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Racconti Erotici Etero

Vento d’estate

By 19 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Vento d’estate

Come ogni anno, fin da quando ero ancora piccolissimo, i miei si
recavamo ai primi di Giugno nella nostra casa di campagna per
trascorrere il periodo estivo.
La casa in questione, che parecchi anni addietro era una fattoria
agricola, la ereditammo alla morte di uno zio.
Mio padre la fece successivamente ristrutturare e dotare di ogni
comfort moderno ed ora &egrave possibile abitarci senza dover rimpiangere
le comodità alle quali siamo abituati in città.
E’ situata in una zona collinare coltivata principalmente a vigneti
ed &egrave posta in posizione strategica proprio sulla sommità di una
collinetta da dove si possono dominare tutte le vallate circostanti.
Quante ore ho passato, da ragazzo, seduto davanti alla finestra della
mia cameretta, a guardare il faticoso lavoro dei contadini e
l’affannarsi delle massaie ad accudire i vari animali da cortile.
Le vedevo tenere a bada marmocchi dispettosi e piagnucolanti e svolgere
nello stesso tempo le più svariate attività domestiche.
Ancora adesso che son cresciuto, nonostante siano passati diversi anni, mi
piace passare parecchio tempo seduto a rimirare il paesaggio.
Immerso nei miei ricordi ripenso alle scene di un tempo, scene
che ora non ho più la possibilità di rivedere perch&egrave ormai i contadini
non ci sono più, rimangono solo i vigneti che però vengono curati da
vignaioli che giungono, per brevi periodi, da altre zone.
Di tutta la vita che ferveva attorno e che ancora ho viva nei miei
ricordi non &egrave rimasto nulla, le case coloniche sono state abbandonate e
sono quasi tutte tristemente ridotte a miseri ruderi.
Rimane ancora attivo un piccolo convento di monache, che sorge
sulla cima di un’altra collinetta, a qualche centinaio di metri sulla destra
della mia casa.
Dopo tanti anni comincio a sentire il peso di quello che per me non &egrave più
un luogo di villeggiatura, ma solo un eremo soffocante e noioso per la
monotonia della vita che vi si può condurre.
A diciannove anni suonati non mi &egrave più possibile accettare di trascorrere
l’estate da eremita, senza nessun coetaneo col quale dividere le mie ore
e potermi divertire.
Anche a me piacerebbe passare qualche settimana al mare, nei posti
dove vanno a divertirsi i miei amici, conoscere ragazze con le quali
andare in discoteca e magari fare anche un po’ di sesso.
Invece nulla di tutto questo, per motivi economici sono costretto a
seguire i miei genitori in questo posto orribile e crepare d’invidia
pensando ai ragazzi della mia età che se la stanno spassando sulle
spiagge della Romagna o della Versilia.
Sono torturato da questi cupi pensieri, che lentamente mi stanno portanto
ad una pericolosa depressione, quando la mia attenzione &egrave attirata dal
passaggio di alcune donne.
In gruppo stanno passeggiando, a qualche centinaio di metri, sul prato
in fondo alla piccola valle che domino dalla finestra della mia camera.
Per mia natura non sono curioso, ma quello che vedo &egrave l’unico
movimento di vita di tutta la zona e mi metto quindi ad osservare con
una certa attenzione l’avvenimento.
Prendo il binocolo e mi apposto alla finestra mettendomi comodo
in osservazione.
Che delusione! Sono solo una decina di ragazzotte che giocano
controllate da una monaca, probabilmente vengono dal vicino convento
e poich&egrave sono l’unica forma di vita che rompe la mia monotonia
continuo ad osservarle.
Anche la monaca gioca con loro e anche questo aiuta a far aumentare
dentro di me il nervosismo che mi procura l’osservare l’infantilità dei
loro giochi.
Ma come &egrave possibile alla loro età fare ancora cose così stupide, come
rincorrersi o lanciarsi cerchietti con due bacchette di legno?
Giudico che avranno al massimo un paio d’anni meno di me e mi fa
rabbia vedere come sprechino il loro tempo.
D’altra parte io stesso non sto sprecando il mio in maniera ancora
peggiore?
Sommerso da tutti questi pensieri, continuo ad osservarle seguendo
i loro movimenti col cannocchiale.
Ora si sono sedute sull’erba dividendosi in un paio di gruppetti, chissà
cosa si stanno raccontando?
Voleranno forse anche loro sulle ali della fantasia come facciamo
noi ragazzi quando ci raccontiamo chimeriche avventure o impossibili
desideri?
Forse anche quelle ragazze si comportano allo stesso modo.
La monaca nel frattempo ha preso sottobraccio una di loro e noto
che le parla con aria confidenziale mentre passeggiano.
Quale sarà mai l’argomento della loro conversazione?
Le altre ragazze continuano intanto i loro giochi ruzzolando nell’erba
e a volte mi giunge all’orecchio, come un rintocco argentino di campana,
l’eco delle loro grida che non fa altro che accrescere la mia rabbia per
l’invidia della loro felicità.
Sì le invidio, perch&egrave loro almeno possono scambiarsi le proprie idee e
fantasie mentre io mi sento frustrato nella mia solitudine.
Interrompo le mie congetture perch&egrave non vedo più la monaca e la ragazza
con la quale stava passeggiando, dove sono finite?
Attraverso il binocolo faccio scorrere lo sguardo su tutto il prato,
ma non ne vedo traccia.
Mi dimentico di loro e dedico tutta la mia attenzione alle altre ragazze.
