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Racconti Erotici Etero

Il prezzo di un aiuto

By 10 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Tempi universitari, quando finisce quel periodo tranquillo del ciclo di lezioni e inizia la fase d’esami, in cui non basta blindarsi in casa per studiare, ma bisognerebbe staccare ogni dispositivo elettronico: notebook, cellulare, televisione e perfino il telefono di casa.

Quando arrivavano questi giorni, tutto diventava incredibilmente lento, chiuso com’ero nella mia stanza e isolato dall’ambiente esterno, quasi incapace di distinguere il giorno dalla notte. Chi mi conosceva mi dava per disperso, i miei stessi amici smettevano di cercarmi abbandonando ogni speranza di ricevere una risposta. Era tale lo stress per questo isolamento che smettevo anche di dormire alla notte, le mie ore di sonno si potevano contare sul palmo di una mano.

Fortunatamente tanta dedizione portava anche i suoi risultati anche se per me la vera ricompensa era la riconquista della libertà, della possibilità di tornare ad uscire.

In quel mio stesso periodo Elena stava preparandosi agli esami di stato, e fresco com’ero di studio, aveva chiesto il mio supporto per aiutarla a prepararsi. Il suo, era stato un gesto disperato più che una richiesta ad un amico. Era ormai passato più di un anno dalla sua “famosa” festa di compleanno in cui l’avevo umiliata dimostrandole tutto il mio egoismo, da quella volta nulla era più stato lo stesso tra di noi, probabilmente questo fu il motivo per cui le sue prime richieste di supporto arrivarono prima tramite messaggi, poi mezzo posta elettronica.

Avevo sempre risposto volentieri alle sue domande, lei mi inviava scansioni di suoi appunti che stampavo e commentavo nel modo più completo possibile. Nella prima settimana mi inviò due o tre timide e-mail dove chiedeva poche cose, ma col passare del tempo divennero pagine di richieste di chiarimenti e domande davvero importanti. Fu così che passammo alla chat di Skype, dove divenne più immediato interagire tra noi, aiutando molto a sciogliere quell’imbarazzo che c’è tra due persone che sanno di non sentirsi da tanto tempo. Superato questo scoglio infatti tornammo a parlare come vecchi amici, una bella soddisfazione per chi l’ha vissuta questa esperienza, ridendo e scherzando come se fossimo amici da una vita.

Gli ultimi giorni prima dell’esame anche lei li aveva passati nell’isolamento, come le avevo insegnato io, su skype risultava offline da un bel po’ di giorni e sinceramente non ricordavo nemmeno la data esatta della sua prova, finchè una sera mi mandò un sms: “vieni su skype!”

-Allora com’è andata?
-eh… credo sia andata bene!
-Come credi? O sì o no?
-uhmm si dai, anche se mi son rimasti mille dubbi riguardo certe domande.
-ovvero?
-be anzichè scrivere qua, ti va di venire qua dai miei così ti spiego tutto davanti ad una tazza di thè caldo?

Esitai un istante, la sua offerta era allettante, sapevo cosa rischiavo andando da lei, i miei impulsi avevano sempre preso il sopravvento quando avevo lei di fronte nonostante tutte le mie buone intenzioni. Erano settimane che ci scrivevamo e mi piaceva quella parvenza di normalità che si era creata.

– Dai tuoi? il tempo di prepararmi e arrivo, ci vediamo tra mezz’ora.
– Grande! ti aspetto, a dopo!

In fondo sarei andato a casa dai suoi genitori, era una buona assicurazione per comportarmi bene, forse.

Neanche un’ora dopo ci ritrovammo seduti in cucina da lei, una tazza di thè bollente a testa e una catasta di fogli di appunti sparsi sulla tavola, il frutto del suo studio.

-Dai smettila di tormentarti, vedrai che è andata bene, è palese che ti sei fatta il mazzo per superarlo, non puoi non avercela fatta.
-Si ma tu non capisci, erano domande veramente difficili, mi hanno chiesto cose che ho fatto cinque anni fa, che a malapena ricordo.
-Ma che abbiamo comunque visto assieme, quindi smettila ora e rilassati.
-Si uff… hai ragione, ti devo solo ringraziare per l’aiuto che mi hai dato.

