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G come Gianna

By 7 Febbraio 2004Maggio 12th, 2020No Comments

Gianna. 25 anni, Vergine (segno zodiacale). Carina, intelligente, forse un po’ ingenua. Capelli castani, lunghi. Un viso vivace, pulito, quel che si dice ‘acqua e sapone’. Un bel personale, che però lei non ci teneva a mettere in mostra. Una che quando passa ti volti a guardare, ma che, girato l’angolo, hai già dimenticato. Una serie di avventure sentimentali, né lunga né breve; ma niente di serio, niente anima gemella. Questa era Gianna, quando la conoscevo io.

Si laureò quell’anno, in Lingue e Letteratura Orientale, la sua passione. Nei tempi regolamentari, e col massimo dei voti. Ed ottenne dai genitori il sospirato viaggio in Oriente. Lo desiderava da sempre, era affascinata da tutto ciò che sapeva di indiano, cinese, o indocinese. I vari testi filosofici orientali erano la sua lettura preferita (Kamasutra compreso, se volete saperlo, ma non la versione volgare conosciuta qui da noi. Fu lei a convincermi a leggere la versione originale. In italiano, ovviamente.) Sognava la Città Proibita, ma si accontentò di Calcutta, il crogiolo delle razze. Soprattutto perché era la base più comoda per andare a Benares, la città sacra degli indù, la città dei mille e più templi, tutti favolosi, a cominciare dal Bisheshwar, il più grande e maestoso e ricco tempio del dio Shiva.

Solo che…..

Al check-in prese il biglietto, prenotato già da due settimane, e si recò in sala d’aspetto. L’aereo doveva fare scalo a Teheran, prima di arrivare a Calcutta, poi avrebbe proseguito per Hong Kong, ma senza di lei. Il viaggio si prospettava lungo e noioso, e lei si era messa un paio di libri a portata di mano, per ammazzare il tempo. Ne aprì uno, il Rgveda, l’insieme delle regole e degli inni religiosi, col relativo commento a fronte.

-‘Non è un po’ troppo giovane, per mettersi a leggere testi filosofici indiani?’- si sentì apostrofare. Si girò un po’ seccata, e fece per rispondere per le rime. Un sedile più in là, alla sua destra, c’era un uomo di età indefinibile: l’incipiente calvizie, un accenno visibile di pancetta, ed il modo di vestire serio ed elegante portavano a pensare che avesse superato i 45 anni; l’aria giovanile del viso, pulito e simpatico, faceva propendere verso i 35. ”Va in India?’- le chiese con un sorriso.

-‘Si, a Calcutta. E poi vorrei arrivare a Benares.’- si ritrovò a spiegare, suo malgrado, Gianna.

-‘Mi sembra di capire che non è un viaggio di lavoro…’-

-‘No. In effetti è un viaggio-premio che sono riuscita ad estorcere ai miei, per la laurea.’-

-‘Congratulazioni! E invece di andare a divertirsi alle Maldive o a Zanzibar, preferisce visitare il grande tempio di Shiva?’-

-‘Lo conosce?’- chiese incuriosita lei.

-‘Ci sono passato, qualche volta’- minimizzò l’uomo ”sa, per lavoro sono, diciamo, ‘costretto’ a girare in lungo e in largo tutto il sud-est asiatico.’-

-‘Beato lei! Io è la prima volta che ci vado.’- una punta di invidia colorì la sua voce.

-‘Troverà quei posti molto interessanti, ma come ad ogni cosa ci si fa l’abitudine. Ormai sono più di dodici anni che…ma che sbadato! Sono davvero imperdonabile! Permetta che mi presenti: Luciano M….., responsabile marketing della S….. per il sud-est asiatico, vale a dire India e dintorni, Indocina, Cina e annessi, Filippine, eccetera eccetera eccetera. Questo è il mio biglietto’- fece porgendole un cartoncino avorio ”se dovesse aver bisogno di qualcosa, è sufficiente che chieda di me in un qualsiasi nostro ufficio o presso le ambasciate e i consolati italiani.’-

-‘Grazie! Io invece sono Gianna’- gli porse la mano ”Gianna S…, fresca laureata in Lingue e Letterature Orientali.’-

L’altoparlante li interruppe per annunciare il loro volo. Anche Luciano doveva infatti prendere quell’aereo. Sul velivolo, si sedettero vicini continuando a conversare. Gianna trovò Luciano simpatico, ed inoltre la sua conoscenza dei luoghi, degli usi e costumi di quelle zone del mondo lo rendeva il bersaglio ideale della sua mitragliata di domande. E Luciano si sottopose di buon grado all’interrogatorio di quella vivace e bella brunetta.

Appena ripartiti da Teheran, dove si erano fermati un’oretta per fare rifornimento, lui le chiese: -‘Hai già pensato a cosa farai da grande?’- da parecchio erano passati al più confidenziale ‘tu’.

-‘Veramente no. Pensavo di rimanere all’Università, aspettando qualche concorso. Oppure cercare qualche impiego all’estero, come traduttrice. Ma è tutto da vedere, per ora non c’è niente.’-

-‘Bene! Allora ti faccio una proposta: tu adesso ti godi qualche giorno di vacanza. Io devo andare a Rangoon e ad Ha-noi. Lunedì prossimo sono a Bangkok dove devo fermarmi per una settimana. Tu mi raggiungi lì lunedì e vediamo come te la cavi. Facciamo una specie di provino di lavoro. Se va bene, vinci un posto come interprete; in caso contrario, ti fai una settimana a Bangkok a spese della ditta. Che ne dici, ti va?’-

-‘Ma… ecco… così su due piedi…’- Gianna era un po’ titubante.

