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Racconti sull'Autoerotismo

non mi toccare

By 16 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

E adesso una storia allegra.
Dedicata alle rosse.

Dunque, voi dovete sapere che io sono sempre piaciuto alle stesse categorie di donne.
Ad altre non sono mai piaciuto.
Perché?
Mistero.

Tra le categorie di donne a cui sono sempre immotivatamente piaciuto rientrano le rosse di capelli.
Le brune, le castane , le bionde non sono categorie di donne. Le rosse lo sono.

La storia di oggi &egrave immediatamente successiva a quella raccontata nel racconto ‘in fondo’.
Questo per situarla nel tempo, ed anche perché un simpatico lettore mi ha scritto che le mie storie sono un poco una telenovela.
Quindi uscivo da una storia travagliata. Bella ma pesante.
Un giorno sono in fila all’ufficio postale. Una fila molto, molto lunga.
Non ho mai creduto nel rimorchio da ufficio postale.
C’era però , dietro di me, in fila, una rossa molto carina.
Riccia, capelli lunghi. Non altissima, ma ben proporzionata.
E soprattutto mi parlava.
L’iniziativa era sua.
Anche perché in questi casi io penso: ‘&egrave inutile che mi do da fare, finita la fila ci saluteremo ed ognuno per la sua strada’
E poi, dai, non &egrave che si può sempre stare a pensare alle donne. Ecchecavolo ci sono anche altri problemi.
La Rossa però insiste. Io, cordiale, faccio battute , ma le solite, quelle che avrei fatto con chiunque.
Ad ogni modo, quando eravamo quasi arrivati allo sportello lei mi domanda:
‘dopo dove devi andare?'(sfrontatella!)
‘ all’Università’
‘ o perbacco io devo proprio andare a largo Bianchi, che &egrave proprio lì vicino’
‘vuoi un passaggio?’
‘grazie!’
Adesso viene il divertente (ma tutta questa storia lo &egrave).
Finito all’ufficio ci avviamo alla macchina.
Io continuo indifferente a chiacchierare del più e del meno. Giuro che non ci stavo provando.
La porto a largo Bianchi.
Arrivati lì, lei mi dice: ‘ ma no, mi sono sbagliata. Ho confuso Largo Bianchi con Largo Rossi’
La mia mente vacilla. Non sono malizioso, per natura sono piuttosto fessacchione. Quindi mi sorprendo non poco:
‘scusa.. perdonami.. come hai fatto? .. sono due nomi diversi’
‘eeeeh mi sono sbagliata!’
‘vabb&egrave’ dico io ‘adesso non ti posso portare a Largo Rossi, ti lascio ad un autobus’
Lo so lo so, ci sono alcuni di voi che di fronte ad una topina perdono il lume della ragione, e che avrebbero accompagnato la tipa anche negli Emirati Arabi.
Comunque la porto alla fermata.
Al momento di lasciarla andare, le chiedo il telefono.
Mi risponde di no.
‘Dammi il tuo’ mi dice.
Vabb&egrave.
Se lo segna nell’ultima pagina di un libro. E non ci scrive il mio nome a fianco.
La cosa mi colpisce.
Comunque la saluto. E non ci penso più.
Due o tre giorni dopo, torno a casa dopo una giornata fuori e mia sorella mi dice: ‘ha telefonato una tipa per te tre volte oggi’.
‘ e come si chiama?’
‘non me l’ha detto’
‘dico, una chiama tre volte, deve essere urgente, e non ti fai dire il nome ‘(le solite allegre polemiche tra conviventi).
‘guarda che gliel’ho chiesto, &egrave lei che non me l’ha voluto dire’
Illuminazione.
E’ lei. La rossa.
D’altro canto chi può essere. Deve essere qualcuno di sconosciuto a mia sorella. Non ci sono molte possibilità.
Il giorno dopo resto a casa a studiare.
A un certo punto squilla il telefono.
‘ciao mi riconosci?’
‘si ciao, eri tu che mi hai cercato ieri?’
Aveva una voce molto emozionata.
‘si’.(lunga pausa) ‘ ti volevo solo dire una cosa’.’
‘dimmi’
Altra pausa.
Poi con voce emozionata
‘ ti volevo dire che eri bello’
BUM
Qui devo fermare , brevemente, la storia.
Questo momento &egrave uno dei più gloriosi della mia esistenza.
Vedete , non &egrave che io sia brutto.
Sono un belluomo (me lo dicono sempre le signore). Ero un gradevole ragazzo.
Però mai mi risulta di avere sedotto per il mio aspetto fisico (salvo le rosse di capelli).
Solo loro mi hanno sempre spogliato con gli occhi.
Ora io non so se lo fanno pure con gli altri.
Resta il fatto che &egrave imbarazzante.
Io magari sono con la mia compagna. Arriva una, che so?, segretaria di uno studio dentistico rossa (fatto vero), in minigonna ascellare ed inizia a fare la scema.
Non c’&egrave niente di più inutile. Vorrei dire: ‘scusa , mi vedi?, vedi questa persona accanto a me? Chi credi che sia? Mia sorella?’.
Nonostante il mio atteggiamento impassibile, la litigata successiva &egrave d’obbligo: ‘facevi lo scemo con quella!’
‘ ma se non le ho neanche parlato!’
Le donne credono fortemente nella responsabilità oggettiva.
Lei faceva la scema con te PERCIO’ tu l’hai provocata.
Comunque quando avvenivano questi fatti io non sapevo del mio problema con le rosse.
Nessuno mi aveva mai rimorchiato per il mio aspetto, che vi ripeto non ha nulla di anomalo, né in senso positivo né negativo.
Le donne le avevo sempre dovute conquistare con pazienza, facendo vedere loro la mia anima (evvai con le cazzate).
Pertanto, all’affermazione ‘ti volevo dire che sei bello’ resto ammutolito.
Poi penso’qui si scopa’.
‘quando ci vediamo?’
‘domani vieni a largo verdi alle 15.30’
‘ci sarò’
Il giorno dopo , a largo verdi le salto addosso e provo a baciarla dopo tre minuti esatti.
Lei mi respinge.
‘scusa’ le dico’mi avevi detto che ero bello’
‘no no no, così non si fa’ replica lei.
Lì capisco che a dispetto dell’inizio folgorante la storia prometteva sorprese.
Ci prendiamo un caff&egrave. Ci salutiamo.
Vabb&egrave, mi dico.
Dopo qualche giorno si rifà viva (io sono sempre senza il suo numero)
‘vieni a casa mia, le dico, domani non c’&egrave nessuno’
Si.. no’ forse. Alla fine si decide.
Da vero cavaliere la vado a prendere all’autobus.

