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Racconti Cuckold

Franco e noi

By 12 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono una persona mite, dicono, ed in effetti io non amo discutere, preferisco lasciar perdere, prendere la vita come viene’
Ho avuto la fortuna di aver trovato Paola, una donna sulla mia stessa lunghezza d’onda, con la quale mi sono sposato e con cui ho vissuto serenamente per oltre dieci anni.
Anche lei &egrave di carattere quieto e l’unico difetto che avrei potuto trovarle era una certa scarsa propensione al fare l’amore: solo dopo un anno di matrimonio sono riuscito a superare il suo rifiuto all’idea di succhiarmelo, venendole rigorosamente in mano!, ma il suo delizioso culetto &egrave assolutamente tabù’
Così, facevamo l’amore quietamente, a luce spenta, nel nostro lettone e, dopo molti sforzi, lei faceva un profondo sospiro seguito da un immancabile ‘basta così, dai” e dal rifiuto di proseguire.
I primi tempi, ovviamente, fare l’amore con Paola mi sembrava il paradiso (anche perché &egrave molto graziosa: alta meno di uno e sessanta, snella, con lunghi riccioli neri, belle gambe, un delizioso culetto tonico, due bei seni della terza a coppa, con piccole aureole scure sotto a capezzoli grandi come more ed il vitino sottile’) ma, man mano che gli anni si accumulavano, cominciavo a sognare una moglie un pochino più disinvolta, più vogliosa, più interessata al mondo della sessualità, una moglie che mi cercasse lei, almeno una volta!, invece di dover sempre essere io a cercarla, insomma.
Sono un uomo fedele e quindi non sono mai andato con altre donne, ma i discorsi, internet, i media, mi hanno tutti fatto capire che mia moglie &egrave’ troppo quieta, sessualmente.
Ho provato a portarla a mangiare cibi che sapevo essere afrodisiaci e poi, in macchina, ci siamo appartati, ma come ho cominciato a baciarla ed a toccarla, lei subito mi ha bloccato con un tenero sorriso dicendomi ‘Dai, non qui’ e se passa qualcuno? Arriviamo a casa e poi lì..’
Ho provato a regalarle abiti ed intimo che io giudicavo sexy, ma spesso protestava perché avevo ‘cacciato via così tanti soldi’ o, addirittura!, giudicando ‘da sgualdrina’ certi capi, mi riempiva di occhiatacce.
Ho perfino provato a farle vedere qualcosa su internet, ma la sua reazione &egrave sempre stata schifata, per nulla incuriosita, quasi offesa e, per giunta, mi ha tenuto il broncio per giornate intere, dopo.
Anche parlandone, la cosa più semplice da fare!, non riuscivo a farla uscire dalla sua circoscritta sfera sessuale’
Mai un vero litigio, per questo motivo o per altro, ma insomma, un po’ più di fuoco e di passione, nel nostro rapporto, non mi avrebbe per nulla schifato, ecco!
Le ruote del destino, però, sono sempre in movimento e non sapevo che stessero macinando la farina con la quale la mia, la nostra vita, sarebbero cambiate radicalmente.
Sono commesso in un grosso negozio di ferramenta (Paola invece &egrave segretaria presso un anziano professionista) ed un giorno &egrave stato assunto Franco: simpatico, espansivo, alto, fisico tonico, deciso: un trentaduenne decisamente belloccio che ricordava l’attore Kurt Russell, quello di ‘1997, fuga da New York’, per intenderci.
Io, invece, sono tranquillo, introverso, non troppo alto, mingherlino.
Col tempo, siccome gli opposti si attraggono, diventai amico di Franco e fu davvero un grande piacere quando un giorno, mentre passeggiavo con Paola, lo incontrammo ed ebbi l’occasione di presentarglielo.
Passò qualche tempo ed un giorno Franco pilotò il discorso sulle gioie del matrimonio (lui &egrave ‘felicemente’ single, ma ho idea che le donne non siano mai state un problema, per lui’) e, davanti ad alcune birrette al bar, mi portò a sfogarmi sulla mia insoddisfazione con Paola.
Mi faceva piacere avere qualcuno che mi ascoltasse ‘io non avevo mai avuto amici!-, che mi dimostrasse la sua simpatia e questo lo capivo perché stava a sentirmi e poi, se non capiva bene qualcosa, mi faceva domande ed, a poco a poco, mi sentii alleggerire del macigno che avevo sullo stomaco, semplicemente parlandogliene!, della poca propensione di Paola nelle faccende sessuali.
Lui mi espresse la sua simpatia e la sua comprensione ed io gli fui molto grato, di questo.
Ovviamente, sperando in un improbabile miracolo, conclusi con una frase del tipo ” e non so proprio più cosa tentare”, come se lui, taumaturgicamente, avesse la bacchetta magica e con un tocco di quella’ Poff!, potesse risolvere il problema.
‘Beh, senti” mi disse Franco ‘io di donne un pochino me ne intendo’ sì, insomma’ se vuoi posso provare ad aiutarti”
Non stavo più nella pelle dalla gioia! Era quello che non osavo sentirmi dire! Gli lo dissi ed avevo perfino l’impulso di abbracciarlo, tanto mi aggrappavo a questa speranza.
Lui si schernì, poi aggiunse:
‘Però avrei bisogno di conoscerla meglio’ capisci ‘rise- &egrave come se un medico cercasse di fare una diagnosi ad una persona solo incontrata un attimo per strada! Avrei bisogno di passare un po’ di tempo -qualche ora, eh!- con voi, per capirla ed analizzarla meglio”
Ero perfettamente d’accordo, ovviamente e ci accordammo perché venisse a cena da noi il venerdì seguente.
Mi lasciò, però, delle disposizioni per quella serata: ‘Mi piacerebbe valutare cosa Paola considera un abbigliamento sexy, per cui ti prego: falla vestire’ come se dovesse far colpo su di me. Trova il modo tu, ma falla vestire così!
E poi, Paola beve alcolici?’
Negai: soltanto il mezzo bicchiere di vino, a pasto, ma allungato con l’acqua,
‘Vedi: gli alcolici aiutano le persone ad essere più disinvolte, meno inibite. Porterò io del vino buono, ma vorrei che, prima di sederci a tavola, bevessimo un aperitivo che dovrai, tassativamente!, versare e servire tu, occhei?’
Non capivo, ma mi dichiarai ovviamente d’accordo.
‘E poi, un’altra cosa: qualunque cosa venga detta o succeda, tu lasciami fare, non ti intromettere, altrimenti ti lascio ai tuoi problemi e amen’ Sono stato chiaro???’
Ero quasi spaventato dall’autoritaria affermazione, ma mi precipitai a dichiararmi perfettamente d’accordo: sarei restato zitto e immobile!
Lui sorrise: ‘Vedrai che, se mi lasci fare, Paola scoprirà la p’ passione che cela dentro di sé!’
Io dissi che ero disposto a tutto, per risvegliarla, che mi fidavo totalmente di lui e che avrei fatto tutto quello che mi diceva, con gioia.
La sera accennai a Paola che il venerdì avremmo avuto Franco a cena e lei fece un modesto sorriso, probabilmente contenta di spezzare la nostra monotona routine.
Cominciò a consigliarsi con me su cosa fosse meglio preparare per la cena e le spiegai che lui, in quanto ospite, aveva già preannunciato che avrebbe portato il vino, ma che voleva anche l’aperitivo.
Paola si appuntò di comprare salatini e noccioline e mi sorrise.
Allora, presi il coraggio a quattro mani e affrontai il problema dell’abbigliamento:
‘Vedi, amore; Franco &egrave un amico, ma &egrave anche un collega ed io voglio che, se e quando parlerà di te a qualche altro collega, dica che sei bellissima e quanto io sia fortunato ad essere sposato ad una donna così bella e’ -inghiottii ed incrociai le dita- e sexy. Lui ha una grande esperienza, con le donne e mi piacerebbe che tu indossassi per esempio quel vestitino nero, attillato, con le spalline sottili che ti ho regalato un anno fa”
Lei, che mi ascoltava sorridendo, mi fermò, corrucciata. ‘Ma sotto a quello, il reggiseno sta malissimo! Non ci sono mai voluta uscire per quello!’