Era a pochi metri da me, sentivo il suo profumo, come potevo non ripensare alle volte in cui eravamo stati assieme, a quante volte lo facevamo, mi scoprì eccitato ma in fondo era normale, adoravo le scopate con lei, mi stavo perdendo ad immaginarla nuda nonostante l’avessi di fronte a me.

-Ehi ci sei?? Ti vedo perso, cos’hai?
-Riflettevo sulle tue parole, un anno fa non avresti detto così..

Dal lampo nei suoi occhi capì che era pronta ad un’affermazione del genere.

-Se ti ricordi bene neanche tu dovresti essermi grata, anzi mi sono data da fare per vendicarmi…

Nel corso dell’ultimo anno il nostro rapporto era ormai diventato di pubblico dominio ed alcuni amici erano addirittura arrivati a condannarmi per le mie azioni, giudicandomi stronzo ed egoista. Non che avessero torto, ma avrei preferito si fossero fatti i cazzi loro.

-Ma scusa, che intendi dire? che mi hai screditato appositamente per farmi litigare con loro?!
-Certo, ho raccontato a tutti quanto mi avessi ingannata e fatto vittima dei tuoi capricci, volevo che tutti sapessero che merda d’uomo tu fossi.

Per la prima volta nella sua vita mi stava affrontando confessando quello che pensava di me, aveva buttato fuori quella frase in un solo respiro, infatti era chiaro come si fosse tolta un peso dalla coscienza, il seno seguiva la sua respirazione che si era fatta più profonda, un bel spettacolo grazie alla sua terza abbondante, peccato stessimo per litigare.

Anch’io però ero ben alterato, a causa sua ero entrato in conflitto con un paio di amici, ormai persi di vista a causa sua.

-Sei tu la stronza vigliacca! e hai avuto pure il coraggio di chiedere il mio aiuto per i tuoi esami, ma vaffanculo! se tu quella che usa gli altri! Le ruggì in faccia, alzandomi dalla sedia e dirigendomi verso la porta d’ingresso. -E pensare che ero venuto qua per farti rilassare, ben sapendo di quanto ce ne sia bisogno dopo una dura prova e invece scopro che tu mi accoltelli alle spalle, puttana!

Era rimasta seduta fredda ad osservarmi mentre stavo uscendo, ma la mia ultima affermazione la fece arrabbiare a sua volta, scattò in piedi raggiungendomi sull’uscio di casa.

-Eh no, non ci sto bello, sarei io la puttana perchè ti chiedo aiuto per studiare? la persona pessima qua sei tu che mi hai usato per il tuo piacere personale! Concludendo l’affermazione mollandomi uno sonoro ceffone che mi fece anche parecchio male.

Rimasi di stucco, non avevo mai visto tanta aggressività da parte sua, ero stupefatto, anche lei quasi si stupì della sua reazione violenta. Caddè il silenzio, rotto qualche istante dopo dalla voce di sua madre dal piano superiore:

-Ehi cosa succede Elena?
-No niente ma’ torna pure a letto.
-va bene ma non fare casino che è tardi.
-si va bene – poi rivolta a me – dai torniamo in cucina, il nostro thè non è ancora finito.

La seguì di nuovo in cucina, dove riprese a parlare.

-Perdonami dello schiaffo, ma non sono arrabbiata per quello che mi hai fatto, ma per quello che mi hai reso.
-Che intendi dire?
-Be, dopo di te ho avuto altri ragazzi, più belli, simpatici e gentili. Mi hanno coccolata e viziata in ogni modo, tutto era meraviglioso. Ma quando mi ritrovavo a far sesso con loro, sentivo che mancava qualcosa, non mi sentivo appagata e pretendevo sempre di più, qualcuno è scappato dicendo che ero una ninfomane, altri che ero malata a chiedere certe cose e non arrivavano mai in fondo. Mi mancava come mi facevi sentire tu, sapevi sottomettermi come nessun’altro c’è riuscito.
-Be… lo sai che amo veramente tanto il sesso, adoro raggiungere il limite nelle situazioni per provare a superarlo.
-Ecco appunto! questo mi hai fatto, mi hai reso come te, malata di sesso!
-ahahah ed è questo il tuo trauma? ahahahah
-smettila di ridere! è una cosa seria per me!

