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Racconti Erotici EteroTradimento

Ho tradito per continuare ad amare

By 27 Marzo 20202 Comments

Mi chiamo Elena e sono sposata da 8 anni; ho due bellissimi bambini ed un affettuoso e presente marito.
Voglio raccontare la mia storia, attraverso un amico, perché qualcuno mi aiuti a capire cosa mi sta succedendo con la convinzione che non sono solo io in una situazione del genere.
Sono con mio marito da undici anni ed ho trentatré anni.
Mio marito è stato il mio terzo, vero, uomo. Il primo ragazzo l’ho avuto a sedici anni; eravamo coetanei e con lui ho perso la verginità. Secondo me anche lui ha perso con me la sua verginità anche se diceva che l’aveva già fatto, ma i suoi “comportamenti a letto” mi hanno fatto ritenere, a posteriori, che dicesse il falso.
La nostra storia si è conclusa con l’inizio dell’università. Università diverse, nuove conoscenze. Fu un lasciarsi indolore, rimanemmo amici, così accadde anche con il secondo ragazzo.
Questo era un mio compagno del corso di legge, ci vedevamo quasi tutti i giorni a lezione. Dopo un paio di mesi ci mettemmo insieme. Durò un paio d’anni e poi terminò naturalmente. Crescendo si cambia.
Dopo ebbi un paio di veloci filarini, qualche temporaneo incontro sessuale e nulla più. Comparve infine Adolfo, mio marito, altro compagno di corso universitario.
Bel ragazzo, adesso uomo, intelligente e simpatico. Ci innamorammo. Finimmo insieme l’università ed iniziammo a lavorare in due diverse aziende. Ci sposammo presto e nacque subito il primo figlio.

Comprammo la nostra villetta indipendente in un piccolo, ma bel paese, tra Piacenza e Lodi. Io lavoro a Lodi mentre lui lavora a Piacenza.
Fino a quel momento tutto filava liscio tra noi. Casa, lavoro, vacanze, interessi comuni, amici e sesso.
Non eravamo due assatanati del sesso, ma lo facevamo regolarmente senza prestazioni particolari e con molto rispetto dei desideri dell’altro.
Si missionaria, pecorina, pompini, si 69, no anale per reciproca scelta, no utilizzo surrogati.
Ero soddisfatta sessualmente e penso anche lui.
Durante la gestazione del primo figlio, non so per quale motivo, il sesso tra noi si diradò, ma confesso che allora non mi pesò, avevo altri pensieri per la testa. Purtroppo ciò continuo anche dopo la nascita del bimbo, ma ero molto presa dal lavoro e dall’essere una neo mamma che la cosa passò in secondo piano. Due anni dopo nacque il secondo ed ultimo figlio. Nel frattempo sia lui che io avevamo fatto passi in avanti nel lavoro ed avevamo maggiori responsabilità, ma anche la possibilità di gestire il nostro lavoro; ed inoltre avevamo ed abbiamo una soddisfacente situazione economica.
Durante la “nascita” del secondo figlio la nostra intesa sessuale precipitò. Sono sicura che non avesse un amante; forse gli impegni lavorativi, la famiglia…gli fecero mettere inconsciamente in secondo piano quello che oggi io ritengo sia una esigenza primaria della vita. Si faceva e si fa sesso più o meno una volta al mese, a volte anche meno.
Per i primi anni, come penso per ogni donna, i figli da crescere, il lavoro, la casa, non lasciarono emergere altre mie esigenze, ma i figli crescono e finalmente si può dedicare del tempo a se stesse . Ripresi a frequentare la palestra, non che ne avessi bisogno. La nascita dei figli non aveva trasformato il mio corpo. Sono nati che ero ancora molto giovane e non hanno inciso sul mio fisico. Sono alta e mio marito apprezza il mio seno e dice che ho un bel culo. Lo dicono scherzando anche i nostri amici.
Mi sento molto femminile.: tengo i capelli lisci e lunghi ed indosso sul lavoro quasi sempre la gonna. I pantaloni li utilizzo per praticità quando andiamo in giro o quando sono in casa.
Curo il mio abbigliamento intimo, ma senza esagerare, ed indosso sempre i collant sotto la gonna perché sono molto pratiche.
Sono tornata in palestra soprattutto per ritagliarmi un mio spazio, se questo poi aggiungeva una miglior tonicità al mio corpo, meglio.
Il maggior tempo a disposizione mi lasciava spazio per riflettere sulla mia vita ed anche per sognare. Sognare su viaggi che avremmo potuto fare e riflettere sulla nostra/mia vita e su quanto c’era intorno. Non più schiacciato dalle continue incombenze fisiche e psicologiche il mio corpo tornò a farsi sentire. Ciò succedeva circa un paio di anni fa.
Sorridendo potrei dire che “sentivo” la primavera. Gli ormoni si rimisero in moto e sentivo il bisogno di soddisfare una sopita esigenza.
Ricomincia come da ragazzina a masturbarmi, ma sapevo di avere un marito.
Provai con lui, ma con scarsi risultati.
Eppure ce la misi tutta. Lasciavo i bimbi più notti dai miei suoceri per poter uscire a cena da soli e/o con amici. Oppure andavamo al cinema e qualche volta anche in discoteca.
Sperai che lo svago gli desse una “mossa”, ma nulla accadde nel nostro letto matrimoniale. Organizzai infine dei romantici week end.
Il risultato del mio impegno purtroppo non fu all’altezza delle mie aspettative. Rinunciai.
Continuai ad essere una buona mamma e moglie poco soddisfatta sessualmente
Nella mia azienda, una importante banca, sono la responsabile “legislativa” dei nuovi prodotti. Tutti i nuovi “prodotti” devono essere in linea con quanto richiesto dalla legge, Banca Italia etc .. mio compito è che tutto fosse ok.
Per questo ho uno staff che lavorava con me e mi avvalgo anche di consulenti esterni che conosco da anni. Ed arriviamo ad oggi.
