Skip to main content
Racconti Erotici

Orario notturno

By 5 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Stai aspettando l’ultima corsa che ti riporterà a casa, la stazione &egrave vuota, le luci intense e fredde illuminano i binari, senti un vento gelido sferzarti il viso, ti stringi nelle spalle cercando riparo. Una musica di sottofondo, riempie l’intero ambiente sotterraneo, riecheggiando quasi come fosse una voce lontana, ti guardi intorno, passeggi avanti e indietro distrattamente.
Il fastidioso stridio dell’altoparlante ti annuncia che la metro che stavi aspettando arriverà a breve, istintivamente ti avvicini alla riga gialla che delimita la distanza di sicurezza, senti il rumore dei freni, il mezzo rallenta, passa qualche secondo, le porte si aprono con uno scatto, entri nell’ultimo vagone, non sai il motivo, non c’&egrave il minimo accenno di un affollamento eccessivo, ma ti sei sempre sentita più sicura mettendoti in fondo.
Ti siedi, l’illuminazione &egrave forte e abbagliante, sei l’unica passeggera in quello spazio così angusto, che nelle ore di punta &egrave talmente pieno da rendere faticoso ogni movimento. Guardi il tuo riflesso nel vetro davanti a te, hai l’aria stanca, sai che prima di poter scendere passeranno almeno quaranta minuti, devi arrivare al capolinea. A quell’ora della notte &egrave raro viaggiare in compagnia, a volte si possono incontrare gruppi di ragazzi che, dopo aver trascorso fuori la serata, ritornano a casa, ma solitamente questo avviene solo nel fine settimana e oggi non non sarebbe stato il caso. Ti lasci portar via dallo scorrere veloce del treno sui binari, il tuo sguardo rimane fisso sull’immagine che appare sporadicamente nell’oscurità del sottosuolo, quegli occhi grandi, infinitamente scuri, che stanno viaggiando, chissà dove. Le fermate si susseguono lente, le porte si aprono, l’aria fredda che entra da fuori ti punge le guance, nessun nuovo passeggero, le porte si chiudono, il silenzio pervade nuovamente il vagone.
Dev’essere trascorso a malapena un quarto d’ora, vorresti quasi abbandonarti alla stanchezza e chiudere gli occhi, il rumore di apertura ti distoglie da questo pensiero, nel vagone entra un uomo, si siede a pochi centimetri da te, il treno riparte. Ti sembra di averlo già visto prima, in effetti così &egrave stato, sale sempre a questa fermata, il martedì e il venerdì se non ricordi male, suole essere solo e non avere nessun bagaglio con se, né tanto meno una borsa, non indossa neanche una tuta da lavoro, infatti ti sei già chiesta, in precedenza, per quale motivo stesse fuori in quell’orario così scomodo, ma ti sei subito resa conto che le risposte potrebbero essere svariate, lasci la mente aggirarsi per i suoi sterminati vicoli e rivolgi la tua attenzione alla sua persona. I tuoi occhi si sono già posati su di lui altre notti, furtivi hanno spogliato quella figura così silenziosa di ogni particolare, il suo volto &egrave colpito dalla vivida luce che riempie prepotente lo spazio in cui vi trovate, così da far apparire i suoi occhi grigi come fossero pietra scalfita dal sole in un torrido pomeriggio d’estate, ma &egrave inverno e il calore del vagone &egrave contrastato dalla sua presenza, non sai spiegarti il perché. Lasci cadere lo sguardo sulle sue labbra, accuratamente serrate in un’espressione che a primo impatto si potrebbe definire dura, la barba appena accennata, scura come i suoi capelli, &egrave visibile sulla pelle chiara. Quell’uomo ha scatenato la tua curiosità fin da subito, non ti sei mai soffermata su di lui a lungo, dopo breve giravi il viso e lo indirizzavi nuovamente verso il tuo riflesso pallido e immobile.