Feci un profondo sospiro e mi avventurai nell’acqua fredda’
‘Lo so, ma tu non metterlo del tutto, allora! Tanto stiamo in casa, mica usciamo e poi Franco &egrave un collega ed un amico: pensi che farebbe pensieri sconci, su di te? Voglio essere invidiato, da lui, che ha un sacco di donne intorno”
Le sorrisi e lei rispose con un timido sorriso, di accettazione. Mi incoraggiai e proseguii:
‘Sotto a quel vestito, poi, si vedono i tuoi soliti slippini’ e non stanno bene. Mettiti uno dei perizoma che ti ho regalato”
‘Ma così sembrerò’ nuda!’ protestò lei.
‘Te l’ho detto, amore: voglio essere invidiato, da lui!!! Per una volta, ti prego, fatti sexy!’
Borbottò qualcosa, in segno di accettazione e non mi sembrò vero: ce l’avevo fatta!
Il venerdì, lasciando il lavoro, Franco mi si avvicinò e mi diede un bottiglino: ‘Quando preparerai gli aperitivi, svuota questa boccetta nel bicchiere di Paola’ Lo guardai, perplesso.
‘La aiuterà ad essere più disinvolta e soprattutto la aiuterà ad essere maggiormente sincera rispondendo alle domande che le farò. Fallo o non ti potrò aiutare!’
Feci un senno di assenso e ci lasciammo per poche ore.
Arrivato a casa, poco prima dell’ora di cena, restai affascinato: Paola indossava il vestitino nero ed era assolutamente affascinante: il vestito aderente, lungo fino a tre dita sopra le ginocchia, mi confermava che non aveva indossato il reggiseno ed il suo seno, ancora sodo per i suoi trentacinque anni, restava deliziosamente saldo.
Anche i suoi abituali slippini erano restati nel cassetto e solo una sorta di sottile rigonfiamento sui fianchi denunciava la presenza di un perizoma; dentro di me, sognai che avesse indossato lo ‘string’, il perizoma fatto solo di sottili stringhe e con un minuscolo triangolino di pizzo a coprirle il sesso.
Inoltre indossava un paio di scarpe nere di vernice, con il tacco a spillo, che non aveva mai voluto indossare.
Ma il miracolo era il trucco: invece di un ‘infrequente!- filo di rossetto tenue, dato alla veloce, si era truccata attentamente e le sue belle labbra mostravano un lucido rossetto rosso vivo.
I capelli rialzati sulla nuca ed una bella collana, completano il quadro, decisamente piacevole.
Era sensualissima, la mia Paola e l’abbracciai entusiasta, provando a baciarla, ma mi fermò con un: ‘No, che mi sbavi tutto il rossetto!’
Capii il senso del rifiuto e mi ritirai, in buon ordine, comunque felice del suo aspetto decisamente eccitante ed inconsueto.
Puntualissimo, all’ora fissata, Franco suonò alla porta e fece il suo ingresso trionfale.
Un paio di pantaloni attillati ed una camicia bianca, sapientemente sbottonata a mostrare l’ampio petto, lo rendevano particolarmente affascinante.
Paola lo accolse con un ampio, cordiale sorriso e lui fu galante e sciorinò tutto il suo fascino.
Lei lo fece sedere sul divano, mentre io andai ad occupare una delle due poltrone.
Cominciammo a parlare, a raccontare aneddoti buffi sui nostri colleghi e mi accorsi che lui, a poco a poco, stava avviluppando mia moglie in una forma garbata di seduzione.
Dopo un pochino, mi resi conto che Paola e Franco mi stavano emarginando dalla conversazione e, ad un certo momento, gettai un’occhiata interrogativa al mio collega, che rispose con un cenno rassicurante.
Decisi di lasciarlo procedere come meglio volesse.
Ad un certo punto, Franco gettò lì il desiderio di bere qualcosa ed io capii: mi alzai, invitando Paola a restare seduta a conversare e preparai gli aperitivi.
Coprendo la visuale del tavolino col mio corpo, versai gli aperitivi nei bicchieri, li misi su un vassoio insieme alle ciotoline con gli stuzzichini e poi versai il contenuto della boccetta che mi aveva dato Franco nel bicchiere destinato a mia moglie.
Mi sembrava un’azione scorretta, ma se lui voleva interrogarla ‘non aveva ancora incominciato- ed avere risposte con maggiore disinvoltura, dovevo adeguarmi al programma che mi aveva dettato.
Così, porsi a loro il rispettivo bicchiere, posai i salatini sul tavolo e tornai, brandendo il mio bicchiere, in poltrona.
Brindammo e cominciammo a bere e la conversazione restava leggera, senza gli affondi che mi attendevo dal mio scafato collega.
Però notai che Paola, dopo pochi minuti, cominciò a ridere più spesso e più a lungo, che la voce le si era leggermente arrochita e, soprattutto, aveva smesso di tirare l’orlo dell’abitino ogni trenta secondi per coprirsi le belle gambe.
Anzi, cominciò a fare intriganti sorrisi a Franco e, cambiando posizione sul divano, restò con le ginocchia appena socchiuse: era la prima volta in assoluto che, davanti ad un altro uomo, la vedevo meno che composta.
Anche il mio amico notò la cosa e mi getto un’occhiata del tipo ‘Vedi? Cosa ti avevo detto?’
Io gli sorrisi e annuii col capo.
Dopo un po’, Franco disse che cominciava ad aver fame e perciò ci sedemmo a tavola; però, prima di sederci, Franco disse: ‘Tua moglie &egrave troppo bella, elegante ed affascinante per vederla tutta la serata trotterellare avanti e indietro, tra qui e la cucina e impedendomi quindi di godere della sua compagnia” Paola ridacchiò, lusingata ” perciò stasera la cena la servirai tu!’
Potevo rifiutarmi? Lui aveva la mia totale fiducia, dall’alto della sua esperienza con le donne e perciò mi adeguai al suo ‘pressante!- invito.
Paola si era organizzata ed aveva preparato una teglia di lasagne al forno e, come secondo, vitello tonnato, per non dover spignattare durante la cena e perciò, come furono seduti a tavola, feci per andare in cucina per portare le bevande fresche ed il primo, ma Franco mi fermò: ‘Giulio, tu non sei abituato -mi sa- a servire a tavola” Confermai ” quindi forse, per evitare di sporcarti accidentalmente, sarebbe meglio che indossassi un grembiule’ ma non una di quelle cose enormi’ non so, un grembiulino piccolo, grazioso” disse, strizzandomi visibilmente l’occhio.
Paola rise e mi disse che me lo avrebbe dato lei.
In effetti, da un cassetto della cucina, tiro fuori un grembiulino di leggero tessuto bianco, stondato e con una minuscola pettorina, il tutto orlato da un volant dello stesso lieve tessuto. Rise, mentre lo indossavo e poi mi accompagnò in sala per l’approvazione del mio collega.
Lui sorrise e disse che andava benissimo, che potevo cominciare a servire la cena, ma portando già le porzioni nei piatti, come al ristorante.
Ormai stordito da tutti questi ordini che MI riguardavano, acconsentii meccanicamente e mentre andavo verso la cucina, Paola mi disse che gli utensili per tagliare le lasagne e metterle nei piatti erano nel secondo cassetto, sotto alle posate?
Utensili? E cosa diavolo si usa, per le lasagne? Rovistai nel cassetto e presi un coltello appuntito, ma poi vidi una sorta di paletta quadrata che giudicai, forse, più adatta.
Quando tornai, portando il piatto di Franco, tenuto prudentemente con le due mani, notai che stavano amabilmente conversando e che avevano già stappato una delle bottiglie e bevuto già un po’ di vino; guardai mia moglie, che era bellissima, allegra, disinvolta. Evidentemente Franco stava riuscendo nel suo intento e quindi mi rilassai, senza più alcun dubbio.
