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Il risveglio di una suocera

By 16 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Allora amore, mentre vai a prendere i libri da Rita faccio una doccia, così guadagniamo tempo’. ‘Va bene, quando sto arrivando ti faccio uno squillo ed esci’. Di ritorno da alcuni faticosi lavori di giardinaggio, nei quali si dilettava quando andava a trovare la sua storica fidanzata Irene nel suo paese d’origine, Alessandro aveva proprio bisogno di darsi una rinfrescata prima di quell’aperitivo pomeridiano con gli amici. E, considerando che Irene e Rita, solitamente, erano due logorroiche da guiness dei primati, anche una semplice commissione di pochi minuti avrebbe potuto trasformarsi in un’interminabile colloquio, dando ad Alex almeno una buona oretta per fare le sue cose con calma.
Quando soggiornava da Irene, Alex veniva ospitato a casa sua, dove la ragazza viveva con i genitori e due fratelli che, quel giorno, erano fuori per impegni universitari.
Il padre di Irene era rimasto nella loro casa fuori città per completare le opere di giardinaggio iniziate con il genero, ed anche la madre sembrava non essere in casa considerato il silenzio che regnava nell’appartamento. La madre di Irene, Livia, era una cinquantenne la cui descrizione fisica la farebbe sembrare più attraente di quanto non sia in realtà. Una donna bionda naturale, con grandi occhi castani, alta poco più di un metro e settanta, dotata di labbra e seno naturali ma estremamente procaci e gonfi, che spiccano su un fisico tutto sommato asciutto. La sua personalità spenta e remissiva, tuttavia, contrasta con qualità estetiche ben più interessanti, conferendo alla donna una parvenza di classica, sciatta massaia di paese.
Alex si rifugiò nella sua stanza, provvista di bagno, ed iniziò a spogliarsi. Una volta nudo, raccolse gli abiti sporchi in una busta da riportare a casa sua. Nonostante Livia si fosse offerta più volte di fargli il bucato, il ragazzo non si era mai sentito così tanto in confidenza da rifilarglielo, preferendo sempre portarsi qualche cambiata in più e sbrigare la faccenda dei vestiti sporchi una volta rientrato nella sua città.
Non fece neanche in tempo a finire di raccogliere la biancheria che nella stanza, senza neppure bussare, irruppe Livia, con la fretta tipica di chi cerca qualcosa. Entrambi rimasero di stucco, sorpresi.
‘Scusami, non pensavo foste tornati!’, si giustificò Livia, arrossendo. ‘Figurati, non credevo neanche fossi in casa, altrimenti sarei passato a salutarti’, replicò Alex. Nonostante l’imbarazzo, Livia non riusciva a togliere gli occhi di dosso al ragazzo, il quale, accortosi delle attenzioni della donna, ebbe un accenno di erezione. ‘Ero in garage, forse per quello non mi hai sentita. Irene è di sopra?’. ‘No, è da Rita per riprendersi dei libri’.