Cerco di capire se sono carine, ma sono troppo lontane per poterlo
valutare.
Ahh… guarda quella che si &egrave seduta come tiene le gambe aperte!
Quando mi sembra di scorgere la riga bianca delle sue mutandine,
mi si accelera il ritmo cardiaco ed ho un principio di erezione.
Sono proprio conciato male se mi sto eccitando per così poco, ma
in questo mare di niente nel quale mi trovo immerso, il fatto assume
ai miei occhi una certa importanza.
Scruto e frugo le sue intimità sperando che si scosci ancora di più.
A questo punto parto con la fantasia e mi immagino di accarezzare
quelle tenere cosce, di arrivare con le dita fino alla fica, chissà se ha
già provato a fare all’amore o se &egrave ancora vergine.
Assorto nelle mie fantasticherie perdo la cognizione del tempo, ma ne
deve essere passato parecchio quando vedo riapparire alla vista la
monaca con l’altra ragazza.
Stanno uscendo dal bosco di noccioli che delimita il lato più basso
del prato e mi viene uno strano, morboso prurito dettato dalla
curiosità.
Che ci sono andatea fare nel boschetto da sole? A fare la pipì?
No, non credo, ci sono rimaste troppo a lungo.
Che siano andate allora a lesbicare?
L’idea mi piace di più e mi solletica la mente, anche perch&egrave suffragata
dai ricordi di vecchie dicerie di paese, di come una volta si divertivano
e passavano il loro tempo le monache del convento.
Mi piace convincermi che i miei dubbi possano essere la verità.
Di lì a poco la comitiva se ne va e spinto da una bruciante curiosità
di sapere, esco di casa e mi precipito sul luogo dell’improbabile
rapporto lesbico per investigare e per cercare chissà quali tracce
lasciate dalle due donne.
Perlustro il boschetto in lungo e in largo, ma poi me ne devo tornare
a casa pieno di delusione per non aver trovato niente.
Il giorno dopo sono ancora alla finestra in febbrile attesa per vedere
se ricompaiono le ragazze e dopo un po’ le vedo giungere dalla stradina
che porta al convento.
Ripetono i giochi del giorno prima, ma oggi la mia attenzione &egrave
concentrata sulla monaca, non la perdo di vista un solo attimo e la mia
pazienza viene ricompensata.
Come ha fatto ieri, prende sottobraccio una delle ragazze e le vedo
scomparire nel boschetto.
Ancora mi richiedo: cosa ci andranno a fare?
La curiosità diventa insopportabile e sto friggendo per l’impazienza di sapere.
I minuti scorrono lenti, ne sono già passati una quindicina… ma non
escono più?
Quanto tempo rimangono là, nascoste al resto del gruppo!
Bisogna che sappia, devo scoprire quello che fanno.
Finalmente eccole! Sono rimaste appartate almeno venti minuti,
un po’ troppi per essere andate a fare pipì.
Devo mettere a punto un piano per scoprire se &egrave vero quello che
sospetto e l’idea mi viene facile, quanto improvvisa.
Il giorno successivo, con discreto anticipo sulla solita ora di arrivo
della comitiva, mi reco nel boschetto armato della mia telecamera e
perlustro la zona cercando di capire dove vanno ad appartarsi.
Credo e spero di aver localizzato il punto giusto.
Nei pressi di alcuni cespugli l’erba &egrave tutta calpestata, per cui mi
apposto nascondendomi dietro ad un arbusto in paziente attesa.
Il tempo sembra non passare mai, le ragazze sono già arrivate da
parecchio perch&egrave le sento ridere e scherzare, solo che non vedo
ancora apparire la monaca con la sua compagna.
L’impazienza nell’attesa mi procura un tale nervosismo che sento lo
stomaco bloccato.
Un fruscio di foglie smosse ed un leggero bisbigliare mi fanno
battere il cuore all’impazzata, finalmente eccole!
Stanno arrivando ed ora spero solo che si vadano a mettere dove
sono convinto siano già state nei giorni precedenti.
Le mie previsioni si rivelano esatte perch&egrave si appartano proprio lì.
Osservo i loro movimenti attraverso il mirino della telecamera che ho
messo in funzione, la suora non perde tempo, stringe fra le braccia
la ragazza e mentre la bacia dolcemente sul viso, le parla.
Nel silenzio del boschetto il sussurro della sua voce mi giunge
basso ma chiaro:
“Come sei bella Rita, mi piace tutto di te, i tuoi occhi, la tua bocca…
hai le labbra così piene e carnose che ho sempre voglia di morderle”.
Hai capito la monachella!
Continuo la teleripresa mentre la monaca bacia Rita sulle labbra
e a tratti riesco anche a vedere la sua lingua saettare nella bocca
della ragazza.
Anche la suora sembra ancora giovane e carina, ma non riesco a darle
un’età per via dell’abito monacale.
Le carezze si fanno sempre più intime e si toccano i seni a vicenda.
La suora sbottona la camicetta di Rita, le mette a nudo le mammelle
piccole e sode, le tiene con le mani a coppa e si china a suggerne
i capezzoli.
Li aspira rumorosamente con le labbra e sento lo schiocco rumoroso,
come quello di un bacio, ogniqualvolta le sfuggono dalla bocca.
Rita ansima mentre a sua volta si dà da fare col sottanone della
religiosa e finalmente riesce a raggiungerla fra le gambe inguainate da
calze scure sorrette da giarrettiere.
Sono arrapatissimo per lo spettacolo, chi se lo immaginava che una
monaca potesse essere così figa!
