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Racconti Erotici Etero

Ninfomane – Vecchi racconti di ErosItalia

By 13 Maggio 2022No Comments

Salve, mi presento: sono uno stimato psichiatra di ****, belloccio ma fedele da sempre a una sola donna, la ragazza che ho reso mia moglie. Il lavoro procede a gonfie vele, riesco a intervenire su molti casi apparentemente disperati, salvando parecchi di questi dalla pazzia, o dal suicidio. E devo dire che, arrivato ormai all’anno 19**, dopo dodici anni di professione, pensavo di averle viste davvero tutte… Mi dovetti ricredere quel giorno di settembre, quando la segretaria mi annunciò una nuova cliente, con una voce un po’ strana, come se fosse…imbarazzata. “La faccia entrare” le dico, chiedendomi il motivo per cui una buona e efficiente segretaria come lei avesse avuto quel tremito nella voce. La porta dello studio si aprì con una certa malagrazia e fece praticamente irruzione lei. Era una ragazza mora, carnagione scura, un bel corpo, due labbra sensuali e soprattutto gli occhi! Due occhi neri che mandavano lampi, mai visti prima così. Schiarendomi la gola la invitai ad accomodarsi. Lei si sedette, fissandomi. Notai che aveva dei movimenti veloci, nervosi, non trovava la posizione sulla sedia e si strusciava di continuo il braccio al bracciolo, senza smettere di mandarmi saette collo sguardo: “Allora” le dissi “perché lei si è decisa a rivolgersi a uno psicologo?” la mia voce suonava un po’ incolore, forse per via degli anni consumati con la stessa identica frase di rito. O forse perché la mia coda dell’occhio aveva percepito qualcosa. Nel suo accavallare le gambe, aveva lasciato intravedere, perlomeno così mi parve, che non portava mutande! Senza rispondere alla mia domanda e sempre fissandomi, le accavallò di nuovo e stavolta posai deliberatamente l’occhio sulla macchia nera che aveva tra le cosce. Cercai di mantenere un contegno, ma devo dire che quel suo silenzio, quel fissarmi e naturalmente quella vista mi faceva passare dall’imbarazzo all’eccitazione. Finché lei parlò e con voce morbida, profonda, che tradiva forse un certo tremolio, disse: “Dottore, credo di essere ninfomane” A questo punto rimasi allibito. Voglio dire, non è normale che una ti entri nello studio, senza mutande e ti dica una cosa del genere. Sentivo un’erezione fare capolino e sperai che lei non si accorgesse del mio accentuato rossore. Dissi “Ho capito. Da quanto tempo……se ne è accorta?” Lei prese a carezzarsi le labbra con un dito, sempre più fremente.
“Un mese fa, circa. Tornavo dall’università, in metro, come tutti i giorni. Il vagone era pieno e anche qui nulla di strano. Un tipaccio con la faccia da galeotto, sporco e lacero, era proprio dietro di me e io strinsi più forte la borsetta che avevo, temendo le mani furtive del ceffo. Poi sentii qualcosa di duro strofinarsi contro il mio culo, girai poco la testa e vidi che il porco, guardando da un’altra parte, strusciava la sua vita e quello che aveva sotto su di me.
Dapprincipio pensai a come fare per scostarmi, o peggio per additarlo all’onta generale, ma poi…sentire quel bozzo dietro di me cominciò a eccitarmi, l’oscenità della cosa mi procurò un violento brivido di selvaggia voglia di sesso. Allora anch’io presi a strusciarmi contro di lui, il suo pene ormai doveva soffrire non poco dentro quei sudici jeans. Cominciava ad ansimare, quando con la mano furtivamente si introdusse tra le pieghe della gonna, fin dentro le mutande, che scosto appena. Erano fradice, probabilmente! Mi infilò un dito dentro, lì, in metro, capisce?”
Io intanto cercavo di prendere appunti in maniera professionale e dissi, un po’ afono “sì, la seguo, continui”
