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Racconti Erotici Etero

In Ungheria

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao, sono Giuliana, vi ricordate la mia storia?

Sono passati solo un paio di mesi dalla partenza di Lucas, il caro professore ungherese e di ‘sua moglie’ Marie e sia io che Gabriele sentiamo davvero molto la nostalgia per quei giorni spregiudicati ma così tanto eccitanti.

Certo quella situazione aveva provocato dei rischi seri per la mia carriera universitaria, visto che sono stata costretta da un odioso ricatto a dover accondiscendere alle voglie di certi ragazzi che avevano in mano i rullini di alcune foto scattate al mare mentre mi lasciavo andare con Lucas, Gabriele e Marie. Alla fine quell’esperienza era stata anche piacevole, avevo provato sensazioni mai vissute, piene, intense, mai più ripetute, ma il solo pensiero di essere stata costretta, mi faceva ribrezzo e mi fa stare ancora male.

I preparativi per ricambiare la visita in Ungheria sono ormai divenuti febbrili: Gabriele, lo so anche se non me lo dice apertamente, ha un’incredibile voglia di accarezzare di nuovo quello splendido corpo di Marie e di sperimentare ancora una volta le sue abilissime capacità amatorie.

Io, dal canto mio sono terribilmente eccitata solo dall’idea di rivedere il mio bel ricercatore ungherese che, lo confesso, è riuscito a farmi perdere la testa, ma sono contemporaneamente atterrita dall’idea che mio marito possa scoprire che in realtà Lucas non è affatto sposato e Marie, grazie alla bellezza della quale lui ha accettato che io fossi scopata da Lucas, è solo un’entreneuse. Sono certa che Lucas farà in modo che Gabriele continui a non sospettare nulla, però Gabriele potrebbe scoprirlo lo stesso in qualche modo: in fondo a Budapest Lucas è un ricercatore universitario molto conosciuto, quindi il pericolo che qualcuno possa raccontare la verità a Gabriele esiste eccome.

Venerdì, il giorno prima dall’agognata e temuta partenza, tutto è pronto: aereo prenotato, bagagli già predisposti, passaporti pronti. Quando nel pomeriggio torno a casa per preparare le ultime cose in vista della partenza di domani, trovo Gabriele molto agitato, che urla e sbraita al telefono con qualche malcapitato funzionario del suo ufficio.

Dopo un po’ posa la cornetta lasciandosi cadere pensieroso sul divano.

Mi avvicino premurosa e con l’aria interrogativa: ‘Cosa ti è successo?’ ‘Niente è che sono circondato da persone deficienti: pensa che finalmente dopo tanto corteggiamento hanno mandato un fax da Singapore per quegli incontri, tu sai quanto sono importanti, e quei deficienti gli avevano risposto che lunedì non potevo esserci perché ero in ferie. Ci pensi ho fatto tanto per combinare questi incontri e quegli incapaci stavano mandandomi tutto all’aria!’

‘E adesso?’ gli chiedo timorosa della risposta che già immaginavo. ‘Niente sono riuscito a sistemare tutto lo stesso. Ho confermato gli incontri e domani sera parto per Singapore: dovrò starci una decina di giorni.’

‘E Budapest?’ gli faccio.

‘Ho provveduto anche a quello: ho annullato le prenotazioni. Ci andremo più avanti, prima della fine dell’estate, al massimo entro un paio di mesi’.

‘Che hai fatto? Cosa hai deciso tu? Tu ti agisci, decidi, annulli senza neanche avere l’accortezza di informarmi: io non conto dunque nulla, sono meno di niente per te.

Sappi che tu sei libero di andare dove credi, io ho già la valigia pronta e domani parto per Budapest.!’

Così dicendo lascio di stucco mio marito chiudendomi in camera e sbattendo la porta.

Sono furibonda, Gabriele è sicuramente un uomo dolcissimo e pieno di attenzioni nei miei riguardi, ma quando c’è di mezzo il lavoro è un rullo compressore, passa sopra a tutto, me compresa. Ma questa volta ha esagerato.

L’aria in casa la sera rimane elettrica, nessuno dei due fa alcun passo per avvicinare l’altro.

Io non ci penso proprio dopo quello che mi ha combinato. Solo l’indomani prima di chiamare il taxi per l’aeroporto, Gabriele tenta un recupero verso di me, promettendomi che saremmo andati in Ungheria dopo il suo ritorno, non appena avesse sistemato le cose. Io rimango fredda, ma mi lascio salutare prima della partenza. Rimasta sola, riprendo a pensare con nostalgia a Lucas, così decido e d’impulso prendo il telefono e provo a chiamare all’agenzia di viaggi per riprenotare il volo: poi se Gabriele mi ci vorrà riportare, ci saremmo andati di nuovo, così impara quello stupido a mettere il suo lavoro prima di me e delle mie esigenze.

Chiamo l’agenzia, ma – accidenti! – è già tutto prenotato, così anche l’indomani e il giorno dopo ancora.

Delusa metto giù il telefono.

Tutto sembra congiurare contro di me.

Mi spoglio e mi infilo sotto la doccia; l’acqua calda risveglia le mie voglie di Lucas ed immagino le sue dita sfiorarmi la pelle; così mi trovo ad accarezzarmi il seno. I capezzoli immediatamente reagiscono e diventano duri e ritti. Poi faccio scivolare le dita verso il basso. Sento il mio respiro che accelera, diventa sempre più affannoso. Quando le dita incontrano il mio sesso, mi sfugge un piccolo gemito. Infilo un dito dentro, mentre con l’altra mano continuo ad accarezzarmi il seno.

Ora i movimenti si fanno scomposti, ma prima di giungere al punto di non ritorno, sento il telefono che si mette a squillare senza sosta e con crescente impazienza.

Vorrei lasciarlo squillare, ma ormai l’incantesimo è rotto e allora prendo il portatile lì vicino e rispondo.

‘Ciao, sono Lucas. Allora a che ora è l’aereo e a che ora arrivate qui a Budapest?’.

La voce inconfondibile nel suo italiano tutto particolare, mi fa venire un tuffo al cuore.

Adesso che ci penso, nella concitazione della litigata della sera prima, ci siamo dimenticati di avvertire Lucas. Rapidamente gli spiego la situazione, dicendogli anche che mi manca tanto (vorrei tanto raccontargli cosa stavo facendo quando lui mi ha interrotta, ma per telefono mi sembra troppo). ‘Se ti manco tanto, come tu manchi a me, perché non vieni lo stesso da sola: così non avremo neanche il problema che tuo marito possa scoprire la bugia sul mio matrimonio e il vero lavoro di Marie’ ‘Ci ho provato anche, ma purtroppo gli aerei sono tutti pieni’. ‘Vieni col treno’ risponde pacifico Lucas.

Già col treno, non ci avevo pensato.

Certo è lunga col treno, ma sentire la voce di Lucas mi ha dato una spinta alla quale non è facile resistere.

Decido di provarci.

‘Ti richiamo più tardi’.

Richiamo l’agenzia e prenoto un vagon-lit per Budapest, partenza oggi pomeriggio stesso.

Mi si pone davanti un viaggio infinito, quasi diciotto ore di treno!.

In compenso per il ritorno riesco a prenotare un aereo sei giorni dopo. Col cuore in gola richiamo Lucas per avvertirlo della prenotazione ed informarlo sull’orario di arrivo, poi finisco di preparare le valigie, mettendo con cura tutta la mia biancheria più sexy che ho a disposizione.

Malgrado sia tutto pronto in largo anticipo, riesco ad arrivare in ritardo alla stazione dove, riesco appena in tempo a trovare il mio treno ancora fermo.

Tutta trafelata, provo a salire e un gentilissimo e distinto signore mi aiuta a salire la valigia divenuta incredibilmente pesante e finalmente sono sul treno.

Sono completamente sudata e il signore, che non mi molla un attimo, mi aiuta anche a sistemare la valigia nel mio posto. Sto morendo di caldo, così allargo la camicetta per soffiarci dentro e darmi rerfrigerio e non mi accorgo che questo mio gesto spontaneo attira l’attenzione dell’uomo dentro la mia scollatura. D’istinto tendo a coprirmi, ma poi il calore accumulato e la gratitudine che debbo a quel signore, mi fanno riprendere a sventolarmi incurante degli sguardi che si posano sulla mia camicetta. E’ un tipo sui quarant’anni, aspetto ordinato ed elegante. Ovviamente quel signore non mi mollerebbe più (mi racconta di essere ricco, della sue fabbriche in Ungheria, di viaggi intorno al mondo, di ville al mare, ma io non è che lo ascolti più di tanto), così ad un certo punto gli dico chiaramente che vorrei restar sola per rimettermi un po’ in ordine.

Pronto lui si alza, strappandomi una promessa per la cena.

Io accetto anche perché odio pranzare da sola.

Chissà cosa dirà Gabriele quando gli dirò che sono partita. Mah, forse neanche glielo dirò; dipende da come si comporterà: lui non è il tipo che, quando è fuori per affari, telefona spesso; così se si sentirà in torto e per rimediare mi telefonerà in continuazione (chissà se in Ungheria prenderò la linea con il cellulare?) può darsi che non glielo dirò nemmeno (perché farlo soffrire?); se viceversa mi trascurerà ancora per il lavoro, gli racconterò finanche i particolari e lo farò morire di gelosia.

Nella noia più mortale riesco a sopravvivere fino quasi all’ora di cena.

Mi preparo con cura come se dovessi andare ad un appuntamento importante (mi piaceva, però, lo sguardo di quell’uomo calamitato dalle mie tette).

La cena si svolge in modo tranquillo senza grandi emozioni. La compagnia di Andrea (così si chiama il mio occasionale commensale) è piacevole, anche se tende un po’ troppo a parlare delle sue proprietà in giro per il mondo e anche se, sempre più insistentemente, il suo sguardo tende a posarsi sulla scollatura del mio vestito, neanche eccessiva, ma sufficiente a far intravedere il pezzo forte del mio corpo.

Ogni volta che si rende conto che mi accorgo del suo interesse, abbassa, però, rapidamente lo sguardo, diventando quasi rosso. Ma poi, attratto da una forza irresistibile, ogni volta riprende a guardare. Mi piace questa sua timidezza antica, per cui a volte lascio che la scollatura si apra un po’ di più per permettergli una visione migliore. Il gioco dura per tutta la cena, poi ci spostiamo al bar a bere qualcosa.

Ed ecco che lì, il fato sembra prendere in mano la situazione, e una brusca frenata del treno non solo mi fa quasi cadere tra le sue braccia pronte a sorreggermi, quant’anche mi fa versare lo spumante che ho in mano sul suo vestito.

Sono mortificata e provo a pulirlo con un fazzoletto sulla giacca, ma sono i pantaloni ad essere stati inzuppati di più dal mio spumante. Gli dico di andare nella mio vagone a levarseli, così avrei potuto pulirglieli con lo smacchiatore che mi porto sempre dietro. Lui si schernisce, ma poi si lascia guidare fino alla mia carrozza, dove si chiude dentro per togliere i pantaloni, che poi mi porge tenendo la porta semi chiusa.

