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Racconti Erotici EteroTrio

Una storia di guerra – Sesso e resistenza

By 27 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

– Da questa parte, presto!
I due uomini seguirono la donna dentro la stalla, poi salirono una scala a pioli in legno e finalmente raggiunsero il fienile.
– Coricatevi qua ‘ ordinò la donna e gli uomini eseguirono.
Poi, prese alcune manciate di fieno, gliele gettò sopra, fino a coprirli.
– E ora, silenzio!
Non ricevendo risposta, Anna si allontanò. Ridiscese nella stalla e spostò la scala a pioli, riponendola lungo la mangiatoia delle vacche, poi uscì in cortile.
Non passarono cinque minuti che i due uomini, sepolti sotto il fieno udirono il fracasso di numerosi motori avvicinarsi alla fattoria e fermarsi nell’aia. Poi un vociare indistinto, uomini che sbraitavano in un italiano stentato, la voce della donna. Infine i motori riavviarsi e allontanarsi.
I due uomini, al buio e immersi nel silenzio rumoroso della stalla, erano tesi come due corde di violino. Passò una mezzoretta che sembrò loro un’eternità, poi finalmente udirono richiudersi la porta della stalla. Il suono della legna che sbatteva contro il pavimento.
– Tutto sistemato ‘ disse Anna, a bassa voce
I due si sollevarono dal loro nascondiglio scrollandosi la paglia di dosso.
– Tedeschi?
– Si, cercavano dei partigiani. Gli ho detto che non avevo visto nessuno’ di andare verso Aqui, in quelle boscaglie’
– Grazie! ‘ esultarono i due partigiani ‘ Le dobbiamo la vita! Se ci avessero trovato ci avrebbero fucilato immediatamente!
– Non mi dovete ringraziare. Era l’unica cosa che potessi fare! Ma ora ditemi: da dove arrivate? Che ci fate da queste parti?
– Siamo partigiani della brigata *******. ‘ rispose il più vecchio, sui quarant’anni. ‘ Io sono Piter.
– Ed io mi chiamo Jonny ‘ intervenne il secondo. Un ragazzo sui venticinque anni, biondino ‘ Abbiamo avuto uno scontro con i tedeschi oggi pomeriggio dalle parti di Cortemilia. Uno dei nostri è morto, altri due fuggiti.
La donna, dopo averle detto il suo nome, li guardò affettuosamente, poi chiese loro se avessero fame.
Non mangiavano dal giorno prima, risposero.
– Ebbene, allora aspettate che venga buio, poi scendete al piano di sotto, con questa scala, e entrate per quella porta in cucina. Non ho granchè da offrirvi, ma un pasto caldo non ve lo nego di certo!
– Non si preoccupi, Anna. Ha già fatto molto per noi. Più di quanto si immagina.
Quando, verso le otto di sera, la campagna fu completamente immersa nel buio i due scesero in casa come aveva detto loro la padrona di casa.
Per una scaletta arrivarono al piano della stalla, poi, attraverso una porta si ritrovarono nell’abitazione di Anna. Un letto matrimoniale di legno massiccio era l’unico mobile all’interno della stanzetta intonacata di bianco. Alla parete solo un quadretto religioso e in terra una bacinella bianca, di ceramica.
– Permesso’ – osarono balbettare
– Prego, prego!… Venite, da questa parte, accomodatevi
Cercando di seguire la voce della donna aprirono una porticina senza serratura e si trovarono in cucina
Nella sala una stufa a legna emanava un calore confortevole. Erano giorni gelidi, anche se il fienile non raggiungeva mai temperature troppo basse, data la vicinanza con la stalla e con il calore animale delle vacche.
– Ricordatevi di prendere una coperta, dopo. Per la notte.
La donna servì loro un piatto di minestra fumante, che i due mangiarono velocemente. Poi un bicchiere di vino, una fetta di salame.
Intanto si guardavano intorno, e specialmente, osservavano la loro benefattrice.
Era sui trent’anni, di media statura, leggermente in carne, i fianchi larghi senza essere grassa. I capelli, legati con un foulard di stoffa grezza, erano mossi, castani lucenti. E sul suo viso, sopra due labbra gonfie e carnose, stavano due occhi penetranti, vivaci.
– Sentivamo delle voci di bambini, prima. I suoi figli?
– Si, i miei bambini ‘ rispose Anna, sorridendo ‘ Cinque: di sei, quattro, tre , due anni e la più piccola, di 8 mesi!
– Caspita ‘ esclamò Jonny ‘ Cinque figli! Deve essere dura!
– Ora sono a letto. Preferisco che non vi vedano’ Non vorrei che, senza volerlo’
– Certo, ha fatto bene!.. ‘ rispose il più anziano – Ma toglieremo presto il disturbo, solo il tempo di lasciare che le acque si calmino, poi’