“Io cominciai a mugolare abbastanza forte, la gente si girava, era una situazione eccitante ma insostenibile. Alla prima fermata, lui mi spinse fuori proprio con un colpo di…pelvica e mi trovai con uno sconosciuto su una banchina di una stazione semi-deserta. Ma ero veramente fuori di me…il tizio mi disse che mi avrebbe sistemato lui e io non mi trattenni e gli diedi un lungo osceno bacio in bocca, mischiando la mia lingua con la sua, pregna d’alcool e di fumo. Quel sapore così…sporco mi eccitò ancora di più e…insomma lo facemmo lì dietro, tra l’odore di piscio e gli ubriachi che passando si godevano la scena. Non so quante volte sono venuta, so solo che a un certo punto lui praticamente era esausto e io ne volevo ancora! Un barbone si avvicinò, circospetto, io lo guardai e lui parve ritrarsi”
“Credo bene” pensai io “con lo sguardo che ti ritrovi!”
“Allora mi avventai su di lui, gli calai le brache ormai consunte e glielo presi in bocca, dottore. Mmmm, era davvero osceno quel cazzo, sporco e puzzolente e quei coglioni così gonfi… ”
Io mi scossi, alzai la testa dai miei appunti per dirle di moderare il linguaggio, ma la vidi con le due gambe aperte poggiate sui braccioli, mentre si infilava le dita avidamente nella vagina. Ormai parlava più per sé che per me! Si masturbava con voracità, mentre mi raccontava del bocchino al barbone, di quanta sborra lui le avesse scaricato in faccia, del suo ditalino subito dopo, mentre il barbone si accingeva a addormentarsi per terra e di altri episodi dei giorni seguenti. Io mi alzai, dicendo a me stesso che dovevo scuoterla, toccarla per farla tornare in sé. Ma voi capirete che ormai ero anch’io eccitato da matti! Anche uno psichiatra ha il cazzo e io ce l’avevo proprio duro. Le andai vicino, lei aprì gli occhi per un attimo, poi li richiuse, continuando a infilarsi le dita dentro. Io aprii la patta dei calzoni, da cui schizzò fuori il mio grosso membro, rosso. Lei spalancò gli occhi, mandò una specie di ruggito e si avventò sul mio cazzo, prendendolo con la mano e stringendolo fino a farmi male. Poi, mentre con l’altra mano continuava a toccarsi me lo prese in bocca e sentii la sua saliva e il suo alito bollenti, quasi da scottarmi il glande. Lo ingoiava fino alle palle, senza tregua, finché girai la sedia dove stava seduta, in modo da avere le sue gambe aperte in posizione ginecologica davanti a me e la scopai, sissignori, lei seduta e io piegato in avanti col bacino, sbattendola con forza, mentre lei gemeva e smaniava. Le strappai la camicetta e le palpai i grossi seni. Anch’io ero avido, ora. Poi la presi per i fianchi e la rigirai, voglio dire, la misi carponi, ginocchia a terra e tette sulla sedia. Lei docile si faceva fare tutto e io la montai da dietro, come le bestie e tale mi sentivo, tale era lei. Intanto si infilava un dito in culo, se lo portava alla bocca, si leccava la mano,il braccio, era proprio scatenata. Io pompavo con rapidità sentendo che presto sarei venuto. Allora le presi la testa per i capelli, la girai in una posa un po’ innaturale e glielo rificcai in bocca. Lei era tutta sudata, sbavante, ma non sembrava stanca! La scopai in bocca, praticamente, finché sentii la fine in arrivo. Le sborrai proprio in gola, un fiume credo, perché lei dovette ingoiare in fretta, ma le usciva un rivolo di sperma dagli angoli delle labbra, che leccava avidamente. Rimasi lì, in piedi, col cazzo penzoloni, mentre lei sembrava volesse continuare a masturbarsi, in attesa del mio “ritorno”, diciamo. Ma io avevo un altro appuntamento, la tirai in piedi, la sistemai, le dissi “signorina, ci vediamo mercoledì prossimo, se per lei va bene…” Lei mi guardò, esplodendomi dentro, poi mi baciò in bocca con passione, si girò e se ne andò. Feci in tempo a correrle dietro per chiudere la porta, prima che la segretaria mi vedesse così!

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