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Racconti Erotici Etero

Princess Street

By 1 Settembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Edimburgo, fine Luglio 2004; sta per piovere e fa freddo , 15′, contro i 26′ che ho lasciato in Italia: questa &egrave l’estate degli scozzesi.

Imbocco Princess Street , nella New Town; mi hai dato appuntamento davanti alla Royal Scottish Academy, per essere sicuri di incontrarci, hai detto ridendo: sai bene quanto posso essere ‘svanita’ , a volte…

Lo sai bene, eccome, perch&egrave tu di me conosci tutto , anche i segreti più segreti, il mio corpo e la mia anima sono tuoi, sei l’unico uomo che abbia avuto e che avrà mai le chiavi del castello.

Due anni, due anni senza vederti , toccarti, sentire il tuo odore, le tue mani su di me, il tuo corpo…

Per questo, appena arrivata a Edimburgo ti ho telefonato, sapendo di commettere un grave errore: ma il desiderio di rivederti era troppo forte, anzi, sto pensando che forse anche questo viaggio in Scozia inconsciamente sia stato deciso per riaverti un’altra volta, anche se solo per poche ore..

Noi siamo gli amanti impossibili, la gioia di qualsiasi sceneggiatore di fiction..

-Amore, solo un’ora, esco solo per un’ora, voglio salutarlo, rivederlo, parlargli, sai quanto é stato importante per me…ma no, &egrave finita, già te l’ho detto, e poi, scusa, manco l’hai conosciuto,
sì, conosci me, e che vuol dire, credi davvero che ci tornerei a letto, così, dopo due anni, e che lui mi vorrebbe ancora, magari é sposato, innamorato, ormai siamo solo vecchi amici, insomma io esco, fai tu…
Truccata? ma via, solo un poco gli occhi, come faccio sempre….
Si, vestita di rosso, é un vecchio maglione abbinato a un paio di pantaloni di tela, spero ancora nel sole scozzese, che ha il mio abbigliamento di speciale?
Non ho il reggiseno? sono nuda sotto il maglione e si vede? capirai, fosse la prima volta che giro così….
Insomma, aspettami in albergo, se vuoi, oppure esci con Fabiana e Marco, fai come credi, ciao…-

Ho mentito spudoratamente e Francesco se ne é accorto.

Sa benissimo che non starò via per un’ora soltanto, ha sicuramente visto nei miei occhi quella luce pericolosa, che si accende quando pregusto il piacere, e che mi rende leggermente strabica…

Ha sentito anche il mio profumo, Solo Soprani mescolato all’odore di donna in amore…

Mentre gli parlavo, con voce ferma di chi é ben deciso a ottenere quello che vuole a qualunque costo, stavo già con te , nella mia mente.

Mi ha seguito con lo sguardo, mentre uscivo dall’albergo: ho sentito i suoi occhi calamitarmi il sedere, le spalle, le cosce, come a volermi trattenere.

Allora ho provato dolore per lui , ragazzo tenero, che mal mi conosce, perché ora capisce
qual’é il prezzo da pagare per avere nel letto una donna che non ha mai mal di testa, sempre disposta a fare sesso, a seguirlo nelle sue fantasie, una donna che non dice mai : – basta, sono stanca…-

Due giovani uomini mi sfiorano, poi si voltano e mi rivolgono pesanti apprezzamenti: un evento eccezzionale , per la fredda Scozia.
Un signore di mezza età se ne accorge e mi sorride, ricambio la gentilezza.

Sì, così alta e scura (genetica e sole mediterraneo) avvolta in tutto questo rosso, non passo inosservata; inoltre i capezzoli, irritati dalla lana, se ne stanno sull’attenti, come due bravi invitanti soldatini….

Prego tutti i miei dei che anche tu possa guardarmi come quei due ragazzi, golosamente ….
Ecco, laggiù in fondo, vedo spuntare la Royal Accademy, accellero il passo.

E finalmente ti vedo, alto e imponente, dirigerti a lunghi passi verso di me.

Non ti sei ancora accorto che ti sto volando incontro.

Penso per l’ennesima volta a quanto sei diverso dal tipo maschile che da sempre mi attrae, quello che ben dipinge con sarcastiche parole Fabiana, la mia amica del cuore :
-magro, scarno, vagamente malaticcio, meglio con l’aria un tantino fané e sofferente, insomma il tipico stadio pre-tubercolotico ottocentesco…-

Forse sono stati i tuoi capelli neri e gli occhi azzurri (mix di geni romani e celti) ad attirarmi, o forse, per una volta tanto, la tua forza fisica.