– No ‘ li interruppe Anna ‘ Non preoccupatevi di questo. Non date alcun disturbo, state tranquilli. Ora, però’ vi dispiace se allatto la piccola? ‘ domandò alzandosi in piedi.
I due uomini si guardarono’ – Se vuole che usciamo, signora’
– Figuratevi! Non sono più una bambina e pure voi’ Credo che riusciate a vedere una donna allattare senza farvi strani pensieri, no?
Non attese risposta. Uscì da una porta e dopo poco ritornò con un fagottino in braccio.
Si sedette al tavolo, davanti alla stufa.
– Questa è Agnese, la più piccola.
Poi si sbottonò la camicetta e fece fuoriuscire un seno abbondante e morbido.
Piter, più anziano, fece finta di guardare da un’altra parte, ma Jonny, che a quell’età era sempre eccitato, non riuscì a staccare lo sguardo da quella visione.
Anna aveva un seno meraviglioso. Rotondo, morbido, invitante. Di un rosa candido, le vene azzurre in evidenza, che nell’aureola diventava violaceo, fino a culminare in un capezzolo grosso e rugoso.
Vi appoggiò la bocca della figliola, che subito riconobbe il biberon ed iniziò a succhiare il latte.
– .. E suo marito? ‘ chiese Piter, dopo un po di silenzio
La donna non rispose sulle prime e il partigiano si sentì in imbarazzo.
– Le chiedo scusa, forse non sono fatti nostri’
– No, figuratevi! ‘ fece Anna, sorridendo ‘ Mio marito è al fronte in questo momento. Ormai è un anno che non ci vediamo. L’ultima non l’ha neppure mai vista! ‘ e indicò con lo sguardo la figlioletta.
L’uomo si sedette di nuovo al tavolo.
– Deve essere dura per una donna’ solo’ con cinque figli’
La donna attese nuovamente un attimo prima di rispondere:
– C’è mia madre, che abita poco lontano, che mi da una mano’ I miei fratelli’ Però’ – e rivolse lo sguardo a Piter ‘ Però a volte è dura, si. Specie la sera’ quando si deve andare a letto’
Il suo sorriso, ora, era a dir poco misterioso. I due uomini non capivano bene ciò che intendesse dire’ Tuttavia la vena di malinconia nella sua voce contrastava con la luce che le brillava negli occhi. I due uomini si guardarono. Soprattutto il più giovane, Jonny, a quelle parole si ringalluzzì ulteriormente. Come se la vista di quel seno non l’avesse già abbastanza eccitato.
– Comunque ‘ riprese la donna ‘ Anche per voi soldati non deve essere facile’
– Bè’ No’ A volte, il pensiero di chi abbiamo lasciato a casa ci uccide’
– Anche mio marito è così’ E in quelle poche licenze che ha avuto è subito corso a casa, da me’ Un figlio per ogni licenza! ‘ e la sua risata cristallina risuonò nella stanzetta.
A queste parole l’atmosfera generale si fece più leggera. Anche Piter e Jonny si misero a ridere.
– Voi siete sposati?
– Si ‘ iniziò il più vecchio ‘ Ho una moglie a Massa e due figli piccoli.
– E tu? ‘ chiese la donna al più giovane ‘ Una ragazza ce l’hai?
– Qualcuna’ – azzardò Johnny, con la spacconeria dei suoi vent’anni
– Addirittura! ‘ esclamò ironica Anna
Jonny arrossì.
– Bè ‘ osservò Piter ‘ Diciamo che qualche donna ce l’ha, ma non sono proprio sue’ Diciamo che sono piuttosto ‘di tutti”
A questa battuta risero tutti e tre.
Continuarono a parlare del più e del meno, fintantoché, da una pendola appoggiata al muro, suonarono le nove. La donna scostò la boccuccia della figlioletta dal seno e se lo risistemò nella camicetta.
– Ora a nanna ‘ disse alzandosi, diretta alla piccola, e la riportò nell’altra camera.
– Ora vi devo chiedere di salire di sopra ‘ disse Anna, una volta tornata in cucina, rivolta ai due partigiani ‘ Aspetto una visita da parte di mia madre’ Vi chiedo solo di non farvi sentire’ non vorrei che si spaventasse’
– Non si preoccupi, saremo silenziosi come una tomba. Vero Jonny?
E ringraziando umilmente la donna per quel pasto sostanzioso si alzarono in piedi e, usciti dalla porta che dava nella stalla salirono sul fienile.
Si sistemarono dietro un mucchio di fieno , sottovoce, iniziarono a parlare:
– Che donna! ‘ esclamò Jonny.
– Davvero! Cinque figli e ancora bellissima.
– Hai visto che tette? Mamma mia! Avrei voluto scostare la pupattola e mettermi io a succhiarle il latte!
Piter sorrise: – A chi lo dici!
In quell’istante sentirono il cane abbaiare nell’aia, la voce di Anna, poi una porta richiudersi.
Doveva essere la madre della loro ospite.
Il profumo della paglia inebriava l’aria del fienile. I due soldati, nel buio del sottotetto, continuarono a parlare ancora per un paio di minuti, poi si diedero la buonanotte e si allungarono su quel morbido e profumato materasso.

