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Sensazioni

I deliziosi piedini

By 19 Novembre 2022No Comments

Racconto fetish.

A tutti piace leccare e odorare una figa, ci mancherebbe altro! Ma non per tutti è una gioia baciare, lambire con la propria lingua ed annusare dei bei piedini femminili. Questa predilezione particolare, a mio avviso, non dovrebbe esaurire ma completare il piacere che si può trarre dall’universo olfattivo, forse il più trascurato dei nostri sensi impegnati a rapportarsi col sesso.
Non è sempre facile la condizione del feticista: è tutt’altro che scontato scovare fra le tante la chimica giusta. Non tutti gli odori sono graditi, certo devono avere una loro decisa personalità, ma non essere esageratamente forti, stordenti. C’è poi lo sconcerto delle femmine che possono detestare il nostro particolare interesse o, quanto meno, rimanerne interdette:
– Perché mi fissi così i piedi? Se un uomo posa lo sguardo sul mio seno o qualcosa d’altro so cosa vuole. Tu così mi sconcerti.
Nel mio caso non so definire il momento esatto in cui iniziò questa mia passione. Ma ricordo che fin da bambino rimanevo affascinato dai piedini delle femminucce e ancor più vivida riaffiora e s’impone la memoria della mia giovane maestra che sfilatesi le scarpe, da sotto la cattedra mi offriva lo spettacolo dei suoi piedi che si muovevano armonici, flessuosi, in una danza per me ipnotica, e – non conoscevo ancora il significato della parola – molto erotica.
Ma l’episodio che decisamente che rese esplicita e mi confermò della mia peculiare inclinazione avvenne durante l’adolescenza.
Mia cugina Carlotta si stava preparando all’esame di maturità e si ritrovava nella grande casa, dove la mia e la sua famiglia abitavano, con tre compagne di scuola. Di loro, Silvia era quella che mi colpiva di più: brunetta graziosissima con i capelli alle spalle, fisico esile ma tutt’altro che androgino. Ah dimenticavo: i suoi piedi erano decisamente i più belli di tutte.
Di un paio d’ anni più giovane, io osservavo le ragazze con trasporto; i loro piedi catturavano la mia attenzione – ero, a dir il vero da qualche tempo già introdotto a questo singolare piacere dall’osservazione delle estremità di mia cugina Carlotta, ma ora era tutto più eccitante – e in particolare il momento in cui venivano liberati delle calzature rimanendo splendidamente nudi al mio occhio attento. Era una gioia libidinosa fissare il mio sguardo su quei deliziosi piedini liberati dalle costrizione delle calzature, che sembravano danzare e offrirsi al mio sogno incalzante, ossessivo di poterne disporre per meravigliosi giochi. In quei frangenti la mia erezione diveniva così potente da costringermi talvolta a correre in bagno per una impellente masturbazione liberatoria.
Come dicevo le ragazze dopo una mattinata di studio si rilassavano sul prato del giardino di casa. Normalmente lasciavano le loro calzature in casa sotto il tavolo, affollato di libri e quaderni, dove erano solite studiare.
Ne approfittavo per annusare quelle scarpine, per coglierne gli odori e fui felice di scoprire che proprio quelle di Silvia erano le più odorose e che corrispondevano maggiormente ai miei gusti. Capitò un giorno, mentre come ormai d’abitudine, mi beavo con il naso schiacciato sul suo sandalo Birkenstock di cuoio – che calzava quel giorno – molto usato e odoroso, che lei entrasse all’improvviso in stanza. Lasciai cadere a terra il sandalo e cercai goffamente di mascherare il mio imbarazzo, ma invano e lei se ne accorse pur facendo finta di nulla. La sera accomiatandosi mi sorrise e non riuscii a interpretare se quel sorriso celasse malizia, una promessa o una velata minaccia. Qualche giorno per un paio d’ore Carlotta dovette assentarsi con la madre per un impegno programmato così che le amiche tornarono a casa propria, eccetto Silvia, che dovendo attendere che il padre passasse a prenderla – abitava infatti una po’ distante – rimase sola e mia cugina mi chiamò raccomandandomi di far compagnia all’amica fino a che fosse tornata a casa. La giornata era stata calda e umida e il sudore ti appiccicava gli indumenti addosso. Fingevo di sfogliare un fumetto ma di sottecchi guardavo Silvia intenta a studiare molto concentrata. Mentre la osservavo, vidi che la penna le era caduta sotto il tavolo e che restando seduta non riusciva a raggiungerla nonostante i piegamenti e i contorcimenti del busto.
– Lascia, te la prendo io. Mi offrii cavallerescamente e mi infilai sotto il tavolo e….
Mi trovai davanti uno spettacolo inaspettato: Silvia si era velocemente sfilata le sneakers portate di proposito senza calzini – sembrava volermi dire: ti piacciono i miei odori? Bene ora eccoti servito. – e protendeva le piante delle sue estremità accaldate e sudate verso di me. Rimasi ammaliato da quella liscia zona plantare, dal calcagno rotondo e perfetto, dalle graziose dita che sembravano boccioli di rosa. Quei piedini mi ipnotizzavano e quando nel loro avanzare raggiunsero la mia faccia si produssero in una carezza vellutata. Le mie narici percepivano pienamente il loro effluvio caldo, acre e speziato ora che finalmente si erano liberati dalle scarpette; le dita si allargavano per diffondere maggiormente nell’aria il loro aroma.
In un crescendo erotico, convulsamente afferrai le caviglie di Silvia, schiacciai il naso sulla pianta dei suoi piedi e fra le loro dita, proseguii leccandole il tallone, la pianta sudata, insinuando e indugiando con la mia lingua negli spazi interdigitali, succhiando a lungo in bocca gli alluci. Stavo impazzendo di eccitazione: al culmine non potendo più resistere, estratto il mio cazzo esplosi, irrorando le estremità di Silvia con un getto potente di sperma caldo. Udii risuonare la sua risata argentina mentre continuavo a fissare inebetito quelle due meraviglie ricoperte dal mio sperma.
– Ehi caro, là sotto datti da fare e pulisci bene e in fretta – mi porse dei fazzolettini di carta.
Purtroppo arrivò l’esame e così finì quel peculiare, lussurioso, esaltante tormento erotico che caratterizzava quei giorni, ma quella iniziazione al fetish dei piedi rimase per me memorabile e costituisce anche oggi il giusto completamento erotico all’atto sessuale.

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