Ovviamente lo smacchiatore devo cercarlo dentro, a questo non avevo pensato, così gli dico di coprirsi in qualche modo così posso entrare anch’io.

Quando entro non posso fare a meno di scoppiare a ridere vedendolo così buffo con la giacca e cravatta e la mia vestaglia rosa annodata sulla vita.

‘Stai proprio bene con questo colore’ lo provoco io ridendo a più non posso (non frattempo siamo passati al ‘tu’) . Lui, mi dice di smetterla, ma, visto che io continuo a prenderlo in giro ridendo, toccato nel suo amor proprio, si slaccia la mia vestaglia e la scaraventa sul letto, restando con dei boxer dalla fantasia impossibile.

Non è meno buffo così, quindi non riesco proprio a smettere di ridere. Poi, però, vederlo così arrabbiato con il viso paonazzo, mi provoca tenerezza, per cui mi sforzo di smettere sia pur con grandi difficoltà. Mi siedo sul letto con un panno, per pulire finalmente i suoi calzoni, trattenendo a stento accenni di risate, lui si siede al mio fianco, così, mentre continuo ad armeggiare con i pantaloni, d’improvviso sento la sua mano che si posa sulla gamba lasciata scoperta dallo spacco sul vestito.

Mi irrigidisco subito, ma contemporaneamente era come se non aspettassi altro, visto che un lungo brivido mi percorre la schiena. Gli tolgo la mano dalla mia gamba mentre lui stava provando a farla risalire ‘Non mi pare proprio il caso’ gli dico gelandolo anche con lo sguardo.

Finisco di spruzzare con lo smacchiatore e gli dico che ora avremmo dovuto aspettare un quarto d’ora perché facesse effetto. Dopo mi alzo per riporre lo spray nelle valigie. Mentre armeggio, da dietro lui si avvicina, mi cinge la vita ed infila una mano nella scollatura. Lì per lì non ho la forza di reagire, tanto è il piacere che mi provoca quella mano sulla tetta. Lui ne approfitta e riesce a scostare il reggiseno, arrivando al capezzolo.

Mi sento le gambe tremare, non ho davvero più forza né volontà. Lui ha capito di avere in pugno la situazione e con l’altra mano, senza lasciare la mia tetta, fa risalire il vestito.

Così sento le mie gambe sfiorate dalla mano di Andrea. Oddio, sento che sono sul punto di lasciarmi andare completamente e non voglio.

Così quando avverto sul mio fondo schiena il suo uccello, attraverso il sottile tessuto del suoi boxer, bello in tiro e la sua mano sempre più audace, arrivare fino al bordo delle mie mutandine, trovo la forza di scostarmi. ‘Adesso basta! Che ti è preso? Pensi che io sia come quelle tue sguardrinelle che, attirate dai tuoi soldi, ti aprono le gambe dopo mezz’ora che le conosci? Prendi il tuo stupido pantalone ed esci immediatamente di qua!’

‘Ma come – fa lui raccogliendo il pantalone da terra dove l’avevo scaraventato – prima mi provochi, poi ti lasci toccare, mi porti ad un punto di non ritorno e alla fine ti tiri indietro?’ In fondo ha ragione, ma non posso mica farmi scopare da tutti quelli che in vita mia ho provocato.

‘Come faccio con lui?’ continua, abbassandosi improvvisamente i boxer e mostrandomi il suo uccello in tiro.

Meni male che era un timido, penso.

‘Ma sei davvero impazzito!’ gli dico.

‘Ti prego fa’ almeno qualcosa con lui, altrimenti stanotte con quest’affare che mi scoppia, divento davvero pazzo’ mi chiede lamentoso. ‘Fatti una bella sega’ gli faccio io ritornata pienamente padrona della situazione. Mi piace questa posizione di dominio nei suoi confronti, lui che implora ed io che lo tengo sul filo, perciò decido di approfittarne.

‘Anzi, se vuoi ti concedo di fartela qui adesso, davanti a me’ continuo sedendomi per godermi meglio lo spettacolo. Lui è incerto, indeciso.

Poi si avvicina più che può a me ed inizia a far andare la sua mano guardandomi dritta negli occhi.

Capisco che il suo gioco è di schizzarmi addosso, così per evitare di sporcarmi tutta, mi alzo e mi tolgo il vestito restando in mutandine e reggiseno.

‘Dai continua’ gli faccio, visto che lui si era fermato per guardarmi.

‘Togliti tutto, dai fatti vedere almeno nuda’

‘Non ci penso nemmeno a farmi vedere nuda da un porco come te’ Lui riprende lentamente il suo movimento, mangiandomi con gli occhi e cercando di prolungare al massimo quel gioco. In modo quasi impercettibile si avvicina sempre di più a me. Sento l’odore del suo sesso, mentre lo sguardo di lui è adesso implorante.

Allora generosa, metto una mano sulla sua aiutandolo nel movimento mentre con l’altra gli afferro i glutei.

Senza sapere perché, mentre lui gode del contatto con la mia mano, improvvisamente provo ad infilargli un dito dietro. Lui è sorpreso, ma non dice nulla per paura della mia reazione, così decido di infilarne un altro.

Non pensavo potesse farmi questa sensazione sodomizzare un uomo, è eccitante, dà un senso di potere, forse per questo che tutti provano ad infilarmelo lì.

Fortuna che a me piace.

Chissà lui che sta pensando. Piacerà anche a lui o accetta solo per paura che smetta di massaggiarli l’uccello? Mentre mi perdo dietro queste considerazioni, ho la percezione che stia per esplodere ed infatti dopo solo pochi secondi, schizza il suo seme dappertutto e, ovviamente su di me.

Le contrazioni violente tendono a diminuire e con gli ultimi spasmi si svuota completamente.

‘Adesso che hai fatto quello volevi, esci subito fuori da questa stanza e lasciami sola’, gli dico mentre provo a pulirmi il viso. Rimasta sola, mi preparo per la notte.

Nel letto i pensieri si accavallano, troppe le emozioni in questi ultimi giorni: l’attesa partenza per Budapest, la disdetta del viaggio da parte di Gabriele, la furibonda litigata della ieri sera, la telefonata di Lucas ed infine questo strano incontro sul treno. Vorrei dormire, ma il pensiero che solo poche ore mi separano da Lucas e quanto successo poco prima con Andrea non mi danno la giusta tranquillità per riposare.

Ripenso a ciò che stavo facendo nella doccia prima di essere interrotta

dalla telefonata di Lucas, così allungo una mano ed inizio a toccarmi

Il giorno dopo l’Ungheria è ormai alle porte, proprio per questo, forse, l’impazienza diventa frenesia.

Quando finalmente si intravede la periferia di Budapest, mi preparo per bene, facendo attenzione ad ogni particolare: voglio che Lucas vedendomi, abbia la faccia di chi è rimasto incantato a godersi lo spettacolo più incantevole del mondo.

Penso che se non dovessi scorgere quell’espressione nei suoi occhi resterei delusa.

Il mio compagno di viaggio Andrea non si è fatto più vedere, per cui mi tocca scaricare da sola i miei bagagli: tutti uguali gli uomini, appena avuto ciò che cercano, spariscono.

Quando il treno si ferma cerco con gli occhi di scorgere il mio amore tra la marea di persone che scende o che aspetta che qualcuno arrivi: niente da fare c’è troppa gente e non lo vedo.

Scendo mi avvio all’uscita e d’un tratto eccolo, bello come il sole, forte, pieno, tutto da mangiare; ora mi ha visto anche lui, ecco che mi viene incontro e che mi abbraccia sollevandomi come fossi una piuma.

Dio, quanto l’ho aspettato questo momento!

Vorrei che mi spingesse in un angolo e mi prendesse lì subito, vorrei sentire di nuovo il suo sapore.

Le nostre labbra non si staccano più ed ho la sensazione che gli sguardi di non poche persone, adesso che il binario va svuotandosi, si posano, forse invidiose, su di noi.

‘Ho voglia di te, ti voglio subito, non ce la faccio ad aspettare ancora a lun”.

Mi blocco perché con mia enorme sorpresa vedo più là discretamente in disparte Marie.

Sono sorpresa, pensavo (e speravo) che Lucas fosse venuto a prendermi da solo, perché già pregustavo una giornata di fuoco, tutto sesso.

Però, in fondo, vedo con piacere anche Marie alla quale mi lega un profondo affetto, per cui, malgrado la delusione, le vado incontro e le butto le braccia al collo.

Anche con lei ho in sospeso una storia di sesso solo appena accennata.

Mi è stata molto vicina quando ho dovuto sottostare a quell’odioso ricatto e con lei mi stavo lasciando andare, spinta dalle sue carezze, ad avvicinarmi, per la prima volta in vita mia, ad una donna, alla fine, però, mi è mancato il coraggio.

Dopo gli abbracci, Marie mi dice che è venuta solo per salutarmi, ma che adesso deve andare, anche perché sicuramente io e Lucas avremo ‘tante cose da dirci’.

Io, spinta da un impulso improvviso le dico che ciò che dovevamo ‘dirci’, avremmo potuto anche dirlo insieme a lei.

Il volto di Marie si illumina, anche se prova ancora ad insistere per lasciarci da soli.

Lucas, invece, sembra imperturbabile, è evidente che per lui stare da solo con me o stare anche insieme a Marie non sembra cambiare molto.

Sono un po’ delusa da questo suo comportamento: io ho fatto così tanti chilometri per vederlo che speravo che anche lui avesse voglia di stare un po’ da solo con me.

Allora a questo punto sono io ad insistere così tanto che Marie accetta di venire insieme a noi a casa di Lucas dove sarò, ovviamente, ospite.

In macchina Marie mostra tutto il suo buonumore contagia anche me che mi sono un po’ intristita nel vedere la reazione indifferente di Lucas.

Ma che stupida che sono, mi comporto come una donnicciuola, non ho fatto così tanta strada per cercare la mia anima gemella: io ce l’ho già un marito.

Quello che voglio è una settimana di trasgressione e sesso senza limiti, farmi sbattere da Lucas in tutti i modi, quindi niente musi lunghi e niente illusioni.

Così faccio in modo che la spacco della gonna mostri sempre di più.

Infatti dopo pochi minuti, sento la mano di Lucas che si posa sulla mia gamba; sguardo attento alla strada e mano che risale sempre di più.

Io mi sistemo in modo da facilitare l’operazione, mentre Marie, che pure sicuramente si è accorta di tutto, continua a parlare senza sosta, travolgente come sempre, sembra un fiume in piena.

Poi ad certo punto la sento che dice ‘Certo che fate venire certe voglie voi due”

‘Senti Marie, io ho una mano sola perché con l’altra sto guidando; se vuoi aiutarmi tu a far sciogliere la nostra cara Giuliana’.