Dovevano essere passati una quindicina di minuti, Piter s’era addormentato immediatamente, quando si sentì tirare per il braccio.
Si sollevò di scatto, e subito s’accorse che era Jonny a toccarlo:
– Che c’è? Mi hai fatto prendere un colpo!
– Ascolta ‘ rispose sottovoce il compagno.
Piter fece silenzio e si voltò di lato come per permettere all’orecchio di captare tutti i rumori.
Da sotto, nell’abitazione di Anna, provenivano strani rumori’ come di colpi contro il muro ripetuti ritmicamente’
– Che succede qua sotto? ‘ chiese al collega
– Altro che la mamma’ La nostra padrona di casa se la sta spassando con un uomo!
– Non ci credo!
Piter aguzzò ancora una volta l’udito e in quel momento sentì dei gemiti. Era Anna:
– Si, si, così! ‘ ripeteva con voce rotta ‘ Ancora!
Jonny se la rideva come un matto: – Sentila come gode! Hai capito la mammina! Nell’attesa di una licenza del marito’
I due si guardarono.
Dopo settimane passate sui monti, i gemiti di quei due, li sotto i loro piedi, svegliarono in loro tutte le pulsioni represse. Da quanto non scopavano?
Piter aveva rivisto sua moglie un mese prima, e da allora non era stato con nessun’altra donna.
Jonny, che a quell’età non pensava ad altro, era stato con una puttana la sera prima di salire sui monti con il suo squadrone, ma anche li erano ormai passati quasi quindici giorni’
Senza bisogno di parlare si alzarono entrambi in piedi e lentamente si avvicinarono alla scaletta. Passo dopo passo, gradino dopo gradino scesero in silenzio al piano terra.
I gemiti ora si sentivano benissimo. Ora anche i grugniti dell’uomo si potevano udire distintamente. E la voce di Anna, poco prima cristallina e limpida, ora rotta dall’affanno’
Lentamente, coperti dal rumore delle bestie che popolavano la stalla si avvicinarono alla porta in legno. Per un puro caso era socchiusa.
Piter allungò il viso verso quello spiraglio e rimase a bocca aperta.
Illuminata da un candeliere a tre luci appoggiato in terra, Anna, di schiena, stava cavalcando sul suo amante. I suoi fianchi larghi senza essere grassa’ la sua schiena tesa, ricoperta, in alto, da una chioma scomposta, castano scuro’ I coglioni dell’uomo sotto le natiche di lei’ A tratti il suo cazzo che, come una spada scivolava nel corpo di quella femmina bollente!
– Così, così ‘ diceva l’uomo ‘ Troia!
Nel frattempo, anche Jonny si era avvicinato allo spiraglio di luce, coricandosi in basso, sotto il compagno. Quella visione lo eccitò immediatamente. Senza aspettare un attimo si sbottonò i pantaloni e sfilatosi il pisello già turgido iniziò a masturbarsi.
Piter gli rivolse uno sguardo severo, ma non ebbe il coraggio di andarsene. Quella donna lo attraeva immensamente.
Intanto Anna gemeva sempre più intensamente. Si capiva che stava godendo, ma per non fare troppo rumore stringeva i denti e dalle sue labbra uscivano mugolii sofferti.
– Mettiti a pecora, ora ‘ disse d’un tratto l’uomo
La scena cambiò velocemente. Anna, senza aprire bocca, si sfilò da quella spada di carne e si mise a quattro zampe sul materasso. L’uomo, una volta alzatosi, si posizionò dietro di lei e, inginocchiato su di una gamba, si prese in mano il cazzo.
I due guardoni potevano vedere tutta la scena dalle loro spalle. L’uomo era enorme, grande e grosso, sovrappeso. Avrà avuto cinquant’anni.