E’ molto carina. Ha una gonna pantalone, svasata (blu se non ricordo male), calze velate blu, tacchetti.

Sale in macchina. Arriviamo a casa mia.

Si pomicia. Fin qui tutto normale.
‘andiamo sul letto’ mi dice lei con voce roca.
Sembrava volesse distruggermi.
‘Sdraiati’ mi dice
Mi sdraio e mi preparo al meglio.
Si spoglia. Solo sotto. Si toglie la gonna pantaloni.
Mi avvicino per accarezzarla.
‘non mi devi toccare’ mi dice seria, dura, guardandomi rabbiosa.
Io penso ‘&egrave il solito gioco erotico’eccitante’.
‘sdraiati’
Obbedisco
Si toglie i collant.
Mi sale a cavalcioni sopra.
E’ importante che capiate bene come.
In sintesi, io avevo le sue chiappe a dieci centimetri dal viso.
Quindi lei era in ginocchio, con le gambe a cavalcioni all’altezza del mio petto.
Se piegava le ginocchia (e lo faceva) le sue chiappe si avvicinavano al mio viso. Se si tirava su, si allontanava.
Ci siete?
A questo punto &egrave inutile che vi dica il mio stato fisico.
‘Ora’ penso ‘da un momento all’altro qui succede di tutto’.
In effetti qualcosa succede.
Si inizia ad abbassare le mutandine , lentamente, in modo esasperato ed esasperante.
‘Cazzo, cazzo’ penso io (pensieri alti, filosofici)
Mi appare un sedere pelosissimo ( eh sì mia cara, se mi stai leggendo, devo dirtelo)
Dalla topa, fino a tutto il solco tra le chiappe, ad allargarsi ad ala sulla parte bassa delle stesse chiappe, c’&egrave un vello setoso, scuro.
Le rosse sono un po’ pelose, si sa. Certo lei lo era parecchio.
Io non sono certo un amante delle fichettine totalmente depilate salvo un microscopico filino al centro (che ora vanno di moda). Sono un uomo cresciuto a film anni settanta, dove le tope erano di 4 metri quadri.
Tuttavia lì di pelo ce ne era veramente tanto.
Ad ogni modo non mi smonto. Anzi, il mondo &egrave bello perché vario e già pregusto il momento di immergermi in quella selva.
Provo ad allungare una mano.
Uno sguardo mi fulmina.
Violento: ‘ti ho detto che non mi devi toccare’
Inizio a dubitare che si tratti di un gioco erotico.
Inizio a sospettare che non toccherò mai quel vello setoso.