Tra questi consulenti ve n’è uno con cui ho “legato” subito; ci intendiamo al volo. Lui viene a Lodi un paio di giorni ogni due settimane ed in quei giorni è un meeting continuo sino a terminare il lavoro.
Anche lui è sposato, ha due bimbi, ed ha qualche anno più di me.
Un bell’uomo, simpatico, arguto, molto capace professionalmente.
Durante l’intervallo di pranzo era una abitudine, prima formale (era un “fornitore”) poi diventata piacere, pranzare insieme. All’inizio si parlava solo di lavoro, nel tempo andammo a parlare anche dei nostri interessi, desideri e delle nostre famiglie. Si andava oltre il normale rapporto di lavoro.
Stavo bene con lui, e mi accorsi che in quelle ore il resto spariva e lo stesso appariva per lui. Mi adulava, si complimentava con me della mia persona e dei miei risultati, ma non posso dire che mi corteggiasse
Nella nostra nuova amicizia, seppur con cautela ed ironia, si parlava dei reciproci consorti e forse avevo fatto trasparire la mia insoddisfazione, l’unica. Pensandoci, da alcune sue battute, anche lui pareva trovarsi in una analoga situazione.
Tutto ruotava intorno ai figli. Condividevamo che i figli cambiano la famiglia, in tutto.
Iniziammo a scambiarci con email e whatsapp dei messaggi, nulla di particolare, ma erano la conferma della nostra amicizia. Da un canto ero contenta di ciò, dall’altro mi chiedevo se stessi facendo la cosa giusta. Il solo chiedermelo doveva farmi pensare. Nel letto mentre mi masturbavo mi chiedevo se lui facesse lo stesso.
Cominciavo ad essere diversa con me stessa.
A volte la sua presenza mi faceva molto piacere, altre volte lo liquidavo bruscamente. Era la paura che mi faceva agire in un modo non mio. Forse sentivo vacillare alcune mie certezze.
Anche lui mi appariva diverso. Un giorno mi confessò apertamente del suo rapporto freddo con la moglie.
Ero lusingata del suo considerarmi importante tanto da aprirsi con me, ma mi chiedevo cosa stesse avvenendo tra noi
Adesso stavo molto attenta alle sue lodi, al suo modo di parlarmi, alle attenzioni che mi dedicava; mi ero accorta che quando casualmente le nostri mani entravano in contatto, anche per una semplice stretta di mano, avevo una sorta di contrazione allo stomaco.
Parlo di me. ma le stesse cose , me lo confessò, le provava anche lui.
I nostri incontri stavano diventando imbarazzanti. Con il senno del poi sembravamo timidi adolescenti ai primi approcci sentimentali.
E accadde.
Ricordo bene quel giorno.” Adolfo varcò il Rubicone”.
Mi disse che voleva portarmi a vedere un bel posto fuori Lodi che se mi fosse piaciuto avremmo potuto tornarci spesso.
Non era nuovo a queste proposte. Potendo gestire il nostro tempo lavorativo altre volte eravamo andati a pranzo in nuove località vicino Lodi.
Eravamo in auto e chiesi dove andassimo. Mi disse: vicino l’Adda, sarà una sorpresa. Spero ti piaccia.
Non mi aveva mai detto così e attesi con impazienza il raggiungimento della meta.
Arrivammo in un piccolo sobborgo in riva all’Adda. Si poteva vedere una costruzione che avrebbe potuto essere una piccola trattoria e sparpagliate intorno delle piccole casette, molto belle
Mi disse: aspetta
Entro in quella che doveva essere la trattoria che poi scoprii fosse il punto di benvenuto. Ne uscì poco dopo. Io intanto ero scesa dall’auto e mi guardavo intorno, Era un posto bello e di pace. Il fiume correva a fianco delle casette. C’era tantissimo verde ed un silenzio assordante.
Mi prese per mano, ma questa volta non la lasciò ed io non gliela sottrarsi.
Attraverso un sentiero/percorso ciotolato arrivammo davanti ad una deliziosa piccola casetta o meglio un bungalow. Intorno, a distanza, ve ne erano altri simili.
Aprì la porta facendomi entrare.
Curiosa mi guardavo intorno.
Una piccolo soggiorno con angolo cucina ed una tavola già imbandita, a fianco una porta che faceva intravedere una camera da letto con un grande letto. Tutte le finestre davano sul “verde” meno una che dava sul fiume.
Mentre mi guardavo intorno sentii la sua presenza “addosso”.
Ricordo bene le sue parole: spero che questa non sia la fine della nostra amicizia.
E mise le mani intorno ai miei fianchi tirandomi a sé e sovrapponendo il viso al mio pose le labbra sulle mie.
Sorpresa feci per tirarmi indietro, ma lui mi teneva. Gli dissi: no non dobbiamo. Siamo sposati. Lui chiuse la mia bocca con la sua ed io di schianto cedetti
Le mie masturbazioni, i miei ormoni, il mio corpo tremante, presero il sopravvento. Mi trovai attaccata a lui che ricambiavo il bacio.
Vi ricordate delle contrazioni che provavo quando,.. . Adesso ero una contrazione unica e le mie basse intimità stavano impazzendo. Sentivo il fuoco dentro.
Fu così che mi sentii attirare dalle sue braccia e provai il sapore delle sue labbra che chiudevano le mie.
Lasciai perdere ogni senso di colpa e mi abbandonai al bacio ricambiandolo.
Ormai ero fatta. Sentivo le sue mani che mi accarezzavano tutto il corpo scendendo dalle spalle al sedere, mentre io non riuscivo a staccare le braccia dal suo collo scossa da brividi di piacere, anche se dalle mie labbra, quando le sue mi lasciavano il tempo di respirare, uscivano dei “no, no….” poco convinti.
Sentii le le sue mani slacciarmi i bottoni della camicetta e poi togliermela facendola cadere a terra e poi sempre le sue mani che dietro sganciavano il fermo gonna facendola cadere ai miei piedi.
Teneva il bacino premuto contro il mio e potevo sentire la sua dura protuberanza spingere contro il pube.