Lucas non aveva neanche finito di parlare che sento già una mano di Marie che scende verso il collo della camicetta, fino ad infilarmi la mano nella scollatura.

Se era sesso puro e scatenato quello che cercavo venendo qui, la premessa devo dire che è proprio incoraggiante.

La mano di Lucas, dopo essere arrivata alle mutandine, le ha scostate, ed ora le sue dita sfiorano le labbra del mio sesso.

Anche Marie ha eliminato l’inconveniente del reggiseno, pizzicandomi adesso i capezzoli.

Le mani di Lucas e di Marie addosso a me contemporaneamente, mi fanno dimenticare di essere in auto esposta alla vista della gente, così in mezzo al traffico che procede lentamente, incurante delle auto che incrociamo, butto la testa all’indietro lasciandomi andare al piacere, senza badare agli altri automobilisti che probabilmente si accorgono di tutto.

Con una decisione improvvisa decido di togliermi le mutandine, cosa che faccio inarcandomi sulla schiena; Lucas approfitta della posizione per infilare due dita dentro di me che mi abbandono al piacere.

Giunti sotto casa (una piccola villetta un po’ fuori mano), mi aggiusto alla bell’e meglio, desiderosa solo di entrare e continuare quel piacevolissimo gioco appena interrotto.

Dentro di me adesso mi sento felice che ci sia anche Marie: si è magicamente ricollegato il filo che ci aveva unite l’altra volta e poi mi piace la delicatezza che ha nel toccare le mie parti più sensibili.

Saliti a casa, Lucas anziché riprendere il gioco, come pensavo, mi aiuta a sistemare le cose negli spazi che ha liberato per me.

Ancora una volta mi pare strano che il suo primo pensiero non sia stato quello di saltarmi addosso come avevo immaginato e sperato per tutto il viaggio.

Sono decisamente delusa, ma attribuisco alla presenza di Marie questo suo prendere tempo.

Mi indica il bagno, se per caso ho voglia di fare una doccia dopo quel lungo viaggio. Quello di cui ho voglia è ben altro, ma arrivati a questo punto non mi stupisco di niente, per cui decido di approfittare di quell’invito per chiudermi in bagno sedermi sul water e riflettere un po’ su questa situazione sempre più strana; mi sfiora anche l’idea di ripartire subito.

In bagno, com’era logico attendersi, non ci sono però chiavi, d’altra parte lui abita da solo, che senso avrebbe?

Quindi mi infilo sotto la doccia, apro l’acqua e lascio che scorra sulla mia pelle, più che mai bisognosa di cure e delle attenzione sinora negate.

Mi sento umiliata, così inizia a montarmi una rabbia assurda ed incalzante: farmi tutti questi chilometri per sentirmi così poco desiderata non era quello che mi attendevo certamente.

Chi crede di essere quello?

Probabilmente riprendere il primo treno per l’Italia sarebbe davvero la soluzione migliore e la giusta punizione a tutta quell’arroganza.

Tutta presa da questi pensieri, non mi accorgo neanche che Marie è entrata nel bagno e si è avvicinata dietro di me.

‘Posso aiutarti ad insaponare le spalle?’ mi dice con una voce assai ammiccante.

Sono le robuste e forti braccia di Lucas che desidererei, ma, in mancanza, accetto quelle dolci e delicate di Marie.

Lei con un intuito che mi lascia sbalordita, capisce il mio stato d’animo e mi dice:

‘Non essere triste per l’atteggiamento di Lucas, lui non ha fatto altro che aspettare questo momento sin dalla nostra partenza dall’Italia’

‘Non si direbbe proprio’ rispondo piccata.

‘No, ti assicuro è felicissimo che tu sia qui, ma in questi giorni ha un sacco di problemi, e problemi grossi anche, per cui non c’è con la testa’

‘Che problemi?’

‘Lui da qualche tempo ha preso a giocare a carte e, purtroppo per lui, a perdere cifre sempre più considerevoli. Sinora ha sempre fatto fronte alle perdite: ha persino ipotecato questa villa!

Ieri l’altro, però, ha perso una cifra spropositata e con gente anche poco raccomandabile, per cui ora non sa proprio cosa fare per evitare di perdere questa villa e tutto quello che gli è rimasto.

Capirai, quindi, che anche se è felicissimo di vederti, lui con te non riesce ad essere come forse avevi immaginato’

‘Povero caro! ‘ rispondo io coinvolta ‘ cosa posso fare per lui?’

‘A meno che tu non sia miliardaria, credo che tu possa fare proprio poco; per adesso, però, puoi aiutarlo a rilassarsi, a farlo stare meglio e dimenticare ciò che lo assilla, poi vedremo’.

Nel frattempo le mani di Marie hanno finito di insaponarmi la schiena e sono arrivate sul mio seno.

Anche se preoccupata per ciò che ho appena sentito, non posso fare a meno di sentirmi coinvolta da quei tocchi leggeri e delicati.

Ho abbassato la guardia, affidandomi totalmente alle sue attenzioni.

Fa scivolare le dita verso i miei riccioli neri ed un piccolo spasmo mi attraversa. E’ davvero delicata, perché riesce a giocare con le labbra insaponandomi tutto il sesso, ma senza far entrare sapone dentro.

‘Dai interrompo io già fortemente eccitata smettila, potrebbe entrare Lucas’

‘E non credi che vedendoti così, i brutti pensieri che ha gli scivolerebbero via? Anzi, fra un po’ lo chiamiamo’

Rimasta senza argomenti e sempre più coinvolta dal piacere, mi abbandono ai suoi tocchi.

L’acqua calda che mi toglie la schiuma, spazza via anche le mie residue resistenze, per cui mi sistemo in modo che Marie (che ormai ha tutti i vestiti bagnati) possa muoversi meglio. Lei allora si inginocchia e con la lingua prende a baciarmi.

Maledizione, ci sa decisamente fare, e con le labbra pizzica il mio clitoride, mentre finalmente infila due dita dentro.

Mi reggo sull’asta della tenda della doccia e apro le gambe per non perdere niente di quel piacere che sto provando, mentre l’acqua continua a bagnarmi e a inzuppare i vestiti di Marie.

Poi, lentamente si rialza, continuando a far scorrere la lingua su tutto il mio corpo, mentre le sue mani non abbandonano il mio sesso, quindi sale sul collo ed infine posa le sue labbra sulle mie.

Sapevo che l’avrebbe fatto, però non ho né la forza di reagire, né quella di accettare il bacio.

Continuo così a tenere le mie labbra serrate, fino a che lei, dopo vari tentativi riesce a far entrare la sua lingua nella mia bocca.

Decido allora di lasciarmi andare arrendendomi a quella penetrazione, ed apro la bocca rispondendo al suo bacio.

Sento sulla sua lingua ancora il mio sapore, ma, questa volta, anziché provare disgusto, la cosa quasi mi eccita.

Era già successo la volta scorsa che avessimo unito le nostre labbra, però era stato un bacio casuale, fugace; adesso, invece è un bacio pieno, intenso, voluto.

Non riesco a capacitarmi, io che ho sempre avuto ribrezzo per i contatti saffici, adesso sto baciando una donna e la cosa mi eccita da morire: sarà che bacia stupendamente, saranno le sue dita dentro di me

Così fortemente eccitata, prima per i lunghi preliminari in macchina, adesso per i tocchi di Marie, sento salire un orgasmo che mi scuote completamente.

Lei consapevole della mia resa e del mio coinvolgimento e mi afferra una mano, poggiandomela sul suo seno che la camicetta fradicia disegna perfettamente.

Come al solito non porta reggiseno: non ne ha bisogno con quelle tette formidabili che si ritrova e che stanno su splendidamente.

Mi domando incuriosita se, come fa di solito, è anche senza mutandine.

C’è solo un modo per scoprirlo, così faccio scivolare la mano curiosa sotto la gonnellina che indossa e, come immaginavo, tocco la sottile peluria che copre il suo sesso.

Soddisfatta la curiosità, faccio per staccarmi, ma, imperiosa, con la sua mano lei tiene ferma la mia, che così forzatamente indugia ancora sul suo sesso.

Non so come staccarmi, da una parte mi dispiace, capisco le sue voglie e avrei piacere di restituire le sue carezze ed i suoi baci, ma non mi sento pronta a fare questo passo, però lei non mi lascia spazio per ritirare la mano.

Sto per scansarmi decisa, quando lei con una dolcissima voce implorante, mi fa: ‘Per favore, non lasciarmi così’.

Non so cosa mi succede, ma ripenso all’intenso piacere che mi ha dato poco fa e a tutte le volte che, invece, io l’ho abbandonata alle soglie del paradiso, per cui, decido di rilassarmi, di chiudere gli occhi, di non pensare a ciò che sto per fare, ma di abbandonarmi a ciò che la sua voce vellutata mi ha chiesto.

Lascio che sia lei a guidare la mia mano sopra il suo sesso, che sento pulsare per il desiderio.

Poi col dito esploro le labbra ed infilo entro dentro.

Sì, l’ho fatto tante volte in vita mia, ma era mio il sesso, era mio il piacere, adesso è una cosa completamente diversa..

In ogni caso, Marie ha subito una contrazione di piacere, allora io cerco di toccarla come faccio con me stessa nelle lunghe sere senza Gabriele.

Piano piano lei si lascia scivolare mettendosi a sedere per terra, si toglie gli abiti completamente fradici e, nuda com’è, mi attira a sé.

Ci baciamo di nuovo, mentre le mani cercano di riprendere il discorso interrotto e le dita rientrano nel suo sesso.

La sento fremere sotto di me ed è una sensazione strana, un piacere diverso da quello sinora mai provato.

Anche le sue mani, nel frattempo mi cercano toccandomi con una sapienza che solo i tocchi femminili possono avere.

Ad un tratto si scosta e fa stendere me con la schiena a terra, quindi, partendo dalle tette e scendendo verso il basso, prende a baciare tutto il mio corpo, che docile ed ubbidiente risponde con fremiti sempre più intensi.

Infine, arrivata all’altezza del mio sesso, si sistema su di me e si china a baciarlo.

E’ una classica posizione da sessantanove, ma una cosa è toccarla, un’altra è baciarla. Certo che lei lo ha fatto così tante volte con me che non deve essere una cosa sgradevole, poi sono certa che se non lo facessi, questa volta lei ci rimarrebbe proprio male.

Insomma, dentro di me scatta un meccanismo per cui sto provando a giustificarmi mentre mi accingo a fare una cosa che mai avrei pensato di fare: sesso completo con una donna!

