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Il rappresentante 9 – L’estetista

By 11 Settembre 2023No Comments

Sento le mani dell’estetista su di me, coi suoi strumenti e la cosa, per la prima volta in vita mia, mi dà una sensazione di profonda vergogna, come non provavo più da quando ero bambina… ma anche una torbida, indefinita eccitazione per la situazione di essere professionalmente manipolata, aperta, richiusa, girata, involontariamente esibita in tutta la mia interezza ai due marinai; do per certo che François avesse raccontato a Victor come ero stata trattata in cambusa e… e la cosa mi provoca un breve spasmo di piacere alla topina.
Sento le mani dell’estetista che mi risalgono le gambe, che mi percorrono professionalmente le chiappine che mi invitano –senza neanche una parola- ad allargare le cosce per permettere di poter fare il suo lavoro anche nel solco ed intorno al buchino: per aiutarla in quel punto così celato, spingo indietro ed in su i fianchi e sento le sue dita sfiorare il mio buchino; mi viene spontaneo contrarlo…

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Avevo deciso di escludere dalla mia mente la presenza dei due: se gli capitava di bearsi gli occhi, lo facessero pure! Io stavo lavorando e non potevo ammattire per farlo, stando anche attenta a non dargli spettacolini. Presi però un appunto mentale di tenere lì al centro sempre un paio di slippini e controllare sempre di avere almeno tre cappe pulite, di scorta… ed anche di strangolare quello stronzo di idraulico, quel deficiente!
Mi ha fatto esporre come… come… come una zoccola, ecco! Come questa qui, oh!
Fui stupita del pensiero spontaneo, ma lo esaminai meglio; io avevo tra le mie clienti alcune che sapevo (perché me lo avevano serenamente confidato o per voci o per pura sensazione ed occhio clinico!) come si guadagnassero il pane… ed il companatico… ed anche un sacco di altre cosine belle!
Ma erano tutte persone che avevano deciso di seguire quella strada e che, anzi, avevano un qual certo orgoglio e dignità, nonostante tutto.
Questa, invece, era passiva, si faceva fare tutto, secondo gli ordini della signora e scortata da questi due scimmioni neri: era arrivata nuda, sotto il trench, con scarpe assurde ed occhiali neri che, impressione avuta avendoli visti un attimo sulla sedia, erano opachi, quasi da cieca, non… normali, ecco.
Una bella giovane donna, che si faceva depilare completamente, nonostante le piene labbrine sporgenti del suo sesso stessero meglio incorniciate da un pochino di peli… e solo per il capriccio della signora… era umiliante, lei era diventata… ecco: una cosa!
I marinai la guardavano come si guarda la propria auto tra gli spazzoloni dell’autolavaggio: sapevano che era cosa loro!
Cominciavo a capire… Disgustoso!
Avrei scommesso che non era neanche muta! Feci una prova: la urtai e mormorai prontamente «Scusi!» e lei, istintivamente «Fa nulla!», ma pianissimo, da dubitare se lo avesse detto davvero.
Ah! Ecco! Allora parlava… Ma allora era obbligata a tacere… e quindi… lei era sottoposta alla volontà della Signora… perché penso a lei con la esse maiuscola?
Ma non si vergogna, questa qui, di farsi degradare così?
Le sfiorai involontariamente il buchino posteriore e quello reagì con la stessa prontezza di certe piante carnivore, contraendosi: Cette salope il-est réveillée! Uff anche al francese… questa zoccola era eccitata, dal tocco delle mie mani…
La cosa mi aveva offesa, turbata e… perché sentivo uno strano languore? Perché continuavo a fissare quelle grinze a raggiera che dimostravano una buona capacità di dilatazione?
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L’estetista sta facendo il suo lavoro su di me con efficienza, ma vedo che mi osserva; capisco che sta cercando di capire in quale situazione strana –ai suoi occhi!- io sia.
Intuisco che stia meditando su di me e su tutto e man mano che riflette, la sua bocca assume un’espressione sdegnata. Mi disprezza, era chiaro e la cosa mi umilia ed offende; avrei voglia di parlare, di spiegarle, di raccontarle che la mia vita –fino a due giorni prima; appena due giorni! Sembra passato un secolo!- era stata la normale vita di una giovane donna sposata ed innamorata del marito ed ora, invece…
Ora era diventata un’altra cosa, una situazione dove vengo umiliata, offesa, usata, disprezzata dalle persone normali come lei; se solo mi guardasse con un sorriso, forse potrei uscire da quel vortice che sta trascinando me e Sergio in una spirale sempre peggiore di degradazione in un luogo immaginario dove conta solo il piacere, il mio piacere… e se ho scoperto che questo piacere passa dall’umiliazione, dal disprezzo, dall’uso e dall’abuso, visto che neanche tu, amica mia, mi vuoi aiutare… e allora, che sia quel che sia!
Mi sono tradita, quando ti sei scusata per avermi urtata casualmente, rispondendoti! Fortuna che i due giannizzeri non mi hanno sentita! Ma se tu ci rifletterai, capirai che non sono la poooovera muta, come mi ha presentato Angela.
Oddio! Mi ha sfiorato il buchino in modo lievissimo… come vorrei che me lo avesse appoggiato contro, magari spinto dentro pochi millimetri. Hai già finito, sconosciuta amica mia? Era un contatto accidentale? Peccato…