Interrompo i miei pensieri per continuare a riprendere le effusioni
delle due donne.
Rita ora le accarezza le cosce un po’ cicciose ma sode, la mano si
insinua fra le gambe e scivolando piano, piano raggiunge la fica.
Sono certo che le sta accarezzando la fica con le dita perch&egrave la suora
sta gemendo di piacere.
“Si, si… accarezzami, fammi godere, infilami dentro le dita… muovile
dolcemente…!”
Si lascia masturbare per un po’ e muove le anche per favorire il
piacevole massaggio, poi si sdraia nell’erba sollevandosi completamente
le vesti, attira la ragazza su di s&egrave e le sfila le mutandine.
Strettamente abbracciate si scambiano baci e carezze e i loro mugolii di
piacere mi portano ad una tale eccitazione che non riesco più a
trattenermi e a mia volta mi meno il cazzo freneticamente.
Chissà che schifo di registrazione sto facendo e guardo dove
collocare la telecamera per poter continuare le riprese e menarmi
l’uccello in santa pace.
La monaca intanto si &egrave fatta scosciare Rita sopra il viso ed ha iniziato a
baciarle voluttuosamente la fica.
Anche la ragazza si china fra le gambe della suora che ora gliele
spalanca completamente per agevolarla nel lavoro di bocca.
Una zummata col tele e davanti all’occhio della mia telecamera appare
in tutta la sua bellezza la vulva della suora che Rita ha cominciato a
percorrere con la punta della lingua.
E’ di colore bruno scuro con le piccole labbra sporgenti e carnose,
un vello folto e ricciuto ricopre tutto il pube.
Il cazzo mi sta scoppiando ed ha raggiunto una tale erezione che non
ricordo di averne mai avuta una simile, lo sento pulsare anelante
di poter partecipare attivamente al gioco, ma come fare?
Mentre continuo a riprendere le scene delle due donne in amore mi
masturbo lentamente con la voglia sempre più forte di poterlo infilare
in una qualunque delle due vagine e in un attimo sento il piacere
montarmi su dalle reni e gonfiarmi i testicoli.
Col corpo stressato da incessanti brividi smetto di masturbarmi e
stringo forte il cazzo con le dita per evitare di eiaculare.
A poco, a poco con una sensazione sgradevole, quasi di dolore,
sento scemare l’orgasmo e la mente si fa più lucida.
Suggestionato dalle effusioni amorose delle due donne, mi convinco
sempre più concretamente della possibilità di riuscire a partecipare
ai loro giochi.
Un’idea pazzesca mi &egrave venuta in mente lì per lì, la sento crescere
dentro di me e farsi sempre più insistente, ma ho anche una gran paura
delle possibili conseguenze per quello che avrei intenzione di fare.
Non posso dire di aver preso la decisione con lucidità e mi muovo
così, istintivamente!
Come spinto da una volontà che non sembra appartenermi, esco dal
mio riparo col cazzo turgido proteso in avanti e in bella evidenza.
Due grida soffocate di paura accolgono la mia entrata in scena.
La suora rovescia di fianco la ragazza mentre freneticamente cerca di
coprirsi.
Rosse in viso cercano di ricomporsi balbettando parole che non capisco,
sono così terrorizzate che non si sono nemmeno accorte della mia nudità,
ma solo della mia presenza.
Mi avvicino alla suora e le afferro una mammella ancora nuda, lei rapida
cerca di colpirmi in viso con la mano aperta mentre fa un passo indietro.
Il colpo va a vuoto e solo in quel momento si accorge del mio cazzo
tutto proteso verso di lei.
Con un grido soffocato afferra per un braccio la ragazza e cerca
di farle scudo col proprio corpo, mi guarda in viso e implora:
“La prego, non ci faccia del male…”
“Non ho nessuna intenzione di farvi del male, mi piacerebbe però
partecipare ai vostri giochi, far l’amore con voi…, vieni vicino senti
come &egrave duro il mio cazzo… prendilo in mano, prova a toccarlo…!”
“No, no! Non voglio! Per chi ci ha preso, non vede che sono una
religiosa?”
La ragazza intanto comincia a piangere e si strige alla suora con forza,
&egrave a questo punto che entra in azione la parte peggiore del mio piano:
il ricatto.
“Sei proprio una bella religiosa! Una suora porcella e lesbica!
Ho visto come ti piace giocare con lei… Rita, l’hai chiamata così vero?
Ti ho visto mentre le leccavi la fica e te la facevi leccare. Vi ho anche
filmato! Non pensi che ti convenga essere più condiscendente e far
contento anche me?
Saprò essere discreto e potremo divertirci tutti quanti senza che
nessuno lo venga a sapere, ma se non ci stai…”
Lascio volutamente la frase in sospeso per far sentire tutto il peso
della mia minaccia anche se, in cuor mio, so per certo che mai avrò il
coraggio di sputtanare pubblicamente quelle due poverette.
Si guardano terrorizzate ma non rispondono alle mie parole, allora mi
avvicino di più alla suorina, le prendo la mano e me la porto sul cazzo
che &egrave sempre più turgido.
Per un po’ la devo costringere al contatto col pene, ma poi la mano si
schiude per stringersi leggera intorno all’asta eccitata.
La guido con la mia per iniziarla al movimento di va e vieni.
“Così brava, accarezzalo, lo senti come ha voglia di te?”
“No, non oggi, non abbiamo più tempo, le altre ragazze ci aspettano…
non possiamo fermarci più a lungo!”