Le metto le mani sul culo, lo avvicino a me e provo a darle un bacio molto veloce. Non ne ricevo nessuna sensazione particolare (troppo veloce e superficiale), però mi rendo conto che è solo una prevenzione la mia, per cui mi avvicino di nuovo e questa volta provo a far entrare la lingua: la sua reazione è stupefacente, sembra scossa da una scarica elettrica, la cosa mi fa piacere, per cui continuo con più impegno, alternando la bocca alle mani, poi insieme, senza più pudore, né pregiudizi. I suoi umori iniziano a colarmi sulla mia faccia, ma ormai è tropo tardi per tirarmi indietro. Lei mi bacio con molta più perizia, quindi all’improvviso mi infila anche un dito nel buchetto del culo. Sento che, grazie alle sue attenzioni, sto per venire di nuovo, ma anche lei sembra sul punto di scoppiare, mi lascio andare a questo nuovo piacere, assaporando nella bocca anche il suo.

Quindi lei si abbandona come corpo senza vita su di me, lasciandomi a pochi centimetri dal viso la visione della sua figa. Io mi incanto a guardarla attentamente, è decisamente bella, con pochi peli biondi che ne risaltano la forma armoniosa.

Ed è in questa posizione che ci trova Lucas, il quale, preoccupato per la nostra prolungata assenza, entra all’improvviso nel bagno. Ha un attimo di perplessità, poi Marie, pronta come sempre, gli dice: ‘Sai Giuliana stava facendosi bella per te, ma visto che non arrivavi, ho provato nel frattempo a riscaldarla io. Però qui dentro è tutto un lago, quindi se vuoi entrare devi toglierti tutto, ma proprio tutto, vero Giuliana?’

Con movimenti lenti, ma senza farselo dire due volte, Lucas inizia a togliersi i vestiti, mostrando alla fine che la situazione in cui ci aveva trovato lo aveva decisamente eccitato.

Marie mi prende la mano e mi guida, in ginocchio verso di lui. L’uccello svettante è subito oggetto delle nostre attenzioni: lo prendiamo in bocca entrambe, a turno o insieme e lui sembra non credere a tanta grazia.

Di tanto in tanto le nostre lingue si toccano ed allora lasciamo per qualche istante l’oggetto dei nostri desideri, per avvinghiarci in un bacio profondo.

Poi Lucas mi fa girare si avvicina dietro e, finalmente, lo sento scivolare dentro di me. La mia passerina sembra impazzita per il piacere atteso da così tanto tempo.

I colpi secchi e potenti, mi fanno rapidamente dimenticare i brutti pensieri avuti prima di entrare in bagno.

Marie si mette a gambe aperte davanti a me ed io mi abbasso su di lei buttando la faccia tra quelle gambe.

Poi Lucas si ferma, armeggia un po’ ed io capisco che vuole anche l’altro buchetto: peccato avrei voluto che venisse dov’era.

In ogni caso mi sistemo meglio per accogliere quel ben di dio nel culetto e Lucas, spingendo piano piano, entra completamente dentro di me; dio come mi piace! Ripenso a quello che ho fatto ad Andrea sul treno e mi eccito ancora di più, quindi allora dico a Marie di stendersi sotto di me, così mentre io continuo a leccarla, lei può occuparsi della mia figa rimasta scoperta. Lei lo fa subito con slancio: orami è un’armonia perfetta tra noi tre.

E’ bello sentire l’uccello di Lucas nel culo e la lingua di Marie nella figa: ripenso all’ultimo giorno in Italia quando ho voluto essere presa contemporaneamente da Gabriele nella figa e da Lucas nel culo: che sensazioni!

Questi pensieri agiscono su di me come una scarica, un calore improvviso precede una lunga serie di brividi e quindi sento un altro orgasmo che mi scuote tutta.

Poi Lucas si sfila, si avvicina a noi due e ci dice che vuole venire nelle nostre bocche. Marie, famelica, fa subito sparire l’uccello nella sua bocca, poi mi unisco anch’io e dopo appena pochi secondi, Lucas scarica tutto sulle nostre facce dentro le nostre bocche.

Quindi Marie si avvicina a me ed inizia a leccarmi per godersi le gocce di seme caldo, e ancora una volta le nostre lingue si incontrano in un bacio profondo.

Più tardi, finalmente rotto l’incantesimo, con la testa appoggiata sulla sua pancia, chiedo a Lucas di spiegarmi bene la sua situazione, lui lancia uno sguardo di rimprovero a Marie, poi, pur riluttante, mi accenna ai debiti di gioco contratti con un ricco industriale arabo ed alle velate minacce ricevute.

‘Cosa hai intenzione di fare?’

‘Non lo so ancora devo prendere tempo’

‘Ma quanto hai perso?’

‘Quasi 50 milioni di corone; oltre 200.000 dei vostri euro’

‘E’ una bella cifra, non c’è nessuno che possa prestarteli? Forse facendo una colletta tra i tuoi amici’

‘Già fatto. Ormai non ho più alcun amico disposto a darmi niente. Comunque non preoccuparti, giovedì, fra 4 giorni dovrei pagare, però ho deciso di prendere tempo chiedendo all’arabo di fare un’altra partita: o la va o la spacca. Fino ad allora, però, voglio dimenticare tutto e godere della tua presenza, essere padrone del tuo corpo centimetro per centimetro, averti per tutta la settimana a mia completa disposizione ed essere io stesso a tua disposizione..’

‘E’ per questo che sono venuta per essere tua completamente: sono la tua schiava, approfitta pure di me, farò tutto ciò che mi chiederai.’ gli dico giocherellando con il suo uccello completamente moscio e tutto appiccicoso.

‘Non vedevo l’ora che arrivassi, sai, mi sei mancata moltissimo: scusa se non sono stato troppo espansivo al tuo arrivo, ma stamattina mi avevano appena dato l’ultimatum di pagare entro 5 giorni ed ero abbastanza disperato.’

‘Vedrai, in qualche modo farai, no so come, ma ne verrai fuori, ne sono certa’.

Nei giorni successivi mi sono dedicata completamente a lui, annullandomi dietro ogni suo desiderio che era anche mio piacere.

Trascorriamo due giorni felici, sempre in giro come fidanzatini e sempre pronti a baciarci e, appena capita l’occasione, anche ad osare di più, come quando c! i siamo a p partati nel giardino pubblico e lui, coperto dai cespugli e dagli alberi mi ha presa lì sul prato.

Sono felice come una bambina.

Adoro stare con Lucas, presa completamente da lui e, in questo momento, di mio marito non me ne frega più assolutamente nulla.

Non so se mi ha cercata (qui non si prende proprio la linea coi cellulari), né se io sono disposta a perdonarlo dopo lo scherzetto che mi ha combinato.

Sicuramente lo amo ancora, ma adesso non voglio proprio pensare a lui, voglio solo dedicarmi al mio ritrovato ricercatore.

Con Marie ci ! siamo vis t i poco e senza mai riuscire a ripetere i giochi del primo giorno, per cui il mercoledì sera Lucas mi propone di andare a trovarla nel locale dove lavora.

Accetto con entusiasmo: l’idea di ritrovare le sue carezze e di verificare se è stato solo un piacere solo casuale quello dell’altro giorno, mi eccita molto.

In queste giornate, per facilitare eventuali assalti di Lucas all’aperto, ho sempre indossato gonne (a volte anche senza nulla sotto), ed anche quella sera ho una gonna sul ginocchio con una camicetta trasparente. Sotto, però, indosso biancheria molto sexy: reggiseno bianco a balconcino di pizzo e merletti che mette in risalto in mio pezzo forte, le tette; tanga bianco anch’esso ornato di pizzi e&nb! sp; merletti.

Il reggiseno, sotto la camicia trasparente, fa davvero un bell’effetto.

Appena Marie ci vede, mi fa subito sentire quanto io le sia mancata, mi riempie di baci, mi presenta a tutti.

Qualcuno fra i vecchi baristi si ricorda di me della mia performance lo scorso anno, quando ero qui per lavoro e, sotto i fumi dell’alcool e anche per far colpo su Lucas, mi sono scatenata a ballare, arrivando a spogliarmi quasi completamente.

Dovrei essere imbarazzata davanti a queste persone che si ricordano di me e di ciò che ho fatto, ma non lo sono per niente.

La serata va avanti tran! quilla ed io appena posso mi scateno a ballare con Lucas, che, a differenza di mio marito che è davvero un orso anche nel ballo, si muove decisamente bene.

Ho sempre la sensazione di avere gli occhi di tutti addosso, ma forse la mia è una sensazione e mi guardano solo perché sono vistosamente straniera.

Il tempo passa, io ho bevuto ancora una volta decisamente troppo, così come anche Marie che appena può si siede al nostro tavolo e ne approfitta per coinvolgermi in carezze sempre molto audaci.

Verso l’una il locale, anziché svuotarsi come successe lo scorso anno, tende sempre di più a riempirsi.

All’improvviso, come ad un segnale convenuto, le cameriere, tutte giov! ani e gra z iose e le entreneuse del locale, fra cui Marie, si mettono al centro della sala e si liberano dei loro corti gonnellini, dei grembiulini e si mettono a ballare e tutte le persone presenti nel locale, maschi e femmine, intorno a loro.

Poi, a seguire, noto che a turno viene stretta in cerchio un’ospite del locale, quindi condotta sulla pedana, verso il centro della sala.

Le ragazze scelte, ogni volta accettano l’invito e, una volta in centro, senza smettere di ballare, con la musica che cresce di volume e con tutti intorno che battono le mani, la prescelta si libera dell’indumento di sopra.

Chiedo a Lucas cosa stia succedendo e lui, divertito, mi dice che il locale è un po’ cambiato dallo scorso anno; forse anche per merito della mia performance! , è div e ntato molto più audace, per cui ora il mercoledì, le ragazze vengono qui anche per lasciarsi andare a questo gioco.

Non tutte si denudano, però, qualcuna più timida o più furba, infatti, ha indossato appositamente un capo più, per cui dopo l’esibizione resta magari in top.

Rimango un po’ perplessa: non è che questo gioco riguarderà anche me? Anche perché ho indosso solo la camicetta, per quanto trasparente e sotto ho un reggiseno a balconcino che lascia intravedere quasi tutto.

“Lucas, senti, ma non è che poi vengono anche da me e vogliono che lo faccia anch’io, vero?”

“Verranno sicuramente, è da quando hai esso piede nel locale che tutt! i guardan o la straniera e pregustano questo momento. Credo che ti stiano lasciando il privilegio di essere l’ultima. Tu, però non ti devi sentire obbligata a fare niente che tu non voglia”.

“Perché non me lo hai detto prima?”

“Perché, cosa sarebbe cambiato?”.

Non sono arrabbiata, però mi dà fastidio non essere preparata alle cose, essere presa alla sprovvista.

Come previsto, finito il giro, alla fine vengono anche da me.

Io, anche se ho bevuto molto, mi vergogno molto, per cui non ci penso proprio ad assecondarli.

Allora è Marie che mi viene vicino, mi prende per mano e mi fa alzare, sussurrandomi nell’orecchio “Dai è solo un gioco, in fondo lo hai già fatto lo scorso anno: lasciati andare e poi tu hai le carte in regola per batterle tutte”.

Batterle tutte?

Batterle chi? Batterle a cosa?