Portando la porzione a Paola, sobbalzai, sentendole dire: ‘No, non ho mai assaggiato il sapore dello sperma, ma l’idea mi fa abbastanza schifo”
Accidenti! Un discorso del genere non lo aveva mai fatto, con me ed in dieci anni di matrimonio ed adesso, con una persona che conosce da un’oretta’ Sorrisi: Franco stava facendo fede alle sue affermazioni!
In ultimo portai la mia porzione, per sedermi finalmente a tavola, ma passando ebbi l’impressione della mano del mio amico che accarezzava il seno di Paola’ Ma no, figuriamoci! Non poteva averla disinibita così tanto, dai! Forse era solo un’impressione, uno strano sogno’
Cominciammo a mangiare, ma venni tagliato fuori dalla loro conversazione.
Franco le faceva domande, sempre più imbarazzantemente intime, ma Paola rideva e rispondeva spigliatamente, con una disinvoltura che trovavo al di là dell’immaginabile, confessando con un sorriso che no, la sua vita sessuale non era granch&egrave, che sì, lei non amava molto il sesso e che aveva la fichetta col pelo incolto e che aveva paura di fare quella cosa contronatura, prendeelo nel culetto’
Ero esterrefatto e ascoltavo, senza credere alle mie orecchie, finché Franco mi fece notare che avevamo finito le lasagne e che era tempo che servissi il secondo.
Mi alzai, scusandomi e corsi in cucina, lavando la paletta che avevo usato per le lasagne per poter fare le porzioni di vitello tonnato.
Tornando col piatto del mio amico, notai che la sua mano era sulla coscia di mia moglie, e le aveva fatto risalire di poco l’abito. Sgranai gli occhi e lui mi fece un sorriso rassicurante, della serie ‘Lasciami fare: so io come si fa’
Annuii ed andai in cucina a prendere il secondo per Paola.

Graditi commenti a zorrogattoge@yahoo.it Posandole il piatto davanti, notai che tutta la mano del mio collega era stavolta coperta dall’abito e si moveva tra le sue cosce, tenute allargate’ Stava TOCCANDO la fica di mia moglie!!! E lei sembrava apprezzare, per giunta!
Mi sfregai mentalmente le mani: dopo questa serata, la mia ‘la nostra!- vita sessuale non sarebbe stata più della monotonia di prima!
Mentre mangiavo, vedevo Franco che le mormorava qualcosa nell’orecchio, mentre lei rideva e riuscii anche a vedere la sua lingua guizzarle sul collo.
Fui tanto stupito, che mi cadde il coltello; mi chinai sotto il tavolo per raccoglierlo e notai le belle cosce di mia moglie spalancate, col ma mano di Franco, di cui vedevo solo tre dita, che le frugava la fica, dopo averle scostato il perizoma. Non volevo ed osavo credere ai miei occhi!
Dopo il vitello tonnato ed il contorno, venni inviato in cucina a prendere il dolce e, quando tornai, trovai Franco in piedi, col sedere appoggiato al tavolo che aveva afferrato i capelli di mia moglie e, dopo averle strappato le spalline del vestito ed averla lasciata a seno scoperto, la pilotava nel ritmo giusto di un profondo pompino.
Restai esterrefatto ‘e non solo per le notevolissime dimensioni dell’arnese del mio amico- per l’incredibile situazione ed anche per aver notato che, in fondo, pur così obbligata, mia moglie’ collaborava!
Eccitatissimo da quello spettacolo, mi avvicinai a Paola, i cui seni erano strapazzati dall’altra mano di Franco, ma lui mi fermò con un gesto imperioso.
A gesti gli feci capire quanto fossi eccitato e lui mimò l’apertura di una cerniera lampo ed una masturbazione.
Eseguii, nonostante ciò che stringevo in mano fosse considerevolmente più piccolo del palo di carne dura che vedevo affondare nella gola di mia moglie.
Dopo qualche momento, l’amico sfilò la bocca di mia moglie dal suo cazzo e, sempre tenendola per i capelli, la fece appoggiare col pube contro il tavolo, facendola poi piegare in avanti, fino a farle premere la guancia sulla tovaglia.
Con la mano libera, le rialzò bruscamente l’abitino fino alla vita, poi inserì un dito nel laccetto dello ‘string’ (Paola aveva indossato proprio quello!) e dette un colpo secco, strappandolo. Poi la usò per pilotare il suo grosso cazzo nella fica di mia moglie e, con un colpo secco, glie lo spinse tutto dentro, di colpo.
Mia moglie sussultò e gemette e lui cominciò subito a farle scorrere il suo grosso uccello dentro e fuori, sempre più veloce, mentre lei si inarcava e cominciava a mugolare, a gemere, ad agitarsi e’ e poi urlò il suo piacere, implorandolo di continuare, di non fermarsi, di trattarla ancora così’
‘Così, come? Come una troia?’ Le ruggì il mio collega in un orecchio.
‘Sìiiii, dai” ‘Sì, cosa? Dillo, o smetto!’ ‘Nooooo!!! Dai, trattami come una’ una troia, dai, non fermartiiihhh’.’
La vidi tremare, scuotersi tutta e gemere, travolta da un altro rapidissimo orgasmo. Non credevo ai miei occhi!
‘Perché tu sei la mia troia, vero, Paola?’ ‘Sìììì, sono la tua’ solo la tua’ troia!!! Dai, ancora!!!’ ‘Ti sfondo tutta, ti piace?’ ‘Dai, sì’ sfondami tutta!!! Mi fai morireeeehhhhh”
La scena era troppo eccitante: mi trovai la mano piena di sperma, stravolto.
Franco continuava a montarla, cambiando il ritmo, alternando rapidi affondi ad attimi di sosta e muovendo il bacino in circolo, attorno alla fica di Paola, di mia moglie!
Era eccitantissimo vederla così eccitata ed eccitante, finalmente trasformata in una donna da letto, da sesso.
Non mi turbava il fatto che il mio amico e collega si stesse godendo la mia timida mogliettina: mi sembrava la giusta e lecita ricompensa per avermela’ svegliata.
Franco continuò ad interrogarla: ‘Sei la mia troia? Dillo!’ ‘Sììì’ sono’ la tua’ troiaaahhh” ‘Solo mia?’ ‘Sììì…’ ‘E lo sarai sempre?’ ‘Siiiii’ sempreee”
‘Prendi la pillola?’ ‘No’ l’ho sospesaaaaahhhh”
‘Allora, adesso, ti sborrerò dentro, così avrai un bastardo da me’ Lo vuoi?’ ‘Sìììììì’.’
Non credevo alle mie orecchie, ma vidi l’uomo che si irrigidiva mentre, con una specie di ruggito, si inarcava all’indietro, svuotando i suoi grossi coglioni dentro mia moglie.
La scena era sconvolgente e, nonostante fossi appena venuto, il mio cazzetto diede evidenti segni di risveglio, per cui ricominciai a manipolarmi.
Vidi il mio collega afflosciarsi sulla schiena di Paola, riprendere fiato ed infine sollevarsi, facendo scivolare fuori dal sesso di mia moglie il suo cazzo ormai molle, ma ancora di considerevoli dimensioni.
Paola era sconvolta, la sua pelle luccicava di un velo di sudore ed il suo respiro era ancora ansimante, profondo, ma gli occhi ed il viso le brillavano di troiesca e soddisfatta eccitazione.
Franco, con lo sguardo annebbiato dal piacere, girò lentamente la testa verso di me; poi sembrò mettermi a fuoco, perciò si riscosse, assunse una postura più eretta e mi chiamò vicino, con un gesto imperioso.
Intimidito e soggiogato, mi avvicinai. Lui mi indicò il sesso, aperto e luccicante di secrezioni, di mia moglie: la visione era sconvolgentemente oscena e sentii la gola come stringersi per l’eccitazione.
Lui mi afferrò per la collottola e mi fece inginocchiare dietro a Paola, tra le sue gambe ancora frementi per la teoria di orgasmi che l’aveva sconvolta e poi mi spinse la testa, con una certa ferma delicatezza, contro il sesso di lei.
