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Racconti Erotici Etero

L’anima munta

By 11 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Mia cara, le sue parole gridano aiuto ed io non posso sottrarmi, ma sento di non poterla aiutare se non nella sofferenza, nello strazio di un’anima che s’è fatta di carne per alleviare le pene attraverso il bisogno. Sento che vuole espiare le colpe attraverso il donarsi, a chiunque non abbia rispetto per il suo ruolo di donna, di moglie, di madre mancata. Da tempo mi chiedo quale siano queste colpe, quale la causa e l’oltraggio per sporcarsi le suole di piscio dei cani, per impregnarsi di tenebre quelle più scure, che sanno d’insulto e bestemmia al cospetto del seno che candido mostra.

So che non cerca un amante, un sesso appunto che la rispetti, che inondi di rose la sua stanza da letto, mentre in penombra la scopa dopo averle chiesto permesso. So bene che di fronte a questa smania non ci sono parole, che quello che cerca è un pretesto di maschio, che degradi la sua fica borghese, la sua bocca che nelle mattine di festa si schiude e si muove per dire preghiere.

So che la eccita dire ‘Tesoro, ma scherzi?’, a suo marito che chiede e la guarda, mentre in ginocchio con gli occhi di pianto, lei giura e spergiura che è stata sempre fedele, che mai la sua bocca ha ospitato altri sessi, mentre assapora l’ultimo e il prossimo a breve distanza.

Non creda, capisco il senso, ma lei sa bene che io non voglio il suo corpo, non voglio una donna da cinque minuti in mezzo alla strada, se vuole essere la mia puttana come ripete da tempo, sappia che io l’aiuterò a diventarlo, la plasmerò dandole quello che desidera. Esigerò il prezzo quello pattuito, sarò ciò che lei ha sempre cercato, nel suo lento cadere ed imbrattarsi di fango. Scelga liberamente, se vuole continui a vagare, a descrivere dove la porta il desiderio che magari stanotte l’ammantata di niente, per scoprire quanto è gelido un soffio di vento, o quanto è caldo un getto di fiato durante l’amore.

Sarò sempre vicino a lei, ovunque lei voglia. Lasci perdere suo marito, lui non merita la sua carne quando la notte la chiama, perché pochi, lo giuro, apprezzerebbero accanto quest’anima cava, quest’anima munta da uomini a frotte, che ha bisogno di sesso per prosciugare la brama, ha bisogno di notte per essere pronta, e mostrarsi ad un maschio che non crede ai suoi occhi. Un maschio per aprirgli le gambe e mostrare l’offerta, una femmina invasa dalla bellezza di darsi, dalla smania perversa di non farlo per soldi, ma soltanto per gusto e piacere di farlo.

Se mi è lecito, vorrei sapere quale strada notturna di Roma incontrarla, perché non ne ho mai viste di donne che battono senza farsi pagare, che prendono e si danno al primo chiunque, nella folle ricerca di saziare l’assillo d’un animo inquieto.

Vorrei essere lì e vedere i suoi occhi, il sudore che scorre mentre invoca l’amore, e s’accovaccia nel buio d’un auto in sosta, nel momento che aspetta o subito dopo, quando un maschio s’adagia sulla pelle che freme, da dietro o davanti è poco importante, se la foga e la rabbia ammansiscono insieme la carne che offre.

Vorrei vederla mentre ostenta la sua terza abbondante, il sogno di un uomo che diventa reale, non importa che parte si succhia o si lecca, è il volume che riempie e soddisfa. Perché dentro ad un seno di donna c’è l’anima tutta, l’essenza che si lascia succhiare, che si lascia toccare mentre apre la bocca, devastata al bisogno del piacere che grida.

Vorrei essere lì e spiarla che chiede, che dentro una notte c’è una Roma puttana, oltre all’altra che riempie la luna di baci e promesse. Perché dentro quell’anima porca c’è un’altra donna che io non conosco, che si nutre d’amore mentre ora malferma e invasata, appanna e dà colpi sui vetri, e grida, grida perché quel flusso che scende, che sente colare infecondo, duri quanto le ore che mancano all’alba, che un marito s’accorga dove una moglie ha passato la notte.

Vorrei vederla perché il resto davvero non conta. Chi se ne frega se un temporale improvviso sta scoperchiando i tetti, le case, se da qualche parte del mondo è scoppiata una guerra, perché lei è lì che si sta fottendo quel mondo, che finto gira di giorno e di notte la prende, ed a succhi e a morsi le tormentano il collo.

Mi sembra di sentirla ora che grida, a quell’anonimo di essere degno del caso, che l’ha fatto passare proprio nel mentre, lei strusciava i suoi tacchi tra un lampione e una siepe, in un angolo buio di una strada al riparo. La sento che grida, che invasata le offre, la bocca ed il seno per tenerlo in tensione, per sentirlo fin dove in un’altra notte domani, nessuno farebbe altrettanto e di meglio.

La sento, mia cara, che sta pregando che non sia quello il segnale, d’un uomo che geme perché ha finito l’amore, che sta pensando che non ci sarà un’altra notte, perché lo schifo e il disgusto la lasceranno stremata e l’odore di sesso l’accompagnerà fino a casa.

Ma non durerà poi tanto, quanto una doccia, quanto una sera, quanto un ‘lo giuro, ma scherzi, tesoro?’, a suo marito ancora che chiede, per poi ritrovarsi più bella allo specchio, che trucca la parte inappagata nel cuore, la stessa che sbircia, che vede quando alza d’un niente la gonna.

AMORE IN CHAT
EPISODIO 20

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