Non faccio in tempo a chiederglielo, perché mi ritrovo da sola al centro della pedana con le luci addosso e tantissime persone, uomini e donne, che mi battono le mani.

Inizio quasi meccanicamente a muovermi e prendo a ballare con ritmo sempre crescente, quindi dopo un po’ inizio ad aprire i bottoni della camicetta iniziando dal basso! .

Quando finisco di aprire i bottoni, come una vera professionista, allargo di scatto i bordi della camicetta facendola scivolare dalle spalle, senza accorgermi che il ballo di prima, aveva fatto uscire una tetta completamente fuori dalla prigione.

Naturalmente questa visione scatena l’entusiasmo degli spettatori: si alza un boato di approvazione e di sorpresa.

Quando me ne accorgo è troppo tardi, per cui faccio finta di niente e continuo a ballare: in fondo posso permettermi anche questa piccola trasgressione che mi sta anche eccitando, cosa che d’altra parte ognuno può vedere, dal momento che mi rendo conto che dall’eccitazione, il capezzolo è diventato duro ed eretto.

D! ecido all o ra di ricompormi e faccio ritorno al tavolo, dove Lucas mi accoglie con un sorriso ed un bacio.

“Sei stata bravissima ed hai fatto intravedere a tutti quanto siano belli i tuoi tesori”.

Sono contenta che Lucas abbia apprezzato questo momento di follia.

Per festeggiare riprendiamo a bere champagne.

Dopo quasi un quarto d’ora si fa silenzio in sala e tutti stanno a sentire un signore che al centro della sala prende a parlare.

Non capisco nulla ovviamente, ma all’improvviso sento, pur storpiato dalla pronuncia, il mio nome. < P class=MsoBodyText>Quindi applausi da parte di tutti che si fanno intorno al nostro tavolo gridando a modo loro il mio nome.

“Vuoi spiegarmi cosa succede, per favore?”

“Niente, com’era facile prevedere hai semplicemente vinto la gara ed ora vogliono che ti esibisca”.

“Senti adesso basta! una volta per tutte, spiegati bene: quale gara e quale esibizione?”, gli chiedo visibilmente agitata.

Iniziavo ad essere un po’ nervosa, anche se l’alcool faceva effetto nella mia testa e le gambe tremavano un po’.

“Semplice, tu hai vinto la gara fra tutt! e e sei s t ata eletta “Miss Serata”, per cui tutto ciò che abbiamo consumato stasera è gratis, però per poter usufruire del premio tu ti dovrai esibire cantando o ballando e spogliandoti. E’ l’usanza, loro eleggono la migliore che poi, per ringraziarli, fa uno striptease”.

“Sei pazzo! spogliarmi qui davanti a tutti? se avessi voluto fare la spogliarellista lo avrei fatto a 18 anni non alla mia età”

“E’ la regola. Nessuno ti obbliga, ovviamente, quindi sta a te decidere. Però devo dire che prima lassù ti muovevi davvero bene, chissà che effetto faresti ballando nuda”.

“Nuda?”

“Perché tu come pensi di spogliarti, vestita?”

“No, io non ci penso affatto a spogliarmi”

“Te l’ho detto, non è obbligatorio”.

“Ma tu vorresti che io mi spogliassi davanti a tutti?”

“No, quello che io vorrei è che tu ti lasciassi andare, e non ti preoccupassi sempre di quello che possono pensare gli altri.

A volte sembri così disinvolta, sicura di te, altre volte, invece, ti lasci sopraffare da stupidi pudori.

Lo scorso anno eri così decisa quando hai improvvisato quella specie di strip e questo tuo modo di fare mi ha fatto perdere la te! sta per t e . Qui poi sei così lontano dal tuo mondo che dovresti essere molto più disinvolta”.

Intorno a noi, gli altri continuano a chiamarmi, incitandomi, credo, a salire sulla pedana.

Ho la chiara sensazione che Lucas sia eccitato dal fatto di poter esibire la sua bella compagna straniera.

Ho promesso di fare tutto ciò che voleva, per cui, anche se non me lo ha chiesto espressamente, decido di assecondare il suo desiderio.

Mi alzo e fra l’ovazione generale, mi dirigo verso il centro della sala.

Malgrado abbia bevuto tanto, non so se avrò il coraggio di a! ndare fi no in fondo.

Ancora una volta Marie si avvicina a me, sfiorandomi con le sue labbra, poi mi sussurra: “Brava, chiudi gli occhi e pensa che ci siamo solo io e Lucas a vederti, ti guardiamo, ci eccitiamo e poi’stasera continuiamo”

Le luci si abbassano, la musica parte lenta, suadente, io vedo tutti intorno a me quasi in adorazione, attendendo un mio gesto, un mio movimento.

Seguo il consiglio di Marie, chiudo gli occhi ed inizio a muovermi lentamente seguendo la musica.

Riprendo ad aprire i bottoni

Piano piano il ritmo mi travolge, inizio a sbottonare nuovamente la camicetta poi mi m! uovo port a ndo le braccia in alto tra i capelli. Facendo questo movimento, la camicetta si apre completamente lasciando scoperto le mie tette a stento trattenute dal reggiseno.

Un movimento brusco delle braccia e le tette schizzano fuori.

Parte un applauso convinto.

Adesso ho aperto gli occhi e vedo tutti davanti a me: è elettrizzante la sensazione di sapere che sono io la causa della loro eccitazione, li ho in mio pugno, aspettano trepidanti i miei movimenti, è una sensazione di potere assoluta.

Allora afferro il bordo della gonna e lo tiro su, lasciando intravedere il bianco del tanga che risalta ancora di più le mie gambe abbronzate.

Un altro applauso sottolinea questo gesto.

Mi riassale un rigurgito di imbarazzo e di vergogna, ma penso a ciò che mi ha detto Lucas e vado avanti.

Forse è arrivato il momento di togliere qualcosa, mi dico, così apro la zip della gonna che cade a terra, mi giro di spalle e l’esile striscia del tanga sottolinea, ma non copre, le rotondità del mio culetto.

Sento di avere un grande potere nei loro confronti, potrei chiedere loro qualsiasi cosa, loro la farebbero.

Prendo a muovermi in modo naturale e molto seducente, come se in vita mia non avessi fatto altro che spogliarmi su di una pedana davanti a un centinaio di persone entusiaste! .

Tolgo il reggiseno ormai inutile, tenendo su ancora la camicetta e prolungando così il gioco del seno che si intravede e poi sparisce coperto dalla camicia.

A questo punto, devo decidere se smetterla qui o andare avanti.

L’eccitazione di questo nuovo gioco nel quale ho il ruolo principale, mi eccita, per cui decido di provare a vedere fin dove sono capace di reggerlo.

Apro la camicia, coprendomi subito il seno con le braccia.

Cerco inutilmente lo sguardo di Lucas, c’è troppa gente e poi la luce puntata su di me, all’inizio soffusa, è stata gradualmente aumentata di intensità, mettendo ancora ! più in r isalto il mio corpo nudo ed impedendomi di vedere bene le persone intorno.

Quindi allargo le braccia facendo scendere il mio seno prorompente, la camicetta resta aperta e tutti ora vedono la mia nudità.

Adesso la gente intorno a me sembra impazzita dal piacere ed a me eccita moltissimo sapere che sono io la fonte del loro piacere.

Questo aspetto dell’esibizionismo sfrenato non me lo conoscevo.

Comincio a far scendere verso il basso il bordo del tanga. Il movimento è volutamente lento, leggo nel volto delle persone l’attesa per quello che sto facendo.

Mi giro e sulla schiena la camicetta ! non arriv a a coprire il mio culetto nudo mentre le mutandine scivolano lentamente in mezzo alle gambe.

Poi le allontano col piede.

Subito qualcuno se ne impossessa tra le urla e schiamazzi di tutti.

Immediatamente dopo sento una mano sul culo.

Questo mi fa improvvisamente riprendere contatto con la realtà: cosa ci faccio io lì completamente nuda ad esibirmi su di una pedana, circondata da maschi sbavanti e femmine invidiose.

Io sono una professoressa universitaria, sono proprio impazzita, dunque?

Essere allegre e disinib! ite, va b e ne, ma quello che stavo facendo è davvero troppo.

Chiudo immediatamente la camicetta sul mio seno, cercando di recuperare la gonna.

Alcuni scalmanati, approfittando di quella situazione, prendono a toccarmi da tutte le parti.

La cosa mi infastidisce moltissimo e mi impaurisce anche, cerco di sottrarmi a quegli abbracci senza riuscirci; Lucas e Marie, per fortuna, arrivano a salvarmi, mi prendono sottobraccio e mi portano fuori da lì, nuda come sono.

In machina, mentre rientriamo alla sua villa, ripenso a quella eccitante sensazione di potere che avvertivo mentre mi sentivo padrona di tutti gli occhi presenti in sala.

Certo che li hai proprio fatti andare fuori di testa: non avevo mai assistito ad una scena così, eppure tutte le settimana c’è qualcuna che vince il titolo e si spoglia. Ma tu li hai fatti andare via di testa tutti quanti. Sei stata meravigliosa. Vero Marie? mi fa Lucas.

Marie annuisce col capo.

Sai cosa stavo pensando mentre mi spogliavo? Che gli uomini sono decisamente dei bambini, forse anche stupidi: gli uomini, basta che vedano una donna si lasciano prendere completamente. Stasera mi sono accorta che sarebbe potuto succedere di tutto intorno a loro, ma loro guardavano solo me. E’ bello sentire i loro sguardi appesi su di te. Potresti fargli quello che vuoi, loro non se ne accorgono neanche. Ecco perché le donne tante volte mandano in rovina gli uomini.?! 1;

“Beh, fortuna non è sempre così.” dice Lucas

“Quasi sempre, però. Infatti io ho un’idea.”

E allora? mi fa Lucas, visto che io ho smesso di parlare.

Tu quando lo devi incontrare quell’arabo, dopodomani?”

“Sì, ma cosa c’entra?”

“Bene, verrò anch’io e mi metterò addosso un vestito da fargli perdere la testa, così si distrae e tu avrai più facilità di vincere. Che ne dici?

Non dire sciocchezze! Ci mancherebbe altro che ti porti con me. Purtroppo è una faccenda seria. E poi finisce che magari distrai anche me e sai che risate

“A me sembra proprio una buona idea” fa Marie.

Dai, questo è forse l’unico modo che ho per poterti aiutare, quanto al fatto che tu possa distrarti, beh, a te farò passare la voglia per un po’ con una cura intensiva prima dell’incontro: non ti si alzerà nemmeno con una gru!

Insomma, lui continua a dire di no, io, aiutata da Marie, continuo ad insistere a tal punto che Lucas alla fine non può che arrendersi e accetta di portarmi con sé.

0 A

Quasi per ringraziarlo di aver accettato il mio aiuto, allungo una mano sulle sue gambe, tocco l’oggetto del mio piacere, poi faccio scivolare la zip, entro con la mano e tiro fuori il trofeo, che già sta dando segni di apprezzare questo mio interesse.