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Finii la depilazione e la feci voltare: non ero sicura che lei davvero volesse quello che le stavo per fare, a questo punto, ma visto che può parlare, e non lo fa, è segno che la cosa non le dispiace; che si arrangi!
Mi alzai dallo sgabellino a ruote, aprii lo scomparto giusto e presi l’occorrente; poi tornai alla giovane donna e procedetti, come da richiesta della Signora (Uff, sempre questa maiuscola…): sterilizzai ed anestetizzai con uno spray il capezzolo destro, poi lo forai ed inserii la barretta di acciaio chirurgico alla base, a sfiorare l’aureola.
Lei fece un piccolo sussulto; non disse nulla, ma vedevo che aveva gli occhi pieni di lacrime.
Cominciava a dispiacermi un po’, per lei, ma se non diceva nulla, non reagiva, non si ribellava….
Ripetei l’operazione con l’altro capezzolo, poi passai alle sue piccole labbra, inserendo due barrette in ognuna, secondo lo schema che mi aveva precisato attentamente la Signora.
Voilà! Finito.. e con una ventina di minuti d’anticipo! Sorrisi.
Guardai il viso della donna: le lacrime le erano colate dagli occhi e le avevano perfino un pochino bagnato i capelli. Poverina! E che stronza io, a giudicarla così male!
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Me lo hanno fatto!!! Dio, chemmale! Per fortuna è durato poco, ma adesso sono pronta per portare quegli anelli di cui Angela ha parlato, quando i fori si saranno cicatrizzati.
La donna è stata abile, credo molto brava, ma il male, soprattutto ai capezzolini, l’ho sentito, eccome! Altro che il foro ai lobi! Io che non amo -che non amavo, cioè- il piercing!
Mi guarda gli occhi pieni di lacrime e, che dolce!, mi tampona teneramente occhi e tempie dove le lacrime hanno lasciato la loro piccola traccia umida e salmastra.
E una donna più dolce di quanto immaginassi… ed ha una bellissima bocca…