– Lo vuoi un po nel culo, Anna? ‘ chiese ironico alla sua donna ‘ Lo so che ti piace!
– Sei un porco ‘ fu la sua risposta. Ma nella sua voce non c’era alcuna riserva. Erano le parole di una donna che si compiace dentro di se di ciò che le spetta di li a poco’
– E tu sei una troia! – L’uomo sputò un grumo di saliva sul buco del culo della amante, poi glielo massaggiò con cura – Se quel cornuto di tuo marito sapesse che lo prendi tanto volentieri nel culo ora non avreste tutti questi marmocchi! ‘ e scoppiò in una sonora risata.
Poi, afferratosi il pisello lo puntò contro il bocciolo di carne di Anna. Si appoggiò leggermente. La donna sospirò trattenendo faticosamente un gemito.
– Ahh ‘ grugnì l’uomo soffusamente. Doveva essere dentro. Il suo cazzo aveva sfondato quella barriera di carne. Le era entrato nel culo
Piter e Jonny si guardarono. Il più giovane se lo menava velocemente. Quella scena lo faceva impazzire.
Dalla loro posizione potevano vedere tutto. Le palle dell’uomo, molli e allungate verso il basso, iniziarono presto a muoversi ritmicamente.. sempre più veloce. E ad ogni affondo il letto si scuoteva, scivolando contro il muro.
Visto da dietro, così, il culo di Anna era perfetto. Bello pieno, morbido, la fica aperta sotto i coglioni penzolanti dell’uomo. E ad ogni colpo il rumore delle palle che sbatteva sulla passera di lei: clap, clap’ e lei, ad ogni botta si lasciava scappare un mugolio. Mugolii che pian piano si trasformarono in gemiti.
Si allungò una mano da sotto, fino alla figa fradicia ed iniziò a stropicciarsela con forza. I movimenti delle dita erano scomposti, elettrici. Disturbati dai colpi dell’uomo che se la sbatteva senza pietà.
D’un tratto la sentirono ansimare e i gemiti trasformarsi in urla trattenute e soffocate. Stava venendo.
Quella scena fece impazzire il povero Jonny che, senza alcuno sforzo, se ne venne nelle mani, spruzzando bianca crema lattiginosa sul pavimento. Quanta ne aveva!
Intanto Anna, sopraffatta dall’orgasmo crollò sotto il peso dell’uomo che, anche lui, finalmente sfilò il suo bestione dal culo della donna e, ruggendo come una belva, le spruzzò sulla schiena. Il respiro affannoso di Anna fu sommerso da quello dell’uomo che, una volta venuto, cadde come un peso morto sul materasso, a testa in giù e lì rimasero entrambi a riprendersi dallo sforzo affrontato.
Piter, pur essendo assai eccitato, riuscì a dominare la voglia di masturbarsi. Con un gesto impercettibile sollevò il giovane compagno che a mala pena si reggeva sulle gambe, tanto era frastornato da quella scena e dall’orgasmo appena passato. Poi, silenziosamente, i due salirono le scale e tornarono a nascondersi nel fieno.
Il giovincello, senza più forze, si addormentò immediatamente come un sasso.
Solo Piter, che non aveva potuto svuotarsi da tanta eccitazione, aveva difficoltà ad addormentarsi e, coricato a pancia in su, non riusciva a togliersi dagli occhi quelle immagini.
La schiena di quella donna, i suoi capelli mossi dalla passione’ E poi quel culo! Quella figa umida!
Quanto avrebbe voluto scendere da lei e farla sua!
Ma non era possibile, almeno per ora’
Ma il domani, forse, avrebbe portato qualche cambiamento.