Quindi, mentre lui procede a velocità moderata, mi chino su di lui e lo prendo completamente nella mia bocca, poi lecco la cappella e quindi do una leccatina alle sue palle. Poi mi rialzo e gli chiedo se devo smettere o se è in grado di continuare a guidare, lui mi ordina di non smettere quello che sto facendo.

Vedo Marie, che seduta dietro non può intervenire, alzarsi il gonnellino e iniziare a toccarsi.

Allora mi chino nuovamente ! su di lui e continuo a leccargli l’uccello diventato ormai durissimo.

Dopo qualche minuto mi accorgo che sta per venire ed accelero i colpi aiutandomi anche con la mano, poi un fiotto caldo mi schizza in gola.

Di solito non mi piace farlo, ma non voglio sporcare i suoi pantaloni, per cui decido di far cadere neanche una goccia del suo piacere.

“Beh spero proprio che tu non ti sia spompato, perché arrivati a casa voglio anch’io la mia parte” dice Marie sorridendo

Ci trasferiamo in un salone grandissimo, bello e sfarzoso.

Qui in una conversazione sempre piacevole, consumiamo la nostra cena frugale nella quantità, ma incredibilmente buona, saporita e gustosa.

‘Ora devi prepararti per la serata’.

Quindi batte le mani ed entrano due giovani neri aitanti e a torso ! nudo e co n una specie di asciugamani sotto.

‘E’ l’ora della purificazione. Va’ a lavare tuo corpo da tutte le impurità’.

Scortata da quei due armadi, vengo accompagnata in un’altra sala, al centro della quale, come nei film, c’è una grane vasca, quasi una piccola piscina.

Aspetto che le due guardie del corpo mi lascino sola, ma queste, non solo non se ne vanno, quanto anche si avvicinano a me.

Caccio un urlo e Alì Reza accorre subito. Gli spiego quello che stava succedendo e lui rimprovera aspramente i due, poi, probabilmente ricevute le loro giustificazioni, si rivolge a me:

‘Tu non preoccupare, questi due non fanno te male, ma è loro compito aiutarti nella purificazione di tuo corpo. Tranquilla, loro hanno un compito ben preciso. Affidati a loro e non avere paura a mostrare loro il tuo corpo, loro non hanno ! anima, so n o come animali: tu hai vergogna se ti guarda un cane?’

Quindi senza aggiungere altro e senza darmi la possibilità di replica, si allontana.

Resto da sola con i due energumeni che, con tutta la buona volontà, non riesco proprio a vedere come cani.

Chissà qual è il loro compito? Maledizione, avrei dovuto chiederglielo.

Rassegnata, permetto loro di aprire la mia camicetta e di togliermi la gonna.

Le mie tette sono schizzate fuori, mentre uno dei due si è chinato a togliermi le mutandine.

Non c’è morbosità nei loro gesti, non c’è alcun intento malizioso nel toccarmi.

Quindi prendendomi per le mani, mi fanno entrare nella grande vasca e, proprio sul bordo, con un gesto, prima uno, poi l’altro, tolgono gli asciugamani denudandosi.

Resto senza parole, anche perché i loro membri, ancorché mosci, hanno dimensioni davvero ragguardevoli.

Altro che cani, se proprio voleva trovare un paragone con animali, doveva chiamarli asini.

Iniziano a versarmi acqua addosso, poi con delle spugne morbidissime prendono a massaggiarmi.

E’ molto piacevole, sembra che sia io ad avere due schiavetti tutti per me.

Mi vengono idee strane su come utilizzare i miei due cagnoloni, ma so che non tocca a me decidere come far sviluppare la serata.

Quindi uno dei due si allontana per qualche istante e ritorna con un tubetto ed un rasoio.

Capisco facilmente quali sono le intenzioni; di solito non mi piace depilarmi lì, perché poi i peli ricrescendo mi fanno male, ma non provo neanche a protestare, rassegnata ormai al mio ruolo di ‘schiava ubbidiente’.

Sparge, quindi, di sapone il mio pube e poi, con l’aiuto dell’altro che mi tiene le gambe aperte, toglie via ogni pelo. Però è davvero bravo, dovrei chiamare lui quando faccio queste operazioni.

Guardo la mia immagine sullo specchio della parete di fronte e mi piaccio con il sesso senza alcun pelo, vedo anche i cosi enormi dei due ragazzi.

Noto, però, con una punta di delusione che i loro notevoli membri, malgrado abbia mi abbiano massaggiato il corpo prima e toccato ripetutamente il sesso adesso, non danno assolutamente segni di vita.

Forse non gli piaccio, non mi trovano bella.

Quindi riprendono il massaggio con acqua e spugna, però adesso sembra più mirato, infatti uno sta massaggiando l’interno coscia, risalendo con estenuando lentezza verso il mio pube glabro.

L’altro, invece, sta massaggian! do il sen o , soffermandosi, però, sempre più spesso all’altezza dei capezzoli, zona nella quale io sono estremamente sensibile.

Infatti, uno strano languore mi pervade.

Sarà la strana e quasi indisponente indifferenza dei due, i cui membri, ancorché voluminosi, continuano a cadere mosci sulle loro cosce, sarà che l’atmosfera sembra quella di mille e una notte, sarà che i tocchi cominciano ad essere impertinenti e stuzzicano la fantasia, comunque inizio ad eccitarmi e a desiderare di toccare quegli uccelli così incitanti.

Non resisto e, nel girarmi, sfioro casualmente l’uccello di uno dei due, che imperturbabile continua a fare il suo lavoro come se niente fosse.

Allora ci riprovo, questa volta con più intenzione ed ancora nessuna minima reazione in lui, sembra quasi che gli abbia toccato un dito del piede.

Adesso, quasi piccata, lo tocco direttamente iniziando a massaggiarlo e questa volta, malgrado la sua espressione rimanga imperturbabile, una evidente reazione la mostra il suo uccello che incomincia a crescere.

Soddisfatta, allungo l’altra mano per toccare l’altro senza, però, mollare il primo.

Anche l’altro sotto i colpi diretti della mia mano si ingrossa, ma è incredibile come sui loro volti non traspaia nulla.

Devono avere anni di abitudine a mascherare le loro emozioni.

Anche le loro mani, però, adesso mi toccano in modo diretto, hanno lasciato le spugne per massaggiarmi direttamente con le mani.

Sento le loro mani sul mio sesso e sulle mie tette e sento i loro enormi uccelli crescere a dismisura nelle mie mani.

Una febbrile eccitazione mi assale, al punto da perdere ogni controllo di me stessa ed o! gni resid u o pudore.

La mano di uno dei due continua a strofinare le labbra del mio sesso senza, però, decidere ad entrare dentro come sto ardentemente desiderando.

Dio come sono eccitata!

La voce di Alì Reza mi sorprende mentre sto meditando di inginocchiarmi per prendere in bocca quegli uccelli.

‘Bene, vedo che miei due collaboratori hanno svolto bene il loro lavoro, ti hanno tolto quei brutti peli e sono riusciti a rilassarti e a eccitarti. E’ vero che donne italiane molto calde. Poi devo riconoscere che tuo corpo è saggiamente dotato di giuste curve. Davvero bella.’

Arrossisco violentemente, provo a coprirmi con le mani il mio sesso così esposto, mi sento come un ladruncola sorpresa a rubare la marmellata in un grande magazzino.

E meno male che non ho fatto ciò che stavo pensando di fare, ti immagini ! la vergog n a?

Adesso uno dei due, i cui uccelli sono tornati tristemente mosci, mi porge un accappatoio e mi asciuga ben bene.

Poi me lo toglie e l’altro mi cosparge con profumi molto forti.

Sono di nuovo nuda, fortemente imbarazzata e con un’eccitazione repressa, davanti al padrone di casa, che, immagino, ora reclamerà il suo premio.

Invece, mi prende la mano e mi dice: ‘vieni, andiamo di là, ci sono amici che aspettano solo te’.

‘Come amici ‘ faccio io ‘ che scherzo è mai questo?’.

‘Non preoccupare, sono uomini di affari ungheresi cui ho promesso notte di fuoco con bella italiana, in cambio di affari per me molto buoni’.

‘Non erano questi i patti!’

‘Tu promesso essere mia schiava per una notte, le schiave fanno quello che io dico’:’Ma non i mmaginavo questo.’

‘Se tu non vuoi, domani tuo amico ha grande problema con soldi, tanti soldi che deve dare a me’.

Sono confusa, pensavo ad un maiale che mi volesse tutta per sé, era preparata a anche a richieste bizzarre, purché non violente, ma non immaginavo che sarei stata usata per favorire affari, come una squillo qualsiasi.

D’altra parte ero già entrata nell’ottica di essere l’eroina che salva il mio amato Lucas, per cui tirarmi fuori, proprio adesso che crede di essere salvo, sarebbe come pugnalarlo due volte.

‘Va bene, fammi mettere qualcosa addosso, però.’

‘Non è necessario, stai benissimo così’.

‘No, aspetta” provo a replicare, ma lui quasi mi trascina di là.

Quindi aperta una porta, entriamo in un altro salone, con divani e tappeti! , dove ci sono 4 uomini tutti ben vestiti.

Non smetto di coprirmi con le mani, al riparo da quegli sguardi che mi stanno squadrando.

Scambiano qualche parola con l’arabo, poi si avvicinano e, togliendomi le mani poste a copertura del mio pudore, guardano ogni punto del mio corpo, soffermandosi proprio lì, sul mio sesso più nudo che mai.

Chiudo gli occhi per la vergogna; poi sento il padrone di casa che parla ancora con loro, quindi si rivolge a me:

‘I signori davvero entusiasti per tua bellezza. Donna italiana qui è molto ammirata e loro detto di essere contenti di fare affari con me. Ti lascio in loro mani.’

Detto ciò, gira le spalle e se ne va.

Mi sento abbandonata, sola, tutta nuda in mezzo a quattro maniaci sconosciuti che non parlano la mia lingua e che mi scrutano in ogni particolare.

Parlano tra di loro senza che io li capisca, fanno anche qualche risolino che mi infastidisce, quindi uno si avvicina e mi tocca il culo, ripetutamente, con sempre maggiore insistenza.

E’ come una segnale per gli altri che si avvicinano a me baciando ogni parte del mio corpo.

Poi smaniosamente si denudano e mi trovo davanti 4 uccelli mezzi mosci, ma bramosi di essere messi alla prova.

Mi fanno sedere su un tappeto, quindi in rapida successione e a volte contemporaneamente, mi infilano i loro uccelli in bocca.

Li sento crescere nella mia bocca, di solito è una sensazione che mi piace, ma adesso provo solo fastidio.

Non vedo l’ora che finisca, ma accontentare 4 cazzi, non sarà facile.

Adesso mentre 2 stazionano davanti a me infilandomi i loro cosi in bocca, gli altri mi toccano da tutte le par! ti.

