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Erotici Racconti

Concetti e pensieri oscuri

By 13 Novembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Emilio ha quarantatré anni ed è un dipendente amministrativo d’una piccola società produttrice di pezzi di ricambio per orologi, per queste ragioni la sua giornata tipica nella grande città prevede mosse piuttosto definite e precise, passaggi determinati e stabiliti e nessuna sorpresa, tranne che per un singolo momento, un breve lasso temporale della durata di pochi minuti in cui Emilio concentra in una grande esplosione tutte le emozioni e le sensazioni che normalmente non trovano sfogo fuori e dentro di lui. Senza quel momento di nobile, pregiato e sublime piacere, invero, Emilio sarebbe destinato e indirizzato a un’esistenza arborea d’un qualsiasi essere umano dotato di fredde connessioni sinaptiche, paralizzate dinamiche psichiche e assenti pulsioni corporali. Per dirla tutta, difatti, le due anime di Emilio sono come la tavolozza in bianco e nero d’un pittore, con la sveglia, la doccia, la biancheria pulita, i vestiti incolori, la colazione, il freddo e l’umidità nelle ossa, le strade affollate che appartengono alla sua anima amareggiata, nera e triste.

Il ventre della metropolitana con le sue gallerie buie e puzzolenti, il vento che malsano invade l’aria e ti entra dentro dalle narici, i visi demoralizzati, tristi e sfatti della gente, gli abiti sudati, le mani bagnate, il tanfo dei freni delle ruote sporche di grasso e di fango. Emilio ama il caos caldo, con il suo carico di disagio e di sporcizia attaccati al reale come una maschera di ferro inchiodata intorno al volto d’un prigioniero avvilito, disperato e sfiduciato, perché effettivamente gli basta salire su uno dei vagoni della metropolitana per immergersi nel bagno dei corpi di donne in piedi o sedute, sballottate di qua e di là come degl’inconsapevoli e degl’ignari birilli d’un gioco assurdo, irragionevole e ripetitivo per sentirsi vivo, per respirare con polmoni propri, per ragionare e per valutare con la mente libera, per assaporare il gusto immenso d’aprire le porte e lasciar uscire l’istinto di gambe che ruotano intorno a ossa forti e leggere, di mani che cercano impazzite contatti con i seni, i sederi, le cosce, le labbra, le vulve inondate, l’istinto d’un sesso liberamente eretto in tutta la sua gagliarda e prestante vitalità, pronto al balzo e indurito come il marmo d’una montagna aggraziata e leggiadra.

Emilio al momento sorride al pensiero d’essere un caso unico in mezzo alla marea di numerose esistenze votate per ripetersi, non certo per una vaga infantile voglia d’orgoglio visionario, quanto per la consapevolezza di quello che significa esserlo, o per meglio dire il poter godere all’eccesso d’un contatto con una donna, d’un semplice contatto di corpi e di parti in un luogo affollato come può esserlo per esempio un vagone d’una sporca metropolitana, giacché è un’esperienza per pochi, dal momento che per viverla ci si deve considerare fortunati, perché proprio questo pensa Emilio mentre come ogni mattina si prepara per varcare la soglia del vagone per tuffarsi nel mare di quei sessi femminili. L’aria è come sempre gelata, irrespirabile e pesante, visto che una nebbia opprimente copre il cielo fino agli strati più bassi dell’atmosfera, fino al livello dell’umanità in movimento. Emilio raggiunge a piedi la vicina stazione della metropolitana e s’infila dentro assaporando il piacere del tepore che proviene dal sottosuolo, poi raggiunta la banchina della linea blu attende con concitazione l’arrivo del primo convoglio, la banchina nel frattempo si è riempita giacché è colma di persone, Emilio muove a destra e a sinistra la testa per individuare qualche donna interessante e stimolante. In una mano regge la valigetta, che solitamente accompagna le sue giornate all’ufficio di contabilità della ditta per cui lavora ormai da dodici anni, il vestito gli dona notevolmente trasmettendogli un’apparenza d’uomo importante, perché Emilio è consapevole che solo grazie all’apparenza e all’esteriorità può fare colpo su donne d’ogni estrazione sociale, di qualsiasi lignaggio, ricche e povere, giovani e meno giovani, belle o meno belle.

In fondo, non può fare altrimenti, per il fatto che ciò che la natura non è stata capace o non ha voluto donargli, Emilio se lo deve conquistare guadagnandoselo con l’unico mezzo alternativo a disposizione: la finzione e l’inganno. Lui non è di certo un esemplare attraente, ma ha dalla sua parte la calma confortante e rassicurante della persona che infonde ispirando fiducia a prima vista, giacché con pacatezza Emilio sale sul vagone, lo stesso che ha imboccato una giovane ragazza, dal momento che deve avere circa venticinque anni d’età. La giovane donna indossa dei collant trasparenti sotto una minigonna nera, s’intravedono appena le gambe coperte come sono da un lungo cappotto colore verde mare, Emilio le nota i seni abbondanti che si protendono orgogliosi da un maglioncino verde chiaro e una camicetta bianca dal collo alto. La ragazza è adorabile, alta e slanciata, ha dei lunghi capelli biondi che si muovono liberi, tenuto conto che non sembrano rovinati dalla dannata umidità della città. Il viso arrossato dall’aria gelida è ben proporzionato e gli occhi color marrone diffondono una debole luce sufficientemente arrapante, così mentre la metropolitana si muove dirigendosi nel buio della galleria in direzione della prossima stazione di fermata, Emilio si muove abilmente verso la ragazza tenendosi in equilibrio nonostante i movimenti convulsi e disarticolati del vagone.