Mi trovai a premere il bacino contro il suo alla ricerca di quel che cercava anche lui.
Mi palpava il culo, difeso dalle mutandine e dai collant, e faceva scivolare la mano nel solco toccandomi il sesso da dietro. Poi mentre la sua lingua scavava la mia bocca prese una mia mano e la portò sul suo “pacco”. Me la spinse contro ed io la allargai e potei sentire quanto fosse eccitato.
Tenevo gli occhi chiusi beandomi della situazione e mentre stringevo da sopra il tessuto il suo pene sentii la sua mano superare i bordi dei collant e delle mutandine e le dita infilarsi nella mia passera fracida che si allargò immediatamente al suo tocco.
Com’era diverso dal sesso che provavo con mio marito
Sentivo che voleva possedermi ed io volevo essere posseduta.
La mia mano si mosse, mi vien da pensare senza alcun mio razionale comando, e si infilò nei suoi pantaloni e poi negli slip e finalmente potei tenere, toccare, sentire quello strumento che mi avrebbe dato tanto di piacere. Era duro, caldo e realizzai anche grosso.
(non ne avevo conosciuti molti, ma questo era tra i più grandi)
Rimanemmo così per lunghissimi minuti, lui a baciarmi ed a esplorarmi e io che rispondevo ai suoi baci e lo masturbavo tenendolo stretto nel palmo della mano.
Adolfo si staccò da me mentre ancora lo tenevo per il pene e mi fece girare. Mi trovai piegata appoggiata al bordo dell’imbandita tavola.
Sentii che mi venivano calati in unico movimento collant e slip e che i piedi mi venivano alternativamente sollevati per liberarmi di quanto vi fosse caduto.
Poi una mano mi fece piegare ancor di più mentre un’altra mi spostava una gamba divaricandole.
Non pensavo. Attendevo. Una mano mi toccò le grandi labbra, le allargò e poi sentii qualcosa di duro entrare e farsi prepotentemente spazio all’interno della vagina. Il suo pene era entrato, mi stava scopando, possedendo.
Stavo tradendo mio marito, ma stavo già godendo.
Lo sentii arrivare a fondo della vagina e poi tornare indietro e poi avanti in un moto perpetuo. Sentivo il suo pene entrare totalmente in me facilitato dalla mia voglia.
Ebbi un immediato orgasmo, non mi era mai successo così velocemente.
Un immenso calore si propagò dal basso verso l’alto dandomi la sensazione unica del godere. Non finì lì.
Il suo pene mi martellava ed io gli andavo incontro ormai partecipe dell’atto sessuale.
Continuò a scoparmi. Vivevo in quel limbo di piacere che anticipa l’orgasmo. Poi con mio dispiacere si staccò, ma in un attimo mi prese in braccio e come una novella sposa mi portò nella camera da letto e dolcemente mi stese sul letto. Si riappropriò della mia bocca intanto che mi toglieva il reggiseno ed il resto. Ero nuda e fremevo sotto il tocco delle sue mani vestita sola di una collana pendente tra i seni e l’orologio al polso.
Non so come fece, non me ne resi conto, ma anche lui era nudo ed il suo uccello penetrò nel mio nido.
Riprese a muoversi in questa nuova posizione. Mi teneva le mani sotto il culo ed anch’io mi trovai a stringere il suo muscoloso di dietro.
Le nostre bocche erano talmente fuse che non ne uscivano suoni, ma solo saliva che mischiavamo tra noi.
Per tenerlo più vicino arcuai le gambe intorno al suo corpo . Mi sentii aprire tutta e riempita sino in fondo. Con il bacino andavo incontro ai suoi movimenti. Impazzivo di piacere. Sentivo un nuovo orgasmo avvicinarsi.
Per prendere forza o aria , o non so, rallentò la penetrazione quasi a fermarsi . Senza vergogna gli dissi: non fermarti ti prego, continua. Ero prossima a venire nuovamente e non volevo perdere quel momento
E lui rispondendo con i fatti alla mia richiesta riprese a scoparmi velocemente. Gridai a breve il mio piacere ed il mio orgasmo. Poi collassai e le mie gambe caddero sul letto. E qui colsi come il sesso si possa conciliare con l’amore.
Usci da me si sollevo all’altezza del mio viso e mi mise il pene in bocca.
Non si fece leccare o succhiare, mi scopò in bocca. Le mie mascelle erano spalancate al massimo per accoglierlo. Avevo la sensazione del soffocamento quando la punta del pene arrivava alla gola . Ma lui non si fermava ed io non lo fermavo
Mi scopò cosi per lunghi minuti. Ritorno tra le mie cosce calando il viso sull’ancora bagnata, calda intimità. Poggiò le mie gambe sulle sue spalle. La mia passera era sua, della sua bocca .La sua bocca e la sua lingua succhiarono e leccarono la mia vagina, la mia clitoride; le sue dita mi penetravano e sfregavano i miei punti più intimi. La clitoride era sottoposta ad un continuo assalto e sentivo di nuovo il piacere invadermi.
Tenevo le mani sulla sua testa spingendolo in me come ad invitarlo a cibarsi della mia vagina.
Sentii la mia voce dire: “Ancora… ancora… non fermarti….
Ma lui si sollevò e sostituì la bocca e la lingua con il suo duro pene.
Ebbi un nuovo grande sussulto alla penetrazione del cazzo.
Pochi suoi movimenti a scavare dentro e fui sulla strada dell’orgasmo. Godetti quasi contemporaneamente a lui; lo sentii dire: vengo, vengo, ti riempio. Crollò poi su me, dentro me, schiacciandomi con il suo peso impedendomi qualsiasi movimento.
Avevo sentito il suo seme spandersi nella mia calda intimità e oltre al piacere di quella sensazione pensai: mi è venuto dentro, non sono coperta.
Ma è un pensiero che accantonai subito e poi vi dirò perché.
Pensai fosse finita invece scoprii cos’è un toro infoiato, cosa era lui.