= D

Sotto l’azione di quei tocchi e con l’eccitazione repressa di poco fa, sento rinascere una voglia ben nota.

Sentirmi lì a disposizione di sconosciuti che dispongono del mio corpo come meglio gli pare, e in più essere costretta a farlo per salvare il mio amore, mi fa sentire strana, e mi eccita inaspettatamente.

Mi fanno inginocchiare e sento un uccello poggiarsi su di me, poi, trovato il varco entra.

La mia figa sembrava non aspettasse altro ed inizio a mugolare per quanto me lo consentano gli uccelli nella mia bocca.

Adesso sono tutt’e tre schierati davanti a me e tutti pretendono attenzioni.

Cerco di aiutarmi, per quanto posso, con le mani per evitare di soffocare.

Poi uno si sposta dietro e prende il posto del suo amico, quindi a turno si alternano dentro di me se! nza che, p erò, nessuno si decida a venire. In compenso sono io a venire un paio di volte.

Dopo un po’, quando comincio ad essere stanca, uno dei 4 si sdraia sulla schiena e mi invita a sedermi su di lui: è la posizione che preferisco stare sopra, comandare le operazioni.

Ovviamente gli altri non mollano la mia bocca che però non è capace di ospitarne 3 come vorrebbero loro.

Allora uno di loro si alza e si porta dietro.

Temo di sapere quali siano le sue intenzioni, infatti sento il suo uccello poggiarsi sul culo.

Non provo neanche a protestare (a che servirebbe?) e cerco di aggiustarmi meglio per evitare dolore.

Ma è tutto inutile, perché quello senza alcuna grazia, appena trova il buchetto inizia a spingere con forza per farlo entrare, facendomi un male cane.

Per nulla preoccupato dalle mia grida, continua fintanto ché riesce ad infilarlo tutto dentro.

Il dolore non smette, anche perché lui inizia a stantuffare come un pazzo uniformandosi al ritmo di quello sotto e senza avere alcun rispetto per il mio povero culetto.

Sento davvero molto dolore, ma la comprensione non sembra essere una dota di cui questi maiali sembrano dotati.

Mi sento piena come non ero mai stata, la cosa da una parte inizia ad eccitarmi, anche perché il dolore finalmente accenna a diminuire, e mi umilia profondamente dall’altra per essere considerata poco più che una cosa, una cagna da scopare senza ritegno.

Un getto caldo e ormai inatteso mi riempie improvvisamente la bocca, poi quasi di seguito anche l’altro scarica nella mia gola, fino quasi a soffocarmi.

Finalmente, era ora, temevo non venissero più.

Sento che anche quello sotto sta per cedere e devo confessare che anche io sono a un passo da un altro orgasmo.

Come previsto dopo qualche secondo quello sotto viene ed io quasi subito dopo.

Continua a menare colpi solo l’uccello piazzato nel mio culo anche se però adesso provo tutt’altro che dolore e mi piace sentirlo completamente dentro e sentire le sue palle che sbattono violentemente sulla mia figa.

Va avanti ancora un po’, ma quando viene lancia un urlo che quasi mi spaventa.

Quindi stremato di accascia su di me, usandomi come materasso e senza far uscire il suo uccello dal mio culo dolorante.

Devo confessare che mi piace questa situazione, sentire il peso dell’uomo su di me ed il suo uccello che va smosciandosi, ancora dentro.

Gli altri nel frattempo hanno iniziato a rivestirsi e dopo! un pò; sento che anche l’ultimo mi molla per rimettersi in ordine.

Io rimango lì, stesa pancia a terra e con le gambe oscenamente larghe, ma non m’importa, sono troppo stanca.

Sono così stanca che, rimango in quella posizione anche quando sento arrivare Alì Reza che parla con i suoi ospiti, poi escono tutti dalla stanza ignorandomi completamente.

Meno male, provo a rilassarmi e mi addormento.

Come promesso, il giorno fatidico la mattina mi faccio scopare da Lucas in tutti i modi, lasciandolo davvero senza più forze.

Nel primo pomeriggio, poi, presto molta cura e attenzione alla mia toilette, indossando una gonna con un grande spacco e una camicetta ricamata sotto la quale decido di non indossare nulla: al momento opportuno, aprirò un paio di bottoni e farò vedere all’arabo uno spettacolo che gli farà perdere la testa: purché non sia gay, penso tra me e me.

Quindi andiamo alla villa! di questo arabo: un’abitazione sfarzosa e con arredamenti al limite dell’incredibile, kitsch, qua e là, ma piena, in ogni caso, di cose ricche e costosissime.

Veniamo accolti dall’imprenditore arabo, abbastanza giovane e con degli occhi molto affascinanti, che fa gli onori di casa in modo perfetto, trattandoci con tutte le gentilezze possibili..

Dopo qualche convenevole in ungherese, del quale non capisco nulla, si siedono al tavolo per iniziare la partita.

Io mi siedo di lato vicino a Lucas, mettendomi in modo che l’arabo possa vedermi bene.

Le prime partite scorrono tranquille con vincite alternate.

Poi, improvvisamente, Lucas comincia a perdere.

Decido di entrare in azione ed inizio ad accavallare le gambe, facendo in modo che lo spacco faccia vedere quello che a un uomo di solito fa perdere la testa.

Contemporaneamente, la camicetta, sino a quel momento rigorosamente abbottonata, si ritrova, quasi per caso, aperta fino all’incavo del seno, che adesso comincia da essere generosamente esposto.

L’arabo non sembra lesinare gli sguardi verso di me, fino a che mi rendo conto che alla fine, dopo qualche tempo, guarda più spesso me che le sue carte.

Per fortuna non sembra proprio essere gay, anzi pare apprezzare il mio fascino.

Sono davvero felice per essere riuscita a catturare il suo sguardo e comincio a sperare che per il mio amore le cose si mettano meglio.

Però, malgrado l’arabo sia completamente preso nella mia trappola e segua con interesse i movimenti delle mie gambe, continua a vincere, fino a che Lucas ha perso ormai una cifre davvero enorme: altre 30 milioni di corone, che sommate a quelle di prima, fanno salire il debito di Lucas a quasi 80 milioni di corone: circa 330 mila euro.

Ormai è quasi sera, Lucas è distrutto, sa di aver perso ogni cosa e di non aver più nulla da giocare.

Quindi sento parlare l’imprenditore e Lucas guardando dalla mia parte, non capisco nulla, ma vedo Lucas agitarsi.

Gli chiedo cosa succede.

‘Nulla, nulla.’ mi fa lui.

Allora l’arabo, si rivolge a me nella nostra lingua.

‘Io ho detto a suo sfortunato amico che ! lei è u n a davvero bella donna d’Italia. Io guardato lei tutta la sera, le carte hanno vinto per me, perché io distratto da sua bellezza. Così ha voluto Allah. Io ho detto anche a suo amico se lui ha soldi per pagare suo grande debito, lui detto di no. Io sono uomo di affari, non voglio perdere quanto ho vinto, così visto che lui non ha soldi, allora io ho detto lui di fare ancora una partita sola: se lui vince cancello tutto suo debito, se perde io vinco una notte con bella italiana e suo amico è ancora senza debiti’.

Faccio un salto sulla sedia.

‘Non preoccuparti, cara, non cederò mai a questo porco, a costo di dover chiedere l’elemosina!!’

Essere messa in palio come posta per una partita, non l’avrei mai pensato.

Mi sento come un’eroina dei romanzi d’appendice, il destino del mio amato dipende da un mio sacrificio.

La reazione indignata di Lucas è una dimostrazione di attaccamento a me che mi dà la forza per compiere il mio estremo gesto d’amore, così, mentre lui continua ad inveire nella lingua sconosciuta contro l’arabo, mi alzo lentamente e con decisione dico al padrone di casa che accetto.

La scena si immobilizza, sia Lucas che l’arabo smettono simultaneamente di parlare e indirizzano i loro occhi verso di me.

‘Non te lo permetterò mai!’

‘Ti ringrazio, ma tengo troppo a te per vederti rovinato. Poi, in ogni caso, non è detto che debba succedere, magari vinci e risolviamo tutto!’

Seguono discussioni, minacce, ma ormai ho deciso di immolarmi sull’altare del sacrificio per amore.

‘Adesso sapremo riprende l’arabo se bella italiana sarà mia schiava per una notte.’

‘Che vuol dire schiava?’ faccio io.

‘Vuol dire che se vinco, con l’aiuto di Allah, lei per questa notte farà tutto quello che io voglio’.

A me questo fatto dell’aiuto di Allah, comincia ad urtarmi i nervi, mi viene di pensare di rivolgermi al nostro Dio per ingaggiare una gara tra onnipotenti, ma credo che sia blasfemo, sacrilego ragionare in questi termini, per cui dico solo che accetto.

L’arabo sembra ancora una volta interessato più alle mie gambe che alle carte, ma Allah, purtroppo, non si distrae neanche questa volta, per cui dopo pochi minuti la partita finisce con l’ennesima vittoria dell’arabo che tutto contento dice a Lucas, in italiano perché io possa comprendere: ‘O hai con te 160 milioni di corone o tua bella amica resta con me questa notte.’

Lucas abbassa la testa sconfitto e disperato, mi guarda inebetito senza trovare la forza di dire niente, mentre io mi avvicino a lui consolandolo ‘non preoccuparti, penserò sempre a te ed il sacrificio sarà più dolce’.

In realtà sono abbastanza agitata, oltre che pentita per ciò che ho deciso di fare, cerco di consolarmi scherzando sul fatto che, comunque, la mia valutazione è di oltre 600 mila euro, ben oltre il miliardo di lire!

Lucas non vorrebbe abbandonarmi, ma viene ‘gentilmente’ accompagnato alla porta.

Non so bene cosa aspettarmi in questa serata, o meglio, immagino certamente che lui vorrà delle prestazioni sessuali d! i tutti i tipi, ma è quell’aggiunta che ha voluto fare che mi preoccupa un po’ ‘schiava per una notte’.

Certo che se pensa a cose sado-maso, si sbaglia di grosso, odio la violenza ed il dolore.

Forse dovrei dirglielo prima che sia troppo tardi, ma ho sentito l’auto di Lucas andare via.

Adesso sono decisamente nervosa ed anche impaurita, da sola con uno sconosciuto di cui non so niente, con l’ingrato ruolo di schiava.

Avrei dovuto essere più riflessiva, prima di votarmi al sacrificio totale.

Mentre questi pensieri mi attanagliano, lui, l’arabo, è assolutamente tranquillo, sembra non avere fretta. Ha parlato al telefono per qualche minuto con qualcuno, poi ha chiamato il suo assistente e ci ha fatto portare da bere.

‘Può stare calma bella signora, io voglio che anche lei si diverta in questa notte magica’.

Non posso fare a meno di notare che, malgrado mi abbia ‘vinto’, continui a trattarmi con molto rispetto e deferenza e mi da ancora del lei: non è da tutti, anzi è da persona molto distinta.