“Va bene, ci ritroviamo domani per stare insieme di più, ma ora continua
così, fammi godere con la mano.”
Mentre la suora mi masturba con sempre maggiore sicurezza, attiro vicino
a me Rita e la bacio sulla bocca.
Appoggia entrambe le mani sul mio petto e cerca di tenermi lontano,
ma la stringo con forza maggiore mentre con la lingua cerco di penetrare
nella sua bocca che si ostina a tenere chiusa.
“Non ti piace baciare? Su apri la bocca e lasciami fare!”
Riaccosto il viso al suo e questa volta &egrave più disponibile, guizzo dentro
di lei assaporando il suo sapore di donna giovane, bevo la sua saliva e
le do da bere la mia mentre le nostre lingue giocano e si intrecciano
con movimenti rapidi.
Il piacere sale in un crescendo continuo e finalmente do sfogo alla
mia libidine sborrando nella mano della suora che negli ultimi attimi
della masturbazione cerca di indirizzare gli schizzi di sperma verso
terra per evitare di sporcarsi l’abito.
Ha la mano tutta imbrattata e non sa come fare, le porgo allora il mio
fazzoletto e l’aiuto a pulirsi.
“Domani non pensare di fare la furba non facendoti più vedere, ricorda
che ho filmato quello che hai fatto con Rita e potrei cedere alla tentazione
di mostrare il tutto ai miei amici al bar!”
Si fa ancora rossa in volto e mi rassicura.
“Saremo qui domani alla stessa ora…, ma tu stai attento con quel film!”
La interrompo per baciarla sulla bocca e mi risponde timidamente,
poi mi giro verso la ragazza che sta cercando di infilarsi le mutandine
e bacio anche lei mentre le appoggio una mano sulla fica.
“Ti prego, non ci tradire! Fallo soprattutto per lei che &egrave ancora così
giovane! Volevo anche pregarti di un’altra cosa, mi riferisco sempre a
Rita… dovrai avere dei riguardi particolari con lei, &egrave ancora vergine
e così deve rimanere, non voglio che le succeda un guaio… la famiglia
l’ha affidata al convento e siccome &egrave gente facoltosa ne verrebbe fuori
uno scandalo enorme, passeresti anche tu un sacco di guai!”
Le guardo allontanarsi ed uscire dal boschetto e quando sono abbastanza
lontane mi incammino anch’io verso casa facendo un lungo giro inverso
per evitare incontri non desiderati.
Appena arrivato a casa mi rinchiudo subito in camera mia, collego la
telecamera al televisore e mi riguardo le scene girate poco prima.
Sono di nuovo eccitato e mi masturbo proiettando il pensiero all’incontro
del giorno dopo.
C’&egrave però una cosa che mi va stretta: il breve tempo disponibile da dedicare
ai nostri incontri.
Sarebbe bello poter trovare il modo di prolungare i nostri rapporti,
poter fare le cose con calma, senza fretta e mi riprometto di riparlarne
con le ragazze per vedere insieme come si può fare.
Le mie riprese durano solo pochi minuti, spengo il video e la telecamera
e mi affaccio alla finestra speranzoso di vedere ancora le due donne,
ma il prato &egrave vuoto, le ragazze sono già rientrate al convento.
Solo in quel momento mi rendo conto che non conosco ancora il
nome della suora, abbiamo parlato e fatto un po’ di sesso, ma non so
ancora il suo nome, n&egrave mi &egrave venuto in mente di chiederglielo.
Continuo a pensare all’appuntamento del giorno dopo e comincia a
crescermi dentro una certa ansia per come mi sono comportato.
Il mio non &egrave stato certamente un atteggiamento da gentiluomo e il
rimorso mi genera un po’ paura per l’eventualità di futuri coinvolgimenti
giudiziari.
Non credo che le due donne abbiano interesse a denunciarmi alla polizia,
sarebbero le prime a doverne patire le conseguenze, però non si sa mai…
Questi pensieri mi tranquillizzano e l’ansia a poco, a poco viene
sostituita dall’eccitazione, ho voglia di rivederle nude mentre si danno
da fare con me, chissà se la ragazza ha già avuto esperienze con un
uomo anche se &egrave ancora vergine?
Avrei preferito che non lo fosse, però mi va bene ugualmente.
Lentamente il pensiero diventa sogno e mi addormento anelando il
fatidico momento!
In casa abbiamo terminato il pranzo da poco e i miei sono andati a
trovare un vecchio amico che abita in una cascina ad una mezzora di
macchina, meglio così, nessuno noterà i miei movimenti.
Verso le due esco per andare ad appostarmi nel boschetto di noccioli
dove mi metto ad attendere le due donne con ansia crescente.
Devo aspettare parecchio, ma alla fine sento le voci allegre delle
ragazze che stanno raggiungendo il prato, ancora un po’ di attesa e poi
finalmente eccole all’appuntamento.
“Hai visto che siamo venute? Spero che tu non sia andato a raccontare
tutto ai tuoi amici al bar!”
Se questa &egrave la preoccupazione della monaca, buon per me, significa che
teme veramente di finire sulla bocca di tutti e quindi starà al mio gioco.
Parliamo sottovoce per il timore di essere sentiti e le chiedo subito il
suo nome.
“Suor Lorena, ma il mio vero nome &egrave Ada.”
“Ti chiamerò così! Ada mi piace di più del tuo nome di religiosa, ma
adesso ascoltami bene perch&egrave ho una domanda importante da farti.