So soltanto che ti ho desiderato dal primo momento che ci hanno presentati e a te é capitata la stessa cosa.

Mi hai chiesto di accompagnarti fuori , per fumare una sigaretta, io ti ho seguito, volevo solo che mi toccassi, ero già bagnata di te.

Dietro ad un enorme cespuglio di ortensie mi hai preso tra le braccia e mi hai baciato, mormorando frasi in slang assolutamente incomprensibili.

Ma il tuo bacio invece lo ‘capii’ subito : fu come se al posto delle vere labbra, tu stessi baciando quelle altre nascoste, del mio sesso, che infatti cominciò a pulsare, come un piccolo cuore tra le cosce, tanto da farmi temere che te ne saresti accorto.

Quello fu l’inizio…

Ora mi hai visto e ti fermi, anche io faccio lo stesso; sotto la pioggia sottile che ha iniziato a cadere sembriamo due cani da punta che hanno fiutato la preda.

Lo so che cosa stai pensando:
-E’ un errore, un grave errore, poi sarà peggio di prima, poi…-

Ci muoviamo insieme, l’uno verso l’altro : l’impatto é un’esplosione, la forza dell’abbraccio é la gioia dei nostri corpi che si ritrovano, dopo due anni.

Non ci baciamo, restiamo lì, sotto l’acqua, stretti, mi pare di sentir scricchiolare le ossa della gabbia toracica…:

-Rupert…-

-Fede…-

Poi:
-Andiamo, abito qui sopra…-

Non mi accorgo neppure dove mi porti, capisco solo che tra poco sarai sopra di me, dentro di me, mi duole il ventre al pensiero.

Entriamo in casa, i miei capelli gocciolano, i vestiti sono bagnati.

Non so dove sia la camera da letto, ma la trovo, a colpo sicuro; non mi guardo intorno per vedere se ci sono tracce di un’altra donna, non me ne importa nulla.

Mi spoglio in fretta, gettando il maglione e i pantaloni per terra, resto in slip e ti guardo;
allora ti spogli anche tu, fissandomi.

Mi abbandono sul letto, nuda e allargo le cosce, maledicendomi.

Un’offerta così esplicita non é da me, aspettare e far aspettare acuisce il mio desiderio : il piacere sottile di un pizzico di crudeltà fa parte del mio carattere, per tanti aspetti così simile a quello dei felini.

Ma ora &egrave diverso, io ti desidero da morire , non posso aspettare, sono solo una femmina che vuole un maschio che la riempia, ma non uno qualsiasi, vuole te: la fica é decisamente un organo selettivo.

La sento bagnata e nuda come l’avocado privo della buccia che ho tenuto in mano questa mattina, a colazione.

Tu sei l’unico uomo che sia riuscito a farmi sentire completamente donna, penetrata, aperta, vulnerabile: utero, femmina, ovulo.

Immobile, in ginocchio tra le mie cosce aperte, il sesso eretto e teso, contempli attentamente
il mio corpo ; sei il mio dio ora, ed io ‘la schiava obbediente dei tuoi orgasmi’ come ho scritto una volta , dopo un nostro incontro.

Cominci dalle labbra (-nessuna donna mi ha mai preso in bocca con tanto entusiasmo,
hai labbra da orgasmo immediato…- ), passi ai seni abbondanti (quanto ti piace farmi collane di perle con il tuo seme, quando il fallo trova il suo piacere stretto tra di loro) per finire lì, nel cespuglio scuro in cui si apre , rosea, la mia ferita (- la pussycat più dolce che abbia mai avuto, mi fa sciogliere di piacere-).

-E’ un fiore- dici, muovendo il dito attorno al clitoride teso, toccando quel posticino tenero proprio dietro all’apertura.

Poi ti chini e continui ad accarezzarmi con la lingua.

E il tempo si ferma : non penso a scopare, o all’orgasmo, ma solo alla tua lingua così sapiente, che mi scivola sopra e mi penetra, a tutto quel bagnato, alla morbidezza della mia fichetta assaporata come si gusta un avocado di prima mattina, al letto che si muove dolcemente, all’acqua che batte contro i vetri.

Attraverso la tua lingua percepisco i miei colori, il viola porpora della vagina, il rosa salmonato delle grandi e piccole labbra, e li vedo diventare sempre più accesi, e caldi.

Ora sono io che ti voglio in bocca, voglio assaggiare il tuo sesso rigido e pulsante, tanto che mi pare di vedere affluire il sangue attraverso la cute violacea.