‘L’unica speranza che hai, per evitare che la tua adorabile mogliettina abbia un figlio da me, &egrave usare la lingua per pulirla completamente, dentro e fuori. Sembra che l’acidità della saliva sia un ottimo spermicida’ Dai, datti da fare!’
Non avevo mai sentito quella teoria anticoncezionale, ma evidemente lui, con la sua ampia esperienza nei confronti delle donne, sapeva queste cose, che non avevo mai avuto occasione o motivo di approfondire; perciò, vincendo una naturale repulsione, assaggiai un rivoletto di denso sperma che colava lentamente dalla sua vagina, coprendole il clitoride.
Il gusto era salmastro, l’odore ricordava il selvatico, ma eseguii quanto richiestomi.
Dopo poco che avevo cominciato a lambirle le labbra gonfie ed arrossate, Paola cominciò a genere, ad ondeggiare i fianchi ed arrivò al punto di tenermi una mano sulla testa per dirigermi nei punti che più le davano piacere.
Venne dopo poco, con un gemito iniziale che salì rapidamente fino al livello di urlo, mentre un getto salmastro mi investiva le labbra.
Ero come tramortito, dalla grande sensualità dimostrata dalla mia insospettabile moglie e mi rialzai da terra, guardandomi intorno stupefatto, come se fossi sopravvissuto incolume ad un grave incidente.
Franco mi guardò e rise, divertito: ‘Ma guardati come sei conciato’ ‘disse con un tono di simpatia nella voce- ‘ dai, vatti a lavare la faccia!’
Frastornato, andai in bagno, mi rinfrescai il viso e restai a riflettere su quella folle serata, davanti allo specchio.
Dopo diversi minuti, finii di ricompormi e, sorridendo, tornai in sala.
Loro erano seduti sul divano, a chiacchierare fitto-fitto ed a ridere brevemente, ogni tanto.
Mi videro arrivare e mi sorrisero insieme: ‘Beh, visto che sua signoria ha liberato il bagno, vado a darmi una rinfrescata’ disse in tono ironico Paola, alzandosi ed incrociandomi, con un sorriso radioso.
Mi sedetti sul divano e, come fui sicuro che lei non ascoltasse, mi rivolsi a Franco: ‘Sei stato davvero incredibile; in qualche momento ho avuto parecchie perplessità, vedendoti all’opera, ma il risultato che hai raggiunto mi fa capire quanto tu abbia fatto tutte le cose giuste” Gli feci un ampio sorriso, gonfio di riconoscenza ” e ti confesso che non vedo l’ora di trovarmi da solo di nuovo con mia moglie’ gli confidai, strizzandogli l’occhio con fare complice.
‘Ecco, appunto’ -mi interruppe- ‘ volevo parlarti proprio di questo.
Paola, lo hai visto, ha grandi potenzialità erotiche’ ma sono convinto che lei possa spingersi ancora più lontano” ‘Dici?’ ‘Sì, ne sono convinto, però” Si interruppe.
‘Però?’ Si tirò fuori una sigaretta e l’accese, poi mi rispose: ‘Però non sono sicuro che un tuo’ intervento, il tuo fare l’amore con lei, da soli, possa poi permettermi di farla arrivare ai suoi limiti’ Ecco, il consiglio che ti do &egrave questo: se ti cercasse lei, bene; altrimenti non cercarla, lasciala’ lievitare, come una torta’ una deliziosa torta!’ Mi fece un sorriso che mi ricordava un lupo.
‘Sì, ma’ fino a quando?’ Chiesi, preoccupato.
‘Non preoccuparti! Ti fidi di me, no?’ Annuii ‘Ecco! E allora lasciami alla mia maniera. Diciamo che ci rivedremo un’altra volta e dopo quella, valuteremo a che punto saremo, va bene?’
Ero perplesso, ma cosa potevo dire? ‘Sì, certo, va bene!’
Lui sorrise e mi mollò un’amichevole pacca sul ginocchio.
Dopo pochi minuti, fummo raggiunti da mia moglie, che si era fatta una doccia ristoratrice, indossando l’accappatoio e con un asciugamano a formarle un turbante per coprirle i capelli bagnati.
I suoi occhi brillavano di una luce felice e maliziosa e lanciò una occhiata, piena di oscuri significati, a Franco che fece solo un piccolo, quasi impercettibile cenno col capo.
Paola si accoccolò sulla poltrona, piegando le gambe sotto di sé in una posa molto sbarazzina e mi guardava, come per aspettare che dicessi qualcosa.
Ci pensai un istante, poi dissi: ‘Amore, stavo pensando’ Non ti farebbe piacere avere Franco nuovamente nostro ospite?’
‘Oh, sì!!!’ esclamò con sincero entusiasmo; poi aggiunse: ‘Ma magari non a cena’ Franco: hai qualcosa da fare, che so, domenica all’ora di pranzo?’
Franco assicurò di essere libero da impegni e quindi ci accordammo per rivederci di nuovo a casa nostra, lì a due giorni.
Dopo un po’ l’amico decise che si era fatto tardi e, ringraziando maliziosamente per l’ottima cena, ci lasciò soli.
Aiutai Paola a riordinare e, mentre ci incrociavamo, le cinsi il fianco con un braccio e cercai di attirarla verso di me, per un semplice bacio. ‘No, Giulio, ti prego: sono esausta” mi disse con espressione davvero dispiaciuta.
Così andammo a letto, a dormire e lei si addormentò quasi di schianto, mentre io sentivo il cazzo che mi ridiventava duro, ripassandomi mentalmente tutto il film di quella incredibile serata.

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Il sabato sfrecciò nelle nostre vite e ci trovammo a domenica mattina.
Paola, verso le undici, si fece un lungo bagno, coi sali che non usa quasi mai! E poi coniciò a prepararsi.
La sorpresi, in bagno, a regolarsi la pelliccetta pubica con le forbicine e mi fermai, incantato, ad osservarla. Lei se ne accorse e mi scacciò con un sorriso ed una linguaccia ed io allora uscii per comprare il giornale.
Tornai poco prima dell’ora di pranzo e rimasi abbagliato dallo splendore di Paola: aveva indossato un delizioso abitino estivo, bianco a grossi fiori stampati, con il corsetto attillato e senza spalline e la gonna a corolla; ai piedi, un paio di zoccoletti estivi con il tacco sottile ed al collo una collana di corallo, che le avevo comprato durante il viaggio di nozze ed un semplice ma grazioso braccialettino al polso.
Si era truccata con estrema cura: un trucco molto delicato, ma che sottolineava deliziosamente i suoi zigomi alti e che rendeva particolarmente luminosi i suoi occhi.
Le labbra, dipinte di rosso vivo, erano state attentamente disegnate con la matita ed un fermaglio le teneva i capelli in una sorta di soffice coda alta. Era decisamente affascinate, da rubare!
Lo ammetto, non mi venne da pensare che non si era fatta bella per me, ma per un altro. O meglio: forse il pensiero sfrecciò nella mia mente, ma lo accantonai subito, pregustandomi la deliziosa vita sessuale che mi aspettava con la nuova versione di mia moglie.
Puntualissimo, Franco suonò alla porta allo scoccare dell’ora.
Lo accolsi con grande piacere e ci scambiammo sorrisi, una potente stretta di mano e pacche sulle spalle. Anche Paola fu felice di vederlo e si alzò sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia; lui le strinse il mento tra le dita e la girò per baciarla sulla bocca, mentre la sua mano andava ad accarezzarle il sedere.
Il gesto mi provocò un torbido piacere, anche se condito da una minuscola spina di gelosia.
Ci sedemmo sul divano (loro) e sulla poltrona (io) e conversammo amabilmente, come tre amici affiatati.
Dopo un po’, Franco chiese se si poteva avere bere un goccio di aperitivo e mi alzai prontamente per prepararli.
Lui si scusò con Paola e mi raggiunse, in modo che dessimo le spalle a mia moglie.