Io vorrei rimanere con voi più a lungo e sarebbe più bello per tutti,
come possiamo fare per trovarci a fare le nostre cose con maggior
comodo e senza rischi?”
“Non lo so, non credo di poter avere più tempo… sai &egrave la prima volta
che mi trovo in questa situazione, non ho mai avuto la necessità di
dover trovare spazi particolari nelle mie giornate… ci penserò e ti
darò una risposta.”
Mi inginocchio fra le due donne e subito faccio scivolare a terra le
mutandine di Rita, le sollevo la gonna e raggiungo la fica con la lingua.
Mi spiace dover agire così rapidamente e saltare tanti preliminari che
sono alla fine le cose più belle in un rapporto di sesso, ma il tempo &egrave
tiranno e non posso fare altrimenti.
La lecco aspirando voluttuosamente il buon profumo del suo sesso
e contemporaneamente infilo una mano sotto le sottane di Ada,
scivolo sotto le sue mutandine e le accarezzo le natiche piene e sode.
E’ restia quando cerco di toccarle la vulva, ma le forzo le gambe e
riesco nel mio intento infilandole dentro due dita.
Rita intanto comincia a fremere e vibrare tutta sotto l’azione della mia
bocca, avverto il suo piacere divenire più forte fino a trascendere
nell’ansito finale.
Gode gemendo piano e con la coda dell’occhio mi accorgo che sta
baciando Ada sulla bocca.
Porto a termine il suo orgasmo poi mi alzo e la bacio anch’io.
Le palpeggio le mammelle piccole e turgide da sopra la camicetta
quindi porto le mani sulle sue spalle e la costringo a mettersi in ginocchio.
“Prendimi in bocca il cazzo, coraggio succhialo!”
“Non l’ho mai fatto, non so come si fa…”
Mi rivolgo allora speranzoso ad Ada:
“Aiutala, insegnale tu!”
Non si fa ripetere l’invito e, inginocchiatasi, si affretta ad obbedire.
Mi passa la lingua sul prepuzio per scendere poi lungo tutta l’asta, se
lo fa penetrare nella bocca calda ed accogliente iniziando a pompare con
consumata esperienza.
Mi stupisco della sua abilità, ne deve aver succhiati di cazzi la suorina!
Alla fine lo estrae dalla bocca e con la mano lo guida fra le labbra di Rita,
le pilota la testa per darle il ritmo, &egrave prodiga di consigli e le insegna a
lambirlo con la lingua dalla punta fino allo scroto.
Insiste fino a quando la ragazza comincia ad agire da sola.
Alla fine Ada si sostituisce alla ragazza ed inizia a succhiarmi il cazzo
con vera maestria, lascio che mi spompini per qualche minuto, poi la
prendo per le ascelle e la sollevo per baciarla sulla bocca.
Le accarezzo i seni da sopra le vesti talari perch&egrave &egrave troppo complicato
metterglieli a nudo, ma riesco a sollevarle il sottanone e frugo le sue
carni sotto le mutandine.
“Sei bella e mi piaci da morire.”
Le parlo tra un bacio e l’altro, ho le dita dentro la sua fessura e le
stuzzico il clitoride.
Lei risponde ai miei baci guizzando con la lingua nella mia bocca.
“Vieni che ti voglio chiavare, te lo voglio mettere dentro…”
“No, no! – Si ribella – Ho troppa paura! E’ pericoloso, se resto incinta
che sarà di me?”
Non le rispondo neppure, la costringo ancora in ginocchio, le infilo il
cazzo in bocca e la invito a succhiarlo.
Dopo un paio di minuti le ribalto i sottanoni sopra la testa e
rivolgendomi a Rita le dico:
“Vieni vicino a vedere!”
Sfilo l’uccello dalla bocca di Ada e mi metto alle sue spalle.
“Guardami! Ora glielo metto dentro, nella figa.”
Punto il cazzo contro l’apertura della vagina ed inizio a spingere
scivolando dentro di lei.
Da sotto i sottanoni Ada comincia a mugolare infarcendo i suoi sospiri
con ripetuti richiami a fare attenzione, a non metterla nei guai.
“Non preoccuparti, pensa solo a godere e tu guarda come la sto chiavando,
ti piacerebbe se lo facessi anche con te? Baciami… senti come gode la
tua amica… ora inginocchiati e stai pronta, appena lo tiro fuori voglio
che me lo prendi in bocca…!”
Ada vibra di piacere e arriva a godere in maniera sfrenata, &egrave tutta un
tremore per la successione di orgasmi che la scuotono.
Le piace essere presa da dietro come un animale.
Continuo a scoparla con movimenti rapidi e profondi, ha la fica tutta
bagnata per la continua emissione di umori vaginali.
E’ vero che non ho grandi esperienze, ma non mi &egrave mai capitata una
donna che si bagnasse così abbondantemente.
Poco dopo sento approssimarsi anche il mio piacere e mentre meno
gli ultimi colpi, mi accerto con la mano che la testa di Rita sia vicina,
quindi sfilo il cazzo dalla vagina per metterglielo fra le labbra.
Mi muovo ora nella sua bocca come fosse una fica e quando giunge
il supremo momento vengo fra le sue labbra.
Rita cerca di ritrarsi a questa, per lei, nuova esperienza, ma la costringo a
trattenere in bocca lo sperma, almeno fino a quando ho finito.
E’ a questo punto che interviene Ada.
Anche lei non le permette di liberarsi del seme, anzi, la bacia sulla
bocca costringendola a berlo insieme.
