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Esegesi di un pompino

By 24 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci sai fare davvero. Non credevo così tanto.
Ormai, sottoposto alle tue attenzioni, è teso allo spasimo, non ci vorrà ancora molto prima che tu possa assaggiare il frutto delle tue fatiche.
Sono eccitato. Tu mi ecciti. Da morire. Da sempre. E la vista di te, in ginocchio ai miei piedi, coperta solo di quella fascia bianca che ti blocca i polsi dietro la schiena, non fa che amplificare il mio piacere.
Il tuo affermare di non usare mai le mani nei pompini mi ha stuzzicato, invogliato. E la tua bocca non ha tradito affatto le mie aspettative. Da quando mi hai spogliato, utilizzando solo i denti per tirar giù le mutande, è stato un continuo crescendo. Da quando il mio cazzo, libero dalla costrizione degli abiti, ti ha impattato contro il viso, l’hai reso tuo.
Pochi minuti fa, l’erezione era soltanto appena accennata. Con un po’ d’impegno, riuscivi ancora a prenderlo in bocca completamente, dal glande alla radice, fino a sentire i peli che circondano le palle solleticarti il mento. Una parte che non hai mancato di considerare. Con insospettabile delicatezza, le hai baciate, leccate, imboccate. Il tuo respiro caldo e la tua lingua umida sulla mia sacca mi hanno procurato un brivido lungo la schiena. Hai giocato con passione e dolcezza con uno scroto che avvertivi gonfio, pieno della tua ricompensa. Sai bene quanto abbondante e denso sia il mio sperma. E la tua voglia di dissetarti di esso non mancava di trasparire dai tuoi gesti, dalle tue attenzioni, mentre golosa ti occupavi di saziare le mie voglie di maschio. Mentre la tua lingua e le tue labbra lo assaggiavano e schiacciavano delicatamente, per saggiarne la consistenza, la pienezza, pregustando il seguito.
Non hai trascurato neppure la mia asta che, intanto, stava raggiungendo il massimo del suo turgore. Era perversamente divertente guardare la tua espressione sorridente ed eccitata mentre sollevavi il mio membro col naso e le labbra, e questo ti scivolava lungo le guance. Guardarti mentre giocavi con lui, tentando di imboccarlo al volo. Ed era stimolante quando lo assaggiavi. Quando facevi scorrere la tua lingua per tutta la sua lunghezza, dalla base alla punta, in un andirivieni che lo costringeva a indurirsi sempre più ad ogni passaggio. Di tanto in tanto, imboccavi il glande, per poi titillarlo con la lingua. Un dolce massaggio per il quale non mancavo di sottolineare il mio gradimento con lunghi sospiri. Tornavi, in seguito, ad esplorare ogni centimetro del mio palo carnoso. Fino a portarlo al massimo dell’erezione. Fino a renderlo lungo e largo come sai. E come ti piace che sia. Fino a sentire distintamente, sotto la lingua, le vene che lo ricoprono. Fino a renderlo tanto grosso che in bocca non te ne starebbe più di metà.
E’ stato allora che hai spostato ancora il fulcro della tua attenzione. Stavolta sulla punta. Eccitato al massimo, la pelle si era tesa lungo l’asta, scoprendo il glande, lasciandolo completamente esposto. Lo guardavi sorridente mentre la tua lingua si avvicinava lentamente ad esso. Ne hai leccato il contorno, poi hai lasciato che scivolasse nella tua bocca. Ti sentivo spalancarla, mentre la mia cappella gonfia ti premeva contro la lingua e il palato. Ti sentivo respirare forte col naso mentre il mio cazzo invadeva la tua bocca e la punta arrivava a premere contro la gola. Percepivo la tua eccitazione mentre ti muovevi per farti penetrare a fondo, mimando un lento amplesso. Ed era uno spettacolo incredibile quando lo portavi a sgusciar fuori quasi completamente per riprendere fiato e, lucido e pregno della tua saliva, ne lasciava colare fili lungo il tuo mento e il tuo collo.
E’ stato inevitabile, allora, accarezzarti i capelli mentre ti dedicavi a lui con tanta devozione. Mentre ti riempivi i polmoni prima di andare ancora in apnea, con la bocca piena della mia carne dura. Mentre vedevo le tue gote arrossarsi per l’eccitazione e la carenza d’ossigeno.
Ti accarezzavo in maniera sempre più decisa, quasi guidando la tua testa mentre continuavi a farti allargare e riempire la bocca dal mio cazzo.
E ora l’hai portato al massimo. Al limite. Sei stata bravissima. Ora, però, ho solo voglia di godere. Ora non voglio continuare a saggiare le tue doti da pompinara. Ora voglio solo, e finalmente, scopare la bocca della mia puttana. Bloccarti la testa, con questa mano che, fino a un attimo fa, si è limitata, quasi teneramente, ad accarezzarti i capelli e la nuca. Voglio aumentare il ritmo lento che avevi imposto. Voglio dar sfogo ai miei istinti usando, come sempre, il tuo corpo per il mio piacere. Usando te per il mio piacere. Tenerti così, in ginocchio, con le mani legate dietro la schiena e la testa preda delle mie di mani. Affondare nella tua bocca con colpi sempre più rapidi e violenti. Farti sbavare ed emettere rantoli e gorgoglii mentre raggiungo l’apice del piacere. Voglio sentirti vibrare mentre senti l’asta e la cappella pulsare contro la lingua e il palato, un attimo prima di esplodere. E, allora, piantartelo in gola, per riversare il mio seme nella tua bocca, riempiendola del mio sapore. Voglio vederti ingoiarne quanto più possibile, e il resto, misto alla tua saliva, colare fuori imbrattandoti il viso e scivolando lungo il tuo corpo.
Il tuo corpo che, però, resterà solo tuo ancora per poco. Giusto il tempo di sollevarti di peso e trascinarti sul letto, ancora legata, per continuare quello che ho iniziato. Godere di te, con te. Farti mia. Tutta. Completamente.

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