FINE PRIMA PARTE

Carissimi lettori, se questo racconto vi ha eccitati, turbati, emozionati, se volete contattarci per comunicarci il vostro parere, per muoverci delle critiche o, perchè no, degli insulti,
l’indirizzo mail di Polipessa è polipessa@live.it
e l’indirizzo di Giulia1937 è donnadaltritempi@hormail.it
A presto

L’indomani mattina i due partigiani furono svegliati all’alba da un rumore proveniente dal piano di sotto. Non ebbero neppure il tempo di spaventarsi perché immediatamente udirono la dolce voce di Anna che, rivolta alle vacche della stalla, le incoraggiava ad avvicinarsi per la mungitura.

-”””” Buongiorno ‘ le disse Piter, scendendo la scaletta

-”””” Buongiorno dormiglioni!

-”””” Che ora è?

-”””” Son suonate da poco le otto’ -‘ e si avvicinò alla scala, asciugandosi il sudore con un panno – E’ un’ora che sono sveglia.. Con tutti quei bambini!…

Piter la osservò attentamente.

Quanto era bella! E così fresca, così tenera!

Nonostante si sforzasse, Piter non riusciva a togliersi di dosso l’immagine della notte precedente. Quella schiena bellissima, quel culo rotondo’ Quell’uomo che la trattava da puttana!…

-”””” Buondì – Jonny si avvicinò anch’egli alla donna ‘ Munge le vacche?

-”””” Ci stavo provando’ – e così dicendo si allontanò per andare a sedersi di fianco alle mammelle piene di latt, coperta al loro sguardo da un piccolo muretto.

-”””” Come è andata ieri sera? ‘ chiese con tono da sempliciotto il più giovane

Piter, di tutta risposta si voltò allarmato verso il ragazzo e lo strattonò per un braccio, ma per non dare nell’occhio con la donna aggiunse immediatamente: – E’ venuta sua madre a trovarla?

Anna, che non aveva risposto nulla di tutta prima, disse ‘ Si, è arrivata poco dopo che ci siamo lasciati’

Poi, uscendo allo scoperto con il secchio di latte in mano aggiunse: – Non vi immaginate quanto mi abbia fatto piacere! Era un po che non ci vedevamo’

-”””” Posso immaginare ‘ rispose Jonny, con al spudoratezza dei vent’anni ‘ Non ha idea di quanto avremmo voglia anche noi di rivedere nostra madre!

La donna accennò un leggero sorriso al ragazzo, poi il suo sguardo enigmatico si posò su Piter.

Due occhi incredibilmente enigmatico. Allusivo, si sarebbe detto, ma quale allusione nascondevano?

Piter se lo domandava ancora alcune ore dopo, quando, insieme al compagno, dava una mano alla padrona di casa a spostare della legna.

Seduta su di un ceppo, la donna stava allattando la piccola quando, inavvertitamente, anche l’altro seno le scivolò fuori dalla camicetta.

Jonny, imbarazzato, fece finta di nulla; Piter, appoggiato al muro, incrociò lo sguardo della donna e ne fu nuovamente rapito. Era uno sguardo voluttuoso, carico di promesse e di oscuri disegni.

Con un gesto lento e studiato la donna sollevò il seno indicreto con una mano, accarezzò lievemente il capezzolo turgido e lo nascose sotto la vestaglia, ma non prima di aver accennato un sorriso in direzione della sua preda.

Passarono le ore.

Arrivò l’ora di cena e se Jonny, affamato come un lupo, non la smetteva di parlare e di fare allusioni malamente velate riguardo alla notte passata, Piter non aprì quasi bocca.

Si limitava a mangiare quel poco che non se la sentiva di rifiutare, e a fissare la padrona di casa.

Anche a quest’ultima non interessavano granché i discorsi del giovane partigiano.. sorrideva’ sembrava assorta nei suoi pensieri’ Ma una luce intelligente brillava nei suoi occhi.

Quando verso mezzanotte Piter aprì la porta della camera’ se la ritrovò coricata sul letto, a gambe larghe con le ginocchia leggermente sollevate e con addosso solo una camicetta sollevata fino alla vita. La mano allungata sulla vulva lucida di umori.

Aveva aspettato nel buio finchè non aveva capito che il suo compagno dormiva. Poi, silenziosamente, era sceso di sotto e attratto dal bagliore proveniente dallo spiraglio della porta si era avvicinato’

-”””” Ti aspettavo.

Anna doveva essere senz’altro sincera. La sua voce era calma, e i suoi lineamenti quieti. L’ entrata dell’uomo non l’aveva affatto sorpresa, anzi: sembrava addirittura rilassata, quasi avesse temuto che la situazione non si avverasse.

Solo i suoi occhi guardavano con rapacità il partigiano, fermo sulla porta.

Occhi color nocciola, ardenti di passione.

L’uomo rimase ancora un attimo immobile, lo sguardo fiero, ad osservare quel pezzo di donna appoggiata mollemente sul copriletto frusto, poi finalmente si mosse verso di lei.

Con un movimento sicuro e rapido si sfilò la camicia di dosso e rimase a dorso nudo.