‘Versa questa boccetta nel bicchiere di Paola, dai: hai visto il risultato, l’altro giorno, no?’ Annuii, tutto contento e versai.
‘E adesso questo nel tuo: potrà darti un po’ di sonnolenza, all’inizio, ma poi ti farà sentire un leone e tra un po” vedrai che ci divertiremo, con tua moglie!’ concluse con un ghignetto.
Gli gettai un’occhiata perplessa, ma il suo sorriso carico di aspettative mi convinse e versai.
Poi, tornammo a sederci e, dopo un brindisi all’amicizia, bevemmo.
Dopo un pochino, come mi aveva preannunciato Franco, cominciai a sentirmi un po’ appannato, un po’ assonnato, ma aspettavo con fiducia la reazione’ leonina.
Le loro voci, diventavano un brusio, un brusio che si interrompeva sempre più spesso, per pause sempre più lunghe.
Vedevo le mani del mio amico esplorare il corpo di Paola e sorridevo vedendo lei che accettava il corteggiamento, di buon grado.
Però, mi successe una cosa strana: guardandoli mi sembrava che perdessero colore e che restasse solo il loro contorno e le voci erano un vago ronzio e anche le risatine sembrava avessero l’eco, come fatti in una galleria scura, anzi: buia. Avevo la strana impressione che, nonostante aspettassi’ di diventare una’ tigre’ beh.. sì’ forse’ mi stessi come’ ehh’ addorm’

Paola si &egrave scatenata: che gran troia che &egrave! E quel coglione di Giulio, buonobuono, ha bevuto quello che gli ho portato e si &egrave addormentato come una cocuzza. Così, lo avrò fuori dalle palle fino all’ora di cena, come minimo!
Alla troia ‘quanto le piace, quando la chiamo così!- piace sentire le mie mani che la toccano, che la palpano, la strizzano, la penetrano. Anche lei &egrave partita e oggi le farò fare un bel passo in avanti sulla strada per farla diventare un vero bagasciona.
Per cominciare, le infilo la mano sotto la gonna e le tocco la fica, che trovo già bagnata; le faccio danzare le dita tra le labbrine, mentre con l’altra mano le faccio uscire del tette dal corpetto e intanto le esploro minuziosamente l’interno della bocca con la lingua. Sento che la puttana sta andando in fregola e allora cominciamo con il condizionamento: le afferro il cavallo del perizoma e do un brusco strattone, strappandoglielo via.
Lei mi guarda, stupita da questa improvvisa azione brusca; io appallottolo l’indumento nel pugno e glie lo sbatto sotto il naso: ‘Regola numero uno: quando sai che vengo, MAI intimo, altrimenti non mi vedrai mai più! Sono stato chiaro??’ ‘Sì, sì, scusa!… Mai più, te lo giuro!’
Per dimostrarle che accetto le scuse, la stringo a me, facendole sentire il cazzo e la bacio con passione.
Dopo due minuti &egrave un lago e comincia a spompinarmi: allora l’afferro per i capelli, facendola rialzare, la faccio mettere in piedi e la porto, di peso, in camera da letto. La faccio cadere sul letto, il letto suo e del cornuto che sento russare sulla poltrona e mi spoglio rapidamente.
Poi mi tuffo tra le sue cosce e comincio a mangiarle la fica, allargandole le labbrine con le dita e scappucciandole il clito e poi facendo scorrere la lingua da lì alla vagina, affondandoci; poi indietro a succhiarle il grilletto e di nuovo giù, mentre lei raggiunge il piacere per la prima volta, ma proseguo leccandola fino al buco dl culo, che le insalivo per bene.
La lecco ancora un po’, affondandole la lingua in fica e provando ‘alternativamente- anche ad entrarle nel culo stretto, che poi penetro lentamente con un dito molto insalivato; lei prima protesta un pochino, poi mi asseconda ed alla fine mi trovo a succhiarle di nuovo il clitoride, mentre la scopo lentamente nel culo con l’indice fino alla radice e con medio e pollice che le mulinano dentro la fica, zuppa.
Come viene un’altra volta, mi giro in modo che, mentre le pastrugno fica e culo, le possa infilare il cazzo in bocca, fino in gola: mi piace sentirlo dentro con la donna che contrae la gola per l’attacco di vomito’
Prima però mi faccio accuratamente insalivare l’uccello ed i coglioni e poi, zac! Tutto in gola.
La troia gode ancora e allora la giro alla pecorina e comincio a fotterla in fica, ma appoggiandole le palme sulle chiappe ed allargandole le chiappe e tirandole il buco del culo.
Le mormoro nell’orecchio che &egrave una gran troia, la mia troia e che le piace farsi fottere da me, con mio cazzone e lei, mentre la monto. annuisce e mi dice che sì, che &egrave la mia troia e di fotterla, fotterla ancora, fotterla forte che le piaceeeeehhh’
Trema per l’orgasmo raggiunto e la sua pelle &egrave imperlata di sudore; le sfilo il cazzo dalla fica fradicia e glie lo appoggio sul buco del culo.
Lei protesta timidamente non vuole, ma io sono irremovibile: ‘Scegli: o mi dai il culo o non mi vedrai mai più!’
Abdica, con la rituale frase: ‘Ma fai piano, che mi fa male”
Con i pollici le tengo le chiappe allargate al massimo e spingo un pochino. Poi indietreggio, mi sfilo, aspetto qualche secondo e spingo, un pochino più a fondo. Sento il suo sfintere stretto che resiste e le mormoro, con tono affettuoso, il consiglio giusto: ‘Rilassati e spingi, come se dovessi farla: sarà più facile’
Rinculo ed al terzo affondo la sento meno ostica: le entro dentro con metà della cappella e lei sussulta. Geme e si lamenta.
Lo sfilo ancora e poi, afferrandola per i fianchi, la impalo, spingendoglielo di colpo fino in fondo.
Lei urla, prova a divincolarsi, piange, vorrebbe sfilarsi, ma la tengo bloccata contro il mio pube, col cazzo affondato nel suo culo, immobile, fino ai coglioni: so che tra un paio di minuti la fitta bruciante si attenuerà e allora potrò finalmente cominciare ad incularla come si deve.
Difatti in un paio di minuti lei si calma e piange solo silenziosamente, mentre io comincio, lentamente, a farle scorrere il cazzo avanti e indietro nel culo, sgrillettandola in fica.
A poco a poco, il dolore evapora dalle sue sensazioni, rimpiazzato dal piacere e, sentendo che comincia ad apprezzare il trattamento, sento montare il mio piacere. Lei si sta avvicinando ad un’latra ondata di piacere ‘la prima, col cazzo in culo!- ed anch’io sto per sborrarle nel culo, quando mi viene in mente che devo addestrarla al meglio; perciò mi trattengo e le vado davanti, allungo una mano per toccarle la fica e non fare cadere l’eccitazione e glie lo spingo contro le labbra: lei sente l’odore del suo culo, non vorrebbe, ma le afferro i capelli sulla fronte e spingo; costretta, apre la bocca ed ho appena il tempo di appoggiarle la cappella appena oltre le labbra, che la piena del mio piacere raggiunge l’apice e le sborro in gola, venendo contemporaneamente a lei.
La tengo per il ciuffo e le impongo di ingoiare; lei viene, ma piangendo ‘umiliata- ed ingoia tutto, obbediente.

Riprendiamo fiato sul letto e comincio a coccolarla, a dirle cose tenere. Lei si rilassa, mi butta la gamba destra sulle mie e preme i seni sul mo braccio, ride a qualche battuta e mi dice che le ho fatto male, facendo un piccolo broncio, ma che le &egrave piaciuto tanto’
Io l’abbraccio e le chiedo se le &egrave piaciuto anche bere il mio piacere.
‘Sei un bastardo!’ e mi picchia i due pugnetti sul petto, sorridendomi con aria complice.
Stiamo lì una mezzora e poi dico, casualmente: ‘Giulio dormirà fino a stasera e mi piacerebbe fare qualcos’altro di’ divertente, con te, prima che si svegli” ‘Cosa, cosa?’ mi chiede con una curiosità da bambina.