-‘Guarda che dopo puoi sempre rifiutare, se non ti va. Intanto ci guadagni una settimana aggiuntiva di vacanza. A Bangkok dovrai solo assistere a qualche colloquio, il resto della giornata potrai girare in lungo e in largo. E se vuoi potrò farti da guida: c’è il tempio del Palazzo Reale, la Pagoda del Budda di Smeraldo, che vale la pena di essere vista. Oltre al resto.’-

-‘E va bene. Mi hai convinta. Però non capisco perché fai tutto questo!’-

-‘Beh! Se speri che ti dica che mi sono innamorato di te, temo di doverti dare una delusione’- rispose Luciano in tono semi serio ”In realtà abbiamo bisogno di persone giovani e in gamba in questa zona. E tu sei preparata, bella e simpatica. E, particolare da non disprezzare, ti piace il ‘posto di lavoro’, mentre io, per esempio, preferisco tornarmene sempre in Italia. Quindi, come vedi, la mia proposta non è proprio disinteressata…’-

-‘Peccato!’ ‘ si mise a ridere lei ”E io che speravo fosse per i miei begli occhi neri… Comunque, prima che tu possa ripensarci, accetto la proposta! Allora, capo, dove mi devo presentare?’-

Presero accordi per incontrarsi nella capitale thailandese. Lui le spiegò il tipo di lavoro che la aspettava, e chiacchierando e scherzando arrivarono a Calcutta. Si salutarono dandosi appuntamento a Bangkok, e Gianna cominciò il suo tour.

Fu una settimana molto piena e intensa. La modernizzazione della capitale bengalese le aveva tolto molto del suo fascino, ma comunque molto rimaneva da vedere, senza contare che Gianna non volle rinunciare a passare qualche giorno nella città sacra di Benares, vedendo tutto ciò che era possibile vedere in così poco tempo. Promise a sé stessa che sarebbe tornata quanto prima per completare, e magari allargare, il suo giro; ed il giorno stabilito si imbarcò sull’aereo e giunse nel ‘Regno degli uomini liberi’.

All’aeroporto trovò, come stabilito, un’auto che la portò in albergo. Lì il portiere, insieme alle chiavi le consegnò un biglietto. Era di Luciano, e le diceva di rinfrescarsi e riposarsi, e le dava appuntamento per la cena.

Avendo tutto il pomeriggio a disposizione, Gianna bighellonò per la città, girando senza mèta, ammirando i palazzi e le pagode, curiosando nei mercatini locali. A cena salutò finalmente Luciano, che la condusse in un locale caratteristico. Ordinarono esclusivamente piatti locali, Gianna non voleva rinunciare a niente che avesse a che fare con lo stile di vita locale. Trovò la cucina un po’ troppo saporita per i suoi gusti, e forse anche un po’ strana, ma non se ne lamentò. La serata trascorse chiacchierando piacevolmente e girando per i locali notturni, e quando decisero di ritirarsi la ragazza era stanca, ma contenta. Rimase un po’ perplessa, quasi delusa, quando Gianni la salutò davanti alla sua stanza con un casto bacio. Istintivamente si era aspettata quantomeno la richiesta di bere un ultimo bicchierino in camera sua, e invece Luciano, augurandole la buona notte, si era ritirato in buon ordine.

I giorni passavano in un lampo. La mattina Gianna assisteva Luciano nei colloqui di lavoro e nelle stesure dei vari contratti, il pomeriggio Luciano guidava Gianna per le strade e i vicoli della città, facendole visitare i templi ed i monumenti e i punti caratteristici.

-‘E’ così… grandioso!’- fece Gianna dinanzi al Palazzo Reale.

-‘Grandioso e magnifico. Gli antichi Thai, e quelli prima di loro, non risparmiavano gli sforzi quando decidevano di costruire qualcosa, né lesinavano i mezzi quando dovevano decorarla. Sotto certi aspetti, non avevano niente da invidiare a noi europei.’-

-‘E’ vero! La loro civiltà non era inferiore a quella greca o romana, anzi forse era superiore’-

-‘Adesso non esageriamo! Erano diversi, ma fondamentalmente simili. Ricordati che anche questi monumenti sono stati costruiti col sudore e sulla pelle di milioni di poveri diavoli. Per costruire il Taj Mahal sono morte centinaia di persone, così come per fare il Colosseo. E le ricchezze usate per rivestire d’oro questo palazzo, così come quelle necessarie per la basilica di San Pietro, potevano benissimo essere usate per alleviare le sofferenze dei due popoli. Solo che chi aveva le ricchezze necessarie per far questo, non pensava al proprio popolo e alle sue miserie, ma a lasciare un ricordo di sé ai posteri.’-

-‘E allora?’-

-‘E allora niente! Io sono decisamente più materialista. Oltretutto non ho ricchezze per fare cose del genere. E ce ne vorrebbero di enormi per far diminuire la miseria, qui. Sono secoli che i siamesi, come tutti gli altri popoli della zona, vivono così. Sono abituati a vivere con poco. E fino a non molto tempo fa, quel poco a loro bastava per vivere, o almeno per sopravvivere.’-

-‘E poi? Che è successo?’-

-‘E’ successo che siamo arrivati noi occidentali, in gran numero, e gli abbiamo insegnato i valori fondamentali del consumismo. A loro quel poco non è più bastato, e noi gli abbiamo insegnato come fare per avere più soldi. Ad esempio, come credi che sia nato il turismo sessuale, per il quale la Thailandia è diventata così famosa? Qui per pochi dollari puoi trovare di tutto. Dagli 8 agli 80 anni, paga e li avrai a tua disposizione. Senza problemi. Vieni!’-

Luciano la prese per un braccio e alzò una mano per chiamare un sam-lo, una sorta di carrozzella a pedali montata su tre ruote, il taxi locale. Diede il nome di una strada dalle parti del Menam, il fiume che alimenta la città (chissà perché i bassifondi e i quartieri più malfamati si trovano sempre vicino ai porti, fluviali o marini!).