La mia testa si abbassa sul tuo grembo e ti ingoio, tu, il mio lecca-lecca gigante, la mia chicca adorata, il mio enorme bastoncino di zucchero da succhiare per tutto un giorno, fino a sentirlo sciogliersi in una dolcezza e squisitezza senza pari.

Mi allontani, all’improvviso:

-Fede, ti voglio, non ce la faccio più- mormori con voce rauca.

Poi entri in me, lentamente ed io mi mordo le labbra a sangue per non venire subito, che cos’é risentire di nuovo il tuo peso sopra il mio ventre , le tue braccia intorno alla mia schiena , così comincio a blaterare qualcosa sulla resa, sul fatto che mi vergogno di aver tanto bisogno di te, di essere così disperatamente… mi blocco, non posso dire di più.

Ma tu, mentre ti spingi sempre più a fondo dentro di me:
-Dillo, dillo, avanti, dimmelo, disperatamente cosa…disperatamente cosa…-

-Innamorata di te- vorrei urlare, ma non te lo confesserò mai , mai.

Improvvisamente passi sotto il mio corpo, ora io ti sto sopra, impalata, sconvolta, i capelli arruffati sul viso, il corpo lucido di sudore, l’orgasmo che preme , mentre tu con due dita umide mi stuzzichi il clitoride e con un altro mi penetri il buchetto.

-Dillo-continui -dillo- lo ripeti come una cantilena.

Improvvisamente il mondo svanisce : resta solo il pulsare ritmico della mia fichetta, che
per me diventa l’universo, la galassia, un profondo buco nero nello spazio.

Il piacere mi colpisce con un tremito che mi fa urlare e mi costringe ad abbattermi su di te, mordendoti una spalla.

E’ un orgasmo cosmico, non solo della fica, ma anche della gola, della voce, di tutto il mio corpo e l’urlo fa parte di questo orgasmo, parte di una meravigliosa liberazione.

E’ sempre stato così, con te; riesci a resistere molto più di me, sai darmi tutto il piacere del mondo, Rupert, amore mio…

Poi mi rivolti con forza , ma teneramente, e mi metti a pancia ingiù , per prendermi da dietro:ed io penso, sentendo il tuo sesso che entra ed esce da me come se mi possedesse l’anima,che se morissi in questo momento, non mi dispiacerebbe, perch&egrave ora so che cosa é la felicità.

Sto venendo di nuovo e te lo dico, implorandoti, con voce sfatta.
– Riempimi ti prego, voglio sentirti, voglio portarmi via qualche cosa di te, voglio…-

-un bambino- stavo per dire:- un bambino- un piccolo te, con i capelli neri e gli occhi azzurri, voglio tenerti dentro, voglio…

Ma &egrave il piacere a stordirmi, per la seconda volta, solo che questa volta urliamo insieme, mentre ti sento venire dentro la mia vagina, caldo, denso, bianco; tremi e gemi, dopo il grido, vieni e vieni ancora, mentre il tuo fallo pulsa, alla base, come se avesse vita propria, quasi non intendesse privarmi di neppure un goccio del tuo seme.

Poi giaciamo nella pace assoluta, dopo il terremoto.

-Allora, me lo dici che cosa volevi, Fede, amore mio, perch&egrave lo sarai per sempre, il mio amore, lo sai vero?-

-Niente, Rupert, niente- rispondo con voce ubriaca di piacere – niente, lo sai che arrivo a dire di tutto, in certi momenti…-

-Lo so, lo so, ma soprattutto non ho mai conosciuto una donna attenta come te ai più sicuri metodi anticoncezionali e anche più caparbia, dillo, ti prego, dimmelo che sei innamorata di me…-

Non rispondo e tu non insisti più, mi sento un gran sole nel ventre, le gambe e le braccia pesanti , come fatte di mercurio e piombo.

Mi alzo dal letto con fatica:

-Devo andare ,amore mio, la mia ora é passata da un pezzo…-

Mi allontani da te, per poter guardare meglio il mio corpo, io ti passo una mano sul petto sudato, sui contorni del viso, ti bacio rapida il sesso: é il solito rituale, a significare: -ricordiamoci così, chissà quando sarà la prossima volta e se ci sarà…-

In Princess Street il traffico &egrave caotico, é quasi ora di cena; torno a piedi all’albergo, dovrò inventarmi qualche cosa, ma non ci voglio neppure pensare.

Cammino lentamente, sotto la pioggia leggera , e mi pare strano che la gente non si accorga di questo grande sole che ho nel ventre…

Fragolaepanna-Primaluna

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