‘Uhmm’ Ti fidi di me?’ La vedo annuire.
‘Allora, dolcissima puttanella mia, vestiti, che usciamo; ti voglio fare un regalo, un vestito’
‘Ma &egrave domenica, &egrave tutto chiuso’ Dove lo trovi un abito, di domenica?’
‘Tu non preoccuparti: conosco un posto. Ma adesso vestiti, dai!’ E le mollo una pacca sul sedere.
Lei va in bagno e io, sviluppando il programma per il resto della giornata, vado in soggiorno a controllare Giulio, che russa come un maiale sulla poltrona e, per stare sul sicuro, gli svuoto un’altra mezza boccetta di sonnifero in bocca.
Lui tossisce, si agita, ma poi ingoia, sempre dormendo.
Torno in camera, aspetto che Paola torni dal bagno e vado io, a darmi una sciacquata.
Poi, in camera, a vestirmi e, dopo dieci minuti siamo pronti ad uscire: la guardo con sguardo feroce e le chiedo: ‘Cosa indossi, sotto il vestito?’ E lei, innocentemente: ‘Ma solo il peri!’
Le do uno schiaffo, anche se non forte: ‘Ti ho detto che con me non devi MAI indossare intimo, altrimenti, e questa &egrave l’ultima volta che ti avviso!, non mi vedrai mai più!’
Lei prova a difendere la sua posizione: ‘Ma dai, usciamo! Io mi vergogno, fuori, senza niente”
‘E’ un problema tuo: o fai come dico, o scompaio!’
Fa il faccino triste, ma si sfila il perizoma, che le prendo e mi metto nel taschino della camicia, prima di uscire.
Mentre guido, in silenzio, rifletto sui progressi delle ultime 24 ore: sono riuscito a plagiare Giulio, portandolo a fare le scelte ed i comportamenti che volevo scegliesse.
E Paola’ la miscela tra il misterioso sciroppino -che mi ha dato il mio amico farmacista- e il fatto di essere stato dolcissimo o brutale, nei momenti giusti, la sta portando a scoprire i piaceri del sesso: ho intenzione di farla diventare una vera troia, lei e divertirmici un sacco.
E anche quel povero fesso di Giulio, che si beve tutto quello che gli dico’ eheheheh, sì: anche con lui ho idea che mi divertirò’
Paola mi vede sorridere e sorride anche lei, stringendomela coscia con la mano. Sorridi adesso, baldracca, ché poi sarai troppo impegnata a prender cazzi, per avere il tempo di farlo!
Arriviamo al negozio e lei mi guarda, perplessa: ‘ma sei sicuro che qui vendano abiti? C’&egrave scritto ‘pornoshop”’
‘Sì, &egrave questo il negozio: hai un abbigliamento troppo formale e qui troveremo senz’altro qualcosa che ti starà benissimo’ fidati di me’ concludo con un caldo sorriso, stringendola a me.
Lei, non troppo convinta, mi sorride timidamente ed entriamo.
Il negozio &egrave nei fondi di un palazzo, e la titolare, che mi conosce come abituale cliente, mi accoglie con un sorriso.
Contraccambio e spiego: ‘Ho portato questa amica a dare un’occhiata, ma poi vorrei comprarle qualche capo d’abbigliamento ‘carino’ ‘lei sorride, capendo cosa intendo- e farci aiutare da te per trovarle qualcosa che sottolinei il suo fascino”
Così cominciamo a girare l’ampio negozio, superando rapidamente gli scaffali dei film in dvd o cassetta e quelli dei libri & riviste e cominciando ad osservare i vari ‘giochini’ esposti: dildos e vibratori di plastica, lattice e altri materiali; piccoli come un dito e poi a salire, fino ad oggetti di quaranta centimetri di altezza per dieci di diametro. E poi strapon a mutandina o con le cinghie per fissarselo davanti e butt-plug dai tre ai quindici centimetri di diametro.
E profilattici di tutti i tipi, forme, colori e gusto e creme e pomate e poi cose adatte al sadomaso come manette, collari, catene, cappucci, legacci, cinghie e cinghiette, bavagli, bende, corde, fruste di tutti i tipi, eccetera. E poi, sempre dedicate a queste pratiche, attrezzature come gogne, pali, croci di sant’andrea, tavolati dall’uso inquietantemente sospetto’
Nell’ultimo ambiente i capi di abbigliamento: calze autoreggenti, collant a rete, catsuit, slippini di ogni foggia, qualità, colore, anche quelli commestibili, con e senza aperture in posizioni strategiche.
E poi abiti lunghi ma che mostrano più di quanto nascondano, o minigonne elasticizzate, di stoffa, di pelle, con e senza profondi spacchi, con cerniere lampo strategiche, alcune alte come larghe cinture e ancora corpetti e camicette e magliette di stoffa, garza, rete’
Paola strabuzza gli occhi e, intimidita, mi chiede spiegazioni sull’uso di quasi tutti gli articoli, incredula e meravigliata dalle mie dettagliate spiegazioni. Grazie allo sciroppino, mi sembra di intuire anche un luccichio di eccitazione, nei suoi occhi’
Veniamo raggiunti dalla proprietaria, sostituita all’ingresso dal compagno, che scruta Paola con occhio professionale e poi comincia a levare dagli scaffali i capi che, a suo giudizio, faranno ‘un figuroooone’ su di lei.
La troietta guarda i capi che l’altra appila su un ripiano, combattuta tra la vergogna e l’eccitazione.
Le scelgo un corto abitino di rete nera e la mando nel camerino per provarselo: lei lo prende, entra nel camerino e tira la tenda per guadagnare un po’ di privacy.
Io riapro la tenda: ‘Non fare la vergognosa: voglio vedere come lo indossi!’ ‘Ma c’&egrave la padrona!’
‘Credi che non abbia mai visto una donna che si cambia?’ chiedo, in tono ovvio.
‘Ma stanno arrivando altre persone!’
Mi volto e vedo che, in effetti, stanno arrivando una coppia sulla quarantina, un anziano canuto che la guarda sbavando ed un trans di colore, vestita molto vistosa, con due spalle più larghe delle mie e due zucche almeno della quinta!
Ghigno e le dico: ‘Beh, allora sbrigati: non vorrai che si riempia, eh?’
Lei, con l’espressione poco entusiasta, si abbassa la lampo sulla schiena dell’abitino e comincia a sfilarselo, mentre gli altri clienti la guardano, con divertito interesse.

Graditissimi commenti e suggerimenti a: zorrogattoge@yahoo.it Come fa cadere, dopo una breve esitazione, l’abito ai piedi, i clienti mostrano interesse per la sua totale nudità e si mettono comodi per poterla guardare bene.
Li osservo: la coppia &egrave fianco contro fianco e si scambia rapidi commenti nell’orecchio; l’anziano invece la mangia con gli occhi, con lampi porcini negli occhi e si passa una mano sulla patta, mentre il trans si &egrave appoggiato con le spalle al muro, ha incrociato le braccia davanti al petto ed ha spinto il bacino in avanti, mentre le sue lunghe gambe toniche spuntano dalla microgonna.
Paola indossa il vestito di rete nera e la invito ad uscire dal camerino per sfilare davanti a noi; lei prova a rifiutarsi, ma lo sguardo cattivo che le lancio, la convince.
La guardo camminare e scuoto la testa, con disapprovazione: ‘No, non ci siamo: prima di tutto devi sorridere, quando sfili e poi devi ancheggiare di più: prova!’
Lei riprova e stavolta va meglio.
E’ più naturale e intuisco che gli sguardi eccitati degli altri la stanno facendo bagnare.
La padrona del pornoshop la valuta ed estrae dalla pila una microgonna elasticizzata ed un top di garza, praticamente trasparente. Da un ripiano, prende anche un paio di scarpe decollet&egrave, con zeppa e lunghi tacchi a spillo di plexiglas, poi le porge il tutto ed io le dico di provare quella mise.