Il suo corpo era muscoloso, ancora leggermente abbronzato dalle fatiche estive.

Si chinò tra le sue cosce, prendendogliele tra le mani possenti e con calma immerse il viso in quelle carni profumate.

Da quanto non assaporava quel profumo? Da quanto i suoi occhi non vedevano’.?

La mano della donna si sollevò sul suo capo e esercitando una leggera pressione spinsero il volto dell’uomo verso il basso.

Il contatto delle sue labbra con l’umidità dolciastra dei quella fica spalancata gli vece salire il sangue al cervello. Improvvisamente, quel sapore risvegliò in lui l’animo animale, reminescenza dell’epoca preistorica’ in cui gli uomini non erano altro che bestie.

La sua lingua si impossessò di quelle labbra, di quel clitoride. La sua saliva si mischiò a quegli umori colando verso il basso. La pelle delicata e sensibile, sotto i suoi denti, fremeva per i brividi.

Quanto aveva desiderato quel momento! Neppure se ne era reso conto!

Anna, che da tempo non aveva avuto occasione di confrontarsi con un amante tanto caloroso, fu subito aggredita da una scarica di piacere. Non ancora l’orgasmo, ma una sensazione intensa, forte, che dall’intimo le si scaricò nella pancia e poi su, verso il seno.

Iniziò a massaggiarselo, da sopra la vestaglia e contemporaneamente divaricò ulteriormente le cosce, schiudendo a Piter tutto ciò che aveva da offrirgli.

E l’uomo sembrava non averne mai abbastanza. Non era mai sazio di quel sapore.

Ma d’un tratto si sollevò, il posto della lingua fu preso dalle sue dita tozze e la sua bocca salì fino a schiudersi in un bacio appassionato sulle labbra tumide di Anna.

Anna non era abituata a sentire quel sapore così intimo nella sua bocca; dopo suo marito nessun altro uomo le aveva mai leccato la fica. Ma quel sapore non le dispiacque affatto. Tutt’altro, non fece altro che aumentare la sua eccitazione.

Allora si sollevò un poco e aiutata da Piter si sfilò la camicetta.

Il suo seno, come già l’uomo aveva avuto modo di vedere la sera prima, mentre allattava, era un amore. Due bocce arrotondate, piene e morbide. I capezzoli lievemente arrossati dalle poppate, allungati, turgidi.

Una mano dell’uomo vi si posò sotto, sollevandoglieli leggermente e gustandosi la loro consistenza.

La donna sorrise per questo tacito apprezzamento, poi si chinò verso l’uomo; le sue mani armeggiarono con la cintura, con alcuni bottoni. Finalmente, aiutata anche dall’uomo, riuscì ad abbassargli la cinta, ancora le mutande’

Piter si sollevò leggermente e il suo cazzo ancora morbido ciondolò verso il basso, sopra due coglioni gonfi avvolti da un manto scuro.

Anna adorava il cazzo.

Tutti credono che le donne provino meno interesse verso il sesso rispetto agli uomini. Tutto falso. Anna ne era la riprova. Adorava il sesso e adorava la consapevolezza di saper far godere un uomo.

In quell’istante, di fronte a quel caldo pezzo di carne, il suo unico interesse era quello di portarlo alle massime vette del piacere.

Con mano esperta impugnò quel cazzo, proprio al di sotto della cappella. Era tozzo, la pelle del prepuzio carnosa, spessa, scura. L’abbassò lentamente, per scoprire una cappella lucida ma ancora morbida. Come se stesse mungendo una delle vacche incominciò a scappellarglielo in maniera robusta, dall’alto verso il basso.

E intanto lo fissava. E nell’uomo la passione cresceva secondo dopo secondo, e nelle mani di Anna quel cazzo si faceva sempre più duro. Poteva sentire le vene pulsare nel suo pugno. Ma non rallentava il movimento. E se il palo si incurvava, lei si ostinava a continuare il movimento in su e in giù. La cappella era ora gonfia come una boccia e lucida come una mela.

Capì che così poteva bastare.

Senza smettere di fissare il suo amante negli occhi abbassò leggermente il capo e una volta schiuse le labbra si fece scivolare all’interno quel cazzo pulsante.

L’uomo godette di quella sensazione di caldo accogliente, della morbidezza della lingua.

Appoggiò una mano sul capo della donna ma senza esercitarvi alcuna pressione.

Si limitò ad incastrare le sue dita tra i suoi capelli scomposti e a seguire i movimenti del capo.