Giunti a destinazione, si infilarono in un dedalo di viuzze sporche, animate da una quantità incredibile di persone. C’era, come nel famoso spot pubblicitario, di tutto di più: accattoni, venditori di qualsiasi cosa si potesse vendere, vecchie megere e bambini che gridavano e si rotolavano nel fango. Ad ogni angolo c’erano sudici bar che ospitavano prostitute, ed altre se ne vedevano sedute in vetrine dove mettevano in mostra la loro ‘merce’ senza nascondere assolutamente nulla. Ne videro di tutti i tipi e di tutte le età. A Gianna parve che qualcuna non dovesse avere più di 10-12 anni.

-‘Guarda!’- mostrò Luciano ”Qui per 5 dollari puoi avere tutto quello che vedi. E per poco più, anche quello che non vedi. Vuoi una ragazza che sia tua schiava per un’ora o due, o tutta la notte? Vuoi un giovanotto, o un paio di ragazzotti che ti facciano divertire? Basta pagare qualche migliaio di lire, e avrai quello che chiedi!’-

-‘Ed è qui che ti vieni a divertire?’- chiese maliziosamente Gianna.

-‘Oh no! Fammi almeno credito di un po’ di buon gusto! Se proprio non riesco a rimorchiare qualche neo-laureata in vacanza,’- alluse in tono scherzoso Luciano ”preferisco andare in qualche bath-rat, i locali per i famosissimi massaggi tailandesi. Sono molto più puliti, per lo meno. Qui, oltre al rischio di non ritrovare più i pantaloni, c’è anche quello di prendersi qualche malattia, dalla scabbia all’aids. E quella te la danno gratis!’-

In un vicolo Gianna notò due uomini bianchi che, senza neanche nascondersi troppo, si stavano divertendo con quella che sembrava una ragazzina: vide distintamente i due cazzi che, contemporaneamente, scomparivano e riapparivano, uno tra le labbra e l’altro tra le natiche della giovanissima prostituta. Come affascinata, non riuscì a distogliere gli occhi da quello spettacolo, finché camminando non oltrepassarono il vicolo.

-‘Che ne diresti di andarcene?’- propose, tenendosi incollata a Luciano ”Lo spettacolo non è proprio dei migliori, e mi sento un piuttosto stanca. Un famosissimo massaggio tailandese mi ci vorrebbe proprio!’-

-‘Li hai mai provati?’- chiese curioso Luciano.

-‘No. Ma adoro i massaggi! Specie quando sono molto stanca o nervosa: mi rilassano all’istante!’-

-‘Beh! Questi sono massaggi speciali. Ora è tardi, fra poco dobbiamo cenare con quel tipo che abbiamo incontrato ieri; ma domani, se proprio vuoi, ti porto a vedere come sono. Poi deciderai!’-

-‘E va bene! Allora andiamo ad incontrare questo bel tomo, e speriamo che si decida a firmare il contratto!’- Uscirono dal quartiere, chiamarono un sam-lo e si fecero portare in albergo.

Il giorno successivo, nel pomeriggio, Luciano le chiese: -‘Allora? Sei proprio decisa a provare i massaggi tailandesi?’-

-‘E perché no? Dopotutto devo abituarmi ai costumi locali, se accetto la tua proposta di lavoro, no? E allora tanto vale cominciare a sperimentare da subito. Mi hai davvero incuriosita!’-

Fecero chiamare un taxi, questa volta motorizzato, che li condusse davanti ad una palazzina moderna, a due piani, piuttosto elegante e luminosa.

Entrarono nel locale, dove sbuffi di vapore aleggiavano carichi di odori di essenze. Gianna si guardò intorno curiosa, mentre Luciano si diresse verso la reception. Parlottò brevemente con l’addetta, che sparì in una porta dietro il bancone. Tornò quasi subito accompagnata da una vecchia minuta e magrissima, nel cui volto le fessure degli occhi e della bocca quasi non si distinguevano dalle rughe, tanto erano fitte e profonde.

Gianna si avvicinò, ma non riuscì a capire nulla di quello che la vecchia borbottava, né le risposte del suo accompagnatore. Quando finalmente parve che i due si fossero messi d’accordo, Luciano la prese sottobraccio e imboccarono un corridoio.

-‘Che cosa vi siete detti voi due? Non ho capito una parola!’- chiese lei curiosa.

-‘Era un dialetto filippino. Quella donna non conosce altre lingue, ed io lo conosco a malapena quanto basta per far capire quello che desidero.’-

-‘E che cosa desideri, per oggi?’-

Lui la guardò negli occhi. ”Ho chiesto un servizio completo, per te e per me.’- fece con fare misterioso ”Non chiedermi altro, se no la sorpresa verrebbe guastata. Comunque, vedrai che ti piacerà! Ci vediamo più tardi…’- e la lasciò davanti ad una porta, facendole segno di entrare.

Gianna esitò un attimo, poi si decise. Si ritrovò in uno stanzino, in cui la temperatura era piuttosto alta e si sentivano più forti gli aromi. Una ragazza, piccola di statura ma ben fatta, dai caratteristici tratti indocinesi che rendevano quasi impossibile assegnarle un’età sia pure approssimativa (sembrava avere non più di 15 anni, ma a giudicare dal suo corpo poteva averne anche 25), e che indossava solo un minuscolo e candido grembiulino, la invitò a togliersi gli indumenti. Gianna eseguì; poi fu fatta entrare nella sala successiva, molto più grande.

Nel pavimento della sala era stata ricavata una piccola piscina, da cui si alzavano dense volute di vapore dall’intenso profumo, quasi stordente. Una seconda ragazza, quasi gemella della prima, andò loro incontro. Disse a Gianna di bagnarsi nella piscina, mentre lei e la collega avrebbero preparato il necessario per i massaggi.