Ormai lei esegue, con civetteria e, su quegli alti trampoli, esce e sfila, ancheggiando molto e fa il giro del vano, passando vicino al vecchio, poi alla coppia ed infine al trans che, come si trova il suo culo davanti, le alza la minigonna e le palpa il culo.
Lei, all’imprevisto contatto della mano sconosciuta, si paralizza ed il trans ne approfitta per infilarle un grosso dito in profondità nella fica, facendola gemere di sorpresa e ‘forse- di dolore.
Il trans mi guarda, chiedendomi con lo sguardo se avesse fatto qualcosa che mi irrita, ma lo rassicuro con un cenno del capo.
Allora lui allunga una manona e comincia a palparle i seni tirandosela contro, col culo nudo contro il suo inguine. L’altra manona le gira intorno al fianco e si impossessa della sua fica.
Vedo la troia impallidire: so che razza di’ grossa sorpresa si celi, spesso, sotto le pieghe della gonna di un trans e mi preparo psicologicamente a godermi il seguito.
Ma non così, non subito: Paola va ancora addomesticata, bisogna ancora spezzare gli ultimi frammenti della sua indipendenza, della sua dignità.
Il trans intanto muove i fianchi, facendole indubbiamente sentire il suo grosso cazzo contro il culo e sento che le mormora all’orecchio qualcosa, probabilmente oscenità, in quel cantilenante accento brasiliano.
Prendo altri indumenti e li porgo bruscamente alla troia, mandandola con un gesto imperioso della testa a provarseli.
Lei si stacca dal trans, con un’espressione mista di sollievo e dispiacere (ti piaceva sentire il cazzone contro il culo eh, baldracca?) e torna nel camerino per cambiarsi.
Stavolta non accenna neanche a tirare la tenda: bene!
Ci da le spalle, ma per questa volta la perdono!, e si china -mostrandoci bene il culo- per sfilarsi le scarpe e la vedo perplessa guardando una catsuit (una sorta di collant di rete che lascia fuori solo mani, piedi e testa, ma con aperture strategiche che lasciano fuori le tette ed un’altra che va da poco sotto all’ombelico fino a metà del culo), ma poi si incoraggia e la indossa, insieme ad un alto paio di stivali di vernice rossi, ovviamente con tacco esagerato.
Altri due tizi si sono aggiunti agli altri, i classici ragazzotti tra i venticinque ed i trenta, che si mangiano con gli occhi la troia ed il suo piccolo show.
Sopra, indossa un abitino nero, apparentemente castigato, se non fosse per le molte aperture strategiche tenute chiuse da striscioline di velcro.
Indossato il tutto, senza neanche un mio cenno, parte per la sua sfilata circolare.
Passa accanto ad ogni presente e stavolta, a parte la padrona del negozio, tutti la toccano: chi le tette, chi il culo, chi la fica.
Prima l’anziano, con l’aria felice del bambino che ha rubato la marmellata, poi il marito che le stringe i capezzoli mentre la moglie le insinua una mano tra le cosce da dietro e toccandole la fica fradicia.
I due ragazzotti fanno gli spavaldi, ma si vede che sono ancora più a disagio dell’anziano ed uno dei due, stupito dopo averle levato la mano dalla fica, mi chiede: ‘Ma &egrave tua moglie?’
Sorrido: ‘No, &egrave la moglie di un coglione che adesso sta dormendo, mentre io la porto in giro a fare la troia quale lei &egrave’
I ragazzotti ghignano, ma nel frattempo il trans le ha afferrato la mano e se l’&egrave messa sotto la minigonna: lei si &egrave fermata e vedo che arrossisce, mentre sta ‘evidentemente- soppesando il cazzo del brasiliano.
La padrona del negozio, vedendola così bloccata, le si avvicina e comincia ad accarezzarle i capezzoli tesi col palmo delle mani e la troia si riscuote, procedendo come estatica.
Noto che il brasiliano cerca il mio sguardo e lo incrocio col suo: ha un’espressione ribaldamente interrogativa ed io faccio, con un lieve sorriso canagliesco, un piccolo cenno di assenso.
Gli si illuminano gli occhi e, quando lei rientra nel camerino per cambiarsi, lui si apposta a fianco.
Mentre &egrave chinata per sfilarsi dalle gambe il catsuit, irrompe dentro e le allarga le chiappe con le manone, mentre il suo notevole cazzo svetta da fuori la minigonna e punta con decisione al culo.
Poi, sentendo la resistenza di lei, devia di poco e le spalanca la fica, già luccicante di eccitazione, penetrandola con una unica, possente spinta che fa singhiozzare (Stupore? Eccitazione? Piacere?) la troietta.
Vedo che in un paio di minuti hanno trovato un’intesa e coordinano i loro movimenti; ho una certa idea e perciò blocco i ragazzotti che vorrebbero gettarsi nel mucchio e, appena la bagascia raggiunge il piacere, subito seguita dal trans, le impongo di rivestirsi con alcuni capi scelti da me e di venire via.
La delusione del trans &egrave forte, ma mi fa un sorriso sbieco, apprezzando il poco che ha avuto, anziché rimpiangere il tanto che comunque non avrebbe mai potuto sperare di avere, come invece fanno i due coglioncelli.
Dopo pochi minuti usciamo: lei ha una mini cortissima di pelle nera, zoccoletti con zeppe e alti tacchi ed una camicia bianca annodata sotto i seni, sostenuti da un reggiseno a balconcino che le lascia i capezzoli nudi, a modellare il leggero tessuto della camicia.
La faccio salire in auto e, mentre andiamo, le pastrugno la fica.
Poi arriviamo, davanti al negozio di Fiorella e scendiamo.
Fiorella &egrave un’amica, titolare di un centro estetico piuttosto grande, tra cui un reparto parrucchieria, attivo sette giorni su sette.
Come sempre, nonostante sia domenica, la trovo proprio tra shampoo e tagli; mi avvicino per salutarla e le mormoro, indicandole Paola, cosa voglio che le faccia.
Alla fine lei fa una risatina, intrigata.
Affida la troia alla stampista, una ragazzina dall’aria leggermente a disagio, nella cappa da lavoro piuttosto corta che Fiorella impone alle lavoranti.
Poi Paola cambia postazione e la titolare in persona si occupa di lei, con strumenti da taglio e da tintura.
Su mia espressa richiesta, mentre le lavora la testa, la fa girare con la poltroncina verso la fila di divanetti dove diverse clienti, alcune accompagnate dal rispettivo compagno; il massaggio al cuoio capelluto e le sue suadenti parole hanno il solito effetto ipnotico, vagamente soporifero ed anche Paola ne cade vittima, con turbamento e malcelato interesse soprattutto degli uomini, che hanno una suggestiva visione delle sue cosce, che terminano al pelo nero che si intravede sotto la mini tesa.
La voce suadente di Fiorella la incanta e lei la lascia un attimo, con tutta la testa impastata di tintura, per andare a dar disposizioni ad una sua lavorante, con l’aria furbetta, che l’ascolta e poi annuisce ridendo e guardando le persone in attesa.
Quindi, mentre la titolare &egrave tornata a blandire la troia, si avvicina con un basso sgabellino, glie lo posiziona tra le gambe, si siede e comincia a rifilarle il pelo della fica, suscitando gli sguardi scandalizzati di alcune clienti e altri, molto interessati, degli accompagnatori e di qualche altra signora; le labbrine della sua fica spuntano, rosate, nel folto del pelo, leggermente socchiuse e luccicanti della sborrata del brasiliano, che non le ho permesso di detergere.
Paola realizza ‘credo che glie lo abbia spiegato Fiorella!- che mentre le fanno la testa stanno anche regolandole il pelo, in piena vista di tutti: apre gli occhi di colpo e fa per chiudere le ginocchia, girarsi ed alzarsi, tutto insieme, ma sia la padrona che io le diciamo di lasciar fare e non muoversi.
Lei ubbidisce, pur arrossendo visibilmente ed il mio occhio coglie la contrazione della sua fica, evidentemente eccitata dall’inconsueta situazione.
Noto uno degli uomini che, sperando di non essere notato, si accarezza lentamente il pube.