La situazione era surreale. Alex, nudo, davanti a Livia, vestita, non faceva nulla per coprirsi, compiaciuto dagli sguardi della donna sul suo corpo, che indugiavano in particolar modo su un pene che, poco alla volta, iniziava a crescere. Alex riprese a parlare: ‘Io son rimasto qui per fare una doccia, come puoi notare’. ‘Ah, si, scusami, esco subito’, replicò Livia senza muovere un muscolo, ipnotizzata dal corpo di suo genero. ‘Ma cercavi qualcosa?’. ‘Io’ ehm’ si’ il’ non importa dai, ripasso dopo, tu fai quello che devi fare’. Alex si avvicinò a Livia quel tanto che bastava per afferrare una sua mano e portarla con decisione sul suo pene. ‘Ma’ che fai?’. ‘Ti eri imbambolata a guardarlo. Visto che ti piace tanto puoi toccarlo, se vuoi’. ‘Ma non possiamo’ noi”, replicò titubante Livia, senza scostare la mano che avvolgeva il pene del ragazzo. Alex, con la sua mano intorno a quella di Livia, iniziò un lento su e giù che, in breve, portò il suo membro alla massima erezione. La donna sembrava un docile burattino tra le grinfie di un abile manovratore. Alessandro portò, conscio di ciò, le sue mani sulle cosce della suocera, carezzandola mentre le sfilava il solito vestito nero che la donna indossava in casa. ‘Alza le braccia’. Livia lo fece, cercando di dissuaderlo in maniera ben poco convincente. ‘Alex, no’ dai”. Il ragazzo neppure l’ascoltava e, anzi, non indugiò nello sganciarle il reggiseno, liberando una sesta piena e solo appena cadente, con capezzoli scuri già eretti. Li sfiorò con le dita, causando un brivido alla donna. ‘Come sono duri, ti eccita tuo genero eh?’. Livia abbassò lo sguardo, con aria quasi colpevole. ‘E ora vediamo cosa nascondi qui sotto’, aggiunse Alex in tono di scherno, sfilando le mutandine di Livia e liberando un sesso contornato di folta peluria bionda. Con un dito si insinuò tra le cosce quasi serrate della donna, portandola ad aprirle appena e ad esporre le sue grandi labbra al tocco del giovane. Alex, allora, prese possesso del clitoride, stimolandolo con due dita. La donna iniziò a sospirare ad occhi chiusi e, quando lui stringeva il bottoncino tra le sue dita, emettendo dei piccoli urletti soffocati. Nel frattempo, le dita di Alex iniziavano ad inumidirsi causa gli umori che il sesso di Livia cominciava a secernere. ‘Non hai perso la voce allora’, Alex smise di stimolare il sesso di Livia, prendendo sua suocera per mano e tirandola verso il bagno. La donna lo guardava con un’aria sottomessa che aumentava ancor più la sua eccitazione. ‘Che fai?’ chiese Livia. ‘Ma non sai dire altro? Andiamo a fare una doccia’. Lei si lasciava trascinare, senza opporre alcuna resistenza fisica, ma limitandosi a tutta una serie di scuse che, come in precedenza, Alex non sembrava neppure sentire: ‘Alex’ no’ sono sposata’ e poi, Irene”. ‘Tuo marito non c’è, Irene neanche, a me l’hai fatto venir duro e anche tu sei eccitata come fossi in calore. Perciò piantala con questo perbenismo’. Alex spinse Livia sotto la doccia e vi entrò anch’egli, chiudendo le ante scorrevoli alle sue spalle.
Il box non era molto ampio, perciò i due erano quasi a contatto. Alex aprì l’acqua e il getto freddo investì entrambi. Livia ebbe un brivido. D’istinto, come per cercare una fonte di calore, si avvicinò ad Alex, il quale l’abbracciò mentre il suo pene premeva all’altezza dei peli pubici della donna. Iniziò ad insaponarla e lo stesso chiese di fare a lei con lui. Le mani di Alex indugiavano frementi sul seno di Livia, sul suo sedere, fino a tornare al centro del piacere, trovando una vagina fradicia, più di umori che di acqua. Livia parve sciogliersi un po’, e iniziò a scorrere le sue mani con accuratezza sul corpo muscoloso di Alex, senza tralasciare uno scroto gonfio, che non riusciva a contenere in una mano, e un pene ormai in completa erezione.