A Gianna è sempre piaciuto nuotare (ogni volta che andavamo alla piscina del CUS si faceva almeno il doppio delle vasche che mi facevo io), e non se lo fece ripetere; ma l’acqua profumata e quasi bollente, molto più simile a quella di una vasca da bagno che a quella di una piscina, la rilassò a tal punto che ben presto smise di nuotare e si mise a fare ‘il morto’, facendosi cullare dall’acqua con gli occhi chiusi e assaporando la lieve carezza delle piccole onde che si infrangevano sul suo corpo. Era una sensazione semplicemente meravigliosa.

Fluttuava senza peso e senza alcun pensiero, quasi in uno stato di dormiveglia: le pareva di essere una nuvola di vapore, capricciosamente libera di librarsi e mescolarsi con le altre nuvolette profumate, annullandosi in una unica grande voluta che pervadeva la stanza.

Fu ridestata dal richiamo sommesso di una delle due ragazze, che la invitava ad uscire e la aspettava sul bordo della vasca con un soffice accappatoio bianco. Gianna fu rapidamente asciugata e fatta distendere su un morbido lettino per massaggi. Un sottile filo di olio aromatico colò da una boccetta lungo la scanalatura della sua spina dorsale, procurandole una leggera sensazione di fastidioso solletico, e quattro mani presero a manipolarla, sciogliendole e pizzicandole tutti i muscoli, morbide ed esperte e rilassanti. Dal collo al tallone, nessun muscolo fu tralasciato; quindi fu fatta rigirare. Altro olio fu versato, e questa volta le mani partirono dal basso, avvolgendo i polpacci in morbide carezze, risalendo verso le cosce sode e muscolose, non tralasciando la zona genitale (Gianna mi confessò che desiderava che le due ragazze la toccassero, pur non aspettandosi che lo facessero davvero; e quando una mano le massaggiò le grandi labbra, lei immediatamente si eccitò) ed il basso ventre. Perfino il triangolo di folta peluria fu unto a dovere, e pettinato con le dita; poi fu la volta del ventre e dei seni, e quando i palmi passarono sui capezzoli inturgiditi, una risatina interruppe il mormorìo quasi ipnotico delle due massaggiatrici, che presero a dedicare particolare attenzione alle areole rosate e ai piccoli chiodi al centro di esse.

Una delle due si infilò alle mani degli oggetti che somigliavano alle spazzole che usiamo noi per togliere i pelucchi dai maglioni di lana. Premette un interruttore, e i ‘cuscinetti’ emisero un lieve ronzìo, vibrando. La ragazza li appoggiò sulla pancia di Gianna, e le vibrazioni, piuttosto intense, le si propagarono alle viscere, e attraverso quelle a tutto il resto del corpo. Era una sensazione strana, ma tutto sommato piacevole. Con mosse esperte, i due apparecchietti furono fatti passare su tutto il ventre, fin giù sul pube, dove provocarono un lungo brivido di piacere a Gianna; quindi percorsero più volte l’interno delle cosce, risalirono sul lato superiore e passarono all’esterno, sui fianchi, su su fin sotto le ascelle; e scalarono le morbide colline rappresentate dai seni fino a raggiungere la cima, dove si soffermarono a lungo.

Gianna aveva una voglia matta di toccarsi, di dar sfogo all’eccitazione che montava dentro di lei, ma non osò farlo davanti a quelle due, ripromettendosi però di farlo non appena il massaggio fosse finito e lei fosse rimasta sola. Fu fatta girare di nuovo, e i due cuscinetti vibranti partirono dal collo per scendere in più passaggi lungo il dorso, fino ai lombi; e risalirono sulle natiche sode, vibrarono lungo i fianchi e le cosce; si soffermarono all’attaccatura dei glutei; ripresero a massaggiare l’interno delle cosce, giù fino alle ginocchia e poi di nuovo su, fino a lambire le grandi labbra, ormai gonfie e desiderose di essere aperte.

Gianna era quasi sul punto di intimare alle due maliziose massaggiatrici di terminare alla svelta il loro compito, per potersi sfogare una volta rimasta sola, quando sentì un’altra sorgente di vibrazioni posarsi sul collo, rotolare sulle scapole, imboccare il solco lungo la colonna vertebrale e scendere lentamente verso il basso. Dal contatto, ne indovinò la forma cilindrica e la punta semisferica. Il vibratore giocò un po’ sui reni, poi imboccò deciso il solco che divideva le natiche. Trattenendo il respiro Gianna si chiese se…

Sì. L’apparecchio si soffermò giusto sullo sfintere, premendo leggermente e trasmettendogli la sua piacevole e stimolante carezza. Gianna non osava dire o fare nulla, non sapendo lei stessa se augurarsi che la ragazza proseguisse introducendo il vibratore, oppure alzarsi e por fine al ‘pericoloso’ giochino. Fu fatta girare di nuovo.

Vide finalmente l’oggetto misterioso: somigliava ad un depilatore a batteria, un po’ più stretto in punta e più largo all’impugnatura, lungo una quindicina di centimetri, e con in cima una pallina della grandezza di una noce che vibrava follemente. La ragazza che lo impugnava se lo stava passando sulle areole, con evidente piacere. L’altra attaccò subito la zona pubica con i cuscinetti, andando dall’ombelico verso il basso, a più riprese, scendendo ogni volta un centimetro più giù, fino a lambire l’inizio della fessura fra le gambe di Gianna. La quale, a quel punto, decise di forzare il gioco (dopotutto, erano state le manovre di quelle due porcelline ad eccitarla in quel modo) e divaricò le gambe, in un chiaro invito a massaggiare anche la zona più sensibile; invito che fu prontamente raccolto.