Si stacco da me e si portò nuovamente d’abbasso fino a portare la sua bocca sul mio sesso che doveva essere unto dei nostri umori. Mi allargò nel contempo le gambe.
Il mio precedente piacere non era ancora completamente sparito quando la sua bocca si rimpossessò della mia vagina e di tutto quello che poteva raggiungere. Tutto come prima.
Ritornai a vivere in un sogno fatto di puro piacere.
Avrei voluto toglierlo di lì. Le mie mani erano ancorate alla sua testa, ma non la spostavano.
Dalla mia bocca uscivano parole : come basta; non ne posso più Ma il mio bacino andava incontra alla sua bocca. Mi portò ad un infinito orgasmo. Mai avevo provato un simile piacere che nella sua intensità aveva cancellato tutti quelli che avevo avuto in vita. Molto facilmente gridai il mio piacere, forse riuscii a farmi sentire nelle vicine casette; poi caddi semisvenuta. Me lo disse lui ridendo dopo quando riprendendomi lo vidi al mio fianco.
La sua bocca umida del mio e del suo piacere si appoggiò sulla mia e limonammo. Il sentire il mio piacere dalla sua bocca non mi faceva ribrezzo. Era per me la prima volta e se all’inizio la cosa mi incuriosì poi mi dette delle belle sensazioni.
Seguitammo a baciarci a bearci del calore dei nostri corpi, poi prese una mia mano e la riportò sul pene. Non era duro, ma neanche molle e capii che mi desiderava ancora.
Grazie alla mia mano che sapientemente gli manipolava pene e testicoli dopo pochi minuti riprese il suo pieno vigore, inconsciamente avevo deciso di non pormi limiti e riprendemmo a fare sesso.
Insisto sul sesso perché era sesso e non amore.
Riprese a baciarmi nuovamente ed a strapazzarmi i seni ; poi le sue mani presero nuovamente a giocare di dietro con il mio sesso e con il mio culo
Ero argilla nelle sue mani, ma adesso ero più consapevole della mia presenza e mentre venivo sommersa dalle sue attenzioni la mia mano impugnava con forza il suo pene imprimendo quel movimento che sin dai primi incontri con i ragazzi avevo imparato a fare.
Lo feci con forza tale che si staccò sorpreso da me. Ebbi l’occasione per vedere da vicino il suo pene. Era magnifico: tondo, liscio, lungo, la punta gonfia e scoperta.
Avvicinai il viso per guardarlo meglio; solo con il mio primo ragazzo, piena di curiosità per la nuova esperienza, avevo fatto questo.
Ma ora volevo vedere bene quel “coso” che mi stava dando tanta felicità. Dopo avrei imparato a chiamarlo cazzo ed altro.
All’improvviso non seppi resistere: mi abbassai e passai la mia lingua sulla sua punta. Poi feci sparire il glande tra le labbra e cominciai a fargli il mio primo vero pompino. Ne sentivo la voglia
Lo spompinai con perizia, aiutandomi con la mano mentre lo succhiavo con forza, finché non lo portai ad un passo dal venire. Con mio dispiacere mi spostò dicendomi : non voglio venire adesso, abbiamo tempo.
Avrei voluto sentire il suo seme riempirmi la bocca. Peccato.
Mi fece girare prona sul letto, mi allargò le gambe poggiò la punta del suo cazzo nel solco delle natiche. Prese a spennellarmi dal basso verso l’alto e viceversa nel solco tra le natiche.
Sentivo la punta del pene scivolare tra le labbra roride della passera e salire ed arrivare al mio vergine ano. Li si fermava, si puntava un po’ e poi riscendeva.
Rifece più volte lo stesso percorso provocandomi piacere in basso ed ansia in alto.
Stingevo i glutei quando arrivava al mio buchetto avevo paura che…
Quando ad un certo momento il suo glande si soffermo troppo sull‘ano accennando a spingersi contro dissi: no, per favore no , lì no
E lui, no, perché?
Non sapevo cosa dirgli; perché gli dicevo no? Allora risolsi con un: adesso no. Non glielo negavo, rimandavo.
Riprese a muovere il pene tra i due buchi facendomi preoccupare quando si soffermava troppo sul mio ano poi finalmente sprofondò nella mia vagina che lo accolse con gioia. La sentii aprirsi ed io con lei.
Mi scopò con passione e un’intensità da farmi tornare in preda al piacere. Le sue dita mi stringevano i seni, mi pizzicavano la clitoride, si infilavano nei miei buchi, dalla bocca alla figa senza trascurare lievi passaggi sul buco più nascosto. Mi stava marchiando sessualmente
Del tempo successivo ricordo solo che mi scopò in diverse posizioni e che provai più orgasmi come se all’ improvviso fossi diventata pluri orgasmica. Avevo la vagina infuocata e la sentivo pulsare di vita propria. Mi sentivo strapazzata, sfruttata, saccheggiata
Sentivo i muscoli delle cosce indolenziti, le tette doloranti ed i capezzoli martoriati. Sentivo la sua saliva in bocca. Ero frullata come fossi stata in una lavatrice.
Era in continuo movimento, mi prese e fece da ogni angolazione. Infine, finalmente, giunse il momento del suo orgasmo. Volle venire tra le mie tette mentre con bocca e mani gli prendevo il pene.
Nel momento del primo getto di sperma, che andò a perdersi tra i seni, prese l’uccello in una sua mano. Dicendomi apri la bocca, lo orientò al mio viso.
Furono altri tre ,quattro copiosi schizzi che mi colpirono gli occhi ,accecandomi, e la bocca che avevo prontamente aperto alla sua richiesta. Potei sentire il suo sapore passarmi dalla lingua alla gola.
Poi il flusso di sperma terminò.
Finito quel lungo momento di pazzia erotica fummo uno a fianco l’altra stremati, ansanti. Sentivo ancora la coda del piacere, ma la mia mente andava e quello che era successo e diceva che non fosse possibile godere così. Cosa ho fatto?