Avanti e indietro, e ad ogni spostamento, una fitta di piacere gli si irradiava nel corpo a partire dal basso ventre.

Anna, con lentezza,’ scivolava con le labbra lungo tutta l’asta, arrivando ad inghiottire quel cazzo quasi nella sua interezza. Arrivava fino a sentire i peli pubici solleticarle le labbra, poi era costretta a fermarsi e a tornare indietro, risucchiando con gusto quella pelle arrossata e sciogliendosi in saliva. Sapeva che quei movimenti non avrebbero fatto altro che esasperare il suo amante. E intanto si godeva quel sapore acre, forte.. maschio! che le si dilagava nelle fauci.

Ancora un ultima succhiata, un ultimo schiocco’ L’uomo, caricato al limite da tanta voluttà, allontanò il viso della donna dal suo bacino, la fece distendere supina sul letto e le scivolò sopra.

Aveva un seno stupendo. In quella posizione era ancor più bello.

– Non mi venire dentro – sussurrò

Piter non rispose. Non ebbe neppure bisogno di indirizzare il suo membro verso la fessura. Questa era talmente umida che quel treno le spalancò le porte senza alcuna difficoltà e le penetrò all’interno, fino in fondo.

A quel punto la donna serrò gli occhi e l’uomo inarcò la schiena. Senza fiatare, rimasero immobili per alcuni secondi, gustando il piacere di quegli istanti.

Poi lui lentamente iniziò a muoversi e lei sollevò le gambe verso l’alto e le avvolse attorno alla sua schiena possente. In quel modo poteva percepire al meglio la stazza del suo uomo e la profondità degli affondi.

Continuarono in quella posizione per alcuni minuti, alternando spinte veloci a momenti di penetrazione più lenta, poi lui si sfilò. Il suo cazzo fradicio di umori colpì l’attenzione della donna, che da un po non provava un’ emozione così forte nello stare con un uomo.

Senza aprire bocca si voltò e, inginocchiata sul copriletto si mise a pecorina.

Piter rimase un attimo immobile, ad ammirare quel culo largo e tonico. Il solco tra le natiche, l’obra scura che, in alto, segnalava il buco del culo.

Si avvicinò lentamente. Con le mani scostò leggermente i due cuscini morbidi e perfettamente rotondi scoprendo alla luce delle candele quel bocciolo carnoso che la sera precedente era stato dominio di quel barbaro.

Esalava un odore di carne sudata, calda. Tutt’altro che spiacevole. Afrodisiaco, per quell’uomo, che vi abbassò immediatamente la bocca incominciando a baciarlo. A leccarlo. La sua lingua premeva contro quel picciuolo carnoso, contornato da alcuni radi peli.

Anna, con la testa verso il basso, allungò una mano sotto di sé e iniziò a massaggiarsi il clitoride.

-”””” Infilamelo nel culo ‘ chiese, con un filo di voce

L’uomo non rispose, si scostò leggermente e iniziò a massaggiare il buchetto con le dita, dopo averle inzuppate nella fica fradicia della donna.

-”””” Dai, scopami nel culo ‘ isistette lei

Anna era una donna passionale. Ma più di tutto godeva nel veder godere il suo uomo. Agli uomini piace il mio bel culo ‘ pensava ‘ E quando sono piantati li dentro diventano come dei bimbi’ indifesi. Credono di possedere, ma in realtà chi dei due comanda in quel momento? Loro lo piantano, ma sono io a permetterglielo’E come vengono, dopo!’

Il sesso anale, peraltro, aveva anche altri vantaggi’ Primo fra tutti non faceva nascere altri figli, quindi’

-”””” Ti prego, infilamelo dentro’ tutto!

Ormai il culetto di Anna era pronto. Con le dita, prima una, poi due era riuscito a dilatarglielo leggermente. Non aveva incontrato molta resistenza, ma era pur sempre un muscolo difficile da adattare’

L’uomo fece colare un po di saliva sul buchetto, poi si inumidì anche la cappella.

Anna si sollevò leggermente e con una mano sulle natiche cercò di dilatare un poco il buco del culo.

Quando sentì la carne di lui appoggiarvisi sopra strinse i denti. Sapeva che il momento dell’entrata è il più difficile. Come sempre, cercò di distendere i muscoli, respirare con calma.

Un gemito le sfuggì quando la cappella sforzo la barriera dello sfintere per essere subito inghiottita nelle sue budella.

Ora era tutto fermo.

Cercò di abituarsi a quella presenza.