Il cuscinetto vibrante non si fermò all’estremità superiore, ma continuò lungo la fessura lentissimamente; poi l’altra mano, liberatasi del meccanismo, separò le grandi labbra permettendo il contatto fra il cuscinetto e le piccole labbra e la mucosa tutt’attorno. Un lungo brivido, accompagnato da un altrettanto lungo sospiro e da una abbondante secrezione di liquido, segnalò il raggiungimento dell’orgasmo da parte di Gianna. Senza neppure darle un secondo di pausa, il cuscinetto venne spostato di qualche centimetro, sulla clitoride in piena erezione: le potenti vibrazioni dell’apparecchietto, ritrasmesse al cervello da quel piccolo e sensibilissimo organo, portarono Gianna quasi al delirio.

Gridando frasi sconnesse e aprendo completamente le gambe, la ‘torturata’ cercò di spostare il cuscinetto e infilarsi un dito nel buchino per completare l’orgasmo, ma la tailandese premeva con forza e non si fece scalzare dalla posizione detenuta. Anzi intervenne l’altra, prima ricominciando a far scorrere il vibratore sulle areole; poi, sostituendo l’attrezzo con la lingua, succhiando i capezzoli duri e lambendo delicatamente i circoletti rosei.

Il cilindro fu raccolto dalla prima, che ne introdusse la punta fra le piccole labbra della mia amica. Il raggiungimento dell’orgasmo, più violento del precedente, fu questione di secondi. E ancora le macchinette continuarono a funzionare. Il cuscinetto riprese a percorrere il corpo di Gianna in lungo e in largo; il cilindro, cambiando nuovamente di mano, rimase in zona, massaggiando delicatamente la vulva e la zona perineale. La ragazza che lo manovrava pregò Gianna di tirare indietro le ginocchia e quella, con la mente intorpidita dal piacere, e completamente in balìa degli eventi, obbedì di buon grado. La pallina sul cilindro giocava sui contorni delle due aperture, passando dall’una all’altra senza affondare nelle relative cavità (come Gianna si trovò a desiderare), disegnando di tanto in tanto il contorno delle grandi labbra tumefatte e soffermandosi nel suo vagabondare sulla clitoride.

Dopo un po’, l’altra ragazza salì anch’essa sul lettino mettendosi carponi su Gianna. Aiutandola a tenere aperte le gambe, con la lingua prese a disputare al vibratore ogni centimetro del sesso rigonfio e palpitante, mescolando saliva ed umori vaginali fino a farlo luccicare. Gianna, che aveva sotto gli occhi la splendida veduta della fichetta della tailandese, istintivamente (a questo punto, la logica ed il ragionamento le erano venuti meno) iniziò a leccarla, insinuando la punta della lingua fra le grandi labbra. Sentendola bagnarsi quasi subito, raddoppiò i suoi sforzi, gustando l’agre e profumato liquido della ragazza. Quest’ultima, quasi in risposta a quel gesto, si dedicò alla clitoride tumefatta, prendendola e massaggiandola fra le labbra e carezzandola con la lingua.

Gianna, ormai senza più alcun ritegno, mugolava frasi incoerenti. Mugolii che aumentarono di volume quando il vibratore le entrò finalmente dentro, e manovrato abilmente la portò ad un altro irresistibile, incontrollabile orgasmo.

Riaprendo gli occhi, Gianna vide ad un paio di metri Luciano e un giovane dalla pelle bronzea e dai lineamenti gradevoli. Più basso di Luciano, di età indefinibile come tutti gli indocinesi, aveva tuttavia un fisico prestante ed armonioso, ben modellato. Erano entrambi nudi, e la stavano fissando.

-‘Vi è piaciuto lo spettacolo?’- chiese con un sorriso imbarazzato, ma senza tentare di nascondere nulla.

-‘Decisamente, sì!’- rispose l’italiano avvicinandosi. Anche l’altro si accostò. Gianna notò i loro uccelli eretti, a dimostrazione dello stato di eccitazione dei due. Luciano mormorò qualcosa all’orecchio di una delle due ragazze, che se ne andò. L’altra rimase, accarezzando piano il corpo steso sul lettino.

Anche Luciano allungò una mano, e dopo un attimo di esitazione la posò sul seno di Gianna. Lei lasciò fare, accettando l’implicita proposta, ed anzi insinuò a sua volta una mano fra le gambe di lui e prese a carezzargli i genitali.

Il giovane tailandese, ai piedi del lettino, seguiva ogni mossa attentamente, come in attesa di un segnale.

Luciano e la ragazza rimasta si chinarono sui seni di Gianna, baciandoli con forza. E lei ricambiò la ‘cortesia’ prendendo a massaggiare i loro sessi. Sentì la fica della tailandese, morbida e soda e vellutata, umida sotto le sue dita; e il cazzo di Luciano, duro e bollente, vibrare nell’altra mano. Nonostante gli orgasmi, sentì il desiderio tornare prepotente, e gocce di liquido tornarono ad imperlare il suo sesso.

Il giovane ai suoi piedi sembrava aspettasse proprio quello. Si chinò, divaricò le grandi labbra con le dita e prese a leccare (a Gianna sembrò che la lingua, dura e ruvida, fosse lunga almeno trenta cm.) Era decisamente meglio dei meccanismi che l’avevano stimolata fino a quel momento. Sembrava fosse dappertutto nello stesso momento: giocava con la clitoride e si insinuava nella vagina, umettava il perineo e lappava la vulva, rapida e costante, senza tralasciare niente.

Luciano le invase la bocca con la sua lingua, baciandola a lungo e profondamente, e lei cercò di rispondere al bacio come meglio sapeva; poi l’uomo si rialzò, rimanendo come in attesa di qualcosa. Gianna si trovò col cazzo a pochi centimetri dal suo viso: guardò Luciano, che la invitò a proseguire con un cenno. E lei prese a masturbarlo, con decisione (forse un po’ troppa).

