio di puttana!” – urlò dopo aver terminato di guardare le foto tirandole con rabbia sul tavolinetto
“Non è possibile…brutto farabutto…che stronzo!” – aveva continuato ad imprecare mentre le lacrime cominciavano a rigarle le guance.
Tirai fuori un fazzolettino di carta e glielo porsi.
“Ho deciso di chiedere all’investigatore di cercare il tuo numero. Avevo bisogno di fartele vedere…” – avevo iniziato a spiegarle.
“Perchè…? …perchè? …perchè?” – mi aveva interrotto singhiozzando.
“…perchè da solo non ero capace da solo a decidere cosa fare” – avevo continuato
“Perchè? Perchè mi ha fatto questo!? Lurido porco che non è altro” – Daniela continuava a singhiozzare, i suoi perchè non erano rivolte a me.
Lasciai che si sfogasse, passandole di volta in volta altri fazzolettini per asciugarsi le lacrime e soffiarsi il naso. Ci volle un intero quarto d’ora prima che potesse riuscire a tornare lucida.

“Perdonami per lo spettacolo indecente che ti ho appena dato.” – mi aveva detto asciugandosi le ultime lacrime dalle guance
Mi fissò per un istante. I suoi occhi castani erano di una bellezza disarmante.
Sebbene il trucco le fosse colato sul viso, aveva un volto meraviglioso: il nasino minuto, le labbra sottili. Daniela era davvero una bella donna.
“Vuoi qualcosa da bere?” – le chiesi
“Un bicchiere d’acqua…” – disse con la voce tremolante
Chiamai il cameriere ordinando acqua per lei e un aperitivo con drink per me.
“Ho avuto la tua stessa reazione dopo aver visto le foto. Sono arrabbiato, frustrato, confuso, incapace di capire cosa abbia portato mia moglie a farmi una cosa del genere. Non ha mai dato segni di insoddisfazione, raramente litighiamo, la nostra vita sembrava perfetta. Tre mesi fa ricevette un messaggio sul telefono e piuttosto che leggerlo davanti a me se ne scappò in bagno. Mi insospettito e ho deciso di parlare con un investigatore privato che in pochi giorni l’ha scoperta. Un paio di giorni fa mi ha mandato le foto più compromettenti. Non riesco ancora a capacitarmi del perchè mi abbia mentito. Ci siamo sempre detti tutto…” – mi sfogai.

“Sembra che tu stia parlando di me e mio marito. E’ la stessa identica cosa. Non sono mai stata gelosa di lui, lo lascio uscire ed andare dove vuole senza fargli troppe domande…mai una discussione…insomma, non capisco dove ho sbagliato” – continuò Daniela come raccontandomi la stessa identica storia.
“Non ce la faccio…ho bisogno di qualcosa di forte.” – disse di colpo alzando la mano e chiamando il cameriere.
Ordinò una grappa. Le feci segno di prendere le patatine e le olive sul piattino per accompagnarla.
Le bastarono un paio di sorsi per sciogliere definitivamente la lingua e tirare fuori tutto quello che aveva dentro. Parlare con lei, condividere quel dolore riuscì a sollevare entrambi. Restammo seduti a quel tavolino per alcune ore.

Uno squillo del telefono di Daniela interruppe la nostra conversazione.
“E’ lo stronzo.” – disse Daniela con un mezzo sorriso parlando di suo marito.
Decise di disattivare la suoneria del telefono, poi, come se nulla fosse tornò a fissarmi negli occhi e sorridendo mi disse: “…dicevamo?”
Era la prima volta che Daniela mi sorrideva. Il viso, già bello di suo, sembrò illuminarsi, diventando ancora più affascinante.
“Dicevamo che…” – esitai un attimo – “…sia davvero così assurdo come un uomo possa tradire una donna così bella come te”
“Stessa cosa direi di te” – rispose ricambiando il complimento e ridacchiando

Continuammo a parlare per un’altra mezz’ora entrando sempre più in confidenza.
Ebbi la sensazione di conoscere Daniela da una vita; la naturalezza con cui parlavamo e ci confidavamo sembrava quella di due amici di vecchia data.
“Hai fame? Conosco una trattoria qua vicino che…” – le dissi improvvisamente
“Che fai, ci provi con me?” – mi rispose con espressione seria.
Due secondi dopo scoppiò a ridere come una matta trascinandomi senza pietà in quella che fu per entrambi una risata liberatoria. Pagai il conto del bar mentre Daniela, rimasta ad attendermi fuori, aveva raccolto le foto dal tavolino e si era rimessa un po’ a posto il trucco rovinato dalle lacrime. Appena uscito, dopo averle indicato la direzione della trattoria, iniziammo ad incamminarci. Con mia grande sorpresa Daniela mi prese a braccietto. La guardai stupito. Lei si girò a guardarmi e mi sorrise. Sembrava avesse ritrovato improvvisamente oltre al sorriso qualcuno su cui poter contare.
Eravamo due compagni di sventura, della medesima sventura, che camminavano a braccetto.

Continuammo a parlare delle nostre vite anche a tavola. Parlammo del nostro passato, scoprendo di avere entrambi tante passioni in comune: la musica, la barca a vela, il buon vino.
Terminammo il pranzo continuando a scherzare e a ridere anche dopo essere usciti dal locale, quasi dimenticando il motivo per cui ci eravamo incontrati. La riaccompagnai all’auto: sembrava fosse arrivato il momento di salutarci quando lei, guardandomi negli occhi mi chiese se avessi impegni per il pomeriggio. Le dissi che mi ero preso il giorno libero da lavoro proprio perchè avevo intenzione di parlare con lei con calma, senza l’ansia di dover guardare l’orologio.
“Ci vieni con me?” – mi disse con un sorriso sornione.
“Cos’hai in mente?” – le chiesi scrutandola con curiosità.
“C’è solo un modo per scoprirlo.” – mi rispose salendo in macchina, senza aggiungere altro se non un meraviglioso sorriso.

Decisi di seguirla. Salito nella sua auto non ho potuto fare altro che apprezzare la playlist di canzoni che stava ascoltando. Aveva un gusto eccellente a proposito di musica. Ne approfittai per parlare di musica con lei e ancora una volta, come se fossimo amici da una vita, iniziammo a discutere con passione. Daniela si diresse fuori città, verso il mare. Arrivammo ad una piccola casetta situata a pochi metri dalla spiaggia. Sebbene il mare fosse in tempesta il luogo dove mi aveva portato era tremendamente romantico.
“E’ di una mia carissima amica…mi occupo di vendite immobiliari, mi aveva dato le chiavi per chiedermi un parere su come migliorarla per aumentarne il valore” – mi disse giocherellando con le chiavi e sorridendo.
La seguìi dentro. Non doveva essere la prima volta che Daniela entrava in quella casa perchè, appena entrati mi prese per mano e mi guidò nella penombra. Dopo essere saliti al piano superiore Daniela mi fece entrare dentro una stanza spingendomi fino ad una finestra chiusa da una persiana esterna. Aperta la finestra, spinse le persiane verso l’esterno. Il panorama che mi si stagliò davanti fu mozzafiato, si riusciva a vedere la spiaggia e il mare.
“Avrei voluto portarci quel coglione di mio marito e magari proporgli di acquistarla…” – disse con tono triste.

Non ebbi il tempo di chiedere a Daniela il perchè al posto di suo marito ci fossi io lì con lei.
“Credo di aver trovato un modo per punire quei due.” – mi disse guardandomi dritta negli occhi – “Ma per farlo bene ho bisogno del tuo aiuto.”

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