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Racconti Erotici Etero

Ricordi di un tempo passato

By 17 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi ricordo di te, Impossibile dimenticarti.
Sorriso smagliante, vestito a fiori poco sopra quelle gambe lunghe e abbronzate.
Soliti occhi vispi, maliziosi.
Torno con la mente ai giorni di fuoco che abbiamo passato insieme qualche anno prima.
Tu, una stagista, io colui che decideva del tuo futuro.
Inevitabile follia.
Tutto iniziato per scherzo, battute goliardiche e frasi sempre più spinte, sempre più intime.
Il tuo vestire sempre più provocante, i miei sguardi sempre più libidinosi.
Inevitabile crescita di desiderio, inevitabile finire a letto insieme, in realtà finire sopra il tavolo.
Già, per che quando parte la scintilla, non stai a cercare posti comodi e indiscreti
Ricordo quella prima volta come fosse adesso e a guardarti negli occhi in questo momento, ho la sensazione che anche tu stai pensando a qualcosa di simile.
Erano le dieci di un mattino qualsiasi quando entrasti nel mio ufficio, la gonna corta di colore rosso, spiccava su un paio di scarpe da ginnastica bianca, la maglietta bianca con la scritta’ disponibile ma non facile’ mi fece sorridere: inevitabile accorgersi dei seni liberi da reggiseno e dei capezzoli turgidi che spingevano contro la stoffa.
Il tuo sguardo malizioso e la mia eccitazione brusca .
Inevitabile il tuo sguardo sul mio gonfiore evidente sotto i pantaloni.
L’imbarazzo che sale, la tensione erotica che cresce.
Attimi di sguardi, la parete che ci nasconde da occhi indiscreti.
Mi avvicino, le prendo una mano e la spingo contro me, un bacio violento, passionale, suggella l’attimo, lei, allarga le labbra e mi lascia spazio, controbatte alla mia lingua e cerca di morderla, una mano lasciva si appoggia al piccolo seno e lo stringe deciso mentre l’altra le scompiglia i capelli, lei non si lascia comandare, non &egrave intimorita, pur essendo una ragazzina di poco più di venti anni, partecipa, anzi, prende le sue iniziative.
La sua mano scende decisa sui miei calzoni e afferra il sesso da sopra la stoffa, lo accarezza, poi lo stringe, lo sfrega avida.
Mi spinge indietro facendomi appoggiare alla scrivania, non abbiamo mai smesso di baciarci, i movimenti sono sempre più frenetici.
Le sue mani sanno cosa fare e io spero lo faccia.
Sento il rumore della cerniera, gli slip che vengono spostati, sento il calore della mano , poi, un attimo, lei alza gli occhi, mi guarda e qualcosa le passa per la testa, uno sguardo più malizioso di altri, lei che lascia il mio sesso e sale alla cintura, la slaccia e apre i calzoni lasciandoli cadere a terra, il mio cuore ha un attimo di panico, comincia a battere all’impazzata, il pensiero di quello che potrebbe accadere mi accorcia il fiato.
Possibile che lei voglia fare quello che io spero? Possibile che sia così sfrontata?
Quando anche gli slip scivolano per terra e lei smette di baciarmi, io stringo con le mani il bordo del tavolo e aspetto agognante.
Mi slaccia la camicia e con la lingua fa ghirigori sul petto, scende piano a gustarsi il suo piatto e lo fa con la malizia di una donna matura, non smette mai di guardarmi negli occhi e questo mi fa impazzire di piacere, le poggio le mani sulla testa e la spingo verso il basso, lei reagisce resistendo al mio tentativo e mi guarda cattiva, capisco, desisto, le mani tornano ai bordi del tavolo, le gambe tremano;
la lingua, &egrave poco sotto l’ombelico, le sue mani sono strette al mio sedere, si abbassa ancora di pochi centimetri, ha ripreso a guardarmi con lo sguardo famelico e malizioso, una sua mano si sposta e afferra il sesso posizionandolo al suo piacere, vedo la testa staccarsi dal mio corpo e allontanarsi di circa venti centimetri, aspetto il momento, so che sta per accadere, so che presto verrò stretto in una morsa calda, languida e struggente, spero in cuor mio che lei abbia l’esperienza giusta.
La guardo estasiato, lei sta valutando il suo trofeo, lo stringe decisa e lo accarezza per tutta la sua lunghezza, va oltre, stringe la pelle e decide che &egrave il momento giusto, la bocca avida segue le dita della mano e affonda, le labbra si stringono e assaporano, il movimento si fa mellifluo, decisamente lento, ha ripreso a guardarmi, non cerca approvazioni, le piace quello che sta facendo e sa come farlo, io allargo la bocca e gemo piano, devo restare lucido e ricordarmi che c’&egrave gente oltre il muro..
L’onda leggera dei capelli che sinuosamente segue il movimento, &egrave una visione paradisiaca, ci sa fare la ragazza, Cristo se ci sa fare, penso, quando sento la lingua vorticare.
Non mi muovo dalla mia posizione, ormai mi sono arreso al suo volere e al mio piacere, non voglio rompere l’incantesimo, lei, aumenta il ritmo e mi porta vicino al confine, gli e lo dico sottovoce pensando che lei si fermi per darmi tregua, ma non &egrave così, anzi, aumenta decisa il gesto stringendo forte le labbra e mettendo le sue mani sulle mie, vorrei bloccarla per fare durare quegli attimi un eternità, ma il gioco, &egrave troppo avanti, spingo violentemente l’inguine verso di lei prendendola un attimo alla sprovvista, solo un attimo, poi, lei dischiude leggermente le labbra lasciandomi profanare come posso, mi accetta nel mio furore e mi lascia entrare avido.
Mi muovo furiosamente e non so come faccia a resistere alle mie spinte avide, il suo viso,&egrave contratto e per un attimo mi sembra di vedere un inizio di lacrima, sento tutto il calore crescere in me, sposto deciso le sue mani liberando le mie e afferro la sua testa, lei capisce, sa cosa farò, allarga di più le labbra e quando sente le mie mani decidere il movimento, mi lascia fare.; Spingo deciso in lei, torno indietro e spingo ancora, lei cerca di seguirmi, ma ormai sono partito per la tangente, mi sento esplodere, il tempo di dire ‘ vengo’ forse per lenire il mio senso di colpa per quelle spinte violente nella sua bocca.
L’ultima cosa che ricordo, &egrave lo stupore di vedere che lei invece di scappare al mio piacere, stringe le labbra e accetta le conseguenze.
Difficile dire il poi, solo ricordi frammentati di un bellissimo momento.
Chiudo il mio ricordo e la guardo;
– Si, mi ricordo di te, che ne dici di fare un salto a casa mia, ho ancora alcune cose tue da renderti e alcune cose che vorrei ridarti…
Lei sorride sorniona;
– Adesso non posso, ma dopo pranzo, magari verso le quattro, potrei passare dal tuo ufficio, mi ricordo che avevi una scrivania bellissima.
Ridiamo insieme già eccitati dal pensiero del poi;
– Si, sarebbe un idea carina,,,

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