Si continua a contorcere su di me.
Allarga le chiappe. Poi ad un certo punto si struscia, leggermente sul mio petto, con la patata.
Io ero ancora vestito. Speranzoso abbasso i pantaloni (ma non le mutande, volevo lo facesse lei).
Lei niente, non si fila il mio uccello.

Dopo un lungo periodo riprovo, stavolta più deciso, a toccarla.
Lei sembra starci, le infilo una mano sotto, inizio a carezzarla, sempre da dietro.
Le infilo un dito nella fica e la afferro.

Si divincola.
Salta giù dal letto.
Io resto imbambolato, con il batacchio in erezione, ancora nelle mutande.

Penso ‘&egrave uno scherzo’
L’indecisione mi &egrave fatale.
Lei si riveste in un tempo fulmineo.

Io faccio in tempo ad alzarmi e vedo la porta di casa spalancata sulle scale.

Corro, con l’uccello ballonzolante, verso la porta.

E’ sparita. Sento i passi sulle scale.
Mi rivesto di corsa, ed esco.
Mi aspetterà giù, penso.
Giù non la vedo. Mi guardo intorno, non c’&egrave.

Ma allora &egrave proprio matta.
Dove &egrave andata?
E’ senza macchina.

Per fortuna la strada &egrave unica. Per cui salto in macchina ed inizio a battere la zona.
A circa 500 metri la vedo.
‘Sali’
Lei sale
Biascico qualcosa.
‘avevi promesso di non toccarmi’
‘eh , ho capito, ma’voglio dire.. pure tu mi hai provocato!’

A questo punto che si fa?
Avevamo voglia di stare ancora insieme.

Mi viene un’idea.
‘andiamo in un posto qui vicino, (non dico quale , mi scuserete), panoramico, romantico.
Un pomiciatolo in pratica.
Arriviamo, ci siamo solo noi. Rimaniamo in macchina. Iniziamo a baciarci.
Io sono ancora eccitato. Anche lei.
Certo c’era da ridere. Avevamo la casa a disposizione e stavamo pomiciando come due adolescenti.
Ma a me non &egrave mai dispiaciuto pomiciare.
Qui inizia la mia avventura con la gonna pantaloni. Vi ho detto che era svasata.
Ciò consente alla mia mano di salire lungo la coscia, e di infiltrarsi fino alle mutande.
Ma c’&egrave il collant blu.
Con abili movimenti delle dita riesco a scansare gli slip (i perizoma dovevano ancora venire).
Il collant però &egrave impossibile da eliminare.
Avrei dovuto partire da sopra se volevo insinuare la mano al pelo.
Ormai &egrave così. Poi, visti i chiari di luna, non sono certo di poterle far calare i pantaloni.
Comunque spingo con le dita, ed il collant entra dentro insieme a loro.
Lei &egrave zuppa.
Il collant &egrave cedevole, riesco ad entrare in profondità (sempre relativa).
A questo punto lei si stacca e mi dice con occhi invasati
‘MI SEI DENTRO , MI SEI DENTRO’
Insomma , ne venne fuori una cosa simpaticamente adolescenziale.
Comunque lei non mi toccò, MAI.

Mentre tornavamo alla fermata, mi disse ‘sono sposata’.
Mi sembrò , in quel momento, una cosa incredibile.
‘ed ho una figlia’
Ancora più incredibile.

Se avete letto i miei racconti avrete già capito che sono fesso.
Magari le lettrici ci erano arrivate già da tempo (non al fatto che sono fesso, al fatto che era sposata).
A me, talora, le cose sfuggono.
Solo in quel momento ricollegai tutto.
Ecco perché tutta la storia del numero etc..

Tacqui. Che si dice in questi casi?