Glielo faccio notare aggiungendo anche che non conosco ancora il suo nome.

Dice di chiamarsi Alì Reza e si lascia andare ad una dotta disquisizione sull’origine romana del mio nome, quando gli dico che mi chiamo Giuliana.

Finalmente decidiamo di darci del tu.

Decisamente comincio a sentirmi più a mio agio, una persona così colta e raffinata, non può essere un violento; magari sarà anche u n grande amante e la nottata piacevole

Quindi, preceduta dalla presenza di un cameriere, viene annunciata la cena.

8.

E’ passata più di mezzora dalla loro uscita ed io sto riposando sempre nella stessa posizione, poi sento un solletico fra le gambe, mi sveglio credendo di sognare, ma quando il solletico riprende, alzo la testa e vedo dietro di me Alì Reza che con una piuma mi sta accarezzando le labbra del sesso.
‘Non ti muovere da questa posizione, è meraviglioso vedere la così bella porta di tuo paradiso. Senza i brutti peli è pulita, pura, quasi come donna vergine.’
Arrossisco a questo complimenti così diretti.
Lui continua ad osservare la mia figa senza più dire nulla, io continuo a non muovermi e la cosa comincia ad imbarazzarmi molto, ma non mi sposto, come mi ha chiesto lui.
Poi sento le sue dita che sfiorano il mio sesso ed un brivido profondo mi percorre la schiena.
‘Tu molto brava, loro contenti e firmato grandi affari con me. Vieni dobbiamo festeggiare.’
Quindi mi aiuta ad alzarmi e mi riaccompagna nella sala della vasca.
Questa volta mi concede di lavarmi da sola, mentre lui sul bordo non smette di guardarmi, mettendomi ancora una volta in forte imbarazzo.
‘Ora tu lavi anche me’.
Così dicendo si libera degli indumenti e resta nudo mostrando un uccello di ragguardevoli proporzioni.
Entra in acqua, prendo una spugna e inizio a passargliela sul corpo.
Quando arrivo a sfiorargli l’uccello, questo ha una reazione violenta e subito si impenna.
Capisco che è arrivato il momento di dover accontentare il padrone di casa e di pagargli direttamente la vincita, quindi decido di non aspettare che sia lui a chiedermelo e gli tocco direttamente l’uccello
Lo sento vibrare, diventare sempre più teso, lui reclina un po’ la testa e socchiude gli occhi; il respiro si fa più affannoso, sino a quando, quasi con impeto, mi fa girare, mi piega in avanti e mi infila il cazzo nella figa.
Cos’è questa frenesia, resto sorpresa, mi sbilancio, provo ad appoggiarmi al bordo della piscina con l’acqua che mi ostacola i movimenti, ma non i suoi che incurante dell’acqua inizia a spingere dentro di me.
E’ come una furia, ha una forza animalesca che mi spaventa anche un po’.
Cerco sempre di appoggiarmi per non cadere sotto la spinta dei suoi colpi.
Sento l’acqua entrare nella mia vagina spinta dal movimento del suo membro ed è una sensazione strana ma assai eccitante.
Poi dopo un po’ lancia un piccolo urlo e sento che libera il suo sperma dentro di me.
Continua per qualche istante a spingere, poi dirada i colpi, infine si ferma.
Adesso mi gira, mi fa inginocchiare e mi piazza il suo uccello tutto sporco davanti alla bocca.
Vuole che glielo pulisca in quel modo.
Rassegnata lo faccio aiutandomi anche con l’acqua, ma sotto l’effetto della lingua, il suo uccello, anche se è appena venuto, subito si rianima e dopo pochi secondi è di nuovo in tiro, bello, grosso più che mai.
E’ incredibile, non avevo mai visto un uomo con una capacità di ripresa così immediata.
Le sue mani sulla mia testa, mi spingono verso un pompino che, a questo punto, giudico più che meritato vista la sua reazione, per cui raddoppio l’impegno.
Poi mi fa alzare, mi prende in braccio, mi porta fuori della piscina, mi adagia su dei cuscini e bagnati come siamo, mi infila la sua testa fra le gambe.
Ci sa fare anche con la lingua, riesce a farmi venire dei brividi profondi, sento che le labbra del mio sesso si ingrossano, lui continua assaporando i miei umori, poi mi solleva le gambe fin quasi sopra lesta, punta il suo grosso uccello sul buchetto e prova a spingere dentro.
Anche lui, no’!
Mi fa male, lui se ne accorge e smette, mi mette in una posizione migliore e ci riprova.
Visto che mi tocca, provo ad alzarmi sulla schiena per favorire la penetrazione e, questa volta, il suo uccello facilmente entra nel mio povero culo.
Poi si ferma, come per raccogliere le forze, quindi sempre con estrema delicatezza, riprende a spingere, fino ad infilarlo tutto completamente dentro.
E’ grosso, lo sento dentro e mi fa anche un po’ male, però devo confessare che mi piace la delicatezza usata, soprattutto se confrontata con la brutalità del maiale che prima ha abusato del mio culo.
Questa volta i colpi sono più lenti, prolungati poi lui mi chiede di toccarmi.
Resto senza parole: che c’entra questo, adesso; poi mi ricordo che sto facendo la schiava e che devo solo ubbidire, così allungo una mano e inizio a toccarmi.
L’ho già fatto così, ma solo davanti a Gabriele e mai con estremo piacere (in fondo è una cosa così intima che è bella farla quando sono sola con me stessa).
Questa volta però, superato l’imbarazzo iniziale, mi piace e inizio a farlo con sempre più convinzione.
Adesso lui ritma di più i colpi ed anche io accelero alla ricerca di un piacere che so come trovare, fino a quando non riuscendo a trattenere un grido, vengo senza ritegno, con tutta la forza di cui sono capace e con la pienezza di un godimento assoluto.
Stimolato dai miei fremiti, Alì Reza si sfila dal mio culo e mi piazza il suo affare davanti alla faccia.
Echecazzo! Il passaggio diretto dal culo (per quanto sia il mio) alla bocca un po’ mi fa schifo, però conosco anche il mio ruolo e so che devo fare ciò che vuole, allora lo prendo in bocca e dopo pochi colpi di lingua, sento il suo fiotto caldo riempirmi la faccia, fino a quando dopo un ultimo spasmo, si accascia al mio fianco.
9 e ultimo capitolo

Durante quella notte Alì riesce a venire altre due volte, mostrando una capacità che non immaginavo assolutamente un uomo potesse avere.
Poi, all’alba, mi ringrazia per avergli concesso quella notte magica, infine mi chiede: “Questa notte davvero indimenticabile per me. Potrò sperare di averne altre? Io posso fare di te donna molto ricca.”
Ovviamente gli dico che, per quanto sia stato piacevole stare con lui (se solo non ci fossero stati quei viscidi uomini d’affari), non sono una puttana, per cui non mi concedo per soldi, ma faccio l’amore quando ho voglio di farlo e con chi ho voglia di farlo.
Se ho accettato quella situazione questa notte è stato solo per salvare il mio amico.
‘Io so perché tuo amico perso tanti soldi: lui uomo molto fortunato ha una donna come te, non può avere fortuna anche con carte.’
Mi mette a disposizione un autista e mi fa accompagnare con la sua auto.
Io chiedo all’autista di accompagnarmi all’indirizzo di Marie: non sopporterei di vedere la faccia di Lucas adesso.
A quest’ora lei dorme, quindi devo bussare alla sua porta ripetutamente.
Quando apre mi guarda con aria interrogativa.
Le dico solo che cerco un posto dove dormire questa ultima parte di nottata e lei senza fare ulteriori domande mi precede nella sua stanza e mi indica il lato del letto dove sistemarmi.
Mi spoglio ed entro nel letto sistemandomi vicino alla mia amica.
E’ bello sentire il calore di una persona amica, così ci addormentiamo abbracciate.
L’indomani le spiego tutto e le dico anche che adesso mi sentirei profondamente a disagio davanti a Lucas e che, quindi, preferirei non vederlo.
E’ meglio lasciarci con il ricordo del trasporto di ieri, piuttosto che con l’imbarazzo che ci sarebbe oggi.
Lei dice di comprendere.
Il mio aereo è nel tardo pomeriggio, però in ogni caso i miei vestiti sono alla sua villa e devo andarli a recuperare.: non posso fare a meno, quindi di tornare da lui
Allora Marie mi accompagna da Lucas a far le valigie.
Lui non c’è, grazie al cielo, meglio così.
Prendo tutto quanto, scrivo un bel biglietto di addio nel quale cerco di spiegare il mio stato d’animo e vado da Marie.
Lei in serata mi accompagna all’aeroporto, ci baciamo a lungo, così semplicemente davanti a tutti, come fosse la cosa più naturale del mondo, poi le chiedo di andare, perché odio gli addii.
Intorno a noi sguardi incuriositi.
Più tardi, mentre aspetto che chiamino il volo, vedo davanti a me Lucas, che mi guarda senza sapere cosa fare.
Dio che tenerezza che mi fa, mi alzo e lo abbraccio.
Lui mi chiede scusa per ciò che mi ha costretto a subire, io gli dico che è stata una mia scelta quella di provare a salvarlo, ma adesso deve fare in modo che il mio sacrificio non sia stato vano, per cui mi faccio promettere solennemente e giurare su quanto di più caro lui ha, che da oggi in poi lui chiude con il gioco.
Lui promette, poi mi avvicino a lui e lo bacio con passione e foga.
Probabilmente non lo rivedrò mai più, ma resterà per sempre il mio bel ricercatore ungherese e so che mi mancheranno il suo sguardo, i suoi tocchi delicati e forti contemporaneamente, il suo modo di baciarmi, il suo modo di fare l’amore.
Lo so perfettamente, mi mancheranno, ma so anche che adesso non potrebbe più essere come prima.
So che gli devo anche quei momenti di trasgressione, gli unici che ho avuto con mio marito complice e consenziente.
Il viaggio di ritorno è quasi un lampo se paragonato a quello dell’andata.
In taxi mentre torno a casa, squilla il cellulare: è Gabriele.
‘Ma dove sei stata, sono giorni che provo a chiamarti, ma a casa non ci sei, il cellulare è staccato’ Io sto tornando in anticipo, domani mattina sarò lì, mi vieni a prendere in aeroporto, ho voglia di vederti. Poi dobbiamo organizzare questo benedetto viaggio in Ungheria’.
Il mio buon vecchio maritino.
Ecco quello di cui ho bisogno adesso, un po’ di sana normalità, di tranquillo tran tran.
Mi ha cercato, dunque, e torna anche prima del previsto apposta per me.
Forse sono stata cattiva con lui, decido che non saprà mai di questa mia fuga.
‘Certo che ti vengo a prendere. Solo che ho cambiato idea, in Ungheria non ho più voglia di andare. Forse è meglio se ce ne stiamo un po’ da soli io e te da qualche parte”.

F I N E

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