Dopo qualche momento, Luciano fece segno all’altra ragazza, che si avvicinò. Accostate le labbra al pene, prese a baciarlo e a lambirlo con la punta della lingua per tutta la lunghezza, e infine se lo cacciò in bocca profondamente, tanto da toccare con il labbro inferiore i testicoli. Gianna li guardò, un po’ meravigliata (a suo dire, non aveva mai fatto un pompino. Ne aveva sentito parlare dalle sue amiche, ma non aveva mai preso un cazzo in bocca). Osservò come la ragazza lo faceva sfilare, ne tirava indietro la pelle, e lo riprendeva, aiutandosi con la lingua e con le labbra. Si chiese cosa si provasse. Nei discorsi con le altre aveva sempre pensato che fosse una cosa… schifosa, ma in quel momento decise che avrebbe provato a farlo anche lei, e studiò con attenzione le mosse della ragazza.

Disse qualcosa al giovane, che smise di leccarle la fica. Lo fece mettere a fianco a Luciano, e gli si inginocchiò di fronte. Dopo un ultimo momento di esitazione, si ficcò il suo cazzo in bocca, di colpo, come se volesse impedirsi di cambiare idea all’ultimo momento.

Sentì un sapore forte e muschiato, strano ma non cattivo. Con la coda dell’occhio seguiva le mosse dell’altra coppia, e ne ripeté i movimenti. Avvertì il sangue affluire nel bastone di carne, rendendolo più rigido. Lo sentì ingrossarsi, il glande che premeva sul palato, la lingua ostacolata nei movimenti da quell’intrusione. Affondò il naso nel basso ventre del giovane, e sentì il cazzo sussultare e premere sul fondo del palato. Lentamente, lo lasciò uscire.

Trovò l’esperienza…inebriante. Scoprì il potere che aveva sui maschi, e il poter decidere come e quando farli godere la esaltò. In un rapporto sessuale, lei semplicemente si concedeva; quando aveva tirato qualche sega, si era affidata all’istinto e ai ‘suggerimenti’ del partner; ora invece aveva potere di controllo, ‘sentiva’ lo stato di eccitazione dell’altro, e ne poteva disporre a suo piacimento.

Continuò a succhiare e a leccare, come vedeva fare all’altra, e avvertì il gusto dolciastro della polluzione del giovane. Eccitatissima, si stese sul pavimento con le gambe aperte, invitante. Il giovane guardò Luciano, come per cercarne il consenso, e questi gli mormorò qualcosa all’orecchio. Il giovane si inginocchiò ai lati della testa di Gianna, poi si mise carponi, offrendole ancora il cazzo da succhiare e riprendendo a leccarle la fica, nel classico 69. Lei, un po’ delusa (si aspettava di essere scopata), riprese volenterosa l’operazione.

Qualche momento più tardi vide Luciano che si sistemava giusto all’altezza dei suoi occhi; e rimase piuttosto sorpresa nel vederlo introdurre l’uccello, duro e ben lubrificato dalla saliva della ragazza, nel buco del giovane, e spingere con decisione. Benché lo conoscesse solo da pochi giorni, niente in lui le aveva fatto immaginare che potesse avere gusti non proprio…tradizionali.

Sentì il cazzo del tailandese irrigidirsi nella sua bocca, la lingua che esplorava rapida la fica, e vedeva il cazzo di Luciano entrare ed uscire, e trovò la situazione estremamente arrapante. Luciano aumentò il ritmo delle spinte, e Gianna notò la facilità con cui il culo del giovane cedeva alla penetrazione. Riprese a succhiare, ed in breve si ritrovò la bocca piena dello sperma del giovane, dal gusto denso e dolciastro. Rimase indecisa sul da farsi, poi inghiottì tutto, e sentì il pene perdere parte della erezione, senza tuttavia afflosciarsi del tutto. Continuò a tenerlo in bocca, mentre vedeva Luciano affondare completamente fra le chiappe del giovane, finché dopo un’ultima potente spinta non gli venne dentro. La tailandese, con pronta sollecitudine, si dedicò a ripulirlo con la bocca.

A Gianna la lingua del giovane non bastava più. Aveva addosso tanta voglia di qualcuno che la riempisse a dovere, e stava per chiedere a Luciano di fare qualcosa quando lui, sorridendo, la fece alzare.

-‘Forza! Facciamo un tuffo prima del gran finale!’- propose, buttandosi nella vasca.

Un po’ riluttante, Gianna lo seguì, imitata anche dai due tailandesi. Il calore dell’acqua contribuì a farla rilassare un poco. Le dispiacque uscire quando Luciano, issatosi sul bordo, le tese la mano. Tramite una porticina, che in precedenza Gianna non aveva notato, imboccarono tutti e quattro uno stretto corridoio sul quale si affacciavano ben distanziate una dall’altra altre porte. La tailandese spinse la maniglia della quinta porta, ed entrarono in una stanza non molto grande, quasi interamente occupata da un grosso letto, tanto grosso da poter ospitare almeno una decina di persone. Al centro di esso c’era la massaggiatrice che Gianna già conosceva, impegnata a succhiare il cazzo di un altro giovanotto locale, che sembrava essere un po’ più alto e maturo del loro ‘amico’, ed aveva un fisico più prestante.

Luciano si avvicinò ai due e prese subito a lavorare di lingua sul fondoschiena della ragazza. Gianna invece rimase ai bordi del letto, ammirando l’abilità con cui il pompino veniva eseguito. La scena le fece tornare la voglia, peraltro mai completamente sopita, di essere impalata da un buon cazzo in tiro, del tipo di quello che aveva sotto gli occhi; e stava accarezzando l’idea di andare a disputare alla ragazza quel bell’arnese, magari in un ‘combattimento’ all’ultimo colpo di lingua, quando Phae (così si chiamava la ragazza che li aveva accompagnati fin lì) interruppe la sua fantasia chiedendole, nel suo modo fiorito di parlare, cosa avrebbe potuto fare per lei.