Ma in realtà anche il suo ghigno s’era trasformato in un sorriso che a stento tratteneva.

-Per piacere, non c’è niente di male nel pensare sempre al sesso.. Non dirmi che stasera mi hai invitato qua soltanto per parlare senza pensare a quello che avremmo potuto fare dopo..
-ma cosa dici? con te di nuovo mai…. ma cosa vuoi??

In piedi di fianco a lei, le sorridevo candidamente:

-Me l’hai appena detto tu che ti ho reso come me quindi non fare finta di nulla perchè so quello che vuoi in questo istante.

Sciolse definitivamente ogni riserva sorridendomi mentre allungava le mani sui miei jeans per slacciarmeli.

-Ecco cosa mi mancava, la tua sfrontatezza, sei pronto a farlo anche se ci sono i miei genitori sopra di noi probabilmente ancora svegli..
-Bene, in tal caso stai attenta tu a non mugugnare dal piacere mentre me lo succhi. Le risposi sorridendole beffardamente.

Aveva già fatto scivolare Jeans e boxer ai miei piedi, con una mano massaggiava le palle, l’altra impugnava il mio pene in erezione tirando lentamente la pelle sopra la cappella.

-Mi fai male così, non lo vedi che è secco? Lo devi inumidire. Suggerì.

Prese a tazza di Thè e ne bevve un sorso, ma anzichè avvicinarsi con la bocca, guidò la mia cappella nella tazza di Thè ancora caldo, per poi portarsela alla bocca gustandoselo come un biscotto inzuppato e provocandomi scosse di piacere incredibili.
Compiaciuta dalla mia reazione, ripetè l’azione fino farmi raggiungere il massimo dell’erezione, con l’asta lucida e la cappella ormai completamente scoperta.
Il gioco della tazza l’aveva stancata, passando ad un pompino in piena regola, aveva preso a pomparmi con intensità accogliendo il pene completamente in bocca, per poi sfilarsi e giocare con la lingua sul mio glande.

Fantastica come sempre, mi stava facendo godere talmente tanto che le gambe ormai mi tremavano ma poi scese dalla sedia e inginocchiandosi ai miei piedi, si allungò tra le mie gambe iniziando a leccarmi le palle mentre con una mano riprese a segarmi. Era davvero scatenata, leccava fedele come una cagnetta con il padrone ritrovato,era chiaro che le erano mancate le nostre situazioni e con mio grande piacere me lo voleva dimostrare in ogni modo possibile.

-Ehi sei assatanata, vuoi farmi venire subito..
-Posso fare di meglio, vienimi in bocca, non ne voglio perdere neanche una goccia…

Era davvero cambiata rispetto un’anno prima, accoglieva completamente in bocca le mie palle succhiandole golosamente mentre mi segava intensamente, stavo ormai per godere, non potevo resistere oltre, così mi liberai dalla sua presa per scaricare il mio orgasmo nella sua bocca. Serrò le labbra attorno al mio glande succhiando e accogliendo il mio seme direttamente in gola, non smise di succhiare neanche un’istante provocandomi una scossa elettrica di piacere che mi fece tremare attraversandomi il cervello. Sembrò volermi succhiare anche l’anima oltre alla mia sborra.. le mancavo veramente tanto.

Staccandosi dal mio pene poco dopo, si sciacquò la bocca sorseggiando l’ultimo goccio di thè che rimaneva.

-Brava hai imparato a ingoiare di gusto… le dissi sorridendo.
-Eh ho dovuto imparare a farlo, sennò mi avresti forzato tu, o mi sbaglio?
-Non ti lamentare, lo so che ti piace la mano dura.
-Può darsi.. ma ora è tardi, dobbiamo andare.