Andai in bagno a lavarmi portando con me il mucchietto dei miei vestiti. Vidi allo specchio il mio viso coperto da una lucida pellicola del suo seme e le mie ciglia inzuppate dallo stesso.
Mi lavai strofinando con forza il viso e le mie parti intime come volessi cancellare quanto avvenuto. Lentamente mi rivestii, dai collant alla camicetta, e tornai in camera pronta ad andare. Lui mi aspettava pronto. Uscendo girai la testa all’appartamento che aveva visto il mio primo tradimento: la tavola era rimasta imbandita.
Andammo all’auto in silenzio; nessuno dei due parlò durante il viaggio.
Riflettevo su quanto fosse successo, ma al di là dei pensieri sul mio non corretto comportamento di moglie su una cosa si concentrò la mia attenzione.
Mi sentivo fisicamente e mentalmente bene. Il mio corpo era rilassato. Le mie parti intime erano calde e soddisfatte. Tutto era soddisfatto: corpo e mente. Mi sentivo come dopo un duro allenamento quando il fisico è distrutto e ti senti bene, ma era ancora meglio, molto meglio.
Tonammo in sede dove mi lasciò davanti l’ingresso. Avevo un nodo in gola. Scendendo dall’auto gli ridissi: non dovevamo. Non rispose; i suoi occhi erano lucidi.
Due settimane dopo tornò in ufficio per il consueto incontro.
Aspettavo da giorni con ansia e timore quel momento.
Volete vi racconti del mio dispiacere per quanto fatto con lui, per quanto fatto a mio marito?
Posso raccontare di come mi sentissi troia ed infedele?
Posso anche raccontare di quanto mi fosse piaciuto?
Pensieri che nei giorni si sovrapponevano impedendomi di capire cosa fossi, cosa volevo, cosa….
Lui fece finta di nulla. L’ansia mi attanagliava lo stomaco; provavo crampi ed un dolore fisico. Lavorammo con gli altri come nulla fosse successo anche se mi sentivo scossa. Poi giunse il momento del pranzo. Per non dare luogo a giustificazioni strane ai colleghi mi avviai, come al solito, con lui e salimmo in auto.
Una nuvola di silenzio ci copriva. Notai che stava facendo la strada della volta precedente. Ero in confusione, non capivo nulla. Ebbi un accenno di ripresa solo quando mi resi conto di trovarmi nello stesso bungalow della volta precedente.
Ebbi una forte reazione: perché siamo qui? Sono venuta con te solo per dirti che non deve più succedere. Perché mi hai riportato…? Non voglio.
Sono venuta solo per spiegarmi ….
Lui non parlava. Mi guardava con uno sguardo profondo e quando lui mi prese tra le braccia e la sua bocca cercò la mia tutte le mie resistenze caddero
Capii che stavo aspettando solo quel momento e che le mie ansie erano provocate dal timore che non si ripetesse.
Mi prese per mano conducendomi nella nota camera da letto.
Si fermò al fianco del letto e mi diede un lungo bacio. Poi disse: da oggi si cambia, siamo qui per fare sesso e soddisfare le nostre voglie che in casa ne tuo marito ne mia moglie sanno riempire.
Allora facciamo quello che ci sentiamo di fare senza ipocrisie. Mi guardava negli occhi cercando la mia reazione. Ero pienamente consapevole di quello che stavo facendo ed in linea di massima ero d’accordo con lui. In linea di massima perché non avrei accettato violenze o rapporti sgraditi per esempio con terzi ( poi imparai mai dire mai).
Comunque non era il caso di dibattere sull’argomento i fatti avrebbero parlato. Chinai la testa dando il mio assenso .Era il segnale che attendeva.
Prese la mia mano sinistra, quella con la vera. Penso l’abbia fatta apposta perché la prese tenendo con il mio palmo rivolto in basso ed io guardando cosa volesse fare con la mia mano ero per forza costretta a vedere l’anello simbolo del mio matrimonio.
Era un ‘ulteriore prova di conferma
La avvicinò alla patta dei pantaloni. Disse: tiralo fuori e succhialo. Fammi un pompino.
Usò un linguaggio crudo, ma efficace. Eravamo lì per fare sesso per soddisfare i nostri nascosti istinti sessuali.

Stando in piedi gli slacciai i pantaloni e con la mano gli feci uscire il membro già parzialmente eccitato.
Mi resi conto che mi stavo eccitando ancor più. I suoi modi, la mia voglia…
Cominciai a segarlo mentre le nostre bocche in alto si scambiavano saliva.
In breve ero accaldata e disponibile ad essere scopata, ma dovevo attendere.
Nella mia nano prendeva sempre più consistenza fino a che lo sentii bello duro. Allora mi inginocchiai e aprì la bocca il più possibile per far entrare la cappella, che era ,veramente notevole, in un sol colpo. Volevo stupirlo, in realtà volevo fare tutte quelle cose che avrei voluto fare e non avevo mai fatto.
Cominciai subito andando a fondo con un succhio e risucchio che lo fece vibrare. Aveva messo la mano sulla mia testa , ma era solo appoggiata per il momento
Si fece pompare per un po’ ai miei ritmi poi usò la mano spingendo sulla mia testa per infilarmelo più a fondo. Ogni volta che mi tiravo indietro per riprendere respiro, lui mi spingeva giù a prenderlo in fondo quasi a soffocarmi, ma non rinunciai a quel cazzo. Mi piaceva.
Sentivo tra le cosce il liquido della mia eccitazione. La gonna mi era risalita sulle ginocchia.
Lui disse. Hai una bocca divina. Ti offendi se ti chiamo troia o puttana?
Poco da dire, era il nostro ruolo nel nostro rapporto. Io e lui eravamo puttana e puttano perché negarlo?
Gli dissi: fai e di quello che vuoi.
Allora se e così masturbati, fatti un ditalino mentre lo succhi.
Forse aspettavo solo che lo proponesse perché subito la mia mano si infilo sotto la gonna, i collant e le mutandine per raggiungere la mia bagnata passera che parve aprirsi per accogliere le mie dita. Continuai a leccarlo mentre giocavo con la mia clitoride.