Ci salutammo.
Per un po’ non ci sentimmo.
Poi lei mi chiamò di nuovo, dal suo lavoro.
Voleva discutere con me la questione.
Mi diceva ‘io non voglio tradire mio marito’
Che si risponde ad una cosa del genere?
‘&egrave giusto!’
La mia riflessione però era: devo aggiungere alle rosse una fondamentale categoria di donne a cui piaccio, le sciroccate.
Non che facessi a lei una colpa della sua fedeltà vaginale al marito. Anzi.
Però mi imbarazzava ed infastidiva questo senso di colpa da condividere.
Allora, ognuno di noi, particolarmente noi che scriviamo, e leggiamo, queste storie, ha vissuto il tradimento, attivo e passivo (e come terzo incomodo). Però a mio modo di vedere una cosa &egrave chiara. Chi tradisce ha un peso. E se lo deve portare da solo. Deve fare i conti con ciò che &egrave, ciò che prova, ciò che considera giusto. Non deve trasferire questo peso sull’altro, incolpevole. In particolare non deve chiedere all’altro di violentarlo/a (moralmente).
Invece siccome talvolta non sopporta il peso morale della cosa, vuole trasferire o condividere con l’altro la scelta , e la conseguente responsabilità.
Per quanto mi riguarda, se vi può interessare, il tradimento ha solo una possibile giustificazione, nella bellezza dell’esperienza con l’altro.
Se metti la mano su ogni culo che passa, o su ogni uccello, non mi trovi d’accordo (a meno che l’uccello non sia il mio- scherzo ovviamente). Ma non giudico più da anni nessuno, veramente. Torniamo alla storia. (per i miei nuovi lettori: queste digressioni pseudo-filosofiche sono tipiche dei miei racconti. I miei vecchi lettori lo sanno, e mi sopportano. I nuovi si possono abituare, oppure passare ad altri eccellenti racconti di questo sito, caratterizzati da maggiore azione).

Dopo un periodo caratterizzato da quanto sopra, in cui avevo iniziato a trattarla con impazienza, la situazione mutò (per quale motivo? Bho!). Ed iniziammo a fare conversazioni telefoniche sempre più calde.
Me ne ricordo ancora una in cui lei mi spiazzò completamente.
Io facevo il fico, conoscitore di donne:
‘l’orgasmo vaginale.. l’orgasmo clitorideo”
Lei mi fermò e con voce calda mi disse:
‘dimentichi l’orgasmo anale’
‘eeeehhhh?'(ecco che fine fanno quelli che vogliono fare i fichi con le donne)
Io non ho mai saputo se mi stesse prendendo per il culo. Sono anni che cerco di capirlo.
Le mie successive compagne non mi hanno mai chiarito la questione. Piacere, piace, ma a loro &egrave sembrato strano che solo attraverso la penetrazione anale si possa giungere all’orgasmo,. Comunque qui si divaga.

Salto qualche incontro particolarmente divertente soprattutto per le modalità con cui ci vedevamo Ad esempio, una volta, per non farsi vedere, mi diede un appuntamento ‘itinerante’.
Io dovevo seguire un itinerario da lei prefissato, nel suo quartiere, un itinerario circolare. Lei mi avrebbe visto, e sarebbe scesa (perché io ovviamente non dovevo neanche sapere dove abitava). Io ero dubbioso. Per poco non finiva sotto la macchina, per fermarmi (e non si doveva fare notare!).

Dopo circa un anno, (per mesi ci sentiamo poco) sento che si scalda di più nelle telefonate.
Mi inizia a parlare di una sua piccola perversione. Amava le calze autoreggenti da indossare sopra i collant. Capirai, con me andava a nozze.
Io le dico ‘dove e quando?’.
Lei cincischia, ma la tentazione ce l’ha.
Alla fine l’appuntamento.

Di nuovo stesso posto, stessa ora , stessa casa libera.
Arrivo. Effettivamente ha una gonna sopra il ginocchio, con le calze allora dette francesine (se non ricordo male).
Mi attizzo.
Vi ho già detto che non &egrave in sé il pezzo di biancheria che mi attizza.
E’ il fatto che la cosa sia stata pensata, programmata da tempo.
Che si sia vestita per scopare.
La freddezza di quei gesti.
Lei la mattina , ancora rintontita dal sonno aveva scelto quei capi nel cassetto.
Era eccitata in quel momento? Impossibile.
Si sarà eccitata nell’indossarli, pensando che li indossava per me?.
Forse no, aveva riservato per dopo, per un momento di solitudine, lo spazio da lasciare all’eccitazione.
Poi quel giorno avrà lavorato con questo evidente , marchiano, segno di sesso addosso.
Chi la vedeva non poteva non capire.
Normali conversazioni, intenzioni evidenti.
Tutto questo per me, per fare l’amore con me.