Rinunciando a mettere in pratica la sua idea (dopotutto, lei lì era ospite e non voleva guastare la festa a Luciano, che pareva essersi accaparrato quei due), fece distendere la ragazza sul letto e si dedicò a leccarla per benino: in fondo, anche quella era per lei una esperienza nuova, ed era fermamente intenzionata a recuperare, in quel campo. Trovò davvero piacevole usare la lingua sulla profumatissima e vellutata fica della tailandese, che non ci mise molto per cominciare a liquefarsi sotto i suoi baci.

Né si dimenticò del maschietto (si chiamava Kim): fattolo sistemare accanto a Phae, prese a masturbarlo dolcemente, allungando di tanto in tanto qualche colpo di lingua sul suo pene.

In capo a qualche minuto ebbe la piacevole soddisfazione di vedere la ragazza inarcare la schiena e sentire il suo caldo liquido colarle sulla lingua. Cercò premurosamente di non sprecarne nemmeno una goccia, applicando la bocca alle piccole labbra e succhiando direttamente alla fonte; poi si spostò per ‘lavorarsi’ il giovane Kim.

Lanciando un’occhiata all’altro gruppo, vide che Luciano si era scambiato di posto con la ragazza (questa rispondeva al nome di Yang-Mei): ora era lui a succhiare il cazzo al giovanotto, e con gusto a quanto pareva, mentre la ragazza lo succhiava a lui, sconfinando di tanto in tanto sul buco posteriore. Evidentemente, Luciano non si limitava nelle sue preferenze sessuali. Facendo mentalmente spallucce, si buttò sull’uccello del giovane, infilandoselo coscienziosamente in bocca e muovendo la testa, mentre Phae le restituiva il favore. Fu gratificante il modo in cui sentì gonfiarsi ed irrigidirsi in bocca il pene, e quando ritenne che fosse duro al punto giusto si preparò a cavalcarlo, e a calmare la voglia insoddisfatta.

Phae aveva fatto un buon lavoro, ‘scaldandola’ e lubrificandole la fica, e Gianna scivolò sul cazzo facilmente e senza problemi. La tailandese spostò il raggio d’azione della lingua di pochi centimetri cercando di infilarla nel buchetto posteriore di Gianna, riuscendovi in parte, e questa in breve si abbandonò in preda all’ennesimo orgasmo.

Soddisfatte le esigenze più immediate, Gianna lasciò che fosse Phae a provvedere al giovane, e si mise ad osservare gli altri. Il quadretto era nuovamente cambiato, e Luciano adesso stava bellamente scopando la ragazza, mentre dietro di lui il giovanotto si adoperava per riempirgli il culo. Curiosa, si avvicinò per guardare meglio, divertita ed anche un pochino eccitata da quella che per lei era una novità. Si piazzò cavalcioni sul viso della ragazza, offrendole la passerina da leccare, e assunse la posizione migliore per godersi la visuale di Luciano che spingeva fra le cosce di Yang-Mei.

La lingua che si intrufolava tra le grandi labbra la riportò su di giri e Luciano, accortosene, chiese molto cavallerescamente al giovanotto alle sue spalle di occuparsi dell’amica. Quello prontamente si spostò, e forse pensando di dover usare uguale trattamento ai due ospiti, fece gentilmente piegare un po’ in avanti Gianna e con un colpo deciso le si introdusse nel culo.

Con un urletto di dolore, per via del fatto che non era abituata a prenderlo per quella via, ed anche per le discrete dimensioni dell’uccello, Gianna si acquattò carponi per meglio godere della inattesa… intrusione. Il cazzo le scivolava dentro con una certa difficoltà, almeno inizialmente, ma in compenso la lingua della ragazza sotto di lei faceva egregiamente il suo dovere. E ben presto lo sfintere si rilassò abbastanza da permetterle di apprezzare appieno gli affondi del giovanotto che, notata la ristrettezza del… canale, aveva prontamente rallentato il ritmo, senza peraltro rinunciare ad andare fino in fondo.

Un buon cazzo nel culo, ed una lingua esperta sulla passerina… Gianna trovava quella esperienza decisamente piacevole. Rimpiangendo un po’ le occasioni perdute, si ripromise di recuperare quanto prima, e si lasciò trasportare dal piacere in una sorta di limbo senza tempo. Il cazzo si insinuava nella cavità, la riempiva completamente, e si ritirava, in un ciclo sempre uguale ma ogni volta diverso…la lingua di Yang-Mei che saettava sui punti più sensibili, si intrufolava, dolce e prepotente, nella vagina…

Ad un certo punto si aggiunse anche Luciano, sfilando il cazzo dalla fichetta della tailandese e mettendoglielo in bocca. Gianna sentì il sapore pungente degli umori della ragazza mescolato a quello dolciastro dell’uccello dell’amico, il glande che sfregava sull’interno della guancia, premeva sul fondo molle del palato come se volesse scendere giù per la gola… cercò di massaggiarlo con la lingua, e dopo pochi secondi sentì il getto caldo e denso del seme riempirle la bocca, il sapore decisamente più dolce e meno aromatico di quello gustato prima…sentì il tailandese che spingeva più veloce, e le pulsazioni del cazzo che le si svuotava nel retto, gli schizzi di sperma che riempivano la cavità, il senso di vuoto lasciato dal cazzo che si ritraeva…ebbe come una scossa, che le fece contrarre tutti i muscoli, e un orgasmo profondo e irrefrenabile la travolse, facendola crollare senza fiato e come fulminata sul corpo di Yang-Mei.

Le ci volle qualche momento per riprendersi.