In effetti era mezzanotte inoltrata, probabilmente era meglio levare le ancore prima di far sospettare i suoi genitori anche se ho sempre sospettato che sapessero quanto fosse maiala la figlia, più volte in passato la madre ha ignorato il motivo per cui ci chiudevamo in camera per ore, o sul divano del soggiorno, evitando in ogni modo possibile di disturbarci, al contrario di ogni altro genitore che avrebbe fatto il possibile per non lasciare sola la figlia in situazioni compromettenti.

Poco dopo eravamo sull’uscio di casa, pronto ai saluti e convinto che sarebbe finita lì anche se percepì una certa trepidazione da parte sua, infatti proprio quando stavo per andarmene mi fermò chiedendomì di aspettare fuori dieci minuti, sparendo poi in casa.
Che aveva in mente? Era tardi entrambi, forse voleva il bis? in fondo avevo goduto solo io e conoscendo il suo carattere non si sarebbe accontentata, però non eravamo più quelli di un anno prima…. oh sì?

Alla fine aspettai per quindici minuti buoni prima di poterla vedere riapparire sulla porta, apparentemente era uguale a prima ma uno sguardo da furbetta aleggiava sul suo volto, come se stesse tramando qualcosa:
-Che ne dici di un giro in macchina??

I miei dubbi erano fondati, aveva voglia del bis, ma anch’io potevo sorprenderla.

-Però c’è una novità, la mia auto è dal meccanico così stasera son dovuto venire con il furgone dei miei… potremmo appartarci dentro, che ne dici?
-Wuo si mi piace! Dai fammi vedere dove hai parcheggiato.

Iil suo non era un quartiere affollato, per cui raggiunto il parcheggio poco distante ci infiammo tranquillamente nel retro del furgone, un Fiat Ducato, fortunatamente mezzo vuoto. Utilizzammo le spugne utilizzate per proteggere la merce che veniva trasportata come cuscini stendendoli sul pianale e facendoci spazio tra le poche scatole che rimanevano ci sdraiammo.

-Oh dovevi usare questo per le nostre camporelle in macchina, altro che fiat punto, qua c’è tutto spazio che si vuole!
-Eh però da un po’ troppo nell’occhio, ma per fortuna non ci sono nemmeno i vetri così non ci possono spiare.
-Però se si avvicina qualcuno mica c’è ne accorgiamo così.
-Te ne frega qualcosa??
-Mmmm ora ho altro a cui pensare..

Si Sfilò la maglietta, e finalmente potei rivedere il suo seno, raccolto in un reggiseno di pizzo nero sempre troppo stretto per raccogliere tutta quella abbondanza che si ritrovava. Non la feci aspettare oltre prendendole i seni e stringendoli tra le mie mani mentre con la bocca passavo da un capezzolo all’altro succhiandoli con passione, quasi volessi dissetarmi attraverso lei.

-Mmm ho sempre adorato quando mi succhi da farmi male… mordimi ti prego…!

Le mie mani esploravano il suo seno, scivolando dal suo petto alle spalle stringendola con forza a me, adoravo farle provare sentire la mia forza su di lei in modo violento. Con la bocca passai al suo collo, mordendo e succhiando, volevo marchiarla, sapeva quanto adorassi lasciarle il mio segno e per questo non mi fermò nemmeno quando iniziai a morderla con intensità.

-Ahia… mmmm… solo tu puoi farmi del male e farmi godere allo stesso tempo, non fermarti..

La sentivo tremare tra le mie braccia e questo scatenò in me il desiderio di fotterla in ogni buco, così mi staccai da lei e liberatomi velocemente dei vestiti, le presentai nuovamente il mio cazzo davanti alla bocca e tirandola per i capelli la forzai a prenderlo nuovamente in bocca, volevo farle sentire chi possedeva il comando, ma non oppose resistenza e anzi, cercò di ingoiarlo fino alla radice, lasciai la presa dalla sua testa per renderla più libera nei movimenti, godendomi il servizietto.