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Mi alzai a prendere una salviettina di carta e mi chinai su di lei per asciugarle occhi e tempie: mi abbassai per tamponarla delicatamente con la salvietta e… e mi sentii una mano che mi stringeva collo e nuca, piegandomi in basso, potentemente!
Provai a divincolarmi, ma altre mano mi avevano alzato il camice da lavoro fino ai fianchi e la mano del giovane mi frugava i buchini.
L’anziano aveva lasciato i fianchi, ma adesso mi aveva preso i polsi e me li teneva, uniti nella sua manona; non li stringeva forte, ma nella solidità della presa sentivo la decisione di non volermeli liberare.
Ma cosa stava succedendo, nel mio centro estetico?
Ero infuriata, ma il dito del giovane in quella strana, assurda, inconcepibile situazione, si fece strada tra la sommità delle mie cosce e mi fece provare una fitta di languore che, inaspettatamente, mi inumidì subito la topina.
Lui, forse avvertendolo, piegò un dito e me lo introdusse, forzando le cosce col resto della mano ad allargarsi.
Nel frattempo, la pressione sulla mia nuca aveva portato le mie labbra ad appoggiarsi a quelle della giovane; inorridii quando sentii la sua linguetta accarezzarmele e poi affacciarcisi in mezzo…
Con una sorta di imprevisto automatismo, la accolsi disserrando la mascella e contraccambiai.
Il marinaio più anziano mi carezzò il viso, il collo, le spalle e, arrivato allo scollo quadrato della cappa da lavoro, la strappò da cima a fondo.
Spaventata, mi staccai da lei e gettai un’occhiata in giro, come cercando soccorso e… e vidi che la ragazza appoggiando una mano sul proprio sesso… si stava ACCAREZZANDO!!!
La situazione mi stupì al punto che devo aver sgranato gli occhi; il senegalese se ne accorse e voltandosi vide anche lui la ragazza che si stava toccando; allora mi afferrò per la nuca e mi pilotò sorridendo fino a quel fiore di carne aperto dall’eccitazione.
Appoggiai le labbra e poi, beh, poi leccai quelle intime labbra che si schiusero, liberando un profumo che mi inebriò: decisi di infischiarmene dei due uomini e cominciai a far danzare la mia lingua sulle labbrine ed in mezzo a loro, poi percorrendole dal morbido angolino in basso fino alle piegoline che celavano il suo bottoncino del piacere; sentii la sua morbida mano accarezzarmi un seno e poi scendere al fianco e poi al pube e poi insinuarsi tra le mie cosce per restituirmi il piacere.
Mi sentii sollevare di peso e mi trovai inginocchiata ai lati della testa della ragazza, ma sempre con le sue labbrine da leccare e succhiare: abbassai il bacino e la sua lingua dolcissima cominciò a percorrere il mio sesso pulsante, provocandomi sensazioni sublimi.
Ma cosa mi stava succedendo? Non riuscivo più a reagire, a rifiutarmi, a decidere: seguivo passivamente –ma con inaspettato e grande piacere!- il corso di eventi decisi da altri…
Sentivo montare dentro di me l’ondata spumeggiante del piacere, che stava per travolgermi in quella situazione per me inconcepibile, fino ad anche solo mezz’ora prima.
Avvertii solo velatamente che i due uomini avevano spostato il lettino mettendolo al centro della cabina e vidi il marinaio anziano venire verso di me, dopo essersi abbassato gli short e gli slip, facendo ondeggiare un grossissimo membro nero, nodoso e pulsante.
Afferrò le caviglie della donna e se le appoggiò sulle spalle, poi le divaricò le natiche con i pollici, le inumidì il buchino con l’indice ed il medio insalivati e la penetrò con una unica, potente spinta.
Lei sussultò e la sua bocca premette sulle mie labbra più intime: l’onda del piacere in quell’istante mi raggiunse e mi risucchiò nel suo gorgo.
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Si è piegata su di me per asciugarmi gli occhi, ma poi sento le sue labbra premere sulle mie: senza pensare, rispondo al bacio, leccandole le labbra: dopo una breve esitazione, socchiude le labbra e poi si abbandona anche lei nel baciarmi.
L’inaspettata complicità della donna mi manda in visibilio e la mia manina, da sola, raggiunge la mia topina.
Vedo che François le è dietro e da come lei fa ondeggiare i fianchi, capisco che la sta toccando…
Sento la stoffa della sua tunica lacerarsi: Victor glie l’ha strappata di dosso!
Poi l’afferra di peso e la mette sul lettino, con le ginocchia ai lati della mia testa ed il suo capo forzato a scendere sulla mia topina: prova a resistere, poi cede e finalmente me la bacia teneramente, abbassando i fianchi fino a portare la sua fichetta a portata della mia bocca e della mia linguetta, che comincia subito a vorticarle sopra e dentro. Sento i suoi umori, è eccitata, intrigata anche lei dalla torbida situazione; le cingo la vita e mi impadronisco della sua topina.
Poi sento che Victor mi alza le gambe, mi alza il sedere in modo che anche la donna possa cingermi la vita.
Una rapida toccata dietro, umida e scivolosa, e due pollici che mi allargano il buchino; poi una stilettata di dolore, per la violenta sodomizzazione: sobbalzo, trafitta dal dolore e la donna mi allaga la bocca coi suoi umori…
Vedo l’attributo di François avvicinarsi e capisco che anche lei è destinata ad essere presa da dietro. Faccio arrivare la mia lingua fin sulla sua rosellina e cerco di lubrificarla, introducendocela, mentre con i pollici provo ad allargargliela.
Ma subito François la viola, affondando dentro di lei in tre lunghi colpi, mentre sento le sue gambe tremare per la fitta di dolore.
Mi fa un certo effetto vederla sodomizzata a due dita dai miei occhi, con l’imponente sacchetta di François che mi preme ritmicamente sul viso.
Dopo pochi istanti, la sento rilassarsi e cominciare ad apprezzare il trattamento, pur brutale; benvenuta nel particolare mondo del piacere che viene dall’abuso, amica mia!

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La donna aveva intuito che anch’io stavo per provare la sua stessa fitta atroce e, da buona complice, aveva provato a prepararmi; anch’io avevo cercato, avendo una certa pratica di queste penetrazioni, di rilassare al massimo il mio sfintere, ma la sciabolata di dolore mi trafisse ugualmente, facendomi trasalire.
Cercai di rilassarmi al massimo, accompagnando i movimenti dell’uomo con quelli dei miei fianchi ed a poco a poco il dolore lasciò il posto al piacere.
Mi sentii sciogliere di nuovo ed un orgasmo mi sconvolse il cervello: non mi interessava più nulla: volevo godere!!!!!
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