Mi svegliai a fatica, intontito, sentendo l’esplosione di voci e risate e lo schiocco della porta di casa che si richiudeva.
Ero mezzo insaccato nella poltrona e una gamba, che mi si era addormentata, mi formicolava dolorosamente, cambiando posizione.
Guardai il mio amico e mia moglie, che mi sorridevano’ o meglio: quella che sembrava mia moglie!
Aveva i capelli più corti, ciocche rossoscure che comunque le risaltavano sui capelli neri’ e poi vestita come’ come una troia, ecco: mini inguinale di pelle nera, una camicetta annodata sotto il seno da cui si delineavano perfettamente i capezzoli turgidi ed un paio di zoccoli con zeppe e tacchi altissimi.
Un trucco marcato, decisamente poco fine e discreto, completava il tutto. La trovai’ oscena, ecco! Deliziosamente oscena!
La ‘cura Franco’ stava dando i suoi ‘stupefacenti!- risultati e non vedevo l’ora di’ riscuoterne i dividendi!
Mi si avvicinò sculettando e con un ampio sorriso, alla mia espressione interrogativa, mi spiegò che mi ero addormentato di colpo, appena finito di pranzare (Sarà! Avevo comunque una fame nera, come se non mangiassi dal giorno prima!) e che lei e Franco avevano deciso di lasciarmi riposare tranquillo, mentre uscivano a comprare qualche ‘scematina’ ed a rifare il look.
In un volteggio di Paola davanti a me, vidi le sue cosce, fino in cima e’ ma no! Non era possibile!.. e la sua fichetta nuda, senza intimo e senza peli!
Incuriosito ed eccitato, le chiesi di avvicinarsi ed alzai la stretta striscia di pelle’ Non avevo sognato! Era davvero senza mutande e con solo una sottile strisciolina sul davanti!
Stupefacente! Franco &egrave davvero un genio!!!
Quella sera servii io la cena: Franco mi chiese di farlo, giocando alla pornocameriera, ed accettai ridendo di servirli nudo e con indosso solo il grembiulino ed un paio di scarpe da donna col tacco che mi aveva comprato mentre loro, davanti ai miei occhi divertiti ed eccitati, giocavano a fare i fidanzati un po’ porcelli.
Alla fine della cena, Franco la mise di peso sul tavolo, le ripiegò le caviglie sul pancino e, dopo averle aperto le labbrine con le dita, la impalò col suo grosso cazzo.
Assistevo alla monta di mia moglie come ipnotizzato, intrigato, ed il mio amico se ne accorse; la afferrò per i fianchi, la tirò con le reni sul bordo del tavolo e ricominciò a montarla, con lenti e profondi colpi, mentre mi diceva: ‘Dai, Giulio! Accucciati sotto Paola e leccale il culo, mentre te la monto per bene’ Vedrai come gode!’
Feci come mi aveva detto,ma mi dava uno strano effetto sentire i suoi grossi coglioni che mi sbattevano sul mento.
Sentii che i due stavano arrivando a tempo al piacere ed intensificai le leccate al culo di Paola, incredibilmente dilatato, quando Franco mi afferrò per il naso e mi staccò, a bocca aperta, da Paola.
Con una specie di ruggito, sfilò il suo grosso arnese da mia moglie e me lo spinse nella bocca aperta, fino in fondo alla gola, e poi scaricò una copiosa sborrata, tenendomi bloccata la testa.
Se non volevo soffocare, dovevo ingoiarlo e lo feci: il gusto era salmastro, amarognolo e salmastro e’ beh, un sapore decisamente particolare.
Franco si fermò da noi ancora un’oretta, sempre scherzando e tocchignandosi con mia moglie e burlandosi amichevolmente della mia cornutaggine, come diceva ridendo. Rispondevo ridendo anch’io ed anche Paola era di ottimo umore: il mio amico aveva fatto miracoli, per l’umore ‘normalmente non entusiasmante- di lei!
Alla fine, lui ci lasciò, con un lungo bacio a mia moglie (da esserne quasi geloso!) e ci preparammo per andare a letto.
Poi, finalmente, ci trovammo tra le lenzuola ed io feci capire a Paola che avevo dei programmi, con lei.
Ma mia moglie mi fece un grande, caldo sorriso e mi disse che era troppo stanca.
Dopo pochi minuti, si era già addormentata ed io mi rassegnai, fiducioso, a riscuotere i frutti del mio investimento più in là’

Che incredibile finesettimana!!!
Giulio mi ha imposto di essere sexy, per la cena col suo collega ed io, cedendo alle sue pressanti richieste, ho obbedito.
Così, quando &egrave arrivato a casa, mi ha trovata agghindata a festa, con un vestitino corto che non avevo mai osato indossare ed un affare di stringhe da vera puttana, al posto dei miei rassicuranti slippini. Aveva anche insistito che non indossassi il reggiseno ed io, alla fine, avevo accettato, pur sentendomi nuda’
Per ripicca, visto che mi voleva conciata come una-di-quelle, stetti al gioco e mi truccai con cura, mettendomi poi un paio di scarpe col tacco a spillo. ‘Manco arrivasse un attore del cinema!’ pensai, sicura che il famoso collega fosse una mezzasega come Giulio (‘Chi si assomiglia, si piglia!’) Lui mi ha detto che me lo aveva presentato, ma mi presenta così tanta gente, quando siamo in giro’
Voleva far sbavare quel segaiolo del suo collega? Come comanda il mio signore e padrone! Così, capelli rialzati in modo sbarazzino ed una bella collana, per dare un tocco di classe.
Poi &egrave arrivato lui ed &egrave rimasto letteralmente abbagliato dal mio splendore (‘contento, maritino mio?’)
Dopo un po’, il famoso collega &egrave arrivato e’ accidenti! Davvero un figo! Alto, muscoloso, simpatico, tosto, sfrontato il giusto e sempre con la battuta pronta.
Ci sediamo sul divano a chiacchierare, a scherzare mentre Giulio scodinzola, tutto contento, sulla poltrona.
Poi il collega, Franco, chiede se si può bere qualcosa prima di cena e quindi faccio per alzarmi, ma lui i blocca e fa in modo che sia Giulio a servire gli aperitivi ed i salatini.
Non so poi cosa mi succede: col senno di poi, direi che Giulio mi ha messo qualcosa nel bicchiere, perché io mi sono trovata a ridere molto più di quanto fosse normale e mi aspettassi, soprattutto allo spettac9olo di Giulio trasformato in una sorta di imbranata cameriera.
Mi son trovata, stupitissima!, a rispondere tranquillamente a domande molto intime di Franco e mi sentivo calda, languida’
Poi, mentre cenavamo e mio marito andava e tornava dalla cucina con i piatti, ha cominciato a mettermi una mano sul ginocchio ed io, invece di scostarlo, mi sono messa a ridacchiare.
Poi’ poi non ricordo molto nitidamente, del venerdì sera, ma mi sono trovata a succhiarglielo -lo facevo volentieri, nonostante mi tenesse per i capelli- e più oltre, mi ha presa, contro il tavolo, strappandomi via, letteralmente!, il perizoma e scopandomi vigorosamente con suo meraviglioso arnese.
Non avrei voluto, ma vedendo Giulio che lo guardava scoparmi e con lui che mi chiedeva se ero la sua troia. Non seppi trattenermi e sì, urlai che ero la sua troia e di non smettere, e di farmi tutto’.
Mi vergogno ancora, a ricordare però, con un uomo così, non &egrave facile mantenere il controllo: ero così partita e così stranamente eccitata che, nonostante avessi sospeso la pillola per il solito intervallo biennale, lo autorizzai esplicitamente a venirmi dentro, mentre lui mi diceva deliziose oscenità.
Ma la cosa che mi ha fatto impazzire, nonostante l’imbarazzo della situazione, &egrave stato quando mio mrito, costretto da lui, mi ha baciata’ lì, ripulendomi con la lingua: una cosa così non l’avevo mai provata e sono venuta, venuta ancora’

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