Lo spompinai a lungo e dovetti mettere le ginocchia a terra per sostenermi.
Si accorse della mia stancante e dolorosa posizione e mi fece alzare.. Si mise lui in ginocchio davanti a me, mi sollevò la gonna e con un gesto improvviso che in quel momento non capii mi strappo dal davanti le collant . Poi tirò verso il basso le mutandine facendomele poi uscire dai piedi infine, finalmente, mise la bocca e le dita dentro la mia passera. Gemevo di piacere e già pensavo che tra poco avrei accolto tra le cosce il suo membro.. Fece squasso della mia passera , mi pareva di sentire lo sciaquettio dei miei umori. Dopo si alzò. Fu lui freneticamente a spogliarmi ed a spogliarsi. Mi tolse tutto, era nuda al suo sguardo. Disse: sei bella. Per la prima volta potei guardarlo interamente nudo. Aveva un bel fisico. Era alto, le membra proporzionate, il petto muscoloso, solo un leggero accenno di pancetta. Il petto aveva una leggera peluria, un cespuglio di peli neri alla base del pene ed anche sulle gambe la peluria era limitata.
Il membro si stagliava verso l’alto, rigido, andando a superare l’ombelico. Il suo tronco era liscio e venato di forma normale. La sacca dei testicoli era grande. Il glande pareva la cappella di un fungo, in proporzione al tronco mi pareva più grosso del normale.
Mi si avvicinò e aiutato dalla mano mise il pene tra le mie cosce facendolo strusciare avanti e indietro sulla passera che si bagnò ancor più.
Mi disse: hai voglia, mi stai bagnando il cazzo. Dillo che lo vuoi. Dillo.
Non dissi nullo, ma i miei gemiti al suo strofinare dicevano cosa volessi.
Allargò con le dita la mia vulva e ci intinse il glande. Sentii la mia vagina aprirsi alla cappella che si faceva strada, mentre lui con un sorriso di soddisfazione continuava a chiedermi: “ti piace è?”,
Quel modo nuovo di fare sesso mi dava una libidine superiore ai rapporti precedenti.
Entrava ed usciva solo con il glande dalla mia intimità. Poi si sedette sul bordo del letto, i piedi poggiati a terra e mi invitò a sedermi su lui. Allargai le gambe e lentamente mi calai sul suo cazzo. Si fece strada lentamente in me sino a sentirlo urtare il collo dell’utero. Che sensazione unica.
Disse: scopami.
Lo scopai. Lo cavalcai, ma senza farlo arrivare in fondo. Troppo acuto era il dolore. Godevo allo scorrere del suo bastone e non trattenevo i miei mugolii di piacere. Sentivo l’uccello colpire il collo dell’utero. Godevo.
Le mie tette erano all’altezza della sua bocca e lui ne approfittò. Mi succhiava i capezzoli e sempre con le labbra me li tirava. Era una dolce tortura. Preso dalla smania succhiò le parti morbide del seno, ma con un’ingordigia tale che pensai mi avrebbe lasciato degli evidenti succhiotti. Non lo fermavo, mi piaceva sentire forte sia il suo cazzo che la sua bocca.
La doppia stimolazione mi portò velocemente all’orgasmo. Se ne accorse. Attese che il climax passasse e mi prese per i fianchi aiutandomi a riprendere la cavalcata sul suo sesso. Mi si spingeva contro dicendomi: prendilo, fammi sentire quanto ti piace. Eccome se mi piaceva.
Poi all’improvviso, come era suo uso, mi sollevò e mi mise alla pecorina al bordo del letto, con i piedi piantati poteva spingere il pene dentro con più forza.
Disse: voglio sfondarti la fica.
Lo spinse dentro con forza ed ogni volta lo spingeva a fondo come se prendesse la rincorsa per metterlo dentro.
Mi piaceva. Ogni volta che arrivava a fondo toccando la cervice mi usciva un gemito.
All’ennesimo mio urletto lui: te la sto sfondando questa fighetta e mise da sotto le mani sulle mie penzolanti tette stringendole.
Così ancorato spingeva come un forsennato, sembrava mi penetrasse con ancora più forza.
Te la rompo. Te la sfondo. Erano queste le sue parole e nel raptus sessuale che mi aveva coinvolto mi trovai a dirgli: dammelo tutto, si sfondami la fica. Continuava come davvero volesse sfondarmi, spannarmi la vagina. Stavo provando un piacere immenso. Raggiunsi un orgasmo potentissimo, devastante. Gridai al cielo il mio piacere mentre lui gridava il suo. Rimanemmo attaccati come due cani durante il sesso. Non sentivo il suo peso addosso.
Poi si tirò su e si distese e mi fece distendere sul letto. Sentivo dolore alle tette, doveva avermele strizzate in eccesso. La mia mano alla passera confermò la presenza del suo seme.
Ero raggomitolata su lui; il suo braccio sotto le mie spalle, il mio braccio destro intorno al suo fianco
Non mi preoccupai del suo sperma in me. Al termine del primo incontro avevo già ragionato su questo.
Quando ho detto l’ultimo figlio intendevo proprio l’ultimo. Due erano più che sufficienti.
I rapporti con mio marito erano così radi e non prevedibili che avevo rinunciato alla pillola ed il preservativo presupponeva una continuità che non c’era. Allora, un po’ mi ripeto, nelle poche volte delle rade volte che facevamo l’amore ed avevo il dubbio che il suo sperma avesse potuto creare danno utilizzavo la pillola del giorno dopo. Così avrei fatto con Adolfo nei nostri quindicinali incontri.
E poi voglio essere onesta: vedere e sentire il suo uccello nudo e duro mi piaceva.
Devo anche dire che lui mi chiese se dovesse usare il preservativo, ma gli dissi che era tutto a posto e che non ci fossero problemi.
Restammo così riprendendoci dallo “sforzo” e come la precedente volta portò la mia mano sul suo uccello.