Ma La pompa durò poco, e bloccando la mia mano che la stava per spingere nuovamente sul mio pene, mi disse:

-Non preoccuparti e lasciami fare, ho una sorpresa per te. Ora sdraiati e goditi lo spettacolo…

Deliziato da questa sua iniziativa, feci quanto chiese sdraiandomi nudo sulla schiena appoggiato ai gomiti,. Era importante farla sentire attiva, dovevo guadagnare la sua totale fiducia.

Lei, in piedi di fronte a me, improvvisò un ballo erotico, liberandosi prima del reggiseno rimasto legato alla vita, poi dei jeans, facendoli cadere ai suoi piedi e rimanendo soltanto con un bel perizoma nero indosso.
Eccitato com’ero a fatica mi stavo trattenendo dal saltarle addosso per trapparle quell’ultimo lembo di stoffa che la proteggeva, ma anticipando le mie intenzioni, prese il cordoncini ai suoi fianchi abbassandoli lungo le gambe quanto basta per cadere quell’ultimo muro, rivelando la sua fica completamente depilata e bagnata.

-Wow sei completamente rasata, è questa la sorpresa? che bel spettacolo.. Le dissì allungandomi verso di lei.
-Eh no aspetta..

Si girò per mostrarmi il suo lato B e quello che vidi mi lasciò letteralmente senza parole.

-Ma.. ma.. è un plug?

Sporgeva tra le sue natiche, come un grosso bottone nero in gomma, la base di un plug inserito dentro il suo ano, rimasi sinceramente allibito, mai avrei immaginato potesse fareuna cosa del genere.

-Si è un plug anale, me lo sono messo prima quando ti ho chiesto di aspettarmi, per questo ci ho messo un po’, mi son dovuto lubrificare per spingerlo dentro.
-…. e quanto è lungo?
-oh poco, cinque centimetri, è piccolo quanto basta per indossarlo anche quando esco.
-no be, scusa, lo indossi anche quando esci?
-si qualche volta ho provato… non potevo rivolgermi a te per soddisfare le mie voglie, non volevo dartela vinta, così mi son decisa a comprare questo giocattolo. Che dici, lo proviamo assieme?

Così dicendo si sedette su di me e preso il mio pene in mano, guidò la punta tra le sue grandi labbra, calandosi lentamente e accogliendomi completamente al suo interno facilitato dalla lubrificazione che la sua eccitazione le provocava.
Ero in estasi dal piacere, finalmente tornavo a possederla e la presenza del plug anale era una novità che rendeva la penetrazione molto intensa.

Dopo qualche secondo di pausa per abituarsi alla mia presenza dentro di lei, iniziò a muovere lentamente il bacino, gustandosi ogni singola sensazione che percepiva. La sua bocca era oscenamente aperta dal che provava piacere, mi fissava mentre il suo ritmo accelerava, lasciandosi andare in una cavalcata selvaggia.

Era come se mi stesse esplodendo una bomba tra le gambe, stavo letteralmente morendo di piacere e nonostante la recente pompa con ingoia non resistetti oltre e d’improvviso le venni dentro. La mia eiaculazione la fece esplodere a sua volta, piantandosi sul mio cazzo e liberando ansimante il suo orgasmo, lasciando cadere la testa tra le spalle mentre il suo corpo tremava dai spasmi di piacere. Raddrizzandomi, la tirai tra le mie braccia baciandola appassionatamente con la lingua per ringraziarla per la meravigliosa scopata.

-Sei il solito maiale, non hai perso l’abitudine di venirmi dentro senza avvisarmi, eh?
-E’ colpa del tuo giocattolo, è stata una piacevole novità.
-Sì, non vedevo l’ora di provarlo assieme a qualcuno… per fortuna prendo ancora la pillola.
-Peccato che sia veramente tardi ora, sennò ti toglierei questo plug dal culo per sostituirlo con il mio uccello. Che dici, ti piacerebbe riprovarlo?
-Uhmmm chissà…

Liberandosi della mia presa si alzò in piedi, così che potei nuovamente ammirarla: nuda e sporca del mio seme, con un dildo di gomma infilato nel culo, mi sentii di nuovo a casa, col mio giocattolo preferito a mia completa disposizione.

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