-‘Come va?’- si informò premuroso Luciano ”Tutto bene?’-

-‘Oh sì!’- rispose soddisfatta ”Magnificamente!’-

-‘Bene! Sai…’- aggiunse Luciano, stendendosi al suo fianco ”avevo la sensazione che non fossi preparata a… tutto questo.’-

-‘Beh! In effetti sono… rimasta un po’ indietro. Finora mi sono attenuta al classico, e non avevo mai provato altre… combinazioni. E invece è stato tutto così… piacevole…’-

-‘Sono contento che ti sia piaciuto. Naturalmente, quando vuoi, possiamo andarcene. Se sei stanca…’-

-‘Un pochino si. Ma…e tu?’-

-‘Io? Beh, si, abbastanza…’-

-‘Eppure…’- insinuò Gianna, in tono malizioso.

-‘Eppure cosa? Non sono mica Superman, sai?’-

-‘Davvero?’- e gli prese decisamente in mano l’uccello.

Lo sfiorò ripetutamente con le labbra, ma senza farlo entrare; poi lo affidò alle premurose cure di Kim e di Phae, raccomandando loro di rimetterlo in forma. Lei invece cominciò a prepararsi prima con Yang-Mei, impegnandola in un 69 saffico e inebriandosi del suo succo profumato; e dopo averla fatta godere, mentre quella era ancora impegnata a leccarle la passerina, Gianna prese in bocca l’altro tailandese, provando ancora una volta l’eccitante sensazione di sentire il cazzo gonfiarsi e tendersi fra le sue labbra.

Dando un’occhiata all’altro gruppo, vide che Luciano era tornato in forma e sembrava indeciso sul chi farsi, e decise di dare il via al ‘gran finale’. Chiese al tailandese di andarle dietro, e fece mettere Luciano steso in mezzo al lettone. Quindi gli si mise sopra, e Phae prontamente le introdusse il cazzo di Luciano nella figa, già ben preparata dalla lingua di Yang-Mei.

Dopo esserselo ben infilato ed assestato, si sdraiò, incollandosi letteralmente, sul torace dell’amico e chiese al tailandese di montarla da dietro, cosa che quello non si fece ripetere due volte di fare.

Così ‘imbottita’, Gianna cercò lentamente di muoversi, cosa non facile dato che si sentiva quasi spaccare in due. Ma il piacere procuratole dal sentire i due cazzi scorrere nel suo corpo contemporaneamente la esaltò e la aiutò a superare rapidamente ogni fastidio o dolore. Ben presto si ritrovò in uno stato che lei stessa non sapeva come descrivere: benessere, eccitazione, ed altro ancora si erano mescolati in un tutt’uno, e la facevano sentire meravigliosamente bene. Avrebbe voluto che potesse durare per sempre!

In quel momento di massima esaltazione, decise di ‘completare’ l’opera e chiamò Kim, per coinvolgere anche lui. Gli chiese di mettersi di fronte e prese a lambirgli il cazzo con le labbra, per ingoiarlo poi in un colpo solo fino alla base. Lo tenne così per parecchi secondi, senza muoversi, per sentirsi veramente ‘piena’, i due che si facevano strada in lei dal basso e l’altro dall’alto…le sembrava quasi che si incontrassero al centro del suo corpo, o del suo cervello…Non riuscì a resistere molto, in quelle condizioni, ed ebbe un orgasmo…indicibile (non seppe come altro definirlo): come un velo le calò davanti agli occhi, ed il suo corpo prese a contrarsi come in preda a convulsioni, fino a farla rimanere completamente esausta.

Quando riuscì a riprendere un minimo di lucidità, si rese conto che Luciano e l’altro dietro di lei si erano fermati, e senza pensarci li incitò a riprendere. Sentì di nuovo i loro cazzi muoversi, entrare nel suo corpo ed uscire, riempirlo e svuotarlo, a volte insieme, a volte ognuno per conto suo, ed immediatamente l’orgasmo riprese, questa volta come in sottofondo, lento ma continuo, che la pervadeva completamente. Era come un’onda di calore che la percorreva tutta, dalla punta degli alluci all’attaccatura dei capelli, piacevolissima e spossante.

Riprese il cazzo di Kim nella bocca, succhiandone la punta come una neonata col ciuccetto, decisa a far godere tutti e tre i suoi amanti; poi fece caso a Luciano, che con la lingua si dava da fare sulle palle del giovane, e divise con lui l’asta, succhiandola un po’ per uno. E intanto, continuava a ricevere gli altri due: il tailandese che le spingeva nel culo il suo mazzuolo, con mosse decise, ormai il canale era dilatato, e non aveva difficoltà ad arrivare fino in fondo, e a poco a poco aumentava il ritmo; e Luciano, che invece stava fermo, ed era Gianna che si muoveva su di lui, a tratti.

Fu proprio Luciano il primo a ‘cedere’, con un sussulto ed uno spasmo che lo portò a spingere il cazzo completamente nella figa di Gianna e a godere ‘in loco’. La ragazza sentì i getti e sorrise soddisfatta, poi sporse il sedere per meglio accogliere l’altro. Si accorse che Kim stava per godere, e tornò ad infilarsi in bocca il suo cazzo, per ricevere lo sperma direttamente in gola, e quasi contemporaneamente anche l’altro tailandese le riempì il retto con i suoi schizzi, e Gianna li assorbì entrambi con un senso di esaltante soddisfazione e di rimpianto; poi finalmente si lasciò andare, sazia ed esausta.

Rilassata dopo una buona doccia, e rivestita, mentre tornavano in albergo, chiese al suo accompagnatore se frequentasse da molto quel locale.

-‘Quello in particolar modo no, è stato aperto piuttosto di recente; ma in genere si, praticamente ho scelto di essere assegnato a questa zona per questo. Perché?’- rispose Luciano curioso.

-‘Sai, ho ripensato alla tua offerta, e se non hai cambiato idea avrei proprio intenzione di accettare il lavoro. A patto, però, di essere assegnata anch’io a questa zona. Qualcuno dovrà pur controllarti, no?…’- fece Gianna, con un sorriso carico di malizia.

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