In quella posizione potevamo limonare tranquillamente e fu una limonata calma e tranquilla. Sentivo il calore della sua bocca e la consistenza della sua lingua.
Mi carezzava la schiena scendendo ai glutei. Il suo uccello riprese vigore e lui spostandosi disse: sei sempre brava, sai come fare, è arrivato il momento. Non capivo. Si alzò e dalla tasca dei pantaloni prese una boccettina. Disse: è un unguento che non ti farà sentire male
Mi fece girare prona e mise un cuscino sotto la mia pancia. Con la mano cominciò a passare quell’unguento sul sedere e nel solco anale. Sentivo le sue dita spalmarlo sull’ano ed anche intorno. L’ambiente si riempi di un nuovo profumo, era quello dell’unguento
Capii quale sarebbe stato il proseguo. Ma non mi opposi. Era come se sentissi il bisogno di dare tutto di me.
Difficile da credere, ma una perversa eccitazione si era impossessata di me. Volevo anche quello.
Mi sentivo pronta, aperta. Il suo “spalmare” mi aveva persino fatto rilassare.
Si appoggiò su me e con sorpresa me lo mise in figa Mi sussurrò in un orecchio: è per prepararti. Infatti alla sua entrata ebbi un fremito di piacere.
Si mosse un po’ avanti ed indietro. Sperai avesse cambiato idea e che volesse fare in modo tradizionale.
Ero ancora in grado di connettere. Non mi offendeva volesse il mio culo. il nostro era vero sesso con pochi limiti e farmi il culo non era un limite.
Mi chiese come ti senti ? Risposi bene. Lui di rimando: sentirai un po’ di dolore. Resisti, Ti piacerà.
Lo sentii estrarre il pene dalla vagina e poggiarsi sull’ano. Disse: adesso.
Spinse.
Spinse lentamente, ma con forza. Sentii la cappella forzare l’ingresso; spingere contro l’ano che non voleva farla passare ed infine lo sentii penetrare. Non potei resistere al dolore, anche se mentalmente mi ero preparata. Ho cacciato un urlo.
Altro che unguento o preparazione mentale. Era dolore vero, acuto e lancinante. Mi direte che forse è stato per il glande troppo grosso, Non lo so perché , ma non riuscii a trattenere il mio dolore. E non potei esimermi dal dirgli :basta, ho male, toglilo, ma lui non mi lasciava. Diceva nel mio orecchio: resisti, passa.
Voglio incontrare qualcuna che mi dica che non ha sentito dolore quando ha fatto sesso anale la prima volta, con cosa l’ha fatto? Con un mignolino?
Effettivamente, con il senno del poi, se passa il glande il resto si può sopportare.
Sentii che spinse ed anche il resto dell’uccello doveva essere entrato.
Fu doloroso, ma meno dell’entrata del glande.
In compenso sentii quella sensazione dolorosa, e non, arrivarmi al cervello.
Parlava nel mio orecchio: il tuo culo è mio; te l’ho aperto per bene. Lo sognavo guardandolo quando in azienda ti aggiravi tra le scrivanie.
Mentre parlava cominciò ad andare dentro e fuori. Che dolore ogni qualvolta affondava. Avevo messo la bocca nel materasso per non gridare ed evitare che eventuali vicini sentissero.
Lo sentivo scorrere avanti ed indietro nel culo. Non so quanto durò, ma mi accorsi che con il passar del tempo il dolore si affievoliva ed i suoi movimenti davano meno fastidio.
Mi chiese: senti ancora male? Dissi, la bocca soffocata nel materasso : meno.
Posso continuare? Accennai un si
Riprese a darmi grandi spinte Lo sentivo aggressivo dentro il culo.
Colpi rimati e potenti. Quei colpi mi stavano trapanando , non mi facevano godere ,ma mi davano strane sensazioni al cervello. Stavo diventando una pervertita? Mi piaceva essere posseduta così, con forza, nel culo?
Adolfo aveva sfondato in tutti i sensi una barriera.
Il mio culo non era più vergine e la verginità non me l’aveva tolta mio marito, ma il mio amante.
Continuava ad incularmi e nella foga straparlava: ho tutto il cazzo nel culo. Senti come le palle ti sbattono contro? Sei una puttana. Te lo devo rompere il culo.
In questo micro clima di perversione mi trovai a rispondere alle sue esternazioni anche se le sue forti spinte mi davano dolore e non piacere e se c’era piacere, che c’era, arrivava per altro motivo.
Mi ricordai quello che dissi: si sfondami il culo, sono una porca, sono una puttana ,rompilo, fammi quello che vuoi . E lui: si, si te lo rompo; questo è il mio culo.
Le nostre parole si accavallavano, per fortuna nessuno sentiva o registrava. Continuammo a straparlare mentre il suo cazzo ormai a suo agio nel mio canale andava avanti e indietro. Ci interrompemmo solo quando disse: sto venendo, Ti riempio il culo. Venne.
Sentii il suo cazzo sussultare all’interno, ma non sentii lo sperma invadermi.
Stette buono fermo per qualche istante. Disinteressandosi di dove avesse tenuto il cazzo sino a poco prima mi venne davanti e sollevandomi con le mani il viso disse : puliscilo troia.
Avidamente lo presi in bocca succhiando il suo sperma e quello che c’era di mio sino a che mollo e pulito lo lasciai. Cosa ero diventata? Perchè lo facevo?
Poi uno sguardo complice tra noi precedette il termine.
Andai prima io in bagno. ( dice che sono più lunga a prepararmi. E’ vero).
Mi feci una bella calda doccia rivivendo mentalmente quel soddisfacente incontro di sesso.
Mentre uscivo dal bagno entrò lui e mi diede uno scherzoso buffetto sul culo. Gli dissi : maiale, ma sorridevo. Mi sono rivestita senza i collant che mi aveva strappato, avevo sempre le mutandine.
Era terminato il nostro secondo incontro; fummo più calmi e tranquilli nel rimetterci in moto rispetto la precedente volta.