La sua speranza e che adesso la donna rimanga a bordo il tempo necessario per far sì che il gioco del contatto possa compiersi in tutta la sua durata, orgasmo compreso, cosiffatto nel tempo in cui lui s’avvicina alla donna Emilio sente imperiosa e prepotente l’erezione che avanza e subito il ricordo va alle donne che grazie a lui e con lui hanno potuto assaporare godendo la gioia dell’orgasmo, mentre con il suo cazzo eretto si sfregava con dissoluta e libidinosa riservatezza contro una coscia o una gamba articolando danze erotiche con la mano che non occupata ad agguantare la maniglia di sostegno durante il movimento isterico del treno, si dibatte impazzita alla ricerca d’una piega tra le gonne d’un passaggio nelle retrovie di camicette e di magliette. Adesso Emilio è dietro la ragazza, poiché ne sente il profumo inebriante dei capelli, l’odore molle e pastoso del sudore che filtra  attraverso il collo cinto da una collanina d’argento. Lei ne percepisce manifestamente la passionalità e si svolta per guardare quell’uomo brutto ma innocuo, che da dietro sembra avvinghiarla e toccarla. Impulsivamente lei sorride tra sé al pensiero d’essere ambita e desiderata, perché è un’imponente e un’orgogliosa gratificazione per il proprio ego, sempre alla ricerca d’approvazioni, di conferme e di consensi. Il treno prosegue sennonché la sua corsa mentre Emilio spinge la cavità pelvica contro le terga della ragazza, mandando in avanti il suo cazzo ormai indurito e pieno d’energia, intanto che eserciti d’ormoni guidano la carica del cazzo alla conquista di quel tesoro di carne, dove sangue e fluidi si celano dietro ai tessuti vaporosi.

La giovane donna si volta per squadrarlo, eppure nel suo sguardo c’è la complicità perversa e viziosa che tante volte Emilio ha colto nel fissare intensamente le donne contro le quali si sfrega. Il contatto dura circa venti minuti, Emilio sfrega i pantaloni contro la gonna della donna, avanguardie guidate da ben altri protagonisti di quell’amplesso così bislacco, penetrante e stravagante. Un sedere arroventato e un cazzo famelico irrorato di sangue giocano rincorrendosi, tastando la loro consistenza fisica pur non potendo entrare in un contatto fisico di pelle, eppure Emilio al presente ansima in silenzio attorniato dai volti fiacchi, stanchi e vuoti degli altri viaggiatori, la ragazza chiude gli occhi e respira profondamente, una mano è magistralmente nascosta dal cappotto che sollecita con calma voracità l’umidità di quella pelosissima e nera fica. Emilio appoggia per poco la testa sulle spalle della donna, mentre trattiene l’urlo liberatorio dell’eiaculazione, lei lo guarda con la coda dell’occhio aspirando il suo piacere e unendolo al suo, i vestiti coprono nascondendo il profumo denso e pieno dell’orgasmo della giovane, Emilio fissa con inutilità un neon pallido messo sul tetto del vagone, finché sente il caldo dello sperma spandersi come uno sciroppo lungo le sue gambe pelose.

Il tempo è scaduto, il treno adesso s’arresta come previsto alla fermata di Emilio, lui si prepara per scendere dal treno soddisfatto del piacere ottenuto, consapevole che di quell’incontro rimarrà soltanto l’eccezionale e lo stupendo ricordo dell’esserci stato, anche la ragazza però decide di scendere a quella fermata. Il treno attualmente riprende la sua corsa e i due rimangono a guardarsi lungo la banchina invasa dall’aria maleodorante della galleria: nessuna parola viene pronunciata, soltanto gli sguardi immobili comunicano una marea impazzita e omogenea di desideri, d’emozioni, d’intenzioni, di pensieri, di sensazioni, di paure e di timori.

Emilio e la ragazza sanno che il loro incontro e il loro orgasmo potrebbero non appartenere unicamente al mondo dei ricordi, bensì anche a quello più coinvolgente e pieno della realtà d’una storia di passione da iniziare e da vivere fino in fondo. Emilio capisce che lei attende un piccolo segnale, un minimo gesto d’assenso, una breve parola d’accettazione. Che cosa vuol dire esattamente stare con una donna? Condividere quotidianamente il sapore vivo e libero dei corpi che si amano? Può esserci spazio nella vita di Emilio, per la nudità di due esseri distesi su letti sfatti e ricolmi di profumi?

Emilio capta avvertendo su di sé il peso della sua esistenza, delle sue inclinazioni e dei suoi problemi, delle sue aspirazioni, delle sue fobie e delle sue manie, malgrado ciò non è capace di compiere una scelta di liberazione, non è capace d’azzardare rischiando di sporcare la sua vera faccia, nel vero gioco del sesso e dell’amore.

Per queste sue inconcludenti e irresolute riflessioni, decide in tal modo d’andarsene, voltando le spalle e allontanandosi dalla giovane che dispiacendosi, tormentandosi e piangendo lo guarda staccandosi entrando nel mondo illogico, sconnesso e sotterraneo delle sue incertezze, dei suoi pensieri e dei suoi timori più bui e inquieti.

Ecco un altro treno, un’altra occasione persa nella fattispecie caro Emilio, te la sei forse candidamente giocata nuovamente voltandogli nettamente le spalle, giacché poteva essere questa volte l’infornata giusta per te.

{Idraulico anno 1999}  

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