L’oscurità della notte inghiotte ogni cosa, due figure terribilmente distanti e allo stesso tempo così vicine, sono avvolte da quella luce salvifica, che le rende quasi incorporee.
Nel vetro sporco davanti a te ora appare anche il suo riflesso, distogli lo sguardo, eviti di incrociare il suo, avere quegli occhi addosso ti mette profondamente a disagio, come se ti penetrassero fin dentro le ossa.
L’aria si fa più pesante, più densa, potresti toccarne la consistenza, persino il silenzio sembra gravare sulle vostre teste, accavalli nervosamente le gambe, ti sta guardando, te ne accorgi, rimani immobile. Alzi il viso, guardi quante fermate mancano al tuo arrivo, sono ancora molte, forse troppe, lui scenderà con te. Ti giri, lo guardi, i vostri occhi si incontrano, in quel momento il tempo si ferma, i vostri respiri si uniscono, lui si alza, si mette di fronte a te, &egrave in piedi, ti sta osservando, le tue guance si colorano di rosso.
Non riesci a proferire alcuna parola, sei bloccata dalla sua figura che incombe su di te, le porte si aprono, nessuno sale, nessuno scende, le porte si chiudono.
Si siede di nuovo, questa volta talmente vicino a te da sfiorarti con il tessuto della sua giacca, ti irrigidisci, sai di essere fisicamente attratta da quell’uomo, senti il suo profumo, chiudi gli occhi, senti una mano che ti accarezza impercettibilmente il viso, un istante dopo le tue lebbra sono sulle sue, un bacio forte, caldo, ti ha travolto senza preavviso. Ti senti riempire da quella bocca, catturare dalle sue braccia.
Una mano si insinua sotto la tua gonna, divarichi leggermente le gambe, lo stai baciando, ti sei abbandonata a quel corpo, a quel respiro caldo, umido, le sue dita sono fredde, scendono sotto il tessuto del tuo intimo, a contatto con il tuo sesso, le tue labbra mordono le sue, lui ti prende il viso con la mano lasciata libera attirandolo con impeto a se.
Le stazioni scorrono, i vostri corpi si intrecciano, la luce vi avvolge, vi copre, senti due dita dentro di te, un lieve gemito esce dalle tue labbra, soffocato immediatamente dalla sua lingua, preso e inghiottito da quell’uomo che sembra avere nel solo palmo della sua mano il tuo corpo piegato sotto di lui.
Le sue dita entrano ed escono da te con rapidità ed intensità sempre maggiore, senti il tuo respiro farsi più marcato, metti una mano dietro la sua nuca, come se volessi tenerti a lui per non cadere, immediatamente te la prende per portala nuovamente sulla superficie del sedile.
Lo stai guardando, ti sta masturbando con forza, hai la bocca semichiusa, il respiro si fa più pesante, lui guarda il tuo viso colorarsi, sei convinta di aver visto un lampo di malizia nei suoi occhi impenetrabili, non ne puoi esser certa, un sonoro gemito investe il vagone, il piacere sale dentro di te.
Senti la sua mano fermarsi, tieni lo sguardo fisso nel suo, quegli occhi ti denudano da ogni difesa, prende il tuo corpo e lo mette sopra di lui, con un gesto rapido e deciso, percepisci il suo membro sotto il tessuto dei pantaloni, abbassi la cerniera, le tue mani sembrano muoversi da sole, indipendenti.
Sei sopra di lui, il suo membro &egrave dentro di te, con gesti lenti e profondi lasci che ti penetri provocandoti un piacere non descrivibile, lo spazio e il tempo si annullano, esistono solo i vostri respiri che si danno vita a vicenda, la sua carne a contatto con la tua, il sesso bagnato dagli umori di entrambi i corpi.
Due fermate ti separano dal capolinea, vieni soffocando il piacere nella sua bocca, ti lasci andare su di lui, senti una mano che ti accarezza piano la nuca, non sai se sia davvero così, ti piace immaginarlo.

La voce dell’altoparlante ti riporta bruscamente alla realtà, la metro che stavi aspettando arriverà a breve, ti muovi silenziosa nella stazione deserta, le porte si aprono.

Leave a Reply