Iniziò a muoversi leggermente, al che Piter appoggiò le sue mani sui fianchi largi dell’amante.

Finalmente Anna si mise a muoversi con maggior scioltezza e questo incoraggiò il partigiano. Afferratala saldamente, incominciò a scivolarle nelle budella, sempre più in profondità, sempre più velocemente.

Anna respirava affannosamente, e ad ogni affondo dalla gola le sfuggiva un gemito. Pian piano anche il letto iniziò a scricchiolare al ritmo della loro danza. E più si andava avanti più il rumore era forte.

Piter, dal canto suo, godeva di quella strettezza. None ra abituato al sesso anale, ma la cosa lo aveva sempre eccitato. Solo altre due volte lo aveva provato con delle puttane da bordello, ma mai lo aveva fatto con una donna che non fosse del mestiere.

Anna, invece, sembrava provare piacere in questa penetrazione.

Le sue tette sbattevano tra di loro, scosse dai colpi dell’uomo da dietro.

La sua mano, invece, subito si era riposizionata sul clitoride e man mano che la penetrazione continuava i suoi movimenti si facevano più bruschi, più grezzi’

Intanto Piter, con i suoi affondi era arrivato a riempire quelle viscere fino in fondo. Ora arrivava a premere con i coglioni contro la fica della donna e a volte le sue dita gliele sfioravano.

Si fermò un attimo.

Quel calibro conficcato nel culo fino alla radice lasciò ad Anna un senso di pienezza che la fece impazzire. Il bruciore che sentiva aumentare era, tuttavia, coperto dal calore anestetizzante che si diffondeva da quel corpo estraneo e pulsante.

La mano di Anna lavorò ancora alcuni istanti sulle labbra fradice e sul clitoride, poi Piter la sentì tremare, il respiro farsi affannoso, infine stringere le natiche e strizzargli il cazzo’

Anna stava venendo.

Per non fare troppo rumore morsicò le lenzuola, ma dalla sua gola saliva un rantolo sofferto. Il piacere , come una scarica elettrica si diramò dal clitoride e si irradiò al ventre, al seno, alla colonna vertebrale.

La presenza, poi, di quel pezzo di carne bollente nel culo non faceva che ampliare quell’orgasmo e quando Piter, sopraffatto da quella stretta e in vista dell’orgasmo , si rimise’ in movimento, Anna sentì mancargli le forze e si lasciò andare verso il basso stremata.

Il rilassamento del buco del culo non fermò Piter che sentiva di essere prossimo all’orgasmo. Accellerò, anzi, le spinte, approfittando anche della passività di Anna e, dopo pochi secondi iniziò a godere.

La sborra schizzò nelle budella della donna. Ad ogni affondo una nuova colata. I coglioni, arrossati e penzoloni, gli procuravano dolore, tanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva eiaculato… Ma nonostante tutto , come un toro alla monta, non arrestava le spinte. Voleva svuotare nelle viscere di Anna tutto il suo seme!
Questa, non più in preda alle fitte di piacere, poteva sentire dentro di se colare quella gelatina lattiginosa’ anche il cazzo di Piter, ora, le scivolava più facilmente all’interno, tutto unto di sperma com’era.

Poi lo sentì accasciarsi dietro di lei. Sfilarsi mollemente dal buco del culo e rotolarsi di lato.

Anna fu rapidissima a portarsi un dito all’imbocco dell’ano, per impedire alla sborra di colarle nella vulva.

Sempre tenendo premuto, si rovesciò sul pavimento dove, a cavalcioni di una piccola bacinella, lasciò libero sfogo allo sperma, il quale colò verso il basso in una lunga scia marroncina.

Quando tutto fu fuoriuscito, la donna prese uno straccio che teneva lì vicino e si asciugò alla bene e meglio.

Lo utilizzò anche per asciugare il pisello di Piter, flaccido sulla sua pancia e leggermente sporco.

Poi lo getto in un angolo della stanza e si coricò nella metà del letto lasciata libera.

Passarono pochi minuti. Piter sentì quasi immediatamente il respiro della donna farsi pesante. Capì che si era addormentata.

Allora si rivestì alla veloce, senza far rumore e, dopo aver spento le candele che ardevano ancora in fondo al candelabro uscì da dove era arrivato e si avviò verso il fienile.

Il percorso era immerso nel buio.

Se solo vi fosse stata un poco di luce avrebbe senz’altro notato la pozza lattiginosa che luccicava sul pavimento, proprio dietro la porta.

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A presto, vi attendiamo numerosi come sempre.

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