L’uccello si pone sull’attenti.
Lei lo nota.
Io tuffo la mano sulla coscia.
Lei la sposta.
Il viaggio &egrave tutto così.
Arriviamo a casa.
Dunque,’. i dettagli sono sempre i più eccitanti.
Io vado in camera da letto, e poi in bagno.
Vedo con la coda dell’occhio che lei si sfila, con gesto rapidissimo, le mutandine, che aveva indossato sopra i collant.
Gesto eccitante, e tenero.
Non si era sentita di uscire senza mutande (tenero)
Ma le aveva indossate sopra le calze (eccitante)
Cari amici maschi, dobbiamo sempre guardare a questa splendida tenerezza femminile.
Sono spregiudicate, ma fragili, e nessuna delle due cose deve essere MAI sottovalutata.
Non ve lo dimenticate mai, anche quando le vedrete ballare nude, con gli occhi infiammati, su un tappeto di rigidi piselli maschili.
(e non vi dimenticate quanto sono spregiudicate, quando le vedrete scegliere il colore della cucina all’IKEA).
Torno e mi piazzo direttamente sul letto.
Lei si mette a cavalcioni.
Inizia a srotolare la prima francesina. Con due mani.
Un gesto pensato.
Tanto le piace questo gesto che lo ripete più volte.
Io sollevo la gonna.
La topina, schiacciata dai collant &egrave lì davanti a me.
Stavolta &egrave mia.
La tocco con il pollice , da fuori, a lungo sull’altezza del clitoride
Con il pollice, mentre le quattro dita si aprono a ventaglio e schiacciano il pube.
Lei geme.
Continua con le calzette.
Poi smette.
Ci baciamo.
‘non te la do’ mi dice.
Ci risiamo.
Me ne frego.
Anche se non me la darai, ti voglio fin dove posso.
Si struscia con violenza sul mio pene.
Perde sempre più il controllo.
Non ne approfitto.
Vuoi la forzatura da parte mia? Non ci sarà.
E’ arrivata quasi a venire, e non si &egrave ancora tolta nulla di dosso.
Non mi tocca l’uccello con le mani, ci si struscia solo.
Ad un certo punto la tolgo, da sopra di me.
La rovescio sul letto, a faccia in giù.
Le tolgo l’intero apparato calze etc. con un colpo.
‘no , no no’ si lamenta lei.
‘non te lo metto dentro’ dico io con voce seria, dura, bassa.
Capisce che &egrave vero e si rilassa.
Da dietro le insinuo la mano, finalmente dal vivo.
Trovo un vero lago.
La topa si era anche un po’, come dire , aperta. Come se si spalancasse, come una bocca. (avete notato anche voi questo curioso fenomeno in alcune donne?).
Vi infilo le dita.
Prima due, che muovo a bicicletta.
Finch&egrave le dita nella topa sono due, si muovono bene.
Puoi toccare il punto G.
Puoi sentire il contorno dell’utero.
Puoi arrivare dove un uccello non arriva, negli anfratti più riposti.
Lei ormai si limitava a giacere mordendo il cuscino.
Ci si può chiedere (oggi, a freddo) se a quel punto glielo avrei potuto metter dentro.
Probabilmente si.
Ma non lo volevo, e sono contento di non averlo fatto.
Se mi vuoi mi devi chiedere.
Tre dita. Si muovono meno bene. Ma si muovono. Devi avere forza nelle dita per farle muovere bene.
Quattro dita. Ed un pezzetto di mano, affusolata.
E’ bello sentire la topina che si dilata.
E’ bello essere ciò che dilata.
C’&egrave qualcosa di atavico nel piacere di dire ‘ti sfondo’,
‘ti apro’
‘ti rompo la fregna’
Lei era un groviglio ansimante.
Non arrivammo a cinque dita.
Venne prima, con un rantolo sordo, mentre mordeva il cuscino.
Venni sulla sua schiena, e sul suo meraviglioso sedere pelosetto.

Il racconto finisce così. Chi aveva scommesso che alla fine me la scopavo, paghi la scommessa.
Qualche volta va pure in bianco.

Ombra-rossa@hotmail.it

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