Fermò l’auto davanti il punto di benvenuto; scese dall’auto vi entrò e dopo breve era già in auto. Gli chiesi se avesse dimenticato qualcosa. Mi rispose che aveva prenotato lo stesso bungalow per tre volte successive poi si vedrà man mano. Disse: ci siamo stati due volte e ci siamo trovati bene perché cambiare?
Era in ’attesa di una mia risposta. Gli dissi : si , hai fatto bene. Poi tornammo a parlare del lavoro che ci attendeva in ufficio.
Fu l’unica volta che prima di arrivare in ufficio accostò in un punto defilato. Ci scambiammo un lungo bacio. Era un modo di festeggiare la presa del…?
Avevamo perdonato il nostro tradimento come avremmo perdonati i futuri, ormai era chiaro. Poi riprendemmo a parlare come se nulla fosse avvenuto
Mi sentivo le tette maltrattate e l’ano indolenzito, ma mi sentivo benissimo di testa ed allora tutto andava bene. Se questo fosse stato il prezzo da pagare per stare bene sarebbe stato un giusto prezzo.
Scoprii che davvero il mio culo lo aveva fatto sempre impazzire e non ci fu una volta nei nostri incontri che non vi dedicasse la giusta attenzione.
Come al solito è solo l’abitudine che aiuta ed io nel tempo apprezzai ad essere inculata. Anzi l’aiutavo tenendo scostati i miei glutei con le mie mani per favorire il suo inserimento. Dopo due tre volte che mi inculava non ci fu più bisogno dell’unguento lubrificante
Ormai il suo cazzo entrava senza fatica e posso dire di avere l’ano aperto. Peccato che a mio marito non servisse.
Negli incontri successivi mi chiese e fece delle cose nuove. Mi chiese un intimo diverso da quello che usavo abitualmente; mi chiese di mettere autoreggenti o reggicalze perché gli davano una carica erotica superiore. Mi chiesi come fosse possibile si caricasse ancor più, ma nella logica sessuale dei nostri incontri la sua richiesta ci stava.
Da quando indossai le autoreggenti o il reggicalze non ebbe bisogno di strapparmi le collant . Avere un approccio diretto alla mia passera gli piaceva e già da quando eravamo in auto trastullava con le dita o mi faceva trastullare la vagina e ciò mi piaceva.
Prima rifiutavo mentalmente il reggicalze, mi sentivo troppo troia, ma quando per un nostro incontro lo indossai e vidi i suoi occhi carichi di libidine mente “sfilavo” avanti lui indossando solo scarpe con tacchi alti, reggicalze e mini slip e su solo una camicia che mi faceva da minigonna capii quanto gli uomini possano sballare se siamo “brave” a catturare la loro mente con queste piccole cose.
Visto l’effetto del reggicalze l’ho messo spesso nei successivi incontri
Comunque quando mi penetra dimentico tutto di chi sono nella vita normale e di quello che indosso in quel momento Quello che mi interessa è il piacere, godere, e lui ed io siamo solo strumenti adatti allo scopo.
Sono una quindicina di volte che ci incontriamo. Salvo vacanze o ferie, ogni quindici giorni ci vediamo ed andiamo a “consumare” il nostro” amore”.
Sono una splendida mamma e moglie anche grazie a lui. Spero che lui sia un bravissimo padre e marito grazie a me.
Corna? Non sono corna; non tolgono nulla ai nostri amori anzi danno di più. Sentendomi bene riesco a dare molto di più alla mia famiglia e soprattutto a mio marito che amerò sempre.
Quanto durerà con Adolfo? Chi può dirlo? Sicuramente mi auguro che arrivi quel momento e vorrà dire che non ci sarà più bisogno di “uscire” di casa per stare bene.
Se Adolfo dovesse sparire prima di quel momento ci sarebbe un altro Adolfo? Non lo so. Sarebbe dura negarmi il sesso conciliatorio.
Una volta, tornando in ufficio dopa la conclusione di un incontro, avevamo appena lasciato il nostro rifugio quando all’improvviso sterzò parcheggiando di “muso” l’auto in una piazzola semi nascosta di fianco alla strada di campagna che percorrevamo abitualmente. Mi disse scendi. Cosa era successo?
Mi portò davanti al cofano dicendo ho voglia di te. Poi scoprii che desiderava ancora il mio didietro.
Mi fece piegare ed appoggiare sul cofano ancora caldo ed in un amen sollevò la gonna sulla schiena e mi spostò le mutandine. Fortuna che indossavo il reggicalze. Lo sentii entrarmi nel culo come usasse un bastone rovente. Due minuti di avanti ed indietro ed il suo sperma era depositato nel mio canale anale. Poi fu gentile, mi asciugò con dei fazzoletti di carta.
Rientrati in auto si scusò del suo raptus. La chiamò improvvisa follia.
Gli dissi che era stato un pazzo, che avrebbero potuto vederci, ma dentro me non ero incazzata. (era una cosa su cui riflettere). Non accadde più.
Per il culo propose una variante che mi piacque molto. Non pensavo si potesse prenderlo nell’ano anche guardandosi in viso. Si poteva, eccome.
Mi piace guardare le smorfie del suo viso mentre me lo agita dentro e a lui vedere le mie.
E’ un porco e mi fa comportare da porca. Gode a rompermi il culo, lui dice così. Mi trivella il canale anale come una pompa petrolifera e mi dice: lo senti quanto si allarga. E ogni volta che abbiamo finito, è diventata un’abitudine, con uno specchietto mi permette di vedere quanto sia dilatato e confrontiamo le nostre opinioni se di più o di meno della precedente volta.
Io posso vedere che in quei momenti è una grossa voragine e spero che si richiuda velocemente senza danni.
Sta provando a convincermi a farlo in tre. Dice che non sarebbe rischioso; conosce una persona fidata e capace. Non voglio. Spero di essere capace a continuare a dirgli di no, ma è dura. Sa come convincermi.
Un saluto a tutte quelle che sono nella mia situazione
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