Rita si arrende al bacio lubrico e accetta di assaporare il frutto dei miei
testicoli, le loro lingue si intrecciano e succhiano lo sperma che si
unisce alle loro salive, poi si sciolgono dall’abbraccio.
“Ora dobbiamo andare, le altre ragazze sanno quello che c’&egrave tra me
e Rita, ma se ci intratteniamo troppo potrebbero venire a controllare
e scoprire tutto, se vuoi ci ritroviamo qui domani.”
“Va bene però trova il modo che ci si possa vedere con più comodità.”
Ada promette e appena si sono riassestate i vestiti, scompare con Rita
per raggiungere le compagne.
Un’altra sorpresa si aggiunge alle precedenti, così le ragazzine sono a
conoscenza del rapporto lesbico tra la suora e Rita.
Probabilmente anche tra tutte loro esistono rapporti saffici e nel gruppo
deve regnare una certa omertà per tutelare i loro peccatucci e poi che
dire di Ada? Pensavo di aver a che fare con due vergini e quindi di non
riuscire a scopare e invece…
La bella Ada quanta esperienza deve aver fatto prima di farsi monaca!

Sono ormai alcuni giorni che ci vediamo nel boschetto, ma sono sempre
più insoddisfatto di questi incontri fugaci e brevi.
Possibile che non ci sia la possibilità di avere uno spazio maggiore a
nostra disposizione?
Quel pomeriggio decido, a costo di non scopare, di approfondire il
discorso con le donne per vedere quello che si può fare e affronto
l’argomento appena ci ritroviamo.
Siamo seduti sull’erba e mi accarezzano i genitali mentre a mia volta
ho le mani infilate sotto i loro vestiti e sfioro con le dita i sessi vellutati.
“Ada dobbiamo trovare il sistema per poter restare assieme di più…!”
“Ma cosa posso fare? Non abbiamo altro tempo disponibile da dedicarti
se non quello che stai già avendo.”
“Ma nelle altre ore della giornata che cosa fate?”
“La scuola con le ragazze, dobbiamo prepararle al matrimonio, devono
imparare ad educare i figli che verranno.
Sono tutte ragazze di ceto alto e le loro famiglie pretendono che venga
data loro un’educazione… diciamo all’antica, ricamo, cucina… e
un’educazione religiosa.”
“Quindi questo del pomeriggio &egrave l’unico momento di libertà che avete.
E la sera cosa fate? A che ora andate a dormire?”
“La sera, come in ogni famiglia, si guarda un po’ di televisione o ci si
dedica alle letture preferite poi alle dieci tutti a dormire, ognuna nella
propria cella.”
“Anche le ragazze? Non dormono in camerata?”
“No anche loro hanno la loro cella personale.”
“Non vi &egrave possibile uscire dal convento più tardi, quando tutti dormono
e senza farvi notare?”
“No, all’ingresso c’&egrave una suora, una di noi che a turno deve fare servizio
di guardia.”
Sono perplesso, sembra non esservi via d’uscita e sono immerso nei miei
pensieri quando Ada si appoggia alla mia spalla, sta godendo
sommessamente sotto la manipolazione delle mie dita che non hanno mai
cessato di accarezzarla.
La sua mano impugna il mio bastone e lo accarezza con delicatezza,
invito Rita a prenderlo in bocca, cosa che adesso ha imparato a fare.
Dopo le prime volte ormai sembra piacerle quell’atto e mi succhia volentieri.
Mi viene da ridere pensando a quello che mi ha appena detto Ada,
brava Rita continua così che ci penso io a preparti bene al matrimonio!
Poi, improvvisamente, una nuova idea:
“So che dietro il convento avete gli orti e una piccola vigna, non vi &egrave
possibile venire lì la sera verso le undici? Vi sarebbe facile uscire da qualche
altra parte eludendo l’attenzione della suora di guardia ed io potrei raggiungervi
scavalcando il muro di cinta.”
“Ma &egrave pericoloso, se ti vedessero sai che sconquasso?”
“Se mi vedessero penserebbero che sono entrato per rubare l’uva, o quello
che avete nell’orto, ma &egrave un rischio che corro solo io.
Pensaci! Sarebbe l’opportunità buona per trovarci e stare insieme con tutto
comodo, fissiamo subito il giorno ed il posto esatto dove incontrarci.”
“No, no, ho paura! Non &egrave possibile…”
E’ a quel punto che Rita rompe il suo silenzio.
“Ma sì che possiamo farlo! L’anno scorso Antonella, prima di lasciarci
alla fine del corso, ci ha raccontato che si trovava spesso nella vigna
col suo ragazzo, dentro il capanno degli attrezzi, potremmo vederci lì
anche noi.”
Presa tra due fuochi la monaca non ha più parole, ma quanta agitazione,
dovuta alla paura, traspare dal suo modo di fare.
“Ho paura, ho paura!”
Continua a ripetere senza riuscire a trovare altre parole; balbetta e
respira affannosamente.
“Basta, smettila di tormentarti, se due ragazzini sono riusciti a farla
franca per tutto lo scorso anno, non vedo perch&egrave non possiamo farlo
anche noi usando magari maggiore prudenza.
Ci vediamo questa sera stessa alle undici, a quell’ora dovrebbero
dormire tutti.”
Le aiuto a rialzarsi e mentre se ne vanno portandosi dietro tutte le
loro preoccupazioni, faccio il solito lungo giro di rientro per evitare di
farmi vedere.
Manca poco all’ora dell’appuntamento e tira un venticello estivo che
ha cominciato a spirare caldo, ma che sta man mano diventando più
fresco mitigando la calura della sera.