Quando l’acqua lavò via ogni residuo di docciaschiuma, Alex spinse sua suocera contro una delle pareti del box doccia, afferrandole una gamba e sollevandola da terra. Il pene del ragazzo era posizionato sulle labbra della vagina di Livia mentre lei, rossa in volto come un peperone e con gli occhi socchiusi, sembrava attendere che quella bollente spada di carne la penetrasse. Alex si fermò. Livia sgranò gli occhi, con aria supplichevole, senza proferire una sola parola. ‘Lo vuoi?’, le chiese. Livia annuì appena. Lui, allora, rincarò la dose: ‘Rispondimi, lo vuoi?’. ‘Si”, replicò la donna con un filo di voce e muovendo il bacino per cercare di farsi penetrare. ‘Devi dirlo, lo vuoi il mio cazzo?’. Livia trasalì. Non era mai stata così esplicita. Per lei, anche solo sentire la parola pene era motivo di imbarazzo. Ed ora era messa di fronte ad una scelta che metteva a dura prova i suoi principi. Il desiderio, però, aveva talmente preso il sopravvento da ottenebrarle ogni residuo di buonsenso: ‘Voglio il tuo cazzo, scopami, ti prego Alex’. Il ragazzo infilò il glande nella vagina della donna, si fermò sentendola sussultare, poi, in un colpo solo, la penetrò fino in fondo e Livia si produsse in un urlo liberatorio che sembrò racchiudere anni di desideri repressi e voglie sopite. Alex prese a stantuffarla a ritmo forsennato, stringendo il seno della donna come volesse impastarlo. Gli affondi decisi del ragazzo, con il suo scroto che sbatteva ripetutamente contro le labbra di Livia, unito al fatto che i sessi dei due fossero completamente bagnati dall’acqua e dagli umori che sgorgavano copiosi dalla vagina della donna, causavano un rapido susseguirsi di rumori simili a quello di una mano che batte su uno specchio d’acqua. Livia, con i freni inibitori completamente andati, aggrappata al corpo possente di suo genero, cercava di baciarlo. Alex, però, si tirava indietro, lasciando la lingua di Livia ad oscillare oscenamente nel vuoto. Non che gli sarebbe dispiaciuto quell’ennesimo contatto, ma non voleva rinunciare ad un altro fattore che stava facendo aumentare a dismisura la sua eccitazione: le urla di godimento della donna. Livia, difatti, non aveva smesso per un attimo di emettere gemiti, urla, sospiri, sembrava indemoniata. E, ad Alex, sentire quella donna completamente in suo potere, creava quasi più eccitazione dell’atto sessuale in sé.
Poco a poco, le urla di Livia si fecero più acute, la donna iniziò a fremere, poco prima che le sue ginocchia cedessero ed Alex la adagiasse seduta all’interno del box, con il viso a pochi centimetri dal suo pene ancora turgido. Livia sembrava quasi esanime, giaceva ad occhi chiusi poggiata di schiena contro la parete, con le guance rosso fuoco e un affanno che portava il suo seno a gonfiarsi a ritmo del suo respiro. Alex le strofinò il suo pene sul viso, passandolo sugli occhi, sul naso, forzandole le labbra, che si aprirono per accogliere una piccola porzione della sua eccitazione. Disegnava ogni contorno di quel viso usando il suo pene quasi come fosse un pennello ed approfittando, ad ogni passaggio, dell’accoglienza nella bocca della donna e del caldo massaggio che la sua lingua offriva al suo sesso. Alex afferrò nuovamente la mano di Livia, richiudendola attorno al suo pene e facendole iniziare un ritmato su e giù che, in breve, lo portò ad eiaculare il suo sperma bollente sul viso, sul seno e su tutto il corpo della donna.
Una volta dato sfogo al suo piacere, Alex riprese ad insaponarsi e risciacquarsi, mentre Livia era ancora seduta per terra, con l’acqua che le scorreva lungo il corpo inerme lavando via ogni residuo di sperma. Una volta finito di lavarsi, Alex uscì e infilò l’accappatoio, scorgendo, con la coda dell’occhio, Livia seduta a gambe larghe e con gli occhi semichiusi, mentre stuzzicava lentamente la sua vagina ancora aperta dopo il precedente coito.
‘L’ho sempre immaginato che sotto quell’aria frustrata ci fosse una gran fame di cazzo. Non preoccuparti, ora devo andare, ma avremo modo di continuare la cura’, furono le parole che il ragazzo pronunciò prima di uscire dal bagno, seguite dai gemiti e sospiri della donna, che continuò, senza sosta, a masturbarsi, finché Alex non lasciò l’appartamento a seguito dello squillo che aspettava.

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