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Sono ricoverato in ospedale per controlli e la degenza si prolunga per qualche giorno.
Sono ormai avanti con l’età e mi sono rassegnato a non avere più il fascino che avevo anni che furono.
Nei miei tempi d’oro avevo potuto godere della compagnia di signore compiacenti come di vigorosi membri maschili, riuscendo a godere di ciò che ciascuno sapeva e voleva darmi.
Avevo amato il cuckoldismo (quando ancora non esisteva il termine in italiano!) che avevo praticato con la mia ex moglie edalcune mie compagne, ma inoltre anche l’accettare con grande godimento ad essere sottomesso a maschi, anche in gruppo, anche concentrati solo sul proprio piacere, anche con modi ruvidi, irrispettosi, sprezzanti, obbligandomi a non ripulirmi il viso dopo che, appartati in un vicolo oscuro o in fondo alla sala di un cinemino porno, mi avevano abbondantemente sborrato in faccia e sui capelli.
Inutile precisare che a cavallo tra gli anni 70 ed 80, amavo frequentare certi luoghi, spesso semplici vespasiani, che la sera diventavano luoghi di incontro e dove, sovente, mi capitava di essere usato (bocca e culo) anche da quattro, cinque (una volta perfino sette!) maschi che, senza neanche una parola, si facevano succhiare e poi si scaricavano dentro al mio culo, lasciandomi quindi andare a fare il mio turno in fabbrica col culo bello pieno delle loro sborrate e senza che nessun collega desse cenno di sospettare qualcosa.
Poi, purtroppo, l’AIDS ha provocato un cambiamento dei comportamenti e quindi, solo rare sborrate a pelle (o ricevute dai maschi o concesse a vogliose signore) e molto sesso protetto.
Con l’appannarsi del mio fulgore, riflettei che le mie scelte sessuali erano pilotate da un certo masochismo di fondo e quindi avevo conosciuto signore che, al di fuori della loro rispettabilità sociale e professionale, amavano esercitare il loro dominio sui maschi e poi anche altre e meno dignitose situazioni, con signore sempre più.. ruspanti e con maschi sempre più brutali.
Ma alla fine ho deciso che era meglio “mettere la testa a posto”, quando avevo incontrato una signora mia coetanea, con la quale avevamo deciso di accompagnarci nei nostri ultimi anni, senza più digressioni.
E così è stato: avevo qualche gradevole ricordo, apprezzavo (come tuttora apprezzo) bei culi femminili, ma ero diventato assolutamente monogamo.
Poi… poi mi son ritrovato solo ed ho deciso di vivere dei miei ricordi e basta, visto che “lui” ormai ha deciso che ha avuto una vita troppo intensa.
Tutto ciò fino a questo ricovero: poi qui, con la routine dei prelievi, degli esami strumentali, delle visite e ovviamente una cortese iterazione con gli operatori sanitari, tra cui anche una ausiliaria decisamente poco attraente: bassina, decisamente grassa, un unico sopracciglio folto, ruvida… un’aria un po’ da cinghialotta, ecco!
Un giorno, mentre mi riordinava la camera, non ricordo come o riferito a chi o cosa, ma ha fatto un’uscita tipo «Io quelli così li frusterei!»
«Eh! Addirittura?» Ho ribattuto tra il divertito e l’intrigato.
«Sì, anzi: li frusterei con cavi d’acciaio e uncini in fondo»
Sono rabbrividito: mi è balenata l’idea di essere in sua balia, ma quello era davvero eccessivo, per i miei gusti del “Niente sangue e niente segni permanenti!”
«Proprio una dominatrice severissima!!! No, non sopporterei cavi metallici e uncini: sanguinerei un sacco…»
Ops, mi era scappato… Lei mi guarda, io la guardo facendo un sorriso quasi umile, di scusa.
Sento che la temperatura tra noi sta salendo e… seguo l’impulso: «No, così non riuscirei a farmi sottomettere da una donna…»
Mi guarda e passa dal formale lei al tu:«Uno come te che si fa sottomettere da donne? Interessante…»
Annuisco, occhi bassi come se mi vergognassi.«Mi è capitato di far felici signore usando solo la lingua o al limite le dita…» ho precisato.
Un sorrisetto quasi cattivo:«Ed i tuoi… pendagli?»
Ho giocato il tutto per tutto:«A volte le signore aano giocarci… con le mani: tirando, torcendo, strizzando…»
Mi guarda con attenzione e abbassa la voce a poco più che un sussurro:«Tra un quarto d’ora ho finito il turno: visto che non hai anche tu pigiama e ciabatte come i vecchi babbioni, ma una tuta con la felpa e le Cloggs e quindi non sembri un ricoverato, trovati davanti alla porta delle scale, così ci appartiamo e fai rilassare!»
Accetto, con gioia e così poi l’ho seguita per una scala di servizio fino ad un locale dov’erano ammassati scatoloni.
Mi ha fatto sdraiare a terra ed abbassare pantaloni e boxer e poi si è appena abbassata i pantaloni della divisa e gli slip e si è accucciata con la fica sulla mia bocca: peli incolti che le coprivano le labbra della fica e le contornano il buco del culo facevano sì che sapesse di sudore e orina ed anche il culo aveva il sapore acidulo di sudaticcio non troppo pulito, ma ho cominciato a leccare con gioia, mentre lei mi graffiava petto e addome fino ad arrivare al mio uccello, appena basanotto ed alle mie palle, che ha cominciato a tirare e torcere.
«Porco! Ti piace farti schiacciare i coglioni, eh? Sento la tua salciccia che si sta irrigidendo…» L’umiliazione di quelle parole, provocarono ancora più eccitazione e lei cominciò a graffiarmi con maggior forza: «Visto che sei ormai intrappolato, penso che ti piscerò in bocca, ma guai a te se ne versi una sola goccia: ti strappo via le palle, se succede!»
Stetti ben attento a bere fino all’ultima goccia, mentre lei mi veniva, subito dopo, sulla faccia, spruzzandomi.
Prese fiato qualche minuto, stuzzicando con le unghie i graffi che mi aveva fatto sopratutto sull’addome e poi: «So che domani ti dimettono e che quindi qui non ci vedremo più. Mi hai fatto godere, ma sei solo un patetico vecchio e quindi a mai più!»
Si alzò, liberandomi dal legaccio dei suoi pantaloni, abbassati e tesi tra le caviglie, che mi premevano sulla gola e poi, appena dietro alla porticina sul corridoio dove le nostre strade si sarebbero divise, mi ordinò di aprire bene la bocca e poi mi sputò dentro.
«So che un patetico schifoso vecchio come te avrebbe apprezzato il dono di commiato»
Uscì e poi uscii anche io, andando verso la camera che avrei lasciato l’indomani.

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