Già da parecchio tempo ho attraversato le vigne di non so chi per
avvicinarmi di soppiatto al muro sul retro del convento.
Mi avvicino al punto che nel pomeriggio avevo individuato come il
più facile da scalare e aggrappandomi ai pezzi di mattone che
sporgono dove il muro si sta rompendo, mi isso non senza difficoltà
sulla sua sommità.
Mi lascio cadere dall’altra parte e mi guardo intorno cercando dove
diavolo può essere il capanno, ma non vedo niente.
C’&egrave un buio pesto e vado sistematicamente a sbattere contro i filari delle
viti che mi intralciano la strada.
Alla fine mi sembra di aver imboccato un sentiero e cerco di percorrerlo
senza far rumore.
Scende verso il convento e da qualche parte dovrà pur condurmi!
Con un tuffo al cuore mi fermo aguzzando le orecchie colpito
da un rumore che ho sentito proprio davanti a me.
E’ proprio vero che la fortuna a volte aiuta gli audaci perch&egrave noto due
forme scure che si stagliano contro la macchia più chiara dei filari.
Dopo aver scrutato le due ombre per qualche istante mi rassicuro perch&egrave
le sento bisbigliare, non possono che essere le mie amiche però mi
avvicino con prudenza.
Quando sono certo che sono loro le chiamo sottovoce prima di raggiungerle.
“Bene, dove &egrave il capanno? Raggiungiamolo alla svelta, non restiamo qui
allo scoperto!”
Fanno strada e in fondo ad un viottolo vedo apparire una casupola.
La porta &egrave chiusa con un saliscendi di legno che Ada si affretta ad aprire
ed entriamo velocemente.
“Ci deve essere l’interruttore della luce da qualche parte. Il capanno
&egrave senza finestre e possiamo accenderla.”
A tentoni troviamo il pulsante e si accende la lucina fioca di una lampadina
che pende dal centro del soffitto, é poca luce, ma più che sufficiente per
quello che dobbiamo fare.
Dopo tante paure, ora che sono lì, sorridono felici e ci abbracciamo
mischiando le nostre lingue in un unico bacio licenzioso.
Mi guardo intorno, oltre ad un tavolo, dei sacchi e i soliti attrezzi
del contadino.
Mi spoglio rapidamente per dare l’esempio e le invito a fare altrettanto.
“Anche voi! Voglio finalmente vedervi nude.”
Rita si spoglia velocemente ed aiuta Ada a togliersi il velo e l’abito
monacale.
Sono nude completamente e mi soffermo ad osservarle a mio agio.
Ada ha un corpo stupendo, il seno &egrave sodo e alto e la curva dei fianchi
&egrave piena e sensuale.
Ma cosa cazzo ha spinto a rinchiudersi in convento una donna così?
“Sei bella come una dea, vieni voglio prenderti subito.”
La sdraio sul tavolaccio sul quale abbiamo steso dei sacchi vuoti, che
misero giaciglio per un corpo così bello!
Le apro le gambe mettendo in evidenza il sesso coperto da un morbido
pelo scuro e invito Rita a leccarla.
E’ brava in questo atto saffico, molto di più che nel succhiare il cazzo
e mi piace guardarla mentre lambisce la fica dell’amica con la punta
della lingua.
Mi piace anche osservare la sua abilità nel penetrare all’interno della vagina
e succhiarne il nettare che, come al solito, Ada emette in abbondanza.
Mi accosto alle spalle di Rita che &egrave in piedi davanti al tavolo e da dietro
le struscio il cazzo sulla vulva solleticandola fra le grandi labbra.
E’ la prima volta che riceve un tale omaggio e per un attimo si volta verso
di me, poi con un sospiro di piacere divarica maggiormente le cosce
perch&egrave io possa muovermi con maggior agio sulla sua intimità.
Ada si &egrave accorta dei miei maneggi e si raccomanda come al solito.
“Stai attento a non entrare… ricorda che &egrave ancora vergine, non rovinarla!”
Non le rispondo e continuo a muovermi fra le cosce di Rita sfregando il
cazzo lungo tutta la fessura.
Lo impugno con una mano per guidarlo meglio e faccio in modo che la
punta le frizioni il clitoride per darle maggior piacere.
Rapidamente la porto all’orgasmo poi, dopo averla scostata di
lato, salgo in ginocchio sul tavolo fra le cosce di Ada.
Mi sta aspettando impaziente e mi invita a prenderla, vuole essere penetrata.
“Chiavami… ne ho tanta voglia… &egrave tanto tempo che non faccio più
l’amore con un uomo, ahh Rita… come &egrave bello sentire un maschio dentro
la fica…, quanti me ne sono fatti prima di prendere i voti!”
Il linguaggio libertino della monaca mi stupisce, come mi stupisce che
sappia scopare così bene.
I suoi atteggiamenti sono quelli di una donna esperta nell’arte dell’amore,
asseconda le mie spinte con slancio e si abbandona senza remore ad
ogni mia iniziativa.
Non scopa come una timida educanda, ma si concede e si impegna
con l’ardore di un’amante smaliziata.
Ha saputo scatenare i miei sensi a tal punto che la penetro con colpi
così rabbiosi da portarla alla soglia della libidine più sfrenata.
E’ sconvolta sempre più dal godimento ed ha perso infatti ogni prudenza e
gode urlando il suo piacere senza il timore di essere udita.
Il suo agitarsi, nella frenesia di essere finalmente posseduta, &egrave tale
da coinvolgermi e portarmi agli eccessi della passione, &egrave un attimo
raggiungere le vette del piacere e godere dentro di lei.
Quando mi alzo facendo scivolare il pene fuori dalla sua vagina, un
rivoletto di sperma le cola sulle cosce.
Ansimando si passa una mano sulla fronte a coprire gli occhi:
“Mio Dio cosa abbiamo combinato! Che guaio se rimango incinta!”
“Non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene… vieni Rita, vieni a
bere nel suo calice, bella maialina bevi! Succhia la nostra passione…”
Rita si appoggia le gambe di Ada sulle spalle cingendole le cosce con le
braccia, le divarica le labbra della fica con la punta delle dita e poi vi
immerge le labbra.
La penetra con la lingua in un bacio sconvolgente di lussuria, &egrave la
prima volta che assisto alle effusioni intime di due donne e la loro
passione mi eccita ancora terribilmente i sensi.
Mi ripresento alle spalle di Rita e come prima l’accarezzo ancora
col pene fra le natiche.
E’ eccitata anche lei per la frizione del cazzo sulla fica, mugula e
muove le natiche per sentire meglio la dura presenza.
Si gira solo un attimo verso di me, ha gli occhi acquosi, allucinati
e pieni di lascivia.
“Prendimi! – grida – Voglio provare anch’io…, sverginami!”
“No, no!” Replica Ada gridando impaurita.
“Si, si… lo voglio!” Risponde la ragazza.
Per un attimo mi passano per la mente i timori, le paure delle possibili
conseguenze, ma sono pensieri che durano solo un momento.
Sono così succubo della libidine, che ha permeato ogni fibra del mio
corpo, che dimentico ogni prudenza.
La punta del pene raggiunge in un attimo la soglia della felicità ed
inizia a penetrare con piccole spinte fino a toccare la barriera naturale
che ne ostacola l’ingresso.
Rita si volge ancora verso di me.
“Ti voglio! Ora! Voglio sentirti tutto dentro di me!”
Mi grida il suo incitamento implorandomi di essere presa, ma il suo
desiderio &egrave in contrasto con le paure di Ada:
“No… no! Non farlo…! Ti prego!”
Troppo tardi per ogni ripensamento, con un ultimo colpo di reni spingo
con decisione l’ariete e il cazzo abbatte ogni resistenza scivolando
trionfante nell’intimo più profondo di Rita.
Mi fermo solo un istante per assaporare meglio il mio possesso,
poi inizio il coito con spinte leggere e profonde.
La ragazza comincia a sospirare, soffoca i suoi gemiti nel sesso
di Ada che &egrave ancora spalancata sotto di lei, si muove convulsamente
e finalmente assapora il primo orgasmo provocatole da un cazzo
nel suo ventre.
La sua vagina &egrave stretta, mi avvolge e avviluppa il pene in un abbraccio
dolce e morboso, non resisto oltre al piacere che sento montarmi
velocemente dalle viscere, imperioso e senza freni.
Eiaculo incautamente dentro di lei che a sua volta urla il suo godimento
soffocando il grido nel pelo morbido della vulva di Ada.
Le due donne giacciono quiete nell’affanno che viene dopo l’orgasmo.
Accarezzo le natiche della ragazza mentre il pene scivola fuori dalla
sua natura intrisa di umori.
Mi sposto di fianco per poter baciare la monaca sulla bocca ed &egrave in
questo istante che un fracasso assordante esplode come una bomba
mettendoci addosso una paura e un’ansia bestiale.
Sembra che il mondo ci stia precipitando addosso.
Ascoltiamo lo sfrigolio delle scariche elettriche delle saette che
attraversano il cielo scaricandosi con botti terrificanti tra i filari del vigneto.
Ada &egrave in apprensione:
“Svelti… ce ne dobbiamo andare! Se un fulmine si scarica vicino al
convento qualche suora potrebbe fare un giro di controllo ed accorgersi
che manchiamo.”
Rapidamente ci rivestiamo, dobbiamo filare via veloci, qualcuno potrebbe
venire veramente nella vigna a controllare.
Apriamo la porta del capanno dopo aver spento la luce e usciamo in un
vento caldo, infernale, pregno del profumo della terra bagnata di fresco.
Alla luce di una serie continua di lampi, sommersi dai tuoni e dagli scrosci
d’acqua, fuggiamo come animali braccati, ognuno verso la propria tana.
Solo quando raggiungo la sommità del muro di cinta mi volto verso il
convento cercando di vedere le mie amanti alla luce dei lampi che
imperversano in questa notte infernale.
Non le vedo, ma nello stesso momento mi sorprende un nuovo e più
potente scroscio d’acqua, un vero nubifragio estivo.
Corro a perdifiato tra i filari delle viti fino a raggiungere il portico di
casa mia.
Fradicio d’acqua mi siedo sulla panca di legno che sta vicina all’uscio
per osservare le forze scatenate della natura.
Ancora una volta mi giro a guardare verso il convento, ho l’affanno
per la lunga corsa, ma sono felice.
Quest’anno le vacanze saranno meravigliose ed indimenticabili, sono
felice perch&egrave per la prima volta ho potuto sacrificare una vergine sull’altare
dell’amore.
Come trasognato alzo il viso a guardare il cielo solcato dai mille lampi che
illuminano questa notte di tempesta.
Rivolgo un ultimo pensiero alle mie donne… la faccia sferzata dalla pioggia
e i capelli scompigliati dal caldo vento d’estate.

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